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*, L’Opinione Nazionale, 1895.05.20, a.30, n.140. Firenze 1895

Il Terremoto Terribili particolari sui disastri di Grassina, San Martino e Lappeggi ­ Quaranta case crollate; morti e feriti ­ La visita del Principe di Napoli, dell’on. Prefetto, e del comm. Antonio Civelli sulle località surriferite danneggiate dal disastro Ì indescrivibile il terrore impossesatosi degli abitanti di Grassina in seguito al terribile terremoto. La maggior parte della popolazione uscì dal paese ed improvvisò delle tende per ripararsi dalle intemperie. In alcuni campi le famiglie dei campagnoli accesero delle legna per riscaldarsi; uomini, donne e bambini stavano piangendo attorno al fuoco. Si accesero subito diverse candele ad un tabernacolo posto nella via; ed un prete che veniva da S.Martino ­ ove il terremoto ha fatto cadere la chiesa della compagnia ­ ha detto delle preghiere in mezzo alla generale commozione. Il terremoto a Grassina è stato seguìto da un rombo spaventevole, misto a disperate grida di donne, di uomini e di fanciulli. In tutte le case si riscontrano screpolature nei muri prodotte dal terremoto mentre il terreno traballava. Toccavano il cuore le voci della gente che si chiamava; di quelli che si ritrovano e si abbracciavano, nel rivedersi scampati dal pericolo. Tutta questa gente erasi riversata fuori del paese, atterrita, presa dalla paura. Oltre delle tende improvvisate, vennero tratti fuori veicoli coperti e diligenze, e la gente li prendeva d’assalto per trovarvi un po’ di riparo. Era commiserevole lo stato di alcuni malati che trovavansi nelle casette di Grassina, i quali volevano uscire dai letti, per non subire le conseguenze del pericolo di rimanere schiacciati dai tetti che minacciavano di crollare. Il bravo medico dott. Michele Lombardi chiamato espressamente riuscì a calmare i poveri malati. Alla costa San Martino Il racconto fattoci da persone di quella località è straziante. L’antica casa, a uso di fattoria, di proprietà del conte Bossi-Pucci di Firenze è crollata quasi tutta. Il tetto è caduto, ed i soffitti ed i pavimenti di due stanze sono sprofondati. Ivi dimoravano Giuseppe Giannelli, agente del conte Bossi, la sua moglie Letizia, donna di circa 60 anni, i loro figliuoli. Nella casa accanto, ove il terremoto fece pure de’ guasti, dimora il fratello Martino Giannelli. Tutti, al primo squassar delle case, cercavano mettersi in salvo. Erano svegli e non avevano ancor finito di cenare. La donna Letizia Giannelli sentì a un tratto, mentre ella pure era certo spaventata, un grido di lamento, il grido di una sua figliola, ferita alla testa da una pietra staccatasi da una parete; volle traversare una stanza per soccorrerla e in quel punto il pavimento, al primo piano, ove l’eroica madre si trovava, sprofondò, cadeva giù il tetto della casa, il Permission to use this file is granted subject to full acknowledgement of the source in the form available at this LINK

pavimento del pian terreno e della scuderia, ed essa rimaneva sotto un mucchio di macerie. Rimasero feriti nella casa Pietro Giannelli, di 29 anni, Elvira Giannelli, di 21 anni, figli di Giuseppe; Angiolo, figlio di Martino, e anch’esso alla testa. I mobili, la suppellettile della casa più vetusta, tutto fu perduto. Occorreva trar la donna seppellita dalle macerie, insieme con un cavallo, che si trovava nella scuderia. I parenti, che eran rimasti incolumi, si dettero subito a soccorrer gli altri. Li raccolsero, li adagiarono nudi, sotto una tenda, fatta d’incerati, e sopra covoni di paglia. Ma premeva ancora ritrovare la madre, l’angiolo tutelare della famiglia di Giuseppe Giannelli, che era sotto le macerie. Si trovava a Grassina, per ragioni di servizio, il brigadiere Giuseppe Ciccarelli, di Bari, comandante la stazione dell’. Egli, il dott. Lombardi e un altro soldato scesero fra le rovine della casa. Da un oggetto di vestiario il brigadiere capì ove doveva essere il corpo della donna. Si misero a lavorare, ma a un tratto sopravvenne la seconda scossa di terremoto. Si spensero i lumi. Una pietra cadde su la testa del brigadiere. La casa, quasi tutta smantellata, continuava a rovinare... Dovettero rinunziare alle ricerche. Trascorsero undici ore innanzi che si potessero fare i primi tentativi per ricercare il corpo della donna. Il dott. Lombardi assicurava che le ricerche sarebbero superflue. La donna doveva esser morta, se non altro per l’altezza da cui era caduta. Ha sopra di sé le macerie del tetto e di due soffitte. Rovinò un’altra casa colonica, presso a quella del conte Bossi. Il bambino Adolfo Nardi riportava una ferita assai grave alla testa: ha sintomi di una commozione cerebrale. Nei pressi di Grassina rovinava pure quasi tutta la villa Berti: il contadino Paolo Giunti si riscaldava al camino per la incrudita stagione. Rovinò anche il camino e lo ferì. Nei dintorni di Grassina circa quaranta case furono danneggiate. Sulla costa di San Martino rovinava uno stipite di cancello e un camino nella proprietà di Gaetano Pandolfi. Diversi feriti vi furono a Lappeggi ove rovinarono parecchie case nel villaggio ove esiste la storica villa che fu proprietà dei Medici. Rimasero seppelliti dalle macerie e furono trovati morti, Lena Forni, Eugenia Pistolesi, nuora della Forni, ed un bambino di sei mesi, figlio di Eugenia. Circa le 4 1/2 giungevano a Lappeggi il generale Morra di Lavriano e il colonnello di Stato Maggiore Bisasti, il tenente Orlandini, il capitano Placidi, il tenente Uva, tutti e tre del genio. Una compagnia di soldati del Genio incominciò circa le 6 1/2 i lavori di demolizione della casa, che minacciava rovina, affine di ricercare sotto le macerie il corpo di Letizia Giannelli. Quasi appena cominciati i lavori, giungeva S.A.R. il Principe di Napoli, accompagnato dal colonnello suo capo di stato maggiore e dal capitano Roberto de Principi Strozzi. Permission to use this file is granted subject to full acknowledgement of the source in the form available at this LINK

S.A.R. dette subito vari efficaci consigli per procedere più rapidamente, e con maggiore sicurezza, alla demolizione. Richiamava i soldati che si esponevano troppo. S.A. raccontò che, mentre era a Palazzo Pitti occupato dalla lettura di un giornale, sentì la prima scossa del terremoto. Circa le dieci uscì dal Palazzo a piedi, si recò in varii punti della città e si aggirò fra la gente, che affollava le strade. Tornato al palazzo Pitti, S.A.R., mentre scriveva, sentì la seconda scossa del terremoto. S.A. il principe di Napoli visitò tutti i feriti della famiglia Giannelli, entrò nella loro tenda e non è a dire quanto conforto recasse a quegli infelici, di quanto sollievo sia riuscita alle atterrite, costernate popolazioni di quei villaggi la visita del principe popolare, benefico. Alle ore 6 giungevano il Prefetto comm. Scelsi e il Questore, e molte guardie di Pubblica Sicurezza. Gravi danni ha arrecato la scossa del terremoto alla villa della "Torricella" e alla grande villa Malenchini. In una delle case coloniche, o affittate a pigionali del signor avvocato Malenchini, le pareti delle scale sono già sbonzolate, è rovinato tutto il tetto della cucina: le pietre, i rottami hanno spezzato le stoviglie e gli utensili. La casa è abitata dall’inquilino Massimiliano della Bella; è tutta sossopra, intere pareti sono divelte. Pochi minuti prima che la cucina franasse eran riunite in quella stanza tutte le persone della famiglia. Serafino Salvadori, colono, dava da mangiare a’ bovi nella stalla, che separava dalla cucina la parete del camino. I suoi si riscaldavano al camino dopo aver mangiato. A un tratto sente grida di spavento, accorre nella stanza vicina; la parete cade e si rovescia nella stalla. Nella villa di Lappeggi non vi è stanza che sia rimasta intatta. Danneggiatissima è la stanza, che fu prediletta all’insigne artista e ov’è il modelletto di un suo busto, fatto dalla figlia. Nella villa dimoravano il signor avv. cav. Antonino Ciardi e la sua signora, nata Dupré. La villa è stata dichiarata inabitabile. Dappertutto calcinacci, stucchi caduti, vestigia di rovine. Ì rovinata tutta la volta di una vastissima sala. I signori Ciardi non erano in casa nel momento in cui batté il terremoto. Nel giardino rovinò tutto il frontone di una costruzione decorativa. Anche tre case coloniche sotto il magnifico giardino della villa di Lappeggi, tutte e tre appartenenti ai signori Ciardi, rovinarono completamente. Nella prima casa erano in una stanza Gaspero Forni, sua moglie Lena e Eugenia Pistolesi loro nuora. La Pistolesi avea preso in collo il suo bambino per portarlo a letto; ad un tratto il pavimento della stanza rovinò, rovinò il tetto, rovinò il pavimento nella stanza sottostante e le due infelicissime donne furon sepolte sotto le macerie e vi rimasero per varie ore. Vennero disseppellite senza spirito di vita, la vecchia Lena col capo mezzo sfracellato, alcune membra infrante, la giovane quasi intatta; ancor morta tenea stretta al seno il figlio. Poté salvarsi il marito di Lena Forni perché dallo stesso impeto delle macerie fu spinto innanzi, fuori del muro di facciata della casa, quasi tutto diroccato. Il marito della giovane Eugenia era fuori di casa: rientratovi apprese da quale sventura era percosso, dette in grida disperate, piangendo e si allontanò per la campagna come insensato. Il giovane e il vecchio sono rimasti come inebetiti. Permission to use this file is granted subject to full acknowledgement of the source in the form available at this LINK

In un’altra casa attigua, pur rovinata, si trovava una vecchia, Maddalena Bandinelli, la quale dalla stessa forza delle rovine fu spinta a cadere, scrosciando il pavimento, in una scuderia ove si trovò a sedere proprio su i cuscini di un bagher. Essa non riportò che una lieve ferita al capo. Il Principe a Lappeggi Il Principe di Napoli si recò dalla Costa di San Martino a Lappeggi e trovò nello squallido granaio, mucchi di paglia su cui eran distesi i cadaveri delle due donne: quella della giovane madre, stringente al seno il figlio, facea dar in pianto dirotto quanti eran presenti. Il Principe, ordinò che si povvedesse a ciò che era più urgente. Il comm. Civelli Anche il comm. Antonio Civelli, si recò subito a Lappeggi, che fa parte del Comune del Bagno a Ripoli, cioè del suo collegio. Egli era accompagnato dai signori cav. Procacci, ff. di Sindaco del Comune del Bagno a Ripoli, dall’assessore avv. Malenchini, dal segretario del Comune cav. Luigi Torrigiani, da una guardia dello stesso Comune. L’egregio comm. Civelli visitò i luoghi ove il disastro fu più terribile. Con quella gentilezza e bontà d’animo che lo distingue, confortò con parola affettuosa quegli infelici e dette loro anche dei soccorsi. I danni all’ All’Antella rimasero danneggiate parecchie case; ha sofferto anche la villa del conte Ugolino della Gherardesca. Il terrore che aveva invaso quegli abitanti fu tale, che ieri domenica le due solite messe furono dette in piazza all’aperto. Si può dire che tanto a Grassina, Lappeggi e all’Antella rimasero danneggiate quasi tutte le case. La visita degli stabili danneggiati Ieri in Palazzo Vecchio si riunì la Commissione Tecnica allo scopo di provvedere a visitare gli stabili danneggiati dal terremoto. Elargizione Il Marchese di Montagliari ha generosamente posto a disposizione del Prefetto la somma di lire cinquemila per distribuirsi a benefizio dei danneggiati del terremoto. Un manifesto del Sindaco L’on. Sindaco ha pubblicato un’ordinanza con la quale intima a tutti i proprietari di far verificare immediatamente e riparare i danni subiti dagli stabili, avvertendo che sarà proceduto a termini di legge contro i contravventori. I monumenti danneggiati Alla Certosa è rovinato l’intiero lato di un chiostro con 16 opere Robbiane. Ì inoltre danneggiato tutto il castello. Si crede che i danni potranno ascendere a circa 100.000 lire. Gravi danni si sono verificati al Museo Nazionale ove sono state spezzate molte opere importantissime fra le quali una preziosa collezione antica di maioliche artistiche. Nella Galleria degli Uffizi è caduta la decorazione degli stucchi nella sala della Niobe, fortunatamente senza offendere e danneggiare le statue. Altri danni e non lievi hanno riportati in varie chiese ed altri monumenti. La chiusura delle scuole Permission to use this file is granted subject to full acknowledgement of the source in the form available at this LINK

Tutte le Scuole Comunali Elementari rimarranno chiuse fino a nuova disposizione. Le case danneggiate a Firenze Fino a mezzogiorno di ieri erano state inscritte alla Polizia Municipale circa tremila case danneggiate e che dovranno essere visitate dagli ingegneri del Municipio. Diverse famiglie furono costrette anche ieri sera a dormire all’aperto, perché le abitazioni loro minacciavano di rovinare. Anche il priore della chiesa di San Lorenzo si è recato al Municipio domandando soccorsi. Tre stanze di un quartiere posto nei chiostri di San Lorenzo sono pericolanti. L’ufficio di Polizia Municipale dispose che al Paradiso vengano provvisoriamente ricoverate quattro famiglie le cui abitazioni minacciano di rovinare. Il Municipio dispose che la città ed i giardini pubblici restino illuminati durante la notte. Notizie diverse Al Casino Borghesi cadde lo stipite di uno dei grandi ingressi della sala grande da giuoco. Fu fortuna che a quell’ora la sala fosse vuota. In via degli Albizi, nel palazzo Altoviti detto dei Visacci, la scossa ha prodotto danni assai gravi alle pareti specialmente dell’ultimo piano. In via Cimabue, nella casa n.10 di proprietà Treves rimasero danneggiati i quartieri del primo e secondo piano. In via dei Servi nella casa n.7 di Proprietà Bizzarri fu stegolato un camino. A San Giovannino, sul tetto dell’edifizio il piccolo campanile ebbe la cuspide sconquassata; la croce colla palla che la sostiene minaccia di cadere. A Rifredi la popolazione passò la notte nelle vie e nelle botteghe; caddero molti camini. A Careggi un contadino rimase ferito a un piede per un mattone caduto dal camino. Al Romito un vecchio venne colpito da malore. Certa Caterina Sandrelli, di 71 anni, madre del vice-brigadiere Sandrelli delle guardie comunali, addetto ai macelli, per lo spavento provato fu colta da epilessia. Ieri la povera donna era in agonia. La signora Cesira Fittoreggi di circa 50 anni, dimorante in via Guelfa la n.6, fu colta da malore mentre era per rientrare in casa insieme alla figlia venendo da una funzione religiosa. Venne assistita in una prossima farmacia. Dall’Osservatorio Ximeniano Il padre Giovanni, oggi comunica dell’Osservatorio Ximeniano le seguenti notizie del terremoto: la fortissima scossa delle ore 20.55 di ieri non era stata preceduta dal più piccolo indizio precursore nella giornata. Sarebbe errore puerile ricercarne le cagioni nelle variazioni atmosferiche dei giorni scorsi, o nella congiunzione di Venere e Giove, che ricorreva appunto iersera. Il terremoto cominciò repentinamente in tutta la sua forza, con violento urto sussultorio e ondulatorio insieme; vi successe una serie di moti in direzioni svariatissime, che simularono un moto vorticoso. Le tracce segnate dai sismografi sono d’ampiezza veramente straordinaria. La romba che precedé d’un instante la prima, e accompagnò l’esplosione del moto sussultorio, parve un colpo di tuono. Suono di campanelli, caduta di oggetti, lesioni abbastanza gravi alla nostra fabbrica, spavento generale. Cinque repliche almeno sono avvenute sinora, cioè: Ore 22.50 molto sensibile. 23.00 leggera. 2.02 sensibile. 5.10 leggiera. 7.35 assai sensibile. In tutte ha dominato l’impulso sussultorio, caratteristico dei terremoti di vicina provenienza. L’origine infatti di queste scosse, sebbene non possa esattamente determinarsi sinché non si avranno maggiori notizie di fuori, può Permission to use this file is granted subject to full acknowledgement of the source in the form available at this LINK

tuttavia sin d’ora affermarsi essere stata nella nostra stessa città, o nei suoi immediati dintorni. Sono molto rari i terremoti d’origine perfettamente fiorentina; i più memorabili furono quelli del 1453, del 1729 e del 1812. Sarebbe presunzione azzardare qualsiasi prognostico per l’avvenire. Qualunque predizione a data fissa come ad esempio per l’ora dodicesima e per la ventiquattresima, non ha alcun fondamento scientifico. L’esperienza veramente insegna che le forti scosse sono per lo più seguite da uno strascico di altre, che si ripetono talora anche per del tempo, ma senza regola od ordine alcuno. Ed è vero ancora che tali scosse susseguenti, quando vi sono, sogliono essere generalmente minori della prima. Quindi è lecito sperare che anche nel nostro caso sia ormai superato il punto più critico del periodo sismico inaugurato ieri così improvvisamente. Firenze, Osservatorio Ximeniano. Padre Giov. Giovannozzi delle Scuole Pie. Altre notizie di danni Nella fabbrica di frutta candite dei fratelli Dondero, in via del Ponte di Mezzo, caddero dei camini i quali sfondarono un tetto. Le macerie precipitarono sopra una lanterna a cristalli mandandoli in frantumi. Andarono rotti alcuni vasi e dei catini pieni di siroppi e di frutta candite. Fortunatamente non avvennero disgrazie di persone, essendo stata chiusa la fabbrica pochi minuti prima che avvenisse la terribile scossa. I danni risentiti dai signori Dondero ascendono a L.500 circa. Il villino del marchese D’Albres, posto nel Lung’ del tempio, ed altre ville situate al viale dei Colli, hanno subito danni non indifferenti. Tra queste è da notarsi la villa dell’Imperialino di proprietà Elaguine. Fu immediatamente visitata dall’ing.Passer dell’ufficio Tecnico Comunale. Nel palazzo del marchese Garzoni in via dei Ginori ha subito gravi danni la tettoia di una terrazza; nel palazzo del marchese Montauto nella stessa via al n.9, sono crollati varii camini. Le disposizioni del Governo Roma, 19 • L’on. Crispi diede le opportune istruzioni al Prefetto di Firenze perché disponga quanto può occorrere, e gli fece vive premure inoltre di tenerlo informato dell’entità dei danni man mano che verranno accertati. Istruzioni simili furono date dagli altri ministri negli uffici locali che da loro dipendono. L’on. Mocenni L’on. Mocenni, appena fu informato del terremoto, ordinò per telegrafo al comandante il Corpo d’armata di porre a disposizione per le necessità occorrenti le truppe, il materiale del genio e il servizio sanitario. Il focolare del terremoto L’ufficio centrale meteorologico di Roma crede si possa stabilire dalle notizie che si hanno finora, che il terremoto di Firenze sia causato dal medesimo focolare sismico che diede luogo alla scossa del 14 novembre 1883. Infatti questa scossa ha interessato più fortemente la parte Sud Ovest del suburbio di Firenze, cui sono compresi il monte Oliveto, San Felice a Ema, Pozzolatico, , Certosa, Marignolle, , ecc. Il terremoto venne avvertito anche a Settignano, all’Incisa, a Ponte Buggianese, Castelnuovo Berardenga, Santa Maria a Monte, Poggibonsi, S.Giovanni Valdarno, Siena, Pisa, Parma, Piacenza.