2007 2006 Bollettino Ministero per i Beni e le Attività Culturali per le Province di Brescia, Cremona e Mantova per le Province di Brescia, Bollettino Soprintendenza 2006 2007 per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Brescia, Cremona e Mantova per i Beni Architettonici e Paesaggistici per i Beni Architettonici e Paesaggistici Soprintendenza 3 isbn 88 7385 813 9 3 Bollettino 2006 2007 2 Il volume è stato realizzato con il contributo di Le fotografie pubblicate, dove non altrimenti specificato, sono a cura degli autori. In copertina: Pescarolo (Cr), Museo del Lino (foto L. Rinaldi). Chiuso in redazione nel mese di luglio 2008. © 2008 Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Brescia, Cremona e Mantova Realizzazione editoriale: Grafo | gestione Igb Group isbn 88 7385 83 9 3 Ministero per i Beni e le Attività Culturali Bollettino 2006 2007 Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Brescia, Cremona e Mantova a cura di Luca Rinaldi e Diana Vecchio 3 5 Vecchi e nuovi scenari Luca Rinaldi In pochi altri settori della Pubblica Amministrazione il dibattito sulle riforme è stato vivo in questi anni quanto in quello dei Beni Culturali, a dispetto del ruolo apparentemente relativo da essi giocato all’interno dell’economia del paese. Dopo l’entrata in vigore, nella scorsa legislatura, del D. L.vo 2/200, il cosiddetto “Codice Urbani”, revisione del Testo Unico del 999, e nel 2006 dei DD. LL.vi 56 e 57, già commentati nel precedente editoriale, il cambio di legislatura del 2006 ha portato nuove iniziative di revisione e riforma della complessa architettura normati- va e organizzativa del settore. Di particolare significato i provvedimenti di riforma dell’organiz- zazione del Ministero introdotti col D. L.vo 233/2007 e la nuova, ennesima riforma del Codice riguardante i Beni Paesaggistici, approntata dall’apposita Commissione presieduta da Salvatore Settis e approvata infine con i DD. LL.vi 62 e 63 del 26 marzo 20082. Nello stesso tempo, ancora una volta, l’impalcatura istituzionale del Ministero è stata variata. Ricordiamo, a tal proposito, che l’entrata in vigore del regolamento del Ministero nel 200 (D.P.R. 0 giugno 200 n. 73) aveva avuto come diretta conseguenza la completa redistribuzio- ne delle competenze tra gli uffici periferici. Alla creazione delle Soprintendenze, poi Direzioni, Regionali, introdotte nel 998 e rese operative dal 2003, il regolamento citato, all’art. 20, faceva seguire il completo accentramento ad esse dei poteri svolti sino allora dalle Soprintendenze di settore. I nuovi Direttori, dirigenti di livello generale, procedevano, essendo la riforma prevista “a costo zero”, al drenaggio dalle Soprintendenze del personale necessario ad affrontare gli im- portanti compiti attribuiti alle nuove strutture. Con il D.P.R. n. 233 del 26 novembre 2007 accanto ad alcune significative variazioni de- gli Uffici Centrali5 vengono meglio precisati, e in parte limitati, i poteri delle Direzioni Re- gionali nei confronti delle Soprintendenze di settore. Nel nuovo articolato (art. 7) le Dire- zioni Regionali vedono circoscritta a casi motivati la possibilità di avocazione di singoli pro- cedimenti, mentre (art. 8) vengono meglio precisati i compiti delle Soprintendenze, tra cui non rientra però la funzione di stazione appaltante, il cui trasferimento alle Regionali tan- te osservazioni critiche aveva suscitato. Viene ribadita soprattutto la struttura piramidale, in cui non è concesso alcun incremento della capacità operativa delle Soprintendenze trami- te forme di autonomia organizzativa, amministrativa, contabile, confermando in tal modo l’indebolimento dei poteri e dell’autorevolezza dei Soprintendenti e del personale tecnico- scientifico nei confronti delle Direzioni Regionali, vero terminale delle decisioni politiche6. A SINISTRA , Cremona, il “Minareto” della vecchia Filanda Bertarelli (foto D. Morato). 6 La difesa delle cascine All’interno dell’iter di approvazione del della Bassa Padana è stata una delle azioni nuovo regolamento, durato un anno, i diri- che hanno caratterizzato genti di seconda fascia del Nord Italia, chia- in questi anni l’azione mati spesso alla reggenza di altre sedi oltre la della Soprintendenza di propria7 per la carenza di personale venutasi Brescia. a creare con il riassetto del Ministero, hanno A) Pozzaglio e Uniti (Cr), Casalsigone, Corte espresso il loro motivato dissenso a una ricon- Luminosa. ferma delle competenze delle Direzioni Regio- B) Castelverde (Cr), nali, evidenziando le numerose criticità venu- 8 Cascina Fabbrica. tesi a creare . Al D.P.R. 233/07 segue il D.M. 28 2008 C) Ospitaletto (Bs), la febbraio , che delinea un nuovo assetto settecentesca Cascina degli Uffici periferici. Anche qui alcune scelte, Gardellone, di origine decise tra Ministero e Direzioni Regionali, non medioevale, rasa al suolo sembrano rispondere a una logica di potenzia- nel 2007. mento delle strutture delle Soprintendenze, semmai ad un loro “spezzettamento” in aree ancora più limitate e con compiti ridotti. In Lombardia si è prevista ad esempio una nuo- va Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Varese, Como, Lecco e Sondrio, con sede a Milano, che rag- grupperebbe territori assai dissimili per storia A civile e religiosa, priva di una grande città d’arte come autorevole sede d’ufficio. Nel resto d’Ita- lia, ancora a invarianza di spesa e soprattutto di dotazioni organiche, vengono definitivamente separate le Soprintendenze ai Beni Architettonici da quelle per i Beni Artistici e Storici, smon- presentazione tando non poche strutture in cui la gestione unitaria della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale si era mostrata pienamente efficace. Non sembri inutile il riferimento al complesso iter di redistribuzione delle competenze all’in- terno del Ministero. Le nuove incombenze attribuite alle strutture territoriali, soprattutto nel campo della tutela del paesaggio, necessitano B di una azione forte e unitaria, all’interno di una continuità amministrativa. La moltiplica- zione delle sedi dirigenziali vacanti, unita alla generale riduzione del personale, solo in parte affrontata con i nuovi concorsi banditi, non ha permesso finora a molti uffici di svolgere pie- namente i compiti affidati, né di poter valutare l’efficienza della gestione dei singoli dirigenti, che come si sa dovrebbero essere soggetti a va- lutazioni di merito e a rotazioni di incarico9. L’emergenza paesaggio “La più grave minaccia alla cultura italiana è la distruzione del paesaggio”. Così il Mini- 7 stro dei Beni Culturali Francesco Rutelli ha ribadito nel novembre 2007 all’annuale Convegno del FAI di Assisi. Il ministro ha annunciato nel contempo linee di condotta coerenti con la sen- tenza emessa dalla Corte Costituzionale n. 367 del novembre, ove viene riaffermato con forza che “la tutela ambientale e paesaggistica, gravando su un bene complesso e unitario, considerato dalla giurisprudenza costituzionale un valore primario e assoluto, e rientrando nella competen- za esclusiva dello Stato, precede e comunque costituisce un limite alla tutela degli altri interessi pubblici assegnati alla competenza concorrente delle Regioni in materia di governo del territorio e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali”0. Il provvedimento di riforma del Codice già Urbani, promesso dal Ministro per risolvere i pro- blemi presentatisi soprattutto per la tutela del paesaggio, è stato varato dal Governo dimissionario a gennaio e, come detto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nell’aprile2008 . Poche le modifiche relative alla seconda parte del Codice, fatte seguendo il procedimento inclusivo di categorie di beni già sperimentato con i primi decreti correttivi. Innovativa la tutela prevista per i beni cul- turali “immateriali” (art. 7 bis) e per le testimonianze della scienza, della tecnica e dell’industria (art. 0, c. 2). Significativi anche i provvedimenti di più puntuale salvaguardia del patrimonio culturale immobiliare di proprietà pubblica nell’ipotesi di dismissione o utilizzo a scopo di valo- rizzazione economica, con prescrizioni e clausole (artt. 55 e 55bis). Ma, come promesso, è ancora la parte terza del Codice, quella riguardante il paesaggio, a essere oggetto di nuova radicale rifor- ma. È lo Stato, si afferma ora perentoriamente, “in via esclusiva” che definisce la tutela paesaggi- stica2, onde “riconoscere e salvaguardare”, ma dove necessario “recuperare i valori culturali che esso esprime”. La pianificazione deve essere congiunta, a livello Stato-Regione, almeno quando si tratta di salvaguardia dei beni paesaggistici tutelati3. Le Soprintendenze riprendono poi un potere di veto effettivo, dovendo esprimere pareri vin- colanti sui progetti, perfino sulla posa dei cartelli pubblicitari e sui colori delle facciate!, anche se C 8 il termine a disposizione per esaminare le prati- che viene ridotto da sessanta a quarantacinque giorni (art. 6, cc. 6,7,8). Tra le altre dispo- sizioni, si ribadisce la limitazione alla delega ai Comuni della materia (art. 6, c. 6, con qualche scappatoia), l’obbligo da parte regio- nale della verifica dei requisiti di competenza tecnico-scientifica,apportando le eventuali ne- cessarie modificazioni all’assetto della funzione delegata, delle discusse Commissioni Paesag- gistiche comunali (art. 6, c. 6), pena la de- cadenza delle deleghe, la necessità di rivedere i vincoli esistenti, da quelli ministeriali (art. 3, c. , lettera b) a quelli “ex Galasso” (art. 3, c. , lettera c) e sulle aree
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