Lettere Di Michelangelo Buonarroti

Lettere Di Michelangelo Buonarroti

Michelangelo Buonarroti Le lettere di Michelangelo Buonarroti www.liberliber.it Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so- stegno di: E-text Web design, Editoria, Multimedia (pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!) http://www.e-text.it/ QUESTO E-BOOK: TITOLO: Le lettere di Michelangelo Buonarroti AUTORE: Buonarroti, Michelangelo TRADUTTORE: CURATORE: Milanesi, Gaetano NOTE: Il testo è tratto da una copia in formato im- magine presente sul sito Google books. Realizzato in c o l l a b o r a z i o n e c o n i l P r o j e c t G u t e n b e r g (http://www.gutenberg.net/) tramite Distributed proofreaders (http://www.pgdp.net/). CODICE ISBN E-BOOK: n. d. DIRITTI D'AUTORE: no LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/ TRATTO DA: Le lettere di Michelangelo Buonarroti, pubblicate coi Ricordi ed i contratti artistici / per cura di Gaetano Milanesi - Firenze : Succ. Le Monnier, 1875 - IX, 720 p. ; 31 cm CODICE ISBN FONTE: n. d. 2 1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 28 ottobre 2014 INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima DIGITALIZZAZIONE: Distributed proofreaders, http://www.pgdp.net ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO: Distributed proofreaders, http://www.pgdp.net REVISIONE: Chuck Greif Barbara Magni Distributed Proofreading Team, http://www.pgdp.net/ PUBBLICATO DA: Claudio Paganelli, [email protected] Informazioni sul "progetto Manuzio" Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associa- zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo- glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio- ne e la diffusione gratuita di opere letterarie in formato elettronico. 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Pubblicando le LETTERE DI MICHELANGELO, mentre Firenze si appresta a celebrare il Quarto Centenario dalla sua nascita, ha cre- duto il Comitato a ciò eletto, non solo di onorare meglio e più degnamente la memoria del grande artista, ma di lasciare altresì ai posteri bella e più durevole ricordanza di tanta solennità. Dopochè da quattro secoli di Michelangelo Buonarroti si ragiona e si scrive, e solenni critici hanno del divino ingegno, delle mirabili opere e dell'altissimo grado che tiene nell'arte, ampia- mente discorso; certo non passerebbe senza nota di presunzione, che io non artista, nè dell'arte intendente, pigliassi la presente oc- casione, in cui si pubblicano le sue Lettere, per dirne nuova- mente, e volessi aggiungere il mio agli autorevoli giudizi altrui. Il che, oltre essere per la detta ragione superfluo, riuscirebbe ancora tanto inopportuno, quanto la natura stessa del Libro pare che meno il richiegga; nel quale mentre scarseggiano i particolari dell'artista, abbondano invece quelli dell'uomo. Per le Lettere in- fatti di Michelangelo, tutte più o meno importanti, e talune bellis- sime e piene di sentimento e di forza, dove il pensiero è più che espresso, scolpito; e dove, se la passione il commuove, egli s'in- nalza fino all'eloquenza; noi possiamo acquistare dell'animo suo, delle qualità del suo cuore e de' suoi sentimenti, assai migliore e più intiera notizia, che dai passati Biografi non s'abbia. Da esse apparisce con quale affettuosa reverenza onorasse il padre; col quale avendo avuto più volte, per cagione d'interessi, screzi e questioni assai vive, giammai i termini della modestia non tra- passò, comportandosi sempre da figliuolo amorevole [vi]e rispet- 7 toso. Ed eguale amore portava ai fratelli, ai quali, sebbene fossero di natura molto diversa dalla sua, cercò con ogni sollecitudine di procacciare un onesto avviamento, e di buone somme di denari per questo effetto gli aiutò. E quando la morte gli tolse l'uno e gli altri, nell'unico nipote tutta la sua affezione raccolse; lui riguardò come il conforto della sua vecchiezza e d'ogni suo avere lo fece erede, perchè onorevolmente tirasse innanzi la casa. De' suoi servitori, che furono molti e sempre da lui trattati amorevolmente, sebbene pochi gli corrispondessero, nessuno fu più dell'Urbino amato da Michelangelo: e quando con suo grandissimo dolore gli fu rapito dalla morte, egli, come padre amorevole, ebbe cura de' suoi figliuoli. Ma per quanto rarissime fossero in lui queste belle doti dell'ani- mo, pure egli pagò talvolta il debito all'umana fralezza. Fu Michelangelo costante nelle amicizie, ed ebbe amici provati che gli serbarono fede fino alla morte. Pure nel lungo corso della sua vita gli accadde due o tre volte di rompersi con alcuno: il che fu piuttosto per la natura sua sospettosa che lo portava a dare troppo facile orecchio alle altrui maligne parole, che per vera cagione che ne avesse. Resta ancora una lettera assai fiera e di fieri rim- proveri ripiena, che gli scrisse Iacopo Sansovino. Se le accuse che egli dà a Michelangelo sieno in tutto o in parte fondate, è difficile accertare. Vero è che il Sansovino si duole di lui con troppa pas- sione, credendo che gli fosse stata tolta un'opera, già promessagli, e data ad altri per consiglio di Michelangelo. Chi non sa che ami- co svisceratissimo gli fosse Sebastiano del Piombo? eppure la loro amicizia durata tant'anni, a poco a poco si raffreddò, e di poi in tutto cessò, senza che se ne possa assegnare la cagione. Certo di questa amicizia nè nel Vasari, nè nelle Lettere di Michelangelo dopo la sua andata a Roma abbiamo più segno o ricordo alcuno. Erano gli sdegni suoi nel primo impeto terribili, e parlando o scrivendo, sapeva dire benissimo e con grande efficacia l'animo suo; come può vedersi nelle sue Lettere, e massime in quella a 8 Giovan Simone suo fratello1 e nell'altra a Luigi del Riccio2, tanto suo amorevole e serviziato amico. Ma questi sdegni ed impeti furono [vii] in lui passeggieri. L'animo suo era vòlto alla benev- olenza; gli dispiacevano gli uomini doppi o fognati, com'egli diceva, cioè con due bocche, ma chiunque gli mostrava affetto, era da lui con altrettanto corrisposto. Onde è certo che coloro i quali da ora innanzi piglieranno a scri- vere di Michelangelo, conoscendo quanto a meglio intendere l'artista aiuti lo studio dell'uomo, faranno capitale di questo nuovo e prezioso libro che oggi si pubblica; dove sovente egli dipinge se stesso così al vivo; dà molti particolari della sua vita intima, ig- noti a' Biografi, e delle fatiche per tanti anni durate nell'arte fatta suo idolo e monarca, e de' dolori che n'ebbe, spesso ragiona. Che se dalle ingiurie degli emoli, dai morsi degl'invidi, e dai capricci de' potenti fu talvolta fieramente turbato; più dell'ira e risentimen- to potè in lui la natural bontà dell'animo, che all'usata benevolen- za in breve lo riconduceva. Ma se queste domestiche virtù abbondarono in Michelangelo, certo non gli fecero difetto le cittadine: perchè quando un Papa ambizioso e crudele colle armi proprie e colle straniere si ap- prestava ad assaltare Firenze, egli dapprima spontaneo e senza speranza o promessa di premio, pose il divino ingegno a prepararne le difese, e cogli argomenti ed industrie d'un'arte nuo- va per lui, e per più mesi, vi si affaticò. La qual sua nobilissima azione, che i Biografi contemporanei raccontano appena e per ra- gioni che è facile intendere, è oggi e meritamente tenuta in gran conto, e con altissime lodi celebrata. Pure le sorti di Firenze alfine rovinarono, più per tradimento di chi era preposto alla sua difesa, che per sforzo delle armi ne- miche. E che dolore provasse Michelangelo vedendo la cara pa- 1 Vedi la Lettera CXXVII, a pag. 150. 2 È la Lettera CDLX, a pag. 520. 9 tria venuta alle mani d'un tiranno, mostrano, se non ci fosse altro testimonio, il suo epigramma per gli esuli fiorentini, e i versi fatti dire alla figura della Notte. Dicono alcuni che ricercato del disegno d'una fortezza che il duca Alessandro intendeva innalzare nella città, egli sdegnosamente vi si rifiutasse; e che per questo il Duca non lo vedesse mai più di buon occhio, e che volentieri gli avrebbe fatto dispiacere, se non fosse stato difeso dal Papa. Ma di questo negli scrittori della sua vita non è ricordo nessuno. Aggiungono altri, che riuscendo a Michelangelo sempre più intollerabile il governo del Medici, e [viii]giudicando che colla morte del Papa verrebbe a mancargli un potentissimo protettore, risolvette di partirsi di Firenze, ed andare a Roma. Ma di questa sua risoluzione forse più vera cagione è l'esser egli stato chiamato dal Papa, che voleva servirsene per la pittura della Sistina: sebbene io creda che altra cagione segreta il movesse; la quale fu l'ardente amore per una donna, forse conosciuta da lui nella sua andata a Roma dell'agosto 1533. E di questo egli parla chiaramente in una sua lettera frammentata all'amico Angiolini. Andato a Roma, quivi accarezzato dai Papi, ricercato dai prin- cipi e gran signori, riverito e ammirato da tutti, trapassò gli ultimi trent'anni della sua vita tra le fatiche dell'arte, che nuove glorie e nuovi dolori gli riserbava, cantando in nobilissime rime un amore alto e i santi pensieri di Dio e della morte, conversando dol- cemente con gli amici, e rivolgendo le cure alla famiglia lontana, che de' suoi consigli ed aiuti ancora abbisognava.

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