Breve Storia Del Futuro L'iperimpero Del Calcio

Breve Storia Del Futuro L'iperimpero Del Calcio

BREVE STORIA DEL FUTURO L’IPERIMPERO DEL CALCIO A cura di Nicholas Gineprini www.allasianfootball.com Nota dell’autore: Questo saggio è stato scritto nel novembre del 2017, quando questo spazio web si chiamava ancora ‘Blog Calcio Cina’. Una serie di vicissitudini ed il conseguente trasferimento a Pechino hanno fatto in modo che questo saggio non sia mai stato pubblicato prima d’allora. Alla luce dei fatti di questi ultimi giorni, con l’annuncio della Super Lega Europea e la sua morte imminente, mi sono convinto a dare finalmente alla luce a questo scritto nel quale analizzo la storia economica del calcio ed il suo futuro prendendo spunto dal famoso saggio ‘Breve Storia del Futuro’ di Jacques Attali. Nel 2017 prevedevo che la Super Lega si sarebbe andata a creare nel 2025; purtroppo la pandemia che tutti quanti abbiamo vissuto ha reso necessario l’accelerazione di questo progetto che per il momento, sembra essere stato riposto velocemente nel cassetto, in attesa di tempi più maturi. Quello che andrete a leggere è la stessa versione scritta quattro anni fa, in quanto credo che sarà solamente questione di tempo prima che il calcio, che sta collassando su se stesso, si debba reinventare sotto forma di iperimpero. Breve Storia Del Futuro è un saggio sociologico pubblicato dal francese Jacques Attali nel 2006, banchiere, economista e scrittore, dall’inizio degli anni ’80 ha ricoperto cariche importanti all’interno della politica francese grazie alle sue capacità di leggere fra le trame del futuro. La svolta nella sua carriera avvenne nel 1981, quando l’allora presidente della Repubblica Mitterrand gli conferì la carica di consigliere speciale. Dopo aver lasciato l’Eliseo nel 91’, Attalli viene nominato presidente della European Bank for Reconstruction and Development, per poi fare ritorno al “Palazzo” francese dieci anni fa, con la carica di presidente alla "Commissione per la liberazione della crescita. Conosciuto anche come l’Uomo Ombra, Attali ha scoperto l’attuale presidente francese Macron, introducendolo all’Eliseo anni addietro. Nella sua opera più famosa, Breve Storia del Futuro, Attali ripercorre la storia del capitalismo e dei “Cuori degli Ordini Mercantili” , che sono Bruges, Venezia, Anversa, Genova, Amsterdam, Londra, Boston, New York e infine Los Angeles. Nella seconda parte del saggio, Attali predice quelli che possono essere gli scenari futuri, da qui al 2050 attraverso tre grandi step: la prevalenza del mercato, quale unica legge mondiale, si realizzerà con il sorgere dell’iperimpero, con la sopravvivenza messa a forte rischio dall’aumento esasperato delle disparità sociali. Il secondo scenario è quello dell’iperconflitto, che getterà il mondo in un’epoca caotica. Infine, Attali, o la sua speranza, descrive quella che è l’iperdemocrazia, che si realizzerà se l'umanità riuscirà a regolamentare la globalizzazione, in modo da consentire lo sviluppo delle libertà e del rispetto per l’altro. In questo nostro intervento, intendiamo realizzare un percorso simile a quello di Attali, dunque analizzare quella è stata la storia economica e sociale del mondo calcistico dal dopoguerra ad oggi, focalizzandoci su quei paesi che, per varie ragioni, definiamo Cuore dell’Ordine Mercantile, per poi delineare quelli che possono essere gli scenari futuri per il calcio, attenendosi a quella che è la prospettiva più probabile, ovvero il sorgere di un Iperimpero. Prima di procedere con la nostra analisi, è bene specificare il significato di “Cuore” dell’ordine Mercantile secondo Attali: “Una città diventa cuore se la sua classe creativa è in grado, meglio di qualunque altra, di mettere insieme i mezzi per trasformare un servizio in prodotto industriale. Per far questo deve controllare il capitale, stabilire i prezzi, accumulare i profitti, avere nelle proprie mani i salari, dispiegare un esercito, finanziare gli esploratori, sviluppare un ‘ideologia che assicura il proprio potere. Ogni cuore assume allora il controllo, all’interno e all’esterno, delle risorse energetiche più efficaci e dei mezzi di comunicazione più rapidi. Banchieri, artisti, intellettuali, innovatori vi apportano il proprio denaro, costruiscono palazzi e tombe, dipingono i ritratti dei nuovi padroni del mondo, guidano i propri eserciti... La forma mercantile dura così a lungo che il cuore riesce a mettere insieme abbastanza ricchezze da poter controllare il centro e la periferia. Comincia a perdere terreno quando il cuore è costretto a consacrare troppe risorse per mantenere la pace interna per proteggersi da uno o più nemici esterni…. Ogni nuovo Cuore concentra sempre maggiori ricchezze in un numero ristretto di mani, accorda libertà sempre più ampie ai cittadini e ai consumatori e fa conoscere allo stesso tempo ai lavoratori alienazioni sempre più grandi.” Nella nostra analisi, per essere definito un “Cuore” il movimento calcistico di una nazione, principalmente deve essere in grado di attrarre i principali talenti stranieri sulla scena internazionale. I club devono essere sorretti dalle grandi società oppure dallo stato e quelli più ricchi genereranno una elite che domina sulla scena nazionale, ed eventualmente internazionale. Inoltre deve essere attrattivo in modo che vi confluiscano i principali investitori esteri, sotto forma di sponsor o nuovi proprietari. La capacità di innovare le strategie di marketing, le proprie infrastrutture e tecnologie, espandere il proprio prodotto sui mercati globali sono caratteristiche che diventeranno fondamentali a partire dagli anni ’80 con l’avvallamento degli sponsor di maglia e successivamente negli anni ’90 con l’avvento della legge Bosman e con l’emergere della scena calcistica professionistica in America e nei paesi asiatici. Ogni nuova forma di Cuore Mercantile tenta di accumulare un numero sempre maggiore di ricchezze e di distribuirle nelle mani di pochi in modo da creare un elite, e vede prevalere costantemente la forza del capitale sui concetti di tradizione e cultura. L’Ordine Mercantile calcistico segue alcune costanti geopolitiche, che vedono l’Europa come centro della grande industria calcistica e dell’entertainment. L’America Latina e l’Africa sono terre ricche di talenti “risorse”, ma il cui apparato non riesce ad emergere, nel continente nero per la povertà della sua terra, in Sud America per la dilagante corruzione che hanno reso il calcio di Brasile e Argentina teatro principale dell’economia parallela dei Fondi di Investimento. Per quanto concerne invece l’Asia e il Nord America, questi sono i continenti che dispongono delle principali ricchezze, che riversano sul prodotto europeo. La nostra storia dell’Ordine Mercantile parte dalla Spagna Franchista, per poi spostarsi in Italia, fino alla chiusura delle frontiere avvenuta nel 1966. Da quel momento, fino a metà degli anni ’70, vi è un periodo senza Cuore Mercantile, nel quale verranno sottolineate le innovazioni culturali ed economiche apportate dall’Olanda e dalla Germania. In seguito, l’Inghilterra diventerà per la prima volta il Cuore, con l’ingresso dei capitali stranieri, ma tale Ordine durerà poco e l’Italia tornerà al centro della scena fino all’inizio degli anni ‘2000, dove la Patria del Football e la Premier League, la faranno da padrone in un mercato oramai ampiamente globalizzato… fino alla fine dell’Ordine Mercantile e del calcio come lo abbiamo sempre conosciuto. 1953-1960: la Spagna franchista Il primo Cuore Calcistico che prendiamo in considerazione è la Spagna a partire dal 1953, anno che segna l’approdo di Alfredo Di Stefano al Real Madrid. In quegli anni il calcio spagnolo era meta di approdo dei migliori talenti del calcio internazionale, si imponeva grazie ai Los Blancos in campo europeo ed era un mezzo attraverso il quale una forma di governo non democratica cercava di costruirsi un’immagine alternativa. Non è la prima volta che il calcio viene utilizzato da un regime per legittimare e rafforzare la propria immagine, negli anni ’30 lo aveva fatto l’Italia con l’organizzazione della Coppa del Mondo nel 1934 e la Germania Nazista con le Olimpiadi del 1936. Modi di agire simili si ripropongono in modo costante nel tempo. Madrid negli anni ’50 era il cuore economico, politico e culturale della Spagna e dunque il Real nell’ideale di Franco doveva essere lo strumento attraverso il quale manifestare la forza della Spagna, anche grazie ai numerosi trionfi Europei. A partire dal 1956, alla prima edizione della Coppa Campioni, il calcio europeo parlava spagnolo, con il Real Madrid che vinse le prime cinque edizioni ponendo quindi la squadra del Generale sul tetto d’Europa. L’apice del successo venne raggiunto il 30 maggio del 1957, nella finale giocata e vinta a Madrid contro la Fiorentina per 2-0 di fronte a 124mila spettatori. Al di la dei trofei, il calcio spagnolo era terra d’approdo dei migliori talenti del calcio internazionale nonostante le stringenti limitazioni nel tesseramento di giocatori stranieri. Le regole furono aggirate da Real Madrid e Barcellona, che naturalizzarono la maggior parte delle nuove stelle. Dei migliori giocatori di quel periodo, Di Stefano, Puskas e Kubala vestirono la maglia della nazionale spagnola. Anche la questione della naturalizzazione si ripresenterà negli anni a venire, in particolar modo con le nazionali arabe e asiatiche che abusano di tale pratica per accelerare il proprio sviluppo calcistico. La Spagna non poteva certo considerarsi il Cuore Economico dell’Europa, in quanto vessava in una situazione di arretratezza al termine della Seconda Guerra Mondiale. Una lenta ripresa economica dopo anni di decremento iniziò nel 1951, anche se la parola progresso non si confaceva alla Spagna franchista, nelle quali le riforme erano spesso ostacolate dall’inefficienza della classe dirigente, dalla burocrazia e soprattutto dalla corruzione. La svolta in quegli anni avvenne nel 1953, quando il regime siglò Il patto di Madrid con gli Stati Uniti per l’installazionie di basi militari in cambio di cospicui aiuti economici. Il grande ciclo del calcio spagnolo si chiuse all’inizio degli anni ’60, quando furono i portoghesi del Benfica a battere in finale di Coppa Campioni prima il Barcellona e successivamente il Real Madrid.

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