QUALESTORIA Rivista Di Storia Contemporanea 1

QUALESTORIA Rivista Di Storia Contemporanea 1

ISTITUTO REGIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NEL FRIULI VENEZIA GIULIA QUALESTORIA Rivista di storia contemporanea 1 Sconfinamenti storiografici e attraversamenti di confini a cura di Marta Verginella qs Anno XLIV, N.ro 1, Giugno 2016 «QUALESTORIA» 1- 2016 Rivista di storia contemporanea Periodico semestrale Realizzata con il contributo della Comitato di direzione Francesca Bearzatto, Fulvia Benolich, Irene Bolzon, Marco Bresciani, Tullia Catalan, Franco Cecotti, Diego D’Amelio, Patrick Karlsen, Giulio Mellinato, Gloria Nemec, Lorenzo Nuovo, Mila Orlic, Monica Rebeschini, Roberto Spazzali, Fabio Todero Comitato scientifico Giuseppe Battelli, Marco Bellabarba, Massimo Bucarelli, Andrea Di Michele, Marco Dogo, Gabriele D’Otta­ vio, Paolo Ferrari, Aleksej Kalc, Giorgio Mezzalira, Marco Mondini, Luciano Monzali, Egon Pelikan, Giovan­ na Procacci, Raoul Pupo, Silvia Salvatici, Nevenka Troha, Marta Verginella, Rolf Wörsdörfer Direttore Diego D’Amelio Redazione Francesca Bearzatto Direzione, redazione e amministrazione Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia Salita di Gretta 38, 34136 Trieste telefono: 040.44004 fax: 0404528784 mail: [email protected] sito: http://www.irsml.eu/qualestoria/ Editing testo in inglese Genni Gunn «Qualestoria» è la rivista dell’Irsml FVG, fondata nel 1973 come «Bollettino dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia». Ospita contributi di autori italiani e stranieri, promuo­ vendo la pubblicazione di numeri monografici e miscellanei. La rivista propone tradizionalmente tematiche legate alla storia contemporanea dell’area alto­adriatica e delle zone di frontiera, rivolgendo particolare atten­ zione allo studio e alla storiografia dei paesi dell’Europa centro-orientale e balcanica. Le proposte di pubblica- zione vanno inviate all’indirizzo e­mail della redazione. Saranno preventivamente valutate da esperti interni ed esterni al comitato di direzione. I saggi pubblicati nella sezione «Studi e ricerche» sono sottoposti in forma ano­ nima a double-blind peer review. «Qualestoria» è attualmente presente nei seguenti indici: Bibliografia storica nazionale, Catalogo italiano dei periodici (Acnp), Essper, Gbv (Gemainsame Bibliotheksverbund), Google Scholar, Res. È inoltre inserita dall’Anvur nella lista delle riviste scientifiche ai fini dell’abilitazione scientifica nazionale. La rivista non si intende impegnata dalle interpretazioni e vedute espresse da articoli e note firmati. ISSN: 0393­6082 Registrazione del Tribunale di Trieste n. 455 del 23 febbraio 1978. Iscrizione al Roc n. 16557 del 29 giugno 2000. © 2016, Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia Abbonamento annuale: ordinario 30 €, sostenitore 60 €, estero 41,5 € Costo di un singolo numero: 15 €. Fascicoli arretrati: 15 € I versamenti vanno effettuati su C.c.p. 12692349 intestato a Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia BANCOPOSTA IT 48 H 07601 02200 000012692349 Unicredit IT 90 Z 02008 02230 000005469067 Tariffa regime libero/ Poste italiane S.p.A./ Spedizione in abbonamento postale 70%/ DCB Trieste Fotocomposizione e stampa: Stella arti grafiche - Trieste Copertina: Le brigate vanno a costruire la strada a Ježica, Ljubljana, 3 luglio 1946. Foto: Miloš Švabić, Proprietà del Museo Nazionale di Storia contemporanea della Slovenia Brigadirji na poti k gradnji ceste na Ježici. Ljubljana, 3 julij 1946. Foto: Miloš Švabić, hrani: Muzej novejše zgodovine Slovenije SOMMARIO CONTENTS Sconfinamenti storiografici e attraversamenti di confini Historiographical digressing and crossing borders a cura di Marta Verginella Marta Verginella Sconfinamenti storiografici e attraversamenti di confini 7 Studi e ricerche Studies and researches Marko Klavora Attraverso la cortina di ferro: i minatori di Bretto e 13 l’instaurazione del confine italo-jugoslavo nel 1947 The establishment of the italian-yugoslav border in 1947 and the memory of the community of Log pod Mangartom Urška Strle Go West! Illegal postwar migrations from the Soča region in 27 the light of a case study Petra Testen La nostra «materia prima». Le donne slovene a servizio a 47 Gorizia tra Otto e Novecento Our «raw material». The Slovenian Women As Domestic Servants in Gorizia Between the 19th and 20th Centuries Jernej Mlekuz Quando parlano le silenti. Le testimonianze delle domestiche 65 delle Valli del Natisone When the silenced speak out. The testimonies of housemaids from the Slavia friulana Ana Cergol Il destino delle madri nubili negli atti processuali sugli 81 infanticidi e sugli aborti tra il 1860 e il 1910 nell’area triestina Forbidden sexual relations according to court records on infanticides and abortions between 1860 and 1910 in the Trieste Region Matjaž Stibilj La fratellanza italo­slava e le brigate giovanili giuliane di 99 lavoro volontario provenienti dalla zona A impegnate in Jugoslavia The Slovenian-Italian brotherhood and the Julian youth voluntary work brigades from A Zone active in Yugoslavia Kaja Širok La fragilità della memoria. Il ricordo e l’identità nel goriziano 121 Fragility of memory. Remembrance and identity in the «goriziano» border region Gli autori di questo numero 135 «Qualestoria» n. 1, giugno 2016 Introduzione Sconfinamenti storiografici e attraversamenti di confini di Marta Verginella Dalla seconda metà dell’Ottocento alla fine del Novecento l’area alto adriatica è stata al centro di numerose storicizzazioni caratterizzate da una pluralità di approcci metodologici e di scelte epistemologiche. Diverse generazioni di ricercatrici e ricercatori si sono cimen­ tate principalmente con lo studio della storia politica (in forma minore e meno frequente hanno indagato quella economica, sociale e culturale) di un territorio che è multietnico e multilinguistico e che in un secolo e mezzo ha visto modificare il tracciato del suo confine geopolitico, prima italo-austriaco, poi italo-jugoslavo e infine quello italo-sloveno e slove­ no­croato, e di conseguenza variare anche l’appartenenza dei luoghi ai singoli Stati. I due conflitti mondiali del Novecento hanno contribuito a delineare con le successive transizioni postbelliche una cronologia particolarmente calda1, anch’essa al centro di numerosi studi, in gran parte locali, ma che negli anni più recenti hanno assunto sempre di più carattere nazionale e internazionale. L’area transfrontaliera, che per un secolo e mezzo è stata oggetto di osservazione da parte delle storiografie nazionali, è diventata anche contenuto di contenzioso storiografico. Dal­ la metà dell’Ottocento in poi le storiografie attive nel Litorale austriaco, soprattutto quella italiana e slovena, hanno concentrato tutta la loro attenzione sugli eventi politici per farli diventare parte integrante della genealogia nazionale di confine. La nazione veniva assunta come un’unità fondamentale di analisi, in piena coerenza con la master narrative eurocentri­ ca tradizionale2. Soprattutto dopo la dissoluzione dell’Austria­Ungheria scrivere la storia del confine orientale dell’Italia ha significato soprattutto fissare in termini nazionali la storia della popolazione italiana nella Venezia Giulia. Fare storia del confine occidentale jugoslavo, slo­ veno e croato, dopo il 1918 ha corrisposto invece alla volontà di mettere in luce la storia della minoranza jugoslava rimasta nel territorio dell’ex Litorale austriaco annesso dall’Italia. In questo sforzo storiografico, prolungatosi anche dopo la fine della Seconda guerra da ambedue i versanti del confine, si riflette l’asimmetria tra le varie tradizioni storiografiche, divenute ahimè depositarie delle rispettive genealogie nazionali. Eterogenea sotto il profilo storiografi­ co e più variegata sotto quello ideologico quella italiana, mentre quella «jugoslava», o meglio slovena e in parte anche croata, appare più uniforme nelle impostazioni metodologiche ed epistemologiche. Senza distinguersi molto tra di loro, i vari ambienti storiografici impegnati nella scrittura della storia di confine cercarono di soddisfare le richieste espresse dai soggetti politici e culturali allora in competizione, e soprattutto esaudire le loro aspettative riguardo alla volontà di attestare l’identità nazionale di un territorio multietnico, com’è appunto quello dell’alto adriatico. In quanto fornitrice di verità storica la singola storiografia cercò di com­ provare la «vera» appartenenza dei territori contesi e di legittimare la loro conquista. Com’è noto, far coincidere i limiti della nazione con i limiti statali e l’uso della lingua con l’identità, è stato l’imperativo perseguito dalla metà dell’Ottocento in poi anche da altre storiografie 1 E. Zerubavel, Mappe del mondo. Memoria collettiva e costruzione sociale del passato, il Mulino, Bologna 2005, p. 47. 2 L. Di Fiore, M. Meriggi, World history. Le nuove rotte della storia, Laterza, Roma-Bari 2011, p. 85 8 Marta Verginella europee nazionali3, ma l’apporto da esse dato a tal fine non è stato sempre così importante e interessato come quello prodotto dalla storiografie operanti nell’area alto adriatica4. In effetti, è nella pratica storiografica militante sotto il profilo politico-nazionale allora predominante che vanno ricercate la cause di uno scarso interesse per la prospettiva trans­ nazionale, proposta come sconfinamento storiografico sul versante dell’altra nazione da Angelo Vivante nel suo Irredentismo adriatico già nel lontano 19125. A dimostrare ancor oggi le difficoltà nel praticare

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