Valerio Castronovo, La Stampa Ita Liana Dall'unità Al Fascismo, Bari, La

Valerio Castronovo, La Stampa Ita Liana Dall'unità Al Fascismo, Bari, La

158 Rassegna bibliografica dica all’evoluzione tecnica del quotidia­ Recensione no, alle sue capacità di comunicare — e qiundi di influenzare — un pubblico- sempre più vasto e composito. Nella prima fase post-unitaria, leggia­ Valerio Castronovo, La stampa ita­ mo, « la stampa italiana era ... espressio­ liana dall'unità al fascismo, Bari, La- ne più o meno immediata e contingente: terza, 1970 pp. 468, L. 5.500. di determinati, ristretti gruppi politici emersi in Piemonte durante il decennio Con questo studio Castronovo tenta cavouriano e della minuta rete di rela­ un profilo complessivo del giornalismo zioni personali intercorrenti fra i singoli italiano prefascista che è, insieme, la esponenti del mondo politico e fra co­ sistemazione, il confronto, l’arricchimen- storo e le autorità tutorie del governo to — attraverso il ricorso alle carte d’ar­ centrale » (p. 4). Da ciò l’estrema fram­ chivio — della letteratura sull’argomento mentazione delle iniziative, ciascuna del­ e la proposizione di alcuni problemi le­ le quali — si può dire — riflette un gati a una più sicura intelligenza della angusto spaccato di vita politica locale, nostra storia unitaria. Politici, pubblicisti che dalla ristrettezza del proprio oriz­ e studiosi dell’Italia liberale non si sono zonte fa anche scaturire ostacoli insor­ mai rivolti con sovrechio interesse alla montabili all’esercizio dei più elemetari stampa del proprio tempo, preferendo compiti informativi. Il foglio personale,, riassorbirne l’analisi a livello di rievoca­ il ’foglio di idee’ — secondo un vieto zione, spesso intrisa di aneddottica e di schema retorico che trova piena corri­ polemica « corporativa », quasi un pro­ spondenza nelle condizioni politiche e lungamento della stessa battaglia gior­ sociali del nuovo stato — delinea l’ossa­ nalistica. Il primo merito dell’A. sta tura del giornalismo italiano, ne scan­ proprio nell’aver individuato i motivi non disce i ritmi, ne fissa i limiti provin­ occasionali di questa disattenzione, nel­ ciali (si vedano, ad esempio, la parabola l’averla utilizzata come spia per inten­ della torinese Gazzetta del Popolo: pp- dere i rapporti (e il loro progressivo mo­ 14 sgg. o le battaglie legittimistiche della dificarsi) tra classe politica e opinione stampa napoletana: pp. 37 sgg.). Sono pubblica, tra gruppi di potere e quadro questi limiti a trasformare la stampa po­ sociale complessivo. Questo problema è litica in eco amplificata dalle concezioni in effetti al centro del libro, e viene « oligarchiche » che guidano la classe di­ articolandosi su diversi piani. Castro­ rigente nell’esercizio del potere. Il ma­ novo non si limita a classificare le testate turare, dopo il 1880, di una dialettica più importanti di ciascun periodo in politica meno chiusa incide direttamente base alla loro matrice politica, al livello sugli sviluppi della pubblicistica. E’ il di diffusione raggiunto, alla personalità periodo in cui si registra la comparsa delle principali ’firme’, ma organizza la o l’affermazione di quotidiani (dal Se­ materia in modo da illuminare alle ra­ colo al Corriere della Sera, dalla Stampa dici le connessioni tra lo strumento gior­ alla Tribuna, dal Resto del Carlino al nalistico da una parte, i modi e gli orien­ Mattino') destinati a durature fortune;, tamenti della lotta politica dall’altra. E’ sono gli anni in cui l’affinamento delle soprattutto in questa direzione che ha tecniche editoriali amplia e rende più svolto ampie e minute esplorazioni d’ar­ puntuale i servizi, in cui, infine, comin­ chivio, accentuando via via, nel passag­ ciano a manifestarsi i primi consistenti gio dall’Otto al Novecento, le indagini segni di interesse del capitale industriale sulle fonti di finanziamento. E questo per le aziende giornalistiche (p. 121 sgg.). non per identificare meccanicamente nel­ Eppure tutte queste aperture su prospet­ la proprietà editoriale la linea del gior­ tive più moderne, più sensibili alle espe­ nale (il discorso, come vedremo, è assai rienze e alle trasformazioni che sta co­ più complesso), bensì per sottolineare le noscendo la grande stampa straniera,, tappe di un processo che giungerà a sono ancora un fenomeno limitato e set­ piena maturazione negli anni del primo toriale. La fitta trama della stampa lo­ dopoguerra, quando la corsa all’accapar­ cale (nel 1887 escono ben 145 quotidiani) ramento delle testate vedrà mobilitati è più che mai saldamente ancorata, at­ tutti i principali gruppi industriali e fi­ traverso la rete dei prefetti, alle oscilla­ nanziari. Nello stesso ambito si colloca zioni delle sovvenzioni e delle influenze anche l’attenzione che Castronovo de­ governative e i quotidiani in genere sog­ Rassegna bibliografica 159 getti a discriminazioni che toccano un dimensioni, alla curva dello sviluppo so­ arco assai vasto di aspetti: dall’affitto cio-economico, col declino della stampa delle linee telegrafiche alla circolazione centro-meridionale (eccettuata la capita­ delle notizie sull’attività ministeriale. le) e, al Nord, con la rarefazione dei fo­ Sembrano emergere, e il discorso di Ca­ gli di provincia, schiacciati dalla con­ stronovo è estremamente persuasivo al correnza di quelli cittadini. riguardo, due costanti che ora si inte­ Tutti questi elementi trascinano in grano ora divergono: da un lato il cre­ primo piano il problema della proprietà scere di alcune testate in grado di svi­ dei giornali. Le partecipazioni del grande luppare in modo continuativo una pro­ potere economico alle maggiori imprese pria linea politica; dall’altro il perpe­ editoriali, le dosature tra queste parteci­ tuarsi, spesso in forme assai virulente (si pazioni e i tradizionali sistemi di con­ veda lo scandalo Oblight, pp. 86 sgg.) trollo degli ambienti politici sulla stam­ della cattura della stampa da parte del pa, l’impiego massiccio del quotidiano per « sottogoverno ». mobilitare l’opinione pubblica in occa­ Questi legami, del resto, sono favoriti sione di importanti avvenimenti interni e protetti dall’insufficienza delle garan­ o internazionali, sono il terreno sul quale zie statutarie che spalancano la strada prendono corpo alcune delle esperienze agli interventi repressivi. Nel pieno della centrali del giornalismo prefascista, dal crisi di fine secolo, da Crispi a Di Ru- Corriere di Albertini, alla Stampa di dinì, le norme sulla libertà di stampa Frassati, al Giornale d’Italia di Berga­ (che Castronovo, riportando il problema mini. alle sue naturali dimensioni storiche, A ciascuna di queste testate Castro­ identifica costantemente con la ’libertà novo da il giusto rilievo, giusto soprat­ di stampare’) subiscono progressive re­ tutto perchè la personalità dei singoli strizioni di fronte alle quali il mondo direttori — compreso il caso esemplare giornalistico, proprio per le sue docu­ di Albertini — non viene mai isolata mentate sudditanze al potere politico, non dal contesto politico e dal retroterra so­ sa esprimere una adeguata reazione: an­ cio-economico che alimentano la loro ope­ che la falcidia della stampa milanese nel ra. Ma senza dubbio più nuove, più maggio del ’98 provoca limitate conver­ ricche di stimoli critici, sono le pagine genze. La svolta aperta dal Novecento che FA. dedica ad altri aspetti della (e consumata, fra l’altro, sulla stampa, stampa del periodo, quali il trust dei dal durissimo scontro tra La Stampa e giornali cattolici e la nascita dell’Idea il Corriere della Sera, pp. 140-149) apre nazionale (pp. 194 sgg.). Si tratta di due una stagione nuova. L’A. analizza orga­ osservatori utili a intendere, in parallelo nicamente i fattori di questa crescita nel con gli incipienti elementi di crisi della contesto del riformismo giolittiano. Qua­ costruzione giolittiana, le nuove aggre­ si ovunque ormai — e principalmente gazioni di forze che cominciano a pren­ nei centri del Nord dove il processo di dere corpo e che trarranno dal clima e industrializzazione sta modificando pro­ dai problemi della guerra la spinta a fondamente il quadro sociale — l’azien­ esercitare un ruolo di protagoniste. Il da giornalistica tende a « trasformarsi in discorso storico sotteso a questa analisi è una unità di produzione a ciclo comple­ esplicito : la « manipolazione » della to » (p. 154), i servizi si moltiplicano, stampa non più su base di collegio o nasce la ’terza pagina’: « cronaca, ideo­ per sorreggere le fortune di questo o logia, intrattenimento-istruzione e pub­ quel ministero, ma per premere sulle blicità — osserva Castronovo — i quat­ strutture dello stato e piegarle alla di­ tro elementi fondamentali del quotidia­ fesa di interessi particolari è già in se no moderno, cominciano così, sia pure stessa rivelatrice dei termini della lotta con dosature diverse e gradazioni inter­ politica e sociale del dopoguerra. Certo il medie, a far la loro comparsa sui princi­ ventaglio dei grandi temi dibattuti dai pali organi di stampa, anche se l’infor­ quotidiani è assai più vasto, e tuttavia mazione politica rimane sostanzialmente il clima di regolamento dei conti che ca­ alla base del giornale » (p. 157). I nuovi ratterizza la stampa liberal-democratica investimenti di cui la stampa è fatto og­ nei mesi che precedono l’intervento (pp. getto danno vita ad un accelerato pro­ 216 sgg.) dimostra, secondo quanto os­ cesso di concentrazione editoriale. Misu­ serva Castronovo, come « in realtà, die­ rata sui decenni precedenti, la distanza tro le quinte del dibattito sulla con­ è grande e obbedisce, ner direzioni e per dotta della politica estera, agivano assai 160 Rassegna bibliografica più decisamete, e continueranno a esser che degli

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