PROGRAMMA UFFICIALE SETTIMANE MUSICALI DI STRESA 26 AGOSTO - 16 SETTEMBRE 1963 TEATRO DEL PALAZZO DEI CONGRESSI SALONE DEGLI ARAZZI DI PALAZZO BORROMEO ALL'ISOLA BELLA L’ Orchestra della Scala La consuetudine milanese, invalsa a mezzo il. Settecento, ed àuspice Giambattista Sanmartini, di regolari e frequenti concerti orchestrali nel cortile del Palazzo Sforzesco, se ebbe storico rilievo nella formazione della sinfonia, non mancò di influire anche sulla costituzione dell’or­ chestra destinata agli spettacoli lirici e coreografici della Scala: e invero, sin dall’inaugurazione del teatro — avvenuta nel 1778 con /’Europa Ri­ conosciuta di Salieri — l’orchestra scaligera presenta un organico di settanta elementi, cifra assai superiore allo standard teatrale dell’epoca. Gli statuti del 1802 e l’assunzione di uno stabile maestro al cembalo nella persona del Lavigna, maestro di Verdi, ne vanno poi progressi­ vamente migliorando l’efficienza, sì che nel 1830 l’inglese William Staf- ford può constatare come l’orchestra della Scala sia « migliore e più numerosa che in qualsiasi altra città italiana ». Stabilizzatosi sugli ottanta elementi, l’organico viene elevato nel 18J5 a cento da Franco Faccio: il quale estende insieme l’attività dell’or­ chestra al settore sinfonico, allora pressoché sconosciuto in Italia. Al­ l’Esposizione Universale di Parigi (1878) la rinnovata orchestra della Scala incontra entusiastiche accoglienze; l’anno seguente si costituisce la Società Orchestrale della Scala, e le stagioni liriche avranno perma nenie complemento sinfonico. Applaudita nelle principali città d’Italia, ma ancora in Francia, in Gran Bretagna e in Svizzera, l’orchestra della Scala, nel quarantennio precedente la prima guerra mondiale, vedrà sul podio i pionieri Faccio, Mancinelli e Martucci, seguiti da Toscanini, Guarnieri, Serafin, Mascagni, Gui, Marinuzzi; ed ospiti stranieri innu­ meri, da Lamoureux a Nikisch, da Fri ed a Schuricht. Costituitosi l’Ente Autonomo della Scala, è Arturo Toscanini a creare e ad animare la nuova orchestra, recandola a trionfale battesimo, fra il ’20 e il ’21, in tutta Italia e negli Stati Uniti d’America. Concluso nel ’29 l’aureo periodo toscaniniano, celebrati direttori italiani e stranieri si alternano tuttavia sul podio della Scala, la cui attività continua in altre sedi anche dopo la distruzione del teatro (agosto ’43). Doveva essere ancora Toscanini, giunto sulla soglia degli ottani’anni, a inau­ gurare la risorta Scala nel maggio del ’46. Da allora l’orchestra scali­ gera, nelle pause dell’intensa attività stagionale, offre il suo concorso a. spettacoli e a concerti in Italia e all’Estero: da Lucerna a Vienna, da Johannesburg a Edimburgo e a Bruxelles. L’Orchestra della Scala Nino Sanzogno Alexis Weissenberg NINO SANZOGNO, nato a Venezia nel 1911, ha compiuto gli studi musicali al « Benedetto Marcello », diplomandosi in violino alla scuola di F. De Guarnieri, e in composizione a quella di Mezio Agostini; seguì quindi a Venezia le lezioni di alta composizione di Malipiero e a Bruxelles i corsi direttoriali di Scherchen. Nel ’37, ancor giovanissimo, era nominato direttore stabile del Teatro La Fenice, appena eretto in ente autonomo; nel dopoguerra assumeva a Milano la direzione dei Pomeriggi Musicali, e quindi dell’orchestra della RAM. Intensifi­ cando il suo lavoro alla Scala, inaugurava nel ’55 la Piccola Scala, partecipava alle applaudite tournées straniere dei complessi scaligeri: nell’autunno del ’62 era chiamato alla direzione stabile dell’orchestra della Scala. Il nome di Nino Sanzogno è legato a molte prime rappre­ sentazioni assolute — dal postumo Angelo di Fuoco di Prokofiev alla Fenice ai Dialoghi delle Carmelitane di Poulenc alla Scala — e a innumerevoli prime italiane, da Lulù di Berg, a Cardillac di Hindemith, a Lady Macbeth di Shostakovich. ALEXIS WEISSENBERG, nato a Sofia nel 1929, ha studiato pianoforte sotto la guida della madre, quindi del pianista e compositore Pantscho Wladigeroff. Dopo una prima tournée in Sud Africa, Israele ed Egitto, seguì i corsi di perfezionamento tenuti da Samaroff alla Juilliard School of Music di Nuova York. Nel ’57, vincitore del primo premio ai con­ corsi pianistici di Nuova York e di Filadelfia, debutti) al Carnegie Hall con la Filarmonica di Nuova York diretta da Szell, e a Filadelfia con quella orchestra sinfonica diretta da Ormandy. Dopo tre tournées nel­ l’America del Nord, si recò nell’America latina, e quindi in Europa; dal ’60 ha svolto un’intensa attività concertistica anche in Italia. Lunedì 26 agosto 1963 - Ore 21,15 TEATRO DEL PALAZZO DEI CONGRESSI CONCERTO SINFONICO diretto da NINO SANZOGNO con il concorso del pianista ALEXIS WEISSENBERG Giuseppe Verdi Quartetto in mi minore (in versione orchestrale) Allegro Andantino Prestissimo Scherzo Fuga Sergei Rachmaninov Terzo Concerto per pianoforte e orchestra op. 30 Allegro ma non tanto Intermezzo Finale Solista : ALEXIS WEISSENBERG Richard Wagner Idillio di Sigfrido Modest Mussorgski Quadri di una esposizione, suite (versione strumentale di Maurice Ravel) ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO La duplice ricorrenza dei centocinquant’anni dalla nascita di Giuseppe Verdi (Busseto, 1813 - Milano, 1901) e di Richard Wagner (Lipsia, 1813 - Venezia, 1883) è ricordata nel concerto di questa sera con due pagine accomunate dalla sorpresa che gli autori vollero con esse ri­ serbare a familiari e ad amici; e ancora dal. fatto che le due compo­ sizioni strumentali costituiscono un’eccezione nella produzione di Verdi e di Wagner, interamente consacratisi, seppure per vie diverse, al teatro musicale. Fu dopo la prima di Aida al San Carlo (1873) che Verdi convocò gli amici nel suo albergo napoletano accogliendoli con l’inat­ tesa esecuzione del Quartetto in mi minore, appena ultimato: una pagina che il maestro considerava di carattere strettamente privato, con­ cedendo poi quasi malvolentieri il suo assenso ad una pubblica esecuzione a Milano nel ’75. Il Quartetto — in cui Verdi s’è attenuto alla strut­ tura tipica dell’ultimo Mozart e di Schubert, non senza qualche spunto melodrammatico — viene presentato questa sera in inconsueta ver­ sione orchestrale: possibilità, del resto, ammessa e quasi caldeggiata da Verdi stesso quando, nel ’77, una proposta al riguardo gli giunse da Londra. La gioia di Wagner per la nascita, di un figlio, cui aveva imposto il nome di Sigfrido, e la sua gratitudine per Cosima (e per lui e per te 10 dovevo ringraziare il cielo con un canto musicale...) sono all’origine de/Z’Idillio di Sigfrido, scritto da Wagner sui temi che concludono ap­ punto il terz’atto della seconda giornata della Tetralogia, e noti sotto 11 nome di. temi della pace, del sonno, di Sigfrido tesoro del mondo e della decisione d’amare. Nella sera di Natale del 1870 (non, come talora si ripete, per la nascita o il battesimo del figlio) una piccola orchestra nascosta nella villa di Tribschen, operosa dimora di Wagner sul lago dei Quattro Cantoni, eseguì per la prima volta /’Idillio, fra la commossa sorpresa di Cosima (le prove s’erano svolte in gran segreto all’Hotel du Lac di Lucerna). La preziosa partitura autografa è con­ servata oggi nel piccolo museo wagneriano istituito nella medesima villa di Tribschen. Allievo al Conservatorio di Mosca di Siloti per il pianoforte, di Arenski e Tanejev per la composizione, Sergei Vassilievich Rachmaninov (One- ga, Novgorod, 1873 - Beverly Hills, California, 1943) non tardò ad af­ fermarsi come un pianista insigne, conteso fra le maggiori istituzioni d’Europa e d’America. Copiosa la sua produzione, che include tre opere liriche, poemi sinfonici, cantate e varia musica strumentale, ma sovratutto musiche pianistiche, tra cui quattro Concerti per pf. e or­ chestra. Il Terzo Concerto op. 30, venne scritto a Mosca nel 1909, alla vigilia della partenza del maestro per gli Stati Uniti d’America, ed ebbe in quello stesso anno la sua prima esecuzione a Nuova. York nella direzione di Walter Damrosch, e quindi di Gustav Mahler: impron­ tato a un lirismo di derivazione ciaikovskiana, esso appare di fisionomia sostanzialmente virtuosistica. Nella sua breve vita, insidiata dall’alcoolismo, l’autodidatta Modesto Petrovic Mussorgski (Karewo, Pskow, 1839 - Pietroburgo, 1881) ebbe campo di imporsi come la maggior personalità del Gruppo dei Cinque, non solo con i capolavori di Boris Godunov e di Kovanchina, ma an­ cora attraverso le liriche per canto e pianoforte, e alcune pagine pia­ nistiche, fra le quali la Suite Quadri di Un’Esposizione, ispirata al musicista da una mostra postuma di disegni dell’architetto Hartmann, e illustrata nel suo intento programmatico da un’annotazione alla prima edizione. Dopo un’introduzione marcatamente ritmica, Promenade, che più volte ritorna nel corso della composizione, si svolge la serie dei dieci bozzetti musicali, corrispondenti ad altrettanti disegni di Hart­ mann: 1) Un piccolo Gnomo che cammina buffamente sulle gambette corte; 2) Un Vecchio castello medievale, dinanzi al quale un trovatore canta la sua canzone; 3) Una nidiata di bimbi e di bambinaie, fra giochi e litigi alle Tuileries; 4) Un carro polacco, denominato Bydlo, dalle enormi ruote; 5) Bozzetto per una scena del balletto « Trilby », evo­ cante un Ballo di pulcini nei loro gusci; 6) Dialogo fra due ebrei po­ lacchi, uno ricco e altero, l’altro povero e quèrulo: Samuel Goldenberg e Schmuyle; 7) Donne che litigano al Mercato di Limoges; 8) Autori­ tratto di Hartmann in visita alle Catacombe di Parigi: « l’interno dei teschi si illumina di un dolce chiarore »); 9) Un orologio avente la forma della dimora della strega Baba Yaga: una capanna su zampe di gallina; 10) La grande porta di Kiev, progettata da Hartmann nel­ l’antico e pesante stile russo dalla cupola a fungo. Scritti per il pia­ noforte, i Quadri di Un’Esposizione vennero trasferiti all’orchestra nel 1922 dalla mano prestigiosa di Maurice Ravel. Il Quartetto Végh Il Quartetto Végh è stato fondato a Budapest nel 1940, su iniziativa del violinista Sandor Végh, formatosi alla scuola di Jenò Hubay e già allora noto per un’intensa attività concertistica in patria e all’estero.
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