Edizioni Caracol Studi e Ricerche di Storia dell’Architettura Rivista dell’Associazione Italiana Storici dell’Architettura anno III - 2019 NUMERO 6 Direttore Responsabile Stefano Piazza Comitato scientifico Paola Barbera, Donata Battilotti, Federico Bellini, Amedeo Belluzzi, Philippe Bernardi, Federico Bucci, Simonetta Ciranna, Claudia Conforti, Giovanna Curcio, Francesco Dal Co, Alessandro De Magistris, Dirk De Meyer, Vilma Fasoli, Adriano Ghisetti Giavarina, Anna Giannetti, Antonella Greco, Fulvio Irace, Giovanni Leoni, Fernando Marias, Marco Rosario Nobile, Sergio Pace, Alina Payne, Costanza Roggero, Rosa Tamborrino, Carlo Tosco, Alessandro Viscogliosi Caporedattore Francesca Mattei Comitato editoriale Armando Antista, Giovanni Bellucci, Lorenzo Ciccarelli, Rosa Maria Giusto, Anna Pichetto Fratin, Monica Prencipe, Domenica Sutera Impaginazione e grafica Giovanni Bellucci Le proposte, nel rispetto delle norme editoriali, devono essere inviate all’indiriz- zo [email protected]. I saggi, valutati preventivamente dal con- siglio direttivo e dal comitato editoriale, sono valutati dai referees del comitato scientifico secondo il criterio del double blind peer review. Per abbonamenti rivolgersi a [email protected] © 2019 Caracol, Palermo In copertina: Edizioni Caracol s.n.c. - via Villareale, 35 - 90141 Palermo Ravenna, chiesa di Santa Maria e-mail:_ [email protected] del Suffragio, 1701-1728, capitello d’angolo del prospetto principale. ISSN: 2532-2699 (foto Iacopo Benincampi) ISBN: 978-88-32240-31-3 INDICE Editoriale 4 FRANCESCA MATTEI Saggi e contributi Architettura “cannibale”: nuovi progetti e lacerti di distruzioni 6 MARCO NOBILE Battisteri o cappelle palatine? Nuovi studi sulle grandi chiese battesimali 22 MARCO FRATI dell’XI secolo: Arezzo, Lucca e Firenze La chiesa dei Gesuiti di Noto antica: indagine e ricostruzione digitale 38 GAIA NUCCIO La chiesa del Suffragio di Ravenna. Dall’avvicendamento tra 56 IACOPO BENINCAMPI Francesco e Carlo Fontana ai consolidamenti di Camillo Morigia Il riassetto mancato di Atene nel Novecento: il piano urbanistico 74 RAIMONDO MERCADANTE di Ludwig Hoffmann (1910) come espressione dell’einheitliche Straßenarchitektur Lettere al direttore HPA Histories of Postwar Architecture 96 GIOVANNI LEONI Segnalazioni bibliografiche Valerio Paolo Mosco, 100 GIOVANNI BELLUCCI Architettura italiana. Dal Postmoderno ad oggi, (Skira/Milano 2017) Marsel Grosso, Giammario Guidarelli, 106 SILVIA BELTRAMO Tintoretto e l’architettura, (Marsilio editore, Venezia 2018) 3 DOI: 10.17401/studiericerche.6.2019-mattei Editoriale FRANCESCA MATTEI Università degli Studi Roma Tre, Roma Con il numero 6 di Studi e ricerche di storia dell’architettura si chiude il terzo anno di attività della rivista dell’Associazione italiana di Storia dell’architettu- ra, un lasso di tempo ancora circoscritto che tuttavia permette di formulare alcune considerazioni sui risultati raggiunti e sugli obiettivi futuri. La nostra rivista è nata con l’intenzione di ragionare sulle questioni più profonde e trasversali della disciplina. I numeri monografici sono stati in- teramente dedicati a temi storiografici di difficile inquadramento o rimasti a lungo marginalizzati, mentre i numeri miscellanei si sono proposti di portare all’attenzione della comunità scientifica ricerche recenti, spesso condotte da giovani studiosi. In un ambito cronologico che oscilla dal Medioevo all’età contemporanea, e in una scala che spazia dal cucchiaio alla città, l’obiettivo perseguito è stato quello di selezionare contributi di qualità, scaturiti da do- mande originali e innovative. La ricerca della qualità presuppone una attenta riflessione, considerate le ricadute pratiche che la valutazione di questo principio implica oggi nella vita accademica – nella sua anima scientifica, didattica e divulgativa – in Italia ma non solo. La qualità, del resto, è requisito forse ancor più imprescindibile per la carriera degli studiosi non strutturati, per i quali il prestigio di una rivista (sia esso stabilito dalla classe A italiana o dall’indicizzazione nei più impor- tanti database internazionali) costituisce un parametro determinante nelle procedure di conferimento di fellowships e grants. Non stupisce quindi che la questione della peer review e del suo impatto sulle pubblicazioni scientifiche sia da qualche anno al centro di un ragionamento globale e transdisciplina- re, dal quale sono scaturiti diversi contributi dedicati all’argomento. I settori bibliometrici si sono dotati di una sorta di decalogo tradotto in ventiquattro lingue – The Leiden Manifesto for research metrics (2015) – volto a garantire l’equità della procedura, al fine di evitare le “unintended consequences”, in altre parole l’uso scorretto degli indicatori. Per quanto riguarda i settori non 4 bibliometrici, la discussione è ancora aperta. L’impatto della peer review sui saggi di storia dell’arte è stato oggetto anche di un recente articolo di Sam Rose, lecturer alla University of St Andrews, apparso in un numero di The Burlington Magazine (agosto 2019). Oltre a tracciare una suggestiva genea- logia del processo di valutazione di un testo – che secondo alcuni discende direttamente dalla censura – Rose discute alcuni aspetti relativi all’influenza che questo procedimento sta più o meno lentamente provocando sul mec- canismo editoriale – in primis la dilatazione dei tempi di pubblicazione – non solo per le riviste ma anche per i libri. La questione sarà presumibilmente sotto le luci della ribalta ancora per molto tempo. Certamente, a prescinde- re dalla difficoltà di stabilire regole e norme nei settori non bibliometrici, la messa a punto di un sistema equo di valutazione della qualità costituisce una delle missioni che una rivista scientifica deve porsi. Si auspica che tra le pagine di Studi e ricerche prenda vita, anche attraverso il dialogo instaurato nelle lettere dei soci, una discussione che consideri gli aspetti più problemati- ci del fare ricerca oggi, e dei modi con cui divulgarla nel contesto accademico e nell’ambito di un pubblico di non specialisti. In questa prospettiva, la nostra rivista rinnova l’impegno preannunciato tre anni fa dal suo fondatore Marco Nobile e proseguito da Stefano Piazza, at- tuale direttore. Il comitato scientifico e la redazione continueranno a pro- muovere l’apertura verso nuovi orizzonti tematici e a difendere una convinta openness, non solo rispetto alla accessibilità dei contenuti, ma anche per quanto riguarda la volontà di garantire una equa possibilità per tutti gli studio- si, indipendentemente dalla loro reputazione e dalla loro provenienza acca- demica, di presentare alla comunità scientifica le proprie ricerche, condotte ça va sans dire con accuratezza e rigore. 5 DOI: 10.17401/studiericerche.6.2019-nobile rchitettura “cannibale”: Anuovi progetti e lacerti di distruzioni MARCO ROSARIO NOBILE Università degli Studi di Palermo Con la definizione “cannibale” non è mia volontà proporre un ennesimo paradigma classificatorio. Le nuove definizioni nel campo dell’architet- tura, anche quelle prese a prestito dalla biologia o dall’antropologia (si veda il caso recente dell’architettura parassita), possiedono forse un senso quando si aspira a ricadute operative (inesistenti in questo caso) o a esplicitare in forma sintetica il comune sentire di propositi o di azioni parallele della contemporaneità. L’intento che vorrei pre- sentare è piuttosto quello di una prima riflessione su un tema, noto a molti studiosi dell’età medievale e moderna, stranamente sottaciuto o ridimensionato nei manuali e nella didattica, e che finisce tuttavia per ripresentarsi in un numero esorbitante di esempi. Alcuni tra questi sono esplicitati dalla documentazione, altri invece appaiono ancora lampanti dal punto di vista degli esiti. Su questi ultimi e sul disarmonico equilibrio conseguito vorrei soffermarmi. Il processo di costruzione di numerose fabbriche religiose del passato comporta il progressivo smantellamento delle preesistenze e il riuso dei materiali dismessi per la nuova edificazione. Queste forme scon- tate di appropriazione possono essere declinate in forme diverse: dal riciclo ordinario delle murature sino agli spolia, trattati come reliquie. Insomma esigenze puramente economiche possono slittare sino all’in- clusione di complesse ragioni simboliche. Gli esempi sono in realtà innumerevoli, alcuni di essi anche molto noti ed eclatanti: si pensi alle vicende del San Pietro romano nel XVI secolo o al tentativo di mutare la cattedrale di Siena nel transetto di una fabbrica più maestosa nel corso del XIV secolo. I tempi lunghi dei cantieri possono comunque incidere sui processi, rallentando il meccanismo di fagocitazione e talora, per motivi differenti, arrestandosi bruscamente in un equilibrio disarmonico quanto spiazzante. 6 The essay focuses on a list of architectures that preserve and sometimes flaunt parts of previous buildings, destined for demolition. This text explore different motivations and practices that can justify them preservation. Even if the randomness of the events directs towards responses that take into account unexpected economic difficulties, a persistent scepticism towards harmony and completeness emerges in many histories, as well as intriguing symbolic components. 1.1 Valencia, loggia a ridosso del Consolato del Mar, prospetto principale, particolare. (foto dell’autore) Va chiarito che l’esame non è rivolto al tema ovvio del cambio di pro- getto o di programma e ha poco a che fare anche con le stratificazioni, le aggiunte, gli accostamenti,
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