TUTTI I PLAGI DI FABRIZIO DE ANDRÉ Storie di musica, collezioni, emozioni G IT RO A P I I PIÙ RAR sommario Il prossimo VINILE #1 2016 numero sarà Articoli in edicola il Fabrizio De André 10 giugno 14 Luci, ombre, stroncature, plagi e contraffazioni del più intoccabile dei cantautori italiani. di Alessio Lega Mark Fry 30 Il disco più raro e improbabile fra quelli pubblicati dalla It di Enzo Micocci ha una storia fatta di personaggi straordinari e intrecci impensabili. di Maurizio Becker Furio Colombo 38 La mitica scena del Greenwich Village, gli esordi di Bob Dylan e le fortune internazionali di una canzone tutta italiana, nei ricordi di un testimone d’eccezione. Intervista di Luciano Ceri I gioielli del Prog 46 I 15 album più rari e costosi del Prog italiano. di Franco Brizi Nada 56 Un servizio fotografico in bianco- nero realizzato nel 1968, alla vigilia del suo primo Sanremo: pura magia. di Francesco Coniglio Battisti-Mogol 60 35 anni dopo, i veri motivi della rottura. di Michele Neri Pier Paolo Pasolini 72 Un intellettuale a tutto tondo: letteratura, poesia, cinema, teatro, giornalismo. E canzoni. Lo sapevate? di Luciano Ceri Guido Guglielminetti 80 Battisti, Fossati, De Gregori, ma anche Patrick Samson, Umberto Tozzi e… Nilla Pizzi. La lunga storia di un 14 bassista per caso. Intervista di Vito Vita Fabrizio Rhino Records 110 Esce un libro che racconta le storie di 50 negozi USA specializzati in vinile: la nostra anteprima. De André di Mike Spitz e Rebecca Villaneda I segreti del genio Domenico Modugno 116 La discografia completa di un mito assoluto della canzone italiana. di Franco Settimo e Michele Neri MIMMO DABBRESCIA MIMMO 4 LUCI, OMBRE, STRONCATURE, PLAGI E CONTRAFFAZIONI DEL PIÙ INTOCCABILE DEI CANTAUTORI ITALIANI. testo: Alessio Lega | foto: Mimmo Dabbrescia SALVO FABER cantare, di suonare, di comporre di Faber. “Quest’articolo è pericoloso” – ho Persino il vezzo di imbucare nella squallida 1 detto al mio committente France- e commerciale arena della canzonetta testi e sco Coniglio. Non solo perché getta alcune riferimenti alla grande letteratura, ai poeti. Persino qui trovai che il buon Faber avesse ombre sul mito consolidato del “grande po- avuto, in qualche modo, la via spianata da eta degli ultimi”, ma perché potrebbe ali- Brassens. […] Il secondo momento della ba- mentare la passione triste della disillusione, tosta [arriva] quando approfondisco Dylan. minare l’atteggiamento quasi religioso che Fu allora che mi resi conto che ciò che mi circonda il “mito Faber”. Qualcosa di simi- rimaneva di De André, tolto Brassens, non le è effettivamente successo al mio amico era De André, ma era, pari pari, Bob Dylan. e compagno Salvo Lo Galbo, appassionato In breve: esiste il De André sardonico, boz- cultore della canzone d’autore e traduttore zettistico, euristico e paradossale, coprola- accanito di Brassens. Nelle sue discussioni lico e insieme classicista, che è Brassens. E in materia musicale, Salvo rivelava un livore poi c’è il De André elegiaco, simbolista ed che mi sembrava fin eccessivo nei confronti ermetico, il De André apertamente sessan- di De André, un livore che celava le braci di tottino, che è Bob Dylan. A questo secondo una sorta di “amor tradito”. Così mi sono De André appartengono l’intero VOLUME 8, fatto raccontare: «La mia ammirazione, e RIMINI e STORIA DI UN IMPIEGATO. E sia il Tutte le fotografie sono diciamo pure, la mia idolatria, per Fabrizio primo che il secondo De André, sono De An- di Mimmo Dabbrescia de André, ha subìto una batosta dagli irre- dré politici: della denuncia sociale, dell’an- ©1969/2016. versibili effetti che dividerei in due momenti. Tutti i diritti riservati. ticonformismo, del dissenso, ciascuno con Il primo quando conobbi Georges Brassens: un proprio, differente linguaggio […]. Ma a Genova, 19 giugno 1969. ci ritrovai tutto, ma proprio tutto il modo di De André non basta rifare in 15 toto Brassens e Dylan, nell’attesa di scoprire te tutto. Non è l’unico caso in cui il nulla mente ricalca certe stroncature ideologizza- se stesso come autore, commette altri plagi, concettuale, in De André, venga salvato da te degli anni 70 (come vedremo nel dettaglio ma questi ancora meno tollerabili dei prece- queste potentissime armi di suggestione». più avanti). denti, in quanto privi d’alcun senso politico Io non condivido affatto la posizione di Sal- Conclude Salvo: «Il cantante, specie il can- e poetico. Si mette in testa di trasformare in vo, e personalmente trovo NON AL DENA- tautore, in quegli anni era uno che doveva canzoni le – già brutte, ma almeno signifi- RO, NON ALL’AMORE, NÉ AL CIELO un dare messaggi, che doveva impegnarsi, che cative, se contestualizzate – poesie di Edgar puro capolavoro della musica italiana (come doveva essere rivoluzionario e al passo con Lee Masters, e fare NON AL DENARO, NON d’altronde anche LA BUONA NOVELLA e la rivoluzione. La responsabilità era tanta, ALL’AMORE NÉ AL CIELO, che, personal- STORIA DI UN IMPIEGATO, che però non troppa per un borghese a cui sarebbe servi- mente, leggo come un mero esercizio di sti- piaceva nemmeno all’autore), ma mi pare to del tempo per venire fuori dal suo bozzolo le che poteva benissimo restare nel comò, assai significativo che una persona sensibil- reazionario, rinascere a nuova vita, trasfor- è un album dove si toccano davvero i livelli mente più giovane di me (classe 1989) e che marsi. Nel frattempo, allora, De André s’im- del peggior vuoto ludico di certo “dark”, ma quindi ha conosciuto De André già “santifi- pegna come può, copia, scopiazza e plagia di ci sono le musiche di Piovani, c’è sempre la cato”, abbia con l’approfondirne vezzi e vizi, sana pianta quelli che considera come pietre magia della voce del cantante, e Un giudice, il finito per rigettarlo in toto, arrivando a un miliari nel lungo percorso della sua catarsi, solo brano buono, che salva sommariamen- giudizio che leggete di seguito e che curiosa- Brassens e Dylan, e, a poco a poco, riesce a spogliarsi da ciò che lo appesantiva, e si tra- sforma nel vero De André, quello che abbia- mo in ANIME SALVE. Il risultato non è un De André proletario (come Jannacci, Dalla, Bertoli), lui il proletariato non lo capirà mai, ma il sottoproletariato sì, carico di patetismo cristiano, che diventa l’emblema iconico dell’oppresso universale, ma stavolta con un linguaggio finalmente suo, con uno spirito veramente deandreiano, che è lo spirito del- la compassione, mai della rabbia. Si limita a essere ciò che soltanto può essere: un bor- ghese senza una dialettica di prassi, ma solo etica. Un uomo con un grande senso dell’ingiustizia che può solo denunciare dal suo balcone. […] Il resto spetta ad altri». Genova, 19 giugno 1969. 16 FABRIZIO DE ANDRÉ I CORPI SONORI naturalmente dentro il gusto e il sound Fila la lana DEL “REATO” anglosassone? Fu pensata da Mauro Paga- Che pasticcio, per la canzone Fila la lana: con ni, violinista accreditato nel disco e futuro un giro di parole, veniva accreditata dalle 2 stretto collaboratore? O fu De André stesso note del disco come la rilettura parziale di La città vecchia a concepirla? Se La città vecchia ha solo una lontana re- un ritornello medievale francese del XV se- colo (addirittura!), mentre è né più né meno miniscenza di una poesia di Umberto Saba La guerra di Piero chiamata appunto anch’essa “La città vec- che la traduzione ritmica, fedele quanto si Prendete i versi della splendida Guerra di Pie- chia” (ma la conclusione “qui degli umili può, di un brano dell’attore e regista Robert ro: “Lungo le sponde del mio torrente / vo- sento in compagnia / il mio pensiero farsi Marcy di fine anni 40, portata al successo glio che scendano i lucci argentati / non più i più puro / dove più turpe è la via” riecheg- dalla splendida interpretazione di Jacques cadaveri dei soldati / portati in braccio dalla gia anche il celeberrimo “dai diamanti non Douai. corrente”. Sono una citazione della prima nasce niente / dal letame nascono i fior”), lo grande canzone pacifista italiana, Dove vola stesso non si può dire per la musica, che è un Via del campo l’avvoltoio (1958), composta da Italo Calvi- ricalco tanto evidente quanto non dichiara- La melassa del tempo ammorbidisce i ran- no e Sergio Liberovici per il collettivo torine- to di Le Bistrot del maestro (dichiaratissimo) cori, ne cancella anche la memoria… non è se dei Cantacronache: “Per la limpida cor- Georges Brassens. più un segreto per nessuno che la musica di rente/scendon solo carpe e trote/non più i Via del campo fosse la stessa di La mia moro- corpi dei soldati/che la fanno insanguinar”. sa la va alla fonte, e non fosse affatto frutto Fiume Sand Creek di una ricerca sulle ballate rinascimentali Passano i decenni, non cambia l’atteggia- Valzer per un amore di Dario Fo (ancora una volta, a questo al- mento: sarà poi vero, come ho sentito mor- Commovente pensare che il Valzer campestre ludevano fantasiose note del vinile originale morare, che Fiume Sand Creek fosse pratica- del maestro Gino Marinuzzi fosse il brano che della Bluebell), bensì composizione originale mente bella e finita dal solo Bubola e che mamma “Luisa” De André ascoltava lungo la di Enzo Jannacci. Ho sentito con le mie orec- De André avesse avuto giusto l’intuizione gravidanza e il giorno stesso del parto di Fa- chie Jannacci presentare la di voltarla dal tono minore al maggiore? brizietto (mitopoiesi? lessico e leggenda fami- Lasciamo questa nel novero delle perfide liare?), ma la ragione per cui poi il testo Valzer ipotesi, certo è però che il movimento rit- per un amore giustapposto dal giovane “Fa- mico e tanti eventi melodici sono presi di ber” su quella melodia sia un pedissequo peso da Summer ’68, un brano del 1970 dei ricalco del brano più scolasticamente Pink Floyd, aprendo un interessante con- noto di Pierre de Ronsard (Quand vous tenzioso concentrico: era già nell’intenzio- serez bien vieille, “Quando carica d’anni ne di Bubola quella “citazione”? La suggerì e di castità”) sfugge alla comprensio- forse Mark Harris, pianista e compositore ne: chi glielo ha fatto fare? «Il De André sardonico, bozzettistico, euristico e paradossale, coprolalico e insieme classicista, è Brassens.
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