PIANO INTERRATO Sala 2 Pannello prima esedra I SAVOIA: UNA STORIA MILLENARIA La visita della Reggia di Venaria si apre lungo il suggestivo Piano Seminterrato e qui si sviluppa in tre atti: la storia dei Savoia nel corso di dieci secoli (“La Dinastia”), l’evoluzione dei dominii da Contea a Regno (“L’espansione dello Stato”) e l’architettura come espressione di potere e sfoggio di grandezza (“L’architettura”). LA DINASTIA Opere artistiche, testimonianze storiche e allestimenti multimediali contribuiscono in queste sale alla rievocazione di una vicenda millenaria: quella dei Savoia, della loro abilità diplomatica, della loro tradizione militare, della loro attenta politica sociale e di riforme. Grazie a queste molteplici capacità i Savoia, partendo da un territorio periferico, riuscirono a inserirsi nel gioco dei grandi stati europei. Conti nel Medioevo, duchi dal ‘400 e re dal ‘700: i Savoia sono una delle dinastie più longeve della storia. Quasi un millennio, infatti, trascorre da Umberto I Biancamano, intorno all’anno Mille, a Umberto II, ultimo re d’Italia nel 1946. I Savoia si consideravano tedeschi e come tali si rappresentarono a partire dal ‘400 quali discendenti dei Wettin, casa sassone che aveva espresso diversi imperatori del Sacro Romano Impero e che ancora oggi siede sui troni di Belgio e Gran Bretagna. I Savoia erano gli unici vicari in Italia del Sacro Romano Impero, con il diritto di creare nobili e, dal 1451, quello di nominare i vescovi e gli abati dei loro Stati. Due anni dopo i Savoia divennero proprietari della Sindone. Il possesso della reliquia e la beatificazione di ben cinque membri della famiglia vennero interpretati come segni di una dinastia chiamata a governare per “volontà divina”. 1 LA GALLERIA DEI RITRATTI Questa sala ospita una galleria di ritratti dei principali sovrani sabaudi, da Umberto I Biancamano a Carlo Felice. Le opere sono state realizzate da diversi pittori, attivi presso la corte sabauda tra il Seicento e l’Ottocento e provengono dal Castello di Racconigi, dove furono raccolte da Umberto II, ultimo re d’Italia. La tradizione di raccontare la propria storia in volumi illustrati e opere d’arte – cicli di affreschi, sculture o, come in questo caso, ritratti – venne coltivata dai Savoia in tutti i loro palazzi: come per gli altri casati dell’epoca, infatti, il passato rivestiva il valore di legittimazione politica. Nel piano nobile della Reggia di Venaria, due sale del percorso cerimoniale ospitavano ritratti dei conti e dei duchi di Savoia. Gallerie e affreschi erano presenti anche nel Castello di Rivoli, in quello di Moncalieri e nella Villa della Regina. A Palazzo Reale, invece, il Salone degli Svizzeri era dedicato a illustrare le origini tedesche della Dinastia mentre, in una galleria oggi distrutta, erano raffigurati i sovrani e le loro imprese più importanti. Pannello esedra finale I Savoia: la Dinastia DAI SAVOIA AI CARIGNANO Nel 1831 Carlo Felice morì senza eredi. Si estinse così la linea diretta dei Savoia e il trono sabaudo passò a Carlo Alberto, un lontano cugino, appartenente al ramo dei principi di Carignano. Tutti i re d'Italia discendono quindi dal ramo Savoia-Carignano. Il ramo dei Savoia-Carignano era iniziato con il principe Tomaso (1596-1656) e aveva avuto un ruolo centrale nel corso del Seicento, quando sia Emanuele Filiberto Amedeo (1628-1709) sia Vittorio Amedeo (1690-1741), secondo e terzo principe di Carignano, erano stati più volte eredi al trono. Nel corso del Settecento il ramo aveva perso importanza, fino ad assumere un ruolo marginale nella vita dello Stato. Solo la morte senza eredi maschi dei cinque figli di Vittorio Amedeo III portò i Carignano sul trono. Ebbe inizio allora una nuova pagina della storia sabauda, quella più nota agli italiani, che va dal Risorgimento al Fascismo fino alla caduta della monarchia. Chi desidera approfondire questa storia può visitare il Museo del Risorgimento, che inizia il suo racconto là dove noi interrompiamo il nostro. Due luoghi per due storie — unite, ma divise — del Piemonte e dell’Italia. 2 SALA 3 (Sala 3 - Pannello 1) I Savoia: la Dinastia L’ESERCITO La popolazione dello Stato sabaudo non era sufficiente a organizzare un esercito in grado di sconfiggere le armate delle grandi monarchie. Il territorio dei Savoia, tuttavia, possedeva caratteristiche particolarmente adatte alla difesa. Su questa base si innestò una macchina amministrativa e formativa che diede vita a un esercito abile e preparato, le cui capacità tecniche e organizzative ebbero non poca influenza anche sulla società civile. La conformazione dello Stato sabaudo costringeva i nemici a impiegare forze ingenti per contrastarlo. Inoltre, per la casata, vincere non significava sconfiggere il nemico in battaglia, ma tenerlo impegnato il più a lungo possibile. Tra il 1690 e il 1696, per esempio, durante il primo conflitto contro Luigi XIV,Vittorio Amedeo II perse quasi tutte le battaglie principali. Eppure, Luigi XIV riconobbe vincitore il Duca. Nel Settecento, l’esercito fu il punto di partenza di importanti riforme. Attorno a esso si sviluppò una macchina amministrativa che garantì a lungo la formazione di ufficiali e soldati di ottimo livello. Se l’Accademia Reale di Torino formava nobili destinati in gran parte a divenire ufficiali di cavalleria e fanteria, le Reali Scuole d’artiglieria e genio di Torino, istituite nel 1739, ponevano lo Stato sabaudo all’avanguardia in Europa per la formazione degli ufficiali delle armi dotte. Il risultato più importante di questo connubio fu la nascita della Reale Accademia delle Scienze di Torino, nel 1783. L’applicazione in campo civile delle innovazioni militari si può certamente porre tra le basi del successo dell’economia piemontese. Nella sala, l’armatura di Emanuele Filiberto ci ricorda il carattere guerriero della Dinastia, mentre due dipinti rappresentano le battaglie vittoriose di Torino e Guastalla, tra le principali combattute dai Savoia. 3 SALA 4 I Savoia: la Dinastia NOBILI E CAVALIERI La stabilità dello Stato sabaudo venne favorita, oltre che dalla vocazione militare, da un’altra capacità caratteristica dei Savoia: quella di saper disciplinare le diverse nobiltà presenti sui loro territori sotto un unico dominio. In questa sala, i quattro ritratti di nobili illustrano altrettante tipologie di servizio alla Corona: il cortigiano, il militare, il ministro e il senatore. Negli Stati sabaudi esistevano vari tipi di nobiltà. La principale era certo la nobiltà feudale, una piccola parte della quale poteva vantare origini antiche quanto quelle dei Savoia. In alcune città vi erano poi dei patriziati: gruppi di famiglie che monopolizzavano l’accesso al governo urbano. I Savoia impegnarono queste nobiltà al loro servizio e, nello stesso tempo, elevarono nuove famiglie, vendendo titoli e feudi. Nel Settecento, Carlo Emanuele III riconobbe nobili anche i laureati. Le diverse componenti aristocratiche trovarono, così, nel servizio al Sovrano la propria unica fonte di legittimazione, determinando un’etica del servizio, estesasi anche alla borghesia, che divenne tipica dei ceti dirigenti sabaudi. Dal Cinquecento, la corte sabauda fu una delle più importanti d’Europa; gli stessi Francesi la paragonarono alla propria per classe ed eleganza. Alla corte era legata anche l’Accademia Reale: un istituto di formazione che nel Settecento attirò nobili di tutt’Europa, soprattutto inglesi, tedeschi e russi, che vennero a impararvi il mestiere del cortigiano. (Pannello all’interno della vetrina) I Savoia: la Dinastia GLI ORDINI CAVALLERESCHI: IL PREMIO DELLA FEDELTÀ La creazione di ordini cavallereschi, istituiti come ricompensa al merito di un servizio, fu per i Savoia un modo per garantirsi la lealtà dei nobili alla propria causa, vincolandoli contemporaneamente a un voto di obbedienza e fedeltà. I primi ordini cavallereschi «di collare» furono fondati nel Trecento. Con essi i principi intendevano legare a sé i nobili: da ciò l’uso del collare d’oro come simbolo di fedeltà. I collari venivano conferiti anche a nobili di altri stati, per stabilire alleanze. Fra i primi ordini ad essere creati vi furono quello inglese della Giarrettiera (1348) e quello sabaudo dell’Annunziata (1364). I cavalieri giuravano al sovrano e ai suoi successori di essere fedeli, di difenderli e, se possibile, di ascoltare quotidianamente la messa. 4 Nel 1573 i Savoia istituirono l’Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, unendo l’Ordine di S. Maurizio, santo protettore dei Savoia, con l’Ordine gerosolimitano di S. Lazzaro, un ordine di monaci guerrieri fondato durante le crociate. L’Ordine mauriziano ebbe una funzione sia militare, impegnando diverse galere nel Mediterraneo contro i Turchi, sia ospitaliera, testimoniata dall’ospedale mauriziano di Torino. SALA 6 I Savoia: l’espansione dello Stato UN PROCESSO LENTO MA COSTANTE La costruzione dello Stato sabaudo fu un processo lento ma costante, che si dispiegò lungo un arco plurisecolare. Il periodo fra il 1504 e il 1815 vide i Savoia unire sotto il loro dominio l’intera Italia nordoccidentale. Fu allora che il concetto di Piemonte venne utilizzato per indicare complessivamente i dominii sabaudi in Italia, passando poi a definire l’attuale regione. Le carte in questa sala mostrano le fasi salienti di questo processo. Fu Vittorio Amedeo II, pare, a pronunciare per primo la celebre frase «l’Italia è un carciofo da mangiare foglia a foglia». In effetti, si trattava di esportare nella penisola la stessa politica attuata in Piemonte. Asti nel 1531, Saluzzo nel 1601, Alba e Trino nel 1631, Alessandria, Casale, Val Sesia e Bardonecchia nel 1713, Novara e Tortona nel 1738, Domodossola nel 1748 sono solo alcune delle tappe che portarono lo Stato sabaudo a estendersi fino al Ticino e, dal 1814, al Tirreno. I Savoia: l’espansione dello Stato DA EMANUELE FILIBERTO A VITTORIO AMEDEO I Tra la metà del XVI secolo e la metà del XVII il predominio territoriale dei Savoia lascia la Francia per l’Italia dove continua a espandersi, come testimonia l’evoluzione degli stemmi araldici dei sovrani, che si arricchiscono di nuove conquiste e annessioni.
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