eum > storia> istituzioni Votare con i piedi La mobilità degli individui nell’Africa coloniale italiana a cura di Isabella Rosoni e Uoldelul Chelati Dirar eum In copertina Una famiglia si trasferisce, 1900 circa. Archivio Goglia Roma. isbn 978-88-6056-343-9 Prima edizione: ottobre 2012 ©2012 eum edizioni università di macerata Centro Direzionale, via Carducci 63/a – 62100 Macerata [email protected] http://eum.unimc.it Stampa: Global Print S.r.l. Via degli Abeti 17/1 – 20064 Gorgonzola (MI) [email protected] Indice 7 Introduzione Mobilità e controllo in contesto coloniale: chiavi di lettura Catherine Coquery-Vidrovitch 17 A History of African Migrations in Africa Irma Taddia 31 Reflections on Catherine Coquery-Vidrovitch. A History of African Migrations in Africa Mobilità e diritto coloniale Gianluca Bascherini 49 Cultura giuridica e vicenda coloniale Isabella Rosoni 85 Cittadinanze e giustizie differenziali. La condizione giuridica degli eritrei Modelli coloniali a confronto Bernard Durand 105 «Prendre son pied la route»: Enjeux et Défis de la mobilité en Afrique coloniale française Karin Pallaver 131 «L’incresciosa questione dei portatori»: mobilità dei lavoratori e politiche coloniali nell’Africa Orientale Tedesca (1890-1916) Stacey Hynd 151 Arenas of Death: Murder Trials and Colonial Justice in British Africa, c. 1920-1950 6 INDICE Corrado Tornimbeni 175 Lo stato coloniale portoghese in Mozambico, la mobilità della popolazione e la politica del territorio La pratica amministrativa Chiara Giorgi 199 Soggetti e politiche della mobilità coloniale Gianni Dore 231 Spazio politico, attraversamenti, ricomposizioni etniche nel bassopiano occidentale eritreo Antonio M. Morone 257 Amministrazione, confini e mobilità nello spazio coloniale italiano: il caso della Somalia Le risposte dei sudditi coloniali Massimo Zaccaria 273 Agenzie commerciali, compagnie di navigazione e näggadras La definizione dello spazio coloniale nell’Eritrea italiana Simon Imbert-Vier 313 Migrazione e costruzione di una identità gibutina (1947-1981) Alessandro Volterra 333 Fessehatsion Beyene. Storia di un suddito coloniale tra carriera e razzismo 353 Bibliografia 387 Indice dei nomi Introduzione I contributi raccolti in questo volume sono stati in gran parte presentati a un convegno organizzato dal Dipartimento di Diritto pubblico e Teoria del governo dell’Università di Mace- rata nell’ottobre del 20101. Il convegno proponeva, in una prospettiva multidisciplinare, il tema della mobilità degli indi- vidui nell’Africa coloniale italiana. Dopo essere stato oggetto di particolare interesse negli anni Settanta e Ottanta2, con una particolare attenzione al caso dell’Africa australe3, l’argomento era caduto nell’oblio storiografico. Quella stagione di studi, in gran parte ispirata da un approccio marxista, aveva concentrato l’attenzione sul fenomeno del lavoro migrante e sui processi di urbanizzazione ad esso associati, ignorando quasi comple- tamente il colonialismo italiano. Solo a partire dalla fine degli 1 I contributi di Bernard Durand e di Simon Imbert-Vier, pur non essendo stati presentati al convegno, sono stati inclusi perché integrano temi e aree geografiche non trattate dai relatori. 2 Basti qui fare riferimento a studi classici quali: Catherine Coquery-Vidrovitch, Le Congo au temps des grandes compagnies concessionnaires, 1898-1930, Paris, La Haye, 1972; Robin Cohen, Peter C. W. Gutkind e Phyllis Brazier (a cura di), Peasants and Proletarians, New York, Monthly Review Press, 1979; Peter W. Gutkind, Robin Cohen e Jean Copans (a cura di), African Labour History, London, Sage Publications, 1978; Leonard Plotnicov, Strangers to the City: Urban Man in Jos, Nigeria, Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, 1967; Philippe David, Les Navetanes: Histoire des migrants saisonniers de l’arachide en Sénégambie, Dakar, les Nouvelles éditions africaines, 1980. 3 Simon E. Katzenellbogen, South Africa and Southern Mozambique: Labour, Railways and Trade in the Making of a Relationship, Manchester, Manchester University Press, 1982; Belinda Bozzoli (a cura di), Labour, Township and Protest. Studies in the Social History of the Witwatersrand, Johannesburg, Raven Press, 1979; Charles van Onselen, Chibaro: African mine labour in Southern Rhodesia, 1900-1933, London, Pluto Press, 1976. 8 INTRODUZIONE anni Ottanta i lavori di Irma Taddia riavviarono l’interesse per le colonie italiane4. Oggi il tema della mobilità degli individui ha di nuovo conquistato l’attenzione degli studiosi non solo in relazione all’esperienza coloniale5 ma anche ai processi di migrazione dall’Africa verso l’Europa avviati, a partire dagli anni Ottanta6, soprattutto in seguito al fallimento delle politiche adottate da gran parte degli stati africani a seguito delle pressioni della Banca Mondiale. La scelta del titolo del volume fa riferimento a questo fatto: votare con i piedi è la traduzione italiana dell’e- spressione voting with their feet utilizzata abitualmente nella letteratura anglosassone7 per indicare forme di protesta (anche) anticoloniale che vedono individui – o comunità – ricorrere alla pratica della migrazione per sfuggire a un potere considerato troppo invadente ed oppressivo, all’eccessiva pressione fiscale, a forme coercitive di organizzazione del lavoro, a restrizioni delle libertà individuali o delle prospettive di mobilità sociale, per spostarsi verso quelle località che assicurano migliori condi- zioni di vita. Votare con i piedi si configura quindi sempre più come una strategia di sopravvivenza messa in atto da parte di 4 Irma Taddia, L’Eritrea-colonia 1890-1940. Paesaggi, strutture, uomini del colonialismo, Milano, Franco Angeli, 1986; Id., I coloni d’Eritrea e l’impero: contrasti e autonomie in Africa Orientale, in Renato Sitti (a cura di), Le guerre coloniali fasciste, Bologna, Regione Emilia Romagna-Comitato regionale per le celebrazioni del 40° anniversario della Resistenza e della liberazione; Ferrara, Comune-Centro studi storici Resistenza ferrarese, 1986, pp. 26-42; Irma Taddia, Intervento pubblico e capitale privato nella colonia Eritrea, «Rivista di Storia contemporanea», XII, 2, 1985, pp. 207-242; Id., Sulla politica della terra nella colonia Eritrea, «Rivista di Storia contemporanea», XII, 1, 1984, pp. 42-78. 5 Si vedano in proposito i saggi di Federica Guazzini, Storie di confine: percezioni identitarie della frontiera coloniale tra Etiopia e Eritrea (1897-1908), «Quaderni Storici», 109, 37, 1, 2002, pp. 221-258 e Id., Note per una ricerca sull’esodo come protesta anti-coloniale: Eritrea 1897-1908; Etiopia 1935-1941 (prima e seconda parte), «Studi Piacentini», 31, 2002, pp. 165-192; 32, 2003, pp. 155-182. 6 Si vedano in proposito: Robin Cohen, The New Helots: Migrants in the International Division of Labour, Aldershot, Avebury/Gower Publishing Group, 1987; Id., Contested Domains: Debates in International Labour Studies, London, Zed Press, 1991; Id., Global Diasporas: An Introduction, London, UCL Press & Seattle, University of Washington Press, 1997; Id., Migration and Its Enemies, Global Capital, Migrant Labour and the Nation State, Aldershot, Ashgate, 2006. 7 In realtà il termine è mutuato dalle scienze demografiche ed economiche e viene convenzionalmente attribuito allo studioso Charles Mills Tiebout. INTRODUZIONE 9 gruppi subalterni non solo nel passato coloniale ma sempre più anche nella nostra contemporaneità postcoloniale, come testi- moniato dai recenti e sempre più frequenti esodi dalle regioni del Corno d’Africa8. Il convegno ha proposto una rilettura dell’esperienza della mobilità, territoriale e sociale articolandola su due profili princi- pali. Il primo ha riguardato il processo di costruzione del diritto coloniale con una particolare attenzione al ruolo avuto dalle pratiche amministrative nel definire la mobilità dei sudditi colo- niali. Il secondo profilo oltre a soffermarsi sulle risposte che i sudditi coloniali hanno elaborato per far fronte, e spesso per aggi- rare, le misure di contenimento e le direttive dell’amministrazione coloniale, ha analizzato l’interazione tra le prassi di controllo politico e sociale dei colonizzatori e quelle di devianza dei coloniz- zati. Se il primo profilo può essere considerato parte di un filone di studi relativamente consolidato e convenzionale, il secondo ha invece cercato di enfatizzare il protagonismo degli attori africani e ha privilegiato la dimensione della agency africana. L’impostazione generale del convegno ha risentito in modo positivo di questa impostazione offrendo chiavi di lettura non univoche e comunque sempre segnate da un alto livello di multi- disciplinarietà. Infatti, a fronte di un approccio ispirato alla tradizione degli studi africanisti, la partecipazione di studiosi anche di formazione antropologica e giuridica ha offerto alla iniziativa un punto di vista “dalla parte delle istituzioni” che sicuramente ha contribuito ad arricchire il quadro generale. Il risultato non ha la pretesa di esaurire la complessità del tema ma, se mai, di fornire spunti e suggestioni per aprire nuovi e ancora più dinamici filoni di ricerca. 8 Per alcuni dei più recenti sviluppi in questo tentativo di tessere collegamenti storiografici tra l’esperienza coloniale ed alcune delle dinamiche contemporanee nel Corno d’Africa, si vedano in particolare: Bianca M. Carcangiu e Tekeste Negasch (a cura di), L’Africa orientale italiana nel dibattito storico contemporaneo, Carocci, Roma 2007, Uoldelul Chelati Dirar, Silvana Palma, Alessandro Triulzi, Alessandro Volterra (a cura di), Colonia e post-colonia come spazi
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