Numero 192 GENNAIO 2008 www.quartacampana.it e-mail: [email protected] “Il paradosso del cristiano nel mondo”. di don Paolo In un giorno imprecisato del 1436, un anonimo ricercatore di antichi scritti, come ce n’erano in giro molti a quel tempo, capitò in una pescheria di Costantinopoli, ancora per poco capitale dell’impero bizantino. Il suo occhio vigile e attento si posò su un mucchio di pergamene di cui si stava servendo un pescivendolo per incartare tre grossi cefali appena pescati nel Bosforo. L’anonimo ricercatore fermò immediatamente la mano del garzone, ed estratte dalla sua borsa alcune monete, acquistò, con grande sorpresa del pescivendolo, quelle pergamene che stavano per avvolgere quei grossi pesci. Tornato a casa, il ricercatore si accorse di avere acquistato un manoscritto del XIII secolo contenente opere apologetiche cristiane contro i pagani, i giudei, gli eretici e i musulmani. La maggior parte di queste opere erano già conosciute dagli studiosi, ma una di queste non era mai stata letta da nessuno e nemmeno citata dagli autori antichi. Si trattava della “Lettera a Diogneto”, uno scritto anonimo che oggi gli studiosi, fanno risalire alla fine del II secolo d.C. Una delle pagine straordinarie di questo scritto antico è il capitolo quinto. Esso è di una attualità estrema perché sostanzialmente prova il diritto ad esistere dei cristiani in un mondo che li vuole cancellare e mettere a tacere. E’ interessante che la scoperta di questo testo venisse fatta pochi anni prima che il mondo cristiano bizantino crollasse sotto la spinta furiosa del mondo musulmano, abbandonato al suo destino dalla stessa cristianità occidentale, troppo impegnata a difendere i suoi “affaracci” economico-politici europei. Con la caduta di Costantinopoli nel 1453 si frantumò infatti non solo il cristianesimo orientale, che trovò la sua valvola di sfogo nell’ortodossia di Mosca, ma anche quello occidentale che si chiuse nei suoi giochi di potere. E’ in questa data infatti che bisognerebbe far terminare quello che gli storici hanno sempre chiamato impropriamente il medio evo, un nome che non vuol dire niente, e che andrebbe sostituito con evo cristiano. Nel 1453 infatti il mondo cristiano occidentale e orientale crollarono definitivamente. Il mondo e la società girarono pagina ancor prima che un genovese sbarcasse in un’ isola sconosciuta dell’arcipelago caraibico scambiata per le Indie. Ma ecco la straordinaria pagina del nostro scritto anonimo in quella parte in cui rispondeva alla domanda dell’illustre Diogneto che voleva sapere come vivono i cristiani: “I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per il modo di vestire. Non abitano mai città loro proprie, non si servono di un gergo particolare, né conducono uno speciale genere di vita. (…) Sono sparpagliati nelle città greche e barbare, secondo che a ciascuno è toccato in sorte. Si conformano alle usanze locali nel vestire, nel cibo, nel modo di comportarsi; e tuttavia, nella loro maniera di vivere, manifestano il meraviglioso paradosso, riconosciuto da tutti, della loro società spirituale. (…) Ogni terra straniera per loro è patria, ma ogni patria è terra straniera. Si sposano e hanno figli come tutti, ma non abbandonano i neonati. Mettono vicendevolmente a disposizione la mensa, ma non le donne. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma col loro modo di vivere vanno ben al di là delle leggi. Amano tutti e tutti li perseguitano. Non sono conosciuti eppure sono condannati”. Parole sante, parole vere, che ribadiscono la naturalezza con cui i cristiani vivono nel mondo, anche oggi. Lungi dal pensare solo a se stesso, al suo piccolo mondo, alle sue cose, al suo orticello, il cristiano vive la sua fede ordinariamente nella società civile, nel mondo, egli è cittadino della “polis” e come tale si sente ed è attore politico. Nella “polis”, cioè nella comunità in cui vive, egli non si distingue in nulla dagli altri cittadini ed ha, per questo, libertà piena di azione nel rispetto delle leggi e delle costituzioni. Io direi anzi che il cristiano, almeno nella società italiana, ha un ruolo importantissimo, non migliore degli altri, ma senz’altro di grande qualità. Vorrei essere ancora vivo per vedere, a questo proposito, in quale baratro andranno a finire le istituzioni quando, secondo un piano già in atto anche nella società italiana, avremo definitivamente cancellato ogni presenza cattolica dalla società, in virtù del principio della laicità assoluta. Già il mondo comunista e quello liberista ci hanno fatto vedere, e ancora oggi ce lo fanno vedere, che quando si cancella la fede, i poteri e i potenti di turno diventano divinità e impongono la loro assurda moralità laica. Il cristiano non ha la pretesa di dominare il mondo o la “polis”, ma vuole semplicemente testimoniare che è possibile vivere in questo mondo rimanendo fedeli al cielo, a Dio. La sua testimonianza di vita produce tanto bene sociale e non soltanto che, senza di essa, sicuramente verrebbe a diminuire la qualità della vita umana. Il mondo è libero di vivere senza Dio, ma non può imporre a nessuno di non crederci. Da parte nostra, noi cristiani, siamo abituati ad essere perseguitati a causa della fede. La storia ci ha insegnato e ci insegna che è vero il detto evangelico secondo cui bisogna che il seme caduto in terra muoia perché produca molto frutto. 2 La Quarta Campana – n. 192 gennaio 2008 La pretesa e il paradosso cristiano consistono nel voler vivere spiritualmente in un mondo che confonde la spiritualità con la ricerca del benessere personale e sociale. La spiritualità non è la ricerca della pace interiore, spesso propagandata e venduta dagli spot pubblicitari, ma piuttosto la capacità di riconoscere che abbiamo un’anima e che questa è fatta per Dio, nostra vera pace. I cristiani dimostrano di avere un anima quando pregano, quando celebrano l’eucaristia alla domenica, quando danno vita alle associazioni di volontariato, quando si impegnano a favore degli stranieri, degli immigrati, dei senza tetto, di quelli che non arrivano alla fine del mese, quando insegnano religione nelle scuole, quando difendono il valore della vita, quando denunciano i soprusi, le ingiustizie, quando fanno l’oratorio, educano la gioventù, quando vanno a visitare i malati, quando condividono la sofferenza, quando in un confessionale di una chiesa assolvono dai peccati in nome di Dio, anche da quelli da cui si pensa non si possa essere assolti, … Insomma, i cristiani vivono come se Dio ci fosse e tenendone conto, anche in una società che lo vuole cancellare. Vita in parrocchia Parroco di Colturano: don Paolo Tavazzi Vicolo Mons. D. Rossi Tel. 02 98 23 75 73 Parroco di Balbiano: don Paolo Tavazzi Via Roma, 13 Tel. 02 98 18 625 N.B. Il parroco è presente a Colturano in casa parrocchiale: Martedì: dalle 17.00 alle 18.30 (salvo impegni scolastici) Mercoledì: dalle 16.30 alle 18.30 SS. CONFESSIONI COLTURANO : ogni sabato dalle ore 18,00 alle 19,00 BALBIANO: ogni sabato dalle ore 15,00 alle 16,00 S. MESSA COLTURANO BALBIANO Domenica Domenica 11.15 09.45 Martedì Lunedì e Venerdì 20.30 17.00 Mercoledì Giovedì 17.00 20.30 Sabato Sabato 19.00 20.30 3 La Quarta Campana – n. 192 gennaio 2008 Natale del Signore. Abbiamo celebrato con fede la solennità del Natale del Signore. Voglio rinnovare l’augurio a tutti perché il Signore, venuto in mezzo a noi, porti gioia e serenità alla nostra vita, alle nostre famiglie, alle nostre comunità parrocchiali. A conclusione di un anno e all’inizio di uno nuovo voglio anche esprimere il mio sentito ringraziamento per tutte le persone che, in vario modo, offrono il loro contributo e il loro servizio generoso alle nostre due comunità parrocchiali. Il Signore benedica e ricompensi il vostro servizio operoso. Per tutto il periodo di Avvento e in questo tempo di Natale ci siamo impegnati soprattutto a pregare il Signore perché conceda la pace alla Terra Santa. Siamo certi che il Signore ascolterà la nostra piccola preghiera. Anche l’iniziativa di carità a favore del piccolo villaggio cristiano di Taybeh, nei pressi di Gerusalemme, per l’acquisto della “colomba della pace” è stata accolta con tanto entusiasmo e impegno da parte di tutti. Sono novanta le colombe della pace che abbiamo fatto arrivare dalla Terra Santa e che abbiamo acceso nelle nostre case il giorno santo di Natale. Infine anche il nostro impegno per la raccolta di generi alimentari da destinare, in parte al centro vicariale della Caritas e ad altre associazioni di carità della nostra diocesi e in parte da tenere presso le nostre parrocchie, per aiutare le tante persone bisognose della nostra attenzione, ha avuto una generosissima risposta da parte di tutti e soprattutto da parte dei ragazzi della catechesi e dalle loro famiglie. Sul prossimo numero il resoconto dettagliato di tutta la nostra raccolta caritativa di Avvento e Natale. Oratorio. Orari di apertura e chiusura dei nostri due Oratori: BALBIANO COLTURANO LUNEDI CHIUSO CHIUSO MARTEDI CHIUSO 17.00-19.00 MERCOLEDI CHIUSO 17.30-19.00 GIOVEDI 16.00-18.00 CHIUSO VENERDI 16.00-18.00 CHIUSO SABATO 15.00-18.00 15.00-18.45 DOMENICA 15.00-18.30 15.00-19.00 L’Oratorio è un prezioso servizio offerto dalla Parrocchia ai suoi parrocchiani, in modo particolare ai ragazzi, e si inserisce tra le proposte formative parrocchiali. Ecco perché quando c’è una proposta parrocchiale (ad esempio la messa, un incontro di preghiera, un incontro di catechesi), l’Oratorio rimane chiuso. Ecco perché, quando si propone un momento di festa per entrambe le nostre parrocchie, in un Oratorio, l’altro evidentemente rimane chiuso.
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