a Don Renzo Forconi Cura e testi Giulia Righi Foto Silvano Silvia (www.silvanosilvia.it) Progetto grafico tabloidcoop.it Stampa Nuova Grafica Fiorentina Un ringraziamento particolare va a tutte le persone che hanno collaborato alla realizzazione di questa pubblicazione. Senza le loro testimonianze, puntuali ed accorate, sarebbe stato assai difficile restituire su pagine bianche la meravigliosa figura di Don Renzo. Fondazione opera diocesana assistenza Firenze onlus Via dell’Orto, 57 - Firenze Tel. 055 2286433 www.odafirenze.it Quel prete sempre di corsa la vita di don renzo Forconi e la sua missione nell’oda indice 7 Prefazione Il saluto dell’Arcivescovo di Firenze, Monsignor Giuseppe Betori Il ricordo dell’Amministratore Delegato dell’Oda, Marco Galletti Capitolo 1 don renzo e i suoi ragazzi (1976-2008). l’opera diocesana di assistenza 16 “Aveva un sorriso devastante” 23 “Ma Don Renzo, i ragazzi sugli sci si fanno male” “No. Son come gli altri” 28 “Giovanna, questa è una casa, non un ospedale” 33 “Certe volte ci chiedevamo: ‘Ma come fa?’” 37 “Per me era lo zio Renzo, quello che non mollava mai” 41 L’Opera Diocesana di Assistenza 47 Diacceto, ieri e oggi 51 Villa San Luigi, ieri e oggi Capitolo 11 il “parroco volante” (1963-2008). santa Maria a Quarto 59 “Me la presti la tua mamma?” 64 “E allora io dico: ‘Bravo, Don Renzo’” 71 “Dimmi di cosa hai bisogno, si fa” 75 “Era uno di noi, un ragazzo tra i ragazzi” 81 Fuorionda. Una recita tutta per lui 4 Capitolo 111 il “sacerdote dei binari” (1963-2008). santa Maria novella 95 “Io mi sento il tuo quarto fratello, se me lo permetti” Capitolo iv il “prete dell’autostrada” (1957-1963). Barberino di Mugello 106 “Potevo constatare con soddisfazione che la mia veste nera era sempre più bene accolta” 119 Breve storia della vita di Don Renzo 5 PREFAZIONE Saluto con vivo compiacimento la pubblicazione di un volume che vuole far vivere la memoria di un sacerdote della nostra Arcidio- cesi stimato da tutti a Firenze e particolarmente caro ai tanti che hanno potuto beneficiare della sua straordinaria opera caritativa. È una memoria particolarmente significativa, perché la figura del caro Don Renzo Forconi viene dipinta in questo scritto attraverso le testimonianze raccolte dalla viva voce di chi lo ha direttamente conosciuto. Si tratta di testimonianze accorate, in più d’un’occasione rese tra le lacrime e con la voce rotta dalla commozione. Don Renzo era una persona poliedrica, capace di dedicarsi contemporaneamente a una miriade di interessi diversi senza per questo sottrarre dedi- zione ad alcuno di essi. In questo lavoro si è cercato di restituire nella sua interezza la complessità e la ricchezza della sua perso- nalità. Sono le parole di chi lo ha conosciuto a comporre il mosaico della sua figura. Quella di parroco perennemente affaccendato – sempre di corsa, in una spola continua tra la sua parrocchia e la cappel- lina della stazione – e quella di presidente dell’Opera Diocesana di Assistenza capace di un amore infinito nei confronti dei suoi “ragazzi”. Proprio loro, gli ospiti dei due centri Oda, sono stati, per Don Forconi veri e propri figli. Figli da crescere, proteggere, formare. a sinistra. La nomina di Don Renzo a priore della chiesa di Santa Maria a Quarto 7 8 Avendo di loro la massima cura, rendendo le due strutture il più possibile simili a nidi familiari: mai ad ospedali. Su questo si pone l’accento in questo scritto, e dalla missione di Don Renzo all’in- terno dell’Oda muove il racconto della sua vita. Il lavoro si struttura in quattro capitoli. Il primo, “Don Renzo e i suoi ragazzi (1976-2008). L’Opera Diocesana di Assistenza”, ri- percorre l’operato di Don Renzo all’interno dell’Oda, attraverso le parole di cinque persone che in questo contesto lo hanno co- nosciuto e con lui hanno vissuto e operato: i due attuali direttori sanitari dei centri di Villa San Luigi e di Diacceto – la dottoressa Giovanna Sorrentino e il dottor Marco Campigli –, la ex direttrice di Diacceto, Albertina Del Lungo, poi la fedele collaboratrice di Don Renzo Silvia Mosconi, e, infine, la nipote Cristina Forconi. Chiude questo primo capitolo un excursus sulla storia dell’Opera Diocesana di Assistenza e sulla sua evoluzione nel tempo. Nel secondo capitolo viene invece raccontata la figura di Don Renzo parroco della chiesa di Santa Maria a Quarto (dal 1963 al 2008). Qui la parola passa ai suoi fedeli, ai parrocchiani più affe- zionati che negli anni lo hanno seguito nella sua attività pastorale. Una piccola parrocchia, ma a cui Don Renzo non ha fatto manca- re nulla e che ha edificato come uno spazio di educazione alla fede e di comunione fraterna. Il terzo capitolo, sulla stessa falsariga, illumina un altro aspetto dell’attività di Don Renzo, e cioè quella prestata come cappella- no compartimentale delle Ferrovie dello Stato (1963-2008) nel- la chiesina al binario uno di Santa Maria Novella, che per lui fu un’altra casa ancora. Una casa accogliente per i viandanti del nostro tempo, che con sempre maggiore fretta attraversano gli atri delle nostre stazioni. Il quarto capitolo di questa “biografia raccontata” rappresenta un salto indietro nel passato di Don Renzo, è cioè il ricordo del periodo (1957-1963) trascorso a Barberino, in Mugello, duran- te la costruzione dell’autostrada del Sole. Qui Don Renzo era a sinistra. Monsignor Giuseppe Betori durante una visita a Villa San Luigi 9 incaricato dell’assistenza spirituale agli operai e la sua esperien- za viene ricordata attraverso le sue stesse parole, riprendendo una lettera scritta di suo pugno alla Diocesi fiorentina. Chiude il lavoro una sintetica biografia di Don Renzo. Nel licenziare queste pagine sorge spontaneo l’auspicio che esse non servano solo a mantenere vivo un ricordo prezioso ma anche a suscitare, insieme a una doverosa gratitudine, una sana emu- lazione. E siccome il ministero di un sacerdote non è una scelta che parte da noi, accogliamo l’invito di Gesù a pregare “il Signo- re della messe, perché mandi operai nella sua messe” (Lc 10,2), operai che abbiano lo stesso volto e lo stesso cuore di Don Renzo. Firenze, 26 ottobre 2010 † Giuseppe Betori Arcivescovo di Firenze 10 Non sembra passato tutto questo tempo. Oggi, a due anni di distanza da quel giorno buio in cui Don Renzo è venuto a mancare, il suo ricordo pulsa ancora, vivo. Sarà per la scia di insegnamenti che ha lasciato a chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui, sarà per quel modus operandi che è diventato l’anima dell’Oda. Ma sarà anche per il cuore grande di quell’uomo che correva sempre e che eppure sapeva trovare co- munque il tempo di fermarsi ed ascoltare, anche solo per un attimo. Per la verità, il nostro rapporto, all’inizio, non partì con grande slancio. Quando arrivai all’Opera Diocesana di Assistenza come incarica- to della Curia Arcivescovile per controllare la parte amministrati- va, Don Renzo fu – per usare un eufemismo – diffidente. Vedeva in me una sorta di supervisore, una spia intransigente man- data lì per controllare il suo operato, una presenza nemica. Non era, naturalmente, così e lui se ne accorse presto, cominciò ad accordarmi fiducia ed il nostro rapporto crebbe col tempo fino a diventare molto profondo. I ricordi di Don Renzo affiorano sempre accompagnati da un sorri- so: Don Renzo e la sua, amatissima, auto. Non dimentico un viaggio fatto dalla mattina alla sera – lui alla guida – per andare a vedere come procedeva la gestione del “Sog- giorno Firenze” a La Thuile. In meno di dodici ore andammo e tornammo, all’immancabile ve- locità della luce che lo contraddistingueva. Volle guidare ininter- rottamente lui – come sempre – anche se in realtà, nel tempo, ero diventato forse l’unica persona a cui concedeva l’onore di guidare al suo posto. Don Renzo amava l’Oda come una sua creatura, i ragazzi erano i suoi ragazzi e le strutture dell’Opera tesori da salvaguardare per garantire loro una casa e un futuro sereno. Questo era il suo imperativo, ed una era la preoccupazione che ha sempre portato con sé, la prima su tutte: salvare l’Oda, sempre e comunque. Perché l’Oda, era solito dirmi, è una Ferrari che va 12 saputa guidare: se non lo sai fare la macchina è bella ma rischi di andare fuori strada. Da quando non c’è più abbiamo cercato di continuare sulla stra- da che aveva tracciato, e con la trasformazione in Fondazione si è messo un altro tassello alla storia dell’Opera e raggiunto un obiet- tivo al quale Don Renzo teneva molto. Ci aspetta un domani impegnativo, lo sappiamo: ci sono progetti importanti da portare a termine ed altri ancora da avviare. Ma ci piace pensare – ed è anche questo che ci spinge a continuare su questa rotta – che Don Renzo prima di ogni difficoltà avrebbe sorriso, si sarebbe rimboccato le maniche e sarebbe stato pronto a costruire. Con noi. Firenze, 26 ottobre 2010 Marco Galletti Amministratore Delegato Fondazione Opera Diocesana Assistenza Firenze Onlus 13 Capitolo 1 Don Renzo e i suoi ragazzi (1976-2008). L’Opera Diocesana di Assistenza capitolo 1 “Aveva un sorriso devastante” La testimonanza del dottor Marco Campigli c’è una foto di don renzo che rimbalza in tutti gli ambienti dove lui ha in qualche modo vissuto. Quella foto, un grande sorriso che ti guarda dal profondo di una cor- nice, è appesa pure al centro di diacceto e ti acchiappa lo sguardo appena fatti due passi dentro la struttura. dev’essere proprio un’espressione simile a quella che vive in quello scatto quella che ha in mente Marco campigli, direttore sanitario del centro, quando comincia a parlare di lui: “aveva un sorriso de- vastante.
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