collana diretta da Antonio Paolucci 14 Museo d’arte sacra dell’Abbazia di Vallombrosa Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio a cura di Caterina Caneva Edizioni Polistampa Musei del Territorio: l’Anello d’oro Museums of the Territory: The Golden Ring Museo d’arte sacra dell’Abbazia di Vallombrosa Enti promotori / Promoted by Ente Cassa di Risparmio di Firenze Regione Toscana In collaborazione con / In collaboration with Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Firenze, Pistoia e Prato Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze, Pistoia e Prato Diocesi di Fiesole Comune di Reggello Progetto e coordinamento generale / Project and general coordination Marcella Antonini, Verdiana Fontana, Barbara Tosti Comitato scientifico / Scientific committee Presidente: Antonio Paolucci Cristina Acidini Luchinat, Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani, Carla Guiducci Bonanni, Giangiacomo Martines, Paola Refice, Claudio Rosati, Bruno Santi, Timothy Verdon Cura scientifica / Scientific supervision Caterina Caneva Itinerario nel museo a cura di / Museum tour by Caterina Caneva Testi di / Texts by Caterina Caneva, Alessandro Cecchi, Lorenzo Pesci, Pierdamiano Spotorno OSB Schede delle opere / Description of the works Caterina Caneva (n. 37) Alessandro Cecchi (nn. 1-2; 6-7; 10; 14-15; 19-36; 38-106) Lorenzo Pesci (nn. 3-5; 8-9; 11-13; 16-18) Itinerari a cura di / Itineraries by Nicoletta Baldini, Maria Pilar Lebole, Benedetta Zini Glossario e indici a cura di / Glossary and indexes by Francesca Sborgi Coordinamento redazionale / Editorial coordination Cristina Corazzi Traduzioni per l’inglese / English translation English Workshop Immagine coordinata della copertina / Cover page by Rovaiweber design Progetto grafico / Graphic project Polistampa Referenze fotografiche / Photography George Tatge Paolo Giusti (pp. 77-81) Si ringraziano / Acknowledgements Lorenzo Russo, Abate di Vallombrosa don Marco Mizza OSB don Pierdamiano Spotorno OSB Archivio Storico della Diocesi di Fiesole Kunsthistorisches Institut, Firenze Ufficio Catalogo della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Firenze, Pistoia e Prato www.piccoligrandimusei.it In copertina: Domenico Ghirlandaio, La Vergine in trono col Bambino e i santi Biagio, Giovanni Gualberto, Benedetto e Antonio abate, particolare intorno al 1485 colore e mestica originali trasportati su supporto ligneo, cm 160251 © 2007 Edizioni Polistampa Via Livorno, 8/32 - 50142 Firenze Tel. 055 737871 (15 linee) [email protected] - www.polistampa.com Sede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze ISBN 978-88-596-0212-5 Presentazioni Edoardo el 1986 si inaugurava a San Martino a Gangalan- Speranza N di il primo museo di arte sacra in cui la collabora- Presidente zione tra Enti locali, autorità ecclesiastiche e organi del- Ente Cassa di Risparmio lo Stato preposti alla tutela trovava quel punto di equili- di Firenze brio che sarebbe diventato il fattore determinante di una lunga serie di analoghe iniziative cui l’Ente Cassa di Ri- sparmio di Firenze avrebbe unito il valore aggiunto del proprio sostegno culturale ed economico. Quella data rappresenta uno dei primi segnali di inver- sione della tendenza secondo la quale, vuoi per motivi lo- gistici, vuoi per una non ancora affinata percezione del- la risorsa che i beni artistici possono offrire al territorio, si preferiva accentrare il patrimonio d’arte delle parroc- chie foranee in luoghi considerati più controllabili e tal- volta negli stessi depositi delle Sovrintendenze. L’idea oggi prevalente del “museo diffuso” ribalta quella vecchia impostazione per restituire al territorio – grazie all’introduzione delle nuove tecnologie che aiutano a mi- gliorare le esigenze della sicurezza – ciò che, magari per forza maggiore, era stato sottratto all’attenzione del pub- blico e alla pietas popolare. Il Museo d’arte sacra della splendida Abbazia di Vallom- brosa è stato inaugurato nel giugno 2006 ma il progetto di museo ha origini risalenti all’inizio degli anni Ottan- ta. Da ricordare che una prima struttura museale a Val- lombrosa esisteva già nel XVIII secolo e comprendeva ini- zialmente un’eterogenea collezione di storia naturale al- lestita all’interno dell’abbazia. L’attuale raccolta d’arte 7 sacra che bene integra la bellezza del contesto presenta ope- re di grande qualità e interesse; ci auguriamo che sia ul- teriormente arricchita con altri opportuni recuperi e con- cessioni dei depositi delle Sovrintendenze. Tale museo è entrato a far parte di un circuito di centri espositivi che può contare su uno strumento di valorizza- zione, voluto e promosso dall’Ente Cassa di Risparmio e realizzato con la partecipazione condivisa degli altri sog- getti interessati: mi riferisco a Piccoli Grandi Musei, si- stema di comunicazione integrato che si avvale di un si- to internet (www.piccoligrandimusei.it), di mostre pro- mosse periodicamente nelle località coperte dal progetto e di guide a stampa delle collezioni coinvolte. La presente guida del Museo d’arte sacra dell’Abbazia di Vallombrosa si inserisce in tale contesto ed è volta, nello spirito dei Piccoli Grandi Musei, a far meglio conoscere e apprezzare la realtà storico-culturale del nostro territorio. edoardo speranza 8 Antonio San Pietro di Cascia di Reggello c’è il trittico detto di Paolucci A San Giovenale, l’opera prima di Masaccio, l’ incipit Presidente del Rinascimento in pittura. Ma come si arriva a Cascia del Comitato Scientifico di Reggello? Si arriva attraverso il percorso insieme geo- grafico ed artistico che cercherò di descrivere. Occorre partire dagli Uffizi, dalla pala di Sant’Anna Met- terza, il dipinto che vede cautamente confrontarsi le due culture, quella dolce e luminosa di Masolino, quella vo- lumetrica e prospettica di Masaccio. Poi, usciti dagli Uf- fizi, si entra nella Cappella Brancacci al Carmine dove è necessario sostare di fronte al Tributo:“Colosseo di uomi- ni” come è stato definito. Non bisogna dimenticare il mon- te che sta dietro l’episodio evangelico perché quel monte lo ritroveremo quando, presa l’autostrada in direzione Val- darno Reggello, giunti all’altezza di Incisa, lo vedremo in- combere sulla pianura. È il Pratomagno, la grande mon- tagna che Masaccio vedeva da San Giovanni, il suo pae- se natale, e, lavorando al Carmine a Firenze, finse sullo sfondo del Tributo. Ai piedi del Pratomagno, all’ombra di un venerabile campanile, c’è San Pietro di Cascia, il luo- go che ospita il Trittico di San Giovenale. Altro percorso possibile. Il Museo di San Marco a Firenze è consacrato al Beato Angelico. La pittura come “visibile pre- gare” ha qui la sua perfetta dimostrazione. Fermiamoci di fronte alla Annunciazione in affresco dipinta circa il 1440. Ciò che colpisce è la semplicità, quasi la castità della scena rappresentata. La Madonna è una giovinetta umile e un po’ spaurita che, a braccia conserte seduta su un rustico sga- 9 bello, riceve l’annuncio. L’Angelo è un fanciullo biondo che accenna un breve inchino con aria premurosa e felice, e sembra abbia fretta di dare l’inaudita notizia: il Verbo si è fatto Carne, Dio si è riconciliato con gli uomini, Cristo Salvatore vive nel grembo della Vergine Maria. L’Incarnazione, il mistero più inconcepibile e più ineffa- bile (nel senso che non c’è mente umana che possa com- prenderlo né voce che possa raccontarlo) è presentata dal Beato Angelico con gli strumenti della semplicità e della “moderna” verità. Perché il luogo dell’annuncio è una log- gia fiorentina nitida e rigorosamente esatta nelle propor- zioni e nell’impianto prospettico. Sembra progettata da Filippo Brunelleschi, l’architetto che negli stessi anni co- struiva il Loggiato degli Innocenti. Sullo sfondo un prato verde e un giardino ombroso, delimitato da una staccio- nata di legno. Verrebbe voglia di entrare in quel giardino segreto che è figura del Paradiso terrestre. Gli uomini lo hanno perduto a causa del peccato dei progenitori, ma ora, grazie al concepimento di Cristo annunciato dall’Angelo, es- so è di nuovo aperto alla speranza dei credenti. Una sottile trama di simboli, una rete di significati legge- ra come un’ala di farfalla, governa la scena. Il pittore si ferma sulla soglia del mistero e chiama a una contempla- zione silenziosa. Il silenzio aiuta a entrare nella poesia del- la luce e dell’ombra che accarezza le colonne, i capitelli, svela la profondità del luogo, sfiora il volto della Vergine. La bellezza del mondo che Dio ha dato agli uomini è un miracolo. Il miracolo del Vero visibile restituitoci dalla pit- tura è il primo gradino per arrivare alla fede. Questo sem- bra voler dire il Beato Angelico nella Annunciazione con- servata nel Museo di San Marco. Ebbene, una variante, quasi un clone, della Annuncia- zione che ho cercato di descrivere e che incanta le centi- naia di migliaia di turisti che ogni anno arrivano in San Marco, si trova, proveniente dal convento francescano di antonio paolucci 10 Montecarlo, nel Museo parrocchiale di San Giovanni Val- darno. E un’altra variante ancora dell’Annunciazione – chi volesse proseguire il viaggio per la strada che da Arez- zo porta a Perugia – la incontrerebbe a Cortona. E che dire di Giotto e del suo destino nelle scuole artisti- che di Toscana e d’Italia? Dal suo magistero, come da una rosa dei venti, si dipartono le varianti eccelse che portano al Buffalmacco di Pisa, all’espressionismo dei bolognesi, alla maniera dolce e fusa di Giovanni da Milano e, in Val d’Arno, alla misura aulica e luminosa di quel grande al- lievo che gli studiosi conoscono come “Maestro di Figline”. Dalla Madonna di Ognissanti degli Uffizi, alla Ma- donna della Costa a San Giorgio del Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte a Firenze, è agevole arrivare alla Collegiata di Figline e ai capolavori del maestro che di questa nobile città ha assunto il nome. La scultura colorata dei Della Robbia ha la sua superba esemplificazione nel Museo Nazionale del Bargello.
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