IN PRIMO PIANO IN QUESTO NUMERO Parlare del Risorgimento e nella fattispecie dell’Unità d’Italia senza luoghi comuni ed enfatizzazioni, che non di rado portano a ve- dere un’immagine ideale ma irreale della questione, e di conseguen- za distorta. È quanto propone Kristjan Knez in apertura di questo Il 1861 e l’Adriatico orientale numero dell’Inserto “Storia & Ricerca”. Nell’affrontare il discorso sul 150.esimo dello Stato italiano, il giovane e preparato riceratore di Kristjan Knez ga durata permette una migliore rano, di Parenzo, di Rovigno, di Di- di Pirano allarga il discorso e rivolge un attento sguardo a ciò che comprensione giacché è in grado gnano, di Pola e di Albona in cui si avveniva in Istria, Quarnero e Dalmazia, soffermandosi sulla “Die- llorché parliamo del Risor- di cogliere problemi e sfaccettature sottolineava la volontà di aggregarsi ta del Nessuno” – che si riuniva proprio in questi giorni di aprile, un gimento e nella fattispecie attraverso i quali si penetra nelle di- al Veneto. La motivazione uffi ciale secolo e mezzo fa –, e assunta a evento emblematico della volontà Adell’Unità d’Italia è dove- verse questioni e si ha la possibilità era dettata da ragioni economiche, degli istriani di staccarsi da Vienna per entrare a far parte dell’Italia. roso accantonare i luoghi comu- di enucleare aspetti e visuali diffe- quelle reali erano invece di tutt’al- Restando in tema di rivisitazioni, Ivo Vidotto spiega la fi gura di ni e le enfatizzazioni che non di renti che così offrono un’immagi- tra natura. L’obiettivo era di fare in Riccardo Zanella, l’autonomista per antonomasia, un personaggio rado portano a vedere un’immagi- ne a tutto tondo di un’età; sempre modo che quella unità territoriale che continua a rimanere “scomodo”. Per poter formulare un giudi- ne ideale ma irreale della questio- che si voglia affrontare l’argomen- non subisse frazionamenti di alcu- zio su questo personaggio Vidotto cerca di “fi ltrare” ciò che su di lui ne, e di conseguenza distorta. Se to nella sua complessità, cioè evi- na sorta, poiché era considerata una è stato detto e scritto dai suoi contemporanei e da quelli che ne han- prima del 1848 parlare di una co- tando il punto di visto esclusivo, caratteristica di notevole importan- no studiato il percorso politico, ovviamente da punti di vista diversi, scienza nazionale è una forzatura, per abbracciare anche le ragioni za che avrebbe facilitato l’inclusio- dettati dall’orientamento politico. nella seconda metà di quel secolo, degli altri. ne dell’Istria entro i confi ni di un fu- Carla Rotta torna a immergersi per noi nei fondali dell’Alto invece, anche sulla sponda orienta- Per cogliere appieno le speran- turo stato italiano, ma fu evitato per Adriatico per riportare alla luce i tanti relitti e i (presunti o reali) te- le dell’Adria si iniziò ad elaborare ze di quel nucleo che sarebbe poi non incappare nei sospetti asburgici sori che custodisce. E lo fa tuffandosi nella lettura del libro “L’ante- il concetto di nazione italiana, che, confl uito nel partito liberal-nazio- e alla fi ne fu considerato un progetto nato in fondo al mare”, di Pietro Spirito, giornalista e scrittore. Da- comunque, rimaneva ancora nel- nale il cui atteggiamento era pale- fi n troppo audace. Le menti di quella gli abissi ai banchi di scuola: Daniela Jugo Superina esplora il mon- la sfera dell’astratto. La creazione semente separatista, non dobbiamo iniziativa erano i capodistriani Carlo do dell’istruzione al femminile e va a scoprire che cosa facevano le del Regno, nel 1861, portò inve- perdere di vista i vincoli esistenti Combi e Antonio Madonizza e l’al- fi umane nel XIX secolo. ce ad un mutamento considerevo- con l’area veneta. Si trattava di un bonese Tomaso Luciani. le. Gli intellettuali furono i primi a rapporto plurisecolare che legava coglierlo, le masse popolari invece quelle popolazioni ed era esistente I fermenti molto meno o per niente. a prescindere dalla nuova situazio- del mondo slavo ne venutasi a creare. Una nuova stagione Come abbiamo rammentato an- Parallelamente alle vicende ita- Scambi ereditati che il mondo slavo meridionale liane, che destarono non poco inte- da Venezia si stava contemporaneamente resse, anche nei territori della mo- destando. Nel settembre del narchia danubiana iniziava a schiu- Tra le due coste adriatiche vi 1860 in seno al Consiglio DDELEL PPOPOLOOPOLO dersi una stagione nuova. Gli Slavi erano profondi legami ed era vivo dell’Impero affi orò la meridionali cominciarono a destar- il ricordo della Serenissima. Mal- questione dell’annessio- si a nuova vita, ideando anche per grado l’occupazione austriaca si ri- ne della Dalmazia alla loro una patria all’interno della cor- teneva di essere ancora legati alla Croazia avanzata dai nice imperiale. Sarebbe emerso pa- città di San Marco. D’altra parte deputati croati Stros- lesemente quanto era stato elabora- già all’indomani della caduta della smayer e Vranic- to precedentemente cioè in quella Repubblica oligarchica si era ma- zany che fu pron- fase conosciuta con il nome di ri- nifestato il desiderio di mantenere tamente giudicata sveglio o risorgimento nazionale. integra l’antica unità adriatica. La priva di alcun fon- Al contempo quelle impostazioni Municipalità Democratica Prov- damento dal depu- avrebbero condotto inevitabilmen- visoria di Venezia, difatti, aveva tato zaratino Fran- te ad uno scontro tra le parti interes- invitato i popoli dei possedimenti cesco Borelli. sate. Il concetto di nazione formu- della Dominante a “fraternizzare” Segue a pagina 2 lato dalle varie anime della regione, evidenziando la secolare compat- che comprendeva territori sui quali tezza tra le due sponde. Le inizia- quegli stessi interessi si sovrappo- tive delle singole municipalità che nevano, andò a cozzare e conobbe colsero l’invito proveniente d’ol- un crescendo nei lustri antecedenti tremare gettarono le basi della “de- lo scoppio della prima guerra mon- mocratizzazione” e si “dedicaro- w w diale, i cui dissapori nazionali or- no” spontaneamente, testimoniano w mai avevano raggiunto l’apice. l’esistenza di un’area geografi ca .e d caratterizzata da interessi recipro- it Si apre la «questione» .h ci, con un passato, una cultura e r / storia Proprio negli anni Sessanta del un’identità regionale comuni che la XIX secolo si inizia a parlare di non avrebbe dovuto mutare nem- vo ce una “questione adriatica” – il cui meno nella nuova cornice venutasi esordio generalmente viene fi ssa- a creare dopo il 12 maggio 1797. to al 1866 con la battaglia di Lissa e ricerca – che si protrarrà per quasi un seco- Mantenere A nn lo, passando attraverso fasi diverse la «sintonia» o corrispondenti ad altrettanti diffe- VII • n. 2011 renti periodi storici, articolandosi Le simpatie istriane per l’anti- 53 • Sabato, 2 aprile e subendo gli infl ussi dei grandi ca capitale non erano tanto la di- accadimenti che interessarono di- mostrazione di un interesse per gli rettamente l’area geografi ca. Due ideali espressi dal governo “rigene- confl itti mondiali, la comparsa e rato”, quanto la volontà di mante- l’affermazione di regimi autorita- nere vivo il legame tra quelle co- ri e dittatoriali, che quivi sovente ste e la laguna, cioè si desidera- manifestarono sembianze e conte- va continuare quella plurisecolare nuti specifi ci, l’elaborazione di pro- sintonia con la città dei dogi. Si grammi tesi alla “semplifi cazione” auspicava che il “cordone ombeli- nazionale, il sogno all’egemonia in cale” tra le due rive adriatiche non un settore complesso e la pianifi - si spezzasse. In quella fase non vi cazione di espansioni territoriali erano ancora motivazioni di ordine su vasta scala, accompagnata dal- nazionale, l’obiettivo era quello di la dilatazione e dalla contrazione preservare l’integrità di uno spazio dei confi ni, che non corrisponde- ben defi nito. Con il passare dei de- va solo al mutamento di una linea cenni invece tale prospettiva mutò immaginaria sulla carta geografi ca profondamente. bensì aveva portato a cambiamen- Vi fu un vivo entusiasmo nel ti pressoché radicali in ogni settore, 1848, nel momento in cui a Vene- furono solo alcuni dei problemi che zia fu presentata l’ambiziosa idea andarono ad aggravare un contesto di restaurare lo Stato del leone ala- già contraddistinto da problemi ma to, che fu salutata da parecchi gio- che sovente venivano risolti in loco vani i quali dalle terre dell’Adriati- attraverso “compromessi” tesi a co orientale accorsero in laguna per trovare una pacifi cazione tra le va- dare il loro appoggio a Daniele Ma- rie anime di un territorio plurale. nin e a Niccolò Tommaseo. Le radici La volontà di restare Per comprendere tanti lati del- legati all’area italiana la storia più recente giocoforza bi- sogna considerare la realtà adria- Qualche anno più tardi, invece, tica dalla metà dell’Ottocento in il desiderio di continuare a rimane- poi. Questa è ormai una visione re legati all’area italiana, o almeno che sempre più viene accolta dalla a quella veneta, emerse esplicita- ricerca storiografi ca, ormai consa- mente. E alcuni rappresentanti po- pevole che lo studio delle più di- litici della penisola istriana si mos- sparate questioni che la riguarda- sero in quella direzione. Nel 1859 no affondano le radici nei periodi difatti giunse una petizione da par- precedenti. Solo un’analisi di lun- te dei podestà di Capodistria, di Pi- 2 storia e ricerca Sabato, 2 aprile 2011 Dalla prima pagina Durante la prima riunione il Questa prova di fuoco, che speriamo Con l’istituzione delle diete pro- commissario imperiale avvertì sia stata l’ultima, fu la più splendi- vinciali, in Croazia fu convocata la che si sarebbero esclusivamente da ed irrecusabile testimonianza, fu “Conferenza del Bano” (Banska scelti i deputati i quali avrebbero un nuovo e raro esempio dell’unani- konferenca), dandole carattere di discusso la questione dell’unione.
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