NUMERO/246 in edizione telematica 14 AGOSTO 2017 DIRETTORE: GIORS ONETO e.mail: [email protected] “ Nebiolo ed i grandi tecnici italiani che furono, si estremamente prudente da dar a volte l’impressione di stanno rivoltando nella tomba vedendo com’è conciata non volersi inimicare chi conta. l’atletica leggera italiana”. Insomma il nostro Presidente, seppur malvolentieri E’ il commento che abbiamo sentito dalla bocca d’un perché gl’insuccessi annunciati fanno più male, non ha telecronista elvetico da Londra; un commento che cercato troppe attenuanti ma ha avuto anche l’onestà sintetizza, in maniera tutto sommato anche benevola i intellettuale di fare un cenno alle Società sportive tanti altri giudizi di fronte al un medagliere mondiale militari. Un argomento questo che, per ragioni anche dove la nostra Italietta occupa da Terzo mondo, come si ovvie, non viene trattato volentieri anche se ha , volenti diceva una volta. Naturalmente senz’offesa a Siria, o nolenti, una non indifferente importanza Kazachistan e compagnia bella. Vedere il nostro Paese nell’organizzazione sportiva nazionale. laggiù al fondo della classifica ci verrebbe Quello dei gruppi sportivi militari è infatti un corollario paradossalmente ( e per assurdo, se Dio vuole) la particolare che fra l’altro interessa moltissimo i mas tentazione di rammaricarci che la grande Palmisano sia media esteri che non lo hanno capito soprattutto in salita sul podio : senza la sua medaglia non questa temperie quando solo da noi il fenomeno esiste ed appariremmo in è tanto rilevante. Non lo hanno graduatoria la nostra aura capito ma lo hanno addirittura mediocrita passando così indicato come corresponsabile del inosservati per. Ed anche la defaillance londinese. In effetti meno. il ragionamento che fanno è più o I risultati sono stati tali meno il seguente: l’attività che pure i nostri dirigenti agonistica richiede oggigiorno non hanno potuto non sacrifici e naturalmente stimoli prenderne atto, a non solo ideali ma anche cominciare da Alfio materiali. Perciò è giusto dare ai Giomi che nella breve giovani prospettive economiche conferenzina stampa purché legate ai risultati ottenuti televisiva a ferro caldo ha mentre i gruppi militari dando onestamente affermato: loro uno stipendio (a spese della “Non sono contento”. collettività) li mettono in Vorremmo vedere che lo condizione di stare tranquilli fosse. senza tante … rotture. “Abbiamo sbagliato qualcosa” ha continuato il nostro Concetti con cui si può esser d’accordo o no e che a Presidente. In ogni caso “Sarà il Commissario tecnico a quanto pare verranno prima o poi esaminati in sede dire cos’è successo anche se gli errori sono stati del Coni. “sistema”e non di Locatelli”. Il quale a sua volta ha Ma torniamo a noi e malgrado l’amaro in bocca scaricato la ghiaia su “atleti che si accontentano” e cerchiamo di essere ottimisti facendo finta d’illuderci “tecnici che allenano per telefono”. Ma non lo sapeva che a Londra, come ha detto in Rai il Rosario anche prima ? Chiarchiaro di turno , “abbiamo rispettato le aspettative, Insomma buona parte delle responsabilità sono quelle di faremo meglio a Berlino”. una struttura, il cosiddetto decentramento, che sembra Valà ch’andm ben. navigare a vista. Cioè senza idee e soprattutto senza Giors stimoli interiori, diciamo noi. P.S. Ci è stato fatto notare che in ogni caso la bella figura ai Tante belle parole, a dire il vero anche eccessivamente Mondiali è stata accettata con molta pacatezza. (per noi) paciose quasi a voler addormentare il colto e Sarà, peccato che più che di pacatezza si tratti purtroppo di l’inclite, complice anche dei massmedia dalla critica crescente disinteresse per l’atletica leggera …. SPIRIDON/2 L’ITALIA MONDIALE TOCCA IL FONDO Per un paio di giorni ho pensato che per un vizio formale la squadra italiana di atletica leggera non fosse stata iscritta ai mondiali di Londra. Poi il “non pervenuto” si è trasformato in qualcosa d’altro ma non in senso migliorativo. L’Italia era assente ma c’era. Nel segno della continuità Il senso di un’assenza che dura, invariato il presidente federale e le sue promesse, secondo una linea non di galleggiamento ma di affondamento che perdura dal 2015 attraverso l’anello del 2016 fino ai nostri giorni. I risultati della gestione tecnica di Alfio Giomi fanno rimpiangere i tempi di Arese che a sua volta faceva rimpiangere quelli di Gola, per non parlare di Nebiolo, moralità infranta a parte. Forse il principio ispiratore della missione è stato quello di toccare il fondo perché dal fondo non si può che risalire? Ma una squadra così sdrucita, anonima e demotivata come quella azzurra di queste infelice ultimo cimento è raro rintracciarla nella storia dell’atletica. Nessun finalista in pista, staffette evanescenti ma soprattutto gare su gare senza presenze dato che lo staff dei telecronisti nostrani per ore poteva diffondersi sul “Resto del mondo” e non sui selezionati azzurri. Squadra sbagliata in partenza ricca solo di potenziali brutte figure. Una Strati da 6.21 o una Furlani da 1.80 faremo anche fatica a vederle sul podio di un campionato italiano. La partecipazione come punto d’arrivo e non come occasione per crescere. Solo cinque azzurri hanno migliorato il personale e anche come primati stagionali siamo al palo. Spacciati come punte della squadra due elementi come il convalescente Tamberi (una sana rinunciam visto il credito accumulato, sarebbe stata quanto mai giustificata, partendo da un quasi immigliorabile 2.28 di partenza) e la Trost che non cresce ormai da quattro anni. Già la misura di qualificazione era un Everest per questi due sapendo leggere le graduatorie stagionali. Si sperava nei miracoli? Che non ci sono stati. Una fatalità propizia ha spinto in semifinale il promettente Tortù con l’ultimo tempo dei 24 qualificati ma non bisogna dimenticare che se Makwala coattivamente non fosse stato escluso da quella serie oggi parleremo anche per lui di delusione. E che dire delle staffette? Con l’impudenza di schierare una Grenot a digiuno di gare e di cambi, alle prese con un mondiale sabbatico, forse per giustificare rimborsi e stipendi. Peraltro la cubana si è dichiarata soddisfatta della sua prova, noi contribuenti un po’ meno. Si vuole spacciare per semifinalisti quel ristretto manipolo di atleti che hanno superato a fatica il primo turno allargato? Un’Italia orfana nelle corse, staffetta comprese, reale misuratore del valore atletico di una nazione, zeppa di gregari che mai miglioreranno (l’esempio della Magnani è eloquente) con tanti possibile outsider a guardare le gare in televisione (Galvan, Fassinotti, Donato, Greco, Del Buono), segno che, complici infortunati e sbagliate scelte tecniche, non si riesce neanche a raschiare il barile della pur non eccelsa materia prima a disposizione. La litania delle giustificazioni più assortite nel confessionale di Elisabetta Caporale. Dove abbiamo sentito dalla Trost l’aggettivo più indicato per definire l’esito infausto della spedizione: “indecoroso”. Indecoroso il rendimento complessivo, l’approccio, la selezione (folle portare tre siepisti) e la gestione della squadra. Il Coni che fa? Abbozza. Più che un campanello d’allarme, dopo reiterati fallimenti, questo è un ultrasuono che solo complici “non udenti” possono ignorare. Riconsolarsi con i risultati internazionali dell’Under 23 è puerile quando si sa che i campionati per questa classe di età sono il contentino per nazioni che a livello assoluto ormai contano zero. Come l’Italia. Queste cose le pensano tutti, non tutti le scrivono. Daniele Poto SPIRIDON/3 fuori tema di Augusto Frasca Si dirà, cosa c'entra l'Unione italiana dello sport per tutti con il niente espresso dall'atletica ai campionati mondiali. In realtà, non c'entra. Ma due episodi, entrambi legati a due tra i casi più acclarati di doping degli ultimi tempi, fanno riflettere. Organizzatrice l'Uisp, squalificato fino al 2024, Roberto Barbi appare in prima fila tra i partecipanti sui trenta chilometri della dodicesima edizione della Porretta-Corno alle Scale. Più o meno negli stessi giorni, si apprende che ad Alberico Di Cecco, carabiniere, sulla cui edificante storia relativa all'uso di sostanze illecite rinviamo ad un qualsiasi sito di internet, il coordinamento nazionale dell'Uisp ha affidato il riordino di una commissione disciplinare. L'Uisp rientra a grande titolo nell'equivoco nato all'epoca di Giulio Onesti, quando il presidente del Coni trovò il modo di legare al carro, proprio e dell'ente olimpico, gli organismi sportivi nati quali braccio armato dei partiti politici, nessuno escluso, ad eccezione dei radicali. Quando si parla di un sacrosanto, equilibrato finanziamento delle federazioni, e della voglia e della capacità di controllarne l'uso, con non minor ragione si dovrebbe gettare un occhio, e qualcosa di più, su enti che lasciano più di un'ombra su un'attività diversamente applicata, si legge nelle luccicanti carte istitutive, a diffondere (con Barbi e Di Cecco...) "un bene che interessa la salute, la qualità della vita, l'educazione e la socialità... e si cimenta con esperienze che sfruttano energie dolci (!) e non dissipative... facendo leva su un bisogno di emozione mortificato dalla routine". Testuale, retorica e lingua italiana comprese. Quanto ai Mondiali, di cui si scrive in altre pagine, gettando tuttavia uno sguardo sulle differenze esistenti tra la consistenza tecnica dei giorni nostri e quella di altre epoche, non lontanissime, non sono pochi quanti rimpiangono i tempi, magari disinvolti, magari troppo disinvolti, della gestione targata Enzo Rossi – e collateralmente, in momenti diversi, nella separazione tra attività maschile e femminile, di Sandro Giovannelli e dello stesso Elio Locatelli – una gestione segnata dalla quotidianità di rapporti con tecnici ed atleti, quando nei corridoi federali del Collegio di Musica e di via Tevere echeggiavano con la cadenza millesimale di un metronomo nomi, pur non da tutti automaticamente identificabili, come Fausto (Anzil), Dino (Ponchio), Franco (Colle), Roberto (Piga), Gaspare (Polizzi), Giorgio (Rondelli), Giancarlo (Chittolini), Lucio (Gigliotti), Romano (Tordelli), Plinio (Castrucci), Sandro (Damilano), Ugo (Ranzetti), Franco (Rattotti), Giampaolo (Lenzi)..
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