I Segretari Della CGIL: Da Luciano Lama a Bruno Trentin a Cura Di ILARIA ROMEO 2013

I Segretari Della CGIL: Da Luciano Lama a Bruno Trentin a Cura Di ILARIA ROMEO 2013

CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO I segretari della CGIL: da Luciano Lama a Bruno Trentin a cura di ILARIA ROMEO 2013 I segretari della CGIL: da Luciano Lama a Bruno Trentin della CGIL: da Luciano Lama a Bruno I segretari Manifestazione per le riforme e lo sviluppo del Mezzogiorno, Roma 30 mag. 1971. Luciano Lama a Piazza del Popolo PUBBLICAZIONI DEGLI ARCHIVI DI STATO STRUMENTI CXCVII CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO I segretari della CGIL: da Luciano Lama a Bruno Trentin a cura di Ilaria Romeo MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE GENERALE DEGLI ARCHIVI 2013 DIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVI Servizio III - Studi e ricerca Direttore generale per gli archivi: Rossana Rummo Direttore del Servizio III: Mauro Tosti Croce Cura redazionale: Maria Teresa Piano Mortari © 2013 Ministero per i beni e le attività culturali Direzione generale per gli archivi ISBN 978-88-7125-308-4 Vendita: Istituto Poligrafi co e Zecca dello Stato - Libreria dello Stato Piazza Verdi 10, 00198 Roma - [email protected] Finito di stampare da Antica Tipografi a dal 1876 nel mese di dicembre 2013 SOMMARIO Prefazione, di Adolfo Pepe IX Introduzione di Fabrizio Loreto XV Nota archivistica di Ilaria Romeo e Giovanna Bosman XLV Inventario 1 Luciano Lama 3 Antonio Pizzinato 77 Bruno Trentin 157 Fotografi co 201 Indici 203 Tavole foto 237 Inventari a cura di Ilaria Romeo, Gianni Venditti e Patrizia Ventura con il coordinamento di Teresa Corridori. Prezioso e insostituibile lavoro di ausilio all’opera degli schedatori è sta- to prestato da Giorgio Mercanti. PREFAZIONE L’attuale pubblicazione che contiene l’Inventario delle carte tratte dai fondi personali dei tre segretari generali della Cgil, che copre so- stanzialmente il cruciale ventennio degli anni settanta e ottanta, costitu- isce senza dubbio un pregevole contributo al riordino e alla sistemazione complessiva dell’archivio della Cgil, archivio per molti versi indispensa- bile per lo storico dell’Italia repubblicana. Nella precisa e puntuale nota con cui la curatrice, Ilaria Romeo, dà conto dell’intera vicenda e della complessa e differenziata collocazione dei diversi fondi personali dei segretari generali della Cgil, è ben evi- denziata l’importanza del materiale raccolto e ordinato. E ciò in quanto si tratta di materiale intrinsecamente omogeneo perché prodotto da una medesima autorità sindacale, il segretario generale, e dunque compara- bile quanto a modalità di lavoro, relazioni istituzionali, culture politico- sindacali di riferimento, rapporti con il complesso reticolo del sindaca- lismo camerale federale e di base, e infine per i rinvii comparativi che consente alla questione cruciale del rapporto tra il segretario generale e i lavoratori, non solo quelli della Cgil. Aggiunge importanza alla pubblicazione la quantità complessiva e la varietà delle carte che rivelano il ruolo peculiare che il segretario generale svolge all’interno della confederazione, punto di sintesi delle discussioni e delle decisioni degli organismi collegiali e democratici, ma insieme attore privilegiato nella funzione di stimolo, di sollecitazione e di proposta per l’intero organismo sindacale e per l’insieme degli altri attori politici e socio-economici. Una delle peculiarità della storia sindacale italiana può essere infatti rintracciata, come ben argomenta nel suo saggio introduttivo Fabrizio Loreto, nella sostanziale elaborazione di una cultura unitaria confedera- le espressa attraverso il contributo di riflessione e di indirizzo sindacale della figura del segretario generale da Rigola a D’Aragona, da Buozzi a Di Vittorio, da Novella a Lama, Pizzinato e Trentin. X I segretari della CGIL (1962-1995) E, tuttavia, si potrebbe aggiungere che le carte ora messe a dispo- sizione e che concernono Lama, Pizzinato e Trentin, ma che possono essere altresì comparate con quelle ordinate, ma diversamente collocate degli altri segretari, se esaminate nella loro autonomia e ricchezza do- cumentaria forniscono un’originale chiave di interpretazione dell’evo- luzione e della normalizzazione dei processi decisionali in larga parte tipici della Cgil. Non è casuale che una parte rilevante di una tale tipicità risiede esat- tamente nella configurazione originale della figura del segretario gene- rale, così come essa si è venuta delineando alla luce delle diverse fasi storico-sindacali, dei diversi contesti istituzionali, delle singole perso- nalità che hanno ricoperto quella carica di volta in volta. Per chi ha familiarità con l’evoluzione del sindacalismo italiano è ben noto come il segretario generale, sin dalla figura di Rinaldo Rigola, sia stato considerato l’espressione più compiuta delle posizioni maturate nel variegato e composito mondo dei lavoratori italiani. Questa considerazione ha comportato che nel periodo di esercizio della funzione di segretario generale il ruolo e i poteri da esso assunti, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione, abbiano assunto in- sieme i connotati del leaderismo tipico dei grandi movimenti sociali di massa e, insieme, quello dell’espressione di un mandato elettivo e non plebiscitario risultato della democrazia rappresentativa e delegata, pro- pria della struttura sindacale. La compresenza di questi due elementi è servita sostanzialmente a inibire la trasformazione della funzione leaderistica in funzione cari- smatica a-democratica, ma contemporaneamente ha anche evitato di ri- durre la figura del segretario generale alla semplice espressione, quasi al capo, di un apparato burocratico-amministrativo o, al meglio, all’ese- cutore di una indistinta volontà collettiva dell’organizzazione sindacale. È del tutto evidente che la formazione e il bilanciamento di questi due elementi ha attraversato diverse e controverse stagioni, ha comportato curvature e declinazioni corrispondenti alle diverse personalità dei protagonisti, ma anche alla diversa maturazione della democrazia sindacale e della psicologia sociale, culturale e partecipativa dei lavoratori, il che si è tradotto in una ricca e articolata modulazione in virtù della quale ciascun segretario generale è risultato l’interprete I segretari della CGIL (1962-1995) XI più significativo della propria stagione di direzione sindacale, ma – se così si può dire – non ha esaurito in quella modalità le altre possibili espressioni di esercizio della funzione di segretario generale, consentendo il passaggio al suo successore senza che le inevitabili e necessarie novità introducessero elementi che dalla diversità o a volte dalla discontinuità strategica si potesse passare alla vera e propria frattura culturale e organizzativa. Questi caratteri della segreteria generale hanno concorso in realtà a implementare, insieme ad altri e forse decisivi fattori, il tratto più tipico del sindacalismo confederale di cui la Cgil è stata la più matura espres- sione storica e organizzativa. Intendo qui riferirmi alla coesistenza di un sostanziale pluralismo culturale, politico e di interessi professionali e territoriali con il mantenimento dell’unità formale dell’organizzazione. In realtà l’esperienza traumatica, ma in larga misura inevitabile della scissione del 1912 con i sindacalisti rivoluzionari è da considerarsi nel quadro di una struttura sindacale frammentata e quasi ad arcipelago che è tipica dell’età liberale, quando accanto alla confederazione, in rapporto con lei, ma anche in autonomia formale vivono ed operano importanti organizzazioni di lavoratori quali il sindacato ferrovieri o il sindacato dei lavoratori del mare. D’altro canto, come è noto, la scissione sindacale per antonomasia, quella avvenuta nel 1948, pur avendo una matrice internazionale e poli- tico-ideologica è da considerarsi dal punto di vista sindacale come l’ef- fetto dell’esaurirsi della fase straordinaria dell’unità sindacale seguita alla conclusione della II Guerra mondiale dalla necessità di ricostruire l’economia e le istituzioni democratiche del paese. Si può così sostenere che nella Cgil il mutamento e a volte la tra- sformazione della stessa linea politico sindacale e l’aggiornamento dei valori fondativi sono stati sempre il risultato di una vasta e plurale discussione che ha registrato convergenze, oltre che divergenze asper- rime, ma che il processo decisionale finale ha sempre fin qui consen- tito il passaggio da una ad altra fase senza rompere l’unità formale dell’organizzazione. Il ceto dirigente sindacale spesso eterogeneo, selezionato con moda- lità che non escludono anche la contrapposizione e la cooptazione, ma che comprendono anche profonde innovazioni quali quelle di genere, XII I segretari della CGIL (1962-1995) hanno fin qui trovato nella figura del segretario generale un punto fermo che costituisce l’ancoraggio dell’intera confederazione ai suoi valori e alla sua mission e nel passaggio da uno ad altro segretario generale hanno individuato il fattore determinante per la preservazione della for- ma confederale. Questo è apparso paradigmatico dopo la morte di Di Vittorio, il cui ruolo più di ogni altro si era configurato nell’immagina- rio di massa e dei lavoratori con i tratti del “mito”, Agostino Novella chiamato a sostituirlo pur avendo fisionomia politica e tratti personali dissimili, tuttavia costruisce una figura di segretario generale che nella sua lunga durata rafforza e stabilizza la presenza della Cgil nella vita democratica del paese, ne favorisce il rinnovamento con il rapporto con il lavoratori, ne prepara in qualche misura l’impatto con il grande ciclo conflittuale e rivendicativo del 1967-’72. La ricerca storica ha affrontato

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