Informazioni alle vittime di reato Informazioni alle vittime di reato COSA E’ VIOLENZA? Proviamo a definire che cosa s’intende quando si parla di violenza sui soggetti ‘deboli’, e cioè soggetti che – pur essendo la violenza pur- troppo esercitata su vittime di ogni genere – risultano particolarmente esposti, per la loro condizione personale e sociale, al rischio di preva- ricazioni e abusi. Viene allora in rilievo, anzitutto, la violenza contro le donne (c.d. vio- lenza di genere), espressamente riconosciuta dalla Dichiarazione di Vienna del 1993 come una violazione dei diritti fondamentali della don- na, che comprende qualsiasi atto che provochi un danno o una sof- ferenza fisica, sessuale o psicologica (minacce, percosse, coercizioni, privazioni arbitrarie della libertà, stupri, omicidi)1. La Convenzione di Istanbul del 2011, sulla prevenzione della violenza contro le donne e la lotta contro la violenza domestica, riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e uno dei principali ostacoli al conseguimento della parità di genere e dell’eman- cipazione femminile. La Direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo ricomprende nella violenza di genere la violenza sessuale, la tratta di esseri umani, la schiavitù e varie forme di pratiche dannose, quali i matrimoni forzati e la mutilazione genitale femminile. La Direttiva prevede per le don- ne vittime della violenza di genere e per i loro figli specifiche forme di assistenza e protezione, a motivo dell’elevato rischio di vittimizzazione secondaria e ripetuta, ed in ragione delle intimidazioni e di ritorsioni potenzialmente connesse a tale violenza. La violenza sessuale comprende ogni atto sessuale attivo o passivo, che la vittima viene costretta o indotta a subire o compiere prescinden- do dal suo consenso. La violenza domestica è un reato abituale, che comprende una serie di condotte violente e umilianti reiterate nel tempo contro una persona 1 Direttiva 2012/29/EU “Per violenza di genere s’intende la violenza diretta contro una per- sona a causa del suo genere, della sua identità di genere o della sua espressione di genere o che colpisce in modo sproporzionato le persone di un particolare genere. La violenza di genere è considerata una forma di discriminazione e una violazione delle libertà fondamentali della vittima e comprende la violenza nelle relazioni strette, la violenza sessuale (compresi lo stupro, l’aggressione sessuale e le molestie sessuali), la tratta di esseri umani, la schiavitù e varie forme di pratiche dannose, quali i matrimoni forzati, la mutilazione genitale femminile e i cosiddetti «reati d’onore». Le donne vittime della violenza di genere e i loro figli hanno spesso bisogno di un’assistenza e protezione speciali a motivo dell’elevato rischio di vittimizzazione secondaria e ripetuta, di intimidazione e di ritorsioni connesso a tale violenza” (considerando 17). Informazioni alle vittime di reato della famiglia o comunque convivente o legata al suo aggressore da una relazione, tali da determinare uno stato di mortificazione e su- bordinazione della vittima, un regime di vita vessatorio. Non colpisce solo le donne ma anche altri soggetti (ad esempio bambini ed anziani, rientranti nelle c.d. fasce deboli della popolazione, ai quali si applicano le medesime norme di tutela). In questa categoria rientrano le violenze fisiche e sessuali, la violenza psicologica (quando vengono posti in essere comportamenti quali non ascoltare, minacciare, disprezzare, intimorire, colpevolizzare, offendere, controllare, isolare), la violenza economica, quando il denaro viene usa- to per sottomettere, rendendo la vittima economicamente dipendente2. La violenza assistita è quella su un bambino costretto ad assistere ad episodi di violenza domestica. Per un bambino essere testimone della violenza, soprattutto della violenza esercitata sulla madre, è un’espe- rienza devastante. I minori che assistono alla violenza sono bambini traumatizzati, con un futuro a rischio. Gli atti persecutori o stalking sono atti di violenza e di molestia reite- rati nel tempo (minacce, invettive scritte e verbali, aggressioni, pedina- menti), che rappresentano una condotta persecutoria nei confronti del- la vittima (ad esempio quando non si accetta la rottura di un rapporto di coppia), tali da determinare un perdurante stato d’ansia o di timore per l’incolumità propria e dei propri cari, o comunque da costringere la vittima ad alterare le proprie abitudini di vita. PERCHE’ DENUNCIARE? E’ del tutto comprensibile che la scelta di denunciare, soprattutto quando la relazione è ancora in corso, costituisca una scelta difficile. Quando, tuttavia, i fatti sono gravi o la situazione è insostenibile, la vittima deve sapere che denunciare e rivolgersi all’Autorità giudiziaria può essere l’unico percorso per riprendere il controllo della propria vita. E’ certamente un percorso difficile, ma è solo nel processo penale che possono essere accertati i fatti, impedita la reiterazione del reato, spez- zata la spirale di violenza attraverso il riconoscimento del diritto vio- 2 Direttiva 2012/29/EU “La violenza nelle relazioni strette è un problema sociale serio e spesso nascosto, in grado di causare un trauma fisico e psicologico sistematico dalle gravi conseguenze in quanto l’autore del reato è una persona di cui la vittima dovrebbe potersi fidare. Le vittime di violenza nell’ambito di relazioni strette possono pertanto aver bisogno di speciali misure di protezione. Le donne sono colpite in modo sproporzionato da questo tipo di violenza e la loro situazione può essere peggiore in caso di dipendenza dall’autore del reato sotto il profilo economico, sociale o del diritto di soggiorno” (considerando 18). Informazioni alle vittime di reato lato, l’allontanamento e la punizione del colpevole e, soprattutto, la definizione dei ruoli vittima-colpevole; solo il processo può ristabilire l’equilibrio compromesso dal fatto di reato e restituire alla vittima quel- la consapevolezza di sé che le permetterà di elaborare il trauma e di ritrovare dignità, fiducia, rispetto. La legislazione attuale, nazionale e comunitaria, prevede peraltro una serie di misure a protezione delle vittime, proprio per evitare il rischio che il processo si trasformi in un’ulteriore sofferenza da aggiungere alle conseguenze del reato. In tale prospettiva, la Procura della Repubblica di Varese ha costitui- to un gruppo di Magistrati specializzati nella trattazione dei reati di violenza sessuale, abuso all’infanzia e maltrattamento, ed ha istituito un ‘Ufficio Fasce Deboli’ per assicurare un immediato intervento nei casi di urgenza e una diretta collaborazione con i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio. D’intesa con l’Ordine degli Avvocati di Varese, è stato aperto, all’inter- no del Palazzo di Giustizia, uno spazio di ascolto denominato “Sportel- lo per le vittime”, riservato e gratuito, con avvocati di specifica forma- zione ed esperienza, per fornire informazioni concrete alle vittime sui loro diritti e sugli strumenti a disposizione, per consentire decisioni consapevoli e accompagnare, ove richiesto, verso la denuncia penale e verso i servizi territoriali deputati alla presa in carico a livello sanitario o psico-sociale. All’interno dell’Ospedale di Circolo e dell’Ospedale Del Ponte di Va- rese sono state attuate misure per l’accoglienza delle vittime di atti di violenza e sono stati predisposti protocolli operativi per un intervento tempestivo con personale competente, in stretto contatto con la Procu- ra della Repubblica, anche mediante l’ausilio delle psicologhe del Cen- tro Antiviolenza ‘Amico Fragile-DICO DONNA’ e degli avvocati dello Sportello per le vittime, sempre reperibili. Le Forze di polizia sul territorio hanno realizzato luoghi di accoglienza per le vittime, con personale specializzato ad intervenire in caso di vio- lenza, professionalmente preparato a ricevere le denunce, con l’ausilio di psicologi e anche interpreti, nel caso la vittima non sappia esprimer- si compiutamente nella lingua italiana. E’ iniziata un’intensa collaborazione dei Centri Antiviolenza, le Case Rifugio, i Servizi Sociali con la Procura della Repubblica e le Forze di polizia. Informazioni alle vittime di reato E’ stato formato un gruppo di consulenti e ausiliari del pubblico mi- nistero specializzati nell’audizione di minori. Fatti concreti, dunque, finalizzati alla realizzazione sul territorio di una rete efficiente di intervento e protezione delle vittime, attraverso una stretta collaborazione tra autorità giudiziaria, servizi di polizia, avvo- catura, ospedali, servizi di assistenza sociale e associazioni di volon- tariato. Naturalmente il processo penale è uno strumento delicatissimo, perché le giuste garanzie per gli imputati comportano una serie di passaggi ed adempimenti che le vittime possono vivere (e spesso vivono) dolorosa- mente, con sentimenti di timore, vergogna o pudore, e spesso con lo sconvolgimento dei propri punti di riferimento familiare. Vittime che sono emotivamente coinvolte, che si sentono in qualche modo colpevoli del fatto stesso di essere vittime di violenza, che si trovano a raccontare fatti che, per altro verso, stanno tentando di dimenticare, con la paura di ritorsioni. I magistrati e le Forze di polizia fanno di tutto per evitare questo feno- meno (detto di “vittimizzazione secondaria”), riconoscendo alla persona offesa quel diritto alla protezione cui si ispirano tutte le Convenzioni in- ternazionali degli ultimi anni e raccogliendo tempestivamente elementi di riscontro a sostegno della denuncia, così da facilitare
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