Annali 2011-2012.Pdf

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ANNALI del CENTRO PANNUNZIO Direttore: Pier Franco Quaglieni Anno XLII - 2011/12 TORINO ANNALI del CENTRO PANNUNZIO TORINO Anno 2011 – 2012 A Rosario Romeo che seppe difendere ed approfondire la storia del Risorgimento, rinverdendo la tradizione liberale che fu di Croce, Omodeo e Chabod, scrivendo sul Conte di Cavour pagine conclusive, dalle quali nessuno storico futuro potrà prescindere. Benedetto Croce Adolfo Omodeo Federico Chabod Rosario Romeo ANNALI del CENTRO PANNUNZIO CENTRO PANNUNZIO TORINO 2011 - 2012 Inaugurazione della lapide a Mario Soldati ai Murazzi di Po a Torino SOMMARIO p. 7 Unità d’Italia ed Europa in crisi di Pier Franco Quaglieni p. 11 I 150 anni della proclamazione del Regno e dell’Unità d’Italia di Girolamo Cotroneo Primo piano p. 15 Università e società. La fine del pluralismo di Dino Cofrancesco p. 23 Piero Ostellino, dalla parte dei diritti e delle libertà dei cittadini, intervista a cura di Paolo Fossati p. 33 Le istituzioni economiche e finanziarie alla luce della “Caritas in veritate” e la crisi internazionale di Francesco Forte p. 55 Le Forze Armate e la Guerra di Liberazione di Raimondo Luraghi p. 63 L’umanità di Montale (1896-1981) di Bianca Montale p. 67 Il duplice omaggio di Mario Tobino a Pannunzio di Carla Sodini Storia, società, costume p. 79 Mazzini e le frontiere d’Italia di Achille Ragazzoni p. 87 Vincenzo Gioberti e Cesare Balbo interpreti della storia d’Italia di Emilia Scarcella p. 109 La smobilitazione dell’esercito garibaldino durante la costituzio- ne dell’esercito italiano di Elisabetta Ricciardi p. 117 Mito e realtà storica del Risorgimento italiano in Walter Maturi di Guglielmo Gallino p. 137 Il difficile dialogo tra Croce ed Einaudi di Girolamo Cotroneo p. 149 Dall’Unità d’Italia all’Unità d’Europa: due “soprusi” o due costru- zioni lungimiranti? di Tito Lucrezio Rizzo p. 154 Ricordo di Amedeo di Savoia duca d’Aosta (p.f.q.) p. 155 La scuola oggi: elemento di risultato ma anche elemento attiva- tore di processi sociali di Anna Vania Stallone p. 161 Una vergogna italiana. Il caso Tortora di Maria Rita Stiglich Il giardino delle Muse p. 165 Per Giovanni Pascoli di Loris Maria Marchetti p. 169 Pascoli: i cavalli divini di Giorgio Bárberi Squarotti 5 p. 177 Noterella su Dossi e Manzoni di Guido Davico Bonino p. 183 Il carteggio tra Benedetto Croce e Lienhard Bergel di Arnaldo Di Benedetto p. 189 Dino Buzzati e il mistero dell’essere di Giovanni Ramella p. 203 Cristina Campo: la bellezza come apertura sulla metafisica di Elettra Bianchi p. 213 Lirico e memore. Carlo D’Ormeville e la sua drammaturgia per musica di Piero Mioli p. 239 «Nei geroglifici delle note»: Furtwängler e Mahler di Loris Maria Marchetti p. 251 Il Risorgimento nel cinema di Beppe Valperga Scienza p. 257 Matematici piemontesi al servizio della Patria (1830-1861). (Con nu’appendice di lettere inedite di Carlo Ignazio Giulio alla moglie) di Clara Silvia Roero Libri p. 301 Cavour e la formula “libera Chiesa in libero Stato” di Raimondo Luraghi p. 305 Carla Sodini, “Amici per sempre. Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti tra Lucca e Roma”, Accademia Lucchese di Scienze Lettere e Arti/Centro “Pannunzio”, Lucca 2011 di Alessandro Bedini e Pier Franco Quaglieni Il Centro “Pannunzio” p. 311 Attività svolte nell’anno 2011 p. 319 Principali pubblicazioni del Centro “Pannunzio” 6 PIER FRANCO QUAGLIENI UNITÀ D’ITALIA ED EUROPA IN CRISI Non avremmo mai pensato all’inizio del 2011 che il 150° anniversario dell’Unità d’Italia si sarebbe chiuso con un esito così deludente. Chi scrive ha partecipato in prima persona a tante celebrazioni in tutta Italia, rivol- gendosi ad un pubblico ampio ed eterogeneo. Il Centro “Pannunzio” è stato in prima fila a ricordare e rivendicare il valore del Risorgimento liberale e dell’Unità d'Italia come scelta storica irri- nunciabile, al di là dei labili revisionismi nordisti e sudisti. Anche la pubblicazione del libro relativo a Cavour (Cavour e la sua ere- dità. I rapporti tra Stato e Chiesa in Piemonte e nell’Italia liberale, Rubbettino, Soveria Mannelli 2010) è stato un contributo allo studio del Risorgimento. Questi “Annali” contengono saggi significativi che affrontano temi risor- gimentali. Tuttavia, al termine del 150° delle celebrazioni, sarebbe ipocrita se nascondessimo una delusione profonda per un’Italia come quella odierna, succuba di un’Europa arrogante, che ci porta a dire con Giovanni Amendola che essa “non ci piace”. Nel 1961 il centenario del Regno e dell’Unità venne festeggiato, avendo un Paese forte, unito, prospero che viveva il miracolo economico frutto del buongoverno. Era un Paese in cui c’era prosperità e massima occupazione ed in cui tutti cominciavano ad avere auto, tv, frigorifero, molti persino la casa di proprietà e quella al mare. Ci fu chi disse che si confuse il cente- nario dell’Unità con il trionfo del governo della D.C., ma si trattò di una polemica che cinquant’anni dopo appare del tutto pretestuosa, anche se in parte avvenne proprio sulle colonne del “Mondo” di Pannunzio. Era un’Italia in cui il movimento cattolico, insieme ai partiti laici, aveva guidato la rinascita e la ricostruzione. Gli stessi cattolici, dopo tante pole- miche aspre, sentirono il Risorgimento in modo diverso e non come un ele- 7 mento estraneo alla loro storia. Nel 1911 – cinquantenario del Regno e dell'Unità nazionale – con il Governo Giolitti la lira faceva aggio sull'oro e l’impresa di Libia dimostrava – con i criteri dei tempi – che anche l’Italia doveva poter trovare in terra africana spazi e opportunità per i milioni di italiani costretti ad emigrare all’estero, come disse Giovanni Pascoli nel discorso La grande proletaria si è mossa... L’Italia giolittiana aveva fatto grandi passi in avanti, aveva final- mente fatto conoscere ai ceti più diseredati un po’ di benessere, aveva inco- minciato ad affrontare il problema del Mezzogiorno. Giolitti fu il capo del Governo della nuova Italia che si propose anche di coinvolgere nello Stato unitario le forze che erano state avverse (cattoli- ci) o estranee (socialisti) al processo risorgimentale, dando al nuovo Stato una base democratica con il suffragio universale maschile (quello femmi- nile c’era solo in Nuova Zelanda e la civilissima Europa riteneva le donne non degne del voto persino in Francia, dove la Rivoluzione francese, in questo ambito, non aveva lasciato una traccia concreta). Se guardiamo all’oggi, alla fine del 2011 e alla prima metà del 2012, non ci sono prospettive di crescita, non ci sono speranze, non c’è neppure più l’orgoglio di essere italiani. E ciò a prescindere da ogni valutazione politi- ca contigente. Le bandiere che hanno sventolato per un anno sono scom- parse dalle nostre città e le poche superstiti sono sdrucite e scolorite, emblema significativo di un’Italia in ginocchio in cui gli anziani sono umi- liati, i giovani privati di ogni prospettiva, l’insieme dei cittadini inferociti, i risparmiatori puniti, i disoccupati privati dei requisiti minimi per una loro sopravvivenza dignitosa. L’Italia ha infatti perso posti di lavoro, ha perso ricchezza, ha chinato la testa all’Europa dei banchieri e dei poteri forti, non ha saputo tagliare gli sprechi e le spese inutili. Rivendichiamo con orgoglio di aver ritirato l’istanza nel 2010 relativa al Comitato Nazionale per il centenario della nascita di Mario Pannunzio, dicendo che quei soldi (220.000 euro) dovessero essere destinati diversa- mente. Ci fu chi apprezzò il nostro gesto, ma ci fu chi finse di non capir- ne il valore simbolico ed esemplare che forse solo oggi appare davvero come una rara avis in un Paese dedito ad una spesa pubblica senza con- trolli. La situazione attuale ci ha portati a chiudere nel modo peggiore possi- bile i 150 anni dell’Unità Nazionale, specie se consideriamo che il Risorgimento fu una rivolta contro la protervia del dominio delle genti di stirpe tedesca, ma fu anche l’esempio di una generosità individuale e col- lettiva di uomini come Garibaldi e dei suoi Mille, che seppero dare sé stes- si all’Italia, senza nulla chiedere. Uno storico eminente come Emilio Gentile ha posto in evidenza come possa diventare problematico pensare con certezza al prossimo cinquan- tennio di Unità Nazionale, perchè va considerata l’ipotesi del disfacimento 8 della stessa realtà italiana e non certo nel quadro di un’Europa pluralistica in cui ogni popolo ha pari dignità, come sognarono uomini come Mazzini, Cattaneo, Einaudi, Spinelli, Ernesto Rossi, Pannunzio nel corso dell’Ottocento e del Novecento. L’Italia rischia di diventare una colonia e di trovarsi in una situazione peggiore a quella pre-risorgimentale non solo per cause economiche ed internazionali, ma anche per il naufragio della sua politica e il degrado della sua dignità nazionale. Il livello indecente che abbiamo toccato e che condanna in modo irre- parabile buona parte della classe politica italiana, ci ha fatto tornare indie- tro e ci sta facendo vivere uno dei momenti peggiori della nostra storia, senza speranze effettive di poter “risorgere” come accadde a metà delll’Ottocento attraverso il genio di Cavour e alla metà del Novecento con uno statista come De Gasperi. 9 Il Conte di Cavour 10 GIROLAMO COTRONEO I 150 ANNI DELLA PROCLAMAZIONE DEL REGNO E DELL’UNITÀ D’ITALIA Ha scritto una volta Giambattista Vico che gli avvenimenti storici pro- cedono «senza verun umano scorgimento o consiglio, e sovente contro essi proponimenti degli uomini». Il duro linguaggio del filosofo napoletano non impedisce certo di comprendere a prima vista il significato profondo delle sue parole: gli uomini agiscono sempre in vista di un particolare fine, ma spesso la storia sfugge loro di mano e ciò che accade è profondamente diverso da quello che avevano pensato e volevano.

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