
1 Tesauro, Giuseppina <1971-> Dai giardini della Conca d'Oro all'impresa - La mafia vista dal microcosmo di Villabate / Giuseppina Tesauro. - Palermo: Centro di studi ed iniziative culturali Pio La Torre, 2013. (Contributi ; 2) 1. Mafia. 364.106 CDD-22 SBN Pal0242854 CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” 2 Finito di stampare nel mese di Aprile 2013 da Gruppo Istituto Poligrafico Europeo Srl presso lo stabilimento grafico editoriale di C.da Zaccanelli - Roccapalumba (Pa) Questo volume è stato stampato con il contributo dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità sicilliana. Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana. Dai giardini della Conca d'Oro all'impresa. La mafia vista dal microcosmo di Villabate. 3 Giuseppina Tesauro Palermo 2013 EDIZIONI Indice Indice Nota editoriale Vito Lo Monaco 6 Presentazione Antonio La Spina 10 Premessa 17 Breve analisi storica, sociologica e giuridica delle origini del 21 fenomeno mafioso La mafia rurale 1. Villabate, don Raffaele e il Marchese di San Giovanni 36 2. Gli Stati Uniti d’America e il delitto Petrosino 43 3. Il fascismo ed il prefetto Mori 46 4. I “Fasci” a Villabate - L’omicidio del sindacalista Vincenzo Sansone 51 Il Separatismo e Salvatore Giuliano 5. Gli anni’50 - Il sangue scorre nei giardini di Villabate 56 4 La mafia si trasforma 1. Gli anni ’60 - La prima guerra di mafia e il poco noto caso della 69 “Giulietta” di Villabate 2. Gli anni 1960\70 – La strage di Viale Lazio 78 3. La seconda guerra di mafia – La strage di Natale del 1981 83 4. Gli anni ‘90 - Le lotte intestine 98 La mafia del terzo millennio 1. Le nuove generazioni e lo “zio” Bernardo Provenzano – Il Comune 108 in mano alla mafia - Le operazioni “Grande Mandamento”, “Gotha”, “Old Bridge” e “Senza Frontiere 2. Il pentito Campanella e l’affaire del Centro Commerciale 152 Storie e leggende 161 1. La roncola 162 2. Il tesoro maledetto 164 Un eccentrico uomo “d’onore “ 172 Il pastore coraggioso 178 La mafia “buona” 182 Finalmente potti capiri ri unni vineva a’ manu! 184 Un triste banchetto 188 La “procura” 192 LE INTERVISTE Intervista a S.E. il presidente dott. Vincenzo Oliveri 196 Intervista al presidente dott. Leonardo Guarnotta 212 Intervista al magistrato dott. Antonino Di Matteo 224 Intervista al professore Giuseppe Di Chiara 232 Intervista al maresciallo Sigismundo Caldareri 240 Intervista al sacerdote Salvatore Milazzo 254 5 Nota editoriale Vito Lo Monaco La descrizione storica di Giuseppina Tesauro è un prezioso contributo di conoscenza e di comprensione della mafia di Villabate e del ruolo che ha svolto in Sicilia. Il contenuto della ricerca diventa un punto di riferimento per l’azione politica di rinnovamento di ogni democratico impegnato a promuovere alla guida della cosa pubblica una nuova classe dirigente che ripudia la mafia quale strumento per acquisire consenso e potere. Pur parlando di mafia, Villabate non è un paese mafioso, ma una cittadina che si oppone con la sua operosità alla mutevole oppressione criminale. Infatti, dall’analisi di Tesauro, emerge l’adeguamento della mafia a ogni condizione storica. Dall’Ottocento a oggi alcune costanti contraddistinguono la mafia villabatese: 6 collegamento permanente con quella di New York, cerniera tra la mafia della città e della fascia costiera, avamposto sicuro dei Corleonesi, centrale del narcotraffico, rapporto organico e strutturale con la politica (locale, regionale e nazionale). La ricerca arricchisce la conoscenza del mutamento antropologico della mafia: nella comunicazione usa i computer, ma anche il pizzino criptato; negli affari va dal commercio degli agrumi al controllo delle acque della SASI (già società della Condotte, dall’era fascista a tempi recenti, concessionaria delle acque del lago di Piana degli Albanesi), dal narcotraffico alle attività edilizie sino all’affare del grande centro commerciale bloccato dalle indagini della magistratura. L’autrice accenna al ruolo dell’opposizione civile e politica contro la mafia soprattutto nel secondo dopoguerra, per opera del movimento sindacale bracciantile, dell’opposizione di sinistra e dei nuovi movimenti giovanili, diventati trasversali nell’ultimo decennio. E’ un filone da documentare e da approfondire anche per gli effetti più generali indotti nella percezione della mafia come male della società. C’è una continuità storica del mondo mafioso. Risalendo alle origini ottocentesche, si Nota editoriale scopre che quel Giuseppe Fontana, mafioso di Villabate al servizio dell’On. Palizzolo, organizzatore del rapimento e, in epoca successiva, dell’uccisione del Marchese Notabartolo, era stato anche tra i provocatori della strage di Marineo durante i Fasci Siciliani del 1893/94; rifugiatosi negli USA, salda i rapporti con la “Mano nera”, contribuisce all’organizzazione dell’uccisione di Joe Petrosino, il poliziotto di origine campana che lo aveva indagato quale complice di don Vito Cascio Ferro, l’organizzatore della mafia moderna negli USA e in Sicilia. Questa triangolazione delittuosa con la criminalità newyorchese, la politica e gli affari criminosi sembra la costante della famiglia villabatese. Le grandi inchieste antimafie visitate da Tesauro, da quelle del “Grande Mandamento”, del “Gotha”, dell’“Old Bridge” sino all’ultima “Senza Frontiere”, confermano giudiziariamente che la mafia di Villabate nella sua storia è stata sempre legata in prima persona e con impegno imprenditoriale ai grandi affari: dal commercio degli agrumi alle truffe alla Cee, dal contrabbando delle sigarette al narcotraffico, dal riciclaggio al racket, dall’usura agli appalti pubblici. Tutto ciò è avvenuto non in modo pacifico e con una forte opposizione sociale e politica 7 che ha lasciato proprie vittime sul terreno. Alla vigilia della strage di Portella della Ginestra, nel momento in cui la sinistra sta crescendo elettoralmente tra le masse lavoratrici e gli intellettuali, la mafia uccide Nunzio Sansone, intellettuale organizzatore del PCI a Villabate. Negli anni cinquanta e sessanta, le leghe bracciantili organizzano la lotta per il contratto il lavoro, il riconoscimento e la difesa dei diritti dai braccianti, da quelli previdenziali, con l’iscrizione negli elenchi anagrafici, a più giusti salari e orario di lavoro. Negli anni settanta, il movimento contadino si dedica alla costruzione delle cooperative e delle associazioni produttori poi scomparse perché fagocitate dall’inquinamento mafioso. Le cooperative e le associazioni produttori, nate per essere strumenti di emancipazione sul mercato globale, diventano mezzi di speculazione e di parassitismo sui produttori, grazie alla presenza mafiosa capace di cooptare anche quadri cooperatori e politici di sinistra, come dimostra la vicenda giudiziaria di Nino Fontana. Villabate, diventata il fortilizio della latitanza di Provenzano, è anche cartina di tornasole Nota editoriale che prova che senza la politica non esisterebbe la mafia, ma eventualmente solo criminalità comune. Il consiglio comunale è sciolto ben due volte per mafia, diventa nell’ultimo ventennio, come documenta l’autrice, il luogo principe dell’esercizio mafioso che non si ferma a quello parassitario, ma conquista la gestione diretta degli affari e della politica. Due esempi sono illuminanti: il primo, l’affare del “Centro Commerciale” nel quale la mafia esercita la sua forza d’intimidazione per l’acquisizione dei terreni, partecipa agli utili ed entra in società, con quote preconcordate, per la gestione degli spazi del “Centro”. Il secondo, il camaleontismo dei politici, messo a nudo dai pentiti, e tra questi, in particolare dal Campanella, consigliere e presidente del consiglio comunale, in relazione con i vertici nazionali e regionali del suo partito, consulente delle amministrazioni comunali di Villabate e Bagheria. Per camaleontismo, s’intende la capacità di mimetismo dei politici, non più semplici collusi ma organici strumenti di mafia. E’ interessante, inoltre, scoprire l’adeguamento dei gruppi politico-mafiosi al mercato 8 per investire gli utili dei loro affari criminosi con la costituzione d’imprese legali. È significativo, a tal proposito, quel progetto mandato a monte dalle indagini giudiziarie, di una impresa per la distribuzione di prodotti alimentari siciliani d.o.c, concordata con la famiglia di New York. Villabate appare laboratorio della mafia moderna e tradizionale, impegnata nel riciclaggio, nell’autoriciclaggio, nei Centri Commerciali, in relazione d’affari con multinazionali che non le rifiutano. Da questo luogo, periferia della grande Città, ma centro autopropulsivo di criminalità organizzata, emerge l’urgenza di quell’anagrafe tributaria dei rapporti finanziari richiesta da più parti e di una rigorosa legislazione sui reati finanziari, indebolita da diciotto anni di berlusconismo. La legge Rognoni-La Torre, e quelle degli anni successivi, ancora dopo trent’anni, sono lo strumento più efficace di contrasto antimafia che ha consentito l’aggressione alle associazioni e ai patrimoni mafiosi, ma oggi è urgente consolidare e adeguare la legislazione per perseguire e soprattutto prevenire i reati finanziari, visto che le mafie Nota editoriale hanno spostato i loro interessi nella finanza. Infine, è interessante rilevare l’annotazione dell’autrice sui mutamenti antropologici della mafia di Villabate, non solo per la comunicazione, ma anche nei rapporti di parentela e col mondo femminile. Infatti, dalle intercettazioni dei colloqui delle donne con i loro mariti o amanti emergono figure femminili pienamente consapevoli e compartecipi del
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