FORME ARCHITETTONICH'E CIVILI DI GIACOMO DELLA PORT A

L' attivita di Giaeomo della Porta quale ar­ me l' estro, ma ehe pure 10 diseiplina, ne impe­ chitetto eivile e senza dubbio il lato piu impor­ disee la dispersione dannosa. tante e il meno studiato della sua figura di N el gruppo di quelle opere eivili ehe, per artista. Se infatti l' arehitetto di ehiese (I) non ragioni stilistiche sopratutto, eome vedremo ap­ feee ehe sviluppare sehemi gia preesistenti, pu­ presso, si possono eonsiderare tra le prime eo­ re improntandoli di una sua originalita, l' arehi­ noseiute di Giaeomo della Porta, la Sapienza tetto eivile arrivo inveee a tanto da elaborare e l'unieo edifieio ehe si lasei approssimativa­ un ti po quasi nuovo di palazzo e ci diede qual­ mente datare. Il Baglione e'informa ehe l' o­ ehe esemplare ehe, se pure non seguito, tut­ pera fu cominciata sotto Gregorio XIII dal tavia non maneo di influire sulla genesi deI Della Porta, eh' egli nomina, com'e noto, no­ baroeeo, e rappresento in ogni modo I' estrinse­ nostante il silenzio del Vasari e a malgrado eazione piu viva, piu eletta del suo genio. della generiea attribuzione a . 0- Le forme? Derivano in fondo da Miehelan­ ra sembrano contraddire a questa affermazione gelo, ma la sostanza ne eben diversa. Non v'e il Nibby e il Renazzi, i quali piu ehe un ini­ per noi soluzione alcuna di eontinuita tra I' ar­ ziatore, fanno apparire Gregorio XIII un con­ te di Miehelangelo e quella di eoloro ehe ven­ tinuatore delI' opera eominciata dai papi prece­ nero chiamati i suoi seguaei. t evidente ehe a denti. Il Renazzi nomina, desumendo la no­ un perpetuarsi delI' arte di Miehelangelo - tizia da doeumenti coevi, Pirro Ligorio quale eome eio pote avvenire mutatis mutandis per predecessore deI Della Porta, e dopo aver det­ Leonardo - si oppose il suo potente, anzi pre­ to come Gregorio XIII faeesse erigere il eam- potente, soggettivismo e l'isolamento stesso in . paniletto e aprire « I' ampia scala verso orien­ eui quest' arte, davvero unica, si trovo, rispet­ te», aggiunge eome egli proseguisse « sopra e to aUa tradizione. Cio spie ga il deeadimento sotto I' ordine dei portiei dal lato riguardante profondo degli imitatori. la Chiesa di S. Jacopo»: Il N ibby ci fa sa­ Anehe gli arehitetti, non potendo in alcun pere come sotto Pio V « si tirarono innanzi per modo ripeterne le sintesi inimitabili, ereditarono guisa i lavori» ehe « la parte superiore della le singole forme. Ma il earattere pratieo, appli­ fabbrica, tra levante e mezzodi, rimase quasi eato, delI' arte loro fu eertamente queUo ehe li eompiuta ». salvo da una troppo profonda eaduta. E pereio Ma perehe elementi di stile ed araldiei con­ in arehitettura non si puo parlare di manierismo. eordemente ci rimandano in tutto l' edifieio a Le esigenze pratiehe hanno senza dubbio una un'epoca non mai anteriore a quella di Papa importanza primaria per la formazione di uno Boncompagni e non puo in alcun modo trat­ stile neU' arGhitetto: sono I' argine ehe eompri- tarsi, come afferma il Renazzi, di una eonti-

508 Fig. I. - Giacomo Della Porla : Roma, Corlile della Sapienza. Parlicolare del lalo sellenlrionale. (fot. Alinari), nuazione di un disegno preesistente. dobbiamo comune. e chiaro. col Della Porta, il qua!e, argomentare come questo Papa imprendesse sappiamo, era stato assente da Roma dal 1565 la ricostruzione di quanto prima di lui era sta~ al 1570, e probabilmente venne assunto da to fatto. papa Gregorio ad architetto dello Studio su­ ehe cosa avrebbe dovuto completare infine bito dopo la propria esaltazione. nel 1572. il Della Porta? Il disegno di Michelangelo? I draghi gentilizi dei Boncompagni stanno Ma un esame critico anche superficiale ci fa proprio sulla parte del cortile « riguardante la subito escludere il norne dei Buonarroti. per chiesa di S. Jacopo» e cioe verso la facciata quanto possa il suo spirito in tutta I' opera non a testimoniare come sia questo il principio del~ essere assente dei tutto. Quanto preesisteva del~ I' opera di Gregorio XIII edel Della Porta; 10 Studio non poteva aver dunque nulla in nonche la parte piu antica deli' edificio attuale.

509 Nessuno infatti paria di logge 0 di portiei prima sia dato di sapere eon precisione fin dove arn~ di Gregorio XIII; e ne parlano inveee trat~ vasse l'opera delI' arehitetto sotto Sisto V, pu­ tando di questo papa il Donati (2) il Nibby (3) re tanto appare eerto, eh' egli disegnD la porta e infme il Renazzi. La data deI 1575. se non eon la iserizione ehiaramente aeeennante a,1 sieura. appare dunque eerto la piu probabile. 1592 (4) e vi aggiunse insieme al motto ehe die­ Il eortile della Sapienza e indubitatamente de il norne all' edifieio, 10 stemma di papa una delleereazioni piu geniali del Della Por~ Peretti. ta (jig. '). T roppo paeato per esser di Miehe~ F ortemente miehelangiolesea e la porta dal langelo. e perD. eome si aeeennava. un' opera poderoso timpano aggettante sull' esilita delle di evidente ispirazione buonarrotiana. Sono di~ mostre inferiori. Essa pero non pUD essere ri­ visi il portieo e la loggia da un doppio ordine portata in alcun ' modo al tempo in cui fu ese~ di pilastri: toseano . e jonieo. Il superiore e su guito il eortile (intorno al 1575) e eiD per un piedestallo, e tra i piedestalli e un balaustro ehe partieolare ehe solo in opere piu tarde del riehiama quelli al primo piano di Palazzo F ar~ Della Porta ritroveremo: il raddoppiamento nese edella gran loggia posteriore. Nitida e delle volute, viste oltreehe di fronte, in profilo. tagliente nelle sagome, tutta ombra e luee nei La faeeiata reeava gia a sinistra 10 stemma contrasti, aseiutta e searna per l'impiego di pa~ di Gregorio XIII (dove gia questo papa aveva raste in luogo di semieolonne, l' arehitettura di fatto erigere il eampaniletto), a destra quello questo eortile e, in verita. l' antitesi aHa roton~ di Paolo V. Ora eonsiderazioni di stile non da plastieita e ehiaroseuro ehe earatterizza sembrano contrastare al1'ipotesi di un anda­ l' opera deI Sangallo a . I ea~ mento dei lavori da sinistra verso destra, sotto pitelli joniei hanno le volute plastieamente pro~ Gregorio XIII, Sisto V e Paolo V, eome sta­ filate all'infuori - ne aveva dato il prototipo rebbe a provare la sueeessione dei tre stemmi. Miehelangelo nel Palazzo dei Conservatori - Infatti il tipo di questa faeeiata, esclusa eome e annodate da un festoneino di alloro. Ma so~ si e visto la porta, e certamente tale da farei pratutto e originale il motivo verso gli angoli. piuttosto pensare a una prima maniera di Gia­ La serie delle areate bruseamente s'interrompe corno della Porta, anziehe alla maniera ehe e 1'intervallo tra le due paraste si restringe. Su~ gli vedremo familiare intorno al 1590. Non si periormente al vano eosi ottenuto 10 spazio del~ pUD tuttavia pensare ehe questo tipo di faeeia­ l' areo e oeeupato da un fregio nel quale e un' a~ ta, pure tanto originale, possa rieordarei a Mi­ pertura rettangolare chiusa entro una mostra ehelangelo, eome vorrebbe il WölfHin (/igu~ eon quattro oreeehie reeante ai lati nastri deeo­ Te 2 e 3). rativi. E il tutto di un rilievo eost tenue. eost Noi pensiamo inveee all'Ammannati e non piatto da riehiamare al palese arehetipo: le fi­ sembrera strana questa nostra idea quando si nestre del primo mezzanino di Palazzo Mas­ prendano nella dovuta eonsiderazione alcuni simo. Sull' apertura deseritta infine. entro due palazzi privati del Della Porta, eostruiti eer~ mostre di sehietto sapore dellaportiano e di de­ tarnen te in questo periodo, i quali tutti deri­ rivazione naturalmente miehelangiolesea, un fe~ vano dal palazzo Caetani dell'Ammannati, ad stone sorreggente il mezzo drago Boneompagni. es si anteriore. Non v'ha dubbio ehe Sisto V continuo a Il palazzo Paluzzo appunto - ora Spinola giovarsi delI' opera del nostro artista. Egli eom­ - in Piazza di Campitelli (/ig. 4) ripete, sal~ pleto dunque la faeeiata. E per quanto non ci vo la porta e il eornieione ehe sono aggiunte

510 Fig. 2. -- Giacomo Della Porta: Roma. F acciata della Sa­ Fig. 3. - Gidcomo Della Porta: Roma. Facciata della Sa­ pienza (jot. Min. Pubbi. Istr.). pienza. Particolare (fot. Mi". PubbI. Istr,). o rifacimenti del Rainaldi, 10 schema di pa­ casualmente. Quella facciata di 10 . lazio Caetani. F acciata liscia, senza organa­ rivela infatti - come quella di villa Medici - mento di sorta, fmestre a pianterreno con ar­ un mediocre architetto, cui sopratutto manca­ chitrave orizzontale su volute e sotto, un semiin­ va il senso delle proporzioni. terrato; primo piano unito da una fascia; fi­ Il Riegl vuol vedere, nella porta col bal­ nestre deI mezzanino senza legame tra loro; cone al centro, un accentuamento della verti­ ultimo piano con semplici mostre intorno alle cale. Ma non considera come nel palazzo Pa­ finestre; cornicione non proporzionato all , altez­ luzzo quella parte sia un' aggiunta del Rainal­ za dell'intero edificio; bugnato d' angolo che di e in altri palazzi di questo tipo essa manchi da maggiore unita e compattezza all'insieme. affatto di questo risalto. Tale il palazzo Muli E stato detto che questo schema deriva da pa­ poi Serafini sul Corso Vittorio Emanuele di lazzo Sacchetti, dove il Sangallo l' avrebbe, per estrema, ammirabile semplicita, il palazzo Boa­ la prima volta attuato. Ma dQPo l' attribuzione, dile e il palazzo Capizucchi, in piazza di Cam­ pienamente giustificata, fatta ad Annibale Lip­ pitelli dove sono posteriori le aggiunte alle fi­ pi del palazzo di via Giulia (5) questa pretesa nestre del primo piano e forse anche la por­ paternita del Sangallo naturalmente cade. ta (fig. 5). L'Ammannati probabilmente prende 10 spun­ Orbene, nel prospetto della Sapienza tro­ to da un'idea, alla quale il Lippi era giunto viamo in parte, applicati a un edificio pubbli-

51 I co, quei principi. Manca il mezzanino, e vero, certamente, la chiesa, ehe U rbano VIII inco­ mancano le finest~e a pianterreno, ma nelle for­ mincio, dopo aver ricostruito, come s'e visto, la me deI primo piano, in quelle deI secondo, nel parte meridionale dell' edificio. Innocenzo X cornicione in fine e un' aria di famiglia evidente, continua, com'e noto, i lavori e a lui si deve col gruppo di palazzi or ora descritti. la costruzione della chiesa fino al compimento L'impiego della rustica d' angolo e fatto .nel­ della lanterna. Alessandro VII infine compie la Sapienza in mOdo da dividere l' edificio in la decorazione interna e aggiunge i due portali tre parti. Cosi al verticalismo e dato risalto orientali. Fin qui 10 Hempel. Ma non e tutto. in modo da eludere sulla eccessiva hinghezza 11 Borromini dovette, a quanta ci eonsta, intra­ della facciata. La zona di vasto riposo al pian­ prendere anche il rifacimento di gran parte del terreno converge l' attenzione sulle quat'tordici eortile. La stella a otto raggi dei Chigi si tro­ finestre aggruppate, con felice accorgimento, al va sulle caratteristiche aperture rettangolari che centro. La relativa esilita deI cornicione non . ripetono verso la chiesa il motivo gia notato grava sull' edificio che appare percio, pur ne 1- verso la facciata. Non solo; ma, a bene osser­ la sua severa e quasi massiccia struttura, quan-· vare, si notera come i fregi di questi ornati, di to mai equilibrato. fattura evidentem ente secentesca sieno assai piiI Alla Sapienza, come si vide, pose mano rozzi di quegli altri col mezzo drago Boncom­ Paolo V e, prima, Clemente VIII. Vi' lav.oro pagni, piiI grossolani i nastri che annodano il

infine Urbano VIII. come appare dalla lapide f~stone, meno aecurato il lavoro dello scalpel- I murata sul fianco a sud e dalle api barberinia­ lino. Esaminando poi i capitelli ionici di quasi ne che decorano tutte le finestre del secondo tutto il lato meridionale e parte di quelli deI piano dello stesso lato verso il cortile. Urba­ lato settentrionale ci avvediamo ehe anche qui no VIII nomina architetto della Sapienza, nel I' esecuzione e diversa da quella dei portici ver­ 1632, il Borromini. Ma, secondo I'HempeI. so la facciata. L' opera dello scalpellino piiI i lavori cominciano soltanto nel 1642, perche che un' altra mano rivela un altro stile e si ap­ in quell' anno cominciano i pagamenti. In quel­ palesa sopratutto nei festoneini di quell' epoca l' anno invece, e anche prima, doveva esse re or­ che qui, ingrossati e sfigurati sensibilmente, per­ mai compiuto quanta nel palazzo puo essere dono tutta la leggiadria impressa loro dal fine attribuito a Urbano. Proprio nel Totti, del architetto cinquecentesco. Evidentementeil Bor­ 1638, al quale I'Hempel si appella per pro­ romini dirigendo questi lavori non ando tanto vare ehe non poteva trattarsi da parte deI Bor­ per il sottile trattandosi di un disegno che non romini dell' elevazione di un altro piano e visi­ era il proprio. bile, nel fianco sud tra le finestre, la iscrizione Ma una prova anche piiI evidente della par­ esaltimte Urbano VIII (6). t piiI logico am­ te avuta dal Borromini si ha nell'ultimo capi­ mettere dunque, dopo sei anni da 11' assunzione tello ionico deI lato meridionale, in quel capi­ dei lavori da parte del Borromini, la sua rico­ tello p:'ecisamente che precede il gia descritto struzione del latq sud, come prOvano la lapide motivo arehitettonico d' angolo, dove e in basso e le finestre tutte verso il cortile, piuttosto che il mezzo drago Boncompagni e, sopra. il leone sostenere, come fa I'HempeI. non poter trat­ di Sisto V. Orbene, la voluta di questo capi­ tarsi dell' aggiunta di un altro piano, perche il tello e coperta deI tutto da un mezzo masche­ T otti 10 da, nel 1638, come compiuto. rone in forme e percio a prima vista enigmatico. . I lavori cominciati nel 1642 riguardano, Che pensarne? t:. logico supporre che il ma-

512 Fig. 4. - Giacomo Della Porta: Roma. Palazzo Paluzzo-Spinola (fol. Min. Pubb. Jslr.) Fig. 5. - Giacomo Della Porla: Roma, Palazzo Capizucchi (con aggiunle posleriori). {fot. Mo.don;} seherone intero dovesse unire due eapitelli eon­ zoo Ora, il punto di attaeeo della parte piu re­ giunti, sovrastare due paraste unite. Questo mo­ eente all' antiea si avverte nettissimo, dall' alto tivo si ritrova appunto sviluppato per intero al basso, dal eornieione /in quasi alla base del­ nell' esedra borrominiana. I due pilastri uniti a le paraste deI portico, eome una sutura ehe non libro vi stanno a maseherare l'inflettersi dell' or­ si volle 0 non si seppe dissimulare allo sguar­ ganismo murario, ehe forma, eome e noto, una do (jig. 6). vasta nieehia e il maseherone ha naturalmente Sul lato settentrionale la fusione e mveee l'uflieio di naseondere l'ineontro, anzi l'urto, perfetta e solo nei eapitelli dell' ordine supe­ delle due volute. riore, dalle sagome piu risentite, dai festoni Abbiamo dunque la prova ehe il Borromini piu volgari e piu tozzi, si nota, apartire dalla meditava di fronte alla ehiesa un motivo ana­ terza areata, la ripresa della rieostruzione bor­ logo a quello gia eseguito a ridosso della stes­ rominiana. Persino i maseheroneini eolloeati sa, una nuova esedra: rompendo anehe da que­ da una parte e dall' altra su ogni eapitello sono sta parte la quadrata severita deI eortile ein­ piu rozzi e diversi nel lavoro secentesco. queeenteseo. Il maseherone verso la faeeiata Ad Alessandro VII si deve dunque la rieo­ appare, eome abbiamo detto, dimezzato, moz- struzione di gran parte deI eortile e, eio ehe

514 Fig. 6. - Giacomo Della Porta: Roma, Cortile della Sapienza. Lato meridionale (fo I. Min. Pubbi. I.lruzione)

I'Hempel non dice, anche il prospetto della rola specialmente nel Baglione. Egli attribuisce chiesa sul cortile stesso. Vediamo infatti alter­ infatti all' architetto lombardo « nella parte di narsi all' esterno come all'interno le stelle a ot­ dentro deI meraviglioso palazzo de' signori F ar­ to, con quelle a sei raggi. Queste ultime non nesi, l' ultime finestre, e cornicione deI cortile devono trarre in inganno: sono usate libera­ con la Loggia, ehe guarda verso Strada Giu­ mente all'interno e all' esterno quale semplice lia». Il Vasari e il Condivi non fanno invece motivo decorativo. E I'interno e, si sa, di Ales­ nessun cenno del Della Porta e danno il se­ sandro VII. condo piano del cortile a Michelangelo, segui­ Di una collaborazione di Giacomo Della ti in cio dal Letarouilly, dal Willich, dal Gur­ Porta al compimento di Palazzo F arnese e pa- litt (non intieramente pero) e dal Riegl. Tutti

515 Fig. 7. - Giacomo Della Porta: Roma. Palazzo Farnese. Loggia sul Tevere (fol. Moscioni) sono d' aeeordo inveee nell' attribuire la Loggia brieato, dando al prospetto posteriore un ea­ al Della Porta. rattere ehe, evidentemente,. eontrasta eon quel- Questi, morto nel 1573 il Vignola, era sue­ 10 piiI urbano dell' altra faeeiata. Si aprono Ie eeduto al maestro quale arehitetto dei F arne­ areate a raeeogliere l' aria eilsole, sulla vista se i quali s' erano in varie guise giovati dell' o­ della eollina, dei fiume. Il eoneetto era forse pera sua. Alla Loggia va legata la data dei preeedente al Della Porta. E questi del re­ 1589 ehe vi e indieata in una lapide aneora esi­ sto altro non feee ehe eopiare l'organamento stente, e quindi questa parte dell' edifieio va arehitettonieo dei eortile aprendo le areate nel­ eonsiderata eome I'ultima opera dei Della Por­ le forme ehe il Sangallo gia aveva divisato per ta a Palazzo F arnese (7). il primo piano deI eortile, e fors' anehe per il Opera, questa Loggia, non di grande aeeu­ seeondo (/ig. 7). ratezza, il eui merito e quello di interrompere Appunto questo seeondo piano e'interessa gradevolmente la eompattezza dell'immane fab- piiI di ogni altra parte del palazzo. Non si

516 Fig. 8. - Roma. Palazzo Farnese. Particolare dei cortile (jot. Alinari).

fanno come e noto ehe ipotesi, e le pili dispa­ miparaste. Esse non hanno nessun riscontro nella rate, sulla partecipazione di Michelangelo ai opera sua. Le ritroviamo invece nel disegno deI lavori di Palazzo Farnese. Ma mentre vi ha Della Porta per I'Annunziata di Genova, nel­ chi, con qualche buona ragione, vorrebbe to­ la facciata di San Luigi de' F rancesi e, quello gliere al Buonarroti il disegno del cornicione ehe piu c'importa, con 10 stesso spirito, con le es terno , tutti, 0 quasi, sono, come vedemmo, stesse proporzioni, nel secondo piano del cor­ d' accordo nelI' attribuirgli il secondo piano deI tile del palazzo Marescotti. ehe anzi la solu­ cortile (8) (fig. 8). zione dell' angolo quanta mai infelice a palaz­ Ma, per cominciare dalla partizione archi­ zo Farnese, perehe legata alle premesse san­ tettonica, nulla e, intanto, pili lontano da Mi­ gallesehe, appare felicissima in quest' opera chelangelo di queste paraste corinzie con capi­ ehe, vedremo anche in seguito, e tra le piu bel­ telIi a foglie lisce di acanto, fiancheggiate da se- le e le piu originali del Della Porta. I masche-

517 roneini ehe sottostano al misero eornieione po~ di eervo ehe dappertutto si trova ripetuta - trebbero, e vero, dirsi miehelangiolesehi: sono emblema gentilizio dei Maffei. E il loro ag~ gli stessi ehe si vedono nei sepolcri medieei. Ma gruppamento dipende dall' obbligo ehe l' arehi~ quale stueehevole uso non si fa qui di essi, man~ tetto s'impone di far sovrastare sempre una te~ canti eome sono di ogni legame tra di loro, di~ sta all' asse vertieale delle finestre. Donde una sposti in serie, monotona, slegata. Pure a Mi~ palese e quasi seoneertante irregolarita. L' an~ ehelangelo puo riehiamare la fmestra, ma un golo inoltre del eornieione aggetta sensibil~ superficiale esame stilistieo ci fa subito edot~i mente piu in fuori (fig. 10). Le finestre del ehe di Miehelangelo vi e qui soltanto I'imita~ primo piano aeeennano per la prima volta, ti~ zione. Manea nei vari elementi, eosi disgregati, midamente, alla ripresa del motivo, gia usato la eompattezza poderosa ehe si nota ad esem~ da Miehelangelo alla Laurenziana, ehe frange pio nei finestroni di San Pietro. I due bizzarri il timpano al eentro. Sotto il timpano le volute, triglifi sporgenti sotto il timpano non rieseono allontanandosi dalla solita forma classiea, si a fondersi eon la mostra della finestra sotto~ ripiegano euriosamente due volte dallo stesso stante. t tra le due pareti un distaeeo tanto lato e il profilo ne e ripetuto aeeanto, appiat~ netto e tanto sgraziato ehe il Vignola, pre~ tito: eome abbiamo vi~to nel portone della Sa~ sunto eseeutore qui dei disegni miehelangio~ pienza. La porta su via della Pigna presenta lesehi, mai avrebbe sopportato. La fattura me~ una sagoma nuova, spezzata ne! eornieione, ri~ dioere e negligente ci induee infine ascartare sentita nei profili, affine aHa porta eentrale di anehe il norne del Vignola e a eonfermarei nel~ San Luigi dei Franeesi. T utto questo, all'in~ I'idea ehe il Della Porta si giovasse qui libe~ fuori deI motivo delle volute, noi non ritro~ ramente - troppo liberamente di un di~ viamo in palazzo Serlupi. segno miehelangioleseo. Ma vi e d' altra parte in cjuesto un ehiaro DeI palazzo Marescotti, m ongme Maffei, progresso della sensibilita delI' artista per quan· ehe, eon I'opera deI Della Porta a Palazzo to eoneerne le proporzioni. Le finestre, dispo~ Farnese, presenta, eome s'e visto, qualche affi~ ste nel palazzo Marescotti senza diseiplina al~ nita edel tutto ignoto l' anno di eostruzione. euna, siegate e aritmiehe, fanno inveee della Mareo Antonio Maffei, ereato eardinale nel faeeiata ineompiuta dei Serlupi un eapolavoro 1570 da Pio V e morto nel 1583, fu della di euritmia. Uno squisito senso delle propor~ famiglia ehe diede il norne al palazzo. Consi~ zioni governa gli spazi tra le finestre sempre derazioni d'indole stilistiea e'indueono pero a piu pieeoli quanto piu esse si avvieinano al~ port are questa fabbriea dopo il 1585. E' que~ l' asse mediano; e tutto l' organismo della fae~ sta infatti la data di eostruzione deI palazzo eiata risente di quest' armonia. In verita, da~ Serlupi (9). E le singole for~e sono, nel pa~ vanti a palazzo Serlupi ci si rierede di quanta lazzo Marescotti, tali, da fareelo apparire piu s' era portatia pensa re eontemplando la fae~ prossimo al baroeeo : inteso questo eome seiogli~ eiata di palazzo Marescotti. ehe eioe que! di~ mento dalle regole ehe governavano l' arehitet~ sordine fosse il frutto di un vero e proprio di­ tura nella seeonda meta del Cinquecento t: pro~ sordine eoneettuale. Si dovra dire inveee, per gressione verso una maggiore rieerea degli ef~ essere esatti, ehe ci troviamo qui di fronte a fetti ehiaroseurali (fig. 9). un' opera di bottega, la quale al solito travisa Si osservi il eornieione. Le mensole sono di~ I'idea del maestro. sposte a gruppi di due, di tre, divisi dalla testa Intorno a questo tipo di arehitettura eivile

518 Fig. 9. - Giacomo Della Porla: Roma, Palazzo Marescolh (fot. Min. Pubbl. Islruz.) Fig. 10. - Giacomo Della Porta: Roma, Palazzo Marescolti. Parlicolare (jot. Min. Pllbbl. Islr.) che trova la sua espressione nei palazzi Mare­ intervalli regolari. Non solo, ma questi palazzi scotti, ehigi e Serlupi, abbiamo deI Riegl al~ deI secondo gruppo presentano altre caratteri~ cuni cenni geniali in cui si fissano, in fondo, stiche differenziali che conviene fissare : corni~ le seguenti caratteristiche: tentativo di armo~ cione sviluppatissimo, proporzionato all'intera nizzare le finestre sparse sulla vasta superficie altezza delI' edificio; mezzanino sopra il se~ piana, dove sono appena tra di loro legate da condo piano (cio che avviene pero soltanto nei una fascia, con quello che - pittoricamente palazzi Serlupi e Marescotti) ; finestre a tim~ - chiameremmo il taglio delI' edificio. Questa pani senza volute, in luogo delle quali pren~ armonia di proporzioni verrebbe dal Della dono ampio sviluppo le mostre e le doppie mo~ Porta ottenuta disponendo, come si e detto, a stre; portali piu complessi; cortili monumentali. intervalli sempre piu stretti le finestre dall' e~ Palazzo Marescotti presenta molte analo~ stremita verso il centro. Per conto nostro osser~ gie con palazzo Farnese. Sarebbe imprudente viamo che questo nuovo sistema presuppone un il voler inferire da cio su di una contempora~ maggiore raffinamento nell' artista e scinde que~ neita delle due fabbriche. Il fregio del corni~ sto secondo gruppo di palazzi da quel primo cione nel cortile (jig. 11) ci ricorda il fregio gruppo che ci presentava le finestre disposte a deI timpano nelle finestre farnesiane, e i balau~

520 Fig. 11. - Giacomo Deli .. Porla: Roma . Palazzo Marescotti. Corlile (fot. Min. Pubbl. J.tr.) Fig. 12. - Giacomo Della Porla: Roma, Palazzo Serlupi. Cornicione e mezzanino (fol, Min. Pubbl. Islruzione).

stri del primo piano sono identiei a quelli della zi, pass<> da quell' anno ai Serlupi, ehe ne as­ Loggia, mentre i eapitelli ioniei e il ritmo par­ sunsero il norne e 10 stemma (11). Si e detto gia tieolare delle areate, purtroppo aeceeate, so no di alcuni earatteri generali eh' esso ha in eo­ una ripetizione deI motivo gia osservato aHa mune eon palazzo Marescotti. Si alternano Sapienza. Capitelli di questa forma medesima anehe qui i timpani triangolari e rieurvi al pri­ decorano il portone su via della Pigna ehe a mo piano e, eontrariamente al eornieione di pa­ sua volta ricorda quello di San Luigi dei F ran­ lazzo Marescotti ehe se ne allontana, questo ri­ eesi. Ravvisiamo aneora nel seeondo piano deI pete 10 schema classieo di palazzo F arnese e ne cortile, deturpato in seguito dall'intrusione di seandisee i singoli elementi eon una regolarita. nuove finestre, il solito motivo desunto dai se­ degna del Vignola. f: anehe earatteristica I' as­ polcri medieei ehe si ripete sulla porta deI pa­ senza della faseia sotto il mezzanino, il eui rap­ lazzo Senatorio, opera deI 1592. Abbiamo gia porto eol cornieione e sentito eon la squisitezza visto inoltre la partizione deI terzo piano deI di un Peruzzi (fig. 12), Meritevoli di un een­ eortile derivante dall' analogo motivo di palaz·· no le finestre del seeondo piano, bellissime; zo Farnese. Dappertutto, sovrastante a festoni, sotto il cui timpano la earatteristiea mostra ehe o aceompagnata al solito panno bagnato earat­ ha riseontro nel cortile della Sapienza e altro­ teristieo deI Della Porta troviamo infine quale ve, si interrompe per dar luogo alle tre lune dei motivo deeorativo di prim' ordine, la testa di Creseenzi (fig. 13). Piu sotto aneora il solito eervo gentilizia, nel cornieione, sulla chi ave panno bagnato. L'insieme, pur nella eaprieeiosa degli arehi, nei timpani (10). varieta degli elementi, di grande unita stilistjea Palazzo Serlupi, fino al 1741 dei Creseen- e, quello ehe importa, segnato di un'impronta

522 Fig. 13. -:- Giacomo Della Porta : Roma. Palazzo Serlupi. Finestra dei secondo piano (fol. Mi". Pubbl. Islruzione). originalissima. Brutta invece e carica la porta vile deI Della Porta si puo accostare il Palaz­ che per certi particolari richiama quella di San­ zo Patrizi, gia Aldobrandini, in piazza San ta Maria di Monti. Luigi dei F rancesi, che il Baglione e con esso Echi deU'Ammannati (Collegio Romano) il Munoz (12) attribuiscono al Maderno. DeI si ritrovano nel cortile, incompiuto e deturpato, Maderno sara forse il cornicione. Non il resto dove restano un portico e una loggia di lavoro che dal confronto con altre opere, si rivela in­ accuratissimo. N otevole al principio della scala vece una bellissima opera deI Della Porta. una porta, con la consueta doppia mostra, ele­ Le finestre deI primo piano sono quasi iden ti­ gantissima, che al posto dei triglifi ha il cre­ che a quelle di palazzo Serlupi nella forma dei scente e, sopra, la lapide ricordante la costru­ timpani, nelle doppie mostre, nei festoncini, in zione deI palazzo. tutto 10 spirito che ne informa le proporz-ioni. Benche incompiuto, palazzo Serlupi e il ca­ La porta assai semplice ha tuttavia neU'insieme polavoro civile deI DeUa Porta. Molte volte qualcosa che richiama alle finestre farnesiane I' esecuzione lascia a desiderare nel nostro ar­ del Della Porta, specialmente neUe due vo­ chitetto. Essa e qui perfettissima. t capolavoro lute bizzarre sormontate dalla banda contro­ anche di concezione e non parra esagerato se doppio merlata degli Aldobrandini. Cosi gli affermiamo che questo e I' esemplare piu nobile elementi dello stemma fan capolino anche neI dell' archit~ttura civile romana nella seconda primo e nel secondo piano e fan pensare a meta deI Cinquecento, il piu originale, e di­ una probabile costruzione deI palazzo durante ciamolo pure, il piu classico (fig. /4). il pontificato di Clemente VIII (1593-1605). A questi due capisaldi deli' architettura ci- A riprova troviamo qui al pianterreno le stesse

523 volute baroccheggianti notate al pnmo plano Resta il Palazzo Senatorio. Se e vero, come di palazzo Marescotti (fig. /5). afferma il Rodocanachi che Girolamo Rainal­ In queste stesso lasso di tempo va portata la di esegui i piani di Giacomo Della Porta, dob­ costruzione di palazzo Chigi, costruito com'e biamo ammettere che questi piani furono, dal­ noto dagli Aldobrandini sotto la direzione ini­ I' architetto che inizio il barocco aRoma, ab­ ziale deI Della Porta, proseguito dal Maderno bastanza rispettati. Non v'e dubbio che tutta e compiuto da Vincenzo della Greca. Non si quanta la facciata derivi dal Della Porta. Pure comprende come il Gurlitt 10 porti, sia pure le sue forme appaiono improvvisamente qui mol­ dubitativamente al 1562. Il Della Porta avreb­ to complesse. Al punto da farci dubitare sul­ be avuto allora poco pili di vent' anni. E in­ I' anno al quale, secondo I'iscrizione vengono vece deI tempo di Clemente VUI. Di data piu attribuite: il 1592. Si direbbero un frutto del­ tarda al Della Porta e la parte verso Monte­ I'ultima attivita delI' artista. Ma forse fu uno citorio apartire dalla nona finestra: cambiano stimolo Ia vicinanza stessa di Michelangelo e gli stemmi tra le mensole del cornicione e I'in­ il pensiero di metter mano alla piazza con una tonaco stesso s'incupisce. Di data relativamente opera originale, ehe pili non fosse una tradu­ recente e la porta su . zione di disegni altrui. Il ritmo, che anima le finestre verso il cen­ La partizione della facciata per mezzo di tro delI' edificio, se anche non raggiunge l' eu­ grandi pilastri corinzi e tolta dal palazzo dei ritmia di palazzo Serlupi e tuttavia non ineffi­ Conservatori. Unica consigliabile per dare un cace. Le forme sono pero gia scadenti. Pure organismo al corpo di fabbrica preesistente, e, non concordando col Muiioz che vorrebbe ad­ del resto, voluta gia da MicheIangeIo, come dirittura deI Maderno « tutta la parte decora­ attesta Ia nota stampa deI Du Perac. Una se­ tiva dell' esterno, il portone e le mostre delle rie di finestre a timpani alternati ricorre sull'al­ finestre» -- che a cio troppo contrasta la somi­ to zoccolo di bugnato Iiscio. In queste finestre glianza di queste forme con altre gia notate - le mostre sono come neI mezzanino soprastante. riteniamo di aver qui un' opera eseguita dalla doppie; i timpani son simili a quelli deI primo bottega dei Della Porta. 11 quale a nostro av­ piano di palazzo Serlupi. I festoncini sulla por­ viso disegno il pianterreno, il primo piano, il ta ricordano dappresso quelli gia osservati nel mezzanino e il portone sui Corso. cortile della Sapienza, agli angoIi. Il timpano Ci aiuta inoltre a portare molto avanti nel della porta stessa riprende ancora una volta la tempo Ia costruzione dell' edificio, verso ed oltre linea dei sepolcri medicei. Una novita ecosti­ le soglie del Seicento, la considerazione di un tuita dalle semicolonne che incastrate nel mu­ elemento in apparenza molto secondario: le ro - ricordava forse l' artista la Biblioteca volute sotto i davanzali delle finestre terrene. Laurenziana? - fiancheggiano tanto la por­ Nella seconda meta del Cinquecento ogni ar­ ta, quanta le finestre (14). chitetto le aveva pili che imitate copiate - con Ultima opera intorno alla quale Giacomo si qualche leggera variante - da quelle di pa­ affaticava. quando 10 raggiunse la morte: Villa lazzo Farnese. Esse hanno qui per la prima Aldobrandini a Frascati. «Ritornando da F ra­ volta cambiato forma radicalmente: il profilo, scati. narra il Baglione (e veramente vale la gia co si tondeggiante in ogni parte, si spezza e pena di riportare il racconto non alieno da una assume una forma capricciosa e, ben si puo certa comicita), ove era stato a riveder la fab­ dire, barocca (13). briea di Belvedere in carrozza col Cardinal

524 Fig. 14. _. Giacomo Della Porta: Roma. Palazzo Serlupi. Fianco (fot. Mi". Pubbi. Istruz.) Fig. I S. - Giacomo Della Porta: Roma. Palazzo Patrizi (fot. Min. P"bbl, [struz.). Pietro Aldo Aldobrandini, accidente si grande finestre disposte a gruppi; secondo, aggmngla­ gli venne, che bisogno lasciarlo alla porta di S. mo, I' aumentata importanza deI mezzanino. Giovanni, e in breve passando all' altra vita, al­ L' artista, come gia il Peruzzi a Palazzo Mas­ la porta deHa Citta mori Giacomo Della Porta, simo e I'Ammannati a Palazzo Caetani, usa che per disordini di bere ghiaccio, e riempirsi deI mezzanino con la massima liberta, scio­ di meloni, e per esser' assai corpulento, ed in gliendolo da ogni vincolo architettonico, ma fa­ presenza di quel Principe non volendo dire il cendolo altresi partecipare strettamente aB' or­ suo bisogno, fu dalla carrozza si scosso, che ganismo della facciata. Sia che esso, come neI dalla gran materia soffocato in eta di 65 anni palazzo Paluzzo si trovi tra due piani; sia che, in circa fin! i giorni di sua vita». come nei due palazzi piu importanti della se­ Opera che mal rappresenta il suo autore. conda maniera, si trovi portato sotto il corni­ Piena di incongruenze e non scevra di vol­ cione (15). garita; dove non e il barocco che incomincia, Quest' arte, come gia si accenno in principio, ma il Cinquecento che finis ce deformando mo­ non ebbe seguito. Il F ontana nei palazzi Vati­ struosamente l' ordine antico. Dissolvimento di cano e Lateranense, Martino Lunghi il Vec­ un' architettura che nei particolari non mostra chio nel , nel ancora i germi di un rinnovamento, di una ri­ palazzo Barberini, per nominare le piu impor­ nascita; nell'insieme questa villa, pur non man­ tanti e organiche conr.ezioni dell' architettura ci­ cando di una certa linea imponente, eben vile tra la fine deI Cinquecento e il principio lungi dal soddisfare alle esigenze, ormai troppo deI Seicento, ripresero invece, totalmente 0 in raffinate in faUo di proporzioni, dell' architet­ parte, il concetto attuato dal Peruzzi neBa F ar­ tu ra romana. nesina, dal Sansovino nella Biblioteca: porta­ Menzioniamo qui solo quale parte piu fe­ rono il mezzanino a far parte integrante deI lice, l' esedra coi giuochi delle acque dove si grosso fregio sotto il cornicione. Disposero inol­ ritrovano un po' tutte le forme decorative che tre le finestre a intervalli regolari, con un ri­ gia abbiamo studiate nel Della Porta, ma che torno, almeno intenzionale, a una piu salda tra­ per la sua destinazione affatto particolare rien­ dizione architettonica. Pure e evidente che ciü tra in un campo estraneo aHa nostra presente non toglie affatto alle creazioni civili del DeBa indagine: I' arte dei giardini. Porta il valore di un' espressione nuova e gran­ diosa nella storia dell' architettura; espressione che insieme al michelangiolismo raffinato deI­ Quali in sostanza i nuovi concetti introdotti la decorazione eben degna delI' artista al qua­ da Giacomo Della P orta nell' edilizia civile? le si vuole ricondurre nientemeno che il pro­ Primo, come gia disse il Riegl ottimamente, filo della cupola di San Pietro. la proporzione tra l'insieme della facciata e le WART ARSLAN

Nota preliminare. Per brevita ci siamo attenuti alle note pi" (2) vetus ac recens, 287: « Aeademiam Romanam ... indispensabili, sopprimendone altre pur necessarie. Auxit portieibu5, et scholie ». (I) Vedi il saggio magistrale di GUSTAVO GIOVAN­ (3) Op. eit. 294: riporta una medaglia di questo papa pub­ NONI su « L'Arte », Chiese della sccotlda meta del Cinque­ blieata dal CIACCONIO (Hist. Pont. Rom .• 1677, IV. 4. cento in Roma, 1912, XV, p. 401 e 1913, XVI. p. 19 e 81. G) dal motto Scholarum Exaedificatio e ehe il Ciaccon:o stes-

527 so, come il N,bby, d" come pertinente ai lavori eseguiti nel­ (14) Lasciamo di segnalare alcune attribuzioni, palesemente I'Ateneo. Ma I'edificio che vi e rafligurato nulla ha a ve­ erronee, falte anche dal Baglione, dal Milizia. dal Nibby ed den: con la Sapienza e si ritrova anzi, identico, in una me~ elenchiamo brevemente tutti gli altri edifici attribuiti al D. P. daglia di Pio IV (BONANNI, Numi3mala Ponl. Rom., 1699, 11 Collegio Clemenlino « 11 principio dei CoH. Clern. - dice 270, XXVII) con 10 stesso motto. il Baglione - con la parte della gran sala e incominc,amento (4) Sixlu3 V Ponl. Max. An. 11. di ringhiera ». 11 Nibby 10 fa eretto da papa Clemente VIII (5) D. GNOLI, /I Palazzo Saeehetti in Roma, « Bollet­ (C nel 1596 con architeltura di Giacomo della Porta » (p. 254). tino», V, 1911, 201. 11 CIACCONIO (Vilae cl Res geslae, IV. 267) ne . riporla la !apide con la data del 1604. Resta una porta non di ..imile da (6) Rilratto di Roma Moderna, 1638, 365. queHa di palazzo Patrizi. Palazzo del Drago « aHa ciambeHa » (7) Alex. Card. F arnesil\s Vice Can./ Episcopus O.tien­ (Baglione). Vedi a;oche TITI. 1763, p. 358. E probabi1mente tI sis/ Aedes A Paulo 111 Ponl. Dax. / Ante Pontificatum In­ palazzo Sinibaldi, in Via Tone Argentina: opera di bot­ choatas / Perfecit An. MDXXCIX. tega. Palazzo Fani. al Campidoglio ce pre$lo i quali Giaco­ (8) Magari si linisce col dirne male. come iI LETAROUIL­ mo havea le sue ca.e e v'habitava » (Baglione). Non piu L Y (Les edifices eee. Te.to. 311). es:.tente. Vedi notizie sui .uoi proprietari nell'ORBAAN (9) La data del 1585 si desurne da una lapide murata nel­ (Doe. sul Baroeco • . p. 195). Palazzo Mallei alle Quattro Fon­ I'interno dei palazzo: Oetavianul Crescentius / F rancisei Fi­ lane (Baglione). Vedi TI TI (1763. p. 300). E il palazzo dei lius / Camillo Cerino Socero Adiuvante / Avitas Aedes Ve­ Drago (ORBAAN, op. ci l., 147, 11), trasformato. Palazzo tustate Pene Labantes / In Hanc Elegantiolem Formam / A Muli « con la ringhiera sulla· piazza dei Campidoglio » (8a­ Fundar:l

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