
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE TESI DI LAUREA IN TEORIA E TECNICHE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA PROBLEMATICITA’ DELLA FASCIA “PROTETTA”: MONITORAGGIO DEI PALINSESTI RAI RELATORE: Ch.ma Prof.ssa DIANA SALZANO CANDIDATA: VICHY BOTTERI Matr. 365/783 CORRELATORE: Ch.mo Dott. NICOLA LA SALA Anno accademico 2007/2008 1 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE TESI DI LAUREA IN TEORIA E TECNICHE DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA PROBLEMATICITA’ DELLA FASCIA “PROTETTA”: MONITORAGGIO DEI PALINSESTI RAI RELATORE: Ch.ma Prof.ssa DIANA SALZANO CANDIDATA: VICHY BOTTERI Matr. 365/783 CORRELATORE: Ch.mo Dott. NICOLA LA SALA Anno accademico 2007/2008 INDICE Introduzione 2 Capitolo I Violenza televisiva e minori 4 I.1 Televisione e Minori 4 I.2 Il Potere dell’Immagine 20 I.3 Il destino dell’infanzia nella società delle immagini 28 I.4 Le Ricerche Italiane 36 Capitolo II Aspetti normativi della tutela dei minori e programmazione televisiva Rai per l’infanzia e l’adolescenza 46 II.1 La tutela dei minori 46 II.2 Lo scenario internazionale ed europeo 49 II.3 Il panorama normativo italiano: dalla nozione di ‘riserva statale’ alla Legge Maccanico. 55 II.4 I codici di autoregolamentazione per la tutela dei minori e il nuovo assetto della radiotelevisione 66 II.5 La programmazione televisiva per l’infanzia e l’adolescenza della Rai 84 Capitolo III Monitoraggio dei palinsesti Rai in fascia “protetta” 102 III.1 L’Osservatorio “Violenza, Media, Minori” 102 III.2 Lo strumento di rilevazione: “le griglie di monitoraggio” 106 III.3 Le problematicità della fascia ‘protetta’ 114 Appendice : Codice di autoregolamentazione Tv e minori 151 Riferimenti bibliografici 162 1 Introduzione Questo lavoro, dal titolo “Problematicità della fascia ‘protetta’: monitoraggio dei palinsesti Rai”, nasce dalla stimolante esperienza vissuta nell’ambito del Laboratorio di monitoraggio dei palinsesti televisivi condotto dalla professoressa Diana Salzano coordinatrice dell’Osservatorio “Violenza, Media, Minori” dell’Università di Salerno. La partecipazione al Laboratorio mi ha dato la possibilità di approfondire il tema degli effetti della televisione sul pubblico dei minori e sperimentare metodologie e strumenti di rilevazione dei contenuti televisivi. Grazie alla collaborazione della professoressa Salzano con il “Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione Tv e minori” e l’Autorità per le garanzie delle comunicazioni, nelle persone rispettivamente di Emilio Rossi e Sandro Montanari, i miei colleghi ed io abbiamo potuto usufruire di metodologie di analisi atte a valutare i programmi messi in onda durante la fascia “protetta”. Monitorare un programma, secondo Sandro Montanari, significa avere chiare la letteratura e le recenti ricerche scientifiche sul rapporto Media e Minori, gli effetti dei media sul soggetto in età evolutiva, le norme e la giurisprudenza di settore e infine la storia e la metodologia di costruzione del palinsesto di una determinata emittente televisiva. Questi diversi aspetti sono stati approfonditi nei primi due capitoli di questa tesi. Nell’ultimo capitolo, invece, ho dato ampio spazio alle valutazioni e ai risultati conclusivi del monitoraggio dei programmi trasmessi dalle reti Rai. 2 Un grazie di cuore va alla professoressa Diana Salzano che con competenza, passione e professionalità ha saputo “condurmi” nell’interessante mondo della Media Education, mi ha offerto la sua fiducia e svelato un grande segreto: “bisogna credere nelle proprie passioni, trarre forza da esse e andare avanti”. Ringrazio, inoltre, il dottor Nicola La Sala per la disponibilità dimostratami. Dedico questo mio primo traguardo ai miei “aquiloni” che hanno saputo condurmi durante tutto il percorso di vita e hanno avuto un’infinita pazienza in questi mesi di “scrittura creativa”. Ai miei quattro nonni che amo immensamente, so che saranno felici per la loro prima nipote laureata. Ai miei parenti tutti, agli “interculturini” e al “metodo Flavia” a tutte le persone incontrate nel mio cammino dall’Australia al Belgio fiammingo, se non vi avessi incontrato non sarei quel che sono ora. Un grazie particolare va alla mia “sorella riccia freudiana” Manju, che mi ascolta e mi vuole bene da ben 11 anni; al mio raggio di sole Mirella che mi ha insegnato a ‘campà; a Marilena e Francesca le mie sorelline di casa; a Luciano e Antonio mio colleghi di studio e a Picci. Un grazie, infine, a Marco che ha saputo trasmettermi serenità e “Amoree”! 3 CAPITOLO I: VIOLENZA TELEVISIVA E MINORI I.1. Televisione e Minori Le ricerche sui diversi effetti dei media e, in particolare della televisione, soprattutto sul target infantile e adolescenziale, vantano un’antica tradizione in America e nei paesi anglosassoni. Le ricerche pioneristiche di Schramm, Lyne e Parker (1961), svolte negli Stati Uniti, e quelle di Himmelweit, Oppenheim e Vince (1958), realizzate in Inghilterra, evidenziano come la quantità di consumo televisivo abbia conseguenze importanti su alcuni aspetti dello sviluppo sociale ed intellettivo dei bambini. Inoltre, in determinate situazioni, l’espressione di comportamenti aggressivi, può essere facilitata da tale consumo, espressione che, comunque risulta modulata da variabili inerenti alla personalità e all’esperienza sociale dei minori. La ricerca scientifica ha, di volta in volta, rivolto la propria attenzione a sfaccettature diverse del problema; infatti in taluni casi, sono stati indagati gli effetti a breve termine, in altri quelli a lungo termine (Salzano 2000). La letteratura sull’argomento è estremamente vasta. Sono state dedicate più di cinquemila ricerche in diversi paesi, sul presunto nesso tra la violenza televisiva e quella reale. Da imponenti studi longitudinali e transculturali è emerso che gli effetti della televisione sull’età dello sviluppo, si inseriscono in una complessa trama di variabili in continua interazione ed evoluzione: personalità dello spettatore, età, sesso, contesto socio-culturale di appartenenza, qualità e quantità della fruizione televisiva, tipo di messaggio veicolato e così via. E’ nell’ambito del sistema di tali variabili che la televisione esercita le sue influenze sulle rappresentazioni della realtà sociale che il bambino si costruisce, sui sistemi di 4 valori e sulle valutazioni etiche che viene assimilando, sui processi cognitivi e linguistici, sulle emozioni e sull’acquisizione di modelli comportamentali come quelli di tipo aggressivo o prosociale. E’ in questo contesto che richiede dati e analisi di ordine interdisciplinare che le influenze della televisione sullo sviluppo si stanno progressivamente chiarendo. Ciò ci porta a precisare però che troppo spesso la televisione è stata ritenuta “il capro espiatorio” al quale attribuire le colpe di qualsiasi disfunzione sociale. In questa sede non faremo della televisione una vittima da immolare e da demonizzare, secondo il meccanismo sacrificale girardiano1, ma studiare gli aspetti di intrinseca problematicità per dare il giusto valore alle cose. “La televisione, come ha ben rilevato Hervè Bourges, non è né l’unica causa né il solo antidoto ai mali della società moderna ma ne costituisce piuttosto il riflesso”(Salzano 2000:139). Il problema è che tale riflesso ci accompagna per gran parte del nostro tempo quotidiano ed è per questo che è necessario studiarlo, per comprenderne la portata. Queste ricerche, oltre ad avere un valore epistemologico importante, evidenziano come sia difficile parlare del rapporto tra media, violenza e minori come di un rapporto di causa-effetto. Il tema così tanto dibattuto non ha trovato però tutti concordi nel constatare l’influenza dei media sulla violenza reale per ragioni metodologiche (Salzano 2000: 144). Infatti, perché i risultati di uno studio siano validi devono poter essere replicabili; cioè seguendo le stesse procedure si devono 1 Secondo René Girard nel momento in cui la violenza irrompe nella società, essa, nel suo istinto di sopravvivenza, richiede una vittima da sacrificare per espiare le colpe e le responsabilità che gli appartengono. La violenza rituale del sacrificio di uno, per il bene della comunità, ha colpito oggigiorno anche i media contemporanei. Essi incarnano la violenza che incombe sull’intera struttura comunitaria ed è per questo che diventano il capro espiatorio al quale attribuire le colpe di qualsiasi disfunzione sociale (Girard 1986). 5 necessariamente ottenere gli stessi risultati. Il problema è proprio questo, e cioè non sempre le variabili in gioco sono costanti e controllabili, per cui risulta difficile isolare tra questi fattori, il solo effetto della violenza dei media. Gli studiosi che non confermano il nesso tra violenza mediatica e comportamento aggressivo, proprio per le ragioni su citate, sono pochi. Tra questi ricordiamo Feshbach e la sua nota “Teoria della Catarsi” (1961). Secondo l’autore, la visione di scene di violenza possono avere un effetto catartico sul minore in quanto quest’ultimo può liberarsi dalle proprie pulsioni negative, scaricandole sul piano dell’immaginario ed impedendo così che si traducano in azioni violente. Il rapporto con la televisione non solo varia in relazione al diverso peso che hanno altri modelli mutuati dall’ambiente socio-culturale di appartenenza, ma tale rapporto dipende, inoltre, dalla personalità del soggetto, dalla sua maturità psicologica, dalla sua capacità di distinguere la fiction dalla realtà. La teoria di Feshbach è interessante
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