Dipartimento di Scienze documentarie linguistico-filologiche e geografiche Centro di Studi albanesi Sapienza Università di Roma BRUNILDA DASHI ITALIANISMI NELLA LINGUA ALBANESE Edizioni Nuova Cultura Questo volume è stato pubblicato con un contributo erogato dalla Sapienza Università di Roma - Progetti di ricerca scientifica d’Ateneo. Copyright © 2013 Edizioni Nuova Cultura - Roma ISBN: 9788868120764 DOI: 10.4458/0764 Copertina: Marco Pigliapoco Composizione grafica: Marco Pigliapoco Revisione a cura dell’Autore È vietata la riproduzione non autorizzata, anche parziale, realizzata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. PRESENTAZIONE Non è un luogo comune affermare che gli Italianismi nella lingua alba- nese di Brunilda Dashi riempiono una lacuna. È vero che un’ampia e articolata ricognizione sugli italianismi in albanese, attenta a ricostruire le premesse stori- co-culturali e a indagare gli aspetti semantici e formali del prestito è stata com- piuta pochi anni fa da Paolo Di Giovine1. Mancava, però, un puntuale regesto degli italianismi: una mancanza clamorosa, se pensiamo che, con i 5926 prestiti censiti in questo repertorio, l’albanese è, tra le lingue del mondo, quella che of- fre la maggiore concentrazione di italianismi, dopo il maltese. Le cifre, natural- mente, sono solo orientative: i conti cambiano a seconda che si tenga conto solo degl’italianismi diretti o anche di quelli indiretti, cioè mediati da un’altra lingua, antica (come il latino) o moderna (come il francese); di quelli già acclimati e registrati dai dizionari o anche di quelli recentissimi, vivi nella conversazione quotidiana; di quelli entrati più o meno stabilmente in qualche livello di lingua e degli occasionalismi che non sono riusciti ad attecchire; solo delle basi o anche dei derivati; solo dei prestiti propriamente detti o anche dei calchi semantici2. Nell’Introduzione Dashi ricostruisce i momenti salienti della lessicogra- fia albanese. L’atto di nascita è, nel 1635, un dizionario latino-albanese, dotato di un’appendice che contiene una specie di “lessico fondamentale” in quattro lingue: oltre all’albanese e al latino (lingua dell’Europa letterata), il turco (lin- gua dei dominatori), e l’italiano. Una presenza non casuale, questa dell’italia- no, e certo non solo determinata dalla prossimità geografica. Ma anche una presenza che, in certi periodi, è stata giudicata ingombrante: la reazione di tipo puristico è un momento centrale e ineludibile nella storia delle lingue che am- biscano in una certa fase della storia a diventare l’espressione ufficiale di una comunità, si tratti di contrastare il dominio politico, come nel caso del turco3, o di rifiutare una pressione puramente culturale (con l’eccezione dell’infelice tentativo imperialistico messo in atto dal fascismo negli anni 1939-1944), nel caso dell’italiano. 1 P. Di Giovine, Un millennio di storia linguistica albanese: l’influsso lessicale della lingua italiana, «L’Italia Dialettale», LXIX (2008), pp. 107-139. 2 Su questi problemi mi permetto di rinviare a L. Serianni, Gli italianismi nelle altre lingue romanze: prime riflessioni, in Italianismi e percorsi dell’italiano nelle lingue latine. Atti del Convegno di Treviso, Treviso, Fondazione Cassamarca, 2008, pp. 19-41. 3 Dashi ricorda opportunamente che nel secondo Ottocento il poeta Naim Frashëri, uno dei massimi interpreti della letteratura albanese, vantava «una totale assenza di turchismi nelle sue opere». II Italianismi nella lingua albanese Questo ricco regesto lessicale si fonda su un’accuratissima rete di ri- scontri bibliografici, che mette a frutto per l’interpretazione dei dati quello che si può ricavare dalla letteratura scientifica e si fonda per l’allestimento del lemmario sullo spoglio dei vocabolari albanesi monolingui. Ma i dizionari, come si accennava, registrano solo una parte del lessico effettivamente in uso; e questo varrebbe anche nel caso di lingue che, a differenza dell’albanese, possono contare su una tradizione lessicografica antica e articolata. Dashi ha dunque fatto ricorso al patrimonio settoriale (lessico musicale, scientifico, ec- clesiastico4 ecc.) e anche all’uso parlato, ossia «al mezzo televisivo per lemmi usati comunemente ma non registrati nei dizionari». Si tratta di una scelta da salutare con grande favore: la diffusa ricezione dei programmi televisivi in Albania è, ormai da diversi anni, uno dei fattori decisivi per la promozione dell’italiano come lingua seconda nel Paese delle Aquile e l’effetto indiretto è la penetrazione di singoli italianismi, specie del registro colloquiale. La vitalità dell’italianismo in albanese è assicurata, oltre che dal prestito, da fenomeni interni alla lingua d’arrivo. Dashi ricorda da un lato «il fenomeno della coniazione di sostantivi albanesi derivati da verbi, non attestati, di cui si rintraccia facilmente l’origine italiana», come afrankim (*afrankoj) ‘affran- catura’ (solidale, in italiano, con la base affrancare), dall’altro la presenza di suffissati di chiara origine italiana, che tuttavia mancano nella lingua di partenza e sono dunque formazioni indigene: fizikant ‘fisico’, kriminalistikë ‘criminologia’ ecc. Da uno sguardo panoramico sul lemmario spiccano elementi di grande interesse, che contrassegnano in modo specifico il prestito italiano-albanese. Intanto, mentre per la grande maggioranza delle lingue del mondo, l’epoca d’oro dell’italianismo deve essere collocata nei secoli scorsi (in particolare nell’arco XVI-XVIII), per l’albanese il massimo afflusso è avvenuto nel XX secolo5. Se l’apporto dell’italiano alla scienza moderna è trascurabile6, la pre- senza di italianismi scientifici - prestiti indiretti, naturalmente, in cui l’italiano ha funzionato da tramite - è straordinariamente forte: dalle scienze della vita (celúlë, tendínë, konvaleshencë) alle scienze della terra (erozion, krater, alu- vion) all’àmbito fisico-matematico (akustíkë, logaritëm, diferencial, inerci). 4 Sull’importanza della Chiesa cattolica come vettore di italianismi (oltre che di lati- nismi, naturalmente; senza che spesso si possa distinguere tra gli uni e gli altri) cfr. Di Giovine, art. cit., pp. 111 e 114-117. 5 Anche se non va trascurata la profondità cronologica del fenomeno, visto che i con- tatti più antichi risalgono almeno all’influsso veneziano e dunque al basso Medioevo: cfr. Di Giovine, art. cit., pp. 109 e 112-114. 6 Tra le poche eccezioni neutrino (prima attestazione: 1933), presente come crudo italianismo, cioè nella forma neutrino o Neutr- in francese, inglese, tedesco: cfr. H. Stammerjohann, Dizionario di italianismi in francese, inglese, tedesco, Firenze, Accademia della Crusca, 2008, p. 530. Presentazione III Ma è molto alta anche la presenza di italianismi in quel segmento essenziale che è il lessico fondamentale7: abandonoj ‘abbandonare’, akuzoj ‘incolpare’, sakrë ‘che appartiene alla divinità’, tesor e tezur ‘gran quantità di denaro od oggetti preziosi, ammassati per essere conservati spec. nascosti’, tip ‘tipo’ in varie accezioni, zero, anche qui non solo nell’accezione matematica, ma nell’uso estensivo di ‘nulla, niente’8. La condivisione, o comunque la confrontabilità, del significante non im- plica beninteso la convergenza della rete delle accezioni, né garantisce dell’ef- fettivo rango di frequenza in albanese: non è detto, per esempio, che, per un certo significato, non concorrano nell’uso forme del lessico indigeno, e che gli italianismi abbiano la funzione di sinonimi secondari. Ma resta, indiscutibile nel suo significato, il dato di fondo. Si può serenamente affermare che il lavoro di Brunilda Dashi costituisce un punto fermo per gli studi di interlinguistica e che gli studiosi di lingua albanese e di italiano nel mondo avranno molte occasioni di consultare con profitto la sua monografia. Luca Serianni 7 Per l’italiano (ma le cifre variano di poco da una lingua all’altra, almeno restando all’interno di blocchi geopolitici omogenei; nel nostro caso lingue dell’Europa) Tullio De Mauro, nell’Introduzione al suo Grande dizionario dell’uso, Torino, UTET, 1999, p. XX, marca con questa etichetta «2049 vocaboli di altissima frequenza, le cui occorren- ze costituiscono circa il 90% delle occorrenze lessicali di tutti i testi scritti o discorsi parlati». 8 Inserisco senz’altro zero nel gruppo del “lessico fondamentale” benché nel Grande dizionario di De Mauro sia allocato nella categoria immediatamente inferiore, quella dei lemmi “di alta disponibilità”. Ma si tratta certamente di una svista: non si spieghe- rebbe perché zero non debba trovarsi nella stessa categoria di due, tre o undici. INTRODUZIONE*1 1. Profilo linguistico dell’albanese 1.1 La lingua albanese (gjuha shqipe) è la lingua ufficiale della Repubbli- ca d’Albania, parlata nel 2001 da 3.063.318 abitanti (secondo i dati INSTAT: 27-28). È inoltre lingua ufficiale del Kosovo e della Repubblica di Macedonia (dove risiedono rispettivamente 1.227.424 e 377.000 albanesi, secondo l’ul- timo regolare censimento del 1981: Manzelli 2004: 159). Comunità di lingua albanese si trovano anche in Serbia, Montenegro, Croazia. Importanti inse- diamenti si rinvengono a partire dal XIV sec. in Grecia (Epiro settentrionale e Peloponneso) e dal XV sec. in Italia (principalmente in Calabria e Sicilia, ma anche in Basilicata, Molise, Puglia, Abruzzo, Campania; circa 250.000 abitanti di cui quasi 100.000 tuttora albanofoni). Gli Albanesi sono presenti in Bulgaria, Romania, Ucraina, Turchia, Egitto, Siria, Stati Uniti (500.000- 700.000 residenti), Canada, Australia ecc. (ibid.: 159-160).
Details
-
File Typepdf
-
Upload Time-
-
Content LanguagesEnglish
-
Upload UserAnonymous/Not logged-in
-
File Pages464 Page
-
File Size-