Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di

1 PREMESSA ______2 2 QUADRO CONOSCITIVO ______3 2.1 Parte idraulica ______3 2.2 Parte frane ______13 3 METODOLOGIA DI STUDIO ______15 3.1 Pericolosità ______16 3.2 Rischio ______18 3.3 Esposti ______20 4 SCENARI DI EVENTO MASSIMO ______20 5 ESPOSTI AL RISCHIO ______22 6 AREE DI EMERGENZA ______23 7 PIANO DEL TRAFFICO ______28 8 PIANIFICAZIONE E ALLERTAMENTO ______31 8.1 Sala Situazione Italia e monitoraggio del territorio (Sistema) ______31 8.2 Sistema regionale di protezione civile ______33 8.3 Il Volontariato ______33 8.4 Sistema di allertamento locale ______34 8.4.1 Presidio operativo comunale ______36 8.4.2 Centro operativo comunale (C.O.C.) ______37 8.4.3 Presidio territoriale ______38 9 INFORMAZIONE DELLA POPOLAZIONE ______39 9.1 Divulgazione ______39 9.2 Informazione in emergenza ______40 10 EVACUAZIONE DELLA POPOLAZIONE ______41 11 SALVAGUARDIA E RIPRISTINO DELLE STRUTTURE E INFRASTRUTTURE ______42 11.1 Ripristino dei servizi essenziali ______42 11.2 Ripristino viabilità e trasporti ______42 12 MODELLO D’INTERVENTO ______42 12.1 Procedure operative______43 12.1.1 Calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari ______43 12.1.2 Periodo di normalità ______44 12.2 Fasi operative______44 12.2.1 Preallerta ______46 12.2.2 Attenzione ______47 12.2.3 Preallarme ______49 12.2.4 Allarme ______52 12.2.5 Periodo di post-allarme ______55 13 VALIDITA’ E AGGIORNAMENTO DEL PIANO ______57 14 APPENDICE ______58 14.1 Attivazione e gestione cancelli sulla viabilità ______58 14.2 Modelli digitali del terreno ______60

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari

1 PREMESSA

La presente relazione, unitamente alla cartografia allegata, si pone l’obiettivo di fornire gli indirizzi di pianificazione per la gestione del rischio idraulico e idrogeologico presente nel territorio comunale di Quartu Sant’Elena: i fenomeni alluvionali e quelli di dissesto idrogeologico sono spesso collegati, e conseguentemente verranno analizzati nello stesso contesto di pianificazione. Come accaduto nello studio del rischio incendio, la base metodologica è quella fornita dal manuale del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, che, tuttavia, è stato concepito per sistemi idraulici complessi e realtà fluviali di dimensioni decisamente superiori rispetto al contesto quartese: la stessa definizione di soglie idrometriche per il monitoraggio dei corsi d’acqua, ad esempio, non risultano applicabili nel caso di Quartu per assenza di idrometri di riferimento. Nel caso poi dei bacini montani della parte orientale del territorio, i bassi tempi di corrivazione non consentono di attuare il presidio territoriale così come concepito dalla direttiva, né le procedure previste per contesti come, ad esempio, quello del Po o dell’Arno. Dal punto di vista delle procedure di allertamento, inoltre, si ricorda come la Regione Sardegna sia tuttora priva di un Centro Funzionale decentrato, e contemporaneamente non risulti a tutt’oggi redatto il Piano Regionale di Protezione Civile, limitando le procedure operative regionali per il rischio idraulico e idrogeologico a quelle contenute nella Direttiva Assessoriale Difesa Ambiente del 27 Marzo 2006, che recepisce quanto stabilito dalla direttiva PCM del 27 febbraio 2004. Conseguentemente si è cercato di produrre un documento che fornisse innanzitutto gli elementi conoscitivi del territorio rilevanti dal punto di vista idraulico e idrogeologico, e contemporaneamente gli indirizzi procedurali e di intervento che consentano una buona risposta alla realtà locale di Quartu Sant’Elena. In riferimento alla definizione degli scenari di evento massimo basati, come da normativa, sulle aree di pericolosità idraulica e idrogeologica del Piano di Assetto Idrogeologico, si ricorda che tali perimetrazioni risalgono al 2004, e che sono relative ad una scala di studio pari a 1:10000. Sarebbe dunque necessario uno studio di dettaglio, specialmente nelle aree colpite dagli eventi del 2010, al fine di definire aree di pericolosità e di rischio che rispecchino adeguatamente le criticità del territorio quartese. Per sopperire a tale carenza, si è scelto di utilizzare come base per gli scenari di rischio, oltre ai risultati del PAI, anche il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali, di seguito denominato PSFF: tale documento, come descritto meglio nell’apposito paragrafo, risulta ad oggi revocato in attesa di nuova adozione, ma fornisce comunque indicazioni che a parere dello scrivente devono essere recepite all’interno di un piano di protezione civile. In aggiunta, per delineare un quadro complessivo del rischio idraulico e idrogeologico, sono stati raccolti tutti i dati relativi a progetti di studio quali AVI (Aree Vulnerate Italiane) e VAPI (Valutazione Piene) unitamente alle fonti storiche di eventi di dissesto verificatisi nel territorio di Quartu. Infine, per il solo Rio Foxi e solo a titolo conoscitivo, è stato utilizzato un progetto dell’Amministrazione che prevede la realizzazione di opere di sistemazione idraulica, attualmente in fase di approvazione dall’Ente competente. Analogamente al rischio incendio, è stato necessario un affinamento per il caso di studio, in quanto il manuale del dipartimento non offre in alcuni casi criteri adeguati alla realtà territoriale di Quartu Sant’Elena: un piano di emergenza non può infatti essere vincolato ad una metodologia rigida e statica, ma deve prevedere nel proprio studio flessibilità, dinamicità nonché una buona dose di buon senso. Le prescrizioni del manuale sono state dunque dettagliate ed integrate secondo modalità che verranno

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari analizzate in ognuno dei paragrafi seguenti. La prima parte dello studio in oggetto può essere così riassunto:

1. Raccolta dati su eventi storici che hanno interessato il territorio comunale; 2. Raccolta dati su progetti e pubblicazioni sul sistema idraulico e idrogeologico di Quartu; 3. Perimetrazione della fascia di pericolosità idraulica e idrogeologica e conseguente individuazione degli esposti pubblici e/o privati ad uso pubblico in essa ricadenti; 4. Individuazione delle criticità sulla base dei dati raccolti nelle fasi precedenti;

L’analisi di calibratura effettuata sulla base di dati storici, di testimonianze su eventi e criticità del territorio da parte di tecnici comunali, volontari, etc., e di sopralluoghi mirati, ha consentito di individuare le zone a maggior rischio idraulico e idrogeologico, e, conseguentemente, di ipotizzare alcuni scenari di evento massimo. Su tali scenari si sviluppa dunque tutta la seconda parte dello studio, che consente di pianificare tutte le azioni e le strategie di emergenza da seguire in caso di evento critico. Saranno infatti individuate, per ogni scenario, le strutture e le aeree franche dal rischio in grado di ospitare la popolazione evacuata, la viabilità di evacuazione e quella invece di servizio ai soccorritori che convergono dalle varie direzioni sul luogo dell’evento. Lo studio fornisce dunque tutti gli elementi, compresa l’organizzazione della struttura comunale operativa in caso di emergenza (C.O.C.), utili per una buona risposta all’evento calamitoso, al fine di ridurre al minimo il danno arrecato alla popolazione e ai beni presenti sul territorio.

2 QUADRO CONOSCITIVO

2.1 Parte idraulica

Nel corso degli anni le problematiche di natura idraulica del territorio comunale di Quartu Sant’Elena sono state molteplici, compresi gli ultimi eventi dell’ottobre e novembre 2010. Negli ultimi venti anni si è assistito allo sviluppo del tessuto urbano, mentre si è registrato un aumento delle altezze pluviometriche negli ultimi tre anni: la contemporaneità della componente naturale e di quella antropica ha dunque avuto come risultato la crisi del sistema fognario, la scarsa praticabilità della viabilità principale e la presenza diffusa di aree urbane allagate. Analizzando per primo il sistema pluviometrico, è utile studiare l’andamento delle precipitazioni nelle stazioni prossime ai bacini idrografici del territorio quartese: si tratta di 7 stazioni, dislocate sia sulla parte collinare/montana (, Campu Omu, Corongiu, Sa Pira e Settimo S. Pietro), che nella pianura (Cagliari e Flumini di Quartu). Partendo da un’analisi delle precipitazioni registrate nel periodo 1982-2007, i grafici riportati di seguito mostrano come negli anni 2005-2007 si sia registrato in quasi tutte le stazioni una diminuzione delle altezze di pioggia. Tale risultato viene tuttavia ribaltato dalle mappature pluviometriche del 2008 e 2010, in cui invece si registra una tendenza in aumento con gli eventi del 2008 e 2010.

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Fig.1 – Distribuzione precipitazione annua nel periodo 1982-2007 nelle stazioni pluviometriche montane Fonte dati: Servizio idrografico della Regione Sardegna

Fig.2 – Distribuzione precipitazione annua nel periodo 1982-2007 nelle stazioni pluviometriche di pianura Fonte dati: Servizio idrografico della Regione Sardegna

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Fig.3 – Distribuzione precipitazione annua nel periodo 2008-2010 Fonte dati: ARPA SARDEGNA

Dal punto di vista degli eventi storici che evidenziano la suscettibilità del territorio quartese e la sua risposta critica agli eventi alluvionali, si ricorda per primo il 5 ottobre 1889, giorno in cui la città venne sommersa dalle piogge, causando 25 vittime e distruggendo 500 abitazioni, oltre alla devastazione delle campagne: ancora oggi è possibile vedere la lapide in memoria della tragedia posta sul prospetto della chiesa di S. Elena. Da allora sono stati diversi gli episodi alluvionali che hanno interessato il centro abitato e la zona costiera: si passa dai problemi al sistema fognario registrati nell’autunno del ’99, al nubifragio dell’ottobre 2000 che causò la chiusura della SS 554 e l’allagamento del centro storico, di cui si riportano di seguito immagini di repertorio tratte dalla cronaca. Nello stesso mese lo straripamento del Rio Sa Tanca comportò l’allagamento di cinque abitazioni in località Foxi a seguito della riduzione della sezione dell’alveo causata dalla presenza di detriti e vegetazione.

Fig. 4 - Nubifragio 15 ottobre 2000, Via Turati Fig. 5 - Nubifragio 8 Giugno 2000 – Viale Marconi Fonte dati: L’unione Sarda Fonte dati: L’unione Sarda

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Negli ultimi dieci anni, sono tre i periodi più critici dal punto di vista pluviometrico: ottobre 2000, ottobre 2008 e ottobre-novembre 2010. Nel 2008, in concomitanza con l’alluvione di Capoterra, il centro abitato di Quartu è stato interessato da allagamenti conseguenti alle forti piogge, con battenti idrici di diverse decine di centimetri nelle zone più colpite. In occasione di quell’evento si procedette alla messa in sicurezza d’emergenza del Rio Is Cungiaus con la pulizia dell’alveo. Gli eventi più recenti risalgono invece all’ottobre-novembre 2010, quando il territorio comunale venne colpito da un forte nubifragio, partendo dal centro urbano fino alla parte costiera di Cala Regina. Stando alle informazioni disponibili, le zone maggiormente colpite sono state le seguenti:  Capitana;  Geremeas;  Flumini di Quartu;  Baia Azzurra;  Terramala;  Salmagi;  Cala Regina;  Viale Colombo, Viale Marconi e Santo Stefano;  Foxi;  Costa di Sopra II;  Marina Residence;  Niu Crobu-Santu Lianu.

Nella zona di Capitana sono state diverse le problematiche verificatesi durante la giornata del 11 ottobre 2010: una prima criticità riguarda il Rio S’Arritzolu Saliu che ha esondato creando problemi sulla provinciale e sulle abitazioni vicine, nonché al campeggio limitrofo. Poco distante dal rettilineo di Capitana in corrispondenza della residenza Baia Azzurra, che si inerpica sul versante che sovrasta Capitana, è stato segnalato il cedimento di un muretto in Via dei Tigli a seguito all’azione dell’acqua. Analoga situazione è stata riscontrata nella località Salmagi che si sviluppa nel costone sopra il raccordo con la nuova S.S. 554: anche in questo caso, infatti, la pressione e la forza dell’acqua ha causato il crollo di un muro in Via delle Araucarie, comportando disagi alla viabilità e alle abitazioni limitrofe. Le problematiche maggiori sono, forse, quelle che hanno coinvolto le villette di Terramala ubicate sul versante della località omonima: in occasione delle violente piogge che si sono abbattute sul territorio quartese quel giorno, il versante in oggetto è stato oggetto di un fenomeno di erosione superficiale e di dilavamento che ha causato a valle l’accumulo di materiale detritico e fango, coinvolgendo in primis la provinciale e minacciando successivamente le abitazione sul mare. In questo caso è stato il Rio Tuvu Mannu che scorre affianco al Monastero delle Suore Carmelitane e che intercetta il tracciato della nuova S.S. 125 attualmente in fase di completamento. Anche la risposta del Rio Geremeas alle piogge consistenti non è stata delle migliori: è stato infatti necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco per la messa in sicurezza di 55 persone bloccate per il maltempo. Nell’entroterra è da ricordare il Rio Perdulandiri, un affluente sinistro del Rio Cuba che ha causato notevoli

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari disagi alle località Santu Lianu e Is Meris, e infine il Rio Niu Crobu che ha interessato parte della località di Flumini di Quartu, assieme al Rio S’Arritzolu Saliu già citato pocanzi.

Fig.6 – Sottopassaggio della nuova SS 554 Fonte dati: L’unione Sarda

Fig.7 – Strada Provinciale 17 loc. Capitana Fonte dati: L’unione Sarda

Gli eventi del novembre 2010 hanno invece causato problematiche di deflusso delle acque meteoriche nelle località Foxi, Costa di Sopra, Is Xireddus, Flumini, Marina Residence e Niu Crobu-Santu Lianu: in particolare si sono verificati allagamenti della viabilità locale e di diverse abitazioni a livello stradale e seminterrato, oltre all’esondazione del Rio Niu Crobu e all’azione di un corso d’acqua effimero a monte delle abitazioni di Via Marghine (Rio Rionis). Dal punto di vista bibliografico e di ricerca e al fine di ricostruire il quadro storico degli eventi nel territorio, è stato analizzato il progetto AVI (Aree Vulnerate Italiane) commissariato dal Ministro per il Coordinamento

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari della Protezione Civile al Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). La ricerca sul catalogo degli eventi di piena ha evidenziato 15 eventi nel periodo 1957-2000 che hanno colpito principalmente il centro abitato, coinvolgendo i Rii Foxi, Sa Tanca e Cannas.

Numero sito Provincia Comune Località Data Scheda S4 Certezza 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 24/12/1957 600151 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 14/06/1963 600209 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 27/08/1964 600223 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 15/11/1975 600384 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 01/09/1976 600414 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 16/02/1979 600442 Z 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 24/02/1984 600524 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 30/10/1984 600532 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 31/01/1986 600551 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 02/09/1987 600568 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'elena 01/02/1988 600580 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 21/09/1988 600585 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 03/05/1989 600590 F 20092051001 Cagliari Quartu Sant'Elena Quartu Sant'Elena 28/09/1999 10600028 F 20092051003 Cagliari Quartu Sant'Elena Foxi 03/10/2000 10600029 Z 20092051002 Cagliari Quartu Sant'Elena Flumini 10600002 MA Tab.1 –Eventi di piena del periodo 1918-2000 nel Comune di Quartu S.E. Fonte dati: Progetto AVI del CNR-GNDCI

Sempre nell’ambito della ricerca scientifica è interessante il progetto VAPI (Valutazione delle Piene) in Italia portato avanti dalla Linea 1 del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche, con l’intento di fornire una procedura omogenea per la stima delle piene: la Regione Sardegna rientra tra le 8 regioni che hanno completato il rapporto, secondo cui il territorio comunale di Quartu ricade nella sottozona pluviometrica omogenea 2. Dal punto di vista idrografico, possono essere distinti sette sottobacini principali, tutti afferenti al complesso idrografico del Flumendosa-Campidano-Cixerri corrispondente al sub-bacino n.7 della classificazione della Regione Sardegna. Di seguito si riportano i principali sistemi idrografici presenti nel territorio quartese. 1

Rio Is Cungiaus

Il sistema che interferisce in misura maggiore con l’abitato è quello del Rio Is Cungiaus, corso d’acqua che nasce ad una quota di 450 m circa e sfocia nello Stagno di Molentargius, dopo aver attraversato i centri urbani di Settimo S. Pietro e di Quartucciu: esso lambisce l’edificato nord di Quartu, in parte derivando immediatamente a monte di esso in un canale di guardia che corre parallelamente alla SS 554 fino alla località Pitz’e Serra, e in parte proseguendo il suo corso fino allo stagno, dopo aver attraversato Viale Marconi. I dati di bacino corrispondenti alla sezione di chiusura posta in corrispondenza dell’attraversamento con la SS 125 (Viale Marconi), sono riportati di seguito.

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LUNGHEZZA ASTA 14,17 km QUOTA DELLA SEZIONE 3,15 m s.l.m. PRINCIPALE AREA DEL BACINO 12,47 km 2 QUOTA MEDIA DEL BACINO 124,21 m s.l.m. PENDENZA MEDIA DELL’ASTA 0,991 % TEMPO DI CORRIVAZIONE ADOTTATO 3,94 h

1 I dati idrologici e idraulici sono stati desunti dalle schede di intervento del P.A.I. TEMPO DI RITORNO 50 100 200 500 [anni] PORTATA DI VERIFICA 29.96 34.19 40.98 50.48 [m3/s]

Il Rio Is Cungiaus è riportato nel P.A.I. come tronco critico individuato dal codice B7cpTC105, e dall’omonima scheda di intervento emerge una criticità legata all’insufficienza idraulica del ponte sulla SS 125 che va in crisi per un tempo di ritorno di 500 anni, comportando un rischio R1/R2 e allagamento area urbana di Quartu S. Elena, interessamento della Strada Statale e della viabilità secondaria. Come mostrato nella tavola 13a, la zona maggiormente esposta al rischio esondazione è circoscritta alla zona industriale/commerciale della prima parte di Viale Marconi, ad una piccola porzione del parco di Molentargius e all’edificato compreso tra Via Boito, Viale Colombo e Via Lombardia.

Rio Cuba

Nella zona costiera in località Capitana si trova il Rio Cuba che sfocia proprio nel porticciolo omonimo. Riconosciuto dal P.A.I. come tronco critico col codice B7srTC070, rientra tra i corsi d’acqua che causano i maggiori problemi alla viabilità locale e alla frazione abitativa: come si può notare dal confronto col Rio Is Cungiaus, ad esempio, l’asta principale presenta una pendenza doppia a parità di lunghezza, comportando un aumento della velocità della corrente liquida. Si tratta di un bacino idrografico che si sviluppa in gran parte nel sistema collinare-montano della parte orientale del territorio comunale, e che presenta un tempo di corrivazione più basso rispetto al caso visto precedentemente. Dalla scheda di intervento del PAI emerge una criticità per un tempo di ritorno di 50 anni dovuta alla conformazione dell’alveo e alle condizioni di manutenzione dello stesso, nonché alla presenza di urbanizzazione in area golenale: uno degli interventi consigliati in fase di pianificazione riguarda infatti il sovralzo delle arginature che possono essere sormontate dalla piena. LUNGHEZZA ASTA 13,77 km QUOTA DELLA SEZIONE 7,39 m s.l.m. PRINCIPALE AREA DEL BACINO 29,25 km 2 QUOTA MEDIA DEL BACINO 345,64 m s.l.m.

PENDENZA MEDIA DELL’ASTA 1,827 % TEMPO DI CORRIVAZIONE ADOTTATO 2,87 h

TEMPO DI RITORNO 50 100 200 500 [anni] PORTATA DI VERIFICA 119.10 136.69 159.58 199.24 [m3/s]

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Rio Foxi

Altra località della costa quartese che presenta problematiche di natura idraulica è quella di Foxi, per la presenza dell’omonimo corso d’acqua che attraversa il territorio comunale dopo aver attraversato il centro abitato di attraverso una canalizzazione coperta. Essendo un compluvio che si sviluppa prevalentemente in pianura, le caratteristiche morfologiche sono similari a quelle del Rio Is Cungiaus: anche in questo caso ad una discreta pendenza dell’asta corrisponde un tempo di corrivazione superiore alle 4 ore, comportando quindi un’energia della corrente minore rispetto al Rio Cuba. Secondo lo studio del PAI il ponte sulla strada provinciale risulta insufficiente per tempi di ritorno elevati, mentre la sezione idraulica dell’alveo a monte e a valle dello stesso non è in grado di smaltire tutti i valori di portata stimati.

LUNGHEZZA ASTA 15,42 km QUOTA DELLA SEZIONE 4,48 m s.l.m. PRINCIPALE AREA DEL BACINO 37,36 km 2 QUOTA MEDIA DEL BACINO 118,18 m s.l.m.

PENDENZA MEDIA DELL’ASTA 0,714 % TEMPO DI CORRIVAZIONE ADOTTATO 4,28 h

TEMPO DI RITORNO 50 100 200 500 [anni] PORTATA DI VERIFICA 119.10 136.69 159.58 199.24 [m3/s]

In aggiunta al PAI vigente, si sottolinea l’esistenza di uno studio di dettaglio sul Rio Foxi finalizzato alla realizzazione di opere di mitigazione del rischio idraulico nell’omonimo abitato: il progetto degli interventi di cui sopra contiene la definizione delle aree di allagamento tramite rilievi di maggior dettaglio rispetto a quelli finora utilizzati. Nela caso di una durata di pioggia pari al tempo di corrivazione (4,28 h), peraltro coincidente con quello stimato dal P.A.I., e coefficiente di deflusso pari a 0,8, la portata di verifica, escluso l’effetto di laminazione della piena del lago Simbirizzi, differisce in piccola misura dalla piena cinquantenaria. Le aree di allagamento si estendono in misura maggiore in destra idraulica e in misura minore in sinistra. Si ricorda tuttavia che le informazioni desunte non possono essere inserite nel piano di emergenza in quanto l’iter di approvazione del progetto definitivo-esecutivo non risulta concluso, ma le stesse sono state comunque prese in considerazione per una migliore individuazione delle aree di emergenza e dei percorsi di evacuazione.

Rio Geremeas

Indicato nel Piano di Assetto Idrogeologico come B7srTC072, sfocia in corrispondenza del limite amministrativo col Comune di Maracalagonis, lasciandosi sulla destra idraulica la struttura ricettiva “Cala Serena Village”. Dei bacini finora analizzati è forse quello più critico: con un’estensione superiore a 60 kmq, e uno sviluppo di quasi 23 km prima dello sfocio in mare, causa notevoli problemi alla frazione turistica di

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Geremeas interessando la spiaggia e la viabilità limitrofa. Ad un problema di insufficienza della sezione idraulica dell’alveo si somma quello di interrimento nella parte terminale e la parzializzazione della sezione dovuta a fitta vegetazione in alveo.

La frequenza di piena stimata nel PAI è pari a 50 anni, comportando una rischio idraulico di valore R 4.

LUNGHEZZA ASTA 22,59 km QUOTA DELLA SEZIONE 2,33 m s.l.m. PRINCIPALE AREA DEL BACINO 60,86 km 2 QUOTA MEDIA DEL BACINO 453,76 m s.l.m.

PENDENZA MEDIA DELL’ASTA 1,101 % TEMPO DI CORRIVAZIONE ADOTTATO 3,83 h

TEMPO DI RITORNO 50 100 200 500 [anni] PORTATA DI VERIFICA 219.11 262.97 318.83 395.41 [m3/s]

Indicato nel Piano di Assetto Idrogeologico come B7srTC072, sfocia in corrispondenza del limite amministrativo col Comune di Maracalagonis, lasciandosi sulla destra idraulica la struttura ricettiva “Cala Serena Village”. Dei bacini finora analizzati è forse quello più critico: con un’estensione superiore a 60 kmq, e uno sviluppo di quasi 23 km prima dello sfocio in mare, causa notevoli problemi alla frazione turistica di Geremeas interessando la spiaggia e la viabilità limitrofa. Ad un problema di insufficienza della sezione idraulica dell’alveo si somma quello di interrimento nella parte terminale e la parzializzazione della sezione dovuta a fitta vegetazione in alveo. L’Amministrazione ha da tempo previsto la realizzazione di opere di “Sistemazione idraulica del rio Geremeas per la messa in sicurezza dell’abitato”, finanziato dall’Assessorato Regionale dei Lavori Pubblici – Servizio Difesa del Suolo, nell’ambito del P.O.R. 2000/2006 – Misura 1.3 Difesa del Suolo. Il progetto, attualmente di approvazione a seguito dell’adozione del PSFF, prevede un intervento strutturale sul tratto del Rio Geremeas a valle del ponte sulla provinciale 17 fino alla foce.

Rio Su Pau – Rio Sa Tanca – Rio Sa Pispisa

Considerata la sezione di chiusura sull’attraversamento della strada provinciale n.17, il bacino idrografico di superficie pari a circa 140 km 2 costituisce la maggiore area drenante finora analizzata. Le acque del bacino hanno origine nel complesso del Monte Serpeddì ad una quota massima di circa 1000 m interagendo con i territori comunali di Sinnai, Burcei, Maracalagonis e Selargius prima di sfociare nel litorale quartese. All’interno del bacino è possibile individuare tre corsi d’acqua principali: poco a monte dell’intersezione con la provinciale si verifica la confluenza tra il rio Sa Tanca che proviene dal settore ovest del bacino e il Rio Sa Pispisa che interessa invece quello orientale, dando origine al Rio Su Pau che conclude il proprio percorso sfociando dopo circa 1 km in località Flumini. In realtà col rio Sa Tanca si intende il tratto di corso d’acqua che che si sviluppa attorno a Via dell’Autonomia Regionale Sarda, mentre il corso d’acqua principale è il Rio Corongiu, da cui nasce il nome degli omonimi bacini artificiali a monte della frazione abitativa di Tasonis. Nel territorio comunale quartese tali corsi d’acqua non sono stati censiti dal P.A.I., e conseguentemente non

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari emerge una criticità idraulica legata alla presenza degli attraversamenti sulla provinciale e su Via S. Martino e alla sezione dell’alveo che risulta arginato nel tratto terminale. Tuttavia, il Rio Sa Tanca è stato oggetto nel corso degli anni di episodi di esondazione causati da presenza in alveo di detriti e fitta vegetazione nel tratto compreso tra Flumini e il ponte di Sant’Isidoro: l’ultimo evento che risale agli anni 2000, causò l’allagamento di cinque abitazioni della frazione a seguito della parzializzazione della sezione idraulica dell’alveo. Inoltre, in caso di piogge straordinarie, esso riceve lo scarico del troppo pieno dei laghetti di Corongiu.

Bacino del Simbirizzi 2

L’invaso artificiale, realizzato negli anni ’80, nasce dalla chiusura di una diga in calcestruzzo e di tre sbarramenti in terra dello stagno di origine naturale, al fine di incrementare le risorse idrauliche del Flumendosa-Campidano. Esso fa parte del bacino idrografico del Rio Foxi e il principale apporto idrico deriva dai bacini artificiali del Flumineddu, Flumendosa e Mulargia; di seguito si riportano i principali dati morfologici e idraulici.

2Le informazioni sono state tratte dalla tesi di laurea di Stefano Tola sull’Analisi del funzionamento dell’impianto di approvvigionamento idrico di Simbirizzi. SUPERFICIE 3 km 2 QUOTA ALLA MASSIMA REGOLAZIONE 32,5 m s.l.m. QUOTA MASSIMA DEL BACINO SUPERFICIE DEL BACINO 7,8 km 2 672 m s.l.m. IMBRIFERO VOLUME 27,9*10 6 m3 QUOTA FONDO 17 m s.l.m.

FRANCO 1,5 M LAMINAZIONE 1 m

La diga principale in calcestruzzo ubicata in sponda sud-ovest è costituita da una parte centrale di 36 m di larghezza, da due conci laterali di lunghezza 11,40 m e 9,70 m e da due diaframmi di sviluppo complessivo di 240 m e 201 m. Il piano di fondazione è a quota 12,50 m s.l.m. e il piano di coronamento a quota 35 m s.l.m. Oltre ad essa sono presenti tre sbarramenti in materiali sciolti con coronamento a quota 35,50 m s.l.m. con un franco di 2 m rispetto al livello di massima piena, di cui si riportano di seguito i principali parametri morfometrici.

ARGINE 1 ARGINE 2 ARGINE 3

SVILUPPO CORONAMENTO 442 m 427 m 189 m 3

VOLUME MATERIALE ALLUVIONALE 75,975 m 3 106,70 m 3 17,56 m 3

VOLUME MATERIALE IMPERMEABILE 1849 m 3 1645 m 3 740 m 3

Inoltre, il sistema del Simbirizzi è dotato di una scarico di superficie con sfioratore a calice di diametro 8,90 m e sviluppo della soglia di 27,96, determinato sperimentalmente sul modello fisico del Prof. Eugenio Lazzari dell’Università di Cagliari, con portata di piena pari a 50 m 3/s e carico sulla soglia di 1,00 m. Tra gli argini 2 e 3 del lato sud-est è ubicato lo scarico di fondo intercettato da due paratoie piane in serie di

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari dimensioni 2x2 m e suddiviso in cinque tronchi: 1. Canale a sezione trapezoidale di lunghezza 217 m di cui 33,50 m rivestiti in calcestruzzo; 2. Tratto a sezione circolare con diametro 3,00 m e lunghezza di 85 m, di cui 45 m in galleria artificiale e 40 m in galleria naturale; 3. Tratto a sezione policentrica con raggio pari a 2,30 m e lunghezza di 607 m dei quali 286 m in galleria naturale e 321 in galleria artificiale; 4. Tratto costituito da due condotte parallele di diametro 3200 mm dello sviluppo di 610 m che scaricano le portate nello stagno naturale di S. Forzorio; 5. Canale a sezione trapezia di lunghezza 745 m che si immette in quello rivestito del Rio Foxi.

Il sistema è supportato da una centrale di sollevamento con 6 pompe della portata di 1000 l/s e da un serbatoio di carico ubicato in località Cuccuru Linu. Sull’invaso vengono inoltre effettuati controlli e misure periodiche di varia natura: • Planimetria e altimetria - collimazione ottica di punti di controllo sul coronamento della diga con frequenza mensile; • Piezometria – misura della quota piezometrica attraverso 14 piezometri ubicati a valle degli sbarramenti in materiali sciolti con frequenza mensile; • Dilatazione – verifica dell’apertura/chisura di due giunti di dilatazione con frequenza mensile; • Perdite – misura del drenaggio all’interno dei pozzetti di raccolta con frequenza settimanale; • Temperatura massima e minima con frequenza giornaliera; • Pioggia con frequenza giornaliera; • Quota del livello di invaso con frequenza giornaliera; • Temperatura dell’acqua in superficie con frequenza giornaliera; • Temperatura dell’acqua a 5 m di profondità con frequenza giornaliera; • Stato atmosferico con frequenza giornaliera.

2.2 Parte frane

Data la morfologia del territorio comunale, le problematiche legate ai movimenti franosi sono concentrate sui versanti che vengono intersecati in larga parte dalla litoranea per , conferendo dunque un pericolo frane alla sola parte orientale del territorio. Come mostra la tav. 12b allegata al presente piano, il P.A.I. ha individuato diverse aree pericolose legate principalmente alle colate detritiche localizzate nei versanti acclivi: essi sono infatti caratterizzati dalla presenza di massi granitici la cui instabilità mette a rischio la sicurezza degli stessi automobilisti. Sono infatti visibili diverse situazioni puntuali in cui i versanti si presentano spogli e abbandonati, a volte anche a causa degli incendi sviluppatisi durante la stagione estiva e che hanno distrutto la vegetazione prima presente con conseguente diminuzione della stabilità delle pareti. In alcuni casi è possibile individuare locali fenomeni di smottamento con conseguente sradicamento della vegetazione ivi presente, ci cui si riporta un’immagine di seguito.

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Fig.8 – Smottamento lungo la Strada Provinciale 17 loc. Cala Regina

Il secondo aspetto che conferisce pericolosità alla litoranea è infatti relativo alle frane innescate da fenomeni di dilavamento conseguenti a precipitazioni intense come avvenuto nel 2010: si tratta infatti di compluvi in cui le acque che scorrono con velocità portano con sé detriti e sedimenti di varia granulometria, conferendo ai corsi d’acqua un carattere di trasporto solido che comporta anche fenomeni di ostruzione delle luci dei ponti e degli attraversamenti stradali. Da un’analisi storica degli ultimi anni emerge la criticità del costone sulla provinciale per Villasimius dovuta all’azione erosiva e destabilizzante di forti precipitazioni: nel dicembre 2000, infatti, all’altezza del km 20 della SP 17 in corrispondenza di Cala Regina, venne registrata una frana di crollo successiva alla piogge della giornata con conseguente ingombro della carreggiata da parte di terriccio e massi di varie dimensioni. La replica degli eventi risale al 10 ottobre 2010, giorno in cui la strada provinciale è stata chiusa al traffico per diverse ore a causa di una frana: un primo smottamento si è verificato in prossimità dell’attraversamento di un corso d’acqua che sfocia nella spiaggia di Cala Regina, causato anche dall’ostruzione dell’alveo e dell’attraversamento sulla provinciale e la deviazione delle acque con conseguente erosione al piede della scarpata. A conferma di quanto detto si riporta anche il contenuto del progetto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia): sono evidenziati tre punti censiti durante la realizzazione del progetto, tutti concentrati sulla litoranea per Villasimius. Si tratta precisamente di tre frane individuate dai codici identificativi 920014500, 920014600 e 920014700 ubicate, come mostra la carta di seguito, in località Cala Regina: sono aree sedi di rocce intrusive soggette a crolli e ribaltamenti a causa dell’azione erosiva dell’acqua marina a danno della base del versante, alla fratturazione della roccia presente o a piogge eccezionali e prolungate.

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Fig.9 – Ubicazione frane progetto IFFI Fonte dati: ISPRA AMBIENTE

3 METODOLOGIA DI STUDIO

L’impalcatura metodologica del rischio idrogeologico si presenta sensibilmente diversa da quella utilizzata per il rischio incendio. Come mostra il diagramma di flusso sottostante, il punto di partenza dell’elaborazione è rappresentato dall’individuazione delle aree di pericolosità idraulica e idrogeologica elevata H i e H g del P.A.I., che consentono di definire gli esposti al rischio che ricadono al loro interno, a differenza del piano incendio in cui la mappatura degli esposti era precedente alla valutazione della pericolosità. All’interno di tali aree si è proceduto ad individuare gli esposti a rischio, successivamente sottoposti a verifica di congruenza con le aree R i3 , R i4 , R g3 e R g4 del P.A.I. Sia la pericolosità che il rischio, dunque, non sono frutto di elaborazioni numeriche, ma provengono da studi ufficiali sulla materia, in ottemperanza a quanto previsto dalle Linee Guida del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Nel caso in oggetto, si è tenuto conto anche delle aree A_2 e A_50 perimetrate nel P.S.F.F. attualmente revocato, come dettagliato nel prossimo paragrafo, assieme alle aree di allagamento individuate dallo studio di dettaglio sul Rio Foxi attualmente in corso di approvazione. Inoltre non compare la vulnerabilità in quanto tale concetto viene assorbito da quello di rischio.

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3.1 Pericolosità

Come già anticipato, la prima parte dello studio consiste nella valutazione della pericolosità idraulica e idrogeologica, relativa a frane e alluvioni, che caratterizza il territorio comunale: in realtà, si tratta di un semplice utilizzo delle aree pericolose mappate dal P.A.I., come indicato nel manuale del Dipartimento. Secondo le Linee Guida nazionali, infatti, il Comune dovrà reperire presso l’Autorità di Bacino competente la cartografia delle aree ad elevata pericolosità idraulica ed individuare quelle relative a tempi di ritorno compresi nell’intervallo 20-50 anni, che, nel caso del P.A.I. della Regione Sardegna, corrispondono alle aree Hi4 con tempo di ritorno di 50 anni. Analogamente per le frane, lo stesso manuale indica che Il Comune dovrà reperire presso l’autorità di Bacino competente le carte di pericolosità idrogeologica ai fini dell’individuazione delle aree a pericolosità idrogeologica elevata P3 e molto elevata P4, riportate nel P.A.I. come aree H g3 e H g4 . Nella cartografia allegata non è stata riportata la perimetrazione del Piano Stralcio delle fasce fluviali, in quanto lo stesso è stato revocato lo scorso giugno, come già citato in relazione generale. Tuttavia, nella stessa delibera di revoca, viene ritenuto opportuno, nelle more dell’adozione e dell'approvazione finale dello studio in argomento secondo la nuova procedura fissata, invitare le Amministrazioni interessate a valutare ed a tenere conto delle risultanze dello studio indicato in oggetto. Secondo tale facoltà, si è scelto di tener conto delle perimetrazioni PSFF sia per la definizione dei punti critici che delle aree di emergenza, nonostante per i tempi di ritorno indagati in questa sede non si riscontrino differenze sensibili rispetto alle perimetrazioni PAI, eccezione fatta per il Rio Geremeas. Sempre in linea col manuale nazionale, le fasce del P.S.F.F. rilevanti ai fini di protezione civile sono quelle A_2 e A_50 corrispondenti a tempi di ritorno rispettivamente di 2 e 50 anni. Analogamente, nella cartografia allegata non compaiono le aree di allagamento definite dallo studio di dettaglio sul Rio Foxi, in quanto tutt’ora in fase di approvazione dagli enti competenti, ma che sono state comunque tenute in considerazione durante la pianificazione degli scenari di evento massimo. Tali aree confermano l’insufficienza idraulica del ponte sulla provinciale 17 e la criticità dell’abitato a valle dello stesso, anche se più sviluppata in destra idraulica che in sinistra. La pericolosità esistente necessita dunque di un aggiornamento, sia a causa della scala di realizzo del P.A.I. (1:10000) sia per la data non recente di elaborazione (2004); tuttavia, allo stato attuale, essa rappresenta le

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari aree di allagamento e di frana vigenti da utilizzare nel presente piano.

Dalla mappatura del P.A.I. emergono quattro aree che presentano una pericolosità H 4 associata ad un tempo di ritorno di 50 anni, che sono riportate di seguito partendo da ovest verso est:

 tratto del rio Is Cungiaus dal ponte di Via Dante alla foce nello stagno di Molentargius;  frazione abitativa che si sviluppa lungo il tratto terminale del rio Foxi;  frazione abitativa che si sviluppa a valle della strada provinciale 17 lungo il rio Cuba;  frazione abitativa di Geremeas che si sviluppa lungo il rio omonimo. In relazione invece alle aree di pericolosità di frana individuate dal PAI con livello elevato e molto elevato, risultano delineate alcune porzioni del costone in località Cala Regina e Mari Pintau. Dal confronto con le perimetrazione del P.S.F.F., come già accennato, le uniche differenze significative che emergono sono relative al rio Geremeas, in cui le aree di pericolosità A_2 e A_50 si estendono in maggior misura in destra idraulica a valle del ponte sulla provinciale.

Come nel caso degli incendi di interfaccia, gli elementi desunti dalla pianificazione vigente sono stati integrati sia dalle indagini condotte sul territorio sia dagli incontri con i volontari e tecnici comunali che hanno una profonda conoscenza del territorio: tali informazioni sono state inserite nel piano come punti critici da monitorare tramite il presidio territoriale, in attesa di predisporre adeguati studi di dettaglio ai fini P.A.I, soprattutto delle zone interessate dagli eventi alluvionali del 2010, e di approvare quelli in corso. Nello specifico i sopralluoghi sul territorio, infatti, hanno evidenziato diverse criticità di cui si riportano alcune immagini nell’allegato 7a relativo alla documentazione fotografica nonché nelle tavole 12a e 12b. In linea con quanto riportato dalla cronaca regionale, le indagini sul territorio hanno messo in evidenza le principali cause del dissesto idraulico e idrogeologico che caratterizzano ormai periodicamente il territorio quartese. Un primo aspetto fondamentale riguarda le precarie condizioni di pulizia dei corsi d’acqua e delle loro intersezioni con la viabilità principale e secondaria: come mostrano chiaramente le immagini riportate in allegato, spesso le luci degli attraversamenti sono ostruite dalla vegetazione, sterpaglia e materiali vari, causando, come più volte ribadito, la parzializzazione della sezione idraulica e conseguente esondazione. Gli stessi alvei, che il più delle volte non sono sagomati e presentano una sezione altamente variabile in quanto torrentelli naturali, sono spesso pieni di detriti trasportati dalle piene precedenti, come nel caso del Rio Geremeas, o comunque sede di vegetazione spontanea cresciuta senza controllo, come nel caso del Rio Tuvu Mannu. In altri casi, la causa delle problematiche di natura idraulica e idrogeologica è legata all’edificazione incontrollata che spesso non è stata in grado di rispettare gli spazi vitali dei corsi d’acqua, rubando loro a vantaggio dell’urbanizzazione: è il caso del Rio Niu Crobu, ad esempio, che interrompe il suo corso naturale in località Flumini lasciando perdere le sue tracce, o del Rio Arenargiu che lambisce le abitazioni di Via dei Cipressi in località Salmagi. Spesso si tratta infatti di compluvi più che veri corsi d’acqua, che diventano veri e propri alvei durante fenomeni molto intensi e con tempo di ritorno molto alto: durante la fase di urbanizzazione questi compluvi sono stati interrotti senza causare apparentemente nessuna conseguenza, ma il cui “silenzio” è stato interrotto da eventi come quelli di cui sopra. Infine, come già ricordato nell’apposito paragrafo, la litoranea per Villasimius è caratterizzata da fenomeni di dissesto dovuti a processi gravitativi e quindi frane di crollo, ma anche all’azione erosiva delle piene che,

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari cercando le vie preferenziali di scorrimento, scalzando il piede dei costoni già denudati delle vegetazione. Inoltre si sottolinea come alcune infrastrutture idrauliche siano insufficienti per dati tempi di ritorno, come la sezione del ponte della SS 125 sul Rio Is Cungiaus che va in crisi per una portata di 500 anni. La presenza di edificato urbano in prossimità degli alvei, come accade per il Rio Geremeas che lambisce la struttura ricettiva del Cala Serena, o dello stesso Rio Is Cungiaus per via Bizet e Via Lombardia, aumenta il livello di vulnerabilità del territorio al verificarsi di un evento di piena come quelli storici sopra citati. Infine l’Amministrazione segnala una possibile criticità all’interno della cava Gannì, in cui alcune pareti potrebbero essere interessati da fenomeni di smottamento a seguito di eventi di precipitazione particolarmente intensi e repentini.

Alla luce di quanto finora esposto, sono state individuate aree di pericolosità e punti critici da presidiare durante il monitoraggio territoriale: la perimetrazione delle aree suddette è desunta dal P.A.I., come più volte affermato, e di conseguenza gli attraversamenti sulla viabilità dei rii interni alle aree P.A.I. Ad esse corrispondono dunque le zone indicate all’inizio del presente paragrafo. Oltre alle informazioni tratte dal Piano di Assetto Idrogeologico, nella carta delle pericolosità e delle criticità sono stati indicati i ponti e i guadi presenti sul reticolo idrografico, operando una distinzione in base alle dimensioni del corso d’acqua: in tal senso si è voluto rimarcare l’importanza di monitorare le varie intersezioni, anche quelle non considerate pericolose dal P.A.I., per le motivazioni più volte addotte.

3.2 Rischio

La perimetrazione delle aree a rischio idraulico e idrogeologico non rientra tra le elaborazioni effettuate in questa sede come invece avvenuto per gli incendio di interfaccia, ma deriva da strumenti di pianificazione che nella fattispecie coincidono con il P.A.I.: esse sono state ottenute dalla sovrapposizione dello strato informativo relativo alla pericolosità con quello che definisce gli elementi a rischio, quali edificato, viabilità, etc. Le aree Ri3 , R i4 , R g3 e R g4 così definite nel PAI sono state dunque recepite all’interno del presente piano, con eventuali integrazioni legate ai risultati dei sopralluoghi effettuati sul territorio. Alla luce di quanto definito nel Piano di Assetto Idrogeologico, il territorio comunale è caratterizzato da un livello di rischio idraulico elevato e molto elevato concentrato quasi esclusivamente lungo i tratti terminali dei corsi d’acqua principali, immediatamente a monte e a valle della strada provinciale 17, mentre il costone in località Mari Pintau e Cala Regina presenta un elevato e molto elevato rischio di frana. Partendo dal centro abitato di Quartu, il rischio maggiore è riscontrato nei due attraversamenti del rio Is Cungiaus: al limite col territorio comunale di Quartucciu, poco a valle di Via Dante, il ponte ubicato sul rio in oggetto presenta il massimo livello di rischio idraulico, così come l’attraversamento di viale Marconi. La zona industriale e commerciale vicina al supermercato Carrefour e la porzione di edificato ubicata a nord-ovest della città presentano invece un basso rischio di esondazione: tuttavia, la notevole vicinanza all’alveo, nonché i disagi alla popolazione che si ripetono periodicamente con l’arrivo delle piogge, sottolineano come tale zona sia comunque da monitorare, soprattutto nelle zone maggiormente depresse come indicato nel modello digitale del terreno riportato di seguito.

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Fig.10 – Modello digitale del terreno con passo a 1 m Fonte dati: REGIONE SARDEGNA

In Via Leonardo da Vinci, in prossimità della località Foxi, si evidenzia una delle maggiori aree a rischio idraulico: a monte del ponte sulla provinciale, sono a rischio le abitazioni e le colture agricole che sorgono in destra e sinistra idraulica ad una distanza di circa 40 m dall’asse del rio Foxi, mentre a valle dell’attraversamento gli esposti aumentano coinvolgendo la scuola elementare di via dei Cicloni e l’abitato compreso tra via Cipro in sinistra e via Turbine in destra. Seguendo quanto definito dal P.A.I., anche le abitazioni ubicate in sinistra idraulica del tratto terminale del Rio Cuba presentano un elevato grado di rischio idraulico: dal ponte sulla provinciale 17 si apre a ventaglio un’area che si estende fino a Via Transatlantico e parte di Via delle Caravelle, mentre a monte si sviluppa lungo l’alveo sino all’immissione del Rio Perdulandiri. A completare il quadro del rischio idraulico, si sottolinea come siano a rischio anche le abitazioni della frazione di Geremeas poste in destra idraulica, comprendendo parte del complesso turistico di Cala Serena, la cui gestione amministrativa compete tuttavia al Comune di Maracalagonis. L’area si estende a monte della provinciale dopo avere coinvolto l’attraversamento, per una distanza di circa 400 m. Ad integrazione di quanto visto finora, si segnalano alcune zone che, pur non essendo comprese nella mappatura P.A.I., meritano comunque un livello di attenzione in quanto coinvolte in fenomeni di allagamento e di dissesto durante gli ultimi eventi. Rimarcando ancora una volta la necessità di elaborare uno studio idraulico di dettaglio su tali zone, in quanto l’unico strumento di pianificazione vigente, il P.A.I, risale al 2004 e prevede una scala di dettaglio 1:10000, in questa sede vengono fornite informazioni generali sulla base delle indagine condotte sul territorio e sulle testimonianze relative agli eventi trascorsi. Riassumendo, le principali aree di attenzione sono le seguenti:  Abitato di Foxi per problemi di deflusso delle acque meteoriche;

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 Abitato di Costa di Sopra II per la presenza di un corso d’acqua effimero a monte delle abitazioni di Via Marghine;  Abitato di Capitana a monte e a valle della S.P.17 a causa della potenziale esondazione del Rio S’Arritzolu Saliu;  Abitato di Marina Residence per problemi di deflusso delle acque meteoriche;  Abitato della frazione Baia Azzurra per la presenza di un compluvio a monte della residenza;  Abitato di Flumini per la potenziale esondazione del Rio Niu Crobu;  Abitato di Is Xireddus per problemi di deflusso delle acque meteoriche;  Abitato di Salmagi per l’esondazione del Rio Arenargiu e Rio Is Stellas;  Abitato della frazione di Terramala per la potenziale esondazione del Rio Tuvu Mannu e del compluvio a monte della Residenza del Golfo;  Tratti della litoranea in prossimità degli attraversamenti, in particolare i due compluvi che attraversano la SP 17 in prossimità della spiaggia di Cala Regina e l’intersezione del Rio Murtaucci e di un corso d’acqua minore in località Is Canaleddus.

3.3 Esposti

La definizione degli edifici e delle aeree a rischio idraulico e idrogeologico consiste nella mappatura di tutti gli elementi sensibili contenuti nella fascia di pericolosità che prevedono la presenza di pubblico. Sono infatti tutti gli edifici pubblici quali scuole, ospedali, caserme, chiese, etc. e quelli privati che sono caratterizzati per il flusso di utenti durante l’arco della giornata quali poste, banche, centri commerciali, etc.

La fascia di pericolosità idraulica e idrogeologica corrisponde all’inviluppo delle aree H i4 , H g3 e H g4 del P.A.I., così come mostrato nella tavola omonima. Rispetto al piano per il rischio incendi di interfaccia, gli esposti individuati in tale sede sono numericamente inferiori: l’estensione della fascia di pericolosità è molto più contenuta, e conseguentemente risulta basso anche l’edificato interno ad essa. Analogamente sono stati individuati tramite un numero progressivo collegato alla tabella del paragrafo 4 contenente tutte le informazioni relative ad ogni singolo elemento: numero di telefono, indirizzo, descrizione dell’esposto. E’ stato infine effettuato anche il censimento delle persone non autosufficienti e comunque bisognose di assistenza in caso di emergenza, contenuto nell’allegato 5a. 4 SCENARI DI EVENTO MASSIMO

L’analisi condotta nella fase precedente è finalizzata alle definizione di appositi scenari di evento massimo, al fine di poter individuare le zone maggiormente esposte al rischio idraulico e idrogeologico: prevedendo l’evoluzione di un episodio di massima intensità, è necessario pianificare tutte le azioni da mettere in campo per la sicurezza della popolazione. L’utilità di definire gli scenari consente di individuare in sede di pianificazione:  Punti da presidiare o punti critici;  Viabilità di evacuazione per raggiungere le più vicine aree di attesa;

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 Viabilità di servizio ai soccorsi;  Cancelli sulla viabilità;  Aree di attesa, accoglienza, ammassamento soccorsi

Nel caso in oggetto, il territorio comunale è stato suddiviso in tre macrozone: zona costiera fino a Capitana, zona costiera dopo Capitana e centro abitato. Per ognuna di esse sono stati poi definiti micro scenari contenenti tutti gli elementi di cui sopra.

ZONA COSTIERA FINO A CAPITANA In questo caso il rischio idraulico è legato alla potenziale esondazione del Rii Foxi e Cuba, soprattutto a valle di Via Leonardo da Vinci. Nello specifico sono stati individuati i seguenti 2 scenari:  Scenario 1: esondazione del Rio Foxi come indicato dalle aree di pericolosità idraulica del P.A.I.. A monte della provinciale, l’area interessata è sede di qualche edificio residenziale intervallato da campi, comprendendo Via Verbasco e il ponte sulla strada comunale Foxi. L’area a valle è invece sede di edificato residenziale continuo, contenente tra l’altro l’edificio scolastico di Via dei Cicloni e la spiaggia. Dal punto di vista dell’evacuazione, l’area in sinistra idraulica è in gran parte accessibile da un’unica viabilità principale stretta e dissestata, Via Pianosa, che risulta totalmente interna alla perimetrazione P.A.I..

 Scenario 2: esondazione del Rio Cuba a danno dell’abitato di Capitana posto in sinistra idraulica rispetto al corso d’acqua. Anche in questo caso si tratta di edificato residenziale continuo, la cui viabilità interna è fruita dai soli residenti, e si presenta stretta e in alcuni casi non asfaltata, come ad esempio nel caso di Via delle Caravelle. Non sono presenti attività commerciali e strutture scolastiche, ma la densità abitativa è elevata, nonché prospiciente il Porticciolo di Capitana .

ZONA COSTIERA DOPO CAPITANA La zona in oggetto presenta un livello di vulnerabilità legata in parte al transito automobilistico sulla provinciale: in realtà, dato il periodo di bassa stagione, è presumibile che sia le residenze private che le strutture ricettive della costa siano pressochè disabitate: tuttavia è stato elaborato uno scenario ad hoc per le località Terramala, Cala Regina e Mari Pintau, in quanto la litoranea fino alla rotatoria della nuova SS 125 viene percorsa quotidianamente da una moltitudine di veicoli, spesso commerciali, da/verso il Sarrabus. Manca, infatti, la bretella finale di collegamento che consente di bypassare del tutto la litoranea: in caso di eventi eccezionali come quelli del 2010 l’interruzione della strada comporta il blocco del traffico con notevoli disagi per gli automobilisti. Nello specifico sono stati individuati i seguenti 2 scenari:  Scenario 3: fenomeni gravitativi con caduta massi e colate fango nei tratti della provinciale all’altezza di Cala Regina e Mari Pintau, nonché fenomeni di dissesto idrogeologico nel costone che sovrasta le villette di Terramala. In questo caso l’unico elemento a rischio interno alla fascia di pericolosità idrogeologica è rappresentato dalla strada provinciale, in quanto non sono presenti edifici privati ne

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strutture ricettive ricadenti nelle aree di cui sopra. Per tale motivo sono state individuate solo aree di attesa temporanea per coloro che transiteranno sulla provinciale durante un evento calamitoso: si tratta di piccole zone di sosta che vengono solitamente adibite a sosta panoramica per i turisti.  Scenario 4 : esondazione del Rio Geremeas , che coinvolge parte della strada provinciale e l’edificato turistico a valle della strada stessa. In questo caso si tratta di zone turistiche che in basa stagione dovrebbe essere scarsamente abitate: tuttavia sono state comunque indicate in cartografia due piccole aree di raccolta della popolazione presente al momento dell’evento.

CENTRO ABITATO Stando a quanto riportato nella carta della pericolosità idraulica, la criticità di questa zona è concentrata negli attraversamenti del Rio Is Cungiaus su Viale Marconi e Via Brigata Sassari. L’area H i4 , infatti, non coinvolge né le abitazioni nè la viabilità vicina, fatta eccezione per i due ponti di cui sopra. Tuttavia, nonostante non esistano aree di allagamento esterne all’alveo con tempo di ritorno inferiore a 50 anni, si è scelto di definire uno scenario di evento che coinvolga l’edificato prossimo all’alveo: la stima è stata effettuata sull’analisi delle aree maggiormente depresse della zona in oggetto tramite l’utilizzo del modello digitale del terreno a passo 1 m. E’ stato dunque ipotizzato il seguente scenario:  Scenario 5 : esondazione del Rio Is Cungiaus a valle del ponte su Via Brigata Sassari. L’area in destra idraulica è in parte occupata dagli edifici commerciali e artigianali di Via Fermi e Via Marconi, mentre in sinistra è presente sia l’edificato di Via De Gasperi, Via Lombardia, Via Maxia e Via Pisacane per la parte di monte, e la scuola di Via Turati insieme all’abitato compreso tra Via Colombo e Via Nenni per la parte di valle.

5 ESPOSTI AL RISCHIO

Di seguito sono riportare le strutture che, per la loro tipologia e posizione geografica nel territorio comunale, sono sottoposte inevitabilmente ad una maggiore attenzione, e precisamente le strutture pubbliche e/o ad uso pubblico che risultano comprese all’interno della fascia di pericolosità idraulica e idrogeologica, ed individuate nella tavole 11a, 11b, 11c e 11d allegate al presente documento. E’ necessario, ai fini della salvaguardia della popolazione presente nelle strutture delle aree a rischio, pianificare le modalità e la strategia di evacuazione delle stesse persone. Sarà cura del Dirigente dei Servizi Sociali, avvalendosi anche dei dati in possesso della Dirigente dell’ufficio Anagrafe, aggiornare periodicamente (con cadenza almeno annuale) l’elenco delle persone non autosufficienti e delle presenze nelle aree a rischio. Stima Persone non Struttura a N. PROG. N. popolazione Ubicazione autosufficienti 1 Telefono rischio ESPOSTO TAV. presente (numero) (numero) PONTE RIO IS 1 1a Viale Marconi CUNGIAUS

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Stima Persone non Struttura a N. PROG. N. popolazione Ubicazione autosufficienti 1 Telefono rischio ESPOSTO TAV. presente (numero) (numero) PONTE RIO IS Via Brigata 2 1a CUNGIAUS Sassari

SPIAGGIA 3 1b Loc. Foxi

SCUOLA 4 1b Dei Cicloni 070 831188 ELEMENTARE Via Leonardo da PONTE RIO FOXI 5 1b Vinci SPIAGGIA 6 1c Loc. Capitana CAPITANA Via Leonardo da PONTE RIO CUBA 7 1c Vinci Via Leonardo da S.P. 17 8 1d Vinci SPIAGGIA 9 1d Loc. Geremeas GEREMEAS VILLAGGIO “Cala 070 10 1d Loc. Geremeas Serena” 7870000 PONTE RIO 11 1d SP 17 GEREMEAS

6 AREE DI EMERGENZA

Una volta individuati gli scenari di evento massimo, è necessario individuare per ognuno di essi idonee aree destinate a scopi di protezione civile. Ciascuna area di emergenza è stata rappresentata su cartografia sia su scala di dettaglio 1:5000 che su scala generale 1:10000 (su supporto cartaceo e su cartografia digitale) utilizzando la simbologia tematica proposta a livello nazionale. Le aree di emergenza si distinguono in tre tipologie:

 aree di attesa AT: rappresentano il primo luogo in cui la popolazione evacuata sarà condotta dopo la diffusione dell’allerta; lo spostamento sarà dunque sempre assistito. In esse sarà garantita la prima assistenza alla popolazione, in attesa dell’allestimento di aree più idonee a tempi di permanenza più lunghi; si tratta generalmente di strutture scolastiche, parcheggi e spazi verdi facili da raggiungere con semplici itinerari (in verde in cartografia);  aree di accoglienza AC: luoghi di prima accoglienza in grado di accogliere ed assistere la popolazione allontanata dalle proprie abitazioni per brevi periodi. La permanenza in queste strutture è temporanea (qualche giorno o alcune settimane) ed è finalizzata al rientro della popolazione nelle proprie abitazioni, alla sistemazione in affitto e/o assegnazione di altre abitazioni, alla realizzazione e allestimento di insediamenti abitativi di emergenza, quali tendopoli, strutture ricettive, etc. Si tratta generalmente di edifici scolastici e ricettivi (in rosso in

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cartografia);  aree di ammassamento AM: luoghi di raccolta di uomini e mezzi necessari alle operazioni di soccorso e assistenza alla popolazione. Si tratta generalmente di parcheggi prossimi alle aree di attesa (in giallo in cartografia);

Per ognuno degli scenari si è cercato di individuare diverse aree di attesa a servizio della popolazione evacuata, in modo da offrire un luogo sicuro qualunque sia la posizione di partenza. La scelta delle aree di emergenza è stata effettuata sulla base di un’attenta analisi territoriale, secondo i parametri di seguito riportati:

1. verifica delle aree di pericolosità idraulica; 2. verifica delle informazioni tratte dal PSFF e dagli studi in corso sul Rio Foxi; 3. analisi delle linee di deflusso su base DTM a 1 m; 4. sopralluoghi mirati sul territorio.

Una prima stima di massima è derivata dal confronto con le aree di pericolosità fornite dal PAI e di quanto riportato al punto 2, al fine di individuare aree esterne ad esse; successivamente si è proceduto ad una fase di terrain preprocessing su supporto GIS del DTM a 1 m fornito dalla Regione Sardegna, che costituisce la forma di rilievo più precisa e aggiornata attualmente disponibile. Tale procedura ha consentito di definire sul territorio indagato la presenza di linee principali di deflusso, al fine di stabilire in che misura le aree di emergenza individuate siano sede di compluvio, o comunque interessate da fenomeni di allagamento. In gran parte dei casi, come mostrano le immagini riportate in appendice, le aree individuate risultano esterne ai compluvi minori rilevati, mentre in qualche caso sono lambite da linee di deflusso superficiale di scarsa entità peraltro legati a semplice scorrimento di acque zenitali su microbacini di dimensioni non significative. Le valutazioni così ottenute sono state poi validate da indagini sul territorio al fine di confermare quanto previsto in fase di stima. In particolare, sono state individuate quali aree di attesa e accoglienza, in mancanza di alternative, strutture scolastiche e ricettive dotate di secondo piano, in modo da scongiurare ogni rischio legato agli allagamenti.

SCENARIO 1

In caso di esondazione del Rio Foxi, soprattutto nel tratto a valle di Via Leonardo da Vinci, sono state individuate aree di emergenza sia in destra che in sinistra idraulica, per evitare di attraversare le aree a rischio inondazione in fase di evacuazione. In destra idraulica è stata individuata un’area di attesa nella scuola “Sacra Famiglia” di Via Marco Polo, e un’area di accoglienza nella medesima sede. Di fronte all’ingresso principale è situato un ampio parcheggio che può ospitare i soccorritori con i loro mezzi e risorse. A servizio delle abitazioni ubicate in sinistra idraulica, è stato indicato nel piano il complesso scolastico di Via Is Pardinas assieme al “Centro Bellavista”. E’ stato inoltre previsto l’utilizzo delle strutture ricettive Setar, Califfo e Quattro Torri al fine di ospitare per medio-lunghi periodi, se necessario, la popolazione evacuata dalle proprie abitazioni.

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La maggiore difficoltà è derivata dall’individuazione di aree di emergenza ben collegate alle abitazioni a monte della provinciale in sinistra idraulica al Rio Foxi: la viabilità locale non ha fornito alcuna valida alternativa al percorso indicato in planimetria che lambisce il canale, costringendo ad attraversare l’area a pericolosità idraulica. Per questo motivo verrà prestata particolare attenzione all’evacuazione di tali aree, che risultano comunque minori rispetto a quelle di valle, al fine di procedere in condizioni di sicurezza a tutela della popolazione ivi presente.

Infine, come aree di ammassamento è stato inserito nel piano, oltre quanto già citato, lo spazio pubblico ubicato nel retro della scuola di Via Is Pardinas.

SCENARIO 2

Nel caso dello scenario n.2, la ricerca di aree sicure in cui ospitare la popolazione in caso di allerta non ha comportato nessuna difficoltà in destra idraulica, dove non risultano edifici nelle aree di allagamento: a maggiore tutela della popolazione è stata comunque individuata un’area di attesa in Via Serchio, mentre l’hotel Sighientu è sede dell’area di accoglienza. Il contesto si presenta molto più problematico in sinistra idraulica, trattandosi di sole zone residenziali peraltro maggiormente interessate da fenomeni di inondazione. Inoltre la viabilità locale, prime fra tutte Via Transatlantico e limitrofe, costituisce un vero e proprio collo di bottiglia per una celere evacuazione della popolazione: è stato comunque previsto un percorso che consenta ai soccorritori di condurre la popolazione verso tre aree di attesa in Via dei Ginepri e Via dei Lecci, che per quota e posizione presentano caratteristiche idonee a ricevere i cittadini in difficoltà. Non è stato invece possibile individuare adeguate aree di accoglienza vicine all’area in esame: per tale motivo per ricevere la popolazione verrà utilizzato l’hotel Sighientu, valutando un eventuale collegamento via mare con le zone allagate. Le aree di ammassamento individuate sono posizionate in destra idraulica nel vasto spazio pubblico di Via Tirso, e in sinistra nell’area di parcheggio di Via dei Ginepri. Quest’ultimo avrà la sola funzione di offrire assistenza e informazioni alla popolazione evacuata.

SCENARIO 3

Come già affermato in precedenza, per questo scenario non sono state individuate né aree di accoglienza né tantomeno di ammassamento per le motivazioni sopra esposte: le uniche aree riportate in cartografia sono zone di sosta lungo la provinciale. La prima è ubicata nelle vicinanze della località Terramala, la seconda vicino alla Casa Corda in prossimità della Torre di Cala Regina, e la terza poco distante dalla rotatoria della nuova SS 125. Tali aree hanno quindi la sola funzione di ospitare gli automobilisti ed eventuali fruitori delle spiagge vicine in attesa dell’arrivo dei soccorsi.

SCENARIO 4

La pianificazione dello scenario 4 è stata difficoltosa, in quanto l’area interessata è priva di spazi pubblici franchi dalla pericolosità idraulica. Inoltre, nel caso particolare del rio Geremeas, la perimetrazione P.A.I. è stata integrata dalle fasce del P.S.F.F., almeno per quanto riguarda l’individuazione di aree e viabilità di emergenza: tuttavia, la conformazione del territorio e la presenza di aree private non accessibili all’interno del

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari villaggio ha comportato la necessità di utilizzare la Via Antares per l’evacuazione della popolazione. Tale percorso conduce direttamente alla nuova SS 125, e sarà comunque sottoposto ad un’attenta e scrupolosa valutazione da parte dell’Amministrazione sulla base delle indicazioni fornite dal presidio territoriale. E’ stato previsto un intenso monitoraggio e presidio del territorio al fine di allertare immediatamente le strutture preposte all’evacuazione, in modo da fornire immediato supporto alla popolazione residente in difficoltà. Fortunatamente durante il mese di ottobre e novembre, ritenuti i periodi di maggiore pericolosità, la densità di abitanti nel villaggio di Cala Serena dovrebbe essere basso se non nullo.

SCENARIO 5

In caso di esondazione del Rio Is Cungiaus, le aree di emergenza sono localizzate in quattro macro-zone, a seconda dell’emergenza presa in esame: l’individuazione delle stesse aree non ha presentato particolari problemi per quanto concerne l’abitato in sinistra idraulica, che risulta ben collegato al piazzale della Chiesa di S. Elena e alle scuola di Caboto e Via Colombo. Gli edifici scolastici di Via Monsignor Angioni e di Beethoven, insieme all’impianto sportivo Rosas, rappresentano le aree di accoglienza del presente scenario. Al contrario, è risultata difficoltosa la scelta di spazi idonei a ricevere la popolazione in caso di esondazione in destra idraulica del Rio Is Cungiaus: gran parte degli spazi disponibili costituiscono infatti punti depressi su cui si convogliano le acque di ruscellamento delle strade, creando notevoli disagi negli spostamenti. Per questo motivo, l’eventuale evacuazione in caso di evento è rivolta all’edificato industriale/commerciale che spesso non dispone di piani alti: la popolazione presente nell’edificato residenziale dovrà invece raggiungere i piani alti dei complessi abitativi senza riversarsi sulle strade. Per coloro che non hanno tale possibilità è stato individuato il centro commerciale “Le Vele” che consente di accogliere in maniera ottimale la popolazione evacuata dai soccorritori. Si ribadisce ancora una volta che lo scenario in oggetto è stato previsto in via cautelativa, in quanto secondo le risultanze del PAI vigente il Rio Is Cungiaus non comporta alcuna pericolosità H i4 per la popolazione limitrofa: tuttavia, vista la notevole vicinanza dell’edificato all’alveo in oggetto e l’elevata densità abitativa nonché veicolare della zona in esame, si è ritenuto, di concerto con l’amministrazione, prevedere percorsi di evacuazione verso aree sicure in caso di eventi di precipitazione eccezionali. L’attivazione di tali procedure è quindi vincolata all’approvazione del Sindaco, che valuterà caso per caso quali azioni intraprendere: l’evacuazione risulta l’ultima ratio, in quanto la stessa Via Marconi è soggetta a notevoli disagi legati alle forti piogge, e conseguentemente risulta preferibile non mettersi in strada ma rimanere nelle proprie abitazioni, preferibilmente ai piani alti.

Di seguito si riporta l’elenco di tutte le strutture finora descritte, col riferimento del referente a cui rivolgersi per l’organizzazione di tali aree. Si ricorda, infine, che per garantire l’efficacia dell’assistenza alla popolazione viene stabilito il controllo periodico delle funzionalità delle aree di emergenza.

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Telefono AREA DI ATTESA N° Ubicazione Ricettività Referente cellulare (referente) Zona costiera prima di Capitana Scuola “Sacra AT1 Via Marco Polo 070 830018 Famiglia” Scuola media "A. Area verde AT2 070 892168 Rosas"

"Centro Bellavista" AT3 Via Leonardo da Vinci

Area verde AT4 Via Serchio

Parcheggio AT5 Via dei Ginepri

Parcheggio AT6 Via dei Ginepri

Ristorante “Danino” AT6a Via dei Lecci

Centro abitato Centro commerciale Centro commerciale AT7 070 888598 Le Vele Le Vele Piazzale Chiesa AT8 Via Marconi 070 837250 S.Elena

Scuola elementare AT9 Via Colombo 070 810839

Liceo AT10 Via Caboto

Telefono AREA DI N° Ubicazione Ricettività Referente cellulare ACCOGLIENZA (referente) Zona costiera prima di Capitana Scuole "Sacra AC1 Via Marco Polo 070 830018 Famiglia"

Scuola media Rosas AC2 Via Is Pardinas 070 892168

Via Leonardo da Hotel Califfo AC3 070 890131-2-3 Vinci Via Leonardo da Hotel Setar AC4 118 camere 070 892031 Vinci Via Leonardo da Hotel Quattro Torri AC5 124 camere 070 8006100 Vinci

Hotel Sighientu AC6 Via Serchio 220 camere 070 870072

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Telefono AREA DI N° Ubicazione Ricettività Referente cellulare ACCOGLIENZA (referente) Centro abitato Scuola media Via Monsignor AC7 070 824754 Deledda Angioni Impianto sportivo AC8 Via Pessina Rosas

Scuola elementare AC9 Via Beethoven 070 827416

7 PIANO DEL TRAFFICO

Sulla base delle aree di attesa individuate nel paragrafo precedente e considerati gli scenari finora analizzati, è necessario ora definire le modalità di utilizzo della rete viaria, ossia prevedere un vero e proprio piano del traffico. Esso rappresenta il logico completamento della fase di pianificazione di emergenza, e nel caso di Quartu Sant’Elena assume un’importanza ancora maggiore: nel caso in oggetto si tratta infatti della terza città della Sardegna per numero di abitanti, quindi una realtà urbana piuttosto complessa, unitamente alla presenza di quattro arterie ad altissima densità di traffico. Gli elementi principali di un piano del traffico sono:

 Le viabilità di evacuazione: insieme dei percorsi dedicati ai soccorritori per l’evacuazione della popolazione dalle aree a rischio idraulico e idrogeologico. (in colore verde nella cartografia);  la viabilità di emergenza: insieme delle arterie stradali da riservare al transito prioritario dei mezzi di soccorso diretti verso le aree di emergenza (in colore magenta nella cartografia);  i cancelli: punti ubicati sulla viabilità nei quali i vigili urbani e la polizia stradale assicurano con la loro presenza il filtro necessario per garantire la sicurezza della popolazione e nel contempo il necessario filtro per assicurare la percorribilità delle strade riservate ai soccorritori. In primo luogo è necessario filtrare in entrata il traffico veicolare, quindi impedire che gli esterni possano accedere alle aree colpite, sia per motivi di sicurezza pubblica che per non intralciare le operazioni di soccorso. In secondo luogo è fondamentale bloccare il transito dei punti critici agli interni presenti nelle aree colpite, e in ultimis, è indispensabile garantire invece l’accesso dei soccorsi alle aree colpite.

Nel caso della viabilità di evacuazione, nella cartografia di emergenza sono stati evidenziati alcuni percorsi ritenuti più brevi e nel contempo più sicuri per raggiungere le aree di attesa: si ribadisce l’obbligatorietà di percorrenza degli itinerari tramite i soli mezzi dei soccorsi, scongiurando in ogni modo lo spostamento a piedi. In alcuni casi si tratta di strade private con divieto di transito a tutti coloro che non siano residenti: risulta chiaro come la fase di evacuazione avvenga in condizioni di emergenza richiedendo la massima collaborazione di tutta la cittadinanza, e derogando a tali divieti tramite relative ordinanze del Sindaco. La viabilità di emergenza, invece, consente ai soccorritori provenienti dalle diverse direzioni di raggiungere celermente le aree colpite: in realtà le possibilità di accesso alle aree colpite non lasciano grande alternativa, risultando praticamente impossibile bypassare le grandi arterie viarie: sarà quindi fondamentale abbinare all’individuazione di tali percorsi la regolamentazione del traffico esterno alla città attraverso cancelli della

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari polizia per evitare il congestionamento dei medesimi percorsi.

Accesso al centro abitato

• Via Lungomare del Golfo, Viale Colombo, Via S.Benedetto, SS 554, Via Marconi, Accesso alla zona costiera

• Via Leonardo da Vinci, Strada comunale A. Anastasia, Strada comunale Pitz’e Serra, Strada comunale Serra Perdosa, Via Marco Polo, Via Is Pardinas, nuova SS 554, nuova SS 125.

Il transito sui percorsi suddetti, destinato a personale esperto e formato, dovrà comunque essere coordinato col presidio territoriale e con la polizia che gestisce i cancelli: in generale la libertà di movimento dei soccorsi è maggiore di quella concessa ai cittadini, e il filtro dei cancelli è dunque meno restrittivo. In altre parole, ai soccorritori può essere consentito, sempre in condizioni di sicurezza, il passaggio in punti critici severamente vietati alla popolazione, ma soltanto in stretta collaborazione col personale di vigilanza. La terza componente, non certo in ordine di importanza, è costituita dai cancelli della polizia municipale e stradale: l’intervento degli organi di polizia sovraordinati alla struttura comunale è legato alle differenti categorie stradali presenti nel territorio comunale. I cancelli individuati sulle strade comunali saranno dunque gestiti dalla polizia municipale, mentre quelli sulle strade di competenza provinciale e statale richiedono l’intervento della polizia stradale: tuttavia, in caso di emergenza il Sindaco è l’autorità massima di protezione civile nel territorio comunale, e come tale ha il potere di gestire e organizzare il piano del traffico in deroga agli enti competenti. A supporto di entrambe le componenti coinvolte, potranno essere richiamate le altre forze dell’ordine presenti sul territorio, quali carabinieri, polizia, guardia di finanza, esercito, e quant’altro, mentre non si considera opportuno il ricorso ai volontari che, per quanto formati e competenti in maniera, spesso non vengono insigniti della giusta autorità da parte della popolazione. Non di rado capita, infatti, che, durante un emergenza, il cittadino non riconosca il volontario come autorità ufficiale, trasgredendo le prescrizioni dello stesso. L’attivazione dei cancelli dovrà essere conforme alle procedure indicate in appendice al presente documento. Nella tabella sottostante sono riportati tutti i cancelli indicati in cartografia:

Referente Telefono N° Ubicazione Obiettivo cancello cellulare chiusura ponte Rio Is Personale di turno Cn1 Viale Marconi ang. Via Fermi Cungiaus Polizia stradale Viale Colombo ang. Via chiusura ponte Rio Is Personale di turno Cn2 Marconi Cungiaus Polizia municipale chiusura ponte Rio Is Personale di turno Cn3 Via Brigata Sassari Cungiaus Polizia municipale chiusura ponte Rio Is Personale di turno Cn4 Via Brigata Sassari Cungiaus Polizia municipale chiusura Viale Personale di turno Cn5 SP 17 ang. Via Marco Polo Leonardo da Vinci Polizia stradale direzione Villasimius chiusura tratto sul Personale di turno Cn6 Via Turbine litorale Polizia municipale

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Referente Telefono N° Ubicazione Obiettivo cancello cellulare Personale di turno Cn7 Via Cipro chiusura spiaggia Polizia municipale Personale di turno Cn8 SP 17 ang. Via Turbine chiusura ponte Rio Foxi Polizia stradale Personale di turno Cn8a-b Strada comunale Foxi chiusura ponte Rio Foxi Polizia municipale Personale di turno Cn9 SP 17 ang. Via Is Pardinas chiusura ponte Rio Foxi Polizia stradale chiusura Via Leonrado Personale di turno Cn10 Via Michelangelo da Vinci direzione Polizia stradale Villasimius chiusura ponte Rio Personale di turno Cn11 Via Leonardo da Vinci Cuba Polizia stradale chiusura accesso Rio Personale di turno Cn12 Porto di Capitana Cuba Polizia municipale chiusura accesso Rio Personale di turno Cn13 Spiaggia di Capitana Cuba Polizia municipale chiusura accesso Rio Personale di turno Cn14 Via delle Caravelle Cuba Polizia municipale chiusura accesso Rio Personale di turno Cn15 Via delle Caravelle Cuba Polizia municipale chiusura Via Leonardo Via Leonardo da Vinci ang. Personale di turno Cn16 da Vinci direzione Strada comunale Is Meris Polizia stradale Villasimius chiusura ponte Rio Personale di turno Cn17-18 Strada comunale Is Meris Cuba Polizia municipale chiusura SP 17 Personale di turno Cn19 Nuova SS 554 direzione Quartu Polizia stradale Via Leonardo da Vinci chiusura SP 17 Personale di turno Cn20 (Terramala) direzione Villasimius Polizia stradale chiusura SP 17 Personale di turno Cn21 SP 17 direzione Quartu Polizia stradale chiusura SP 17 Personale di turno Cn22 SP 17 direzione Villasimius Polizia stradale chiusura SP 17 Personale di turno Cn23 SP 17 direzione Quartu Polizia stradale chiusura SP 17 Personale di turno Cn24 SP 17 direzione Villasimius Polizia stradale chiusura SP 17 Personale di turno Cn25 SP 17 (Kal’e Moru) direzione Quartu Polizia stradale chiusura SP 17 Personale di turno Cn26 SP 17 direzione Villasimius Polizia stradale chiusura SP 17 Personale di turno Cn26a SP 17 direzione Quartu Polizia stradale chiusura Ponte Rio Personale di turno Cn27 Hotel Monastero Geremeas Polizia municipale

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Referente Telefono N° Ubicazione Obiettivo cancello cellulare chiusura Ponte Rio Personale di turno Cn28 Hotel Monastero Geremeas Polizia municipale chiusura strada Personale di turno Cn29 Via Antares direzione Cala Serena Polizia municipale chiusura Ponte Rio Personale di turno Cn30 SP 17 Geremeas Polizia stradale

8 PIANIFICAZIONE E ALLERTAMENTO

Risulta evidente come, una volta definiti gli scenari con la rispettiva pianificazione d’emergenza, sia necessario stabilire delle procedure operative e un sistema di allertamento locale in grado da rendere efficiente ed efficace la macchina della protezione civile comunale. In tal senso è opportuno ricordare che nel quadro normativo esistono due riferimenti principali, uno a livello nazionale e l’altro a livello regionale: nel primo caso si tratta della Direttiva Presidente Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 recante “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile” . La Regione Sardegna per quanto di competenza ha recepito gli indirizzi di cui sopra nella Direttiva Assessoriale del 27 marzo 2006 recante Coordinamento delle strutture dell’Assessorato Regionale della Difesa dell’ambiente e dell’Ente Foreste della Sardegna. In mancanza del Piano di Protezione Civile Regionale, con tale strumento normativo sono stati individuati i principali soggetti coinvolti a livello regionale e le procedure di allerta regionali. A completamento del sistema di allertamento è stato fondamentale definire procedure e azioni che il Comune dovrà seguire come riferimento nella gestione del rischio idrogeologico e idraulico: in realtà, come spiegato nell’apposito paragrafo, tale approccio comporta non poche problematiche che richiedono un’attenta valutazione della concreta applicazione delle procedure stesse. Nella definizione di procedure e soggetti coinvolti si è tenuto conto di quanto previsto dalla direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008, inerente Gli indirizzi operativi per la gestione delle emergenze .

8.1 Sala Situazione Italia e monitoraggio del territorio (Sistema)

La direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 prevede l’attivazione di un centro di coordinamento denominato Sistema attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno, al fine di raccogliere, verificare e diffondere le informazioni di protezione civile con l'obiettivo di allertare immediatamente, e quindi attivare tempestivamente, le diverse componenti e strutture preposte alla gestione dell'emergenza . La finalità principale della direttiva è infatti quella di garantire il massimo coordinamento tra i vari enti coinvolti nell’emergenza e il continuo e immediato scambio di informazioni sull’evento in atto. Il ruolo dell’Amministrazione comunale diviene di primaria importanza, in quanto rappresenta il soggetto che può offrire una prima risposta all’emergenza, attuando le procedure di emergenza previste dal modello

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari d’intervento. Inoltre, in caso di evento di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge 225/92 (calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari), dovrà riportare tempestivamente a Sistema tutte le informazioni relative all'evento ed alle prime risposte di protezione civile sin dalle prime fasi dell'emergenza . Infatti, per evitare che i primi interventi, per quanto tempestivi, si rivelino poco efficaci o finiscano per sovrapporsi, è indispensabile che sin dalle primissime fasi dell'emergenza ciascuna struttura operi in stretto raccordo con le altre, attraverso un impiego congiunto ed integrato di forze e di risorse, che si realizza soltanto con un'azione di coordinamento forte ed univoca. A tal fine, nel caso di eccezionalità della situazione emergenziale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto, su proposta del Capo Dipartimento della Protezione Civile, sentito il Presidente della Regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, può disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, affidando al Capo del Dipartimento della Protezione Civile il coordinamento degli interventi e di tutte le iniziative per fronteggiare l'evento in corso (art. 3 decreto-legge 245/02 convertito nella legge 286/02), nelle more che venga dichiarato lo stato d'emergenza ai sensi dell'art. 5, della legge 24 febbraio 1992, n. 225. Affinchè il Capo del Dipartimento disponga degli strumenti necessari ad operare, tutte le informazioni relative all'evento ed alle prime risposte di protezione civile devono essere riportate tempestivamente e sin dalle prime fasi dell'emergenza a Sistema attraverso le procedure definite al paragrafo 1.3. Inoltre è necessario che ogni iniziativa volta ad integrare l'impiego delle risorse già disponibili sul territorio venga preventivamente concordata con il Capo del Dipartimento, ancor prima della convocazione del Comitato Operativo della protezione civile.

Infine, sempre secondo la stessa direttiva, il Sindaco può chiedere ausilio delle componenti e strutture di protezione civile presenti ed operanti sul territorio (vigili del fuoco, forze di polizia, strutture sanitarie, enti gestori della rete idrica, elettrica, del gas, dei rifiuti e della telefonia, volontariato locale) al fine di provvedere a: • l'individuazione delle situazioni di pericolo e la prima messa in sicurezza della popolazione, anche disponendone l'evacuazione; • l'assistenza sanitaria ai feriti; • la distribuzione dei pasti e l'assegnazione di un alloggio alternativo alla popolazione «senza tetto»; • la continua informazione alla popolazione sulla situazione e sui comportamenti da adottare anche attraverso l'attivazione di uno sportello informativo comunale; • il controllo della viabilità comunale con particolare attenzione alla possibilità di afflusso dei soccorritori e di evacuazione della popolazione colpita o a rischio; • il presidio a vista del territorio per seguire l'evoluzione dell'evento.

Tutte le suddette procedure sono state inserite nel modello d’intervento.

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8.2 Sistema regionale di protezione civile

Secondo la direttiva assessoriale di cui sopra, il modello organizzativo regionale prevede il coinvolgimento da vari enti nella gestione del rischio idraulico e idrogeologico, di cui i soggetti principali sono:  L’ Assessorato regionale della Difesa dell’ Ambiente;  Le Provincie;  I Comuni;  Gli Uffici Territoriali Governativi (UTG) per gli aspetti di coordinamento dei soggetti istituzionali dello Stato.

Uno dei ruoli fondamentali del sistema regionale consiste nella fase di presidio territoriale e idraulico: nel primo caso si tratta di strutture regionali col compito di porre in essere le azioni atte a fronteggiare la situazione di rischio , e nello specifico sono costituiti dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, Ente Foreste e Servizi del Genio Civile. Non bisogna però dimenticare che oltre a tali soggetti sono chiamati a svolgere compiti di presidio idraulico, per quanto concerne le singole competenze, anche:  Provincie;  Comuni;  Consorzi di bonifica;  Gestori dei serbatori artificiali;  Associazione di volontariato.

Per quanto concerne, invece, il presidio idraulico sui corsi d’acqua, fatte salve le competenze del Genio Civile, un ruolo di primo rilievo spetta al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale: le attività di presidio e di monitoraggio dei livelli idrici e delle criticità presenti sul territorio regionale sono infatti in capo a tale organo, fermo restando l’ausilio fornito dal personale tecnico del Servizio di Protezione Civile e dalle strutture di cui sopra.

Le procedure operative sono distinte sulla base del livello di allerta che a sua volta deriva dall’avviso di criticità emesso dal Dipartimento Nazionale di protezione Civile e quindi dal Centro Funzionale Centrale (CFC): la criticità può essere ordinaria, moderata ed elevata, mentre alla criticità moderata corrisponde l’allerta 1, alla criticità elevata l’allerta 2 e all’emergenza l’allerta 3. Si ricorda che ogni avviso di criticità emanato dal CFC è relativo a specifiche zone di allerta , corrispondenti ad ambiti territoriali con caratteristiche omogenee di tipologia e severità degli eventi calamitosi: di tali aree regionali, individuate dal CFC e corrispondenti ai 7 sub-bacini idrografici della regione, quella di competenza del territorio comunale di Quartu Sant’Elena è Campidano codice Sard-B.

8.3 Il Volontariato Un ruolo fondamentale viene svolto dal volontariato comunale, costituito da squadre operanti nel settore della protezione civile, ma anche in quello della sanità, assistenza sociale e sanità. Come già affermato precedentemente, le associazioni di volontariato fanno parte del sistema di allertamento regionale, e precisamente del presidio idraulico sul territorio. La stessa normativa incentiva e sostiene la partecipazione delle associazioni di volontariato di protezione

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari civile in ausilio agli enti preposti alle diverse attività previste dal sistema regionale: si tratta di cittadini con adeguata formazione, che offrono le proprie competenze e il proprio tempo a favore della salvaguardia del territorio e della popolazione. Senza tale prezioso contributo il sistema di protezione civile non potrebbe esprimersi al massimo delle proprie potenzialità. Le attività principali nell’ambito della protezione civile sono:

 Attività di supporto durante eventi calamitosi;  Attività di supporto assistenza sanitaria e veterinaria;  Attività di radiocomunicazioni;  Attività di supporto e assistenza logistica.

Nel territorio comunale di Quartu Sant’Elena esistono 7 associazioni che sono operative nella protezione civile:  A.R.I. ASSOCIAZIONE RADIOAMATORI ITALIANI;  ASSOCIAZIONE RADIOAMATORIALE E.R.A.”European Radioamateurs Association” Sezione Provinciale di Cagliari;  ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO MAESTRALE;  N.O.S.;  P.A.F.F.;  PROCIV. ARCI;  S.O.S. ASSOCIAZIONE VOLONTARI DEL SOCCORSO ASSISTENZA E PROTEZIONE CIVILE CITTA’ DI QUARTU.

8.4 Sistema di allertamento locale

L’obiettivo da conseguire è quello di fornire all’Amministrazione indicazioni sulle procedure di protezione civile da adottare a livello locale nella gestione del rischio idraulico e idrogeologico: non si dimentichi, infatti, che un immediato intervento di un’adeguata struttura comunale può ridurre le conseguenze di un evento calamitoso improvviso. L’attenzione è stata focalizzata su alcuni punti ritenuti essenziali per un’efficace risposta all’emergenza, che tuttavia presentano diverse problematiche di natura organizzativa di cui si parlerà più avanti. Tali aspetti sono dunque i seguenti: 1. Efficace e continua comunicazione con la Regione e CFVA per il monitoraggio dell’evento previsto/in atto; 2. Stretta collaborazione e coinvolgimento dei Comuni limitrofi interessati dall’evento; 3. Utilizzo di tutte le risorse disponibili a livello locale; 4. Presidio del territorio da parte di volontari di protezione civile; 5. Costante comunicazione tra la struttura comunale e volontari che presidiano il territorio; 6. Comunicazione continua tra i referenti delle funzioni del COC; 7. Costante informazione della popolazione sullo sviluppo dell’evento e sulle procedure da adottare.

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Risulta evidente come la comunicazione tra i vari soggetti coinvolti sia prioritaria per un’efficace gestione di un evento calamitoso quale quello di precipitazione intensa e repentina. Tuttavia, alcuni di questi punti cardine del sistema di allertamento locale presentano degli ostacoli alla loro applicazione, come a dire che spesso la definizione di procedure “didattiche” e “teoriche” trova scarsa applicazione nella pratica. E’ il caso del monitoraggio dei livelli idrici che, all’interno del territorio comunale di Quartu S.E. così come in gran parte della Sardegna, mal si presta a seguire quanto previsto dal manuale del Dipartimento Nazionale: si tratta in gran parte di bacini idrografici con tempi di corrivazione molto bassi, e di corsi d’acqua di natura stagionale, che non possono dunque essere presidiati al fine di proteggere il territorio a valle. Basti pensare al Rio Perdulandiri, ad esempio, che attualmente risulta in secca, ma che ha creato notevoli disagi durante gli eventi dell’ottobre 2010: un eventuale monitoraggio in quel caso non avrebbe dato modo di comunicare in tempo utile lo stato del rio, data la velocità di propagazione della piena. Inoltre si ricorda come nel territorio comunale non sia presente alcuna asta idrometrica per il monitoraggio del livello idrico, e quelle presenti in tutto il territorio regionale non superano la decina: ciò a dimostrazione di quanto i nostri fiumi non abbiano le caratteristiche di portata tipiche di corsi d’acqua quali l’Arno o il Po, e conseguentemente le procedure previste a livello nazionale debbano essere ulteriormente tarate sulla realtà regionale. Anche per quanto concerne la definizione di soglie pluviometriche da utilizzare per l’allertamento locale, i tempi di comunicazione delle informazioni registrate nelle stazioni non sono tali da consentire un efficace azione di protezione civile. Un altro collo di bottiglia è costituito dalla reale disponibilità di risorse presenti sul territorio da utilizzare in caso di emergenza: il territorio quartese è ricco di imprese edili e non che potrebbero essere di notevole aiuto fino all’arrivo dei soccorsi, ma il loro coinvolgimento è subordinato alla stipula di apposita convenzione che comporta un aggravio degli oneri a carico dell’Amministrazione. Fortunatamente il Comune possiede un parco mezzi all’interno del cantiere comunale e ne prevede a breve un potenziamento ai fini di protezione civile, sopperendo a tale mancanza. In ogni caso è stata identificata una struttura comunale con compiti e procedure ad hoc per la gestione del rischio idraulico e idrogeologico, individuando i soggetti coinvolti e le relative competenze contenute nel modello di intervento. Al suo interno vengono definite le modalità con le quali il Comune garantisce i collegamenti telefonici e fax, e se possibile e-mail, con il Sala Operativa Regionale del CFVA, con provincia di Cagliari, e con la Prefettura – UTG, per la ricezione e la tempestiva presa in visione dei bollettini/avvisi di allertamento, sia con le componenti e strutture operative di protezione civile presenti sul proprio territorio, quali Carabinieri, Corpo Forestale, Polizia Municipale, Polizia Stradale, Vigili del Fuoco, Asl, e infine con i comuni limitrofi di Cagliari, Quartucciu e Maracalagonis per la reciproca comunicazione di situazioni di criticità. Precisamente i soggetti coinvolti nel sistema di allertamento locale sono i seguenti:  Sindaco;  Dirigente Settore Ambiente;  Comandante Polizia Municipale;

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 Dirigente Servizi Sociali;  Dirigente Edilizia Privata;  Dirigente Lavori Pubblici;  Associazioni di Volontariato.

Compito prioritario della struttura operativa comunale è quello di prevedere divieti e indicazioni attraverso ordinanze del Sindaco: egli, infatti, rappresenta la massima autorità di protezione civile a livello comunale, e come tale ha il diritto/dovere di adottare le diverse misure di sicurezza a seconda degli scenari previsti/in atto. Particolare importanza verrà dunque rivolta ai seguenti soggetti a rischio: 1. Istituti scolastici; 2. Strutture sanitarie; 3. Disabili e persone non autosufficienti. Il sistema di allertamento prevede che le comunicazioni, anche al di fuori degli orari di lavoro della struttura comunale, giungano in tempo reale al Sindaco. Per garantire il coordinamento delle attività di protezione civile, in particolare in situazioni di emergenza previste o in atto, il Sindaco deve poter disporre dell’intera struttura comunale ed avvalersi delle competenze specifiche delle diverse strutture operative di protezione civile (L. 225/92) presenti in ambito locale, nonché di aziende erogatrici di servizi. A tal fine nel presente piano viene individuata la struttura di coordinamento che supporta il Sindaco nella gestione dell’emergenza già a partire dalle prime fasi di allertamento. Tale struttura avrà una configurazione iniziale minima (presidio operativo) organizzato nell’ambito della stessa struttura comunale, composto dalla sola funzione tecnica di valutazione e pianificazione, per poi assumere una composizione più articolata (Centro Operativo Comunale) che coinvolge, in funzione dell’evoluzione dell’evento, anche enti ed amministrazioni esterni al Comune, e in grado di far fronte alle diverse problematiche connesse all’emergenza attraverso la convocazione delle altre funzioni individuate nel piano.

8.4.1 Presidio operativo comunale

Nella fase di preallerta, il Sindaco attiva presso la sede comunale di Viale Colombo un presidio operativo, convocando il responsabile del presidio stesso, per garantire un rapporto costante con la Regione, la Prefettura – UTG e gli altri enti indicati nel modello d’intervento. Il Sindaco, e con esso il responsabile della protezione civile comunale, ha il compito di informare i Comuni vicini dell’attivazione delle varie fasi e dello sviluppo dell’emergenza, al fine da una parte di una fattiva collaborazione, dall’altra di dare continuità territoriale alla gestione del traffico: spesso gli alvei costituiscono il limite amministrativo tra due Comuni limitrofi, e in tal caso sarebbe controproducente mettere in atto in atto interventi di emergenza da una sola parte del corso d’acqua, quasi a intendere che dall’altra parte il rischio sia scongiurato. Simultaneamente viene realizzato un adeguato raccordo con le strutture deputate al controllo e all’intervento sul territorio e l’eventuale attivazione del volontariato locale tramite l’attivazione del presidio territoriale. Il presidio operativo sarà attivo 24 h su 24 e costituito dal responsabile del presidio stesso, con una dotazione

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8.4.2 Centro operativo comunale (C.O.C.)

Il Centro Operativo Comunale è la struttura di cui si avvale il sindaco per coordinare interventi di emergenza che richiedono anche il concorso di enti ed aziende esterne all’amministrazione comunale. Il Centro è organizzato in “funzioni di supporto”, ossia in specifici ambiti di attività che richiedono l’azione congiunta e coordinata di soggetti diversi. Tali funzioni sono state opportunamente stabilite nel piano di emergenza sulla base degli obbiettivi previsti nonché delle effettive risorse disponibili sul territorio comunale; per ciascuna di esse verranno individuati i soggetti che ne fanno parte e, con opportuno atto dell’amministrazione comunale, il responsabile.

FUNZIONI DI SUPPORTO REFERENTE C.O.C.

F1 Tecnico Scientifica- Dirigente Settore Ambiente Pianificazione

F2 Sanità e assistenza sociale Dirigente del Settore Servizi Sociali

F3 Volontariato Responsabile Polizia Municipale

F4 Materiali e Mezzi Responsabile del Cantiere Comunale

F5 Servizi essenziali Dirigente del Settore Ambiente

Dirigente del Settore Lavori Pubblici F6 Censimento danni Dirigente del Settore Edilizia Privata

F7 Strutture operative locali, viabilità Responsabile Polizia Municipale

F8 Telecomunicazioni Responsabile Polizia Municipale

F9 Assistenza alla Dirigente del Settore Servizi Sociali Popolazione

Ciascuna funzione, per il proprio ambito di competenze, valuta l’esigenza di richiedere supporto a Prefettura – UTG e Regione, in termini di uomini, materiali e mezzi, e ne informa il Sindaco. Il Centro Operativo Comunale è stato ubicato nell’edificio sede del Municipio di Viale Colombo, nonostante la potenziale interferenza con l’ordinaria attività tecnica ed amministrativa del Comune, in quanto la vicinanza con la sala radio della polizia municipale è stata ritenuta strategica. L’ubicazione della sede, individuata nella fase di pianificazione, dovrà essere comunicata a Regione, Provincia, Prefettura – UTG, Comuni limitrofi e alle strutture operative locali, dopo l’approvazione e l’adozione del presente documento. Per una migliore organizzazione interna delle attività del Centro Operativo sono stati individuati due ambienti separati di cui uno destinato ad ospitare la “sala operativa”, con le postazioni delle singole funzioni, ed un altro

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari adibito a “sala riunioni”, per svolgere le necessarie riunioni di coordinamento.

8.4.3 Presidio territoriale

Secondo quanto previsto dalla direttiva assessoriale del 27 Marzo 2006 in ottemperanza alla DPCM del 27 febbraio 2004, il Comune interviene nel monitoraggio del territorio in ausilio al presidio idraulico in capo al Genio Civile e al CFVA. In generale, l’attivazione del presidio territoriale locale spetta al Sindaco nella fase di preallarme e/o nel caso di criticità rapidamente crescenti verso livelli moderati: tale procedura può rivelarsi utile nel caso del Rio Cuba o del Rio Foxi in corrispondenza della S.P 17, ma non certo per affluenti a carattere torrentizio che costituiscono il reticolo idrografico minore. Per questo motivo l’attivazione del presidio territoriale rientra nel modello di intervento nella fase di attenzione.

Vista la frammentarietà del sistema idraulico e idrogeologico di Quartu Sant’Elena, e considerata la presenza di una moltitudine di intersezioni del reticolo idrografico con la viabilità principale, nonché di varie zone di erosione a rischio frana localizzate lungo la SP 17, un monitoraggio continuo e mirato delle aree più a rischio diviene di fondamentale importanza. La stessa litoranea, come già considerato, non contiene aree sicure dal rischio idrogeologico, comportando la necessità di assicurare l’incolumità degli automobilisti tramite un presidio sul territorio: l’obiettivo principale sarebbe dunque l’immediata segnalazione di eventuali punti tale da consentire un repentino intervento di interruzione del traffico veicolare e di evacuazione assistita della popolazione bloccata dalle frane.

Tale ruolo prioritario viene svolto dal Comandante della Polizia Municipale, in quanto responsabile del presidio territoriale, che coordinerà sia le squadre di vigili urbani che le squadre di volontari: in fase di adozione del piano sarà necessario realizzare un tavolo tecnico con tutte le associazioni interessate, al fine innanzitutto di coinvolgere le stesse nella fase di pianificazione, e inoltre di accogliere suggerimenti e osservazioni utili alla redazione del piano. La partecipazione di personale esperto che opera quotidianamente sul territorio, è infatti fondamentale per una pianificazione efficace.

L’attività di perlustrazione avverrà tramite postazioni fisse di monitoraggio dei punti critici indicati in cartografia, tra cui:

 Ponti sul Rio Is Cungiaus;  Cava Gannì;  Ponti sul Rio Foxi;  Ponti sul Rio Cuba;  Ponti sul Rio Perdulandiri;  Ponti sul Rio Tuvu Mannu;  Ponti sul Rio S’Arritzolu Saliu;  Ponti sul Rio Geremeas;  Ponti sul Rio Murtaucci;  Cala Regina e Mari Pintau.

In particolare il monitoraggio comprenderà:

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1. Stima qualitativa del livello idrico dei principali corsi d’acqua riportati in cartografia; 2. Aree di allagamento previste nella cartografia di piano; 3. Stato della viabilità principale; 4. Fessurazioni e lesioni nelle aree a rischio idrogeologico indicate nella cartografia di piano.

Nel caso l’intensità e la durata della pioggia lo consentano, gli addetti al monitoraggio del territorio comunicheranno al responsabile del presidio territoriale lo stato continuo dei corsi d’acqua interessati dagli eventi; diversamente avranno il compito di evitare che la popolazione attraversi a piedi o in auto i punti critici presidiati al fine di ridurre il danno atteso.

9 INFORMAZIONE DELLA POPOLAZIONE

E’ indubbio che la consapevolezza e l’educazione comportamentale della popolazione nel caso di calamità naturale assuma notevole importanza: una pianificazione puntuale e rigorosa non può prescindere dal coinvolgimento dei cittadini che rappresentano i principali fruitori del piano. Ciò rientra dunque tanto nella fase di prevenzione quanto in quella di emergenza: ogni struttura sanitaria e scolastica, ad esempio, deve necessariamente conoscere la pianificazione comunale e sapere quali comportamenti adottare in caso di emergenza. Le fasi di informazione sono:  Divulgazione preventiva in assenza di emergenza;  Informazione in emergenza in presenza di evento in atto.

9.1 Divulgazione

Le modalità di informazione della popolazione per prepararla ad affrontare un’eventuale situazione di emergenza, consistono nella definizione della campagna informativa. Le metodologie sono le seguenti:  Spot informativi;  Partecipazione a trasmissioni TV e radio locali;  Articoli su quotidiani a tiratura regionale;  Incontri formativi negli istituti scolastici;  Opuscoli informativi;  Manifesti.

La forma più efficace è sicuramente un libretto informativo contenente prescrizioni e norme comportamentali, nonché ubicazione delle aree di emergenza e relativi percorsi di evacuazione, unitamente ad opportuna cartellonistica in modo da individuare facilmente le aree di emergenza. L’obiettivo prioritario da conseguire è dunque da una parte quello di presentare il piano durante la fase di adozione attraverso incontri mirati con la popolazione, fornendo semplici ma indispensabili elementi conoscitivi per non arrivare impreparati ad un’eventuale emergenza. Senza banalizzare il discorso, è fondamentale preparare il cittadino, soprattutto se anziano e/o disabile, ad una pronta reazione ai messaggi di allerta diffusi dal Comune in caso di evento calamitoso, evitando per quanto possibile la diffusione del panico che spesso si rileva molto pericoloso: il messaggio universale di non uscire nel caso sia possibile raggiungere

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari piani alti della propria abitazione viene troppo spesso disatteso per superficialità o ignoranza, o semplicemente sottostimando le conseguenze dell’evento in atto. Per questo motivo nell’ambito delle attività di prevenzione verranno predisposti tanti incontri quante sono le aree a rischio come di seguito elencate: 1. Centro abitato prossimo al Rio Is Cungiaus; 2. Abitato di Foxi; 3. Abitato di Capitana; 4. Abitato di Terramala, Salmagi, Salpagi; 5. Abitato di Geremeas. In aggiunta alla presentazione pubblica del piano si prevede il coinvolgimento delle associazioni di volontariato in campagne informative presso le scuole, al fine di sensibilizzare i bambini e i ragazzi sul rischio idraulico e idrogeologico: in alcune regioni del centro-nord sono stati ottenuti ottimi risultati nella preparazione dei bambini, e ovviamente dei loro insegnanti, a seguire le norme comportamentali in caso di evento, senza produrre allarmismi controproducenti ma contemporaneamente facendo conoscere l’importanza delle azioni di emergenza. 9.2 Informazione in emergenza

La popolazione sarà mantenuta costantemente informata sull'evento previsto e sulle attività disposte dal Centro Operativo Comunale, tramite i diversi sistemi di allertamento previsti dal piano. Al fine di evitare pericolose situazioni di panico tra la popolazione, sarà il responsabile del COC in collaborazione con il responsabile della protezione civile a valutare, in funzione della criticità in atto, quando e a chi indirizzare i messaggi di allerta. L’informazione della popolazione è stata prevista nel seguente modo:  utilizzo di altoparlanti montati su autovetture, che consentano di fornire informazioni sull’evento in atto e, eventualmente, semplici indicazioni sulle modalità di evacuazione e di messa in sicurezza;  utilizzo di sirene;  comunicati radio;  comunicati internet;  sms sul cellulare. Sicuramente il classico metodo di informazione tramite altoparlanti resta quello più efficace e diretto, ma si vuole cercare di utilizzare tutti i canali possibili per raggiungere la popolazione in caso di emergenza: l’amministrazione si sta infatti attivando per definire un servizio di messaggistica ad hoc per la protezione civile, in modo da raggiungere in tempo reale le zone più a rischio idraulico. Ogni cittadino potrà chiedere gratuitamente di essere inserito nel database del Comune in maniera semplice e veloce. E’ stata inoltre prevista la pubblicazione dell’allerta sulla pagina web dell’Amministrazione comunale, in modo da poter informare tutti coloro che adoperino una connessione internet, mentre è al vaglio la possibilità di i canali radio di pubblica utilità che forniscano in tempo reale i messaggi di allerta a coloro che in auto, in ufficio, a casa abbiano un apparecchio radio acceso. La gestione di questa delicata fase dell’emergenza spetta al responsabile della protezione civile del Comune,

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari sulla base degli avvisi di criticità trasmessi dalla Regione, come indicato nel modello di intervento di seguito riportato: il sindaco resta comunque autorità di protezione civile all’interno del proprio territorio, con il potere di attivare in qualunque momento ritenuto valido l’informazione alla popolazione. La fase pratica di trasmissione dei messaggi sarà resa in collaborazione col responsabile del volontariato. Risulta evidente come la tipologia di messaggistica scelta sia funzione della gravità dell’evento in atto: in caso di evento violento e improvviso è facile che le linee di telecomunicazioni vengano interrotte, così come l’erogazione dell’energia elettrica. In tal caso l’unica possibilità di informare la popolazione resta l’eventuale diffusione di messaggio tramite altoparlante, o, in caso di emergenza, l’intervento di vigili del fuoco e volontari per l’evacuazione assistita. In linea generale, e a seconda delle situazioni, i messaggi alla popolazione prevedranno: a) la comunicazione della fase di allerta attivata e relativa durata; b) il monito ad abbandonare scantinati e garage interrati; c) il monito a non abbandonare le proprie abitazioni e, dove possibile recarsi, ai piani superiori; d) il monito a non transitare lungo le strade durante tutta la fase di allerta; e) la rassicurazione e il monito a mantenere la calma; f) informazione sulla pronta evacuazione.

10 EVACUAZIONE DELLA POPOLAZIONE

Va sottolineata l’importanza di concepire l’evacuazione come azione preventiva in caso di grave pericolo da adottare esclusivamente tramite l’intervento di personale esterno: la popolazione, se del caso, sarà evacuata su ordine del Sindaco in maniera assistita e mai di propria iniziativa. Inoltre, la scelta di evacuare o meno la popolazione sarà basata sulle informazioni provenienti dal presidio territoriale locale e dalla Sala Operativa del CFVA in comunicazione col COC. La priorità delle operazioni di evacuazione riguarderanno: 1. Disabili e infermi; 2. Anziani under 65; 3. Bambini e ragazzi under 15; Le prime strutture da evacuare in quanto minacciate dall’evento sono dunque: I. Residenze disabili censiti nel piano; II. Strutture sanitarie; III. Residenze anziani over 65; IV. Strutture scolastiche; V. Strutture ricettive. A gestire le operazioni sarà la funzione materiali e mezzi col coinvolgimento di tutti i dipendenti del cantiere comunale e delle associazioni di volontariato dotate di mezzi idonei al trasporto della popolazione. Ovviamente ciò avverrà in attesa dell’intervento dei VVFF e della protezione civile provinciale.

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11 SALVAGUARDIA E RIPRISTINO DELLE STRUTTURE E INFRASTRUTTURE

Nella cartografia relativa al contesto tecnologico sono riportati gli elementi essenziali relative alle reti di servizi essenziali e di viabilità. Obiettivo prioritario di tale censimento consiste nella riduzione dei danni dovuti a colate di fango ed esondazioni. Gli elementi che presentano maggiore criticità sono:  Fognature;  Linee telefoniche;  Linee elettriche;  Ripetitori rete mobile;  Viabilità.

11.1 Ripristino dei servizi essenziali

Per assicurare la piena operatività dei soccorritori e la funzionalità delle aree di emergenza, nonché per ridurre al minimo i disagi per la popolazione, sarà richiesto l’intervento delle società erogatrici dei servizi in questione (ENEL, TELECOM, etc.), e di eventuali aziende private presenti sul territorio che pur non facendo parte della rete risultino comunque operative in tali settori, ai fini della verifica e messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali e al successivo ripristino. 11.2 Ripristino viabilità e trasporti

Per porre in essere tutti gli interventi necessari al soccorso e all’assistenza alla popolazione sono state valutate le azioni immediate di ripristino in caso di interruzione o danneggiamento, relative alle possibili criticità del sistema viario. La procedura di intervento consta di due principali azioni: in primis verrà coinvolta la struttura comunale, utilizzando i mezzi a disposizione di proprietà dell’ente, e in un secondo momento, in ausilio ad essi, verranno coinvolte le aziende private presenti nel territorio. A tal fine sono state individuate quelle ditte private che possano supportare l’attività di ripristino collaborando alle azioni immediate di ripristino in caso di interruzione o danneggiamento.

12 MODELLO D’INTERVENTO

Come già descritto nel capitolo precedente, il ruolo del Comune nella gestione dell’emergenza idraulica e idrogeologica si esplica in azioni di monitoraggio dei corsi d’acqua, di sorveglianza delle maggiori criticità indicate nel piano, di comunicazione dell’allarme ai preposti di pronto intervento, col coinvolgimento del volontariato locale specializzato nel settore protezione civile e in ausilio agli organi competenti in materia di gestione di eventi calamitosi. Inoltre, la struttura comunale di emergenza ha il compito di gestire l’informazione e la comunicazione con i cittadini, di organizzare l’eventuale evacuazione, sia assistita che autonoma, della popolazione in pericolo, e di offrire la necessaria assistenza agli sfollati che hanno raggiunto le aree di attesa.

Lo strumento che si vuole fornire è dunque una guida operativa contenente le azioni da attuare in caso di

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari frana e alluvione, diversificate a seconda del livello di pericolosità dell’evento e della sua tipologia, e individuando per ciascuno dei componenti della struttura operativa comunale sopra descritta, un elenco di procedure semplici e immediate per una gestione celere ed efficace dell’emergenza.

Il fenomeno alluvionale e di dissesto idrogeologico dovuti a precipitazioni intense e repentine, così come gli eventi sismici, rientrano nella tipologia di fenomeni naturali: si differenzia infatti da eventi di natura antropica dovuti a specifiche attività dell’uomo, come gli incendi boschivi e di interfaccia che minacciano l’incolumità di persone e beni. Inoltre, l’intensità dell’evento e l’ubicazione rispetto ad elementi sensibili discriminano esondazioni e frane con preannuncio da quelle senza preannuncio: risulta evidente come un fenomeno di precipitazione di scarsa entità, che interessa la parte alta del bacino del Rio Corongiu, consenta alla struttura operativa comunale di organizzare per tempo la macchina dei soccorsi. Diverso è il caso di una frana in atto sul costone di Terramala a ridosso delle abitazioni: in questo caso si attuerà direttamente la fase di allarme prevista dal piano.

12.1 Procedure operative

Prima di analizzare le quattro fasi operative previste dal modello d’intervento, si vuole porre l’attenzione su quelle attività che non rientrano in nessuna di esse: esistono infatti due diverse casistiche che non vengono contemplate nelle fasi di allerta, ma che richiedono comunque l’attuazione di specifiche misure. Si tratta infatti della fase di normalità, che precede quella di preallerta, e in cui non viene riscontrato nessun pericolo di di natura idraulica e/o idrogeologica, e della fase di post-allarme che invece caratterizza la gestione dell’emergenza a evento concluso.

12.1.1 Calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari

Nel caso di eventi di cui sopra, la struttura comunale dovrà provvedere a:

1. quando riceve notizie dell'evento previsto, laddove possibile, ovvero già avvenuto, o in corso, dare immediata comunicazione a Sistema previa verifica dell'attendibilità delle informazioni, anche per il tramite delle proprie strutture territoriali; 2. informare Sistema relativamente agli interventi già effettuati o previsti, indicandone tipologia, località, tempistica e risorse impiegate; 3. verificare le proprie risorse disponibili e ne informano Sistema, indicandone caratteristiche, quantità, dislocazione e tempistica per l'attivazione e l'impiego; 4. comunicare a Sistema eventuali necessità di concorso o supporto nell'intervento; 5. mantenere i contatti con Sistema fino alla conclusione della situazione in atto e, ogni qualvolta acquisiscono ulteriori informazioni sull'evento, provvedere ad aggiornare immediatamente Sistema; 6. su espressa richiesta del Dipartimento della protezione civile, predisporre un report contenente la sintesi delle attività svolte.

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12.1.2 Periodo di normalità

Le azione poste in essere sono finalizzate alla verifica e manutenzione di tutte le strutture, mezzi e sistemi e alla preparazione del personale, per una efficace attivazione delle fasi operative.

Il responsabile della protezione civile

 Assicura la formazione di una squadra di pronto intervento comprendente: - elettricisti - idraulici - conduttori di mezzi - operatori meccanici - autisti - muratori e manovali e comunque tutte le competenze e le risorse umane atte a garantire una prima risposta all’evento calamitoso;  Verifica la funzionalità dei sistemi di allarme predisposti per gli avvisi alla popolazione;  Verifica il corretto funzionamento del gruppo elettrogeno dell’edificio comunale;  Provvede alla massima cura nella tenuta della casella di posta elettronica che dovrà essere opportunamente dimensionata, monitorata quotidianamente e tenuta in condizioni che residui spazio sufficiente per la ricezione di messaggi;

Il responsabile della polizia municipale

 Provvede alla massima cura nella tenuta e manutenzione dell’apparecchio ricevente –fax – che dovrà essere tenuto sempre in perfetto stato, dotato del materiale di consumo necessario (carta, toner etc.), correttamente allacciati alla rete elettrica;  Verifica il corretto funzionamento della sala radio;  Provvede alla manutenzione e verifica dei veicoli per eventuali interventi di protezione;  Verifica lo stato della viabilità di evacuazione e delle aree di attesa.

12.2 Fasi operative

Secondo quanto previsto dal Direttiva Assessoriale del 27 Marzo 2006, la risposta a situazioni di emergenza è organizzata in quattro fasi operative schematizzate di seguito, che prevedono una fase di preallerta e tre di allerta. Il rientro da ciascuna fase operativa ovvero il passaggio alla fase successiva viene disposto dal Sindaco anche sulla base delle comunicazioni ricevute dal Servizio Regionale di Protezione Civile. Come già anticipato, nel caso in cui l’evento si verifichi in maniera improvvisa con coinvolgimento della popolazione, si attiva direttamente la fase di allarme con l’esecuzione della procedura di soccorso ed

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Comune di Quartu Sant’Elena – Provincia di Cagliari evacuazione.

PREALLERTA

Emissione di un bollettino di “Allerta meteorologica con previsione di criticità ordinaria”, conseguente alla possibilità di fasi temporalesche intense.

ATTENZIONE Emissione di bollettino di “Allerta meteorologica con previsione di criticità moderata ALLERTA 1”; oppure in conseguenza al verificarsi di un evento di criticità ordinaria; con l’aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai vari Presidi Territoriali. A

L PREALLARME Emissione di bollettino di “Allerta meteorologica L con previsione di criticità elevata ALLERTA 2”; oppure in conseguenza al verificarsi di un evento di E criticità moderata; con l’aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai vari Presidi R Territoriali. T A

ALLARME Al verificarsi di un evento con criticità elevata ALLERTA 3, o con l’aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai vari Presidi Territoriali.

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12.2.1 Preallerta

PREALLERTA

Personale addetto alla ricezione dei messaggi

 Riceve eventuali comunicazioni e risponde confermando la ricezione del messaggio;  In caso di ricezione messaggi informa il Sindaco.

Sindaco o suo delegato

 Contatta il responsabile del presidio operativo e del presidio territoriale.

Il responsabile del presidio operativo

 Provvede a garantire un facile accesso alla cartografia di emergenza;  Verifica lo stato di manutenzione dei mezzi comunali;  Verifica la reperibilità dei responsabili delle funzioni di supporto.

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12.2.2 Attenzione

ALLERTA 1 - ATTENZIONE

Personale addetto alla ricezione dei messaggi

 Riceve la comunicazione dal Servizio Regionale di Protezione Civile e risponde confermando la ricezione del messaggio;  Contatta il Sindaco. Sindaco o suo delegato

 Contatta il responsabile del presidio operativo e del presidio territoriale;  Attiva il presidio operativo;  Attiva il presidio territoriale;  Comunica l’attivazione del presidio territoriale e del presidio operativo a:  Prefettura di Cagliari;  Servizio Regionale di Protezione Civile;  Provincia di Cagliari – Protezione Civile;  Sindaci dei Comuni di Quartucciu, Cagliari e Maracalagonis;  Ente Parco Molentargius;  Servizio del Genio Civile di Cagliari;  Sala Operativa Regionale del CFVA;  Direzione Generale dell’Ente Foreste;  Consorzio di Bonifica della Sardegna meridionale;  Ente Acque della Sardegna.  Mantiene costanti comunicazioni con il responsabile del presidio operativo.

Il responsabile del presidio operativo

 Analizza la cartografia di piano e i punti critici;  Dispone, se del caso, l’invio delle squadre del presidio territoriale nei punti critici di cui sopra tramite il responsabile del presidio territoriale;  Verifica l’evoluzione dell’evento tramite le comunicazioni con il responsabile del presidio territoriale;  Comunica al Servizio del Genio Civile di Cagliari e alla Sala Operativa Regionale del CFVA lo stato del monitoraggio;  Informa il Sindaco circa l’evoluzione dell’evento;  Allerta i referenti delle Funzioni di Supporto, e li informa dell’attivazione della Fase di Attenzione e della costituzione del Presidio Operativo e territoriale;  Verifica la tavola degli esposti e dell’emergenza;

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 Verifica lo stato di manutenzione dei mezzi comunali. Il responsabile del presidio territoriale

 Organizza il presidio territoriale nelle zone più critiche, coordinando le squadre per il controllo dei punti critici indicati in cartografia;  Comunica al responsabile del presidio operativo l’evoluzione del monitoraggio.

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12.2.3 Preallarme

ALLERTA 2 - PREALL ARME

Personale addetto alla ricezione dei messaggi

 Riceve comunicazioni nonché allertamenti provenienti dalla Regione, dalla Sala Operativa Regionale del CFVA e dalla Prefettura;  Contatta il Sindaco.

Sindaco e responsabile del COC o suo delegato

 Convoca il responsabile del presidio territoriale e lo attiva;  Attiva il Centro Operativo Comunale;  Comunica l’attivazione del centro operativo comunale e, se non ancora fatto, del presidio territoriale a:  Prefettura di Cagliari;  Servizio Regionale di Protezione Civile;  Provincia di Cagliari – Protezione Civile;  Sindaci dei Comuni di Quartucciu, Cagliari e Maracalagonis;  Ente Parco Molentargius;  Servizio del Genio Civile di Cagliari;  Sala Operativa Regionale del CFVA;  Direzione Generale dell’Ente Foreste;  Consorzio di Bonifica della Sardegna meridionale;  Ente Acque della Sardegna;  Capitaneria di Porto.  Convoca il responsabile della funzione tecnica e pianificazione e le altre funzioni di supporto;  Valuta, di concerto col responsabile della funzione tecnica, l’attuazione del piano del traffico;  Valuta, di concerto col responsabile della funzione tecnica, l’evacuazione della popolazione esposta al rischio;  Valuta, e se del caso adotta tramite ordinanza, il divieto di parcheggio, di transito a piedi e in auto nella viabilità a rischio;  Valuta, e se del caso adotta tramite ordinanza, la chiusura delle scuole e delle principali attività pubbliche;  Valuta ed eventualmente richiede il supporto degli enti preposti all’evacuazione della popolazione.

Il responsabile del presidio territoriale

 Rafforza il presidio territoriale nelle zone più critiche, coordinando le squadre per il controllo dei

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punti critici indicati in cartografia;  Coordina le squadre per la verifica dell’agibilità delle vie di fuga e della funzionalità delle aree di emergenza riportate in cartografia;  Comunica al responsabile della funzione tecnica l’evoluzione del monitoraggio.

FUNZIONE 01 – Tecnico-scientifico e Pianificazione

 Dispone l’invio delle squadre del presidio territoriale nei punti critici riportati in cartografia;  Mantiene continui contatti con il responsabile del presidio territoriale;  Instaura un continuo scambio di informazioni con la Sala Operativa Regionale del CFVA, Provincia e Prefettura per valutare l’evolversi della situazione;  Allerta le strutture scolastiche individuate in fase di pianificazione e che potrebbero essere coinvolte nell’evento, stabilendo a seconda dei casi la procedura da adottare;  Allerta le strutture pubbliche o private ad uso pubblico individuate in fase di pianificazione e che potrebbero essere coinvolte;  Attiva il sistema di allertamento della popolazione;  Comunica al responsabile della funzione volontariato il contenuto dei messaggi alla popolazione;  Pubblica sul sito web del Comune il messaggio di allerta alla popolazione;  Comunica al responsabile della funzione materiali e mezzi di procedere all’eventuale evacuazione.

FUNZIONE 02 – Sanità, Assistenza sociale e Veterinaria

 Allerta la A.S.L. 8 Cagliari e le associazioni di volontariato che si occupano di assistenza sociale;  Allerta le strutture sanitarie individuate in fase di pianificazione e che potrebbero essere coinvolte, e vi mantiene contatti costanti accertandosi dell’esistenza del PEVAC (piano di evacuazione);  Verifica il numero di persone non autosufficienti che necessitano di assistenza per l’eventuale evacuazione e comunica l’esito al responsabile delle funzione materiali e mezzi;  Allerta le cliniche veterinarie minacciate dall’evento;  Contatta le strutture sanitarie non esposte al rischio individuate in fase di pianificazione e che potrebbero ricevere feriti, e vi mantiene contatti costanti accertandosi dell’esistenza del PEMAF (piano di emergenza massiccio afflusso feriti);  Allerta le strutture ricettive pubbliche o private a rischio per l’eventuale evacuazione della popolazione.

FUNZIONE 03 – Volontariato

 Allerta le squadre individuate per la diramazione dei messaggi di allarme alla popolazione;  Su indicazione del responsabile della funzione tecnica, allerta la popolazione tramite la diramazione di messaggi di allarme che risiede nelle aree esposte al rischio.

FUNZIONE 04 – Materiali e Mezzi

 Allerta tutto il personale del cantiere comunale e le eventuali risorse pubbliche e private realmente disponibili;  Provvede, su indicazione del responsabile della funzione tecnica, all’evacuazione assistita della

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popolazione verso le aree di emergenza, anche sulla base delle informazioni fornite dalla funzione sanità e dalla funzione servizi essenziali.

FUNZIONE 05 – Servizi Essenziali e Attività Scolastica

 Individua in cartografia gli elementi a rischio (linee elettriche, rete di dreno urbano, impianti tecnologici) che possono essere coinvolti nell’evento;  Invia sul territorio le maestranze per verificare la funzionalità delle reti dei servizi comunali indicate nella fase precedente;  Verificare la reale disponibilità delle aree di protezione civile previste dal piano comunicandole al responsabile funzione tecnica e mezzi;  Elenca gli edifici strategici nonché le aree adibite all’accoglienza della popolazione per i quali necessita garantire la continuità di funzionamento dei servizi;  Allerta e mantiene i contatti con i rappresentanti degli enti e delle società erogatrici dei servizi primari.

FUNZIONE 07 – Strutture Operative

 Allerta il personale della Polizia Municipale e procede all’eventuale chiusura della viabilità e alla predisposizione dei cancelli secondo la procedura allegata;  Controlla l’agibilità delle infrastrutture viarie in base allo scenario previsto;  Predispone le squadre per la vigilanza degli edifici che possono essere evacuati anche per limitare i fenomeni di sciacallaggio.

FUNZIONE 08 – Telecomunicazioni

 Assicura il funzionamento della strumentazione della Sala Radio del C.O.C. presso il comando della Polizia Municipale.  Garantisce i collegamenti di emergenza, anche tramite i volontari radioamatori e le emittenti radio locali.

FUNZIONE 09 – Assistenza alla popolazione

 Individua ed allerta, su indicazione del responsabile della funzione tecnica, le strutture ricettive pubbliche o private idonee a ricevere la popolazione da evacuare;  Individua ed allerta, su indicazione del responsabile della funzione tecnica, le strutture ricettive pubbliche o private a rischio nel caso fosse necessaria l’evacuazione degli occupanti.  Richiede alla Caritas e alle associazioni di volontariato che operano nel sociale, l’invio di materiale eventualmente necessario per all’assistenza alla popolazione da ospitare nelle aree di ricovero.

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12.2.4 Allarme

ALLERTA 3 - ALL ARME

Personale addetto alla ricezione dei messaggi

 Riceve comunicazioni nonché allertamenti provenienti dalla Regione, dalla Sala Operativa Regionale del CFVA e dalla Prefettura;  Contatta immediatamente il Sindaco.

Sindaco e responsabile del COC o suo delegato

 Procede immediatamente all’attivazione del Centro Operativo Comunale;  Comunica immediatamente l’attivazione del centro operativo comunale a:  Prefettura di Cagliari;  Servizio Regionale di Protezione Civile;  Provincia di Cagliari – Protezione Civile;  Sindaci dei Comuni di Quartucciu, Cagliari e Maracalagonis;  Ente Parco Molentargius;  Servizio del Genio Civile di Cagliari;  Sala Operativa Regionale del CFVA;  Direzione Generale dell’Ente Foreste;  Consorzio di Bonifica della Sardegna meridionale;  Ente Acque della Sardegna;  Capitaneria di Porto.  Convoca subito il responsabile della funzione tecnica e pianificazione e le altre funzioni di supporto;  Adotta tramite ordinanza il divieto di parcheggio, di transito a piedi e in auto nella viabilità a rischio;  Adotta tramite ordinanza, la chiusura delle scuole e delle principali attività pubbliche;  Richiede il supporto degli enti preposti all’evacuazione della popolazione;  Predispone le ordinanze per l’esecuzione di lavori in somma urgenza.

FUNZIONE 01 – Tecnico-scientifico e Pianificazione

 Provvede a garantire la funzionalità ordinaria della struttura comunale;  Mantiene i contatti con la sala Operativa del CFVA, Provincia e Prefettura;  Su indicazione del Sindaco, comunica al responsabile della funzione strutture operative di procedere alla chiusura della viabilità interessata dall’evento;  Su indicazione del sindaco, comunica al responsabile della funzione mezzi di procedere all’immediata evacuazione della popolazione esposta al rischio;

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 Attiva il sistema di allertamento della popolazione;  Allerta le strutture scolastiche a rischio e trasmette l’ordine di abbandonare ogni attività e salire ai piani alti in attesa dell’arrivo dei soccorsi;  Comunica al responsabile della funzione volontariato il contenuto dei messaggi alla popolazione;  Pubblica sul sito web del Comune il messaggio di allerta alla popolazione.

FUNZIONE 02 – Sanità, Assistenza sociale e Veterinaria

 Allerta la A.S.L. 8 Cagliari;  Verifica il numero di persone non autosufficienti che necessitano di assistenza per l’evacuazione;  Comunica al responsabile della funzione mezzi il numero e la posizione di persone non autosufficienti che necessitano di assistenza;  Mantiene contatti costanti con le strutture sanitarie esposte al rischio in caso di spostamenti di degenti;  Mantiene contatti costanti con il responsabile della funzione mezzi riguardo la presenza di eventuali feriti;  Chiede supporto al responsabile della funzione volontariato nel caso sia necessario il trasporto di degenti/feriti;  Contatta le strutture sanitarie non esposte al rischio individuate in fase di pianificazione e che potrebbero ricevere feriti, e vi mantiene contatti costanti in caso di eventuali ricoveri o spostamenti di degenti.

FUNZIONE 03 – Volontariato

 Individua tra i volontari disponibili quelli con maggiori competenze tecniche e mezzi a disposizione;  Su indicazione del responsabile della funzione tecnica, allerta la popolazione tramite la diramazione di messaggi di allarme che risiede nelle aree esposte al rischio;  Collabora alla fase di evacuazione della popolazione;  Collabora al trasporto di degenti presenti nelle strutture a rischio o eventuali feriti;  Collabora all’assistenza della popolazione evacuata nelle aree di attesa e accoglienza;  Predispone l’allestimento essenziale delle aree di attesa, e successivamente delle aree di accoglienza.

FUNZIONE 04 – Materiali e Mezzi

 Attiva tutte le risorse del cantiere comunale per procedere all’evacuazione;  Provvede, su indicazione del responsabile del COC, all’evacuazione assistita della popolazione verso le aree di attesa, anche sulla base delle informazioni fornite dalla funzione sanità e dalla funzione servizi essenziali;  Coinvolge la funzione volontariato per la fase di evacuazione della popolazione;  Comunica al responsabile della funzione sanità la presenza di feriti;  Organizza i turni del proprio personale.

FUNZIONE 05 – Servizi Essenziali e Attività Scolastica

 Organizza una squadre di operai da inviare sul territorio per il monitoraggio delle infrastrutture

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principali;  Verifica la reale disponibilità delle aree di accoglienza previste dal piano, comunicandole al responsabile funzione tecnica e alla funzione volontariato;  Elenca gli edifici strategici nonché le aree adibite all’accoglienza della popolazione per i quali necessita garantire la continuità di funzionamento dei servizi;  Allerta e mantiene i contatti con i rappresentanti degli enti e delle società erogatrici dei servizi primari.

FUNZIONE 07 – Strutture Operative

 Allerta il personale della Polizia Municipale;  Su ordine del responsabile del COC, attua tempestivamente il Piano del Traffico previsto e predispone i cancelli previsti;  Procede all’apertura dei percorsi alternativi;  Predispone le squadre per la vigilanza degli edifici che verranno evacuati anche per limitare i fenomeni di sciacallaggio. FUNZIONE 08 – Telecomunicazioni

 Assicura il funzionamento della strumentazione della Sala Radio del C.O.C. presso il comando della Polizia Municipale;  Tiene i contatti con tutte le altre strutture operative dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, Polizia;  Garantisce i collegamenti di emergenza, anche tramite i volontari radioamatori e le emittenti radio locali.

FUNZIONE 09 – Assistenza alla popolazione

 Garantisce la prima assistenza nelle aree di attesa alla popolazione evacuata;  Coordina le attività di assistenza nelle aree di accoglienza eventualmente attrezzate, organizzando, tra l’altro, la distribuzione dei pasti;  Contatta le strutture ricettive pubbliche o private idonee a ricevere la popolazione da evacuare;  Richiede alla Caritas e, tramite la funzione volontariato, alle associazioni di volontariato che operano nel sociale, l’invio di materiale eventualmente necessario per all’assistenza alla popolazione da ospitare nelle aree di emergenza.

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12.2.5 Periodo di post-allarme

Le azione poste in essere sono finalizzate all’assistenza alla popolazione evacuata, alla stima dei danni e al primo ripristino dei servizi essenziali e delle infrastrutture danneggiate. In tal caso il COC resta attivo, e con esso tutte le funzioni di supporto: rispetto alle fasi precedenti, si aggiunge la funzione censimento danni a persone e beni.

FUNZIONE 01 – Tecnico-scientifico e Pianificazione

 Inoltra la richiesta di aiuti tecnici e di soccorso (roulotte, tende, container) alla prefettura;  Gestisce i rapporti con i vari Enti coinvolti nella fase post-evento (Prefettura, Regione, Provincia, Caritas, etc.);  Coordina le operazioni di ricerca di eventuali dispersi, in collaborazione col responsabile della funzione volontariato;  Richiede l’eventuale intervento della Prefettura per il ripristino dei servizi essenziali danneggiati;  Richiede l’intervento della Provincia e dell’Anas per il ripristino della viabilità di competenza;  In caso di prolungata emergenza, dispone il trasferimento della popolazione alloggiata presso le aree di accoglienza provvisorie in siti più idonei alla permanenza.

FUNZIONE 02 – Sanità, Assistenza sociale e Veterinaria

 Esegue un censimento dei feriti, dei dispersi, dei senza tetto e delle eventuali vittime;  Organizza il ricongiungimento delle famiglie in collaborazione con il responsabile della funzione assistenza alla popolazione.

FUNZIONE 03 – Volontariato

 Offre il supporto all’assistenza alla popolazione ospitata nelle aree di accoglienza;  Offre il supporto per la ricerca di eventuali dispersi.

FUNZIONE 04 – Materiali e Mezzi

 Procede alla bonifica dell’area interessata dall’evento;  Compila lo schedario dei mezzi impiegati durante l’emergenza e ne verifica lo stato;  Su indicazione del responsabile della funzione tecnica, procede al trasferimento della popolazione in siti più idonei alla permanenza.

FUNZIONE 05 – Servizi Essenziali e Attività Scolastica

 Verifica i danni riportati dalle infrastrutture tecnologiche;  Compila un registro con i dati relativi a:  ubicazione dell’interruzione del servizio  cause dell’interruzione  gravità

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FUNZIONE 06 – Censimento danni a persone o cose

 Verifica i danni subiti dalle abitazioni, dagli edifici pubblici, dalle attività industriali, commerciali ed artigianali;  Effettua il censimento dei manufatti distrutti;  Compila apposite schede di rilevamento danni.

FUNZIONE 07 – Strutture Operative

 Verifica i danni subiti dalla rete stradale;  Provvede alla chiusura della viabilità comunale danneggiata.

FUNZIONE 09 – Assistenza alla popolazione

 Organizza il ricongiungimento delle famiglie in collaborazione con il responsabile della funzione assistenza alla popolazione;  Contatta le relative ambasciate in caso di turisti stranieri ospitati nelle aree di accoglienza;  Individua le esigenze della popolazione e le comunica al responsabile della funzione tecnica;  Aggiorna i registri di ogni famiglia evacuata e ospite delle aree di accoglienza;  Verifica le condizioni igieniche nei campi e garantisce la presenza di bagni chimici ed il servizio di periodica pulitura.

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13 VALIDITA’ E AGGIORNAMENTO DEL PIANO

La normativa non stabilisce un limite di validità del piano in oggetto, ma risulta evidente che si tratta di uno strumento dinamico e soggetto a frequenti aggiornamenti. Gli elementi che possono subire variazioni sono i seguenti:

 Adeguamento alla normativa nazionale e regionale;  elenco degli esposti al rischio;  elenco dei mezzi a disposizione del comune;  elenco delle persone disabili o non autosufficienti;  nominativi o i recapiti telefonici dei componenti del C.O.C.;  schede Compiti Funzioni di Supporto;  mezzi e/o le relative caratteristiche impiegati per l’Informazione della popolazione;  aree di emergenza;  rubrica telefonica;  nuove infrastrutture;  nuove associazioni di volontariato.

La struttura comunale dovrà dunque recepire nel piano ognuna delle variazioni ritenute significative per una buona pianificazione di emergenza.

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14 APPENDICE 14.1 Attivazione e gestione cancelli sulla viabilità

• Compiti . Compito delle persone addette ai cancelli è di selezionare il traffico in entrata alla città per ridurlo al minimo indispensabile, nonché di interromperlo in corrispondenza delle zone a rischio.

• Composizione squadre. Le squadre addette ai cancelli dovranno essere composte da un vigile urbano o da una persona appartenente alle forze dell’ordine;

• Contatto con i civili. Il contatto con i civili che vogliono accedere al centro abitato deve essere discreto e gentile; le spiegazioni devono essere esaurienti e convincenti ma l’atteggiamento deve essere fermo.

• Accesso improrogabile. Nel caso in cui la necessità di accedere all’abitato sia urgente e improrogabile, si concorderà il tempo necessario per compiere le operazioni richieste al termine del quale, il civile, dovrà uscire dall’area ripassando per lo stesso cancello dal quale è entrato. Per rendere possibile questa operazione, il sindaco autorizzerà con un’ordinanza la richiesta di un documento in entrata che verrà restituito all’uscita. In caso di mancato passaggio in uscita dal cancello all’ora stabilita, verrà data comunicazione alla sala operativa comunale che invierà le forze dell’ordine o i vigili all’indirizzo della persona in oggetto per verificare cosa sia successo. Questa autorizzazione dovrà essere concessa solo se non esiste un imminente pericolo di vita. In ogni caso, sarà compito del centro operativo comunale comunicare la necessità di una chiusura ermetica dei cancelli nel caso in cui il pericolo imminente potrebbe mettere a repentaglio l’incolumità delle persone presenti nel centro abitato.

• Segnaletica. Perché il cancello sia efficiente, è opportuno che oltre al personale, il cancello sia opportunamente segnalato con barriere e cartelli stradali adeguati.

• Segnaletica luminosa. Durante la notte, il cancello dove essere dotato di opportune segnalazioni luminose. Inoltre, il personale, dovrà essere dotato di torce luminose a batteria indipendente o collegabile alla vettura in dotazione e di un faro ad ampio raggio da montare sulla vettura stessa.

• Visibilità. Per evitare incidenti, è opportuno che, durante la notte, gli addetti ai cancelli siano ben visibili agli automezzi in arrivo. E’ quindi necessario che, sopra le divise, ogni volontario indossi cinture catarifrangenti.

• Durata del turno. Come per ogni attività di protezione civile, è indispensabile alternare l’attività con turni di riposo. A tale scopo, è bene che il turno ai cancelli non sia superiore alle 2-3 ore al termine delle quali, gli addetti devono essere sostituiti con una squadra fresca.

• Collegamento. I collegamenti con il centro operativo comunale devono essere garantiti con un apparecchi radiotrasmittente in dotazione alla squadra addetta ai cancelli o da un telefono cellulare.

• Coordinamento. Tutte le squadre addette ai cancelli, devono essere coordinate dal responsabile delle strutture operative ed, eventualmente, da un assistente. La presenza di due persone addette al

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coordinamento permette eventuali uscite per attività varie che si rendano necessarie. Al COC non deve mai mancare una persona di riferimento.

• Formalità. Per poter mantenere contatti adeguati con la sala operativa, prima di uscire la squadra montante deve compilare un semplice modulo prestampato con le seguenti informazioni:

• Data e ora di uscita; • Ora prevista per il rientro; • Nomi di tutti i componenti la squadra; • Nome o numero del cancello dove si sta recando; • Numero della radio in dotazione o numero di telefono cellulare; • Responsabile del coordinamento della squadra; • Uno spazio per le note da compilare al rientro con un sommario delle attività più salienti svolte durante il turno.

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14.2 Modelli digitali del terreno

Fig.11 – Linee di deflusso in destra idraulica del Rio Foxi

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Fig.12 – Linee di deflusso in sinistra idraulica del Rio Foxi

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Fig.13 - Linee di deflusso nel bacino del Rio Cuba

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Fig.14 – Linee di deflusso lungo la provinciale 17

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