Atti Dell'accademia Pontaniana Anno 2017

Atti Dell'accademia Pontaniana Anno 2017

ISSN 1121-9238 ATTI DELLA ACCADEMIA PONTANIANA NUOVA NUOVANUOVA SERIE SERIE - -VOLUME VOLUME LXVI LVI SERIE ANNOANNO ACCADEMICOACCADEMICO 2017 2007 VOLUME LXVI 2017 DLXXV DALLA FONDAZIONE DLXV DALLA FONDAZIONE DLXXV DALLA FONDAZIONE GIANNINI EDITORE NAPOLI 2018 ISBN 978-88-7431-913-8 GGIANNINIIANNINI EDITORE NAPOLI 20182008 9 7 8 8 8 7 4 3 1 9 1 3 8 ATTI DELLA ACCADEMIA PONTANIANA ISSN 1121-9238 ATTI DELLA ACCADEMIA PONTANIANA NUOVA SERIE - VOLUME LXVI ANNO ACCADEMICO 2017 DLXXV DALLA FONDAZIONE GIANNINI EDITORE NAPOLI 2018 Il presente volume è stato pubblicato grazie al contributo di COINOR Università “Federico II”, COINOR Centro di Ateneo per la Comunicazione e l ’Innovazione Organizzativa del MIUR, dell’Istituto Banco di Napoli - Fondazione, della Regione Campania, REGIONE CAMPANIA del Banco di Napoli SpA Atti Accademia Pontaniana, Napoli N.S., Vol. LXVI (2017) pp. 5-17 Quanti anni per tornare al 2007? Appunti per un incontro Nota del Socio Prd. Res. ADRIANO GIANNOLA L’Italia tornerà ai livelli precedenti alla crisi recessiva tra una decina di anni, in- torno al 2025, è questa l’opinione del Fondo Monetario Internazionale espressa 24 maggio 2016, a conclusione della missione ispettiva in Italia. La delegazione, nel commentare il “sostenibile” ma non certo prospero stato di salute del Paese, scrive: «Il governo con le sue politiche prevede di realizzare una crescita in Italia dell’1,1% quest’anno e del 1,25% nel 2017 e nel 2018. Questa pre- visione rischia di rivelarsi ottimistica a causa della volatilità dei mercati finanziari, dell’eventuale Brexit, dell’aumento del fenomeno dei rifiugiati, del rallentamento del commercio mondiale». E aggiunge: «Questo ritmo di crescita implica che l’atti- vità produttiva tornerebbe ai livelli del 2007 soltanto alla metà degli Anni ‘20, allar- gandosi così la forbice con la crescita media dell’area dell’euro». A commento di questa “diagnosi infausta” Giorgio La Malfa, sul Mattino del 26.5.2016 afferma: «si sarebbero dovute sentire le proteste del governo[...] Invece il silenzio, che è l’indice più certo della rassegnazione. Ma non doveva il governo cambiare il verso all’Italia? [...] Qualcuno dirà che è molto complesso muoversi fra le pesanti eredità del passato [...] È chiaro che non è facile trovare una strada e che vi possono essere strade diverse. Ma di questo bisogna discutere[...]Tutto è lecito tranne il silenzio e la rassegnazione». Intanto, nel silenzio rassegnato, la profezia impietosa, risulta tutt’altro che in- fondata: c’è il rallentamento del commercio mondiale, c’è stata la Brexit, il “feno- meno dei rifugiati” è in espansione e la volatilità dei mercati è una delle poche cose stabili. Il Governo ha dovuto rivedere, nettamente al ribasso, le previsioni per il 2016, 2017, 2018 e 2019 (0,8%, 1,0%, 1,2%, 1,2%); correzioni peraltro ritenute anco- ra ottimistiche da molti osservatori. Se ne deduce che di questo passo non a metà, ma piuttosto verso la fine degli Anni ‘20 del secolo ritorneremo al PIL del 2007 (il Centro-Nord dovendo recuperare 8 punti ed il Sud oltre 12 punti). 6 ADRIANO GIANNOLA (2) Tabella 1. Tassi di crescita del PIL italiano previsioni del Governo nel DEF, Settembre 2016. 2016 2017 2018 2019 tassi % 0,8 1,0 1,2 1,2 Fonte: SVIMEZ-ISTAT. La Tabella 1, riporta le previsioni del nostro Governo, che si propone di “aggan- ciare la crescita” seguendo con determinazione il percorso delle...riforme Persuasi che, non possiamo accontentarci di agganciare la debolissima ripresa internazionale, l’esigenza fondamentale è capire se questo nostro sistema ha le po- tenzialità per recuperare più rapidamente ciò che ha perso dal 2007. Se cioè in que- sta fase del processo di globalizzazione vi sia una realistica alternativa che consenta non solo di risalire più rapidamente la precipitosa china imposta al Paese dagli anni della Austerità (Tabella 2) ma anche di sanare gli effetti territoriali drammatica- mente asimmetrici (Tabella 3). Tabella 2. Effetti asimmetrici dell’Austerità. 1996- 2001- 2008- 2008- 1996- Paesi 2014 2015 2000 2007 2014 2015 2015 Mezzogiorno 10,5 4,5 -13,2 -1,2 1,0 -12,3 1,3 Centro-Nord 10,3 9,7 -7,8 -0,1 0,7 -7,1 12,5 Italia 10,4 8,5 -9,0 -0,3 0,8 -8,3 9,8 Unione Europea 15,4 17,0 0,9 1,4 2,0 2,9 38,8 (28 paesi) Area dell’euro 14,8 14,7 -0,9 0,9 1,7 0,8 32,7 (18 paesi) Area non Euro 18,3 23,9 6,1 2,7 2,8 9,0 59,8 Germania 10,0 10,2 5,3 1,6 1,7 7,1 29,7 Spagna 22,2 27,7 -6,3 1,4 3,2 -3,3 50,9 Francia 15,4 13,8 2,6 0,6 1,3 3,9 36,5 Grecia 19,6 32,0 -26,0 0,7 -0,2 -26,2 16,6 Fonte: SVIMEZ-ISTAT. (3) QUANTI ANNI PER TORNARE AL 2007? 7 Tabella 3. Somministrazioni territorialmente asimmetriche dell’Austerità. Fonte: SVIMEZ-ISTAT. Che il macroscopico differenziale di perdita subita dal prodotto lordo del Sud sia riconducibile alla maggiore intensità con la quale la terapia è stata somministrata è mostrato dalla tabella 3 che evidenzia l’intensità dei tagli alla spesa pubblica in conto capitale: un capitolo di spesa che si conferma essere il più comprimibile per far a fronte ad esigenze di bilancio essendo, al contempo, quello che ha il massimo impatto sull’economia. Questi dati illustrano una dimensione, quella degli effetti territoriali diversifi- cati, che il Fondo Monetario Internazionale non ha preso in considerazione e che invece ai fini di questa analisi sono di massima importanza. A ulteriore dimostrazione che il crollo dell’economia del Sud è imputabile all’in- tensità del regime di austerità illustrato dalla tabella 3, è di particolare interesse un esercizio di simulazione relativo agli anni 2008-2015 che adotta un criterio di ripartizione della spesa in conto capitale appena introdotto con l’articolo 7bis della legge n. 18 del 27.2.2017. Esso fissa un criterio proprio sulla ripartizione territoria- le delle spese in conto capitale prevedendo che debba essere comunque rispettata una ripartizione basata sulla quota della popolazione delle diverse circoscrizioni territoriali. 8 ADRIANO GIANNOLA (4) La simulazione realizzata grazie al modello econometrico della SVIMEZ rical- cola quale sarebbe stato il virtuale andamento del prodotto lordo e dell’occupazione al Sud ed al Centro Nord qualora l’ammontare storicamente dato delle risorse effet- tivamente spese in conto capitale avesse rispettato il criterio definito dalla legisla- zione vigente. Il risultato della simulazione è riportato nella Tabella 4. La tabella 5 riporta i valori dei moltiplicatori che il modello applica alle variabili per determina- re gli effetti finali. Tali moltiplicatori – e non è certo una novità – segnalano che gli effetti di una variazione degli investimenti pubblici hanno effetti (espansivi o reces- sivi) significativamente più intensi al Sud che al Centro-Nord. La redistribuzione – a risorse date – della spesa in conto capitale avrebbe conte- nuto la perdita di prodotto al Sud di oltre 5 punti percentuali, consentendo anche di contenere le perdite di occupazione di quasi 300000 unità rispetto alle 490000 effettive. Al Centro-Nord si sarebbe determinato una maggior perdita di prodotto di 1,3 punti percentuali e una maggior perdita di unità di lavoro di 37600 unità. Nel complesso nazionale, il prodotto avrebbe avuto un beneficio di 0,2 punti percentuali e un vantaggio occupazionale di quasi 200000 addetti. Il “costo” – in ragione delle diverse aliquote fiscali applicate a redditi diversificati territorialmente – sarebbe sta- to contenuto attorno a un miliardo di € annuo, a fronte del quale si sarebbe avuto un minor costo connesso al risparmio in termini di ammortizzatori sociali (disoccu- pazione, povertà, ecc.) commisurato alla riduzione della disoccupazione di almeno 200000 unità di lavoro. Tabella 4. Scostamenti % e assoluti rispetto a variazioni effettive del PIL e delle Unità di La- voro (ULA) nell’ipotesi di applicazione della claisola di destinazione al Sud del 34% di risorse pubbliche ordinarie effettivamente spese in conto capitale nel periodo 2008-2015. SUD C.N. IT PIL ULA ULA PIL ULA ULA PIL ULA ULA % % val. % % val. % % val. ass. ass. ass. (a) (a) (a) variazione complessiva 2008 2015 effetti- -10,7 -6,6 -490,5 -6,3 -2,1 -376,0 -7,4 -3,4 -867,8 vo A clausola -5,5 -2,8 -199,2 -7,6 -2,3 -413,6 -7,2 -2,7 -682,0 34% B diffe- +5,3 +4,0 +291,3 -1,3 -0,2 -37,6 +0,2 +0,7 +185,8 renza si- tua. B-A (a) migliaia di unità Fonte: elaborazioni su modello NMDOS. (5) QUANTI ANNI PER TORNARE AL 2007? 9 Tabella 5. Valore dei moltiplicaori di impatto nell’anno e cumulati a cinque anni. Fonte: modello NMDOS. 1. Basta agganciare la crescita? Tornando alla situazione reale e ai dati ed alle previsioni governative, è del tut- to fondata la conclusione del FMI che l’Italia torni al PIL del 2007 nel 2024-2025. Quanto al Sud, assumendo un trend di crescita simile alla media nazionale, grazie agli effetti pesantemente asimmetrici che hanno caratterizzato gli anni dell’austeri- tà, questo ritorno sarebbe posticipato al 2030 circa. Dunque la strategia che dichiara di voler “agganciare la crescita” prospetta una lunga marcia per risalire dal “passato” al quale ha ricondotto la crisi (databile al 1997 per il Centro-Nord e al 1995 per il Mezzogiorno). Questo percorso è insostenibile per una serie di motivi che sintetizziamo in tre termini: povertà, emigrazione, demografia. Le crescenti disuguaglianze che hanno caratterizzato gli anni dell’austerità han- no innescato un meccanismo che ha alimentato una crescita esponenziale della po- vertà assoluta nonchè della probabilità di oltrepassarne la soglia.

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