UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE Corso di Dottorato in Scienze Linguistiche e Letterarie Ciclo XXV TESI DI DOTTORATO DI RICERCA Politiche e pianificazioni linguistiche in Bessarabia: romenità, russificazione, moldovenismo Dottorando Alessandro Zuliani Relatori Prof. Fabiana Fusco Prof. Celestina Zenobia Fanella Anno Accademico 2012-2013 INTRODUZIONE Tesi di dottorato di Alessandro Zuliani, discussa presso l'Università degli Studi di Udine 2 La presente ricerca verte sulle politiche e le pianificazioni linguistiche che hanno interessato la Bessarabia, regione europea che rappresenta l'estremità orientale della Romània continua, già parte del Principato di Moldavia e che oggi coincide pressappoco con i confini della Repubblica di Moldavia, stato nato dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991. Nel corso del nostro studio siamo partiti dal 1812, data di annessione della Bessarabia all’Impero russo, e abbiamo cercato di ripercorrere alcune tappe importanti che hanno portato all’attuale realtà sociolinguistica della Repubblica di Moldavia. Soffermandoci sulle politiche linguistiche della Russia zarista e sulle pianificazioni linguistiche sovietiche, abbiamo rilevato l'iniziale processo di profonda russificazione subito dalla popolazione autoctona dalla Bessarabia, cui è seguito il tentativo, in parte riuscito, di creare un nuovo popolo e un nuovo idioma. La cosiddetta lingua moldava altro non è che l'espressione della volontà di separare, anche linguisticamente, i romeni della Bessarabia dal resto della Romania, di fatto sancendo l'esistenza di due nazionalità e di due idiomi ben distinti. L’unità etnolinguistica romena dell’area compresa tra i fiumi Tibisco, Danubio, Dniestr e il Mar Nero, già affermata dagli storici e dai cronicari a partire dal XVI secolo, viene dunque messa in discussione e avversata in modo esplicito dalle tesi del moldovenismo, fenomeno linguistico e culturale incentrato sulla differenziazione etnica e linguistica tra moldavi e romeni. L'idea di un “popolo moldavo” e quindi di una nazione moldava distinta da quella romena risale al XIX secolo ed è un'invenzione che ha le sue origini nel periodo zarista. Prima dell'Unione dei Principati di Moldavia e di Valacchia, gli abitanti delle rispettive entità statali sono definiti “moldavi” e “valacchi”, mentre per gli abitanti della Bessarabia le autorità zariste usano gli etnonimi “romeni” o addirittura “valacchi”. La situazione cambia dal 1859, quando Moldavia e Valacchia si uniscono per fondare l'Unione dei Principati che poi diventerà il Tesi di dottorato di Alessandro Zuliani, discussa presso l'Università degli Studi di Udine 3 moderno stato romeno: da quel momento i romeni della sponda sinistra del Prut sono chiamati “moldavi”, in opposizione a quelli della sponda destra dello stesso Prut per i quali si usa esclusivamente l'etnonimo “romeni” senza più distinzioni tra moldavi e valacchi. Ma, prima che i Principati Uniti siano menzionati nei documenti ufficiali e nella pubblica amministrazione, gli abitanti della Bessarabia continuano a essere chiamati “moldavi” almeno fino ai primi del Novecento, quando prende forma la coscienza nazionale dei bessarabeni e la consapevolezza di essere a tutti gli effetti romeni. Alla base del mito della nazione moldava c'è poi l'uso scorretto, da parte dei russi, del termine “valacco” come appellativo etnico, anziché geografico, soprattutto in opposizione a “moldavo” inteso come abitante della Bessarabia. In passato il termine “moldavo” è stato ampiamente adoperato, sia da una sponda che dall'altra del Prut, e di ciò vi è testimonianza nelle opere dei cronisti medievali. Ma anche nelle pagine delle loro letopisețe il nome ha una connotazione geografica piuttosto che etnica e nazionale. Nel nostro studio l'etnonimo “moldavo” è utilizzato, a volte e per mera comodità, per definire gli abitanti dei territori della sponda sinistra del Prut (Bessarabia, Transnistria, distretto di Hotin, Bugeac) ed è quindi da intendersi quale sinonimo di “romeno”, “bessarabeno” o “transnistriano”, a seconda dei casi. Abbiamo fatto il possibile per evitare eventuali fraintendimenti generati da un uso improprio degli etnonimi, contestualizzando sempre la scelta delle diverse opzioni in modo da facilitarne la comprensione da parte del lettore. Per quanto riguarda il toponimo “Moldavia”, esso è utilizzato esclusivamente per definire la regione storica dell'antico Principato di Moldavia i cui territori si trovano oggi entro i confini della Romania, della Repubblica di Moldavia e dell'Ucraina. Per il territorio compreso tra i fiumi Prut e Dniestr, siamo ricorsi alla toponomastica che contraddistingue le diverse fasi storiche che formano l'oggetto della nostra ricerca: Bessarabia, Repubblica Socialista Sovietica Tesi di dottorato di Alessandro Zuliani, discussa presso l'Università degli Studi di Udine 4 Moldava, Repubblica di Moldavia. Abbiamo utilizzato il glottonimo “lingua romena” non solo per definire il dacoromeno, ma anche la sua variante dialettale moldava. In alcuni punti della nostra trattazione l'uso del glottonimo “lingua moldava” compare nei contesti in cui esso è pertinente all'epoca storica trattata. Gli studi di dialettologia ci consentono di affermare che il concetto di “lingua moldava”, così come lo intendevano i sovietici e oggi i sostenitori delle tesi moldoveniste, non ha alcun fondamento scientifico né ragione di esistere. È noto, infatti, come il fiume Prut non rappresenti confine linguistico pur essendo limite geografico e frontiera politica. Pertanto, le parlate moldave della Bessarabia registrano le stesse peculiarità fonetiche, nell'ambito del dacoromeno, presenti nei subdialetti della sponda orientale: palatalizzazione delle labiali, chiusura delle vocali atone, dittongamento della e iniziale in ie. Gli atlanti linguistici dimostrano inconfutabilmente che la lingua parlata a est del Prut non ha una propria unità e che non vi è soluzione di continuità con la lingua romena dell'attuale Romania. L'uso consistente di russismi nel moldavo parlato in Bessarabia, sotto forma di prestiti, calchi e locuzioni, non è elemento sufficiente per mettere in discussione l'appartenenza di questa varietà dialettale al dacoromeno. L'influenza del russo e dell'ucraino non si è manifestata a livello morfologico e dunque vi è corrispondenza grammaticale perfetta tra il moldavo e gli altri subdialetti del dacoromeno. Nel 1989, la linguista romena Mioara Avram, che collabora alla redazione dell'Enciclopedia delle lingue romanze assieme a un gruppo di ricerca coordinato dal noto studioso Marius Sala, vicepresidente dell'Accademia Romena, definisce il moldavo “subdialetto romeno (dacoromeno); considerato da alcuni linguisti sovietici […], secondo criteri extralinguistici, lingua autonoma del gruppo delle lingue romanze orientali” (ELLR 1989: 201). Ma è sempre la Avram a curare la redazione della voce “lingua moldava” nell'Enciclopedia della lingua romena edita a Bucarest nel 2001 e Tesi di dottorato di Alessandro Zuliani, discussa presso l'Università degli Studi di Udine 5 questa volta si tratta di un'opera pubblicata in un paese finalmente libero dalla dittatura e dai vincoli politici che lo legano all'Unione Sovietica. Ecco quindi che i toni non lasciano spazio a equivoci e sono volutamente polemici: Falso status e improprio glottonimo attribuito dalla linguistica sovietica ufficiale e da alcuni linguisti ex-sovietici alla lingua romena dell'ex-URSS, considerata lingua romanza orientale diversa dal (daco)romeno, per ragioni e con scopi evidentemente politici, al fine di giustificare, con questa pretesa mancata identità linguistica (ed etnica), l'annessione della Bessarabia all'Impero zarista e poi all'URSS. La teoria dell'autonomia della cosiddetta lingua moldava si basa soprattutto su argomenti di ordine storico […] ai quali si sono forzatamente aggiunte giustificazioni linguistiche, in riferimento all'influenza del russo e dell'ucraino, per arrivare, intorno al 1950, a contestare la stessa identità romanza della lingua moldava che viene considerata una lingua mista slavo-romanza (ELR 2001: 348-349). Abbiamo dedicato la prima parte del nostro lavoro al periodo zarista che corrisponde agli anni che vanno dal 1812 al 1918 e che vede la Bessarabia annessa all'Impero russo. In questo periodo avviene un progressivo distacco culturale della Bessarabia dal resto del Principato di Moldavia e il pressoché totale isolamento della provincia rispetto al processo di modernizzazione della lingua romena letteraria che comincia verso la metà del XIX secolo e coincide con la nascita della Romania. È un'epoca in cui le politiche linguistiche adottate dall'amministrazione zarista puntano alla russificazione linguistica e culturale dei bassarabeni e, più in generale, al mantenimento di condizioni di elevato analfabetismo e di contrapposizione tra la popolazione locale e le altre componenti etniche della provincia. In questa prima parte del nostro lavoro abbiamo dedicato ampio spazio alle vicende storiche che conducono a specifiche scelte in materia di politica linguistica. In particolare, ci siamo soffermati con attenzione sull'importante ruolo svolto dalla Chiesa ortodossa, nella doppia veste di strumento utilizzato dal potere imperiale per la russificazione dei romenofoni, ma anche custode dell'identità culturale e Tesi di dottorato di Alessandro Zuliani, discussa presso l'Università degli Studi di Udine 6 linguistica romena dei bessarabeni. Nella seconda parte ci siamo occupati del periodo interbellico, caratterizzato dalla nascita della Repubblica Autonoma
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