trimestrale di confronto culturale MARZO 2012 numero 0 anno I

euro 5,00 LA LA A M M E R A M R A T S I R V I n.0 I VISTA MAREMMA

I. Focus. Il paesaggio maremmano: immagine, identità, trasformazioni 1.a, Mauro Papa, L’immagine della Maremma tra mito e brand. 2.a, Lucio Niccolai, Maremma: una difficile identità? Il paesaggio come paradigma della trasformazione. 3.a, Francesca Mariotti, Agriturismo e società rurale: trasformazioni economico- paesaggistiche e cambiamenti socio-culturali nella Maremma grossetana II. Passato e presente # 1.b, Massimo Seriacopi, Dante e la Maremma 2.b, Mariangela Serra, Su un’iscrizione dello Spedaletto di di Fazio 3.b, Piero Simonetti, I “minatori bianchi” di

sommario III. Archivio 1.c, Francesca Breschi, Le voci della Maremma. Una trascrizione di Maremma nell’esecuzione del Coro degli Etruschi del 1975 2.c, Marta Temperini, Quando la poesia era di tutti: la mascherata di Ramiro Temperini

IV. Antologia 1.d, Federigo Tozzi, Nelle miniere di

V. Scritture 1.e, Piergiorgio Zotti, Sicut et nos 2.e, Velio Abati, L’ultimo giorno di vacanza

VI. Letture

foto e immagini scelte da La città visibile 2011, a cura di Mauro Papa mutamenti LA RI VISTA MAREMMA

A M M E R A M LA R A T S I R V I LA MAREMMA RIVISTA MRIVIST MR trimestrale di confronto culturale MARZO 2012 numero 0 anno I

euro 5,00 A M M E R A LA LA M R A T S I R V I n.0 I VISTA AREMMA sommario M

I. Focus. Il paesaggio maremmano: immagine, identità, trasformazioni 1.a, Mauro Papa, L’immagine della Maremma tra mito e brand. 2.a, Lucio Niccolai, Maremma: una difficile identità? Il paesaggio come paradigma della trasformazione. 3.a, Francesca Mariotti, Agriturismo e società rurale: trasformazioni economico- paesaggistiche e cambiamenti socio-culturali nella Maremma grossetana

II. Passato e presente 1.b, Massimo Seriacopi, Dante e la Maremma 2.b, Mariangela Serra, Su un’iscrizione dello Spedaletto di 3.b, Piero Simonetti, I “minatori bianchi” di Caldana # III. Archivio 1.c, Francesca Breschi, Le voci della Maremma. Una trascrizione di Maremma nell’esecuzione del Coro degli Etruschi del 1975 2.c, Marta Temperini, Quando la poesia era di tutti: la mascherata di Ramiro Temperini

IV. Antologia 1.d, Federigo Tozzi, Nelle miniere di Boccheggiano

V. Scritture 1.e, Piergiorgio Zotti, Sicut et nos 2.e, Velio Abati, L’ultimo giorno di vacanza

VI. Letture mutamenti

foto e immagini scelte da La città visibile 2011, a cura di Mauro Papa mutamenti

1. Maremma o maremme?

Cosa è la Maremma? Ed esiste una MAREMMA o, non piutto- Immagine (meglio se consumistica e televisiva) in luogo di dif- sto dovremmo parlare di Maremme? Ed attualmente: Maremma ficili, lunghi, spesso poco appariscenti e graditi (ai politici loca- come identificazione della provincia di (allargata)? Si li) percorsi di ricostruzione culturale. Tra il Coro dei minatori ri- può parlare di “un’identità maremmana”? o forse e più corretta- dotto a gruppo di comparse per interessi alloctoni o puramente mente, non sarebbe il caso di parlare, da una parte, di più iden- economici, l’immagine di Tiburzi (morto) sfruttata per etichette tità, a volte difficilmente riconoscibili, ma che comunque posso- di sughi o grappe caso mai neanche di grande qualità, e lo sce- no in qualche maniera ricondurre a delle comunità (lavorative, neggiato televisivo la Terra ribelle in fin dei conti non c’è molta sociali, geografiche), isole culturali, ecc.; dall’altra di una perdita differenza: distruzione di ciò che rimane di identitario e sua so- complessiva di un’identità storica che, forse, esistette al tempo stituzione con un’immagine spesso fasulla, artificiale, costruita degli Etruschi e degli Aldobrandeschi, tanto per fare due esempi, a tavolino o farsesca (l’identità diventa farsa, in questo processo ma che si è persa certamente (o no?) in età moderna e contem- di sostituzione con immagine e invenzione dell’immagine!). In- poranea? somma come se, per rendere più interessante la Maremma (la sua immagine) si costruisse una falsa città etrusca (perché no 2. Identità una Dysneland archeologica?) e si vendesse ad uno speculatore Cosa si intende o si può intendere per identità di un territorio, americano un castello aldobrandesco per trasferirlo in Usa come e nel caso specifico, per identità maremmana? Una cultura co- pubblicità e promozione del territorio maremmano. mune di riferimento? Un contesto storico e geografico assunto come patrimonio culturale e sociologico comune? Una comune 4. L’invenzione della Maremma origine o forse più propriamente per la Maremma una non co- In mancanza di una chiara idea di identità, l’immagine, la sua in- mune origine (le migrazioni stagionali prima; l’emigrazione lega- venzione, finiscono per costituire il punto di riferimento cultura- ta a occasioni occupazionali, special modo nel pubblico impie- le, ma forse soprattutto politico, commerciale e turistico… della go: interessanti in questo senso alcune osservazioni e pagine di Maremma, contribuendo così a distruggere ciò che di peculiare, Guerrini e Cavoli). Forse più che identità territoriale in senso lato di originale, di proprio, il territorio maremmano – ciò che le co- bisognerebbe parlare di più identità, a volte difficilmente rico- munità reali e storiche, le isole culturali, ecc. ecc. possedevano o noscibili, ma che comunque possono in qualche maniera ricon- hanno posseduto nel passato più lontano (Etruschi, Aldobrande- durre a comunità lavorative (i terratichieri, i badilanti, i minatori schi…) e più recente (malaria, migrazioni, bonifica ecc) – o cerca- ecc.) , sociali (i braccianti contadini, la malaria, la bonifica e la re di amalgamare in una sorta di calderone unitario le cui coor- riforma agraria), geografiche (il mare, la montagna le colline), dinate sono definite, spesso inconsapevolmente, da chi di fatto spesso vere e proprie isole culturali che non escludono la circo- gestisce il senso politico ed economico del territorio, spesso al di lazione e la contaminazione e la contiguità. fuori di una consapevolezza storica, culturale, ambientale delle sue potenzialità (la polemica sul fotovoltaico, quella sulla geoter- 3. Immagine mia, quella sul turismo di massa e la cementificazione e così via, Forse allora nella impossibilità di rintracciare, ma soprattutto di esprimono chiaramente la dicotomia esistente tra quelli che, in- condividere, dei cardini comuni di un’identità di cui è difficile rin- dipendentemente dai partiti politici di riferimento, dividono due tracciare i connotati, che per molti si è – se mai esistita – estinta, comuni sentire dei maremmani, di quelli che attualmente cioè scomparsa, annientata dalle trasformazioni economiche e sociali possono definirsi tali (di nuovo: cfr. Guerrini e Cavoli). e dalle logiche culturali di imitazione e di omologazione con al- La Maremma di oggi, quella che conosciamo e che viene pro- tri territori limitrofi o no, dalla subordinazione alle culture alloc- pagandata per fini turistici e commerciali è dunque e piuttosto tone introdotte dall’esterno, una loro diffusione e un crescente un’invenzione? Certo alcune invenzioni sono evidenti e funzio- tentativo di imitazione. nali all’immagine che della Maremma, in assenza di un processo In mancanza di una chiara e definita, riconosciuta e condivisa identitario, si vuole accreditare: dai butteri, ai briganti, da molti identità, si è diffusa una pratica surrogativa e sostitutiva, di- scar dei cosiddetti prodotti tipici (altro sarebbe dire per alcuni tipolo- so spessore intellettuale e culturale, ma non certo di meno noci- gie di prodotto, prodotti di qualità) alla caccia come fenomeno di va, sicuramente di grande penetrazione mediatica: l’immagine, massa, dai girasoli ai pali, da certi piatti gastronomici alla “terra o la costruzione e invenzione di un’immagine, sostituisce l’idea ribelle” ecc. di un’identità che non è più possibile definire e nella quale è dif- ficile riconoscersi. 5. La trasformazione del paesaggio Faccio un esempio: il Coro dei minatori era nato, nell’ambito di La trasformazione del paesaggio è funzionale a questa dilagante una ricerca culturale e identitaria sul territorio, con l’obiettivo invenzione di un’immagine che ormai prende il posto e offusca e di recuperare uno spezzone importante della cultura popolare, annienta ogni idea di identità. espressione – tradizionale o nuova tradizione – di una comunità di riferimento, quella dei minatori. Con la attiva collaborazione del Sindaco, si è voluto – in nome di lusinghe spettacolari (?) e mediatiche, nonché probabilmente di interessi economici – LA rincorrere un’immagine (televisiva, mediatica o altro) a danno, RI VISTA purtroppo di quella che era stata un’esperienza importante di recupero e valorizzazione di un percorso identitario. MAREMMA LA RI VISTA La Maremma: una difficile identità? MAREMMA Il paesaggio paradigma della trasformazione di Lucio Niccolai

1. Cosa è la Maremma oggi? Chi potrebbe Nell’immaginario collettivo, la Maremma l’estate, per rifugiarsi nei forteti. Quella so- definirla – per i suoi tratti paesaggistici, am- era una terra a tratti selvaggia, poco abita- litudine era solenne. […] Scomparvero poi i bientali, culturali, storici e tradizionali – in ta, inospitale e disagevole per la mancan- paglieti che ondeggiavano al vento come il maniera univoca e condivisa? za di strade e di collegamenti viari (i fiumi mare, caddero le querci e sulle colline creb- La terra dei butteri, forse, o quella dei bri- dovevano spesso essere attraversati con la bero le querciolaie, delle quali il padrone, ganti come parte della letteratura folklorica “barca”) e finanche pericolosa, non tanto con occhio avido, conta le ore. […] Nelle fe- o delle sagre paesane tenderebbe ancora ad e non solo per la presenza di animali sel- ste dei paesi, cessarono le corse dove i but- accreditare? Oppure quella della malaria, vatici o bradi che sembravano averne libe- teri per un cencio di bandiera correvano a degli acquitrini, dei maggesi e dei “paschi”? ro possesso, né per i rari briganti che vi si precipizio giù per le scese; e alla Merca in La Maremma della bonifica e della riforma rifugiavano, quanto e forse soprattutto per primavera s’attenuava l’entusiasmo per chi agraria o, perché no?, quella, ormai troppo la malaria che la infestava. Insalubre sicu- meglio atterrava la vacca. I forteti senza più spesso dimenticata, delle miniere? La terra ramente dovevano considerarla le migliaia né vecchi lecci né sughere, sembrano vaste dell’acquacotta e del cinghiale, tanto per di braccianti e pastori (i “pecorai”) che ogni uccelliere da tordi; nei laschi, che si insinua- fare due esempi tra i tanti possibili , propo- anno, stagionalmente, vi si dovevano trasfe- no nelle valli boscose, a stento trovi un ca- sta senza parsimonia né giusta misura da rire per mietere e raccogliere il grano o far pannone di roghi o di grossi elleri che ver- centinaia di manifestazioni enogastronomi- pascolare le greggi. Le strofe della nota can- deggiano tra la foglia secca. Ormai quasi in che? O non piuttosto quella dei maggi e del- zone Maremma esprimono compiutamente ognuno di questi luoghi un’antipatica casa le befanate, delle canzoni e delle tradizioni il senso di disperazione che il nome di quella bianca domina un campetto lavorato… La popolari, come se queste manifestazioni di terra evocava. E del resto Demetrio Pianelli, civiltà ha vinto! una cultura, di un modo di vivere e di espri- l’impiegato milanese protagonista dell’omo- mersi potessero avere un senso di per sé, al nimo romanzo di De Marchi, non fu trasfe- La “bonifica integrale”, fortemente auspica- di fuori e al di là di un territorio, delle sue rito (esiliato), per punizione, proprio in Ma- ta dai grandi proprietari terrieri locali e at- caratteristiche, della sua storia? remma – una terra considerata allora senza tuata dal fascismo, aveva assestato un altro Tutte maremme, in verità, sicuramente ben speranze e senza prospettive? duro colpo al paesaggio maremmano atavi- radicate nel nostro immaginario collettivo, 2. Cosa rimane oggi della Maremma mitica co e tradizionale del quale non rimanevano, ma che spesso non corrispondono più alla e drammatica, selvaggia e arcaica, così pas- ormai, alla vigilia della Riforma agraria, che realtà di un territorio e ad una società locale sionalmente rievocata (e incredibilmente sparuti in rapida evoluzione. riesumata) da tanta letteratura e folklore Fino a poco più di un secolo fa (fissiamo, in- locale? … frammenti, mescolati agli aspetti nuovi, dicativamente come termine di riferimento, In realtà, quella maremma aveva già co- così da far pensare ad una pellicola impres- per non andare troppo lontano, il periodo minciato a scomparire con le prime avvisa- sionata due volte, per un errore del fotogra- dell’Unità d’Italia), era lecito e comune- glie della modernità: il treno e il telegrafo, fo, su due paesaggi contrastanti. mente accettato designare con il nome di l’apertura delle miniere e la meccanizzazio- Maremma la lunga fascia di terra costiera, ne in agricoltura, le bonifiche e l’appodera- Nel primo dopoguerra la Riforma agraria distesa tra Pisa e Roma, caratterizzata da mento, l’uccisione da parte delle forze dello promosse un’ulteriore e più profonda tra- grandi latifondi incuneati tra ancora immen- stato, del “santo” David sul Monte Labbro e sformazione del paesaggio con effetti «com- se aree di macchia mediterranea, costella- del brigante Tiburzi nei pressi di Capalbio. La plessivamente rilevanti e assai più incisivi ti di paduli, di cui conserviamo la memoria Maremma del mito era forse già spacciata a rispetto agli interventi bonificatori dei tempi soprattutto grazie alle immagini di Giovanni fine Ottocento, come sembra ritenere il se- precedenti», quali, ad esempio: la «geome- Fattori in occasione della sua permanenza a natore Niccolini che la prediligeva per le sua trizzazione dello spazio prodotta dalla ripar- , alle poesie di Giosué Carducci, avventure venatorie: tizione terriera e dalla costruzione di un reti- alle novelle di Renato Fucini, o dalle foto, colo regolare di strade poderali e campestri più recenti, degli Alinari, del Denci e dei fra- Nella nostra vecchia Maremma, poco più e di filari alberati con funzione di frangiven- telli Gori, così come alle innumerevoli testi- rimane di quanto ne dipinse il Cecconi o di to» e «la costruzione di centinaia di caset- monianze e memorie di viaggio di scrittori quanto come una leggenda di antichi tempi, te sparse – appoggiate a qualche borgo di italiani e stranieri che vi sono vissuti o che, ne raccontiamo noi che le abbiamo soprav- servizio, oltre che a una rete di cooperative per ventura o avventura, la attraversarono vissuto. di trasformazione e commercializzazione e nei secoli passati. Ad assistere alla sua fine erano accorsi da oleifici, caseifici eccetera» , rispondenti a ogni parte, ma essa sottrattasi agli occhi dei «modelli standardizzati di estrema semplici- Non solamente i vecchi, ma gli uomini di profani esalò l’anima senza che se ne accor- tà costruttiva» , destinate a «famiglie di pro- mezza età, ricordano la Maremma delle pa- gessero nemmeno i presenti. I vecchi olmi prietari particellari e contadini senza terra» . ludi, delle mandrie brade, dei butteri, della lasciavano piegare i loro rami avvolti nelle malaria e dei banditi, che le bonifiche assali- vitalbe e spioventi a toccare i prati delle valli … la Riforma agraria ha eliminato gli ultimi vano senza riuscire a soverchiare. Vi era an- palustri; le querci, le sughere, i lecci copri- residui della palude […] non si vedono più, cora, trent’anni fa, chi evitava di attraversare vano della loro ombra maestosa le colline; i dall’alto del borgo [di Marsiliana], le grandi quel territorio a costo di allungare il viaggio; monti più alti erano ancora coperti dai neri querce solitarie nei campi, all’ombra delle vi era invece il viaggiatore romantico, attira- forteti, quando già la vita maremmana era quali il maiale brado cercava il suo pasto, e to da quel miscuglio di antica civiltà e di vita scomparsa. L’anima se ne era andata quan- le mandrie un asilo nelle ore d’estate. La pia- selvaggia. Gli uccelli di palude si alzavano do il corpo pur digradando vegetava ancora. nura espropriata si stende nella luce solare allora di scatto anche dalle strade maestre, Io ricordo, come se l’avessi davanti agli oc- uniforme. gli acquitrini si coloravano di rosso pesante chi, l’arrivare dei primi greggi nella Marem- In nessun luogo come nella Maremma le al tramonto, gli alberi senza sottobosco si ma, d’ottobre ancora deserta, e i cinghiali piccole case nuove della Riforma agraria stampavano neri e piatti contro luce come che spaventati dai pastori abbandonavano i sembrano fuori del paesaggio, quasi appog- piani, dove erano stati tranquillamente tutta Focus. ombre cinesi. giate al suolo come le case dei presepi.

STATI GENERALI DELLA CULTURA IN MAREMMA LA R ovvero il referente interdetto I VISTA MAREMMA

FANTASMI E VAMPIRI perchè l’incompetenza per la conoscenza ?

M (n )DI RICERCHE PER DISTRUGGERE(e)RI-COSTRUIRE LA CONTEMPORANEITÀ trimestrale di confronto culturale MARZO 2012 numero 0 anno I euro 5,00 LA RI VISTA MAREMMA

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