ABBAZIA DI CHIARAVALLE. DELL ABBAZIA DI CHIARAVALLE IN LOMBARDIA ILLUSTRAZIONE STORICO - MONUMENTALE - EPIGRAFICA DI PER V EDITORE GIACOMO GNOCCHI LIBRAJO Vicolo del Popolo mini. T085. 1842. Alla illustrazione di Sant' Eustorgio fo succedere quella del- V antica Badia a tre miglia da Milano denominata Chiara- valle. Fi primeggiano molte ricordanze del medio evo_, e memo­ rie di persone e cose che hanno stretta relazione coll’ altro volume da me pubblicato e contenente Sant’Eustorgio. Princi­ palmente la storia della pretesa eretica Guglielmina co?npie il quadro delle credenze e degli errori del secolo XIII da me già incomincialo con san Pietro martire. Non invoco favore o partito : soltanto l’esser letto dagli eru­ diti e dagli amatori delle cose italiane. PREFAZIONE Bernardo nativo di Fontaine in Borgogna è nome illustre nei fasti della religione e della civiltà. Sprezzatore delle umane illu­ sioni vola nel fermo dell’ età e delle speranze ad arruolarsi ad una nuova famiglia di solitarii instituiti nel secolo XI, sulla regola di san Benedetto in Citeau nella Borgogna dall'abbate Roberto ; ai quali solitarii era delizia il penetrare in luoghi tetri e de­ serti per dissodare l ' incolto terreno e spargere ne' cuori dei rozzi abitanti dei villaggi i semi della pietà e della sociale cultura. Un’ orrida spelonca non lungi da Langres, nido ch’era prima di ladri e lupi, presso il fiume Alba {Aube), egli sceglie a dimora : ivi sorge ben presto una splendida abbazia detta me­ ritamente Chiaravalle (Clervaux), e ben presto a sua cura è sparito da que’ luoghi ogni aspetto di orrore. La fama delle virtù del fondatore spargevasi intanto in Italia, ove molte città c specialmente Milano, instantemente esse pure chiedevano i ram­ polli di una famiglia che tali dava di sè lieti presagi. Bernardo, al cui cenno i popoli europei passavano a guerreggiare nel- l’Asia , e riconoscevano od abbandonavano i sovrani ed i pon­ tefici, Bernardo è alla fine in Milano , ove gravi affari della Chiesa Io chiamano al principio del secolo XII ; ed ecco 1’ ori­ gine fra noi del primo albergo dei cisterciensi, che fu quello onde ora prendo a parlare : sito illustre un tempo per una abbazia magnifica e ricca , ma dove ora non trovi che quasi abbandonato un antico tempio e poche altre venerande rovine fra l’edera e il musco, ed un continuo silenzio non interrotto se non dalle visite del pietoso che serba ancora una lagrima per le memorie di chi non conobbe. La venuta di Bernardo a Milano cadde nel giugno dell’ anno 1434. Lo mandava papa Innocenzo II per guadagnarsi l’arcive­ scovo Anselmo della Pusterla , e lo accompagnavano Guidone cardinale arcivescovo di Pisa e tre vescovi, Matteo di Albano, Goffredo di Chartres , Robaldo di Alba. A Milano alloggiò nella canonica di san Lorenzo, come attesta il contemporaneo Lan­ dolfo juniore (cap. 49). Mercè le di lui insinuazioni i Milanesi si adattarono alla fine a riconoscere Innocenzo come vero sommo pontefice, rigettando l’intruso Anacleto, e l’ imperatore Lotario per re d’ Italia rigettando Corrado di Svcvia ch’era già stato coronato prima in Monza, poi in Milano; c così si ricon­ ciliarono col sacerdozio e coll’ impero. Nell- anno seguente con­ tribuiva alla pace fra Milano e Pavia, come hassi da una carta ch’esisteva in questo convento di Chiaravalle, e che vien ripor­ tata dal Giulini nel vol. V, delle sue Memorie, ecc. di Milano j poi si restituì ben presto a CÌervaux essendosi fermato pochi mesi a Milano, e non due anni come scrisse Gitilini ( loc. cit.), e come dissero altri autori confutati nelle Antichità longobar­ diche, tom. IV, pag. 468. A Milano il venerabile abbate trovava persone che attende­ vano la sua venuta, impazienti di fruire anche qui de’ vantaggi dell’ operosità de’ suoi alunni. Già eranvi di quelli che perfino intitolavansi novizii della nuova famiglia religiosa cui atten­ devano , ma non conoscevano per anche. Bernardo annuì ai loro voti, e chiamata dalla sua CÌervaux una colonia di mo­ naci , che dovesse dirigere ed istruire tali novizii , pensò al- 1’ erezione della sua casa primogenita d’ Italia , per la quale scelse un sito sterile e paludoso denominato RoVeniano o Rove- gniano a quattro miglia da Milano. La fabbrica che quindi surse denominossi per ciò ne’ primi anni Santa Maria di Roventano, ma ben presto in memoria di Bernardo, appellato allora per antonomasia 1’ abbate di Chiaravalle , fu detta essa medesima Chiaravalle. Venne incominciata tosto nel 1135 , ma non si sa quanto tempo vi s’impiegasse a darle compimento. Alla partenza di Bernardo raffreddavasi tuttavia negli animi de’ Milanesi 1’ ardore e l’entusiasmo., ed i monaci qui da esso chiamati, ciò veduto, fecero per ritornarsene a lui. Se credessimo a Landolfo juniore (cap. 42) a costoro sarebbe imputabile il raffreddamento del popolo milanese, cui avrebbero stanco con incessanti inchie­ ste di danaro e di roba. Ma Landolfo, osservano gli autori delle citate Antichità longobardiche, era troppo fautore dello scisma di Anselmo, contro cui erasi dichiarato Bernardo, e perciò non merita fede in quanto scrive contro questo abbate e contro i suoi figli. Presso Novara i monaci furono raggiunti dai nobili milanesi che li persuasero ritornare alla città loro, e donatili di poderi in sito vicino a quello ov’ era stata determinata la costruzione del cenobio, li ritennero dal partire, e li infervora­ rono alla fondazione del nuovo chiostro. L’ antica Milanese casata degli Archinti è tradizione che assai si distinguesse nel fornire loro a tale oggetto larga dote di beni. Guido de' Capi­ tani di porta Orientale ci è additato dal Fiamma (Chron. Maj.) siccome uno speciale cooperatore di Bernardo nel fondare presso Milano il monistero di Roveniano ossia di Chiaravalle cui egli medesimo fece parte delle proprie ricchezze. Ottone Manzo da porta Romana milite, addì 4 novembre 1444, la­ sciò con testamento conservato nell’ archivio di Monza , la terza parte de’ poderi eh’ egli aveva in Vicomaggiore ove altri già prima la badia ne aveva acquistati ; lasciò le due altre parti di tali poderi a’ canonici di Crescenzago : obbligati peraltro rilasciarle a’ monaci chiaravallesi quando entro mesi tre pagassero ai canonici lire duecento d’ argento. Il che es­ sendo avvenuto, tutt’ i beni del testatore rimasero ai monaci (Antich. longob. IV, 202). Pietro Musso con testamento del mag­ gio 1146 legò al monastero lire trentasei d’argento pro vestiendo et calzando uno monacho , ed altre lire quaranta alla figlia Falcidia , sustituendole il fratello Russacane, ed a questo pure sustituendo il monistero di Chiaravalle. Bell’ e buono da Trezzo donò egli eziandio a questi monaci un grosso podere in Gessate., poco lungi da Gorgonzola, ch’eglino cangiarono nel 1245 colla grancia di Vione. Più tardi Manfredo Archinto ( anno 1291 ) fece al monastero quel dono di cui nelle illustrazioni all’ inscri­ zione 4.a Dal che apparisce doversi l’erezione di questa insigne abba­ zia alla pietà dei cittadini di Milano, destata dal zelo religioso di Bernardo, ed essere infondata 1’ opinione di coloro che ne vo­ gliono promotore speciale lo scismatico arcivescovo Anselmo della Pusterla -, mentre è falso ( quanto credono ) lui dopo deposto essere stato ristabilito nella cattedra, provandosi dagli autori delle cit. Antichità longobarde (IV, 198) che Anseimo , poco dopo deposto, perdeva libertà, patrimonio e vita. L’ inscrizione n. 24 dice che il monastero di Chiaravallc venne eretto nell’anno 1135 a’ 22 di gennaio. Quel giorno è dedicato a san Vincenzo martire , il che si conferma anche da un’ antica cronaca di Filippo da Castel-Seprio ove leggesi : Anno Domini 4435 in die sancti Fincentii aedificatum fuit monasterium Claraevallis. Niuno vorrà credere che la fabbrica entro un solo giorno venisse intrapresa e terminata , e perciò sono d'avviso che con quella lapida si volesse indicare il giorno in cui l’edificio fu compiuto, epoca che viene comunemente indicata nelle epigrafi monumentali che si pongono a pubblica vista, lasciandosi 1’ accennarne il principio alle figuline , alle pietre auspicali che si seppelliscono in qualche parte della fab­ brica medesima. Tale edifizio si ha per costante tradizione che fosse alquanto angusto: la sua costruzione non avrà quindi importata 1’ occu­ pazione di gran tempo. Per ciò non sembra inverosimile che san Bernardo vi assistesse almeno in parte, tanto più eh’ egli due volte era disceso in Milano nell’ anno 1134 , come afferma Er- naldo nella vita di lui, e nella seconda di queste eravisi tratte­ nuto dal giugno 4434 al principio dell' anno successivo, per cui è probabilissimo ch’egli vedesse il compimento ( indicato dalla suddetta epigrafe 24 ) della fabbrica ond’ è parola. V’ ha chi spinge più oltre le sue conghietture,sino a pensare eliclo stesso 9 Bernardo guidasse al nuovo cenobio i nuovi monaci, ne fosse il primo reggitore, benedicesse gli altari della loro edicola. Questi altari furono consecrati nel 1196 (secondo un antico mss. del monistero citato dall’ Ughelli) dall’ arcivescovo Oberto de Ter- zaghi, essendosi poi nel 1224 consecrata la chiesa dall’ arcive­ scovo Enrico Settata, come dalla inscrizione 20. Di questo primo edifizio nulla tuttavolta rimane. Eppure sem­ bra eh’esso sfuggisse alla devastazione del Barbarossa , perchè sappiamo lui essersi mostrato bene affetto ai cisterciesi di Lom­ bardia, e con diploma dato da Pavia ai 10 febbraio 1186,(ven­ ticinque anni dopo la devastazione, da lui ordinata, di Milano) avere accolti in sua protezione i beni di questo monistero, e l’abbate Giovanni che vi presiedeva, nonché i monaci ed i con­ versi, dei quali fece ivi elogio : confermando ad essi il privile­ gio, già conferito nel 1173 a Michele priore di Chiaravalle dal rettore delle città lombarde, dell’esenzione dal giuramento della calunnia, della credenza e di qualunque altro genere si in giu­ dizio che fuori ; giuramenti che a que’ tempi solevansi richie­ dere a tutti.
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