V ersione .pdf per iscritti al sito w ww.rugbycapoterra.it, ti fosi, appassionati, addetti ai lavori – A cura dell'Ufficio Stampa dell'ASD Amatori Rugby Capoterra – Pag.1/9 - N° 1 – Novembre 2007 La prima volta dell'Amatori Rugby Capoterra Intervista a Carlo Baire, Presidente dell'Amatori Rugby Capoterra A cura di A. Pisano Carlo Baire, imprenditore 42enne di Capoterra è considerato dai più una sorta di istituzione nel movimento rugbystico sardo. Mediano d'apertura fin da bambino, ha indossato solo la maglia giallorossa del suo paese d'origine e orgogliosamente è il più titolato per caps e punti realizzati. Fare il Presidente, oggi, era in qualche modo già scritto, farlo per portare in alto la società e la squadra è quasi un dovere. O no? Non penso fosse già scritto, mi sento un dirigente non un capo, scusate ma parlero’ al plurale e penso di rappresentare il pensiero della società. La nostra capacità fino ad oggi è stata quella di unire le forze e mettere al di sopra di ogni cosa la crescita seria della società, nessuno di noi ha interessi personali che vadano controcorrente a quelli della società. La crescita è stata finora seria e programmata e lo sarà anche in futuro, per avere crescita bisogna fare in modo che non manchi mai l’entusiasmo anzi aumenti, il nostro dovere sarà quello di creare le condizioni per fare in modo che cio’ accada. Meglio fare il Presidente o il mediano d'apertura sulla terra battuta e in un altro rugby? Fare l’atleta di rugby in altri tempi ed in campi prevalentemente in terra battuta è stata senza dubbio un’esperienza molto divertente e formativa per la mia persona, ovviamente da giovane c’è la spensieratezza e quindi divertimento puro e sempilce. Fare il dirigente significa sacrificarsi per poter dare un futuro sempre migliore e soprattutto far divertire i nostri atleti e nostri sostenitori, apparentemente quindi non c’è divertimento, ma poiché la “nostra squadra” dirigenziale è composta prevalentemente da ex giocatori di rugby ed essendo animata da quel grande spirito di sacrificio che il campo in qualche modo ci ha trasmesso, un gruppo che lavora sodo basato su grande rapporto di amicizia, rispetto e stima reciproca che consente di lavorare in sintonia ed avere delle belle soddisfazioni e quindi divertimento. Quali difficoltà e quale il rammarico maggiore finora? Le difficoltà sono quelle di sempre e prevalentemente legate al fattore geografico, far crescere questo sport nella nostra isola è sicuramente molto complicato per le ovvie ragioni legate ai costi di trasferimento ma anche per la concezione che si ha oltre tirreno, cioè che in sardegna ci puo’ essere solo il “rugby della birra”; noi in qualche modo stiamo sfatando questo tabù e cominciamo ad essere sotto osservazione sul panorama rugbystico nazionale e ci stiamo guadagnando giorno dopo giorno attenzione e rispetto. Il rammarico è quello di non avere lo stesso rispetto che probabilmente meritiamo (e quindi visibilità) con i media isolani; e quindi da questo punto di vista siamo isolati dentro l’isola. Probabilmente è una questione di tempo, forse qualcuno non ha ancora capito che il Capoterra stà rappresentanto la Sardegna nel campionato nazionale di serie B in uno sport dove il numero dei sostenitori è in aumento vertiginoso anche nella nostra isola; speriamo che si rendano conto presto di quel sta accadendo nel nostro movimento. Quale invece, la più grande soddisfazione, promozione in B a parte? Sinceramente mi trovo in difficoltà ad individuarne una sola, forse la soddisfazione più grande è quello di vedere lo stadio pieno di famiglie che partecipa alla partita di rugby come fosse una festa, ma non è da meno il fatto che abbiamo creato una società modello che qualcuno comincia a prendere come esmpio, come non puo’ essere da meno il fatto che personaggi come LISANDRO ARBIZU o RAMIRO CASSINA abbiano scelto la nostra realtà per proseguire e sviluppare la loro “vita rugbystica” e per finire come non si puo’ essere soddisfatti nel vedere in campo in questo bell’ inizio di campionato il capoterra imbottito di giovani provenienti dal proprio vivaio. L'ASD Amatori Rugby Capoterra è solo una società sportiva o ancora oggi è un mezzo utile all'intera comunità? Sicuramente e molti ce ne daranno atto, il rugby a capoterra non è la passione di pochi, se pensiamo che il numero dei praticanti di questo sport sono oltre seicento (compresi gli atleti scolastici), non voglio affermare le cose scontate tipo che i ragazzi vengono tolti dalla strada ecc…, ma voglio solo rimarcare che noi svolgiamo una funzione educativa diversa e vale dire che i nostri educatori (così ci piace chiamare gli allenatori delle giovanili) insegnano non solo le regole di questo sport che sono di per se’ “regole di vita” oramai note a tutti, ma anche sulla disciplina fuori da campo, nell’ambito scolastico e nella vita sociale di tutti i giorni. Quali sono i reali obiettivi di società e squadra nel breve, medio e lungo periodo? L’obbiettivo immediato per la società è quello di consolidare e migliorare la già ottima struttura organizzativa, questo accadrà sempre nel breve nel medio e nel lungo termine, ci sforzeremo sempre di migliorarci fin tanto che avremo l’onore di guidare questa società. Per la squadra è quello di continuare a far bene nel campionato di serie B e cercare rimanere lontani dai piani bassi della classifica, per le atre categorie incrementare ulteriormente il numero dei praticanti e crescere come livello di gioco. Nel medio si cercherà di arrivare alla serie A nei prossimi due anni, perché siamo convinti che ci siano i presupposti per poterci arrivare. Per il lungo periodo “il sogno” è quello di vedere il Capoterra impegnato nelle coppe europee, ripeto e rimarco questo è il nostro sogno, i sogni a volte si avverano e poiché sognare non costa niente……. Grazie Presidente, il futuro ti sorriderà...E per sognare c'è sempre tempo. V ersione .pdf per iscritti al sito w ww.rugbycapoterra.it, ti fosi, appassionati, addetti ai lavori – A cura dell'Ufficio Stampa dell'ASD Amatori Rugby Capoterra – Pag.1/9 - N° 1 – Novembre 2007 Capoterra: amore a prima vista Intervista a Ramiro Cassina, Head coach dell'Amatori Rugby Capoterra A cura di F. Farigu Ramiro Cassina è veramente una persona innamorata del rugby e lo si puo’ notare dall’enfasi e dalla grinta che trasmette quando si parla con lui. Italo-Argentino Nato il 18 giugno del 1967 da genitori italiani partiti per lavoro negli anni cinquanta, cresce rugbysticamente in sud America, all’età di vent’anni torna in italia e gioca nelle migliori squadre di seria A, ottenendo due “caps” con la nazionale Italiana e molte presenze in “heineken cup” con il Viadana. Seconda linea, ma gioca molto bene anche terza linea, Ramiro è un gigante di 1,94 per 115 kilogrammi di peso che in campo, e fuori, non puoi fare a meno di notare. Arrivato in Sardegna nel 2002 ha dato un grande apporto al rugby isolano, ad Alghero in serie A ha disputanto sempre campionati al vertice della classifica; da due stagioni è l’allenatore del Capoterra e a lui chiedo: Parlami della nuova sfida che stai affrontando, guidando per la prima volta il Capoterra in serie B “E’ sicuramente un bella esperienza, tenendo conto che si tratta soprattutto di una squadra di dilettanti” Quanto ti manca non poter scendere in campo e giocare assieme alla squadra? “ Purtroppo non è per colpa mia, in Italia esiste il limite dei quaranta anni che da quest’anno sarà spostato a quarantadue ma la proposta della F.I.R. deve essere ratificata dal C.O.N.I. che deciderà in questi giorni”. Ci sono dei giovani nella squadra che potrebbero diventare giocatori da Super 10 ? “ Sì ma preferisco non fare nomi” Come è il tuo rapporto con i dirigenti della società? “ E’ senz’altro un rapporto di stima ed amicizia senza pero’ dimenticare gli obiettivi principali” L’arrivo di un campione come Lisandro Arbizu quanto potrà essere utile? “ Sarà sicuramente molto utile perché Lisandro ci potrà dare una grossa mano sotto il profilo agonistico e quello umano” Quanto influisce la lontananza dall’Argentina e dai tuoi cari per lunghi periodi dell’anno? “ Tanto, ma ti ricordo che io sono Italo-Argentino e sono abituato a stare un po’ in Italia e un po’ in Argentina, i miei genitori sono partiti per l’Argentina negli anni cinquanta e nel 1990 è toccato a me riportare il cognome Cassina in Italia”. Saluto Ramiro, gli faccio ancora i complimenti per i risultati ottenuti quest’anno, cinque partite e altrettante vittorie, e vado via con la consapevolezza che sia lui la persona giusta che, giorno dopo giorno potrà indicare, ai giovani rugbysti capoterresi, la strada per poter recitare finalmente una parte da protagonisti nel panorama nazionale. V ersione .pdf per iscritti al sito w ww.rugbycapoterra.it, ti fosi, appassionati, addetti ai lavori – A cura dell'Ufficio Stampa dell'ASD Amatori Rugby Capoterra – Pag.1/9 - N° 1 – Novembre 2007 Il movimento in Il movimento in Il movimento Campionati del mondo di rugby 2007 Sardegna: news dal Sardegna: news in Sardegna: La finestra sul mondo, a cura di A.Pisano nord dal centro news dal sud A cura dell'U.S. ARC A cura dell'U.S. ARC A cura dell'U.S. ARC E' iniziato nel peggiore La notizia più E' la stagione dei modi per il Rugby bella è poterdire di Sinnai o Alghero il campionato di che anche Nuoro serie A. Dopo una serie quella di Oramai calato il sipario sui campionati del mondo di sconfitte, la squadra c'è! Cagliari, 2007 è tempo di bilanci e di previsioni.
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