SABATO 20 MARZO 2004 LA REPUBBLICA 39 DIARIOdi DOPO IL CASO DEL TERRORISTA BATTISTI (segue dalla prima pagina) po’ si protestava e un po’ si rideva perché in fabbrica quelli della co- crivo della violenza che imper- lonna Alasia tutti li conoscevano. O Sversa, della Milano blindata, certe sere al circolo De Amicis di Al- ma anche delle do Aniasi che si parla- pistole facili. La sera va di Carlo Casalegno stessa due cronisti di colpito a Torino dalle Repubblica in un bar Cosa è stato Quella storia Br e dal fondo della sa- di Porta Ticinese, fre- la partiva una voce quentato dai «compa- «non uno, ma cento gni che sbagliano», il terrorismo non realizzò Casalegno» e nasceva sentono che a un tavo- un tafferuglio, cerca- lo vicino si parla del rosso il paradiso vano di fermarlo, ma mio articolo, del finiva nel nulla, come gioielliere borghese Le pistole, né produsse se anche quel grido che ha ucciso un pro- rientrasse nella nor- letario, uno che faceva malità dei «compagni una rapina per l’auto- gli agguati, la fine del che sbagliano». In po- finanziamento della chi mesi era cambiata lotta armata. E tre le parole a capitalismo l’intera Milano come giorni dopo Torregia- poi scriverà il brigati- ni viene ucciso davan- sta Semeria: «Capim- ti al suo negozio, ferito volte più Ma generò mo sulla nostra pelle anche il figlio che ri- che metropoli non si- mane paralizzato. pesanti delle soltanto gnifica città più gran- Dopo Torregiani sarà de, ma un intreccio giustiziato nel Veneto pallottole morte e lutti nuovo di rapporti so- un macellaio colpevo- ciali, una nuova pelle le di essersi opposto a urbana di leopardo, in una rapina e poi toccherà a una guar- cui bisognava imparare un modo dia carceraria colpevole di indossa- nuovo di vivere e di sopravvivere, co- re una divisa. Per questi delitti Batti- me in una giungla o in un deserto. sti ha avuto due ergastoli. Ma, dico- Spuntavano dovunque i super- no gli intellettuali francesi che han- market dei consumi, si spezzavano o no voluto Battisti libero, l’Italia era in si deformavano le vecchie relazioni» . guerra. Non esattamente, non in una Era la Milano dove i confini comu- guerra dichiarata fra nemici ricono- nali sparivano con i vecchi dazi, do- scibili nelle opposte trincee, ma in ve si alzavano le barriere coralline dei un divampare incontenibile di vio- casoni nei prati della periferia, le lenza e di morte, in una rete avvol- città dormitorio della migrazione in- gente di violenza e di morte in cui terna, la metropoli nascente confusa chiunque, anche l’osservatore di- tra gli studenti di Capanna che con- staccato, anche il cronista senza testavano la prima della Scala e il bandiere e senza passioni poteva in- proletariato di Quarto Oggiaro che cappare. La morte come la soluzione ANNIANNI praticava le autoriduzioni nei servizi di tutte le contraddizioni dell’esi- pubblici, fra nuovo riformismo e ri- stenza, come la mitica unione fra Te- voluzione nascente. Una sovversio- seo e il Minotauro di cui ha scritto un ne con pochi caratteri comuni: il ri- brigatista, le due facce, i due nomi fiuto dei padri, della loro cultura in- della stessa ferocia. E anche il terro- vecchiata, delle loro certezze perdu- re come routine: le mogli dei gam- te, l’emergere degli angosciati degli bizzabili che aspettano per uscire di spostati, operai, intellettuali, stu- esser fuori dalla fascia del terrore fra denti che si sentono emarginati dal- le sette e le otto e mezzo del mattino, la trasformazione e non si adattano, il tempo in cui i «travet della tibia» che come i loro omologhi squadristi fanno il loro lavoro. Il terrore come diciannovisti non si rassegnano a faccenda usuale, quotidiana, il killer campare nei retrobottega vogliono di Prima linea che appena alzato ri- impadronirsi della città. C’è, e non passa l’elenco delle vittime candida- può mancare la nuova «qualità fon- te e sceglie: «questo no perché esce dativa» come la chiamano, il «mi senza scorta il sabato e io il sabato di PIOMBOPIOMBO muovo dunque sono» l’attivismo devo andare a sciare, quest’altro che si dice rosso ma che ripete il fu- neppure sta troppo turista, il fascista, i pas- lontano da casa mia, saggi obbligati, la mira questo sì, esce di sera, sovversiva sempre più va a spasso in corso Vin- alta che diventa strate- zaglio dove passa il 24 e gia fra fughe in avanti, così, dopo, lo prendo e legnate, recuperi, i cor- vado a cena dai miei». E La nostra orribile stagione di sangue tei rivoluzionari che ar- c’è anche la routine del- rivano in piazza Duo- le vittime, un ufficiale GIORGIO BOCCA mo, le occupazioni, gli dei carabinieri mi rac- scontri selvaggi in corso contava: «Un mattino arrivo sul luo- Settanta per il giornale cercavo di che vai cercando da ogni parte i bri- anche lei della partita, un giorno era tava di continuo a guardarti. Quel Traiano a Torino, i servizi d’ordine go dell’attentato cinque minuti do- conoscere i giovani sovversivi come gatisti, guarda che ce li hai attorno, corsa dietro per le scale a tre di quei terrorismo che serpeggiava nel pra- di Lotta continua o di Potere operaio po, il ferito ha già i lacci emostatici al- Battisti, rapidi incontri eccitanti e uno come me per esempio». Il confi- giovani che forse erano, forse non to di casa. Un pomeriggio a un comi- e nella nebulosa della contestazio- la gamba. «Dov’è il dottore?» chiedo. incomprensibili: le mogli dei briga- ne fra la normalità e la cospirazione erano, dei «travet della tibia» pronti zio di comunisti all’Alfa di Arese, la ne quei nomi, quelle facce che pas- «Non c’è, dice, i lacci li porto sempre tisti che venivano in redazione in via terrorista era sottilissimo, spesso in- a spararti come esame di ammissio- sala gremita di compagni ma su una seranno da un bacino di raccolta al- con me» . Turati a chiederci notizie dei loro visibile. Uscivo di casa e vedevo il ne nelle Br. Il terrorismo onnipre- pila alta di pneumatici si era arram- l’altro fino alla sfida aperta allo Sta- «Ogni cosa» si dice «ha la sua stel- mariti imprigionati, giovani, anche giovane con l’impermeabile grigio sente e sfuggente: quel mattino che picato Celestino uno che distribuiva to con il sequestro Moro. Il terrorista la utopica nel sangue». In quegli an- belle fra i sorrisi e le minacce. La fau- alla posta. Per annotare i miei orari o sulla porta della redazione c’era uno volantini delle Br e tutti lo sapevano, Battisti uno dei tanti che hanno vis- ni nessuno sa bene se stia nascendo na terrorista dai mille volti: il giova- per aspettare una amorosa? La por- che aveva appena messo nella buca lo conoscevamo e dall’alto della sua suto una storia confusa, ambigua e un mondo nuovo o se si affondi nel- ne che a una riunione al Politecnico tinaia, una vecchia partigiana, lo te- delle lettere un volantino delle Br e pila Celestino interrompeva il com- che con il passar degli anni l’hanno l’antica barbarie, ma tutti sanno che mi si era avvicinato per dirmi: «Ma tu neva d’occhio dalla sua finestra, era tu lo seguivi per via Turati e lui si vol- pagno venuto da Roma e in sala un ricostruita e abbellita immaginan- è il tempo della morte e sono in mol- dola come una guerra civile che in ti ad accontentarsi di questa rispo- realtà non ci fu, che fu solo una ever- sta: ci fu un tempo in cui arrivarono sione di parte, con nemici inventati i giorni bui, i giorni del labirinto e poi che non sapevano neppure di esser- quei giorni si dileguarono quel buio lo, come la maggior parte dei gam- scomparve. Niente altro. bizzati od uccisi. Sì ma a qualcuno interessa capire Oggi ci si chiede quale parte eb- che cosa c’è stato fra la parola prin- bero in questa violenza i casi perso- cipio e la parola fine. MASSIMO CACCIARI nali, le patologie personali. Che ci Battisti, il terrorista che la Francia siano state è fuori discussione, è ha liberato, è pronipote del martire una constatazione medica, ogni trentino. Ho conosciuto un’altra ANNI DI PIOMBO. GLI anni di cento persone c’è uno schizofreni- della famiglia, la figlia del martire, piombo ebbero co che non sa avere un rapporto una sera a Trieste, nel ‘72 in una trat- un prologo in normale con la realtà, qualsiasi toria del porto assieme a un grande “cielo. Fu una festa ad annunciarli, un rito di passaggio e analista potrebbe trovare nella sin- terrorista di cui era amica, Vittorio iniziazione. Via della casa del padre! Come accadde che drome del terrorismo i segni del- Vidali, il Carlos Contreras della guer- la festa, nel giro di pochi anni, si fece tanto crudele? Fu l’infantilismo schizofrenico, il ri- ra di Spagna. Lui portava il basco an- colpa del fatale “combinato disposto” dell’ostinata re- fiuto di misurarsi con il lavoro e con che a tavola e un maglione blu, lei sistenza dei padri e dell’infantile impotenza dei figli a di- la società. Sì, certamente molti co- una signora anziana, minuta, vesti- scernere i propri sogni, per quanto balbettanti, dal puz- me Battisti sono entrati nel labirin- ta di nero, un passerotto vicina al ter- zo cadaverico delle feroci ideologie del secolo che tra- to per voglia di avventura, perché rorista di Stalin che aveva mandato i montava? Comunque sia, quegli anni si fecero di san- mancavano i tradizionali sfoghi comunisti di Monfalcone a morire gue.
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