oo. ~- .,(!) ~ .< 00 '1' 00 """ STRENNA DEI ROMANISTI NATALE DI ROMA 2000 ab U .c. MMDCCLIII ADDAMIANO - BARBERJTO - BENOCCJ - BIANCINI - BOARI MICHETTI - BORGHESE - CAMBELLOTTI - CARDELLI - CAZZOLA - CECCARELLI - CEccoPIERI MARUFFI - CERESA - D' AMBRos10 - DEL RE - DELPINO - EscH - EsCOBAR - FAITROP PORTA - FLORIDI - FRAPISELLI - GUGLIELMI - GUIDONI - HARTMANN - LIO - LOTTI - MARIOTTI BIANCHI - MARTIN! - MASETTI ZANNINI - MERLO - MORELLI - F. ONORATI - U. ONORATI - PACELLI - PAGLIALUNGA - PIRZIO BIROLI - POCINO - POGGI - QUINTAVALLE - RAVAGLIOLI - Russo BONADONNA - Russo DE CARO - SAMARITANI - SANTINI - SCARFONE - SERLUPI - STADERINI - TAMBLÈ - TOURNON - VERDONE - VIAN MAnJRIS NISIBUS In copertina: (o'EDl1lJCE ROMA AMO~ L'inaugurazione della facciata della Basilica di S. Pietro il 30 settembre 1980 1999, dopo il restauro realizzato dalla Reverenda Fabbrica di S. Pietro e dall'ENI, partner scientifico e tecnologico dell'opera. EDITRICE ROMA AMOR 1980 Comitato dei curatori: MANLIO BARBERITO UMBERTO MARIOTTI BIANCHI ANTONIO MARTIN! FRANCO ONORATI MARIA TERESA Russo BONADONNA DONATO TAMBLÈ Coordinamento e impaginazione: GEMMA HARTMANN FRANCO PEDANESI EMANUELA PEDANESI FRANCESCO PICCOLO Consulenza editoriale: ANDREA MARINI MMDCCLIII AB VRBE CONDITA © EDITRICE ROMA AMOR 1980 ....._ Nel quarto centenario della morte Il mito di Beatrice Cenci nella letteratura "Davanti a Lui camminerà la giustizia" Salmo 84 L' 11 settembre del 1999 è caduto il quarto centenario della morte di Beatrice Cenci e la benemerita Fondazione Marco Besso, fedele alle sue tradizioni culturali, ha voluto ricordare questo even­ to, sempre vivo nella coscienza del popolo romano, promuovendo una splendida mostra sulla famiglia Cenci e la sua tragedia, d'inte­ sa con l'Archivio Storico Capitolino, e con la collaborazione della famiglia Cenci Bolognetti, della Soprintendenza dei Beni artistici e storici di Roma, l'Archivio di Stato di Roma, il Centro Studi sulla Cultura e l'Immagine di Roma e il Museo Criminologico. Alla mostra hanno fatto da supporto una serie di manifestazioni culturali, durante le quali una ventina di studiosi delle varie disci­ pline, dalla storia alla letteratura, dalla storia dell'arte alla musica e alle arti dello spettacolo, hanno fornito al numerosissimo pubblico le diverse chiavi di lettura del famoso evento e dei suoi protagoni­ sti. Tutti gli interventi saranno riuniti in un volume che conterrà gli atti del Convegno, sempre a cura della Fondazione Marco Besso che ha anche pubblicato uno splendido catalogo della mostra, non­ ché il volume di Niccolò Del Re sul difensore di Beatrice dal titolo Prospero Farinacci giureconsulto romano (1544-1618). Il sedicesimo secolo si chiudeva a Roma con la tragedia della famiglia Cenci, destinata, come abbiamo detto, a rimanere per sem­ pre viva, non solo nella coscienza del popolo romano, ma in tutto •DD l'immaginario collettivo, come dimostrano la quantità di opere nar­ oò•.i%. rative, di componimenti poetici, di lavori teatrali, musicali e cine­ matografici, nonché dipinti e sculture che da allora ad oggi sono Tiratura riservata alla Banca di Roma 7 ....__ stati ispirati a quell'evento, da parte di artisti di ogni nazione e di non sono andati al di là della cronaca o della ricostruzione storica ogni rango, per tacere del davvero cospicuo numero di racconti, rifa­ dei fatti. cimenti e poemetti che alla tragedia hanno dedicato i cantastorie e i Forse, per carità delle patrie lettere, dovremmo escludere dalla "poeti a braccio" frequentatori delle antiche osterie e delle fiere pae­ nostra rassegna l'indigeribile romanzane di Francesco Guerrazzi sane, nell'ambito di quella che si usa chiamare letteratura popolare. Beatrice Cenci Storia del XVI secolo, opera di insopportabile reto­ A cosa è dovuta questa incancellabile presenza attraverso i seco­ rica e di faziosi intenti, ma che va esaminato comunque per la sua li, questo tramandarsi di generazione in generazione di un'autenti­ fama, anche se immeritata. Se qualcuno pensasse che il nostro giu­ ca pena collettiva per la sorte di Beatrice, sorte da sempre ritenuta dizio sia troppo severo ci basterà citare quello espresso, con ben immeritata dalla coscienza popolare che pronunciò subito la sua maggiore autorità da Benedetto Croce: "L'orrendo che è sparso a sentenza assolutoria? Insomma, perché, in qual modo questa tra­ piene mani in tutti i suoi libri è un orrendo senza intimo fremito, gedia si è trasformata in "mito", come è accaduto per Giuditta e sebbene (quasi appunto perché) reboante di esclamazioni e tutto Giaele e, sotto diverso profilo, per Ifigenia e Polissena e altre figu­ contesto di minuziose descrizioni spaventosissime. È un orrendo di re femminili chiamate dalla sorte a debellare il Male, e, a volte, sop­ testa e non di cuore, un'esagitazione di cose terribili non ispirate da primendo colui che lo incarna e spesso pagando col sacrificio della reale terrore dell'anima." propria vita. Da un lato, la figura di Francesco Cenci, nei suoi aspetti esteriori In ogni caso, l'immaginario collettivo ha sempre trasfigurato la è disegnata sempre con accenti di una truculenza, di una malvagità loro vicenda in simboli, in "miti", come, del resto, avviene di tutti tali che definirlo demoniaco sarebbe del tutto inadeguato, mentre, gli eventi storici o immaginari in cui siano in gioco in modo deci­ dall'altro, corrisponde una Beatrice sulla quale le incredibili sevi­ sivo i quattro grandi pilastri del vivere umano: l'Amore, la Morte, zie, gli atroci maltrattamenti inflittigli dal padre hanno il solo effet­ il Bene e il Male. to di aumentare a dismisura la sua devozione, il suo rispetto, la sua E allora vediamo perché e come questa tragedia, nella persona volontà di obbedienza filiale: una figura, insomma, di tale stupida, della sua maggiore protagonista si sia trasfigurata da cronaca a intollerabile innocenza che rischia persino di renderci simpatico il mito, tenendo ferma la splendida definizione che del mito ci ha con­ suo carnefice. segnato il grande scrittore tedesco Thomas Mann e cioè "veste Senza nulla togliere alla sincera, profonda fede politica di uomo solenne del mistero che rende presente il passato e il futuro". Il del Risorgimento che animò l'autore, si aggiunga che il romanzo mistero è quello della vita: vita di noi singoli e vita dell'umanità guerrazziano appartiene - collocandosi nei primissimi ranghi - a quel­ tutta nel suo eterno cammino che chiamiamo Storia e di cui i miti la letteratura ferocemente anticlericale che additava nel Papato e costituiscono la chiave che ci consente di leggere le sue immutabi­ nella Chiesa la sentina di ogni vizio e l'ostacolo vero per poter instau­ li leggi, per cui, appunto, come dice Mann, il passato e il futuro si rare nel mondo il regno della giustizia; apparteneva insomma a quel fanno presente. repubblicanesimo il cui credo politico consisteva nel temperato Per rispondere a questi interrogativi esaminiamo le interpreta­ obiettivo di strozzare l'ultimo re con le budella dell'ultimo prete. zioni che hanno dato alla figura di Beatrice e all'intera vicenda A puro titolo esemplificativo, citiamo un brano con il quale pro­ alcuni tra gli scrittori che ne hanno fatto il tema della propria opera, babilmente intendeva metterci in guardia nel caso in cui la nostra escludendo, perché ininfluenti ai fini di questa ricerca, quelli che cattiva sorte ci ponesse a contatto con qualche cardinale: " ... vesto- 8 9 ......._ no di rosso, parenti del carnefice, in troppe cose più che il colore della veste" e ci spiega amorevolmente il perché hanno la veste di quel colore: "rossa come un dì i paludamenti di guerra degli spar­ tani perché non vi si scorga il sangue che vi è sopra." Senza dubbio a causa della nefasta influenza del Papato e della Curia che noi siamo costretti ad ospitare, ogni volta che gli accade di descrivere la nostra città il quadro che ci offre è terrificante. In poco meno di una decina di pagine ci parla del Tevere con una interminabile serie di periodoni, tutti comincianti con la lamentosa invocazione "Oh! Tevere" intrattenendoci sulle tragedie, le sventu­ '"" V)r--- re, le malefatte, i delitti, le pestilenze di cui è stato testimone nei I secoli, senza darci mai un solo minuto di pace e di serenità. E così '° ~~'--' in un brevissimo accenno (appena tre pagine) allo scirocco romano, ..... ci offre una spaventosa descrizione di questo vento, al cui parago­ §~ "'~ ne il più terribile dei tifoni che gettano usualmente lutti e distruzio­ s ·~ .,: ~ ni nel Pacifico diventa una ristoratrice brezzolina. l.J u :;: ..... Ma la cosa più stupefacente è che con tutta questa retorica, que­ ~~ ~ . sto diluvio di aggettivi e di superlativi ha l'incoscienza di dettare l.J ·e: queste norme da osservare da parte dei suoi colleghi scrittori: ·s g <::i "' ~ "' "Carattere eterno del vero e del bello noi dobbiamo estimare nella i:i::i ...... ~ semplicità, rammentando che la verità incede nuda, badi pertanto s~ ·;:;"' l'eloquenza di non avvilupparsi in mantelloni alla Bernini." "' o ~~....., tl cn Le figure dei due massimi protagonisti della tragedia, Francesco ·e e Beatrice, trovano ben diversa valutazione e, ovviamente, ben ~ diverso stile nel racconto stendhaliano. La figura di Francesco è vista in tutta la sua abiezione e, infatti scrive: "non fu mai visto entrare in chiesa, viaggiava solo e quando il cavallo era stanco ne acquistava un altro o lo rubava e fece costruire la chiesa di S. Tommaso per avere sotto gli occhi le tombe dei figli per i quali nutriva un odio immenso". Ma è originale l'interpretazione stend­ haliana di questa eccezionale personalità che ci viene prospettata come un'incarnazione del Don Giovanni, cioè un uomo che per il soddisfacimento dei suoi istinti si pone al di sopra del bene e del 10 11 ~ male e delle leggi, che osa sfidare l'opinione pubblica e cancella dal un sunto della vicenda, senza particolari commenti e interpretazioni. suo vocabolario la parola peccato come ostacolo al raggiungimen­ to dei suoi fini: anticipazione, in questo senso, del superuomo nietz­ Anche un insigne scrittore italiano del nostro tempo e la cui arte schiano.
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