PIETRO BADOGLIO Biografia Sulla figura di Pietro Badoglio, sulle vicende che lo videro protagonista in cinquant'anni di storia italiana , sulle infinite discussioni che scaturirono dal suo comportamento si è scritto e altrettanto si è polemizzato. Si tratta di una figura fra le più complesse del nostro recente passato, figura controversa e poco amata: paradossalmente oggi tra gli studiosi trova maggior simpatia un personaggio come Mussolini, più che uno come Badoglio. Da parte di biografi e cronisti Badoglio fu dapprima compiacentemente esaltato per le sue qualità di condottiero, conquistatore di Addis Abeba e dell'impero littorio, poi, nella seconda metà degli anni quaranta, quando la fortuna si volse a sfavore, fu “dimenticato” nella migliore delle ipotesi, se non attaccato apertamente. Ritornato in auge dopo il 25 luglio del 1943, ecco ricomparire accanto a lui cortigiani, pronti ad esaltare le doti di fedeltà alla Casa regnante e agli ideali patriottici. Tramontato definitivamente il suo astro gli si riversò nuovamente contro un'ondata gigantesca di critiche, formulate da ideologie apertamente contrastanti tra loro, tese a dimostrare che in realtà il vecchio Maresciallo non era che uno sfrenato ambizioso, connivente con il regime fascista, scampato al siluramento dopo Caporetto per legami inconfessati con i poteri occulti, in sostanza un opportunista al quale ben poco interessava dei destini d'Italia. In questa sede ci proponiamo di presentare la figura e l'operato di Badoglio in forma affatto discorsiva, senza intenti di analisi scientifica e di critica. Ma cercando di offrire piuttosto un ritratto di questo personaggio , del tempo e dell'ambiente in cui visse, delle situazioni che si trovò a gestire, delle persone con cui fu in relazione. L'abbondante apparato iconografico per buona parte inedito ci aiuterà a calarci nelle situazioni via via descritte per conoscere un Badoglio che non è soltanto un rigido militare ma anche un personaggio devoto alla famiglia e capace di affetti umani. DA GRAZZANO A ZANZUR 1871 – 1911 Pietro Badoglio nacque in una antica casa di Grazzano il 28 settembre 1871 da Mario e Antonietta Pittarelli. La famiglia Badoglio era molto antica in paese. Il cognome originario era Badolo, poi modificato. Diversi esponenti della famiglia esercitarono il notariato, altri ancora intrapreseso la carriera ecclesiastica. La maggior parte si diede all'agricoltura ed accrebbe il patrimonio terriero , approfittando anche della disgregazione della proprietà feudale dell'Abate di Grazzano, un tempo potentissimo. Nel 1868, quando Mario si era sposato con Antonietta, era già vedovo di Edvige Mezzena dalla quale aveva avuto due figlie: Francesca e Giacomina. La seconda moglie proveniva dalla borghesia: un suo fratello medico era stato sindaco di Asti. Dal matrimonio erano nate tre femmine, Marianna, Alina e Palmina. Dopo la nascita di Pietro, nel 1873 sarà la volta di un altro maschio Giuseppe. Dopo gli anni delle elementari a Grazzano, Pietro passò ad Asti presso il liceo ginnasio Vittorio Alfieri. Doveva diventare medico. Ma nel 1887 giunse in Monferrato l'eco del massacro a Dogali ( 500 soldati giudati da Tomaso De Cristoforis massacrati da Alula). Anche il sedicenne Pietro , alunno della quinta ginnasio apprese dalla stampa i particolari dell'accaduto e decise: non sarebbe più stato medico, bensì uomo d'armi per vendicare i caduti di Dogali. Il padre acconsentì al desiderio di Pietro, ma volle che si iscrivesse l'Accademia di Torino, dove, dopo aver frequentato un istituto privato di preparzione agli esami di ammissione all'Accademia, finalmente nel 1888 fu ammesso al 73/esimo Corso. Il 6 novembre 1890, dopo aver superato con onore gli esami finali, Badoglio venne nominato sottotenente d'artiglieria. Dopo l'accademia Pietro passò a frequentare due anni di scuola di applicazione. L'Istituto, teso a fornire ai neonati ufficiali una solida preparazione professionale, era comandato dal generale Tancredi Saletta , da poco ritornato dal comando di un corpo di spedizione in Eritrea. Il 7 agosto 1892 Pietro veniva promosso tenente e dal settembre di quell'anno fino al 1896 compì il prescritto periodo di comando al 19/esimo Reggimento di artiglieria da campagna, stanziato a Firenze. Nello stesso anno avvenne il disastro di Adua (16mila soldati italiani furono sconfitti da centomila abissini). Anche se il destino era già segnato, Badoglio chiese di far parte del corpo di spedizione comandato dal generale Baldissera , che il governo inviava come supporto alle truppe d'Africa e restò in Eritrea per due anni dove studiò l'amarico e divenne esperto delle geografia e delle usanze locali. Nel 1898, compiuto il biennio di servizio, il tenente Badoglio preferì rimpatriare e chiese di essere ammesso la Scuola di Guerra, altro istituto formativo per gli ufficiali destinati a incarichi di prestigio. Dopo undici anni di di permanenza nel grado di tenente giunse la promozione di capitano. Nel 1902 conobbe la diciottenne Sofia Valania e la sposò nel 1904. Nel 1905 il capitano Badoglio venne dichiarato idoneo al Servizio di Stato Maggiore transitandovi nel Corpo. Primo impiego a Bari presso il locale XI Corpo d'armata. Passò poi a Roma presso il Comando del Corpo di stato Maggiore. In questi anni si fece conoscere ed apprezzare dai superiori. Nel settembre del 1911, mentre si trovava a Grazzano, Badoglio venne richiamato a Roma: l'Italia stava per invadere la Libia. In novembre il Generale Frugoni, comandante del corpo d'armata della Cirenaica lo chiamò a far parte del suo comando : il quarantenne capitano svolgeva un importante ruolo di collegamento nell'azione di conquista dell'oasi di Henni, tanto da meritarsi una medaglia di bronzo al valore. In breve divenne Capo di Stato maggiore del corpo di spedizione ed è in questa veste che predispose i piani per un'azione di forza tesa a strappare ai Turchi l'oasi di Zanzur, punto di snodo per i rifornimenti di armi agli arabi dalla vicina Tunisia. Per il fatto d'armi il capitano Badoglio si guadagnò la promozione a maggiore per merito di guerra. DAL SABOTINO A VITTORIO VENETO 1912 -1919 Tenente colonnello il 25 febbario del 1915, all'nizio della guerra Badoglio fu assegato alla Stato Maggiore della seconda armata e al comando della Quarta divisione nel cui settore insisteva il Monte Sabotino privo di vegetazione e fortemente fortificato dagli austriaci anche tramite gallerie ritenute imprendibili. In tale occasione riuscì a convincere lo Stato Maggiore che per conquistare quella cima bisognava ricorrere ad una tattica diversa da quella dell'attacco frontale che aveva provocato migliaia di morti. Ebbe quindi l'idea di espugnarlo attraverso un dedalo di gallerie scavate nella roccia a livello inferiore a quelle austriache , quasi a contatto delle posizioni nemiche. I lavori durarono mesi. Nel frattempo , promosso colonnello nell'aprile del 1916 diventato capo di Stato Maggiore del VI corpo d'armata, continuò a dirigere i lavori e comandò personalmente la brigata che prese d'assalto di sorpresa il Sabotino e ne effettuò la conquista con poche perdite. Nell'agosto del 1916 fu promosso maggiore generale per meriti di guerra e in novembre prese il comando della Brigata Cuneo. Nel Maggio del 1917 fu incaricato nel comando del II corpo d'armata qualche giorno prima della decima battaglia dell'Isonzo e conquistò il Vodice e il monte Kuk, posizioni ritenute quasi imprendibili. Fu allora che il comandante della II armata Luigi Capello, propose la promozione di Badoglio a Tenente generale per meriti di guerra e nella successiva undecima battaglia dell'Isonzo lo destinò al comando del XXVII corpo d'armata. Sulle responsabilità di Badoglio vere o presunte nella rotta di Caporetto si animò un dibattito infinito, con una altrettanto sterminata produzione storiografica. Si parlò di una disobbedienza agli ordini di Cadorna circa l'impiego delle artiglierie, di sostanziale incapacità strategica , addirittura di abbandono del posto di comando. In realtà, responsabilità dei fatti di fine ottobre '17 Badoglio ne ebbe di certo, derivanti dal clima di incertezza e confusione di quei giorni specialmente negli alti comandi. In considerazione della grave situazione in cui si trovò Badoglio a dover agire, ci sembra di poter dire che la sua opera di direzione del fuoco prima e delle operazioni di ripiegamento poi, fu sostanzialmente efficace anche in quelle circostanze disastrose avendo saputo agire con prontezza all'improvvisa irruenza nemica. La vittima più illustre della ritirata fu Cadorna sostituito da Diaz al quale furono affiancati come Sottocapi di Stato maggiore due monferrini :Gaetano Giardino e Pietro Badoglio. Nel frattempo furono respinte due offensive austriache: quella del Grappa e quella del Piave (15giugno 1918). Per Badoglio il 23 giugno arrivò una nuova promozione per meriti di guerra , al grado di Generale d'armata. Il 24 ottobre la battaglia definitiva di Vittorio Veneto chiuse le ostilità . Badoglio guidò la delegazione italiana che trattava l'armistizio a Villa Giusti presso Padova comportandosi verso l'avversario con lealtà (ciò gli fu riconosciuto anche da qualche biografo critico). Nel novembre del 1920 a Rapallo il generale prese parte in qualità di consulente militare del Presidente del consiglio, Giolitti, alla conferenza italo-iugoslava per definire la questione adriatica e nel marzo del 1922 venne inviato in Libia per rendersi conto della difficile situazione derivante dalla resistenza anti-italiana del movimento senussita: ne avrebbe riferito al senato criticando l'esistenza del doppio
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