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ANNO XXV N. 97 GENNAIO - MARZO 2020 E. 6,00 0 2 0 2 O Z R A M - O I A N N E G

PERIODICO DI CULTURA CINEMATOGRAFICA A CURA DEL SNCCI

PRIMO PIANO:

Federico MENDES Fellini ABRAMS 7 9 . N A C I T I R C

E ISSN 2035-567X 86/87 N I C Copertina 96 copia.qxp_Copertina Cinecritica 27/03/20 11:56 Pagina 1

PROVA IL GUSTO DI SAPERNE DI PIÙ.

8½ è dedicato a chi il cinema lo ama davvero. Innovativo, indipendente e sempre pronto ad andare controcorrente, lo puoi leggere in versione magazine, scorrere le sue pagine Facebook e navigare il suo blog ricco di contenuti digitali e video esclusivi.

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www.8-mezzo.it Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 3

ANNO XXV n. 97 GENNAIO - MARZO 2020 Sommario

PERIODICO DI CULTURA CINEMATOGRAFICA A CURA DEL SINDACATO EDITORIALE NAZIONALE CRITICI CINEMATOGRAFICI ITALIANI Ipotesi e interventi dopo l’emergenza Realizzato con il contributo del di Franco Montini 4 Ministero per i Beni e le Attività Culturali PRIMO PIANO:

Fuori dal pregiudizio di Piero Spila 6 Parlava con me di Paola Casella 10 La luce onirica di Roberto Chiesi 14 Crepacuore di Ilaria Feole 16 Destinazione Fellini di Gemma Lanzo 18 in copertina e Fellini, un corpo a pezzi di Francesco Lughezzani 22 in seconda, due immagini di Fellini, unico di Anton Giulio Mancino 26 Federico Un compito a casa di Raffaele Meale 30 Fellini: Il fil rouge dell’eros di Domenico Monetti 32 a Rimini, nei giardini del Fellini secondo me e viceversa di Federico Pontiggia 36 Grand Hotel, La passione critica di Giulio Sangiorgio 38 e durante la Diabolico Fellini di Alberto Alfredo Tristano 42 cerimonia di consegna dell’Oscar alla IL CINEMA DEGLI ALTRI carriera. Il subconscio di Israele: film, documentari e serie TV di Maurizio G. De Bonis 46

FORUM

Direttore Responsabile Sam Mendes. Dentro e fuori il genere Franco Montini di Davide Magnisi 60 Condirettore George Axelrod, quando la coppia scoppia Piero Spila di Orio Caldiron 70 Segreteria: J. J. Abrams, creatore di universi Patrizia Piciacchia di Roberto Baldassarre 80 Redazione: Robin Williams. La leggerezza irresistibile Via delle Alpi, 30 - 00198 ROMA di Roberto Lasagna 90 Tel. (06) 4824713 e-mail: [email protected] Periodico trimestrale: STORIE un numero Euro 6,00 numero doppio Euro 8,00 Perche si uccide un magistrato senza punto interrogativo Abbonamento a quattro numeri Euro 16,00 di Anton Giulio Mancino e Stefano Sasso 98 Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 346/96 CRITICA & CRITICI ISNN 2035-567X CineCriticaweb Bobbio. Nidi e sospiri: incubi tricolori Sito: www.sncci.it di Matteo Raimondi 112 Grafica Libri a cura di Aldo Viganò 116 Pubblimax s.r.l. 118 Via L. Ruspoli, 101 - ROMA I film della Critica Tel. 06.55.03.605 I film dei critici email: [email protected] Adriano De Grandis: Il fiore delle mille e una notte di Pier Paolo Pasolini 120 Stampa: Emanuela Martini: Mash Pubblimax srl - Roma di Robert Altman 121 Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 4

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Ipotesi e interventi

editoriale dopo l’emergenza di Franco Montini

al 9 marzo, in ottemperanza al decreto del governo, tutte le sale cine- matografiche italiane hanno sospeso l’attività. Quando potranno riprendere la programmazione, in questo momento, è impossibile Dprevederlo. La chiusura potrebbe limitarsi ad un mese, come prose- guire fino all’ arrivo dell’estate o, forse, anche oltre. Contemporaneamente tutta una serie di manifestazioni e rassegne, grandi e piccole, previste in primavera, compreso l’appuntamento internazionale più prestigioso, il festival di Cannes, sono state rimandate a data a destinarsi.Come altri settori, e più in generale la nostra vita, l’emergenza Corona Virus ha stravolto anche il cine- ma. Le conseguenze sono già pesantissime, sia sul versante culturale, che su quello economico. Tutti i festival rinviati si potranno organizzare e svolgere entro la fine dell’anno? Il danno per l’intera filiera, produzione, distribuzio- ne, esercizio, provocherà fallimenti e dolorose sparizioni? Gli interrogativi sono numerosi e, nell’attesa che l’emergenza finisca, si stanno ipotizzando possibili strategie di sopravvivenza per cercare di contenere le perdite.Partendo dalla constatazione che l’esplosione della pandemia ha bloc- cato l’approdo in sala di una ottantina di film, e il numero potrebbe anche raddoppiare nella spiacevole ipotesi che l’emergenza prosegua, singoli cinea- sti, ma anche associazioni di categoria propongono di trasferire sulla rete l’uscita dei film disponibili, prevedendo uno sbigliettamento sul web con il riconoscimento agli esercenti di un’adeguata quota dei proventi e la possibi- lità anche per i film proposti sulle piattaforme di usufruire del sostegno pre- visto dalla legge cinema. La proposta nasce da una doppia motivazione: da una parte offrire al pubblico, costretto ad una complicata e sofferta clausura, la possibilità di un momento di svago e di arricchimento culturale, tenendo acceso l’interesse per il cinema/cinema, e dall’altro evitare un sovraffollamen- to di offerta in sala, con conseguente penalizzazione delle proposte commer- cialmente meno attraenti, ovvero cinema italiano e cinema d’autore, quando si potrà tornare ad uscire e frequentare il grande schermo. Qualche concreto esperimento in questo senso è stato programmato: Universal ha annunciato che l’uscita del film Emma, adattamento del romanzo di Jane Austen, diretto da Autumn De Wilde, sarà distribuito direttamente sulla piattaforma Chili e lo stesso accadrà con l’animazione Troll World Tour; The Beach Bum di Harmony Korine con Matthew McConaughey; Seberg-Nel mirino di Benedict Andrews con Kristen Stewart e La strada che scegli di Logan Marshall-Green con Ethan Hawke. In questa situazione di emergenza e sale chiuse, la proposta di trasferire in rete il consumo di film inediti è un’ipotesi tutt’altro che irragionevole, ma non mancano le controindicazioni. Il pericolo principale è che l’abbattimento delle windows, per quanto temporaneo, Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 5

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rischia di avviare una modalità di consumo dalla quale diventerebbe difficile tornare indietro. Ma soprattutto, abituando ulteriormente il pubblico ad un consumo domestico di cinema, in prospettiva si creerebbero dei danni per- manenti alla sala cinematografica. Convince poco anche il pericolo di un prossimo sovraffollamento di titoli: come ricordato, in queste settimane non si è fermato solo l’esercizio, ma tutta la filiera, produzioni comprese. Pertanto una serie di film che si sarebbero dovuti girare in queste settimane sono stati anch’essi rimandati sine die e le relative uscite, inizialmente previste per l’au- tunno/inverno 2020-21, fatalmente dovranno slittare perché i film in questio- ne non saranno disponibili per le date precedentemente stabilite. Quindi nei mesi a venire, superata la fase di emergenza, più che un eccesso di proposte si può realisticamente ipotizzare un complessivo slittamento di tutte le uscite. Tutto ciò potrebbe essere sfruttato per arricchire in maniera consi- stente la programmazione estiva, che, ancora prima dell’avvento del Corona Virus e nonostante il buon successo ottenuto lo scorso anno con il progetto Moviement, per il 2020 si annunciava decisamente più povera rispetto al 2019. Nella speranza che l’emergenza si concluda prima dell’estate, lo sposta- mento al 2021 di due eventi sportivi di straordinario appeal, Europei di calcio ed Olimpiadi, rappresentano un ulteriore incentivo ad utilizzare i mesi più caldi per un’articolata e varia offerta di film sul grande schermo, produzione nazionale compresa.Si dice, probabilmente a ragione, che, terminato l’incubo del Corona Virus, la nostra vita non sarà più quella di prima e molte cose cambieranno. Ma la speranza è che il sistema cinema non venga travolto e, pur con i dovuti aggiustamenti, che erano necessari già prima dello scoppio della pandemia, venga preservata e garantita la sopravvivenza di una modalità di consumo - la sala buia, il grande schermo, la socialità - che resta indubbia- mente il modo migliore di consumare cinema. Perché ciò avvenga è auspica- bile, meglio assolutamente necessario, un intervento pubblico a sostegno del settore, in forme e modalità eccezionali. Al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali si chiede un grande impegno: condividendo quanto esposto in una lettera dell’AFIC indirizzata al Ministro Franceschini, il SNCCI condivide la necessità della pubblicazione nel più breve tempo possibile del bando pro- mozione 2020 e la rapida liquidazione del saldo 2019 per le manifestazioni che hanno già presentato i relativi rendiconti. Si chiede l’istituzione di un fondo speciale aggiuntivo per i festival che, a causa del Covid-19, hanno dovuto spostare le date di svolgimento con conseguente aumento di costi non preventivati e la possibilità di rendicontare nel bando 2020 anche le spese

sostenute prima dell’emergenza. In particolare per ciò che riguarda la promo- editoriale zione, i costi sono di fatto raddoppiati, poiché l’attività pubblicitaria si è evi- dentemente dovuta realizzare due volte. Il SNCCI ritiene, inoltre, che, pro- prio a causa dell’eccezionalità degli eventi di questi mesi, i bandi 2020 deb- bano prevedere la possibilità che le manifestazioni previste entro il 2020, si possano realizzare anche dopo la fine dell’anno, ovvero entro il primo trime- stre 2021.

(25 marzo 2020) Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 6

6 PRIMO PIANO/FEDERICO FELLINI

PRIMO PIANO Fuori dal pregiudizio

l centenario della nascita di Federico viso aperto contro gli spot pubblici- Fellini è stata, ed è, una grande occa- tari e quindi contro la Fininvest) e sione per tornare a parlare del suo soprattutto alla anarchica radicalità cinema ma, in certi casi, per fare i con cui ha rappresentato la società conti con dei complessi di colpa. italiana con una costellazione di Anche a livello di critica cinemato- scene memorabili e preveggenti: il grafica. E’ un fatto che Fellini, al di popolo di mostri confezionato dalla là dei suoi film, sia il regista italiano televisione del cavalier Lombardoni Idi PIERO SPILA più famoso nel mondo, parole come (Ginger e Fred), la Festa dello gnoc- “Paparazzo” e “Amarcord”, luoghi co, stordente e volgare fiera della fisici come “Via Veneto” e stupidità e del consumismo sfrenato “Cinecittà”, immagini iconiche (La voce della luna), il transatlantico come Anita Ekberg che si bagna nel- pieno di musici e poeti, granduchi e l’acqua di Fontana di Trevi, la principesse cieche che naviga verso Saraghina che muove i fianchi per i il disastro (E la nave va), la minac- collegiali di Otto e 1/2 o Magalì ciosa palla di ferro che chiude Prova Noel che invita il Principe a “gradi- d’orchestra. In realtà Fellini è stato re” nel suo letto in Amarcord, quasi sempre equivocato, nel bene e appartengono al vocabolario e nel male. all’immaginario collettivo del nostro Attaccato da destra per la visione tempo. E’ altrettanto vero però – le “amorale” che dava dell’Italia (a indagini statistiche lo dicono – che le Milano gli sputarono addosso alla nuove generazioni di spettatori, prima di La dolce vita) e dalla chiesa conoscono poco o niente dei suoi (le condanne dell’Osservatore roma- film, che sono quasi del tutto assenti no e comunque troppi pretini, suore dalle programmazioni e dalle piatta- svolazzanti, esangui cardinali), dai forme televisive, poco amati dai ciné- marxisti per l’individualismo e l’ec- philes, in genere poco studiati nelle cesso di spiritualità (La strada, Il università e nelle scuole di cinema bidone) e dalle femministe (l’assalto (scarse le tesi di laurea a loro dedica- delle attiviste americane a Cannes te). nel 1972, i numeri unici di Effe). E Parlando ai funerali, Ettore Scola per quanto riguarda la critica cine- disse che Fellini era stato «il più matografica Fellini ha vissuto a politico dei registi italiani», una pre- lungo una doppia dimensione: stu- meditata provocazione riferita diato e apprezzato soprattutto all’autore visionario per eccellenza, all’estero (Bondanella, Burke, Mc antirealistico e disimpegnato per Gowan), spesso vilipeso in Italia partito preso, ma anche una inecce- (Fofi, Servi e padroni, 1971; Bertetto, pibile verità, detta però col senno di Il più brutto del mondo, 1981). poi, pensando a certe sue prese di Personalmente ricordo i fischi a posizione pubbliche (la campagna a Venezia alla fine della proiezione del Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 7

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Federico Fellini sul set di “8 e ½” (1963) mentre prepara la scena dell’harem. Sempre tesi i suoi rapporti con alcuni movimenti femministi per una certa visione della donna data dai suoi film.

Fellini-Satyricon. In quei giorni quella di due figure parallele che veneziani, un critico intelligente e hanno avuto l’insana idea di inghiot- brillante come Enzo Ungari – non tire tutto il cinema e di restituircelo ne ricordo altri al suo livello – arrivò vomitandocelo addosso». su Cinema&Film a paragonare il Ripropongo queste righe come testi- film con la contestatissima edizione monianza (una delle tante) di un della mostra diretta da Ernesto G. clima che ha spesso circondato la Laura. «Entrambi protagonisti dello mostra di Venezia, e quasi sempre – stesso destino biologico, costruiti in da un certo punto in poi della sua fil- bolge e gironi, zone buie e luminose, mografia – il cinema di Fellini. In settori privati e padiglioni vietati, quel caso eravamo nell’immediato labirinti e suburre prossime al crollo post-68 e dunque c’era molta animo- definitivo. Entrambi compiaciuti sità contro qualsiasi cosa che venisse della propria mole smisurata, erano considerata istituzionale, e Fellini, eccessivi, vanitosi, improvvisati. La incredibilmente e per una volta, con mostra e il film hanno costituito quel megafilm in concorso, “istitu- l’impressionante ripetizione, su una zionale” poteva davvero sembrare, laguna e su uno schermo, del mede- sia per le società che lo avevano pro- simo universo asfittico e ingombran- dotto, molto in auge (PEA e Artistes te. La loro doppia natura è stata Associes), sia per l’invadente attivi- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 8

8 PRIMO PIANO/FEDERICO FELLINI

più considerevoli del film (e di quel cinema): lo sperimentalismo narrati- vo, la sontuosità iconografica, l’at- mosfera notturna e funerea da fine del mondo. Sul cinema di Fellini, e anche sul suo rapporto con le istitu- zioni, ho avuto modo di ricredermi e di scriverne. Ma a rileggere quei giu- dizi, di Enzo e miei, così apodittici e dunque imprudenti, provo tenerez- za ripensando al contesto in cui si agiva. Avevamo poco più di vent’an- ni, e dunque con gli amici sessantot- tini dell’epoca avevamo entusiasmi e pregiudizi. Una colpa che evidente- mente non riguardava solo noi ma anche gran parte della critica italiana che ha sempre guardato con un “Fellini- smo della distribuzione. Ricordo un certo sospetto quel cinema e quel- Satyricon” enorme cartellone pubblicitario del l’autore, il suo eccesso visionario, (1969). film piazzato proprio davanti all’in- l’autoreferenzialità, l’indugio baroc- Liberamente gresso del Palazzo del Cinema, quasi co, la ripetitività. In ogni caso era tratto a suffragare il nostro sospetto che sempre il pregiudizio a ostacolare la dall’opera di quell’edizione veneziana fosse stata limpidezza dello sguardo e la corret- Petronio, il allestita in funzione del kolossal fel- tezza dell’analisi. film venne liniano. Vedendo il film, poi, così presentato in Dovendo ospitare su CineCritica un anteprima alla pieno di «bolge e gironi infernali» Primo Piano dedicato a Federico Mostra del era facile immaginare una specie di Fellini l’idea è stata di andare oltre cinema di metafora su quanto accadeva all’in- quel pregiudizio, dando la parola a Venezia con terno dell’odiato Palazzo. un certo numero di colleghi critici accoglienze Esagerazioni, ovviamente. In quel- nati nel post-68 o addirittura ancora molto l’edizione della mostra tanto critica- più avanti, negli anni Ottanta e contrastanti. ta, il direttore Laura fece invece dei Novanta, insomma coinvolgere i miracoli, perché accanto al kolossal cosiddetti millennial. Persone che di Fellini, ricordo capolavori auten- hanno cominciato a fare critica tro- tici come Shonen di Oshima, vandosi di fronte un monumento Scirocco d’inverno di Jancsò e alme- lussureggiante e frastornante come il no un fuori programma eccezionale cinema di Fellini in una fase in cui con Norman Mailer venuto a pre- era già abbastanza concluso e defini- sentare un suo film bellissimo tivo, quindi senza aver vissuto i (Maidstone) che non sono più riu- “traumi” delle generazioni prece- scito a ritrovare. denti: il post Otto e ½, la destruttu- Tornando al Satyricon e a Fellini, razione del racconto lineare, la deri- ovviamente ho rivisto il film più va sempre più irresistibile verso la volte e ho pure riletto delle mie righe dimensione del fantastico e dell’oni- antiche pubblicate sullo stesso rico. La domanda era: qual è stato il numero di Cinema&Film citato per tuo giudizio al netto di ogni pregiu- Ungari. Nel testo elencavo punti- dizio, e quanto hanno influito quel gliosamente le riserve e i punti di cinema e quell’autore nel tuo gusto caduta ma trascuravo però gli aspetti cinematografico e nel tuo modo di Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 9

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concepire il lavoro critico? Le rispo- dei film che non ha più potuto fare, Un’altra ste non erano affatto scontate e non e non si tratta solo del Mastorna. Il immagine di sono mancate le sorprese, dalla sco- film che più di ogni altro rimpiange- “Fellini- perta del crepacuore (Feole) al com- va di non poter fare, a leggerlo, era Satyricon”. pito in classe su Fellini come primo davvero impossibile. Raccontato con Erotico e morboso, approccio alla critica (Meale), dal- le sue parole: «E’ una storia con una claustrofobico l’incontro col diabolico (Tristano) trentina di bambini di due tre anni, e funereo, il alle minorili ossessioni del sesso che vivono in un caseggiato alla peri- film legava (Monetti). feria della città. Mi attraggono le Eros e L’impressione finale è di avere avuto misteriose comunicazioni telepati- Thanatos in una serie di tracce “altre” attraverso che che esistono fra i bambini, gli un connubio cui poter continuare a seguire e sguardi che si scambiano negli che apriva una approfondire un cinema davvero incontri per le scale e sui pianerotto- nuova fase inesauribile, onirico e visionario alla li, quando stanno dietro una porta o creativa nel prima impressione, ma poi politico e dentro una culla, o sono tenuti per cinema di stretto sui fatti come diceva Ettore mano come mazzi d’insalata; la vita Fellini. Scola. Raccontando la sua biografia di un palazzone, vista e presupposta Fellini rappresentava il mondo, interamente da bambini, con storie ricordando il passato anticipava il di amori totali, di odi, di infelicità, futuro e il nostro presente, mi capita sempre per le scale, i ballatoi, il giar- di pensarlo ogni volta che leggo dei dinetto davanti casa. Finché questi cinghiali che vanno in giro per Roma bambini, trascinati come lepri, ven- o vedo i selfie con i gladiatori davan- gono portati all’asilo e lì, il primo ti al Colosseo. Fellini non smette di giorno, castrati». regalarci sorprese. Preparando que- sto numero ho scoperto i progetti Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 10

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PRIMO PIANO Parlava con me

ine anni Sessanta. Io bambina vedo servi a qualcosa, con la tu’ testa di La strada in televisione, in prima carciofo». serata, su consiglio dei miei genitori Metà degli anni Settanta, cineforum che lo descrivevano come un film della scuola cattolica, proiezione per importante. Mi aspettavo qualcosa le medie di Amarcord. I compagni di noioso, di polverosamente acca- di classe ridacchiano davanti a quel- demico. Invece quel film parla pro- le rappresentazioni della sessualità prio a me, con un linguaggio diretto senza filtri (nemmeno, incredibil- Fdi PAOLA CASELLA e viscerale, per immagini che arriva- mente, quello dei preti che organiz- vano dritte al cuore senza apparente- zano il cineforum): la masturbazione mente passare per il cervello. collettiva, la tabaccaia con le tette Ricordo il dialogo fra il Matto e giganti, la volpina dalla sensualità Gelsomina come un messaggio a macilenta, la Gradisca, sex symbol quella bambina che temeva di essere borghese simile alla Fenech dei fil- invisibile: «Tutto quello che c’è a metti soft porn, ma dentro un film questo mondo serve a qualcosa. Se d’autore. Chi l’aveva mai visto, il questo sassetto è inutile, allora è inu- sesso raccontato in modo così reali- tile tutto, anche le stelle. E anche tu stico e così vicino alla nostra sensibi- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 11

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Peppino De Filippo e Anita Ekberg in “Le tentazioni del dottor Antonio”, episodio di “Boccaccio 70” (1962), presentato fuori concorso al Festival di Cannes. Nella pagina accanto, Richard Basehart e Giulietta Masina in una scena di “La strada”, premio Oscar per il miglior film straniero.

lità prepubescente, con tanto di proprio vocabolario il termine lasciapassare da parte del cinema “paparazzo”, a ispirarsi al nuovo autoriale? Non c’eravamo mai senti- cinema europeo non più neorealista ti così rivelati, così messi a nudo. Poi e pauperista, attraversato da però ci siamo ritrovati a bocca aper- quell’Onda Nuova della quale ta a veder passare il Rex, anche noi Fellini non avrebbe fatto parte, solo in piedi in mezzo all’acqua. perché era prima, e oltre. Anni Ottanta, Stati Uniti. Una sala Intanto cresceva la voglia di raccon- d’essai, di quelle che programmava- tare il cinema, tutto, con le mie paro- no il cinema di qualità europeo le, facendo tesoro della lezione dei molto più spesso delle loro corri- critici togati, ma portando in dote la spettive in Europa. Sul grande scher- mia sensibilità, il mio genere, la mia mo ecco la Via Veneto de La dolce giovane età, l’attenzione alle cinema- vita, la feroce nostalgia per un’Italia tografie del mondo, la mia identità piena di speranze: quella di mio culturale italiana. padre agli inizi del boom, arrogante E tornava in mente l’8 ½ in cui e onnipotente, inebriato dalla caduta Fellini si metteva in scena in quanto dei freni inibitori. Un’Italia ancora artista, e metteva a nudo le sue paure maschile e maschilista, ancora picco- di autore, il suo blocco creativo, il loborghese, ma proiettata verso un suo rapporto conflittuale con la cri- orizzonte da conquistare, da posse- tica. Ricordavo quanto sia difficile il dere come un’amante straniera, lavoro creativo, quanto possa essere entrando in una fontana cittadina doloroso per un autore sentirsi ber- con addosso il vestito buono. C’era il sagliato da chi non sa creare, ma si mondo, a guardare quell’Italia sre- arroga il diritto di giudicare chi ci ha golata ed elegante, a incorporare nel messo la faccia, e il cuore, e il fegato. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 12

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Bruno Zanin e Magali Noël in “Amarcord” (1973). “Qualche giorno fa ho visto il tuo Amarcord per la settima volta, penso che sia uno dei film più meravigliosi che siano mai stati fatti” (Ingmar Bergman, Lettera a Fellini, 11 luglio 1979). Io che alle medie leggevo le recen- dei suoi primi spettatori e le visioni sioni cinematografiche con la stessa del Maestro a qualcuno, banalmente avida curiosità del Corriere dei e crudelmente, appaiono come deliri Ragazzi, che ai cineforum restavo senili. Ci vorrà il senno di poi e la seduta in prima fila ad ascoltare cosiddetta distanza critica per l’inevitabile dibattito post proiezio- riguardare quei film con occhi ne mentre i compagni di classe in nuovi, e capirne la modernità, la pre- ultima fila si tiravano pallottole di veggenza. carta con le penne Biro usate a cer- Primo decennio del Ventunesimo bottana, prendevo in mano la penna secolo, Mostra del cinema di per recensire questo o quel film cer- Venezia. Per la prima volta, con col- cando di tenere sempre a mente pevole e inspiegabile ritardo, vedo il quanta passione, quanto impegno e Casanova di Fellini: ho già il mio fragilità confluiscono in una creazio- patentino di critico, scrivo e parlo di ne cinematografica, senza cedere alla cinema da tempo, ma ancora una seduzione facile della stroncatura volta cado dalla sedia, e dentro il gratuita che fa sembrare tanto intel- sogno ad occhi aperti di quell’uomo ligente e spiritoso il suo autore ma incipriato che amava le donne, mortifica chi, anche se con risultati uccello (!) meccanico dentro un deludenti, ha creato qualcosa che carillon costretto a ripetere all’infini- prima non c’era. to gli stessi movimenti: e mi accorgo Fine anni Ottanta. Con E la nave va di come Stanley Kubrick, alla fine e Ginger e Fred il mio cuore cinefilo del secolo precedente (e 25 anni si spezza, perché Fellini è ancora lì, dopo Fellini) abbia rubato da qui la con la sua magia, con la sua inesauri- festa mascherata di Eyes Wide Shut, bile curiosità umana, ma sembra con gli automi impegnati a replicare abbia perso il contatto con il pubbli- a vuoto amplessi senza amore. co. Anche la critica ne prende le E ancora più avanti torno al passato distanze, certe nuove leve si permet- un’altra volta: all’episodio di tono addirittura toni derisori verso Boccaccio ’70 Le tentazioni del dot- un “grande vecchio” che, dicono, sta tor Antonio, sul quale sono chiamata diventando più vecchio che grande. a scrivere una riflessione critica. Mastroianni e la Masina hanno l’età Protagonista è un censore, e io so Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 13

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che ho fatto parte di quella li. Senza di lui ci sono emozioni e In basso, Commissione di revisione che molti intuizioni che non avrei saputo codi- “E la nave va” (1983). chiamano ancora Commissione cen- ficare. Senza di lui la parte giocosa e “Possiamo sura, ricordo le battaglie per togliere istintiva della mia natura non avreb- solo il divieto ai minori a film che conte- be trovato così ampia legittimazione. contemplare nevano scene delicate (come E la mia componente razionale, vecchie quell’Amarcord visto da preadole- applicata alla Settima arte, sarebbe immagini di scente) perché ci sono lezioni che stata meno rispettosa di ciò che è naufragi servono soprattutto quando sei magico e indescrivibile, e meno come per abbastanza duttile per recepirle fino attenta a non ferire chi condivide la tranquillizzarci, in fondo. E Anitona chiama a sé tutti sua immaginazione, a fondo perdu- dato che noi, dall’alto delle sue tette acco- to, a beneficio di tutti. Senza aver siamo glienti - una mamma enorme, una visto e amato il cinema di Fellini non sopravvissuti fin qui” mamma in bianco - da un cartellone sarei oggi in grado di riconoscere i (Italo Calvino, pubblicitario che è uno schermo suoi figli, compresi quelli bastardi, a La Repubblica, cinematografico dentro lo schermo. cogliere la lezione del suo stile nei 24/11/1983). È il pifferaio magico, il richiamo uni- film delle generazioni a seguire: gli versale a quel godimento fisico ed omaggi, le imitazioni, le affinità elet- estetico pagano che è il cinema, nella tive, le piaggerie più o meno inten- sua accezione primaria. zionali. Federico Fellini mi ha accompagna- Ma come da bambina continuo a ta per tutta la vita, parlandomi attra- pensare che Federico parli proprio a verso immagini, parole, visioni oniri- me, in un linguaggio segreto che solo che, caratterizzazioni archetipali, io e lui condividiamo. Perché questo illuminazioni folgoranti, sensazioni fa un artista: si racconta ad ognuno epidermiche, smarrimenti esistenzia- di noi, personalmente. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 14

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PRIMO PIANO La luce onirica

ella mia infanzia il nome “Fellini” to dovesse consistere anche nella era associato all’immagine di un libera scoperta di mondi sconosciuti uomo imponente che sembrava solo e poco rassicuranti come quello che apparentemente bonario e che sembrava essere racchiuso in quei dominava quell’universo inquietan- film. te, variopinto e lunare indicato dalle La mia scoperta del cinema di legende dei giornali come il set di Fellini avvenne finalmente nel 1979, un fantomatico, misterioso film eter- quando avevo tredici anni e vidi nel Ndi ROBERTO CHIESI namente in lavorazione che si sareb- piccolo schermo televisivo, in bian- be dovuto intitolare Casanova. Non co e nero, Toby Dammit e I clowns. era ancora uscito, quando vidi i Per la verità, ero stato attratto muri della mia città ricoprirsi dei soprattutto dal nome di Edgar Allan manifesti di Amarcord, che aveva Poe, che era uno dei miei idoli vinto l’Oscar e quindi veniva ridi- (mentre il circo mi lasciava del tutto stribuito. Mi dissero che non era indifferente). Nonostante la loro adatto alla mia età e lo stesso si ripe- visione fosse sminuita dalle ridotte té quando, intorno a Natale del ‘76, dimensioni della tv e dall’assenza uscì Il Casanova, all’epoca proibito dei colori, l’impatto emotivo - irra- ai minori di anni diciotto. Pensai zionale prima ancora che razionale - che uno dei piaceri dell’essere adul- che quei film ebbero su di me fu Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 15

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intenso e profondo: Toby Dammit mente, nella mia faziosità di inna- Marcello non c’entrava nulla con Poe ma non morato, ignorai e dimenticai subito Mastroianni e m’importava perché mi sembrò un quelle negative (che sulla Città delle Bernice film vertiginoso, ipnotico, dove mi donne non mancarono di certo). Stegers in “La ritrovavo e perdevo completamente. Cominciai ad acquistare febbril- città delle donne” (1980). I clowns era invece attraversato da mente i libri della Garzanti e della una malinconia, da un senso irrime- Cappelli con le sceneggiature dei Nella pagina accanto, diabile di perdita dove riconobbi suoi film, scoprendo affascinato che Donald arbitrariamente le ferite luttuose in realtà racchiudevano sempre una Sutherland in che mi si erano aperte da pochi forma narrativa con molte e sostan- “Il Casanova mesi. Insomma, fu un innamora- ziali differenze rispetto al film e così di Federico mento. mi appassionai all’illusione di inol- Fellini” (1976). Divenne definitivo, assoluto e trarmi nella sua bottega, procuran- “Vedendo il incondizionato quando, nella pri- domi ogni libro, articolo, intervista suo Casanova mavera del 1980, sfidando i divieti o ritaglio che lo riguardasse. La mia ho pianto. (grazie alla complicità di mia passione per Fellini si accompagnò, Lei è riuscito a madre), potei finalmente vedere un quindi, subito, spontaneamente, al fare una suo film in sala, piacere e alla necessità di risalire alle psicoanalisi La città delle dell’umanità” donne. Mi dimenticai di ogni realtà matrici delle visioni che avevo visto (George esterna e per almeno tre ore, anche sullo schermo, come chiavi per ten- Simenon, oltre il film, esisteva soltanto il viag- tare di accedere a quel mondo. Mi L’Express, gio allucinato e pericoloso di affascinava profondamente, infatti, 21/2/1977). Snàporaz tra fantasmi femminili da la dimensione artigianale del suo temere e desiderare, in un labirinto cinema, quel lavoro scenografico dove ritrovavo echi di sogni e minuzioso, dettagliato, preciso ma soprattutto di incubi già vissuti e di sempre basato sull’invenzione più altri forse da vivere. estrosa, e, anche se allora ovviamen- Da allora, Fellini, come Chaplin, te non me ne rendevo conto, il ruolo Bergman, Visconti, Pasolini, Welles, espressivo della luce nei suoi film, Kubrick, Buñuel, Tarkovskij e pochi che disegnava, suggeriva, dissimula- altri, per me non fu semplicemente va le forme di oggetti del décor per un regista di cinema ma il cinema in farli illusionisticamente apparire in senso assoluto. Leggevo le recensio- una tonalità dove la realtà e l’onirico ni del suo film ma ricordo soltanto sono la stessa cosa e l’uno illumina quelle positive, perché, probabil- reciprocamente l’altra. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 16

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PRIMO PIANO Crepacuore

evo a Federico Fellini la scoperta, stato il mio primo approccio con la all’età di 10 anni, della parola e del concretezza della figura del regista: senso di “crepacuore”. Ero in quin- già consumatrice di cinema, per me ta elementare quando Giulietta la settima arte era allora “fatta” Masina morì, solo sei mesi dopo esclusivamente dagli attori e dai suo marito, e i telegiornali dicevano cartoni animati, forse dagli effetti proprio così: «di crepacuore». Non speciali, ma mai mi ero interrogata avevo mai visto un film di Fellini sul ruolo effettivo né tantomeno Ddi ILARIA all’epoca e avevo recepito la notizia sulla riconoscibilità di questo fanto- FEOLE della sua morte senza restarne trop- matico regista il cui nome accompa- po impressionata, ma l’idea che la gnava i titoli come un orpello obbli- sua compagna e “musa” (così si usa gatorio. Così, in modo assai bislac- dire, in modo assai limitante) non co e trasversale, Fellini fu la scintilla avesse avuto le forze o la voglia per che mi permise di capire che i film andare avanti senza di lui colpì pro- non si fanno da soli, mettendo gli fondamente la mia immaginazione: attori su un set e gridando “azio- era la prima storia mélo della mia ne!”, e questo lo ha coperto di vita, ed era autentica. In qualche un’aura di intoccabilità ai miei modo, il racconto mediatico di que- occhi, ancor prima che iniziassi a ste due morti e di questo amore è studiare cinema e comprendessi la Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 17

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Giulietta Masina (San Giorgio di Piano, 1921 – Roma, 1994) in tre dei suoi film da protagonista. Qui accanto, “Le notti di Cabiria” (1957), premio Oscar per il miglior film Straniero e premio per la migliore interpretazione dimensione del suo peso sulla storia della produzione felliniana, sono femminile al del cinema. sempre stati il racconto di un “die- Festival di Cannes; in A causa poi del mio peculiare tro le quinte”, delle possibilità arti- basso, imprinting col cinema felliniano, a stiche di un amore. Il rapporto tra “Giulietta interessarmi maggiormente è stato Fellini e Masina è stato il primo a degli spiriti” da subito il fenomenale sodalizio farmi riflettere, una volta entrata (1965); nella artistico tra Federico e Giulietta: la nel mondo della critica, sulla dina- pagina generosità di Masina come inter- mica autore-attore: un imprinting accanto, con prete e la genialità di Fellini nello che non mi ha mai abbandonata, e Anthony scrivere e cucire i personaggi per che annovero tra i fattori che mi Quinn, “La lei, su di lei, con lei. La strada, Le hanno spinta nella direzione di strada”. notti di Cabiria, Giulietta degli spi- lavorare sull’analisi dei corpi atto- riti e Ginger e Fred, oltre a essere riali all’interno dell’industria cine- (con I vitelloni) i miei titoli favoriti matografica. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 18

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PRIMO PIANO Destinazione Fellini

ome spesso accade a chi in giovane oltre a Federico Fellini . età si avvicina al cinema, la scoper- Naturalmente avevo già sentito ta dei grandi registi avviene attra- parlare del grande genio del regista verso varie fasi, in modo casuale, e il film, nonostante mi avesse non cronologico, né tantomeno impressionato molto, non mi portò seguendo una particolare metodo- ad approfondire la sua filmografia. logia. Il primo film di Fellini che ho All’epoca si conoscevano i film gra- visto, rigorosamente sul grande zie ai cineforum e a Fuori Orario e Cdi GEMMA schermo, è stato La voce della si noleggiavano VHS in videoteca, LANZO luna. Era il 1990 un anno che si è luoghi fondamentali gestiti da veri rivelato fondamentale per la mia appassionati di cinema dove si con- passione per il cinema perché ci dividevano opinioni e suggerimen- furono altre uscite memorabili: ti. Anche la lettura di riviste specia- Quei bravi ragazzi, Edward mani lizzate faceva la sua parte. di forbice, Cuore selvaggio, Ho affittato un killer, Crocevia della Il vero incontro con Fellini è avve- morte, Il falò delle vanità, Misery nuto però solo qualche anno dopo non deve morire. Così scoprii quando ho iniziato a conoscere e a Martin Scorsese, Tim Burton, studiare la filmografia del regista in David Lynch, Aki Kaurismaki, i terra straniera, più precisamente in Fratelli Coen, Brian De Palma, un’aula di un’università inglese. Lì Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 19

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Giulietta Masina, Anthony Quinn e Aldo Silvani in “La strada”. Nella pagina accanto, Roberto Benigni in “La voce della luna” (1990). “Svegliato dal fracasso del mondo moderno, Felini si tira il lenzuolo sulla testa e riesce ad addormentarsi di nuovo” iniziai a guardare con attenzione i è stato dedicato un aggettivo per (Alberto suoi film e a conoscere il suo punto identificarlo: “fellinesque”. A tale Moravia, di vista sull’Italia da lui così assi- proposito Fellini in un’intervista a L’Espresso, duamente rappresentata. Entrai in la Repubblica del 30 marzo 1993, 25/2/1990). contatto con un tipo di cinema dopo aver ricevuto il suo quinto unico, conobbi la sua creatività illi- Oscar dichiarò: «Sono lusingato e mitata, la sua originalità e la sua divertito: mio padre voleva che ironia, la sua intelligenza e la sua facessi l’ingegnere, mia madre il poliedricità, il senso di avventura vescovo, e io sono diventato un nei suoi film, di nostalgia, di intro- aggettivo. Non so cosa voglia dire spezione, di entusiasmo, di sospen- ‘fellinesque’, immagino si riferisca sione, di dissacrazione, di parados- a qualcosa di opulento, stravagan- so. Il mio confronto con il maestro te, onirico, bizzarro, anormale, è avvenuto attraverso un approccio patologico, nevrotico, fregnaccia- allo studio del cinema di matrice ro. Si, forse fregnacciaro è la cosa anglosassone dove, nonostante non che mi sembra corrisponda di più» mancassero le letture critiche nega- (2). tive come ad esempio quelle di Pauline Kael (1), Federico Fellini Tra gli aspetti del cinema di Fellini era considerato insieme a ad aver maggiormente influito sul Rossellini, De Sica, Visconti, mio “gusto” cinematografico e sul Pasolini e Antonioni, sinonimo del mio modo di interagire con la setti- “grande cinema italiano”. Ciò che ma arte c’è proprio questa ironia mi risultò evidente fu come il suo che contraddistingue anche il suo cinema avesse trasformato il para- cinema, un’ironia però sempre digma della visione portando lo contrapposta ad un senso di nostal- spettatore, attraverso il suo stile gia. Nei suoi film tuttavia il mondo personale, a compiere un passaggio interiore non soccombe alla realtà e verso destinazioni universali. Lo alla nostalgia ma si manifesta nelle stile visivo è talmente unico che gli splendide fantasie e visioni e nel Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 20

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Sandra Milo e Giulietta Masina in “Giulietta degli spiriti”; in basso, Giulietta Masina in “Le notti di Cabiria”; nella pagina accanto, Anouk Aimée e Marcello Mastroianni in “La dolce vita” (1960), vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes. racconto di storie e personaggi che personaggi, ai luoghi da lui imma- come pochi riescono a coinvolger- ginati e ricostruiti. C’erano le città ci. Penso ad esempio alle protago- visibili come Rimini e Roma ma niste femminili: alla malinconica c’era anche il luogo che forse Gelsomina ne La strada, all’inge- amava di più, lo Studio 5 di nua Cabiria ne Le notti di Cabiria, Cinecittà, un luogo non luogo dove alla borghese Giulietta in Giulietta poteva costruire nuovi immaginari degli spiriti, alla provocante e città sempre diverse. Come scri- Sylvia ne La dolce vita, alla sensua- ve Umberto Eco in Theut, Fellini e le Gradisca in Amarcord; penso il faraone (3), per Fellini «il film è anche agli ambienti abitati dai suoi un’arte della memoria, con la quale Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 21

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si può raccontare solo e sempre i cuore di moltissimi registi. Infatti Note propri ricordi, le proprie fantasie, in un altro sondaggio, sempre a 1) Pauline Kael, le proprie ossessioni». Ed è nel cura di Sight and Sound, 8½ è al “8½: Confessions of a potere della messa in scena, dell’al- quarto posto della classifica risulta- Movie Director” in I Lost it at the Movies: lestimento, dell’utilizzo degli ele- ta dalla media della top ten dei Film Writings, 1954- menti del cinema, della capacità di registi chiamati a partecipare. 1965. M. Boyars, 1965, prendere dalla realtà e rielaborare i Londra. 2) Fellini: Hollywood propri ricordi, le proprie fantasie e Tra questi registi è il caso di citare mi hai fatto sognare, le proprie ossessioni che il cinema Martin Scorsese che ben descrive il Repubblica, 30 marzo di Fellini, come il cinema di altri potere del cinema di Fellini: 1993. 3) Umberto Eco grandi registi, mi ha condotto alla «Sapeva riconoscere le fantasie, i “Theut, Fellini e il ricerca del legame tra forma e terrori, le nostalgie infantili che ci faraone”, in Ester De senso in un film, facendomi entrare portiamo dietro come esseri umani Miro, Mario Guaraldi nel vivo della testualità filmica e e dargli forma e vita sullo schermo. (a cura di), Fellini della memoria, Guaraldi facendomi porre sempre attenzio- È stato Fellini a spingermi verso il Editore, 1983, Rimini. ne ai meccanismi che producono cinema. Ci sono pochi registi che 4) Silvia Bizio, Federico Fellini forever. Scorsese: significato, individuabili nei lin- hanno allargato il nostro modo di è stato il mio maestro, guaggi della rappresentazione cine- vedere e hanno completamente Repubblica, 30 ottobre matografica. cambiato il modo in cui sperimen- 2013. tare questa forma d’arte. Fellini è Nello storico sondaggio pubblicato uno di loro. Non basta chiamarlo da Sight and Sound, 8½ compare al regista, era un maestro» (4). decimo posto fra i 100 miglior film di tutti i tempi mai realizzati. Fellini non è solo nella top ten dei critici cinematografici, è anche nel Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 22

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PRIMO PIANO Fellini,un corpo a pezzi

idi per la prima volta La dolce vita offre l’occasione di risalire la vita e la quando avevo…». Mi piacerebbe filmografia di Fellini, quando era un « iniziare a scrivere di Federico Fellini giovane giornalista arrivato da poco con queste parole, descrivendo uno nella capitale e collaborava con la dei suoi capolavori, ma le prime rivista satirica Marc’Aurelio. Nel immagini che ricordo appartengono 1939 pubblicò una serie di racconti invece ad una réclame commissiona- brevi che parodiavano lo stile spesso ta al regista riminese da Pietro ridicolo delle pubblicità sulle radio e di VFRANCESCO Barilla nel 1985. Al susseguirsi di un i giornali dell’epoca. In uno di questi LUGHEZZANI lungo elenco di piatti francesi racconti al cliente di un ristorante un’elegante Greta Vaillant, seduta al viene rovesciato in testa un vassoio tavolo di una sala ristorante, escla- di pasta. Dapprima sconcertato, mava «Rigatoni», interrompendo la l’uomo appena scopre di essere stato sequenza di delizie d’oltralpe del coperto dai Maccheroncini Pop, maître Franco Javarone. Girato negli pretende di riceverne un altro in studi di Cinecittà e costato 350 testa. (1) milioni di Lire, lo spot Alta società La tagliente ironia del racconto venne proposto per molti anni sugli denota la sensibilità del futuro regi- schermi italiani. Le maestranze che sta per la comprensione dei mecca- avevano accompagnato Fellini nel nismi con cui funzionava la comuni- corso della sua filmografia si posso- cazione a lui contemporanea: esage- no riconoscere nella fotografia, nei razioni, eccessi e forzature che per costumi e nella scenografia, un pic- colpire lo spettatore diventavano colo campionario dell’immaginario involontariamente comiche. Molti felliniano di quegli anni, ambientato anni dopo, la scrittura pubblicitaria in un set molto simile a quello della e il mondo televisivo sarebbero stati sala ristorante di E la nave va (1983). rappresentati da Fellini in Ginger e Quello che però mi aveva colpito di Fred (1986), film in cui al più cele- più era l’allusività manifesta e sfac- bre piatto italiano è dedicato un ciata che dalle parole, dalle atmosfe- altro spot, quello della pasta re e dall’interpretazione degli attori Scolamangi, trasmesso sulle reti tele- richiamava la sfera sessuale. visive di Fulvio Lombardoni, alter Appare forse dissacrante iniziare un ego di Silvio Berlusconi. Tra le récla- discorso su Fellini partendo da uno me della pasta e l’opera di Fellini spot televisivo? È infatti ben nota la sembra esserci un rapporto privile- battaglia mediatica che coinvolse il giato e frequente. Anche nel suo cineasta e i dirigenti delle televisioni primo film da regista, Luci del varie- private negli anni Ottanta riguardo tà (1950), co-diretto insieme ad l’interruzione dei propri film per la Alberto Lattuada, una pubblicità trasmissione di spot pubblicitari. della pasta Barilla appare nell’amaro Eppure, il lavoro per la Barilla ci finale, stampata sui poggiatesta del Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 23

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Giulietta Masina e Marcello Mastroianni in “Ginger e Fred” (1986), film ambientato sul set di una rete televisiva di Fulvio Lombardoni, alias di Silvio Berlusconi. “La televisio- ne di Fellini è troppo di tutto. Si ride, ma vagone del treno su cui viaggiano i con soddisfazione l’ingresso nella questa protagonisti, interpretati da Peppino prassi linguistica italiana. Anche chi televisione De Filippo e Giulietta Masina. La non ha visto nessuno dei suoi film non è scena che sancisce l’impossibilità per conosce il suo nome, sa cos’è un disegnata da il protagonista di oltrepassare le pro- paparazzo, ha udito il celebre Daumier, e prie illusioni di mediocre attore di «Marcello, come here» pronunciato neanche da provincia proclamatosi capocomico da Anita Ekberg mentre fa il bagno Grosz, è è coronata dal marchio dell’azienda nella fontana di Trevi. Fellini è un dipinta da per cui Fellini avrebbe lavorato qua- corpo ora smembrato, sezionato e Hieronymus Bosch” rant’anni dopo. Probabilmente frut- assimilato dalla cultura visiva della (Umberto Eco, to di una scelta casuale – oppure no? contemporaneità. I frammenti della L’Espresso, – l’inserzione risulta nell’inquadra- sua opera che restano in superficie e 2/2/1986). tura un corpo estraneo alla narrazio- rappresentano la sua eredità artistica ne, accentuando il senso di artificio- più riconoscibile sono immagini e sità con cui Checco, il protagonista sequenze che rivelano quanto il suo ripreso in primo piano, tenta per processo creativo fosse alimentato l’ennesima volta di sedurre una gio- da una matrice fortemente visiva che vane avvenente. predominava su quella letteraria, Federico Fellini non è solo cinema. filosofica e psicoanalitica. Prima Non lo è mai stato. È un piatto, una ancora di scrivere una sceneggiatura pietanza di cui il nostro Paese si è – che spesso era oggetto di continui nutrito e che ha digerito nel corso di rimaneggiamenti anche durante le cinquant’anni. E ora è parte del riprese – o un personaggio, Fellini nostro patrimonio genetico, oltre disegnava. Partiva da uno schizzo, che culturale e cinematografico. La definiva i tratti di un carattere e poi sua eredità artistica si è disciolta nel costruiva il soggetto e l’intero film, nostro linguaggio comune, nel modo come nel caso de La strada (1954): in cui parliamo: termini come dolce «Ci sono idee che nascono tutte in vita, paparazzo, amarcord, vitelloni, una volta sotto forma di immagine; sono diventati nomi comuni. Lo “l’atto del leggerle” è qualcosa di stesso Fellini può essere considerato successivo. Tutto questo fu molto un lemma nel vocabolario: felliniano evidente per il personaggio di è un aggettivo di cui il regista salutò Gelsomina» (2). Sulla copertina della Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 24

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Brunella Bovo cartella che contiene gli scritti origi- (1952) prima regia in solitaria, evi- e Alberto nari per il film campeggia un dise- denzia il rapporto dei protagonisti Sordi in gno del personaggio interpretato da Wanda e Ivan, giovani sposi in viag- “Lo sceicco Giulietta Masina, truccato per gli gio di nozze, connotato dall’assoluta bianco” spettacoli di Zampanò. Fellini, necessità di aderire ad una messa in (1952). memore della lezione imparata come scena, che attraversa le loro vite. Fuggendo vignettista e disegnatore – ma Wanda è un’appassionata lettrice di dal rigido programma di soprattutto avido lettore – di fumet- fotoromanzi e fumetti, innamorata un viaggio di ti, dissemina il suo cinema di imma- dello sceicco bianco, personaggio nozze, la gini potenti ed evocative, che ben si interpretato dall’attore Fernando protagonista prestano oggi ad essere tagliate e Rivoli, interpretato a sua volta da si trova rimescolate. Sono fotografie, dipinti, Alberto Sordi. Fuggendo dal rigido coinvolta in ricordi, non solo e non più frame in programma di viaggio del marito, si prima un rullo di pellicola. La sua storia trova coinvolta in prima persona persona, s’intreccia con quella dell’avanspet- nella produzione del suo fotoroman- addirittura tacolo, della rivista e del circo per zo preferito, Incanto blu, diventan- come procedere attraverso immagini in done anche un’interprete. Il suo per- interprete, movimento, ma allo stesso tempo sonaggio è trasportato dall’obiettivo nella produzione fisse, come è ben evocato nella scena di una fotocamera in un mondo eso- del suo di Amarcord (1973) in cui il perso- tico e a lungo sognato, in riva al fotoromanzo naggio di Gradisca, al suo incontro mare, in cui è possibile diventare preferito. con il principe che darà origine al l’oggetto del desiderio dello sceicco suo soprannome, osserva degli alti e vestire i panni di un’odalisca. Ivan, ufficiali che appaiono congelati, invece, abbandonato dalla moglie, bloccati in una posa tenuta fino impiega ogni sforzo e menzogna all’inizio delle celebri note di Nino possibile con i propri parenti per Rota, con cui prendono vita. mantenere l’onore del nome di fami- Il suo cinema ha riflettuto profonda- glia, sostenendo la mascherata della mente e meglio di qualunque altro moglie ammalata ma fedele. Anche autore sul rapporto tra l’uomo e la sua è una rapida discesa nella l’immagine, la rappresentazione, la messa in scena, nella finzione neces- messa in scena. Lo sceicco bianco saria a definire la propria identità di Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 25

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uomo e marito ma, dopo un giorno sogni, ricordi, suggestioni prove- Note di patimenti, finirà tra le braccia di nienti dal proprio inconscio. 1) P. Bondanella, Il cine- una prostituta. Per entrambi, il fasci- Quando la troupe di Fellini penetra ma di Federico Fellini, no iniziale di un mondo illusorio si all’interno di un’abitazione romana, Rimini, Guaraldi, 1994, pp. 18-19. rivela drammaticamente inconcilia- scoperta durante gli scavi della 2) P. Bondanella, op. bile con la vita reale. L’incontro e la metropolitana, gli affreschi presenti cit., p. 30. riconciliazione, dopo tutte le espe- sulle pareti scompaiono al contatto rienze vissute, avvengono non a caso con l’aria. Il respiro della contempo- in un manicomio e infine – con non raneità vela per sempre la rappresen- poca ironia – davanti alla cattedrale tazione che di sé avevano lasciato gli di San Pietro. L’istituzione matrimo- antichi romani, mentre la Storia niale, come in quasi ogni opera della città eterna appare un palco- dell’autore, viene qui decostruita scenico continuo che dalle luci del attraverso l’esperienza dei protago- teatrino della Barafonda arriva alle nisti, ma il loro sguardo non cambia. passerelle di una sfilata di paramenti Al termine del loro viaggio, infatti, sacri. Governo, Chiesa, Cinema: rivelano quanto la rappresentazione come esplicita Gore Vidal, Roma è sia ancora necessaria nel definire il una città costruita di illusioni e al loro rapporto. L’immagine idealiz- regista sta il compito di raccontarle. zata dello sceicco bianco viene pro- Tutto nel film è rappresentazione: iettata da Wanda ora sul marito, dalle lezioni di storia romana sul mentre Ivan non le rivela il tradi- Rubicone, alle performance mussoli- mento, per mantenere intatto il pro- niane degli ospiti della pensione, prio onore. all’apparizione di papa Pio XII. Alle A distanza di vent’anni e tredici film immagini dell’antichità si sovrap- da Lo sceicco bianco, con Roma pongono nuove forme di spettacolo (1972) Fellini porta a compimento la in un ciclo dall’eterno ripetersi. sua riflessione sull’immagine come Strato su strato, immagine dopo simulacro e illusione propria dei immagine. protagonisti, strumento essenziale Come Guido, che in 8½ (1963) si anche nella comprensione della sto- getta su un letto di fotografie in cui ria di un popolo e di un Paese. Dopo poter annegare, perdendosi in un Dopo l’incontro con gli scritti di Jung a mare di sogni e simulacri, così l’incontro con gli scritti di metà degli anni Sessanta e l’indagine dovremmo gettarci fra i vari strati Jung e sempre più approfondita del pro- delle immagini felliniane, non arre- l’indagine prio mondo onirico – come illustra- standoci da spettatori e critici alle sempre più no i disegni che composero il monu- contingenze ideologiche proprie approfondita mentale Libro dei sogni – Fellini degli anni tumultuosi in cui le opere del proprio abbandonò progressivamente le del regista animarono le sale cinema- mondo strutture narrative tradizionali per tografiche. La straordinaria capacità onirico, Fellini scomporre il racconto in quadri di Fellini di raccontarsi e raccontarci abbandonò sempre più complessi. Roma è for- colse una necessità antropologica di progressiva- mato da una serie di sequenze, tutte rappresentazione, e in fondo di spet- mente le attraversate da una coscienza meta- tacolo, di messa in scena di se stessi, strutture narrative cinematografica, che analizzano e propria degli italiani – ma non solo: tradizionali sovrappongono diverse forme di se la vita è una sceneggiatura a volte per scomporre rappresentazione: cinema, avanspet- crudele, che scorre inesorabile, non il racconto in tacolo, pittura si fondono tra gli possiamo che risvegliarci, passando forme sempre innumerevoli strati della città capito- da spettatori ad attori. Ma ne faremo più complesse. lina. Le rovine sono attraversate da sempre parte. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 26

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PRIMO PIANO Fellini, unico

hiunque sia nato alla fine degli anni spiriti, proiettandolo fino alla sosta Sessanta ha recepito da subito uno forzata alla svolta ulteriore, implici- sguardo d’insieme di Fellini e su ta nel passato e se possibile persino Fellini sganciato da distinzioni tem- più esplicita da cui scaturiscono nel porali, periodi, transizioni e con presente di allora l’episodio Toby esse momenti di sconcerto. Nel Dammit e naturalmente quel film senso che, all’epoca di Fellini che segna un punto di non ritorno Satyricon, lo strappo è già bello che che è appunto Fellini Satyricon, di ANTONCGIULIO compiuto, definitivamente. Non c’è MANCINO con tanto di nome a caratteri cubi- in quel momento, il 1969, più un tale dell’esorbitante autore come Fellini di prima e uno di dopo con parte integrante del titolo. Non c’è cui confrontarsi, magari scegliendo, modo, non c’è verso, non c’è insinuando preferenze. Non c’è tempo, età e memoria di preferire tempo e non si è più in tempo, un film all’altro, una fase all’altra, nascendo in concomitanza con il una tradizione felliniana, che all’im- 1968, e con una stagione di straor- provviso viene travolta come da un dinari rivolgimenti politici, storici e fiume in piena, dall’innovazione culturali, per rimpiangere un Fellini senza precedenti o di cui i prece- prima maniera, rispetto a una denti stessi fanno testo di una diu- seconda o a una terza. Quello felli- turna volontà di depistante con- niano, mai di maniera, tantomeno traddizione interna, invero fisiolo- numerabile, appare come un gica e costante, in questa o quella mondo a parte unico, compatto, scena visionaria di questo o quel straniante e affascinante. film (ad esempio il carnevale de I Fellini da un certo momento in vitelloni che contraddice il presun- avanti lo si eredita così, tutto d’un to impianto – come definirlo: reali- colpo, prendere o lasciare, senza stico, neorealistico, post-neoreali- neppure il tempo – e l’età anagrafi- stico, tardo-neorealistico, sentimen- ca – di farlo sedimentare, assumerlo tale? – dell’intero svolgimento). a piccole dosi, comprenderne i Il Fellini in banco e nero coesiste di mutamenti. Come non c’è il tempo colpo con quello a colori, imponen- e non c’è l’età, non c’è la memoria te il secondo tanto quanto tagliente, di un prima e di un dopo. Quanto crudele e anti-realistico risultava il accade da Luci del varietà grosso primo, ammesso che simili catego- modo fino a La dolce vita, con La rie, “primo” e “secondo”, esistano dolce vita a fare da spartiacque e a e abbiano un senso con il senno di offrirsi come immediato oggetto poi. Chiunque sia nato, vale la pena nuovo, indecifrabile e anomalo, di ripeterlo, alla fine degli anni coesiste quindi con il blocco cosid- Sessanta, magari proprio nel 1968, i detto centrale e di contigua svolta, film di Fellini in bianco e nero li ha che accorpa 8½ e Giulietta degli visti in televisione o magari in qual- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 27

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che cineforum o cineclub, senza blicato in Italia da Gremese nel “E la nave va”. poterli collocare a monte di un per- 1979, sulla scorta della prima edi- Il cinema di corso e di un processo creativo altro zione svizzera del 1976. Si Fellini è da che avrebbe fornito contempora- intitola(va) semplicemente Federico considerarsi neamente, nell’immaginazione, i Fellini, con un numero impressio- “unico”, i film suoi frutti successivi quasi a volerli nante e sfacciato di foto enormi, in bianco e nero disporre lungo una linea orizzonta- scelte da Christian Stich, con il con- coesistono con le anziché verticale. trassegno dell’arte e l’invito a rece- quelli a colori, Nulla precede, nulla segue. pirle esclusivamente in questa imponenti i Chiunque sia nato, per l’ultima veste, pochi ed essenziali i testi, a secondi volta, alla fine degli anni Sessanta, cominciare dalla breve prefazione quanto avrà cominciato a vedere un film di di Georges Simenon dal titolo scar- taglienti, Fellini al cinema solo agli inizi o a no, Fellini (e tanto basta, sembra di crudeli e metà degli anni Ottanta, ad esem- intendere), scritta a Losanna il 22 antirealistici i pio E la nave va, anzi Federico marzo del 1976. Le foto di Franco primi. Fellini – E la nave va, comprenden- Pinna, tutte a colori, mescolandosi do cosa? L’impressione, scoprendo- nella mente alle altre in bianco e lo per la prima volta e soprattutto in nero e a colori, a seconda della foto- tempo reale, assieme a quanti cono- grafia del film, di Nicola Arresto scevano e avevano almanaccato i (Le notti di Cabiria), Domenico cosiddetti tempi pregressi di Cattarnich (Fellini Satyricon, Toby Fellini, ha trovato conferma di Dammit), Osvaldo Civirani (Lo quanto scoperto tra le pagine di un sceicco bianco), Claudio Patriarca monumentale volume quasi esclusi- (Toby Dammit), Ettore Pesce (I vamente fotografico, organizzato in vitelloni, Luci del varietà), A. ordine cronologico, cioè dai film in Piatti, così con la sola iniziale del bianco e nero a quelli a colori, pub- nome nel colophon (La strada), Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 28

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Pierluigi, idem (La dolce vita, Amarcord, Il Casanova di Federico Fellini, I vitelloni), G. B. Poletto, come sopra (Il bidone, Giulietta degli spiriti, Fellini Roma), Paul Ronald (Le tentazioni del dottor Antonio, 8½), Tazio Secchiaroli (8½, Toby Dammit, Fellini Satyricon), comprese quelle di pro- prietà della Cineteca Nazionale di Roma (Agenzia matrimoniale) compongono un quadro d’insieme da cui è impossibile da un certo momento in poi, cronologicamente e generazionalmente prescindere. E a questo quadro d’insieme è appo- sto un sigillo inequivocabile nel librone di cui si è detto e che si con- fonde nel ricordo con l’impatto fel- liniano a tutto spettro. In esergo, in basso sulla pagina bianca quasi completamente bianca: «Il solo vero realista è il visionario». Firmato: Federico Fellini . Occorreranno anni per studiarlo, scoprire che quella citazione pro- viene da un altrettanto monumen- tale volume, curato da Renzo Renzi ed edito da Cappelli a tiratura limi- tata contenente anche un disegno originale di Fellini, I clowns, poi ripubblicato dalla stesso editore in versione ridotta e di gran lunga eco- nomicamente più accessibile. Una battuta che rimbalza poi in Fare un film, che non è un’autobiografia scritta da Fellini di suo pugno ma una raccolta di scritti che compon- gono la parvenza, illusoria, di un’autobiografia. Ma che nelle sue diverse collocazioni restituiscono, come quando è stata messa, letta e riletta fuori contesto, assume il carattere di un monito e di un invi- to ad una lettura trasversale, libera, sincronica di Fellini, come un uni- verso irriducibile dove non ci sono capolavori primi e secondi, film maggiori e minori, interi e a metà, narrativi e destrutturati, anteceden- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 29

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ti e seguenti, classificabili secondo cato dalla contingenza. Averlo Terence Stamp criteri vari. Insomma, essa giunge conosciuto in seguito, troppo tardi, in “Toby prepotente come prova tangibile, è stato dunque il valore aggiunto. Dammit”, ex post, della medesima verità Fondamentale per accorgersi spon- episodio di conoscitiva, profetica, rivelatrice taneamente della necessità estrema “Tre passi nel dell’I-Ching, il sacro libro dei muta- ed intrinseca di prenderlo tutto, delirio” (1968). menti, caro a Fellini, nato “mae- così com’è (stato), abbandonandosi Nella pagina accanto, stro” proprio perché in grado di alla vertigine globale della grandez- in contemperare il basso e l’alto, ope- za soggetta ad una allarmante una delle sue rare una sintesi estrema e un con- immediatezza e chiarezza di fondo, apparizioni in guaglio tra l’alto e il basso, l’umano a buon intenditore, regolata dal “Giulietta e l’artificiale, il cinema e le arti mutamento perpetuo però soltanto degli spiriti”. tutte, l’elemento realistico e quello appar(isc)ente, come il sempiterno fantastico, la falsa autobiografia e la essere parmenideo che è, per il vera invenzione, l’indicibile sottote- principio di identità, e non può non sto politico (donde la “cifra nel tap- essere, per quello di non contraddi- peto” mai scoperta del singolare zione. A dispetto di ogni contraddi- atto “mancato”, in senso lacaniano, zione manifesta. ergo “compiuto”, che resta Il viag- gio di G. Mastorna) e la politica come modesto, insignificante e riconoscibile dato esterno mortifi- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 30

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PRIMO PIANO Un compito a casa

uando Federico Fellini nel marzo occupato ovviamente anche da del 1993 riceve il Premio Oscar alla Fellini, ma non in modo particolar- carriera «in riconoscimento dei mente forte: l’amore furibondo e suoi meriti cinematografici che assoluto per David Lynch, Alfred hanno entusiasmato e allietato il Hitchcock, Stanley Kubrick anima pubblico mondiale» io sto inizian- giorni e notti. Certo, di Fellini ho do l’ultimo trimestre della terza visto a occhi spalancati 8½ e I vitel- media; non ho modo, né mi sareb- loni, che mi ha colpito e affondato Qdi RAFFAELE be consentito, di guardare la notta- in profondità, ma non ho una MEALE ta di premiazione, ma il giorno conoscenza vasta della sua opera, e dopo ascolto tutto quello che viene del suo cinema. Il sistema mediati- riportato dai media, precisi fino al co riporta dall’altra parte dell’ocea- più piccolo dettaglio per quel che no il concetto di fantasia, minimo concerne il racconto di quanto comun denominatore di chiunque avvenuto a Los Angeles. Mentre mi si avvicini al mito felliniano. Pochi appresto a prepararmi all’esame mesi, è ottobre, e per il sottoscritto che metterà fine al triste e grigio il mondo è cambiato in modo radi- triennio delle medie la mia mente cale. Lasciate alle spalle le scuole vaga già per gran parte del tempo medie sono parte del mondo ginna- nell’universo cinematografico, siale, quel bizzarro meccanismo del liceo classico che cova per due anni le uova che dovranno schiudersi nel triennio finale. La covata – malefica? – è opera, per chi non lo sapesse o non ne avesse memoria, soprattutto della professoressa o del professore che si occupa delle materie umanistiche, e che domina la settimana scolastica con dicias- sette ore su trenta complessive, spaziando dall’italiano al latino, dal greco alla storia e alla geografia. La professoressa Rocca, che ho impressa nella memoria pur aven- do dimenticato il suo nome pro- prio, è una donna appassionata e umorale, che passa da severi liscia- bussi al limitar dell’umiliazione a dichiarazioni d’affetto così credibi- li da mettere in imbarazzo. Prova una passione assoluta per il cinema Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 31

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di Federico Fellini, e si lamenta che nata con Marcello Rubini, Giulietta Donald nessuno insegni la materia – o Boldrini, il prefetto Gonnella e Ivo Sutherland in anche solo i suoi film – a scuola. Salvini: l’immagine del mostro “Il Casanova di Il 31 ottobre del 1993, in una marino spiaggiato scava tunnel nel Federico domenica uggiosa, giunge la notizia mio cervello, così come Giulietta Fellini”. della morte del grande riminese. , che diventerà per Nella pagina degli spiriti accanto, Lo scopro mentre ascolto alla radio lungo tempo, e lo è ancora (assieme Alberto Sordi la domenica calcistica. Penso a I a Il Casanova e I vitelloni) il mio in “I vitelloni” vitelloni, e a ciò che ci dirà la pro- film preferito del regista. Il giorno (1953). fessoressa Rocca al ritorno a scuo- dopo, tornato a scuola, la professo- “Il protagonista la, nei giorni seguenti. Scopro poi ressa Rocca ci assegna un compito felliniano non è che i funerali si svolgeranno a a casa, oltre alle immancabili ver- semplicemente Roma il 3 novembre, che è anche il sioni dal latino e dal greco: un testo un giorno del mio quattordicesimo critico su Federico Fellini e sul suo personaggio, compleanno. Così decido di saltare cinema, se lo abbiamo visto. è un modo di la scuola e dedicare la giornata a Non più breve di tre mezze facciate essere, uno quel grande regista visionario che di foglio protocollo. Ne scriverò stile di vita” (André Bazin, ancora non ho mai davvero appro- tre, di fogli protocollo, cercando di Radio-Cinéma- fondito: vado ai funerali a piazza restituire in qualche modo il senso Télévision, della Repubblica, nella Basilica di di eresia, piacevole ed eccitante, ottobre 1957). Santa Maria degli Angeli e dei che mi ha restituito quella triplice Martiri, in mezzo ad altre quindici- visione. Fellini diventa un compito mila persone – così dirà la a casa, ma è anche il mio primo ten- Questura –, e provo la strana sensa- tativo critico che abbia scritto su zione di far parte di qualcosa di più richiesta esplicita di qualcuno. grande, che travalica anche i confi- Oggi che mia madre, ma anche con ni del cinema, della cultura dell’im- ogni probabilità la professoressa, magine, e della narrazione attraver- non ci sono più, ripensare a Fellini so le stesse. Tornando a casa scopro significa anche tornare con la che mia madre ha ritirato dalla mente al ginnasio, a una moltitudi- videoteca vicino a casa tre vhs con ne di volti disperati per la scompar- film di Fellini: La dolce vita, sa di un regista, e all’inizio di un Giulietta degli spiriti e La voce cammino. della luna. Passo il resto della gior- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 32

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PRIMO PIANO Il file rouge dell’eros

l mio primo approccio con il cine- ciato al sesso. Con tutte le devianze ma di Federico Fellini non è avve- e le declinazioni possibili che ne nuto nel buio di una sala cinemato- conseguivano a causa di un’“educa- grafica. Ma all’aria aperta davanti a zione” sessuale, visionaria, allucina- manifesti e locandine di un cinema- toria, cinefila. Paura e desiderio. tografo di provincia dove da ragaz- Prima fra tutti l’ormai mitica tabac- zo rimanevo incantato davanti a caia di Amarcord (1973), Maria quelle forme femminili enormi, Antonietta Beluzzi: quelle sue di DIOMENICO gigantesche, burrose, sorridenti, forme gigantesche, enormi con quel MONETTI voraci, capaci d’ingoiarti in un solo sen(s)o prorompente pronto ad boccone. E le immagini in movi- accogliermi e a difendermi da un mento felliniane avvenivano per me mondo che non mi era mai piaciu- dentro a un tubo catodico e non to. Il femminile in molto cinema fel- proiettate magicamente su grande liniano non prendeva mai parados- schermo. Dunque il sogno del salmente una forma. Non comuni- manifesto si ridimensionava, si cava. Seduceva. Non stabiliva sco- riduceva. Dal grande al piccolo. Ma modi, noiosi dibattiti realistici. Non certo non si rimpiccioliva l’eroti- era femminista. Ma non era nem- smo immaginifico del cineasta. meno veritiero. Era indifferente. E Perché io Fellini l’ho sempre asso- ci faceva sentire non uomini e nem- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 33

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Giulietta Masina e Amedeo Nazzari in “Le notti di Cabiria”. Nella pagina accanto, Maria Antonietta Beluzzi, la prorompente tabaccaia di “Amarcord”. La dimensione del femminile in molto cinema felliniano non era femminista e non era veritiera. Era indifferente. meno esseri umani. Ma semplice- tardi per una redenzione. mente cose tra le cose. Magari una L’innocenza ci guardava. Ci parla- macchina da presa. Che filmava va. Ma noi non la sentivamo. C’era questo sogno chiamato donna. di mezzo il mare. Il vento. La spiag- Feticcio di un femminile accoglien- gia (La dolce vita, 1960). Meglio te quanto il portachiavi in porcella- baloccarsi nuovamente in un eroti- na, raffigurante il viso di una donna smo onirico in tempi di boom eco- (I Love You di Marco Ferreri, nomico (Le tentazioni del dottor 1986). Delirio e allucinazione. In Antonio, 1962) prima che tempi una piacevole e onirica non comu- bui e barbari eliminassero via tutto nicazione. Come accadeva ne La (Ginger e Fred, 1986). città delle donne (1980). Perdersi. Molte di queste sequenze le ho viste Smarrirsi. Errare nel molteplice appunto in televisione quando significato semantico. E alle noiose Fellini ormai era un monumento beghe coniugali incluso il fatidico e senza se e senza ma. Insuperabile altrettanto ipocrita “dilemma” della creatore di mondi, visionario senza fedeltà con conseguente ennesimo etichette, ho spesso associato dibattito e/o scenata, Fellini con- Fellini al cinema di Jodorowsky trapponeva il sogno in tutta la sua (con un particolare riferimento a un magnificenza (Giulietta degli spiri- femminile in una variante muscolo- ti, 1965). La sensualità felliniana era sa Santa Sangre, 1989) a Ken costituita da un erotismo senza Russell, Nicholas Roeg, Dušan sesso. Dove l’eros si coniugava feli- Makavejev, ma anche Russ Meyer, cemente con Thanatos, forse l’uni- Radley Metzger, Jesùs Franco, Jean co amplesso possibile (Toby Rollin sempre avendo come fil Dammit, 1968), per liberarsi una rouge l’eros. Trovavo in questa chia- volta per tutte dalla schiavitù mec- ve del fellinismo dappertutto: dai canica seriale del coito (Il Casanova manifesti di un film come Malizia di Federico Fellini, 1976). Troppo (1973) di Salvatore Samperi ai Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:12 Pagina 34

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Terence Stamp in una foto di scena di “Toby Dammit”, dove interpreta la parte di un attore inglese alcolizzato. In basso, Donald Sutherland mentre danza con la donna meccanica in “Il Casanova di Federico Fellini”.

cosiddetti autori impari come specchio del proprio miserabile e Brunello Rondi, Alberto Cavallone infimo esistente, ma illuminato e (con particolare riferimento a Spell sublimato da sequenze felliniane e – Dolce mattatoio, 1977) e da auto- non solo. Questa mia soggettiva di ri a tutto tondo come Sergio Citti, un Fellini “maestro del sesso” – che Lina Wertmüller. Coordinate, epi- probabilmente lo vedevo solo io in fanie, visioni critiche di un critico in modo così forzato – si è andata a erba come potevo essere io negli poco a poco sgretolando. Spariti anni Ottanta e Novanta dove alla l’acne e qualche complesso di trop- visione si associava il mio essere po, anche il femminile – prima visionario a ricostruire un mappa- tanto presente nel suo cinema – si è mondo (in)volontariamente auto- rimpicciolito, fino ad assumere il biografico. Scrittura critica come volto umanissimo di una Giulietta Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 35

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Masina piuttosto che le bigger than (1966) erano sparite. Così come life di una Anita Ekberg o di una quegli strani pruriti che provavo Sandra Milo. Non solo Giulietta per certe sequenze de La dolce vita, Masina ma anche una Anouk 8 e ½ si erano sostituiti in analisi da Aimée. La realtà vinceva definitiva- freddo sociologo e storico del mente sull’immaginazione. Il fem- costume. In compenso andavo a minile diventava terreno, vissuto, riscoprire il Fellini “più teorico” e umano e non più divino. La venere più “politico” come Prova d’orche- era scesa in terra e si era trasformata stra (1979), Intervista (1987) insie- in donna. Il sogno era definitiva- me a quello più lirico e poetico (La mente morto. E di conseguenza strada, 1954, Le notti di Cabiria, anche il cinema di Fellini non mi 1957), studiando sequenza per appariva più quel mondo onirico sequenza. In un certo senso il suo

tanto particolare e la stessa Maria cinema era diventato grande insie- Pranzo in Antonietta Beluzzi era ormai ridi- me a me e dalla passione dei piaceri famiglia in mensionata. La sensazione era la proibiti si era passati a una visione “Amarcord”. medesima di quando si tornava a cinefila più equilibrata ma sicura- Premio Oscar visitare i luoghi della propria infan- mente meno trasgressiva. per il miglior zia. Tutto sembrava più piccolo e la Chissà adesso, che mi appresto a film straniero. connotazione mitica non c’era più. non essere più uno “splendido qua- Ci si crogiolava per qualche rantenne” – ma quando mai lo sono momento nel ricordo fino a che stato? – ma a diventare un mode- l’oblio a poco a poco cominciava a stissimo cinquantenne, che visione ridurre quello strano incantesimo avrò del cinema di questo Maestro chiamato infanzia. E le paure che più unico che raro? Una domanda nutrivo per un Toby Dammit al pari alla quale non ho trovato ancora di Operazione paura di Mario Bava una risposta. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 36

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PRIMO PIANO Fellini secondo me e viceversa

i Federico Fellini ricordo, e sento, l’immagine di lui regista e di qual- molte cose. Anche per lui. Ma con che fotogramma del suo corpus era, un po’ di supponenza di lui. parlo del me tardo bambino e ado- Innanzitutto, la soddisfazione di lescente, come andare al cinema. condividere il nome, Federico. Anzi, di più: era andare al cinema. Quando intervistando Ermanno Era come pensare alla Ferrari: c’era Olmi, mi disse che Fellini lo apo- tutto il cinema, meglio, era tutto il strofava “Ermannino” e lui di con- cinema, Fellini. Sebbene confessas- Ddi FEDERICO verso “Federicone”, capii che i PONTIGGIA se che «Avevo sempre sognato, da nomi dicono qualcosa, e dunque grande, di fare l’aggettivo. Ne sono quella soddisfazione, quell’ideale lusingato», e quantunque gli sareb- apparentamento venne corrobora- be successo di meglio, giacché felli- to. Lo sentivo infantilmente un po’ niano è diventato il superlativo io, superbamente – ma qui si scon- assoluto di italiano, non l’ho mai fina nella mitomania – mi sentivo inteso come attributo, che pure tal- un po’ lui. volta ho usato, anche a sproposito, Al cinema sono arrivato tardi, come in sede critica, ma sempre come frequentazione e come critica pro- sostantivo, ovvero come nome pro- fessione, prima è arrivato Fellini. prio, non espropriabile da alcuno: Ne ho fatto sineddoche, pars pro Fellini, solo lui. toto, sinonimo e quindi iperbole di Dei suoi film, come primo ricordo, cinema: pensare a Fellini, fissare ho vivida Anita e la Fontana di Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 37

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La scena della statua del Cristo trasportata in elicottero in apertura di “La dolce vita”. Nella pagina accanto, Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nell’acqua di Fontana di Trevi in una delle immagini più iconiche Trevi al pari di Giulietta e Zampanò Di recente, nel Fellini inedito di del film. con le catene, ma l’immagine, quel- Jonathan Giustini, ho trovato spon- la icastica, quella che ha tutto, quel- da in Manoel de Oliveira, intervi- la che cristallizza grandezza, fissa stato ottantaseienne dall’autore: concetto e plasma immaginario è «La strada. Il primo film che ho un’altra: è il Cristo trasportato visto di Fellini. Commovente e dall’elicottero che apre La dolce magnifico. Intuitivo, pieno di vita. A colpirmi non è la sua prima immaginazione, ricco di una grande apparizione, ma l’ombra proiettata tenerezza; un film che è però anche sulla strada tra i bambini che corro- capace di scrutare in quel qualcosa no e urlano e poi quella che si sta- di insondabile che è la coscienza». glia sul palazzo bianco. Per me, Ebbene, credo che come pochissi- Fellini è quel Cristo, la tecnica cine- mi altri, Fellini abbia saputo inqua- matografica lo fa volare sopra le drare la coscienza: non il dilemma nostre teste, fissa la sagoma sul morale, l’aut aut etico, la scommes- nostro vivere, e cinematografica- sa dirimente, ma la scatola nera, mente risiedere, sicché possiamo ordinaria, quotidiana, costante, solo entusiasmarci e rincorrere. della coscienza. La sua è diventata Ecco, senza voler scomodare la nostra, ha sovrascritto il reale, ma Godard, ancora adolescente ho insieme ha fatto affiorare le doman- sempre avuto vivida la sensazione, de di ciascuno. quasi l’imperativo, e quasi morale, Infine, sempre con de Oliveira che che Fellini si dovesse vedere dal di primavere ne sapeva qualcosa, basso verso l’alto come quel Cristo. una certezza critica, e un augurio Il suo cinema, d’altronde, è epifania esistenziale: «Mi sento di dire che magniloquente, preponderante, Fellini è molto vecchio nei suoi perfino annichilente: mai, in nessun primi film e terribilmente giovane altro regista almeno, ho ravvisato nei suoi ultimi film». In questo con- così netta, perfino crudele, l’impo- trocanto, in questo contrappunto, sizione della propria personalità in questa direzione ostinata e con- sull’immaginario collettivo, del pro- traria sta forse la sua contempora- prio idiosincratico privato sulla neità. Per dirla con Scola, Che stra- sfera pubblica, del proprio corsivo no chiamarsi Federico. sull’agenda socioculturale. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 38

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PRIMO PIANO La passione critica

a mia passione per il cinema nasce cinema Nuovo, su tre piani, a vedere e dalla passione per la critica. Sono figlio non capire Mulholland Drive. I sì alle di un edicolante, che è anche un richieste d’amore, alla cantilena sfinen- grand’uomo di cultura: dopo Topolino te proposta alla fidanzatina d’occasio- e PK (fumetto di culto del tempo, un ne, la domanda a voce suadente d’an- Paperinik cyber-punk), tra le mie lettu- dare insieme a Milano, il sabato pome- re adolescenziali, tra i classici del riggio, per vedere Sotto la sabbia di Novecento collezionati con Famiglia François Ozon, L’umanità di Bruno Ldi GIULIO Cristiana, prima, e il Corriere poi, ci Dumont (non ci fecero entrare), o La SANGIORGIO sono stati duel (la prima rivista con cui nona porta di Roman Polanski, di cui ho collaborato) e Film Tv (la rivista duel diceva meraviglie, e io non riusci- che oggi dirigo). Ma a Lecco, dove vo a capirne il perché. Oppure aspetta- sono nato e dove vivevo, per quanto re le rassegne comunali organizzate da sul finire degli anni 90 ci fossero cin- Massimo Ferrari, rassegne estive dove que sale cinematografiche attive, era il nostro, cinefilo realmente intransi- impossibile accedere ai film di cui si gente e agitatore culturale, proponeva discuteva su quelle pagine che amavo. in arene di provincia titoli non certo Non a tutti, quantomeno. A pochi. grand public, inadatti al non-pensiero a Pochissimi. Bisognava aspettare. I cui è associato il solleone, film impor- recuperi del cineforum del giovedì tanti, difficili, con un disinteresse nei sera, un migliaio di persone stipate al confronti dello sguardo normativo Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 39

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Alvaro Vitali, tra i suoi amici, in “Amarcord”. Nella pagina accanto Federico Fellini mentre prepara una scena di “Fellini – Satyricon”. “Mi sembra di sentire un’analogia profonda con quella società romana al tramonto, fatta di uomini che aspettavano qualcosa, una mutazione profonda” (Federico ossessionato dall’intrattenimento che film, come faceva coi suoi voti Paolo Fellini). solo chi ama il cinema conosce: con Mereghetti. Ma andiamo con ordine. Massimo, che ha l’età di mio padre e Se alla domanda «cos’è per me con cui oggi cerco di portare avanti Federico Fellini» rispondo con questo una politica culturale nel lecchese, ho confuso Amarcord personale, non è scoperto il cinema di Manoel De per il piacere del banale e per il confor- Oliveira, di Shoei Imamura, di Daniele to stucchevole del melenso. È’ che per Gaglianone… Ma a quel tempo era il me Fellini nasce così, da un testo di cri- leggere di cinema, il muovermi sulle tica, in primis, e non da uno qualsiasi: strade del pensiero critico tracciato da Il più brutto del mondo, di Paolo Gianni Canova o Ezio Alberione, da Bertetto. «Il cinema italiano oggi è il Emanuela Martini o da Pier Maria più brutto del mondo e dal dopoguer- Bocchi, l’aspettare l’uscita delle riviste, ra non è mai caduto tanto in basso a essere la mia passione quotidiana. come negli ultimi anni. I classici, i mai- Poi veniva il film. Dopo. Ed era un pia- tres à penser del cinema italiano sono, cere diverso. Era il giorno festivo in tra tutti i grandi vecchi, quelli invec- quelle settimane di studio, di dizionari chiati peggio. Il giovane cinema italia- sfogliati (il Farinotti l’ho regalato dopo no era già vecchio prima di essere pochissimo tempo), di VHS prese in nato». Fellini, per me, nasce sotto l’au- edicola, in allegato a L’Unità, il ra di un pregiudizio negativo. Corriere, Repubblica, di cerchiolini Aggettivo usato a destra e a manca (la sulle pagine di Film Tv per program- prima volta che lo lessi, probabilmen- mare le registrazioni (per Fuori Orario te, era a riguardo di Tim Burton), quasi si usavano vhs da tre o quattro ore e un insulto per una critica fortemente opzioni come la doppia o tripla veloci- rosselliniana, e tra i maestri crocefissi tà: paghi VHS da 180, registri film per da Bertetto nel suo meraviglioso pam- 540 minuti), i giorni dei fogli excel in phlet, al sottotitolo La filosofia del bor- cui inserire asterischi dopo i titoli dei dello. Un estratto: «L’ossessione del Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 40

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Federico Fellini fotografato nel giardino del Grand Hotel di Rimini. Nella sua città natale Fellini tornava raramente e malvolentieri. Per lui quella città aveva un “fascino sonnolento, torbido”, era soprattutto una dimensione della memoria.

teatro popolare consente a Fellini di suo cinema confluiscano senza nessun realizzare inconfondibili variazioni alla pudore le sollecitazioni più disparate, concezione narrativa diffusa nel cine- dal tardo surrealismo anni 30 visto da ma internazionale. Egli opera una Rimini, al tripudio dei sogni sbertuc- sorta di “montaggio delle attrazioni”, cianti, dall’iconografia del Travaso, a sceglie il materiale del film tenendo quella dei cartoons meno soft: spreco di presenti da un lato i propri fantasmi cartapesta, trucco pesante, grandi esi- mentali, dall’altro l’esigenza di colpire bizioni di post-modern involontario». il pubblico, di mostrargli immagini Ecco. Poi il cinema di Fellini l’ho visto. provocatorie, capaci di distaccarlo dal- Un film dietro l’altro. Come solo con l’abitudine visiva in cui è confinato. Kubrick e Sacha Guitry (passato su Sono propositi lodevoli. Peccato che la Fuori Orario), due dei miei grandi ripetizione diventi la cifra dei suoi film. amori. E ho capito che in quei lunghi Peccato che il materiale introdotto fac- elenchi rancorosi, Bertetto diceva il cia parte della paccottiglia del kitsch vero. Che quegli insulti, a saperli legge- contemporaneo, dei negozi di bric à re, erano pieni di verità. Fellini era brac, dei mercatini alla Porta Portese. grande proprio per ciò che Bertetto Peccato che nel calderone aperto del non amava. Ma che riconosceva, e Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 41

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Carla Del Poggio in “Luci del varietà” (1950), film codiretto da Fellini con Alberto Lattuada. Le traversie di una piccola e scalcagnata compagnia di avanspettacolo in giro per i palcoscenici di provincia. In valutava negativamente. La grande cri- senza che nessuno abbia la decenza di basso, Magali tica, e Bertetto lo è stato, un grande riconoscerlo. Il libro di Bertetto me lo Noël a critico, serve a riconoscere. Il giudizio porto ancora in giro, ogni tanto, nei passeggio con è un di più. Perché la ripetizione deve viaggi. Dice cose crudeli, che per me le sue amiche essere un valore negativo? Perché un sono atti d’amore: quando scrive di in “Amarcord” artista non può parlare il kitsch e il Antonioni che «realizza nel cinema il post-modern, se sono le lingue del suo sublime dell’irrealtà e dispensa saggi di tempo? Perché non può ibridare? imbecillità in dialoghi che si perdono Bertetto partiva dalla propria misura, in un bicchiere» non posso che essere si sentiva superiore al testo. Fellini non d’accordo, e riconoscere proprio in gli apparteneva. Esondava. Guardare questo la grandezza del regista. Perché il cinema di Fellini, con in mente il l’imbecillità non può essere cinema? testo di Bertetto, m’ha insegnato quel- La passione per la critica m’è rimasta. lo che la critica può e quello che non Ma quando faccio il docente, in wor- dovrebbe essere. Oggi, Fellini, soprat- kshop per aspiranti critici, non c’è mai tutto quello da Satyricon in poi, mi nessuno che la legga sul serio. sembra alla base di tantissimo cinema, Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 42

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PRIMO PIANO Diabolico Fellini

er chi consideri Federico Fellini un rosso) con Toby Dammit, avviando santo da altare maggiore della pro- così la gran danza macabra che pria passione cinematografica, esse- assembla poi misti movimenti nel re nato in gennaio in un giorno che passato personale di Fellini e del suo non sia il 20 reca i tratti della beffa. immaginifico reame (Roma), della Beffa vieppiù aggravata se il bersa- civiltà capitolina (Satyricon), del glio è mancato per un giorno appe- mito erotico moderno (Casanova). na. Il 19: il che vale per il sottoscrit- Ma restiamo sul momento inaugura- diP ALBERTO to. Non fare il compleanno con le di questo pezzo fondamentale, e ALFREDO TRISTANO Fellini (e con Lynch: ma questo forse con la gittata più promettente interessa in misura francamente nel nostro futuro, della filmografia assai minore) è una circostanza di FF. mitigata dal fare il compleanno con . Un nome che Siamo nel 1967. Estate romana. apre tutt’un mondo nel più vasto «Federico – racconta Zapponi nel mondo di Fellini. Nel suo segno si suo bellissimo Il mio Fellini – usci- apre infatti una stagione nuova va da una brutta malattia, provoca- nella filmografia felliniana. ta da un’iniezione sbagliata, ma usciva altresì da una crisi spirituale Poe è il ’68 di Fellini. Un capitolo e creativa, conseguente al clamoro- rivoluzionario che Fellini costruisce so fallimento del progetto sulle rovine del suo maggiore, leg- Mastorna». Un copione, “Il viaggio gendario fallimento, ricalibrando il di Mastorna”, che ha i tratti del proprio immaginario col metro libro proibito, accettato a malin- novello di un collaboratore che cuore dallo stesso produttore De prima non c’era, che non ha vissuto Laurentiis, che attribuisce tutte le nulla della gloria passata del maledizioni della sfortuna a questa Riminese, e che introduce nella storia partorita da Fellini con creazione felliniana fantasmi miste- Brunello Rondi (autore pochi anni riosi, porte aperte sull’Aldilà, un prima del satanico Il Demonio, corpo a corpo con la morte come dove ben prima dell’Esorcista si traccia basica del racconto. Il nome mostra l’iconico, diabolico passo è quello di Bernardino Zapponi. Lo della tarantola) e di Dino Buzzati, scrittore che consente a Fellini, già grandissimo giornalista e sofisticato neorealista visionario, già principe narratore dello spazio metafisico romanziere del boom, di approdare del mistero e della paura. sorprendentemente a inediti terri- “Mastorna” ritornerà a tappe nel- tori, quelli in prima battuta del l’agenda dei progetti di Fellini, pas- fanta-thriller (Zapponi è dopotutto sando anche per le mani dello stes- l’autore del copione del più grande so Zapponi («era molto bello e e celebre thriller italiano: Profondo molto funebre: era la storia di un Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 43

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uomo che muore in un incidente resta della partita, anche se evita Terence aereo, ma non se ne rende conto e si persino di nominare i compagni di Stamp, trova in un mondo opaco e incom- viaggio di quell’avventura intitolata protagonista prensibile, fatto di ricordi distorti, Histoires extraordinaires, Tre passi di “Toby di visioni allucinate, di tribunali... nel delirio nell’edizione italiana: Dammit”. (l’eterno senso di colpa felliniano). Roger Vadim, che firma l’episodio Il film segna Era la più kafkiana delle storie di dimenticabilissimo e infatti dimen- l’avvio della collaborazione Federico»). Una storia che Fellini ticato Metzengerstein con Jane tra Fellini e mette in piedi produttivamente, Fonda, e Louis Malle con l’interes- Bernardino facendo costruire enormi scenogra- sante William Wilson con un dop- Zapponi, uno fie a Dinocittà, ma poi ritraendosi pio Alain Delon. sceneggiatore in corsa perché psicologicamente che introdurrà non più sicuro di poterla affrontare. Fellini deve ricominciare il suo nel suo cinema Ne nasce una lite anche giudiziaria cammino e comincia a celebrare un inediti con De Laurentiis, e un periodo di personalissimo culto di Poe, proba- elementi di salute malcerta. Poi la ripresa. bilmente inventando una venera- fanta-thriller. zione per l’americano che risalireb- Un gruppo produttivo italo-france- be alla gioventù. Racconta se sta allestendo in quel momento Zapponi: «Federico si era fornito di un film a episodi sull’opera di una foto di Poe, che portava sem- Edgar Allan Poe. Si parla di grandi pre nel portafoglio; si era scoperto registi coinvolti: Kubrick, Bunuel, un grande amore per Poe, e soste- Bergman. In realtà nemmeno inter- neva spavaldamente che già a scuo- pellati. Interpellato è almeno la traduceva Poe nei compiti d’in- Visconti, che però rifiuta sin da glese». Nella notevole produzione subito. Fellini, invece, no. Fellini novellistica del bostoniano viene Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 44

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Ancora scelto un racconto considerato orrore, che in Fellini è parente Terence minore, nemmeno tradotto da stretto dello squallore. Ma c’è assai Stamp in Baudelaire che fu lo scopritore di di più di Zapponi: in pochi lo cono- “Toby Poe. «Non scommettere la testa col scono, ma Fellini s’è accorto che Dammit”. diavolo». Quasi un comandamento: quel collaboratore della rivista “Il fantastico un ordine sfidato da un brutto Marc’Aurelio (lo era stato pure il invade tutto ceffo, un giocatore, che se la vede regista in anni lontani), poi pubbli- il film, trasformando con un Mefistofele zoppo, il quale citario, ha una poetica da proporre, la putredine vince la scommessa e si porta via la tratteggiata già in un libro di rac- dei personaggi testa dell’avventato nel suo grem- conti, Gobal, che Fellini insieme a e delle biule nero. pochi ha letto entusiasmandosi al situazioni in punto da chiamare l’autore misco- una visione Ma che farne? La storia viene fuori, nosciuto accanto a sé. Strano tipo, terrificante e come sempre, nei lunghi vagabon- lo Zapponi: nelle sue storie parla di diabolica” daggi con la Mercedes del Maestro torbide malattie, del lato nascosto e (Jacques tra i Castelli romani. Ad Ariccia è indicibile dell’Italia del boom, si è Aumont, crollato il ponte e sarà una sugge- inventato una rivista, Il delatore, che Cahiers du dedica nei suoi soli nove numeri cinéma, agosto stione. Al cinema c’è il fenomeno 1968). degli spaghetti-western, e sarà monografici al sadismo, alla morte, al un’altra. Quindi l’innesto, onnipre- cattivo gusto... Per non dire del suo sente, del cattolicesimo. Fellini alla saggio Nostra Signora dello Spasimo, fine tira le somme: «Allora, un atto- centrato sull’Inquisizione e la tortu- re straniero viene a Roma per girare ra… uno spaghetti-western e per ritirare un premio: gli danno una Ferrari…». Goffredo Parise, che presenta Zapponi poi aggiunge: «Il primo Gobal come «un inquietante pasti- western cattolico». La storia è que- che figurativo» – e che senza fortu- sta. C’è Poe? Sì, la traccia: il puro na si proporrà a Fellini per la parte Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 45

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del diavolo – per certi versi con no Terence Stamp di Teorema, Alberto Sordi quelle parole definisce prima anco- uscito proprio nel ‘68. Toby in “Lo sceicco ra che nasca proprio Toby Dammit: Dammit parla di cinema e del cine- bianco”, un inquietante pastiche figurativo. ma a lui contemporaneo e perfino secondo Che mischia i generi e frulla riferi- di quello successivo ( Woody Allen C’era una “forse la menti. La bambina che gioca con volta… a Hollywood di Tarantino migliore una palla (che poi non è affatto una contrae più di un debito con TD, commedia bambina ma una donna: ed è il dia- mi pare), intercettando sapiente- dell’era del volo) presa dal Mario Bava di mente le onde che girano intorno, sonoro” (in Operazione Paura. Lo spaghetti- alte o sommerse, celebrate e no. L’arte della western in cui Fellini sembra già visione, 1993). intravvedere un concorrente di Nello stesso anno in cui Guy Fin dall’inizio fama, Sergio Leone, che sarà pro- Debord pubblica La società dello della carriera, prio con Fellini il più famoso regi- spettacolo, Fellini che già aveva Fellini è stato attratto dal sta italiano al mondo (il Riminese nello spettacolo trovato la chiave gira anche qualche sequenza di mondo dello per interpretare la società sin dallo spettacolo, cavalli e sparatorie, poi eliminata su Sceicco bianco, si dedica stavolta declinato in suggerimento di Zapponi). allo spettacolo della morte e del- tutte le La Ferrari che compete con la l’autodistruzione. In una gotica maniere Lancia Aurelia del Sorpasso (stru- profezia, con tratti mai visti prima possibili. mento di morte) assai più che con nella sua opera, che in mezz’ora di l’Alfa Duetto del Laureato (stru- cupa bellezza promana fulgide stel- mento di salvezza). Il “marziano a le morte, i cui bagliori risplendono Roma”, quest’attore inglese alcoliz- ancora nella nostra notte contem- zato (Peter O’Toole rifiuta burra- poranea. scosamente la parte perché nella vita è esattamente un attore inglese alcolizzato), che è l’alieno pasolinia- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 46

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IL CINEMA Il subconscio DEGLI ALTRI di Israele: film, documentari e serie TV

I temuti e leggendari servizi segreti israeliani sono da sempre al centro di molta letteratura e molto cinema di spionaggio. La cosa più sorprendente è che spesso a trattare con spregiudicatezza un tema così delicato sono autori israeliani, quasi a voler indagare lo stato della democrazia e il subconscio di un paese e di un popolo. Da “Fauda” a “The Spy”, da “Inside the Mossad” a “The Angel”, il racconto dal vivo di operazioni clamorose e controverse, volti, espressioni, voci di protagonisti che hanno passato gran parte della loro vita a cercare di impedire attentati e aggressioni al loro paese.

servizi segreti sono un indicatore scito, girato nel 1984 da George della salute politica di una nazione Roy Hill con l’interpretazione di e l’unica espressione vera del suo Diane Keaton, Klaus Kinski e Sami subconscio». Questa affermazione Frey. Il Mossad, comunque, ha dello scrittore britannico John le sempre rappresentato un territorio Carré contiene due profonde verità creativo molto stimolante per le e rappresenta una sorta di marchio produzioni cinematografiche inter- I di fabbrica di un autore che ha nazionali e per tutte le iniziative di MAURIZIO costruito la sua fortuna letteraria legate alle produzioni di serie tv G. DE BONIS proprio dedicandosi indefessamen- dedicate alle avventure delle mag- te al genere spionistico. giori e potenti agenzie di spionag- Tale dichiarazione apre in modo gio internazionali (CIA - Usa, KGB folgorante una mini serie tv in quat- - ex Unione Sovietica, MI6 - Gran tro episodi, Inside the Mossad Bretagna). Ecco un paio di esempi: (2017) in cui si tenta di mettere a il capolavoro del regista francese fuoco l’attività di una delle agenzie Eric Rochant Storie di spie (1994) e di intelligence più temute e “mitiz- Mossad 101 (HaMidrasha, 2015 - zate” del panorama internazionale: 2017), serie tv, prodotta da Channel il Mossad, appunto. 2 Israel (oggi Reshet 13), interpreta- Anche lo stesso le Carré si è occu- ta dalla star israeliana Yehuda Levi pato del servizio segreto israeliano e mai distribuita (non ne compren- con il fortunato romanzo intitolato diamo il motivo) da Netflix-Italia. La Tamburina (1983), poi trasfor- Appare quindi molto interessante mato in un film, non altrettanto riu- (anche alla luce dell’affermazione Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 47

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di le Carré sopra citata), cercare di (Military Intelligence Directorate), Benjamin comprendere come questo argo- cioè i servizi segreti militari che Netanyahu in mento sia stato sviscerato proprio operano a stretto contatto con i una scena di dagli autori cinematografici israelia- corpi speciali dell’IDF (Israel “Inside the ni. Si tratta, infatti, di un tentativo Defence Forces). Mossad” palese e coraggioso di valutare “la Ebbene, fino a qualche anno fa (2017), serie salute politica di una nazione” e di queste tre agenzie erano avvolte da israeliana di Duki Dror identificare “il subconscio colletti- un’atmosfera di segretezza assoluta, che cerca di vo” di un Paese che per ovvi motivi addirittura di fitto mistero, amplifi- mettere a è molto concentrato sui temi della cata dalla fama di infallibilità e fuoco l’attività sicurezza. implacabilità che contraddistingue- delle agenzie Nel nostro percorso, però, non ci va le loro azioni. di intelligence occuperemo solo del modo in cui Il Mossad, ad esempio, fu artefice operanti nel da Israele viene raccontato a livello nel 1960 del clamoroso e pirotecnico paese. filmico il Mossad. Sarebbe davvero rapimento del gerarca nazista Adolf troppo limitativa una tale imposta- Eichmann, il quale fu rintracciato zione divulgativa e critica. nella lontana Argentina, trasferito Il modello di sicurezza di Israele con uno stratagemma in Israele dove prevede un sistema di intelligence fu processato e condannato a morte. articolato e che appare così compo- Da alcuni anni, sfidando quell’au- sto: il Mossad, appunto, agenzia rea di mistero, sono invece iniziati a che si occupa di attività di spionag- comparire innumerevoli film, e poi gio all’estero, lo Shin Bet (o serie e pubblicazioni editoriali, in Shabak), agenzia che è destinata cui si chiarivano le modalità di alla sicurezza interna, al controspio- determinate operazioni compiute naggio e all’antiterrorismo (e che dai servizi segreti israeliani. Ma non opera anche nella Cisgiordania e basta. L’aspetto più interessante è nella Striscia di Gaza), l’Aman che anche gli stessi agenti (non più Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 48

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Rafael “Rafi” in servizio attivo) e addirittura gli all’Università di Be’er Sheva - Eitan, ex capi delle agenzie hanno inco- Israele) e dal giornalista inglese Ian ex dirigente minciato a parlare della loro attivi- Black intitolato Mossad - Le guerre dei servizi tà, e ciò ha rappresentato una svolta segrete di Israele (Rizzoli, 2003). segreti epocale per un Paese in cui fino a Ma ritorniamo al tema principale israeliani tra i testimoni di qualche anno fa l’esistenza stessa del nostro articolo, ovvero la rap- “Inside the del Mossad, ad esempio, non veniva presentazione narrativa delle agen- Mossad”. Nel confermata ufficialmente. zie di intelligence israeliane effet- documentario Il vero punto di svolta è avvenuto, tuate proprio da sguardi di Israele. vengono però, non con un lavoro filmico o Ripartiamo proprio da Inside the indagate una serie tv bensì con un libro che a Mossad (2017), serie di straordina- alcune delle suo tempo destò grande scalpore: rio spessore portata a termine con operazioni più By Way of Deception (St. Martin’s grande professionalità da Duki clamorose e Press, USA, 1990). L’autore, Victor Dror. Si tratta di un’operazione controverse Orstrovsky, era proprio un ex agen- divulgativa e cinematografica di compiute dal te del Mossad che nel volume in notevole trasparenza. Dror indaga Mossad. questione (pubblicato in Italia nel profondamente nei labirinti imper- 1996 dalla casa editrice EST con il scrutabili che fanno parte della sto- titolo di Attraverso l’inganno) rivelò ria del Mossad, narrando le opera- dettagli sia sull’addestramento che zioni più clamorose ma anche quel- aveva sostenuto che su alcune ope- le più controverse (e non riuscite) razioni di intelligence che l’avevano grazie, in primo luogo, alle testimo- visto coinvolto, destando con ciò nianze dirette dei protagonisti. polemiche e un grande clamore. Davanti all’obiettivo freddo e Da allora di tempo ne è passato e, implacabile della macchina da come già detto, la situazione è net- presa sfilano addirittura ex capi del tamente cambiata, e a tal proposito Mossad e alti ufficiali che, pur con segnaliamo (tra i molti titoli a qualche comprensibile autocensura disposizione) un altro volume signi- e limitazione, descrivono la loro ficativo scritto dallo storico israelia- vita votata al servizio di Israele. La no Benny Morris (docente di Storia narrazione è fluida e avvincente e si Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 49

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sviluppa come una specie di thriller lavoro dei responsabili dei servizi In basso, una documentaristico in cui l’autore segreti israeliani, costantemente in scena di interviene con discrezione e si limi- bilico tra allarmismo parossistico e “Fauda” ta a comporre un mosaico visuale e desiderio comprensibile di proteg- (2015), serie televisiva narrativo di grande equilibrio. gere il proprio popolo, tra sospetto prodotta In Inside The Mossad, Dror è riu- e percezione di un reale pericolo, dall’emittente scito a evidenziare, come avrebbe tra angoscia della fine e senso pro- israeliana sostenuto le Carré, il subconscio fondo del dovere, tra paura giustifi- “Yes” e del suo Paese e a gettare uno sguar- cata del nemico e coscienza della distribuita con do sulla sua salute politica. In diver- propria capacità di difendersi. successo sul si brani è possibile prendere Nonostante questi potenti alti e mercato coscienza della drammaticità di bassi, provocati (secondo le situa- internazionale. alcuni passaggi della storia israelia- zioni) da euforia adrenalinica e pro- Al centro del na, drammaticità scaturita proprio fonda incertezza, Inside the racconto da alcune decisioni prese dai diri- possiede uno sviluppo nar- l’attività di Mossad un’unità genti del Mossad. Un esempio che rativo sapiente e, soprattutto, non speciale che emerge nel film di Dror è la compli- presenta eccessi ideologici né pren- agisce sotto catissima condizione umana e pro- de una posizione di tipo banalmen- copertura nei fessionale che Zvi Zamir, capo del te sciovinistico. Dror, infatti, riesce Territori Mossad tra il 1968 e il 1974, si trovò a mantenere un punto di vista Occupati. a dover affrontare riguardo la distaccato e professionale in grado gestione delle informazioni di cui di delineare a livello documentari- entrò in possesso poco prima dello stico la condizione operativa e scoppio della Guerra del Kippur, umana di coloro i quali per decenni con particolare riferimento alle hanno lavorato per il Mossad. I indicazioni delicatissime relative al ritratti di queste persone fanno giorno e all’ora dell’attacco “a sor- emergere, in definitiva, una sorta di presa” che l’Egitto avrebbe dovuto inevitabile “cinismo”, quasi salvifi- scagliare, nella penisola del Sinai, co a livello mentale, che si configu- nei confronti di Israele. Queste ra come elemento necessario per sequenze evidenziano una condi- rimanere in equilibrio tra realtà e zione di tensione gigantesca, condi- finzione, tra professionalità e inter- zione che ha spesso caratterizzato il pretazione di un ruolo, tra mondo Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 50

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In basso, trasparente e universo parallelo di fornire una rappresentazione un’altra oscuro, tra senso del dovere e capa- credibile sulla delicata e controver- immagine di cità di mantenere un livello di uma- sa questione della sicurezza interna “Fauda”. La nità (non sempre, a dire il vero). di Israele. Volti, espressioni, voci, serie è scritta Duki Dror, dunque, compone dei una sfilata di individui che hanno e interpretata da Lior Raz, ritratti psicologici e interiori cine- passato la loro esistenza a impedire ex agente matograficamente equilibrati che che il nemico potesse arrecare dei servizi riescono a mettere bene in luce la danno al Paese. Ma a quale prezzo israeliani, dimensione psicologica (molto e con quali rischi? Moreh anche in con la complicata e stratificata) collettiva e questo caso è riuscito in un piccolo collaborazione sociale di Israele. “miracolo”, poiché dalle molte di Avi Lo stesso meccanismo registico e dichiarazioni a cui assiste lo spetta- Issacharoff narrativo è alla base di un altro tore emergono molte questioni irri- un giornalista documentario (questa volta un vero solte e innumerevoli dubbi. Alcuni esperto di e proprio film) intitolato The intervistati si spingono addirittura a affari elencare i gravi errori commessi, a mediorientali. Gatekeepers - I Guardiani di Israele (2012). L’autore, Dror indicare delle falle nel sistema di Moreh, a differenza di quanto fatto sicurezza di Israele. da Duki Dror, si è concentrato non Il regista si confronta con tutti i par- sul Mossad ma sullo Shin Bet, come tecipanti in modo cinematografica- detto, l’agenzia di sicurezza che si mente ineccepibile e a volte porta i occupa di controspionaggio e anti- suoi interlocutori sull’orlo del pre- terrorismo dentro i confini di cipizio, anche dal punto di vista Israele e nei Territori Occupati. morale. Il quadro che emerge è Anche in questo caso si è verificato comunque di estrema complessità e un piccolo “miracolo”: il regista lascia a chi guarda una sensazione israeliano è riuscito infatti a convin- di perturbante sconcerto determi- cere diversi ex capi e alti dirigenti nato da alcune domande che sorgo- dello Shin Bet a parlare davanti alla no spontanee dopo aver ascoltato sua macchina da presa e proprio gli ex membri dello Shin Bet. È per questo motivo è stato in grado possibile compiere qualsiasi tipo di Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 51

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Amihai Ayalon, ex politico e militare israeliano, in una scena di “The Gatekeepers – I Guardiani di Israele” (2012) di Dror Moreh. Il film si occupa dello Shin Bet, l’agenzia di controspio- azione al fine di difendere il proprio democrazia, nell’ambito del cinema naggio che Paese? Quali sono i limiti che un e della divulgazione culturale, sia opera dentro agente segreto deve porsi quando ancora un cardine dello Stato i confini del lavora per uno Stato democratico? mediorientale. paese. L’ossessione per la sicurezza non Un caso estremamente significativo Il regista finisce forse, alla fine, per generare, è rappresentato dalla serie tv pro- con le sue all’opposto, insicurezza? dotta dall’emittente israeliana Yes e domande agli The Gatekeepers - I Guardiani di distribuita a livello internazionale interlocutori Israele non è, dunque, un docu- dalla piattaforma Netflix: Fauda. fa emergere mentario che punta sulla rivelazio- Nel momento in cui scriviamo si sta molti punti ancora oscuri. ne clamorosa, sullo scoop giornali- preparando la terza stagione e come stico-spionistico, è viceversa un film è accaduto nelle prime due al cen- che gioca la carta vincente del dub- tro della narrazione ci sarà ancora bio, della perplessità, delle doman- l’unità speciale dell’esercito israelia- de senza risposta. Alla fine della no definita Mista’arvim. Si tratta di visione si rimane interdetti, si per- un reparto ristretto, e super adde- cepisce un senso di vuoto e di fru- strato per missioni molto pericolo- strazione, elementi questi ultimi se, formato da soldati perfettamen- che corrono di pari passo alle enor- te bilingue, cioè in grado di parlare mi tragedie che porta con sé il con- correttamente sia ebraico che flitto, che sembra insanabile, tra arabo palestinese. Questi agenti si Israele e il mondo arabo, in genera- infiltrano nelle cittadine dei le, e i palestinesi, in particolare. Territori Occupati e agiscono anche Da notare in conclusione come The per lunghi periodi sotto copertura Gatekeepers sia stato realizzato (in passato alcuni di loro si sono anche grazie al contributo IBA – addirittura sposati con donne pale- Israel Television Channel stinesi senza mai rivelare la loro 1, Rabinovich Foundation e Israel vera identità), con lo scopo di iden- Film Council, tre istituzioni israe- tificare e neutralizzare terroristi liane che hanno permesso di solle- pronti colpire le città israeliane. vare quel velo di silenzio che ha Uno dei reparti Mista’arvim più sempre circondato i servizi segreti noti e temuti è denominato israeliani e ciò non può che mettere Duvdevan (ovvero ciliegia), corpo a fuoco come, nonostante le grandi speciale che opera in Cisgiordania. problematiche di un Paese com- Proprio di questo gruppo ha fatto plesso come Israele, il tasso di parte l’attore, sceneggiatore e pro- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 52

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duttore Lior Raz, il quale, insieme terrorismo. In tal senso, il perso- al giornalista ed esperto di affari naggio centrale Doron Kabilio, mediorientali Avi Issacharoff, è interpretato proprio da Lior Raz, stato il creatore di Fauda. rappresenta una sorta di soggetto Dal punto vista visuale e formale si caleidoscopico e contraddittorio è scelto di fornire alle due stagioni (dunque molto umano), capace di già realizzate una sorta di coerenza azioni spietate, e spesso violente, espressiva grazie al lavoro di due ma anche di innamorarsi perduta- registi che hanno operato con una mente di una giovane dottoressa linea precisa condivisa: la prima sta- palestinese a cui si era presentato gione è stata diretta da Assaf con la sua identità di copertura ini- Bernstein, già autore di un film sul ziando con la stessa un’intensa rela- Mossad nel 2007 (The Debt) men- zione amorosa. tre la seconda è stata affidata a Doron, quindi, è un personaggio Rotem Shamir, artefice di un’altra emblematico, una specie di figura serie tv israeliana vicina al genere doppia in grado di mettere insieme spionaggio intitolata Hostages fattori all’apparenza inconciliabili: (2013 - 2016). il conflitto sistematico con il mondo Ebbene, a parte la descrizione delle palestinese e un sentimento d’amo- azioni sempre molto rischiose che re sconvolgente e profondo verso, portano avanti i membri di proprio, una palestinese (per di più Duvdevan, l’aspetto su cui hanno moglie di uno dei capi dell’ala mili- puntato Lior Raz e Avi Issacharoff è tare di Hamas nei Territori stato non di santificare l’opera anti- Occupati). Come già affermato i terroristica di questo reparto, ma di due registi Assaf Bernestein delineare la complessità umana che (Stagione I) e Rotem Shamir è al centro di questo mondo paral- (Stagione II) si sono mossi lungo lelo e, per molti versi, inquietante. un’unica direttrice creativa. Hanno Raz e Issacharoff, insieme ai registi cercato sempre un effetto di reali- Bernstein e Shamir, hanno scelto smo visuale che potesse rendere inoltre di evitare di cadere nell’er- credibile le azioni dell’unità rore di narrare delle storie solo dal Duvdevan; hanno utilizzato la mac- punto di vista israeliano. La visione china da presa in modo dinamico e palestinese della situazione è, infat- spettacolare ma sono stati in grado ti, molto ben delineata al punto che anche di attenuare il ritmo per con- è possibile affermare come ogni centrarsi visivamente su scene in episodio delle due stagioni sia stato cui prevale la dimensione riflessiva strutturato su una sorta di continuo del dialogo e dunque delle cosid- montaggio alternato, scelta che dette inquadrature corrispondenti. costringe lo spettatore a mutare Comunque, ciò che caratterizza di continuamente prospettiva sul rac- più l’intero impianto narrativo, che conto e a valutare le posizioni con- potremmo definire autobiografico, trapposte con equilibrio. è la complessa dimensione esisten- Ancor di più, la linea contenutistica ziale di Lior Raz come membro dei scelta è stata di evidenziare, con reparti Mista’arvim, in generale, e una certa determinazione, anche i Duvdevan, in particolare. Il suo conflitti interni (parecchio forti) tra volto, i suoi sguardi, il suo corpo gli agenti israeliani, senza edulcora- tonico e massiccio, le sue espressio- re eventuali forzature nei loro com- ni a volte tristi e pensierose, i suoi portamenti e nelle loro idee di anti- improvvisi eccessi di ira, la sua Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 53

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capacità di amare senza mezzi ter- quantitativo di informazioni riser- mini, la sua disperazione sincera, vate che non avrebbero dovuto mai sono come dei segni, delle tracce di cadere nelle mani degli israeliani. un’esperienza che, evidentemente, Sorprendentemente fu proprio ha lasciato nel protagonista degli Marwan, frustrato per la scarsa strascichi forti e che ancora oggi considerazione che gli riservava hanno bisogno di essere metaboliz- Nasser, a fare la scelta di diventare zati, e forse superati, attraverso una una spia del Mossad. E così fu per realtà creativa che è proprio quella moltissimi anni, anche nel caso di della narrazione cinematografica, quello che è considerato il periodo dunque della finzione sia pure di più difficile dello Stato di Israele, impianto realistico. ovvero la guerra del Kippur del Altra questione più volte al centro 1973, quando contemporaneamen- di approfondimenti cinematografici te gli eserciti di Egitto e Siria attac- è stata quella relativa ad Ashraf carono Israele nel giorno più sacro Marwan, uno degli individui più dell’ebraismo, il giorno nel quale la

controversi che siano mai stati al stragrande maggioranza della Lior Raz in centro dei “misteri” del Medio popolazione si trova nelle sinago- una scena Oriente moderno. Ma chi era ghe e ogni attività lavorativa è d’azione di Marwan? Niente meno che il gene- sospesa. Ebbene, Marwan (che non “Fauda” di cui è protagonista ro di Nasser, Presidente della ha mai dichiarato ufficialmente la e sceneggiatore. Repubblica Egiziana dal 1956 al sua collaborazione con il Mossad) è 1970, che a un certo punto diventò morto in circostanze molto dubbie, Segretario alla Presidenza della cioè cadendo da un balcone, nel Repubblica con Sadat dal 1974 al 2007. Si trovava a Londra dal 1981, 1976. anno della morte di Sadat, dove Si trattava, dunque, di un soggetto conduceva una vita riservata ma che aveva accesso a un enorme molto agiata e pare fosse al centro Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 54

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Marwan Kenzari in “L’Angelo” (The Angel, 2018) di Ariel Vromen. Il film racconta la storia di Ashraf Marwan, al centro di uno dei maggiori “misteri” che ancora persistono nella storia del Medio Oriente. Genero del presidente egiziano Nasser, di oscuri “traffici” internazionali. vizio militare in Israele, nonché Marwan divenne un Le tesi del suicidio e/o della caduta protagonista assoluto del film di collaboratore accidentale non reggono a un’anali- Meadmore. (forse si approfondita, così non rimane Ebbene, si tratta di realizzazioni fil- insincero) del altro da pensare se non a un’elimi- miche totalmente diverse, non solo Mossad. nazione mirata. Furono i servizi perché stiamo parlando di un film segreti egiziani, per vendicarsi del di finzione e di un documentario suo tradimento? Oppure, lo stesso ma anche per quel che riguarda l’at- Mossad per togliere di mezzo una mosfera generale che li contraddi- figura così ingombrante? Non c’è stingue. Il primo è un classico rac- una risposta ufficiale, ovviamente. conto di spionaggio che descrive Rimane il fatto che Ashraf Marwan Ashraf Marwan come un individuo è un soggetto estremamente interes- decisamente “leggero” e superficia- sate per il panorama cinematografi- le, preso più che altro dalle belle co che gli ha dedicato due film donne e, in fondo, non così corag- molto diversi tra loro: The Angel gioso come viene in genere dipinto. (2018), opera di finzione del regista Registicamente, The Angel non si israeliano Ariel Vromen (già autore distingue per elaborazioni creative del notevole The Iceman del 2012), e formali particolarmente incisive e, e La spia che cadde sulla terra sostanzialmente, si distende, sia (2019), documentario britannico registicamente che narrativamente, del cineasta Tod Mearmore, opera lungo l’arco della sua durata in comunque fortemente legata a maniera prevedibile e non così Israele grazie alla figura di Ahron coinvolgente come ci si potrebbe Bregman, autore del libro da cui è aspettare da un racconto di questo tratto il lavoro (pubblicato in Italia tipo. Situazione totalmente diversa da Einaudi nel 2108), grande esper- è riscontrabile invece ne La spia to di questioni storiche del Medio che cadde sulla terra. A parte l’im- Oriente, docente universitario di pianto documentaristico ciò che Storia a Londra, città dove si è tra- contraddistingue questo lavoro è la sferito una volta concluso il suo ser- tesi (mutuata dal libro) su cui è Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 55

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costruito: Ashraf Marwan, era in questo alto funzionario egiziano? Il Un’altra realtà una spia che faceva il doppio documentario non fornisce risposte immagine di gioco, ovvero fingeva di collaborare definitive e si conclude lasciando “L’Angelo”. con Israele ma in verità continuava allo spettatore una sensazione di La storia di a lavorare per il governo egiziano, straniamento, di incertezza e ancora Marwan ha attirato soprattutto operando in qualità di una volta di mistero. l’interesse di disinformatore. Questa visione con- A livello filmico il problema più numerosi troversa ha portato lo storico israe- ingombrante riguarda proprio la scrittori e liano Aharon Bregman a lavorare figura di Ahron Bergman, il quale è uomini di sul caso in questione per molti anni dipinto da Meadmore come un per- cinema per le e a entrare in contatto proprio con sonaggio alquanto ossessivo, posse- importanti il misterioso Marwan in modo duto da una vera e propria, inspie- implicazioni diretto. gabile, fissazione per Asharf geopolitiche Tod Meadmore incalza per tutto il Marwan. Bregman, come già detto, derivate dalla film Bregman, facendogli ricostrui- è il protagonista assoluto del film. sua doppia re il suo percorso di studio e la sua Viene intervistato, inquadrato, regi- attività per il governo conoscenza con Marwan e per strato, pedinato, e viene mostrato egiziano e quasi tutta la durata sembra sposare anche nell’intimità della sua casa e servizi pienamente la tesi del docente della sua famiglia. Così, alla fine, lo israeliani. israeliano riguardo al doppio gioco spettatore rimane bloccato in una di Marwan. Alla fine, comunque, il sorta di territorio indistinto che gli dubbio riemerge. Il genero di impedisce di mettere a fuoco con Nasser era veramente una spia dalla precisione la linea seguita dal regi- doppia faccia? Bregman con la sua sta, il quale tenta di comporre un indagine personale ha forse messo thriller documentaristico-spionisti- in una condizione di pericolo co ma in conclusione sembra più Marwan fino a portare alla sua eli- voler realizzare il racconto punti- minazione? Quali erano veramente glioso di un’ossessione storico-poli- i rapporti tra il Mossad (che ha più tica, contraddistinta da presunte volte confermato ufficialmente che intuizioni e spericolate supposizio- Marwan era una spia israeliana) e ni, ma anche priva di elementi certi. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 56

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Tra i brani più interessanti del film è da segnalare quello in cui, grazie a materiale di repertorio tratto dai telegiornali israeliani, emerge il feroce conflitto, anche di tipo per- sonale, tra il capo del Mossad, Zvi Zamir, e il comandante dei servizi segreti militari Eli Zeira. L’oggetto del contendere era proprio Ashraf Marwan e la sua natura di collabo- ratore (doppiogiochista, forse) dei servizi israeliani. Lo scontro tra i capi di queste due istituzioni così importanti arrivò perfino in un’aula di tribunale e generò nel Paese un enorme scalpo- re mediatico al punto che questo episodio rimane, ancora oggi a molti anni di distanza, uno dei casi più tragici e inquietanti della storia socio/politico/militare di Israele. Altra figura entrata ormai nella sto- ria è stata quella della spia israeliana che ha saputo infiltrarsi sotto copertura per diversi anni in uno dei Paesi più difficili nei riguardi del conflitto arabo-israeliano: la Siria. Stiamo parlando di Eli Cohen, super agente segreto che passò dai reparti dell’Aman (servizi segreti militari) a quelli del Mossad quando già era operativo. La storia di Cohen ha veramente dell’incre- dibile e finì molto male per la spia, la quale fu scoperta e condannata a morte in Siria (il suo corpo fu espo- sto in una piazza centrale di Damasco come macabro monito nei riguardi di altre eventuali spie israeliane). In patria Cohen è una sorta di mito e ancora oggi è ricordato come un esempio di eroismo (gli è stata dedi- cata, ad esempio, una strada centra- le a Bat Yam, una città confinante con Tel Aviv-Yafo). La mitizzazione di Eli Cohen è dovuta alla grande spregiudicatezza con la quale la spia israeliana agì in Siria dal 1962 al 1965 e al fatto che la sua capacità Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 57

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di agire sotto copertura in territorio periodo sud americano di Eli Nelle nemico gli permise di arrivare fino Cohen, dove sottocoperta iniziò a immagini ai più alti livelli della nomenclatura prendere contatto con alcuni diplo- della pagina politica siriana, al punto che se non matici siriani, alle incredibile avven- accanto, fosse stato scoperto sarebbe stato, ture in territorio nemico, fino alla dall’alto: Sacha Baron di lì a pochi giorni, addirittura sua morte. La struttura degli episo- Cohen, nominato Vice Ministro della di è basata su una continua alter- protagonista Difesa dello Stato siriano, il che nanza di sequenze che ci fanno di “The Spy” avrebbe rappresentato per Israele vedere Eli Cohen in Siria e altre (2019) di una vittoria di intelligence dalla realizzate in Israele nelle quali ven- Gideon Raff, la portata inestimabile. gono narrate le vicende della serie racconta La storia di Eli Cohen è stata deli- moglie del protagonista (rimasta la storia vera neata in una miniserie tv (visibile in sola in Patria e all’oscuro del ruolo di Eli Cohen e Italia su Netflix) intitolata The Spy svolto dal marito) e dei suoi supe- la sua attività (2019). Artefice di questa operazio- riori del Mossad. Tale (ri)costruzio- di spionaggio ne artistico-creativa è l’israeliano ne che si distende lungo tutti e sei svolta in Siria; “The Red Sea Gideon Raff. Quest’ultimo è una gli episodi appare però decisamente Diving” (2019) vecchia conoscenza del genere spy- meccanica e prevedibile e non di Gideon story. Regista, sceneggiatore e pro- lascia molto spazio all’immagina- Raff; “Il figlio duttore formatosi culturalmente zione dello spettatore, immagina- di Hamas” all’Università di Tel Aviv e cinemato- zione invece stimolata solo quando (2014) di graficamente a Los Angeles, presso si palesano nel contesto creativo Nadav l’American Film Institute, Raff è alcuni passaggi ricchi di tensione. Schirman. giunto alla notorietà in patria per Proprio gli aspetti narrativo-conte- aver creato e portato a termine nel nutistici rappresentano il punto 2009 una serie tv intitolata Hatufim debole di The Spy. Evidentemente (Prisoners of War), prodotto televi- la dimensione della mini-serie non sivo di estremo interesse che ha poi ha giovato all’evoluzione dramma- generato una delle serie tv americane turgica e ciò si avverte, nella propo- di maggior successo internazionale sta di scene molto semplicistiche, in (un’altra spy story): Homeland. special modo negli ultimi episodi, Il soggetto di Homeland (che ha quando la tragica fine di Eli Cohen generato ben sette stagioni) è, infat- si avvicina. ti, tratto integralmente proprio da Al contrario, Gideon Raff, sembra Hatufim e Raff, oltre ad occuparsi essere più a suo agio dal punto di della costruzione e dello sviluppo vista artistico dietro la macchina da della vicenda di Homeland ne è presa. Le sequenze, anche quelle anche diventato produttore esecuti- più action, sono sempre ben cali- vo. brate grazie a inquadrature super La serie The Spy vede come inter- studiate e funzionali al racconto e a prete del personaggio principale ciò si deve aggiungere il sapiente una star internazionale come il lon- uso della luce e di talune desatura- dinese (di famiglia ebraica) Sacha zioni cromatiche realizzate da Itai Baron Cohen, già creatore e inter- Neeman, eccellente direttore della prete della serie Borat, il quale si è fotografia israeliano che aveva già calato con grande intensità nel per- collaborato con Gideon Raff in sonaggio certamente molto difficile occasione della fortunata serie al centro della narrazione. Hatufim (ventiquattro episodi) e L’evoluzione del racconto porta anche nella versione americana di progressivamente lo spettatore dal Homeland (nella quale per tre epi- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 58

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Da alcuni anni, sodi è stato operatore alla macchi- 2014 dall’autore israeliano Nadav in Israele, na). Schirman. In questo lavoro, tratto sfidando la Un identico problema espressivo è da un libro autobiografico che tradizionale riscontrabile in un’altra prova pro- suscitò grandissimo scalpore, si aurea di duttiva e registica di Gideon Raff, delinea la vicenda di Musan Hasab mistero, hanno iniziato ovvero il film intitolato The Red Yusuf, cittadino palestinese (nato a ad apparire Sea Diving (2019). Pure in questo Ramallah nel 1978) che per oltre numerosi film, caso edificazione narrativa e sce- dieci anni fu una spia israeliana nei serie televisive neggiatura risultano eccessivamente Territori Occupati. e libri in cui si semplicistiche e anche poco credi- Ebbene, quest’ultimo aspetto non raccontano bili, anche se la vicenda è tratta da rappresenterebbe certamente una determinate fatti realmente accaduti. In partico- particolarità (vista l’abilità di operazioni lare, si narra della spericolata e Israele di infiltrare agenti in territo- compiute dai rischiosissima operazione del rio nemico) se non per il fatto che servizi. Mossad che riuscì ad aprire in Musan era nientemeno che il figlio Sono gli stessi Sudan (altro Paese nemico di dello Sceicco Hasan Yusuf, fonda- protagonisti, ex agenti delle Israele) un finto centro turistico per tore e capo politico di Hamas in agenzie di immersioni subacquee (frequentato Cisgiordania. La portata strategica intelligence, a da facoltosi europei in cerca di di questa spia era per Israele di fon- parlare in emozioni naturalistiche) gestito damentale importanza e aveva un prima persona interamente da agenti del Mossad valore per l’intelligence pari a quel- della loro sotto copertura. Questa incredibile lo che ebbe negli anni sessanta Eli attività. azione, portata a termine con suc- Cohen infiltrato in Siria e successi- cesso, doveva servire a organizzare vamente Ashraf Marwan in Egitto. ed effettuare la fuga di massa degli Il figlio dello Sceicco fu reclutato ebrei etiopi verso Israele, e dunque dallo Shin Bet (servizi di sicurezza nell’occasione il Sudan rappresen- interna) dopo un suo arresto e la tava, grazie al lunghissimo confine collaborazione si sviluppò a livelli condiviso con l’Etiopia, un territo- incredibili, sia pure tra molti e com- rio perfetto per l’evacuazione clan- prensibili alti e bassi, fino a quando, destina di migliaia di persone. “esaurito” il suo compito, Musan si Anche The Red Sea Diving soffre trasferì negli Stati Uniti (inizialmen- la stessa problematica di The Spy. te con qualche difficoltà, considera- Se da una lato la sceneggiatura si to come un potenziale terrorista) dipana in modo rigido, scolastico e dove si convertì al Cristianesimo e molto prevedibile, dall’altra sono dove tuttora vive. riscontrabili alcuni guizzi registici Il film di Nadav Schirman è basato, di pregio, in special modo in alcune classicamente, su un’alternanza di sequenze notturne che descrivono interviste e materiale cinematografi- la rocambolesca fuga degli ebrei co basato su ricostruzioni di finzio- etiopi raccolti sulle coste sudanesi ne. Schirman gioca soprattutto la dai potenti gommoni della Marina carta della mutazione psicologica e Militare israeliana. Da segnalare la ideologica di Musan Hasab Yusuf, direzione della fotografia dell’ame- fattore che viene ricostruito in ricano Robert Schaefer, ricca di modo efficace a livello narrativo e calde variazioni cromatiche. senza censure di nessun tipo. In In conclusione, il documentario più particolar modo, Nadav Schirman significativo sul tema delle varie illumina con attenzione la profonda intelligence israeliane è probabil- relazione umana che si stabilì tra il mente Il figlio di Hamas, girato nel figlio dello Sceicco Yusuf e l’agente Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 59

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“The Red Sea Diving”. Il film racconta la spericolata operazione compiuta dal Mossad in Sudan, dove riuscì ad aprire un finto centro turistico per immersioni subacque gestito da agenti israeliani sotto copertura.

segreto israeliano che aveva il com- legami di sangue e del sentimento pito di gestire questa risorsa strate- dell’amicizia, e soprattutto sulla fra- gica per Gerusalemme. Questo gilità di tutte quelle ideologie che si aspetto è il vero cuore narrativo del basano sull’odio nei riguardi di un documentario e viene utilizzato presunto nemico che, in verità, è come cartina di tornasole per una molto più vicino e simile a chi lo possibile lettura della complessità avverte come pericolo letale. del conflitto israelo-palestinese. A Con il suo film Schirman dimostra un certo punto, infatti, la dimensio- come due persone che avrebbero ne “funzionale” di questo rapporto dovuto/potuto combattersi fino alla si trasformò in un legame anche di morte, odiarsi e scontrarsi senza esi- tipo umano (evoluzione sistemati- tazioni, nonché unite solo da un camente vietata in ambito spionisti- rapporto viziato ambiguo (spia- co) che portò l’agente dello Shin agente referente), abbiano invece Bet ad aiutare sinceramente Musan avuto la forza di mutare interior- nei periodi più difficili della sua mente e di costruire un’architettura vita, al punto che ancora oggi i due relazionale vera e trasgressiva, in si sentono regolarmente ed hanno grado di eliminare divisioni, diffi- attivato un rapporto di carattere denze, disprezzo reciproco, confini familiare ed affettivo. geo-politici, pregiudizi e divergenze Nadav Schirman sembra rispettare ideologiche. In definitiva capaci di in questa sua operazione la sostanza trasformare un nemico odiato e del libro scritto da Musan Hasab pericoloso in un amico fraterno per Yusuf, evitando con perizia trionfa- tutta la vita. lismi e celebrazioni dell’intelligence di Israele (anzi mettendone in luce determinati errori e talune forzatu- re operative) e facendo diventare il suo film una sorta di parabola luci- da sulla relatività dei comporta- menti umani, sulla complessità dei Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 60

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FORUM Sam Mendes. Dentro e fuori il genere

Dalla miseria spirituale della borghesia di “American Beauty” all’ancestrale conflitto padre-figlio in un gangster-film anni Trenta di “Era mio padre”, dall’approdo nella saga di James Bond all’impressionante performance stilistica di “1917”, Sam Mendes ripropone i generi, gli stili, le epoche dell’American Way of Life e, insieme, esprime la meraviglia del cinema alla sua massima potenza. Un paese visto come luogo dell’anima, il sogno di un mondo nuovo in cui la ricerca della felicità diventa insieme una fede e un’ideologia che giustifica guerre ed educa al conformismo.

uardare i film di Sam Mendes è Mendes ha costruito la sua fortuna come immergersi nella storia del registica in spazi teatrali piuttosto cinema americano, a cui le sue raccolti, la Donmar Warehouse su opere sempre rimandano, assorben- tutti, cercando di attenuare l’enfasi done il sedimentarsi nell’immagina- interpretativa degli attori, in favore rio collettivo, riproponendone i di un realismo che evitasse gli generi, gli stili, le epoche, costruen- eccessi, i trucchi e certi compiaci- Gdi DAVIDE do una critica all’American Way of menti normalmente associati al pal- MAGNISI Life come si è propagandato attra- coscenico. Al cinema l’inquadratu- verso i generi cinematografici, svi- ra che usa con più efficacia è il luppando una continua ricerca stili- piano ravvicinato, quindi una scelta stica attraverso quei generi e quelle assai lontana dalla tipica visione del narrazioni. Diversamente dalla teatro. Mendes ne fa una delle sue maggior parte dei registi che hanno cifre stilistiche, affidando ai primi esordito nel cinema degli ultimi piani la fissazione dei momenti decenni, Mendes non proviene decisivi per il corso dell’azione e le dalla televisione o dalla pubblicità, sorti di un personaggio. dalla pratica del cortometraggio o La carriera di Mendes è stata di una da scuole di cinema. Il suo debutto precocità impressionante. A venti- nel 1999, con American Beauty, è due anni, nel 1987, ha debuttato al stato la conseguenza del grande Chichester Theatre e da allora è successo come regista teatrale: una stato un susseguirsi di successi. Nel palestra da cui sono nati molti gran- 1992, diventato direttore artistico di registi del passato. della Donmar, ha condotto questo Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 61

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piccolo teatro londinese da 251 erano molto vivaci nel raccontare Sam Mendes posti a una fama internazionale. Le con romantica ironia e molta argu- (Reading, sue regie di Cabaret e The Blue zia la storia d’amore tra un uomo di 1965), regista Room hanno travalicato i confini mezza età e una provocante lolita. Il e produttore diventando grandi successi anche a regista mette insieme un cast perfet- inglese, Broadway. E’ stata impressionante to in ogni ruolo, anche se sono i due ha iniziato a la rapidità con cui Mendes si è coniugi Burnham il fuoco del film. lavorare con grande appropriato del mestiere di regista Annette Bening appare come inva- successo cinematografico, girando film raffi- sata dal suo personaggio, una specie per il teatro. nati, conquistando critica e pubbli- di studio vivente sull’infelicità Nel cinema co, fino a diventare spesso campio- suburbana, un falò di vanità che ha conquistato ne d’incassi. La sua fortuna è stata brucia nel corpo nervoso di l’Oscar già immediata. American Beauty, nato Carolyn. Kevin Spacey costruisce il con il suo come una piccola produzione della ritratto indimenticabile di un uomo primo film, DreamWorks, ebbe subito un for- drogato dai suoi impulsi erotici, “American tissimo impatto sul pubblico ameri- capace di cambiare volto di fronte Beauty” cano, facendo incassi giganteschi e l’esistenza, creando una nuova (id., 1999). vincendo cinque Oscar e innumere- icona dell’americano medio. voli premi in giro per il mondo. Dopo lo strepitoso successo del American Beauty apparve come un primo film, tutti aspettavano abbagliante manifesto della miseria Mendes al varco del secondo. Lui si spirituale dell’America suburbana, prese i suoi tempi continuando a un acido memento sul vuoto lavorare in teatro. La sua visione era costruito intorno a famiglie bene- chiara: «Se uno ha successo subito, stanti nella loro mortuaria routine come con grande fortuna è accadu- quotidiana. Un incubo ritratto con to a me con il primo film, si hanno colori squillanti e una sensualità due possibilità. Una è continuare a fantasiosamente perversa. Nessun fare film nello stesso stile che diven- tema descritto era particolarmente ta una specie di marchio di fabbri- originale, ma lo stile e la narrazione ca. Oppure si va esattamente nella Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 62

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In basso, direzione opposta» (1). Era mio ni ed educato al conformismo in Kevin Spacey padre (2002) è, infatti, qualcosa di nome di un superiore stile di vita. e Mena Suvari completamente diverso. Una rico- In comune con American Beauty, in una iconica struzione del film di gangster anni Era mio padre ha il fuoco della sto- scena di Trenta talmente perfetta da appari- ria nelle relazioni tra padri e figli: “American Beauty”. re ingessata. Daniel Craig, Jude ed è così centrale questo tema che Abbagliante Law e Paul Newman si costruisco- la fisionomia del gangster film sem- manifesto no delle parti secondarie che domi- bra quasi una veste convenzionale della miseria nano sulla principale, con Tom per parlare d’altro, con ancestrali spirituale di Hanks nell’inedito ruolo di killer. riferimenti biblici alle storie di una certa Straordinario sul piano visivo, tanto Abramo e Isacco, Caino e Abele. America da sembrare un esercizio calligrafi- Era mio padre è permeato da una suburbana, il co, continua un preciso discorso visione mitica dell’America, la sua film racconta sull’America che nella filmografia tradizione di sangue, i complessi l’ossessione di Mendes s’interromperà solo con rapporti con i padri che la struttu- amorosa di un . Cresciuto con un’idea di rano sin dalla fondazione. La gran- uomo di Skyfall mezza età quel Paese assorbita attraverso la dezza dei suoi spazi, le strade senza per una letteratura, il cinema e il teatro, fine, l’immensa varietà di una provocante Mendes vede nell’America, più e nazione si riflettono nell’ambizione lolita. ancor prima che uno spazio geogra- di fondere nella narrazione il fico con una sua storia, un luogo Bildungsroman, il racconto di for- dell’anima. Un sogno, il mondo mazione, con la tragedia greca. nuovo con la sua promessa persino Mostrandoci i sensi di colpa e il costituzionale di felicità. Questa dolore dietro il fascino normalmen- felicità e la sua ricerca diventate una te esibito delle armi e la famiglia fede nazionale, protetta da Dio mafiosa, Mendes non punta a inno- lungo le sue frontiere apparente- vative riletture del periodo del proi- mente sterminate, un’ideologia bizionismo. Lavora invece per sot- potente che ha coperto massacri, trazione della spettacolarità e osse- giustificato guerre, illuso generazio- quio alla tradizione rispetto ad altri Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 63

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Tom Hanks in “Era mio padre” (Road to Perdition, 2002). Ambientato nel sontuoso grigiore del Midwest della Depressione, il film propone la ricreazione cinefila di un genere e di un’epoca che in certi momenti sfiora la maniera.

registi, che hanno rivisitato il gene- tuosamente il grigiore del Midwest re con formule più originali. della Depressione. I movimenti Questo non vuol dire che l’opera- della macchina da presa seguono zione di Mendes sia meno cerebra- questa poetica, statici quasi come le, anzi. Era mio padre svuota com- dipinti. La grazia della bellezza visi- pletamente i classici dei naturali va rifulge al fondo della composi- eccessi dell’azione e tratta il genere zione anche nella più efferata vio- come una forma del passato, qual- lenza e la sua eleganza espressiva cosa di morto e congelato, un finisce col mitigare l’orrore di quel- tempo spettrale. La concitazione la realtà. attoriale di Edward G. Robinson, Con Jarhead (2005), Mendes prose- James Cagney e Paul Muni diventa gue la sua sistematica decostruzione una specie di sogno (o incubo) lon- del sogno americano attraverso il tano, tutto si rallenta. Il dialogo si cinema e i suoi generi. Cambiando scarnifica al massimo, i personaggi ancora una volta radicalmente pro- esprimono le loro emozioni attra- spettiva rispetto alle sue opere pre- verso espressioni facciali minimali. cedenti, si cimenta in quello che è Era mio padre è la ricreazione cine- un altro fondamento della narrazio- fila di un genere e di un’epoca che ne cinematografica americana: il sconfina nella maniera. film di guerra. Questo terzo film di L’illuminazione fotografica è, per Mendes riprende dai precedenti un quasi tutto Era mio padre, il cuore tema fra gli altri: il racconto di un di tenebra del film, che inghiotte i uomo che proviene dalla cultura personaggi nell’oscurità. Li getta in americana ed è posto di fronte alle un limbo di ombre, pioggia e notte contraddizioni e le assurdità del che comunica una sensazione di sistema in cui è cresciuto e si è sem- freddo viscerale, ininterrotto, mar- pre riconosciuto. Jarhead è tante moreo, che conferisce al film cose insieme ed è proprio nel suo l’aspetto di una specie d’orazione coacervo la sua forza e la sua debo- funebre. Una fotografia di una bel- lezza. In parte storia di formazione, lezza sepolcrale che traduce son- in parte racconto ironico, in parte Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 64

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Nelle foto no, dell’horror show dell’addestra- preventiva e pacifisti, chi credeva della pagina mento militare, è un’analisi della nella lotta armata al terrorismo accanto, vita di soldati lontani da casa che internazionale dopo l’11 settembre dall’alto: perdono i propri punti di riferimen- e chi manifestava nelle piazze in Kate Winslet to. è un film completamen- Usa e in Europa contro Bush e le e Leonardo Di Jarhead Caprio in te anticonvenzionale: perché è solo destre al potere. In realtà, il torto di “Revolutionary logoramento dell’attesa di una Jarhead era di raccontare, «sempli- Road” guerra che non parte mai. Il film si cemente», la vita di un soldato (id., 2008); concentra sull’analisi dei meccani- senza una precisa coscienza politi- Daniel Craig smi della guerra contemporanea, ca. Anzi di un intero esercito e protagonista dal punto di vista di chi non riesce un’intera nazione che agivano per di “Skyfall” a mettere a fuoco quell’esperienza, inerzia di ordini superiori. A inte- (id., 2012); non vi trova alcuna verità. Nessun ressare Mendes era come poteva Jake combattente compie azioni eroiche. trasformarsi la mente di un ragazzo Gyllenhaal in Nessun combattente proprio com- sottoposto a un addestramento che “Jarhead” batte, se non la guerra che ha trasfe- mirava a creare macchine per ucci- (id., 2005), più che un film di rito dentro di sé. Jarhead, più che dere. Il regista lo fa alla sua manie- guerra, un film di guerra, è un resoconto ra, citando a piene mani i film che il resoconto diaristico, intimista, sulla ricerca di hanno costruito l’immaginario della diaristico e senso per la propria vita. E tutta guerra contemporanea, da Full intimista su questa non guerra vista con gli Metal Jacket a Platoon, da Il cac- come è occhi dei Marine diventa una meta- ciatore ad Apocalypse Now. difficile dare fora dell’inutilità: del loro perfetto L’impressione era però che si trat- un senso alla addestramento, del loro trovarsi lì, tasse solo di un esercizio stilistico. propria vita. del loro essere. La terra desolata di Revolutionary Road (2008) ricon- un Sogno che s’incarna in queste cilia Mendes con la critica e, in figure di perdenti, che credevano di parte, con il pubblico. In comune far parte di un modo di vita e una con il suo film d’esordio ha l’am- nazione-sistema che avrebbe garan- bientazione nell’America suburba- tito loro la felicità. E, invece, si na, in un viaggio a ritroso nel con- ritrovano a contemplare il deserto formismo degli anni Cinquanta. Il dei pozzi bruciati delle loro speran- regista continua il suo discorso visi- ze, smarrite in un fumo nero, senza vo e narrativo di decostruttore fine, che ricopre anche il sole, nel dell’American way of life. Il sangue cuore di una tenebra immensa. che macchia l’illusione autocelebra- Poco amato da critica e pubblico, tiva del sogno americano è, questa Jarhead sembrò l’evidente prova volta, quello di una donna sola e che Mendes avesse perso (o non annichilita, nel soggiorno della sua avesse mai avuto) l’audacia mostra- luminosa casa suburbana. Il regista ta in American Beauty. Il progetto approfondisce lo spietato quadro di raccontare la prima guerra del familiare della middle class messo in Golfo, mentre si combatteva la scena in American Beauty. E’ come seconda, sembrava un’ottima se tornasse indietro a ricercare le maniera per gettare una luce sulle radici del male nell’America degli manovre politiche di una nazione in anni Cinquanta, quella della defini- un conflitto che appariva la ripro- tiva esplosione del miracolo econo- posizione di vecchie logiche colo- mico americano. L’America in cui niali. Mendes, invece, scontentò eserciti di famiglie si trasferirono in tutti, destra e sinistra, falchi e oleografici suburbi, le cui bianche colombe, sostenitori della guerra villette, le automobili inutilmente Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 65

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massicce e luccicanti di colori con- fetto, i vialetti curati e la silenziosa tranquillità, nascondevano i turba- menti di quell’età dell’ansia cantata da Wystan Auden, una nevrosi ser- peggiante, pronta a collassare nel- l’angoscia del vuoto d’identità pro- vocata da un pervasivo conformi- smo, sotto l’ombra della minaccia nucleare. Centro della narrazione, punto di vista sul mondo, è ancora una volta la famiglia. Con crudele ironia, Mendes rimette insieme la coppia di Titanic undici anni dopo. Se in quel film Kate Winslet e Leonardo DiCaprio avevano incarnato l’aspetto sublime dell’amore, in Revolutionary Road è come se sadicamente potessimo vedere che cosa ne sarebbe stato di quell’amo- re se la coppia fosse sopravvissuta, si fossero sposati, avessero avuto dei figli e avessero coronato, come tutti, il loro sogno, andando a vive- re in una bella casa dell’America suburbana. Il mito romantico si tra- sforma nella fatica oppressiva di una scialba quotidianità. Anche Revolutionary Road finisce col mettere in scena un naufragio. L’abilità di Mendes è nel riuscire a far vibrare il senso di vertigine di una donna che si sente lontana dal paradiso in cui tutti le dicono stia vivendo. In queste scene da un matrimonio americano anni Cinquanta, il regista porta a parzia- le compimento il suo discorso sul fascino del sogno americano che ha permeato i suoi film: Revolutionary Road è un teorema, drammatica- mente cristallino, sulla fine delle illusioni. Il successivo American Life (2009) è sicuramente la produzione più eccentrica di Mendes. Girato in breve tempo con un basso budget, nasce per l’attrazione fulminea che il regista ebbe per la sceneggiatura Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 66

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“Spectre” (id., 2015). A parte le grandi e mirabolanti scene d’azione, il film si lascia andare al classicismo, recuperando un Agente 007 vecchia scuola, con i gadget messi a disposizione da Q, le superauto e un umorismo tipicamente british. di Dave Eggers e Vendela Vida. punto i protagonisti del film. Il Un’altra storia di coppie, ma questa viaggio nato per rispondere a que- volta una commedia, girata con una sto momento di crisi rivela che c’è leggerezza inedita rispetto al regi- sempre qualcuno più fallito di te: stro dei precedenti film. Mendes un’intera nazione di famiglie, sem- era affascinato dall’idea di dirigere bra mostrare American Life. una storia on the road tra i vari luo- Skyfall (2012) segna un altro clamo- ghi del grande spazio americano. Al roso cambio di passo di Mendes, centro del film una coppia alla trattandosi dell’ennesima avventura ricerca di un posto nel mondo. Un della saga cinematografica di James soggetto vicino all’opera preceden- Bond. La scelta del regista è appar- te, ma con lo stile da cinema indi- sa a tutti spiazzante, sia ai fan della pendente americano. Manca la saga di Bond sia agli estimatori di claustrofobia stilistica che sembra- Mendes. Non solo si trattava del va la cifra del regista. Un perfezio- primo premio Oscar alle redini di nismo in fuga da se stesso, che un film di 007, ma di un regista che genera un film discontinuo e in pre- sembrava provenire da una storia cario equilibrio tra l’aspetto on the culturale completamente diversa road e un’evidente impostazione rispetto al mondo dell’agente segre- teatrale, da cinema da camera. to. Produttivamente, l’idea può Se per la protagonista femminile di essere arrivata guardando ai note- Revolutionary Road la gravidanza voli risultati, anche commerciali, segnava l’aborto di ogni ambizione delle nuove saghe fumettistiche, a una vita personale e di coppia più quella di Batman in particolare, libera, quella di American Life si chiamando alla guida di questi film porta in giro il suo pancione come registi non provenienti dalla seriali- simbolo stesso di una speranza nel tà dei blockbuster hollywoodiani, futuro. Lungo il suo itinerario, ma capaci di portare la giusta dose entra in contatto con amici e paren- (opportunamente controllata) di ti, dando a Mendes la possibilità di originalità autoriale. Mendes, d’al- mettere in scena una galleria di tra parte, aveva costruito la sua grotteschi personaggi. «Siamo dei fama di regista teatrale sulla capaci- falliti?», si chiedono a un certo tà di ridare vitalità a opere usurate Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 67

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dal tempo, senza per questo rivolu- struzione e ricostruzione del mito, In basso, Sam zionarne l’interpretazione: è esatta- rimesso in scena alla luce del cam- Mendes sul set mente l’operazione messa in scena bio di sensibilità epocale sul bene e di “1917” (2019) mentre per Skyfall, dove la consueta ele- il male, alla luce della nuova geopo- ganza stilistica mendesiana bilancia litica mondiale all’indomani dell’11 prepara una scena con i due nostalgia e innovazione. Del resto, è settembre 2001. Alla fine, Bond è protagonisti questo il tema stesso del film. La come l’Angelus Novus di Walter del film, sua originalità, all’interno della saga Benjamin: nel tempo e fuori dal Dean-Charles bondiana, è proprio centrarsi sullo tempo, con lo sguardo al futuro, ma Chapman e scorrere del tempo. In Skyfall, radicato nel passato. Per questo, George Bond deve affrontare non solo il Mendes, anche a partire dal detta- MacKay. Un solito complotto contro la sua glio degli accessori, cerca di fare del movimento nazione e il mondo occidentale, ma nuovo attraverso il vecchio, trasci- implacabile il nemico più mortale: la vecchiaia. nando nel presente questo fantasma della macchina Il regista guarda alla novità portata di un’altra epoca, fotografandolo da presa dai film di Jason Bourne, la loro nei colori di un moderno eroe da imprigiona i personaggi, il essenzialità e fisicità, eliminando film d’azione, imbevuto di stoici- film e gli quegli accessori fantascientifici che smo e amor di patria, consapevole spettatori. avevano reso sempre più irrealisti- che si tratti di cercare di mantenere che le storie di Bond. Tiene sicura- in vita le vestigia di un’era svanita, mente in considerazione anche la la nostalgia delle forme di coscienza lezione del Batman nolaniano, la del vecchio Impero britannico, possibilità di ambire, con solennità attraverso le nuove ansie generazio- e gigantismo, alla forma epica con nali d’imprevedibili attacchi terro- una storia di grande successo com- ristici. merciale. Mendes riprende le radici Dopo Skyfall, le aspettative per un dell’operazione di Nolan: la deco- nuovo film di Bond, ancora targato Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 68

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Nelle foto, Mendes, erano molto alte. Né man- rimanda letterariamente anche il George cava una certo scetticismo sul fatto nome della protagonista femminile, MacKay in due che il regista avesse ripreso in mano Madeleine Swann. È come se quella momenti di un’altra avventura di tale multimi- sequenza iniziale raccontasse l’es- “1917”. lionario carrozzone. L’idea di senza del film: i morti sono vivi, L’audacia stilistica del Mendes era riprendere in pieno come Bond e la sua icona. film finisce col l’eredità classica anni Sessanta del Il lungo piano sequenza che apriva concentrare personaggio 007, continuando la Spectre si estende mirabilmente per su di sé sua indagine sulle origini dell’uomo l’intero 1917 (2020), come se il film l’attenzione e Bond, scavando nel suo passato fosse un’estensione, nella Storia, di sembra come fosse un eroe del teatro tragi- quella parata mortuaria. Mendes spettacolizzare co. torna al cinema di guerra dopo e divorare Se Skyfall era stato il Bond della Jarhead, un film dominato dalla ogni cosa, decostruzione del mito e della sua stasi. L’attesa del combattimento come gli rinascita, Spectre (2015) è lo 007 nelle trincee fu condizione primaria uomini in della tradizione. Dopo una magnifi- della prima guerra mondiale, ma il guerra. ca sequenza iniziale tutta in piano regista decide di raccontarla, inve- sequenza, il personaggio ritrova la ce, in maniera totalmente e immer- propria maschera, combattendo la sivamente dinamica, con un inter- sua obsolescenza sempre impecca- minabile e vampiresco piano bilmente abbigliato Tom Ford, sequenza quasi senza stacchi, in come fosse il suo costume da supe- un’esasperata attenzione ai dettagli reroe. In Spectre, Mendes si lascia tecnici e visivi. Un movimento con- andare al classicismo, a uno 007 tinuo e implacabile della macchina vecchia scuola con i gadget di Q, le da presa che imprigiona i personag- superauto, l’umorismo tipicamente gi, il film e gli spettatori in maniera british anche sull’orlo della cata- claustrofobica dentro l’inquadratu- strofe, un cattivo megalomane e ra della narrazione. Invece di com- bizzarro, insomma tutto il folklore battere, i due protagonisti di 1917 della serie, in un’operazione nostal- hanno un messaggio di salvezza che gia e recupero del passato, cui deve attraversare la terra di nessu- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 69

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no, avanzando nel vuoto, senza rife- sospetto anche nella critica teatrale Note rimenti, nel fango e nel degrado che l’aveva sempre adorato. 1) S. Mendes in John umano e animale, in uno spazio che Ma sono i corti circuiti della cele- Hiscock, How Mendes sembra un incubo senza fine, un brità. Mendes non ha mai dimenti- took on the Marines, in «The Telegraph», 16 inferno in terra che accantona la cato il suo primo vero amore, tro- December 2005, in grammatica del caos della guerra vando ineguagliabili le emozioni, i www.telegraph.co.uk. virando verso l’ammutolita elo- momenti di grazia e verità, comme- 2) S. Mendes in Fiachra Gibbons, Fend quenza di un horror post apocalitti- dia e tragedia, provati dal vivo a off glamour warns co. teatro. Occasioni uniche in un’era Mendes, in «The La macchina da presa diventa essa d’intrattenimento omogeneizzato, Guardian», 15 June 2000, in www.guar- stessa un personaggio. in cui in ogni città del mondo si dian.co.uk. L’impressionante audacia stilistica proiettano gli stessi film di successo 3) S. Mendes in di 1917 finisce con il concentrare su (come Skyfall e Spectre). «Sono Heather Hodson, Sam Mendes and Kevin di sé l’attenzione, una spettacolariz- sicuro di non essere il solo a pensa- Spacey: The Bridge zazione tecnica che guida il film e re che la maggior parte delle serate Project, in «The divora ogni cosa, come gli uomini passate a teatro siano deludenti. Ma Telegraph», 8 May 2009, in www.tele- in guerra. Così, la pretesa di reali- quando funziona, rimane con te per graph.co.uk. smo descrittivo diventa, al contra- tutta la vita (2). […] Per quanto mi rio, il massimo artificio, una sorta riguarda, c’è sempre stato quel ter- di, letterale, teatro di guerra. ribile cliché secondo il quale il tea- tro sarebbe mia moglie e il cinema Mendes non ha mai abbandonato la mia amante. Ma è proprio come l’attività teatrale, alternando sem- io mi sento. È così che ho comincia- pre i due mezzi, creando intorno to e mi piace» (3). alle sue sempre più rare regie tea- trali una specie di alone di evento. Questo ha finito con il generare Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 70

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FORUM George Axelrod, quando la coppia scoppia

Autore tra i più prolifici e acclamati di Broadway, negli anni a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, George Axelrod passa al cinema scrivendo nella sua lunga carriera numerosi copioni di successo. Da “Quando la moglie e in vacanza” a “Colazione da Tiffany” e “A come uccidere vostra moglie”, l’esemplare carriera di uno sceneggiatore capace di rappresentare con i toni della commedia e i veleni della satira la tipica coppia middle class americana ma soprattutto i miti e i riti della cultura di massa.

uando George Axelrod vede per la considera un autore. Anche la prima volta la copia lavoro di seconda, Will Success Spoil Rock Colazione da Tiffany (1961) non Hunter nel ’55-’56, e la terza, riesce a perdonare a Blake Goodbye Charlie nel ’59-’60, sono Edwards, per il quale ha scritto la andate bene restando a lungo in sceneggiatura, la sequenza del party cartellone. Negli anni a cavallo tra i che nessuno aveva fino allora previ- Cinquanta e i Sessanta l’autore di sto. Strutturata in un gran numero pièces teatrali, famose per i dialoghi Qdi ORIO CALDIRON di situazioni, sembra il risultato di brillanti, diventa uno degli sceneg- un’abile coreografia, in cui il regista giatori cinematografici di acute sati- moltiplica le trovate divertenti e le re della società americana, tratte da buffe presenze che alleggeriscono la rimaneggiamenti dei suoi testi tea- commedia temendo che fosse poco trali o anche da opere di altri autori, divertente. È una delle tipiche ini- nelle quali le vicende della coppia ziative dei registi che gli sceneggia- middle class hanno un particolare tori, anche i più spiritosi, fanno fati- risalto assieme ai miti e ai riti della ca ad accettare. Axelrod non fa cultura di massa e dei media. Nel eccezione. Forse gli è già capitato, suo decennio hollywoodiano – ma non per questo è disposto a fare nonostante la latente conflittualità salti di gioia se qualcuno mette le degli Studios o addirittura qualche mani su un lavoro di mesi che gli è clamorosa incomprensione – è tra costato così tanto. Il fatto è che, gli scrittori di cinema più apprezza- soprattutto dopo il grande successo ti e più pagati. a Broadway nel ’52 di The Seven Il primo incontro è paradossalmen- Year Itch, la sua prima commedia, si te tutt’altro che fortunato. Phffft… Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 71

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e l’amore si sgonfia (1954) di Mark Robson, tipica commedia del rima- trimonio, non riesce a sfondare. Jack Lemmon e Judy Holliday sono in crisi. Su suggerimento dell’amico Jack Carson, lui divorzia e si butta tra le braccia di Kim Novak. Giusto in tempo per scoprire che l’amico sta consolando la sua ex. A questo punto fa marcia indietro e ritorna dalla moglie. Purtroppo la frizzante sceneggiatura di Axelrod, punteg- giata di perfide battute e di dialoghi allusivi, è boicottata dalla regia con il piombo sulle ali di un professioni- sta più sensibile alle contrapposi- zioni drammatiche – è suo Il grande campione, notevole pugilistico con Kirk Douglas – che alle strizzate d’occhio della commedia. Si salva- no solo gli irresistibili duetti tra Jack Lemmon e Judy Holliday, senza trascurare la gloriosa avve- nenza di una Kim Novak agli inizi. Quando la moglie è in vacanza (1955) – tratto dalla prima pièce di Axelrod – è considerata una delle più belle commedie degli anni Cinquanta. Ma Billy Wilder non l’ha mai amata fino a dire che non avrebbe dovuto girarla. Forse anche perché dopo aver fatto un provino a Walter Matthau, scopre che la Fox preferisce stare sul sicu- una piccola casa editrice newyorke- Virna Lisi in ro, scritturando Tom Ewell, l’inter- se che nell’affollata frenesia del- “Come prete teatrale: «Matthau si rivelò l’esodo estivo di massa accompagna uccidere assolutamente fantastico, di una alla Grand Central Station la vostra moglie” forza mai vista. Sarebbe stato for- moglie Helen e il figlio Ricky, vesti- (How to Murder Your midabile in quella parte, anche per- to da astronauta, in partenza per il Wife, 1965) di ché non lo conosceva ancora nessu- Maine. Sposato da sette anni – al Richard Quine, no». Nell’atteggiamento del regista prurito del settimo anno allude film può aver pesato anche il giudizio appunto il titolo della commedia, sceneggiato da sulla commedia che gli sembrava conservato anche dal film – è un George ipocrita. Nella mancanza di cari- marito esemplare, ligio ai diktat Axelrod. sma, nella anonima insignificanza, della moglie che lo controlla in nella dubbia simpatia, Tom Ewell tutto tranne che nella sua sfrenata probabilmente non è all’altezza dei immaginazione. Satira delle osses- grandi attori di altri film wilderiani, sioni erotiche dell’americano ma sembra perfetto per impersona- medio, il film era cominciato con il re Richard Sherman, il redattore di prologo, in cui in piena estate gli Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 72

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Audrey Hepburn, tubino nero Givenchy, grandi occhiali neri, croissant e caffè nelle mani, davanti alla celebre vetrina della Quinta Strada che espone gioielli. E’ il celebre inizio di “Colazione da Tiffany” (1961) di Blake Edwards, tratto dal indiani dell’isola di Manhattan zione al ritmo dell’imbattibile romanzo di imbarcano sulle canoe moglie e figli Concerto n. 2 di Rackmaninov, che Truman che partono per le vacanze e poi, rifà il verso a un motivo della colon- Capote e assatanati, cominciano a seguire le na sonora di di sceneggiato da Breve incontro George squaw di passaggio. Sin da questa David Lean. Il clima rarefatto del Axelrod. prima sequenza gli autori prendono melodramma si capovolge ironica- di mira i generi cinematografici, iro- mente nel passaggio dalle pratiche nizzando sugli stereotipi più fre- alte alle pratiche basse, dalla musica quentati, un atteggiamento che pro- classica al motivo delle “tagliatelle” segue quando il protagonista va a strimpellato al pianoforte, con pun- casa e, pensando a Helen, fantastica tuale, rovinosa caduta dal seggioli- di baciare appassionatamente sulla no. Richard e la ragazza vanno al spiaggia un’amica della moglie cinema a vedere Il mostro della come nella celebre scena di Da qui laguna nera di Jack Arnold, piccolo all’eternità di Fred Zinnemann, con cult tra fantascienza e horror del- Burt Lancaster e Deborah Kerr, di l’anno precedente, che suscita la un paio d’anni prima. compassione di lei: «Faceva paura a Sempre in bilico tra essere e dover vederlo, è vero, ma cercava solo un essere, tra i pretestuosi feticci socia- po’ di affetto, qualcuno su cui con- li del buon marito, ottimo padre, tare. Il mostro non doveva scompa- inappuntabile impiegato, e le esal- rire negli abissi». tanti effrazioni della libido, quando La svolta centrale è il momento in Sherman scopre che l’appartamen- cui, aperta la botola, Marilyn in to del piano di sopra è subaffittato accappatoio bianco scende la scala a una ragazza – Marilyn Monroe che una volta aveva unito i due nonostante abbia un ruolo centrale appartamenti: un’apparizione irre- nella vicenda non ha un nome, è sistibile. Eliminando la divisione tra soltanto “The Girl”, quasi a sottoli- i due piani, la presenza fantasmatica neare la virtuale presenza/assenza dell’attrice sembra passare a un del mito, non dell’attrice – non esita altro, più pericoloso livello, che a autogratificare la sua ipertrofica potrebbe far precipitare il difficile fantasia di grande amatore immagi- equilibrio tra rêverie e frustrazione nario con la celebre scena di sedu- in cui il protagonista vive la sua Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 73

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situazione di scapolo estivo. Nel rante, Bo zittisce la platea e, alla Tom Ewell , corso del film non erano mancati i fine del numero, la ragazza lo rin- Marilyn segnali – dal dito intrappolato nella grazia con un bacio, certo senza Monroe e la bottiglia di champagne al pattino di aspettarsi in cambio la proposta di grata Ricky che spunta all’improvviso, matrimonio. , dell’aerazione Fermata d’autobus in “Quando la naturalmente senza dimenticare la nei suoi limiti, può piacere proprio moglie è in pagaia – ma il rapporto nello stesso per l’aria di ingenuità che lo perva- vacanza” (The appartamento con la ragazza, che de, per la freschezza con cui stando Seven Year tiene gli intimi in frigo per affronta- alla superfice coglie a tratti i sotto- Itch, 1955) di re l’afa, si sta avvicinando sempre di fondi simbolici della vicenda, riu- Billy Wilder. più alla soglie di massimo rischio, scendo a farci accettare l’improba- suggerendo a Sherman che è meglio bile della favola. Naturalmente è raggiungere moglie e figli in vacan- fondamentale la magia di Marilyn za. Se il Codice Hays impediva Monroe che – con lo sgualcito all’epoca di rendere esplicito l’adul- terio, più volte Wilder ha detto che si sarebbe accontentato di una for- cina: «Non mi consentirono di gira- re una scena a cui tenevo molto e che richiedeva solo una semplice forcina per capelli: nel secondo tempo, verso la fine, la donna delle pulizie doveva trovare una forcina nel letto di Tom Ewell, rivelando così che tra i due era accaduto qual- cosa». Sull’onda del successo di Picnic – “il film sulla solitudine dei belli” con William Holden e Kim Novak – l’anno dopo Joshua Logan tenta il bis con Fermata d’autobus (1956), tratto anch’esso da una pièce di William Inge. Sceneggiato da Axelrod, non suscita il clamore del precedente, ma conferma la disin- voltura con cui lo sceneggiatore si muove tra i generi, infischiandose- ne delle regole canoniche, puntan- do piuttosto alla contaminazione. Questa volta è il western a fare le spese della sua ironia che prende in giro gli stereotipi della frontiera. Quando il cowboy Bo Decker lascia il ranch in Montana per andare al rodeo di Phoenix, non sa ancora cosa gli succederà al “Dragone Blue”, lo squallido night in cui Cheri si esibisce come cantante, mentre i rozzi avventori bevono e schiamazzano. Candido ed esube- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 74

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In basso, costume di lustrini, le calze con le l’avvio è presto dimenticato, sopraf- Marilyn smagliature, la sciarpetta di seta in fatto dagli umori beffardi di un Monroe e Don mano – con un filo di voce canta regista anarchico, che si muove tra Murray in impacciata “That Old Black rimandi intertestuali e private joke. “Fermata Magic”, mai così intima e vera. Satira irriverente della televisione, d’autobus” (Bus Stop, La bionda esplosiva (1957) di nonché degli spot pubblicitari, il 1956) di Frank Tashlin è tratto da Will film ripropone la forza dello slap- Joshua Logan. Success Spoil Rock Hunter?, la stick che il regista aveva già speri- La seconda commedia di Axelrod mentato con ottimi risultati su Jerry sceneggiatura ambientata nel mondo delle agenzie Lewis. Qui la stella-feticcio è Jayne conferma la pubblicitarie, in cui Rockwell Mansfield, la debordante, parodica capacità di Hunter/Tony Randall – sulle cui maggiorata – qualcuno l’ha definita Axelrod di capacità di resistere al successo si una “Marilyn Monroe da centro muoversi interroga il titolo della pièce e del commerciale” – a cui il regista mali- abilmente tra film – sogna di far carriera e di ziosamente non esita ad attribuire i vari generi avere finalmente la chiave del come fidanzato quello che nella vita senza badare alle loro bagno dei dirigenti. Nella sua routi- è il marito, l’ex Mister Universo regole ne di scrittore di testi, Tony Randall Mickey Hargitay, in un impietoso canoniche. deve trovare uno slogan per il ros- confronto di misure esplicitamente setto indelebile Stay-put, ma gira a fuori misura. vuoto finché non vede in televisione Quando all’inizio di Colazione da Rita Marlowe/Jayne Mansfield, la Tiffany, Holly Golightly all’alba di diva maggiorata dalle labbra “all- un giorno qualsiasi scende da un so-kissable”, sempre baciabili e la taxi nel suo tubino nero fir- scrittura subito come testimonial. mato Givenchy e con in mano caffè Stravolto nei ritmi frenetici da car- e croissant si avvicina alle vetrine di tone animato tipici del regista, Tiffany’s sulla Quinta Strada di riscritto da cima a fondo dagli sce- New York per guardare attraverso i neggiatori Leland Fuller e Lyle R. grandi occhiali neri i diamanti che Wheeler, il testo teatrale da cui ha sono esposti, non sappiamo ancora Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 75

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George Peppard e Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”. La regia di Blake Edwards e la sceneggiatura di George Axelrod, con la loro eleganza e leggerezza, fanno passare in secondo piano gli aspetti più imbarazzanti del personaggio che si tratta di un rito. Non solo il dalla considerazione – lapalissiana femminile creato da rito privato di consolazione che la ma fondamentale – che un libro è Capote. squinternata ragazza texana compie un libro e un film è un film. Senza tutte le volte che il suo ottimismo è insistere sulla storia a monte del in crisi nel tentativo impossibile di film prodotto da Martin Jurow e pareggiare i conti con l’ultimo Richard A. Shepherd per la appuntamento sbagliato della sua Paramount – gli stessi che l’anno turbolenta vita sentimentale. Ma prima avevano varato Pelle di ser- anche il rito pubblico con cui pente di Sidney Lumet, con Anna Holly/Audrey attraversa il film Magnani e – non si come un ciclone fino a far passare può dimenticare che il passaggio da in secondo piano gli aspetti imba- Marilyn Monroe, per Capote l’in- razzanti del suo personaggio più terprete ideale, a Audrey Hepburn, spregiudicato, per risolversi com- è decisivo per le sorti del film. pletamente nell’impalpabile legge- Scartato John Frankenheimer, indi- rezza del segno, della silhouette sponibili Billy Wilder e William grafica, nel geroglifico di riferimen- Wyler, la scelta del regista cade su to che ancora oggi dopo sessant’an- un promettente Blake Edwards ni rispunta continuamente nei flash ancora agli inizi. La stessa lettura delle fotografie di moda, nelle tro- che Axelrod fa del libro – sempre vate della pubblicità, negli azzardi incerta tra il dire e il non dire, un del design, nei settimanali femmini- passo avanti in quello che potrebbe li, per interrogarci sulla sua capacità essere un terreno scabroso e subito di resistere nel tempo tra le icone dopo un passo indietro – non si del divismo di ieri. spiega se non tenendo conto che si Quanto ai rapporti tra Blake sta allestendo un film di Audrey Edwards, Truman Capote, l’autore Hepburn. del bellissimo romanzo breve di Come si comporta lo sceneggiatore partenza, e George Axelrod che nei confronti di un romanzo che si firma la sceneggiatura, le cose da affida alla scrittura in soggettiva, tra dire sarebbero moltissime a partire le allusioni ai personaggi più curiosi Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 76

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Frank Sinatra della cronaca newyorkese e le mali- solitudine, l’infinita tenerezza e Janet Leigh ziose acrobazie di uno stile incon- quando seduta sul davanzale della in “Va’ e fondibile? Il suo script si muove finestra canta “Moon River”, men- uccidi” (The nell’ambito della normalizzazione tre fuori sullo sfondo New York è Manchurian che, come un puzzle, sembra acco- più che mai New York, la illusioni- Candidate, 1962) di John gliere con grande fedeltà quanto stica città dei grattacieli e degli edi- Frankenheimer. più possibile del testo di avvio men- fici di arenaria in cui tutto sembra Imperniato tre con alleggerimenti e integrazioni ancora possibile. su un ex lo modifica profondamente. Se il Nei ritmi suadenti di una sophistica- prigioniero narratore diventa lo scrittore ted comedy, che mentre si congeda della Guerra George Peppard del piano di sopra, dal cinema classico non sa ancora di Corea che Mag Wildwood, la stravagante bene dove sta andando negli appe- ha subito il amica di Holly, viene eliminata del na iniziati anni Sessanta, Colazione lavaggio del tutto assieme al barista-confidente da Tiffany conserva intatta la scena cervello. E’ il Joe Bell, mentre viene aggiunta più esplicitamente sudista del libro tipico thriller Patricia Neal, la matura maitress- con l’arrivo a sorpresa di Doc realizzato ai tempi della architetto che mantiene lo scrittore. Golightly, il marito che con il pul- Guerra fredda. Mister Yunioshi, il fotografo sve- lman è venuto da Tulip nel Texas gliato nel cuore della notte per farsi per riprendersi la sua Lulamae aprire il portone, diventa una spe- Barnes, la sposa quattordicenne che cie di tormentone. Sfumano soprat- alla chitarra affidava uno dei suoi tutto i sottotesti sessuali della gla- motivi preferiti: «Non voglio dor- mour girl, della bizzarra donna- mire, non voglio morire, voglio solo bambina che ai suoi uomini chiede viaggiare attraverso i pascoli del discretamente cinquanta dollari per cielo». Quello che invece cambia andare al bagno delle signore, stra- profondamente è il finale con il vagante ma sempre misteriosa e trionfo del romance – «Tu hai paura inafferrabile con gli esibiti francesi- di ammettere che questa è la vita, ci smi, con i discorsi corrosivi o sol- si innamora, si appartiene a qualcu- tanto strampalati, i lunghi silenzi, la no, e questo è l’unico modo cono- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 77

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Virna Lisi in “Come uccidere vostra moglie”. E’ il secondo film frutto della collaborazione tra il regista Richard Quine e George Axelrod. Buon successo commerciale, il film rientra nella routine delle commedie matrimoniali.

sciuto per esser felici» – prevedibile per Holly sia andata così». in una commedia hollywoodiana di Negli anni Sessanta l’incontro con successo che non può rinunciare Richard Quine – spesso sottovalu- all’happy end. Un lieto fine – con il tato nonostante la bravura con cui taxi, la pioggia, il gatto, il bacio nel decennio precedente passa dalla finale – giocato con perfidia dallo satira sociale (Una Cadillac tutta sceneggiatore e dal regista, che non d’oro) al fantastico (Una strega in potevano certo concludere con la paradiso) – sigla per Axelrod il con- scomparsa della protagonista, dis- gedo dalla commedia con Insieme a solta nel nulla. Senza dimenticare il Parigi (1964) e Come uccidere gatto con cui il narratore del libro vostra moglie (1965), due film di può permettersi di chiudere il libro: cui è anche produttore, per «Lo avevo trovato. Ci vollero setti- Paramount e per Mgm. Il primo – mane di vagabondaggi in quelle liberamente ispirato a Henriette, strade di Spanish Harlem, gitarelle scritto nel ’52 da Henri Jeanson per che facevo nel tempo libero, e ci Julien Duvivier – è il più interessan- furono molti falsi allarmi: fuggevoli te. Intanto perché, incentrato sulla visioni di una pelliccia tigrata che, a figura di uno sceneggiatore ameri- un esame più attento, mostrava di cano ad alto tasso alcolico che in un non essere la sua. Ma un giorno, nel grande albergo di Parigi deve con- freddo sole pomeridiano di una segnare entro pochi giorni al pro- domenica invernale, lo vidi. duttore il copione del film, gioca in Fiancheggiato da alcune piante in casa, spinge lo sguardo nell’officina vaso nella cornice di linde tendine dello sceneggiatore cinematografi- di pizzo, era seduto alla finestra di co. Ma anche perché La ragazza che una stanza dall’aria ben riscaldata: rubò la Tour Eiffel, questo il titolo chissà che nome aveva, perché ero del film nel film, si rivela una tale certo che ormai ne aveva uno, certo strampalata accozzaglia di stereoti- che era arrivato nel posto che gli pi – improbabili indiani pronti a spettava. Capanna africana o qua- brandire l’ascia di guerra, eroici lunque altra cosa, spero che anche piloti che sfrecciano nell’azzurro Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 78

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Tom Ewell e del cielo, ragazze di vita dal cuore strepitoso William Holden live, la Marilyn d’oro, poliziotti in sospetto di stu- dattilografa che nella suite dell’ho- Monroe in pidità, tutti shakerati in salsa spio- tel viene in suo aiuto è una straordi- un’altra scena nistica, senza contare i Fratelli naria Audrey Hepburn dai molti di “Quando la Marx, Il dottor Jekyll e Mr Hyde, talenti. Senza di lei, dattilografa ma moglie è in Charlie Chaplin, Frank Sinatra, anche aspirante scrittrice di cinema, vacanza”. Ewell era Marlene Dietrich, che appaiono non esisterebbe neppure la sceneg- l’attore che anche solo per un attimo in brevis- giatura impossibile che procede a aveva portato sime clip – da autorizzare il sospet- singhiozzo tra la scombinata vicen- al successo in to che Axelrod abbia voluto pren- da - di un ladro internazionale, che teatro la dersi gioco di Hollywood, della fab- assomiglia a William Holden, e la commedia di brica dei sogni e dei generi, per la fragile e sfuggente ragazza, che Axelrod e, quale ormai lavora da quasi un assomiglia a Audrey Hepburn – e la contro il decennio, maturando l’incontenibi- nostalgica rievocazione del cinema parere di Billy le spirito di rivolta che l’ironia del di una volta che non c’è più, in cui Wilder, venne navigato uomo di spettacolo Fred Astaire canta “That Face”. preferito a potrebbe certo giustificare. Si Tanto, tra fermi fotogramma e Walter Matthau. direbbe il terreno in cui sceneggia- inversioni, è ingarbugliato il film tore e regista si trovano perfetta- nel film, quanto è lineare e prevedi- mente a loro agio, pronti a utilizza- bile la storia d’amore tra i due pro- re la formula del metacinema per tagonisti che assicurano l’immanca- togliersi più di un sassolino dalla bile bacio finale sullo sfondo dei scarpa nei confronti del sistema fuochi d’artificio del 14 luglio. degli Studios in cui la tracotanza Come uccidere vostra moglie, il dei produttori si accompagna secondo titolo dell’incontro all’approssimazione dei progetti in Axelrod-Quine, non va male al bot- una coazione a ripetere sempre gli teghino, ma rientra nella routine stessi errori come capita soprattutto della commedia matrimoniale in cui nelle epoche di crisi e di cambio i torti non stanno mai solo da una della guardia. parte. Quando il cartoonist Jack Se lo sceneggiatore in panne è uno Lemmon trova nel suo letto una Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 79

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bella italiana con la fede nuziale al del cervello e rientra in patria tra- dito – ma il doppiaggio la fa diven- sformato in sicario telecomandato tare greca – la sua beata vita di sca- pronto per un complotto parafasci- polo con il maggiordomo Terry sta che potrebbe sconvolgere la Thomas rischia di essere travolta. Il situazione politica degli Stati Uniti. film è tutto qui, negli stratagemmi Saranno i ricordi del maggiore ora ingegnosi ora puerili, con cui i Frank Sinatra a far venire a galla la due uomini cercano di sbarazzarsi verità. Il film – debitore di molte dell’intrusa. La scena più divertente tematiche tipiche degli anni – e audace per un film della Metro, Cinquanta, a partire dall’anticomu- la major più filistea – è forse quella nismo da guerra fredda – è indub- del processo per l’apparente uxori- biamente interessante per la capaci- cidio, che assolve con formula tà di suggerire il senso di insicurez- piena il protagonista tra gli applausi za politica di allora. Snobbato dalla del pubblico rigorosamente critica, attaccato a destra e a sini- maschile. Accanto a un Jack stra, suscita non poca inquietudine Lemmon sotto standard, Terry quando l’anno dopo a Dallas viene Thomas è impagabile. L’italiana è ucciso il Presidente Kennedy. Virna Lisi in un momento della sua Considerato – con A prova di erro- breve trasferta hollywoodiana, pre- re di Sidney Lumet e Sette giorni a sto rientrata. maggio dello stesso Frankenheimer Sembrerà un paradosso, ma dopo – uno tra i più originali thriller fan- tante commedie, il titolo più clamo- tapolitici, cattura ancora oggi per roso dello sceneggiatore è un film l’abilità con cui anima il clima di di fantapolitica, Va’ e uccidi (1962) allucinazione che nel gioco illusio- che John Frankenheimer, un regista nistico degli effetti, mette in crisi la che viene dalla televisione apprez- nostra fiducia nella realtà. zato più in Europa che in patria, Benvenuti nell’età dell’incertezza. trae dal romanzo di Richard Condon. Catturato durante la guer- ra di Corea, il sergente americano Laurence Harvey subisce il lavaggio

George Axelrod nasce a New York il 9 giugno 1922 e muore a Los Angeles il 21 giugno 2003. Sin da giovanissimo si dedica alla radio e alla televisione, scrivendo tra guerra e dopoguerra più di quattrocento lavori. Si afferma dapprima a Broadway con tre commedie di successo che gli aprono le porte di Hollywood, dove diventa uno degli sceneggiatori più richiesti nell’ambito della commedia degli anni cinquanta e sessanta. Si dedica anche alla produzione e alla regia con due film, Lord Love a Duck (1966), inedito in Italia, e Diario segreto di una moglie americana (1968). Negli anni successivi sceneggia Il mistero della signora scom- parsa (1979) di Anthony Page, mediocre remake del capolavoro di Alfred Hitchcock del ’38 e i due thriller Il ritorno delle aquile (1985), dal romanzo di Robert Ludlum, e Il quarto protocollo (1987) di John MacKenzkie, dal best-seller di Friedrich Forsyth. Il più interessante è quello di Frankenheimer, con il quale nel ’62 aveva collaborato per Va’ e uccidi, il suo maggiore successo al di fuori del- l’ambito della commedia. Nel ’71 aveva pubblicato le sue memorie intitolate Where Am I Now When I Need Me?, divertente panorama del mondo dello show business tra Broadway e Hollywood. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 80

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J.J. Abrams, FORUM creatore di universi

Complesse stratificazioni narrative, continue contaminazioni di generi, inesauribile capacità visionaria, sono gli elementi costitutivi di una “griffe” autoriale che quasi sempre, e da decenni, garantisce il successo. Da “Felicity” all’evento epocale rappresentato da “Lost”, alle saghe di “Star Wars” e “Star Trek”, Jeffrey Jacob Abrams è capace di passare indifferentemente dal cinema alla televisione e viceversa, e di ricoprire con la stessa fortuna i ruoli di sceneggiatore, regista e produttore. In assoluto uno dei più rilevanti creatori dell’immaginario audiovisivo contemporaneo.

er rimarcare l’importanza di J.J. sta decade nel cinema si erano svi- Abrams nell’attuale costellazione luppate altre saghe di altrettanto cinematografica si deve cominciare forte impatto, come ad esempio il da Star Wars – The Force Awakens multiforme universo Marvel o quel- (Star Wars – Il risveglio della forza, lo degli X-Men. In aggiunta a que- 2015). Il settimo capitolo dell’epo- ste saghe cinematografiche, a livello pea fantascientifica plasmata da televisivo era comparso il serial P George Lucas (che dall’ottobre Lost, che racchiudeva uno stratifi- di ROBERTO 2012 aveva venduto la Lucasfilm cato mondo narrativo e aveva BALDASSARRE alla Disney), era un appuntamento “sconvolto” il modo di concepire il molto atteso. La nuova trilogia formato televisivo. Per Il risveglio doveva riprendere infatti le atmo- della forza, se da un lato, in sede di sfere dei capitoli precedenti, in par- sceneggiatura, fu richiamato il clas- ticolar modo della prima trilogia sico Lawrence Kasdan, dall’altro (1977-1983), e allo stesso tempo serviva un regista che avesse la stes- proporre nuovi sviluppi per proba- sa tempra e la medesima visionarie- bili capitoli futuri (e finanche creare tà di George Lucas. Al vaglio della degli spin-off). L’operazione non Disney passarono diversi registi era semplice, perché la nuova trilo- quotati (David Fincher, Guillermo gia doveva accontentare i vecchi del Toro e Brad Bird), però per fans e attrarre una nuova generazio- gestire un progetto tanto ampio, ne di pubblico. Benché Star Wars c’era bisogno di un autore che non sia un brand cinematografico stima- si occupasse solo di “condurre” la to, dall’ultima trilogia (1999-2005) regia, ma si impegnasse a dare una erano trascorsi dieci anni, e in que- forma nuova ai tre capitoli. La scelta Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 81

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Jeffrey Jacob Abrams (New York, 1966), regista, sceneggiatore, produttore e vincitore di Emmy Awards e Golden Globe. Ha esordito nel mondo creativo a 15 anni componendo la musica per un film horror e appena qualche anno dopo scrivendo le sue prime sceneggiature di successo.

finale cadde su J.J. Abrams, che successo del serial televisivo aveva realizzato un perfetto reboot Felicity. In genere la sua fortunata di Star Trek (recupero delle vecchie carriera viene fatta cominciare da atmosfere del serial + innovazioni qui, ma il suo curriculum ha una visive e linguistiche), ma soprattutto significativa “preistoria”, che va dal- perché era stato l’iniziatore di serie l’adolescenza fino ai primi lavori nel televisive (a loro modo saghe) di mondo dello spettacolo. Tra i primi grande successo, prima fra tutte successi, a livello di apprezzamenti e Lost. Il nome di Abrams era già remunerazioni, la sceneggiatura di divenuto una “griffe” conosciuta e Forever Young, pagata dalla spendibile, ma la scelta a suo favore Warner Bros. 2 milioni di dollari). della Disney lo poneva sullo stesso Jeffrey Jacob Abrams nasce a New piano di autori come George Lucas York il 27 giugno 1966, da Gerald e Steven Spielberg, che oltre ad W. Abrams (produttore televisivo) e essere cineasti innovatori sono Carol Kelvin (produttrice esecuti- immaginifici creatori di universi e va). Jeffrey ha anche una sorella abili produttori. minore, la sceneggiatrice Tracy Rosen (1968), che scrisse tra l’altro “Preistoria” di un autore un paio di episodi di Felicity. Dopo il diploma al Liceo Palisades High Il nome di J.J. Abrams cominciò ad School, Abrams avrebbe voluto affermarsi prepotentemente con il iscriversi a una scuola d’arte, però nuovo millennio, attraverso l’ottimo s’iscrisse al Sarah Lawrence Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 82

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In basso, “Star College, seguendo il pragmatico Giudizio finale, 1998) di Michael Trek – Into consiglio del padre: «È più impor- Bay, con Bruce Willis. Di qualche the Darkness” tante che impari a fare film piutto- anno successivo, quando Abrams (2013), sto che come fare film» (1). stava già affermandosi in ambito secondo capitolo del L’esordio nel mondo della fiction televisivo, è il copione, scritto con reboot avviene per Abrams molto presto, Clay Tarver, del thriller Joy Ride affidato a J. J. già all’età di 15 anni, perché scrive (Radio Killer, 2001) di John Dahl. Abrams, che le musiche per un horror di bassa Nella medesima decade, Abrams si nella circo- lega Nightbeast (1982) di Don è divertito anche ad apparire come stanza riuscì a Dohler e Dave Geatty (non accredi- attore, in piccolissime parti, ad mantenere le tato). Il primo vero passo professio- esempio nei medesimi Filofax o A stesse nale ci sarà qualche anno più tardi, proposito di Henry. La decade atmosfere del quando un trattamento scritto assie- degli anni Novanta si chiude con la telefilm base me a Jill Mazursky venne acquistato prima vera pietra per la creazione aumentando dalla Touchstone Pictures, per della “griffe” Abrams: la nascita nel contempo la quota di diventare la commedia Taking Care della casa di produzione Bad Robot spettacolarità. of Business (Filofax – Un’agenda Productions, fondata assieme al col- che vale un tesoro, 1990) di Arthur lega Bryan Burk. La Bad Robot, si Hiller, con Jim Belushi e Charles alleò fino al 2006 con la Touchstone Grodin. L’anno seguente scrisse in Pictures, e successivamente con la solitaria l’apprezzata sceneggiatura Paramount e la Warner Bros. del dramma Regarding Henry (A proposito di Henry, 1991) di Mike Forgiando la “griffe” (1998-2013) Nichols, con Harrison Ford. Sempre negli anni Novanta scrisse J.J. Abrams ha cominciato a imporsi altre sceneggiature: il sentimentale come influente autore soprattutto Forever Young (Amore per sempre, con il mezzo televisivo, creando e/o 1992) di Steve Miner, con Mel producendo serial televisivi quasi Gibson; la commedia, rivelatasi un tutti di grande successo. Nel suo già fiasco, Gone Fishin’ (Chi pesca ampio curriculum, ancora in fase di trova, 1997) di Christopher Cain, crescita, il suo nome è indissolubil- con Joe Pesci e Danny Glover; la mente legato almeno a quattro riscrittura del blockbuster serials, che si sono susseguiti – a Armageddon (Armageddon – volte accavallandosi – rapidamente, Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 83

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e che hanno cambiato radicalmente re del serial The Twilight Zone (Ai Keri Russell in il modo di concepire il formato confini della realtà, 1959-1964). Un “Felicity” seriale. breve viaggio extra-temporale, rea- (1998-2001), Il primo mondo televisivo iniziato lizzato completamente in bianco e serial di da Abrams è , co-scritto nero. Abrams, in totale, sceneggiò successo Felicity ideato e assieme a Matt Reeves. Serial com- personalmente solo 17 episodi – sceneggiato da posto da 84 episodi, andò in onda dirigendone due –, mentre i restanti J. J. Abrams in per quattro stagioni dal 1998 al furono affidati ad altri autori. collaborazione 2001, su The WB. Incentrato su una Il secondo macrocosmo ideato da con Matt giovane ragazza di nome Felicity Abrams à stato Alias. Serial orga- Revees: 84 Porter, ogni episodio – di 45 minuti nizzato in 105 episodi, venne tra- episodi andati l’uno – racconta il suo percorso smesso per cinque stagioni, dal in onda per quotidiano di maturazione, che pur- 2001 al 2006, sull’ABC. Tra i serial quattro troppo deve scontrarsi con il da lui iniziati e/o gestiti, Alias è stagioni con mondo immaginato da adolescente. quello più personale, perché ideato crescente è facilmente incasellabile senza collaboratori. Questo lavoro partecipazione Felicity di spettatori. nel genere Teen Soap o Teen drama, mostrava ampiamente la sua pro- e fu realizzato nel medesimo perio- pensione all’aspetto visionario e do di un altro serial di successo, spingeva la narrazione oltre i confini Dawson’s Creek (1998-2003), che delle “banalità quotidiane”. era ideato da Kevin Williamson. Mettendo nuovamente al centro Anche se Felicity è un prodotto sti- una giovane ragazza – di nuovo una listicamente sobrio, improvvisa- studentessa –, l’autore contamina le mente al suo interno appare una regole della spy-story con la Sci-Fi, e visionarietà cinefila e “sovrannatu- “dilata” cinematograficamente il rale” tipica di Abrams. formato televisivo. L’universo map- Nell’undicesimo episodio della pato in Alias non è solo geografico, seconda stagione, Help for the ma anche temporale, proprio per Lovelorn (Incubo, nell’edizione ita- quelle venature fantascientifiche liana), Abrams imbastisce un episo- insite nella narrazione. L’episodio dio del tutto slegato dalla storia pilota, scritto e diretto dallo stesso principale, recuperando le atmosfe- Abrams, intitolato Truth Be Told (La Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 84

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verità), getta le basi della futura l’idea iniziale, del presidente intrigata e tonitruante storia, al cen- dell’ABC Lloyd Brown, era sempli- tro della quale c’è la protagonista cemente di serializzare l’incipit alla Sydney Bristow (Jennifer Garner), base di Cast Away (2000) di Robert una tranquilla studentessa assunta Zemeckis, cioè la dura sopravviven- come super agente segreto per l’SD- za di un naufrago su un’isola sper- 6 (sezione segreta della CIA). Oltre duta. Su questo spunto, avvincente alle spettacolari scene d’azione, ma già usurato, s’inserì la genialità l’aspetto che trasformò il serial in un di Abrams, coadiuvato in questo appuntamento imperdibile per gli progetto da Jeffrey Lieber e Damon spettatori erano i “viaggi temporali” Lindelof. La fabula, che in un con- che si manifestavano attraverso i fla- testo classico avrebbe rispettato i shback, a volte occupando interi ristretti confini dell’isola e si sareb- episodi. A questi fattori visivi va be concentrato sullo sparuto grup- aggiunto l’elemento narrativo del po di sopravvissuti, sfonda queste profeta Milo Rambaldi, che apparve barriere e aggiunge all’aspetto reale sin dal 3º episodio e fungeva da filo (l’ipotesi di restare naufraghi dopo conduttore per tutta la serie. È un un incidente) la dimensione irreale personaggio rinascimentale fittizio (i viaggi nel tempo, i misteri sopran- (il cognome è un omaggio cinefilo al naturali). Questa contaminazione nostro Carlo Rambaldi), che generò prende chiaramente spunto dalla anche delle credenze su una presun- trilogia di Back to the Future ta esistenza storica (a conferma (Ritorno al futuro, 1985-1993) di della genialità dell’autore). Per Robert Zemeckis. I viaggi temporali Alias Abrams ricoprì principalmen- in Lost si presentano con due moda- te il ruolo di produttore, sceneg- lità: come transfert mentali (attraver- giando 13 episodi e dirigendone so il personaggio di Desmond), e due. dalla quinta stagione in poi come Il vero universo “abramsiano” rico- viaggi corporei. Benché produttore nosciuto a livello mondiale è però di tutta la serie Lost, Abrams nello Lost. Serial articolato in 118 episo- stesso periodo era impegnato dalla di, andò in onda per sei stagioni, dal realizzazione delle ultime due stagio- 2004 al 2010, sull’ABC. Lost ha ni di Alias e dall’imminente realizza- rappresentato un vero e proprio zione di Mission: Impossible III. evento virale, con orde di fans impa- Per Lost Abrams scrisse due episodi zienti di vedere ogni nuovo episo- (del 2006) e diresse l’episodio pilota, dio. Lost fu anche un fenomeno diviso in due parti. Infine, l’ultimo televisivo capace di generare una mondo “abramsiano” è Fringe. massiccia bibliografia, che spaziava Serial di 99 episodi – più uno specia- dalle curiosità intorno al serial e al le – venne trasmesso dal 2008 al cast, fino a profondi saggi sui signi- 2013, per cinque stagioni, su Fox. ficati intrinseci della narrazione. Scritto nuovamente assieme a Epopea talmente fortunata che Kurtzman e Orci, Fringe (da generò anche una specie di “Spin- “Fringe Science”, cioè “scienza di Off”, denominato Lost: Missing confine”) era una storia prettamente Pieces (2007-2008), composto da fantascientifica, con vistosi elementi 13 brevissimi episodi (massimo 3 esoterici. Come i precedenti Felicity minuti), in cui si davano delucida- e Alias, la protagonista è una giova- zioni su alcuni fatti inspiegabili pre- ne e bella ragazza di forte tempra senti nella serie. E a pensare che caratteriale. Malgrado il buon suc- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 85

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Tom Cruise in “Mission Impossible III” (2006) diretto da J. J. Abrams reduce dal grande successo televisivo conseguito con “Lost”. E’ stata la sua consacrazione come regista, considerando che i due precedenti episodi erano cesso di pubblico, il prodotto venne alla moglie). Abrams scrisse tre epi- stati diretti da accolto meno favorevolmente da un sodi, e non diresse nessun episodio. Brian De punto di vista critico. Il primo rim- Palma e John provero fu che l’autore fosse ormai Abrams ritorna al cinema Woo. diventato manieristico nel ripropor- re formule già usate nei precedenti Mission: Impossible III (2006) lavori. Un’altra riserva riguardava il viene considerato l’esordio cinema- ritmo troppo vorticoso, mentre le tografico di Abrams, ma tale affer- soluzioni dei misteri erano ritenute mazione, come già detto, è parzial- semplicistiche. Abrams scrisse solo 6 mente errata. episodi (2008-2009), e non diresse Escludendo il debutto adolescenzia- nessun capitolo. le nello Z-movie Nightbeast, A queste quattro serie va aggiunto Abrams esordì nel cinema come sce- anche lo sfortunato Undercovers. neggiatore nel 1990 con la comme- Co-ideato assieme a Josh Reims, il dia Filofax. Mission: Impossible III, serial esordì sull’NBC, il 22 settem- invece, segna l’esordio nella regia bre 2010. La prima stagione era cinematografica. Il franchise cinema- composta da 13 episodi, però i bassi tografico, basato sul telefilm cult ascolti riscontrati fecero sì che la Mission Impossible (1966-1973), serie fosse tagliata al settimo capito- era proprietà indiscussa di Tom lo. Undercovers rientra nel genere Cruise, che aveva diritto di vita o di spy/thriller, narra di una felice cop- morte sul progetto (e sui registi). I pia sposata, all’apparenza normale, primi due capitoli, diretti rispettiva- ma in realtà ex agenti della CIA. mente da Brian De Palma e John La coppia deve tornare in azione per Woo, erano stati dei grossi successi, indagare sulla morte di un loro caro e benché il centro focale fosse collega. Cruise, i due registi avevano avuto Come è evidente Undercovers ha un comunque dei margini di libertà per leggero punto di contatto con Alias imporre il loro stile cinematografico. (la normalità che nasconde una secon- La gestazione della terza parte fu da vita rocambolesca) e una somi- abbastanza difficoltosa, con cambi glianza con Mission: Impossible III di registi e di sceneggiature, e alla (Hunt deve rientrare in azione, e fine Abrams entrò nel progetto per quindi svelare la sua vera identità espresso volere di Cruise, colpito Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 86

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In basso, dagli straordinari successi ottenuti lare, cioè il sogno di una vita norma- un’immagine dall’autore in televisione. Abrams le. Julia non conosce la vera profes- di “Alias” accettò a condizione di riscrivere il sione di Ethan, e quando ne viene a (2001-2006), copione e poter lavorare su materia- conoscenza, si trova ad essere in serial le proprio, coadiuvato da Kurtzman pericolo. Questa soluzione narrati- televisivo articolato su e Orci. Fermo restando, ovviamen- va, com’è chiaro, è una variante di 105 episodi e te, che ogni capitolo del franchise quanto accadeva già in Alias. trasmesso per dovesse principalmente focalizzarsi Anche il telefilm Star Trek, come cinque su Tom Cruise, mettendo in luce la Mission Impossible, è stato tra- stagioni. Per sua bella figura e mostrandolo in smesso la prima volta sui telescher- questo lavoro, eroiche evoluzioni action. Benché mi nel 1966. A differenza del tele- Abrams oltre Mission: Impossible III abbia otte- film spionistico, però, Star Trek ha a ricoprire il nuto meno successo dei precedenti, un rilievo storico molto più impor- ruolo di proprio perché schiacciato dall’ec- tante. Ideata dal produttore Gene produttore ha cessiva presenza di Cruise, lo stile di Roddenberry (1921-1991) Star sceneggiato Abrams appare abbastanza viva- , assieme a , è una tredici episodi Trek Star Wars e fatto la regia mente. Se da un lato permangono le delle saghe fantascientifiche più per due. usuali spettacolari scene d’azione, note, e come per l’epopea creata da ed Ethan Hunt, il protagonista, sia George Lucas, anche l’universo Star sempre tratteggiato come un super Trek ha fan sfegatati (denominati agente imbattibile, dall’altro c’è l’in- “trekkies”). La differenza base tra le serimento di una dimensione intimi- due saghe è che Star Trek ha avuto sta, che offre un risvolto umano al un’origine televisiva (generando un protagonista. In questo terzo capi- franchise sviluppatosi in differenti tolo viene anche inserita una figura decadi) prima di avere una vera femminile. A differenza dei capitoli manifestazione cinematografica. precedenti, la donna co-protagoni- Senza dimenticare che una delle sta non è una femme fatale, ma una fonti d’ispirazione del mondo spa- tranquilla ragazza acqua e sapone – ziale di Star Wars, è stato il telefilm di professione fa il medico – che per ideato da Roddenberry. Di conver- Hunt rappresenta l’angelo del foco- so, il primo fortunatissimo capitolo di Star Wars (Guerre stel- lari, 1977), spinse Roddenberry – appoggiato dalla Paramount – a tra- sporre sul grande schermo il telefilm, che si manifestò come: Star Trek – The Motion Pictures (Star Trek, 1979) diretto da Robert Wise. Da quel momento furono realizza- te, prima dell’entrata di Abrams, ben 10 pellicole, di cui le prime 6 con il cast originale, e da Star Trek – Generations (Generazioni, 1994) con il nuovo equi- paggio protagonista del telefilm Star Trek – The Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 87

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Il cast artistico di “Felicity” in una foto promozionale, con al centro una giovane Keri Russell. Per l’interpre- tazione di Felicity Porter, la protagonista della serie televisiva, la Russell è stata (1987-1994). La spettacolare c’è pienamente, però premiata con Next Generations un Golden pellicola Generazioni, tra l’altro, gli aspetti migliori, che hanno reso Globe. fungeva da ponte tra la serie origi- questo reboot un successo, sono nale e la seconda, avendo tra i pro- proprio le fisionomie del Capitano tagonisti tre attori di Star Trek, tra Kirk e della sua squadra. Il trio di cui William Shatner, il mitico sceneggiatori, come dei nerd mat- Capitano Kirk. Il lungometraggio tacchioni, ha reso i personaggi Star Trek targato 2009 (con nume- molto più scafati nei loro comporta- razione 11, seguendo il tabellino menti. Il “sobrio” e adulto equipag- cronologico delle produzioni), era gio dei telefilm originali è stato tra- un arrischiato tentativo di reboot, sformato in una combriccola di per rivitalizzare – e principalmente “adolescenti”, che matureranno ricominciare – il franchise cinema- affrontando la loro prima sfida con tografico. A tal proposito è perfetto l’universo esterno. Il Capitano Kirk citare il titolo di un episodio di Lost era “vanesio” anche nel telefilm, ma (3º episodio della prima stagione): qui il suo modo di porsi è corrobo- Tabula rasa. Abrams, nuovamente rato da una nuova boria (da ragazzi- insieme a Kurtzman e Orci, in prati- no ruba l’auto del patrigno e ci sco- ca fece tabula rasa di quanto fino a razza allegramente), pronto a facili quel momento era stato raccontato, risse e con una forte satiriasi (ha un decidendo di recuperare solo le sfu- debole per le ragazze di tutte le mature dei principi originali di etnie spaziali). E se la fisionomia di quell’universo e dei personaggi. Kirk viene semplicemente ampliata, Come accadrà con Il risveglio della quella di Spock, personaggio altret- forza, Abrams aveva il difficile com- tanto spocchioso, che in origine era pito di accontentare i vecchi “trek- tratteggiato come serio e “casto”, kies” e affascinare una nuova platea. viene quasi completamente ribalta- La rischiosa mossa – Star Trek: ta, tanto che si lascia anche baciare Nemesis (Star Trek – La nemesi, dalla sua collega Uhura (per poi fare 2002) diretto da Stuart Baird fu un coppia con lei). La sessualità, nel- fiasco – si rivelò vincente, proprio l’universo Star Trek, non si era mai perché Abrams sul prodotto origi- palesata così tanto, e questi appetiti nale aveva sapientemente innestato sessuali finalmente hanno reso più un nuovo ritmo e un giovane colore umano l’equipaggio. caratteriale ai personaggi. L’impatto In quel medesimo 2009, Abrams, Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 88

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seppure stracarico di lavoro, firmò reste, 1984) di Steven Spielberg, come regista anche il TV-Movie The Goonies (I Goonies, 1985) di Anatomy of Hope, su una sceneg- Richard Donner, e Young Sherlock giatura di Tom Schulman e Rafael Holmes (Piramide di Paura, 1985) Yglesias. Dramma medico ambien- di Barry Levinson. Senza dimentica- tato nel mondo dei malati di cancro, re, per quanto riguarda i comporta- quest’opera sembra semplicemente menti dell’alieno, che Abrams riela- un modo per Abrams di variare bora idee prese da produzioni argomenti e dimostrare che fosse coeve, come District 9 (2009) di capace di realizzare anche piccole Neill Blomkamp e Cloverfield produzioni, sempre con al centro (2008) di Matt Reeves. l’aspetto umano. Opera dimentica- Star Trek – Into the Darkness bile, anche per come viene recepita (2013), secondo capitolo del reboot, dalle statistiche di IMDB, in cui gli venne nuovamente affidato ad utenti ritengono che Abrams Abrams, com’era stabilito dal con- dovrebbe vergognarsi di aver appo- tratto – qual ora il primo capitolo sto la firma su questo film per la avesse avuto successo –, e sempre televisione. co-sceneggiato da Kurtzman e Orci. Altra opera “minimalista”, almeno In questo numero 2 viene in gran per quanto riguarda i costi di pro- parte recuperata la trama già alla duzione, fu Super 8 (2011). base di Star Trek: The Wrath of Attingendo da sentimenti personali, Khan (Star Trek – L’ira di Khan, Abrams scrisse la sceneggiatura da 1982) diretto da Nicholas Mayer. La solo. È facile vedere nell’adolescen- pellicola, sequel del lungometraggio te Joe Lamb, armato di Super 8, l’al- Star Trek, era un seguito/sviluppo ter ego del giovane Jeffrey Jacob del ventiduesimo episodio della Abrams, che nella seconda metà serie originale, intitolato Space Seed degli anni Settanta provava i primi (Spazio profondo). In ambedue turbamenti (cinefilia e sessualità). Khan era interpretato da Ricardo Anche l’autore si divertiva a realiz- Montalbán. Franco La Polla ritenne zare, con il Super 8, piccoli film. quest’ultima pellicola la migliore di Come d’abitudine, le storie ideate tutta la prima serie, in quanto man- da Abrams non filano lisce, ma deve teneva le atmosfere primarie del inserirsi la contaminazione. Su un telefilm riuscendo nel contempo ad plot ascrivibile al “bildungsroman”, offrire un grande spettacolo cine- s’innesta prepotentemente la fanta- matografico anche a chi non cono- scienza. sceva la serie. E in questo caso, la pellicola si colo- Lasciata la regia di Star Wars: The ra di venature da Sci-Fi anni Last Jedi (Star Wars - Gli ultimi Cinquanta, in cui un temibile e Jedi, 2017) a Rian Johnson (con misterioso mostro/alieno uccide la Abrams “semplice” produttore ese- gente di una placida cittadina della cutivo), Abrams è tornato a dirigere provincia americana. In Super 8 il terzo capitolo, Star Wars: The aleggia anche l’usuale cinefilia di Rise of Skywalker (Star Wars – Abrams, che questa volta rende L’ascesa di Skywalker, 2019). omaggio a molto cinema adolescen- Questo nono capitolo non ha sola- ziale prodotto negli anni ’80, in par- mente la funzione di chiudere que- ticolare quello sotto l’egida di sta trilogia ma anche quello di getta- Spielberg, come ad esempio: E.T. re semi per eventuali sviluppi futuri. the Extra-Terrestrial (E.T. l’extrater- Con l’acquisizione da parte della Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 89

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Note

1) J.J ABRAMS in “J.J. Abrams:On Filmmaking”, BAFTA Guru, 8 maggio 2013. Video disponibile su Youtube.

Il cast artistico di “Lost” (2004- 2010), uno dei più grandi Disney del franchise Star Wars, già è serial Person of Interest. Serie com- successi della stato creato uno spin-off, denomi- posta da 103 episodi, di 45 minuti serialità nato , in cui si televisiva Star Wars Anthology l’uno, è andata in onda per 5 stagio- internazionale. sviluppano narrazioni incentrate su ni dal 2011 al 2016 sulla CBS. Una vera personaggi specifici. Per il momen- Benché il serial non sia stato ideato epopea to sono state prodotte Rogue One: da Abrams, c’è una forte commi- articolata su A Star Wars Story (2016) di Gareth stione di generi, infatti sul tessuto 118 episodi Edwards, e Solo: A Star Wars Story del poliziesco s’inserisce la fanta- andati in onda (2017) di Ron Howard. In ambedue scienza e lo spionaggio. Molto più sull’emittente le produzioni Abrams non ha svolto proficuo il ruolo di Abrams come ABC. In basso, ruoli. supervisore di un paio di redditizi il logo della franchise cinematografici. Bad Robot Abrams produttore Al momento gestisce Production, la Mission: società di Impossible, giunto al sesto capitolo, produzione Identificato e stimato come eccel- e quello di Star Trek, che dopo Star fondata da J. J. lente creatore di universi filmici e Trek Beyond (2016) affidato a Abrams. come regista di blockbusters di suc- Justin Lin, ha in cantiere un quarto cesso, il vero ruolo in cui Abrams è capitolo, che potrebbe essere diret- principalmente attivo è quello della to da Quentin Tarantino (fan sia produzione. Con la sua Bad Robot della serie, che degli universi Productions, dal 2001 ha prodotto Abramsiani, al punto che recitò quasi venti serie televisive, e dal anche in alcuni episodi di Alias). medesimo anno opera proficua- mente anche in campo cinemato- grafico. Una innata capacità mana- geriale ereditata probabilmente dal padre. Leggere nei titoli di testa il marchio Abrams significa avere una garanzia sul tipo di fabula che verrà mostrata. Per la verità le produzioni televisive post Undercovers non sempre hanno avuto importanti riscontri di share (la maggior parte è durata solo una stagione), ma tra i colpi più riusciti c’è da segnalare il Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 90

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Robin Williams. FORUM La leggerezza irresistibile

Giullari che mettono in luce la parte più innocente degli uomini, psicolabili che hanno dimenticato l’origine dei loro traumi, uomini d’affari redenti e padri con un bisogno smisurato dei figli. Istrionico e geniale, incontenibile e spesso esagerato, Robin Williams ha inanellato decine di film senza sosta, alternando personaggi memorabili e caricature, successi e flop. Gli incontri sul set con registi geniali come Gilliam e Spielberg, e scienziati fuori dall’ordinario come Oliver Sacks. Una vertiginosa carriera all’insegna del piacere del rischio e della leggerezza.

er la verità era uno psicopatico tota- nella realtà americana dei primi le, probabilmente un serial killer. anni Novanta, dimensione urbana “ Ma era il personaggio più dolce, segnata da egoismo ed accentuata simpatico e chiacchierone che aves- emarginazione sociale. Il film è il si mai incontrato. Mi fece ridere bizzarro contenitore della singolare sino alle lacrime». A parlare così di natura del periodo. Commedia su Robin Williams è il regista Terry due amici improbabili e, al contem- P Gilliam, che si appresta a girare La po, elaborazione del lutto dagli echi di ROBERTO leggenda del re pescatore ( The tragici, La leggenda del re pescato- LASAGNA Fisher King, 1991), un film in cui re ha il dono della leggerezza irresi- ritrova l’interprete che, sempre a stibile, nella descrizione del rappor- detta di Gilliam, aveva già “salvato” to compensatorio e reciprocamente il regista regalando dialoghi terapeutico tra due individui che si improvvisati e una generosa inter- nutrono della loro relazione e cer- pretazione per Le avventure del cano un senso al loro cammino. barone di Munchausen (The Jack Lucas, con il volto e la parlata Adventures of Baron Munchausen, sicura di Jeff Bridges, è il deejay 1988). Per il nuovo incontro con compatto che si trova da un giorno l’attore diventato nel frattempo una all’altro per strada, cacciato dalla star del cinema grazie a Good radio per aver incoraggiato uno dei Morning, Vietnam (id. 1987) e suoi spettatori a sparare sulla folla; L’attimo fuggente ( Dead Poets Parry, vagabondo di strada convin- Society, 1989), Gilliam sceglie uno to di essere incaricato a trovare il script di Richard La Gravenese che Santo Graal, è un delirante ometto porta il fantasy medievale arturiano perseguitato da un sinistro cavaliere Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 91

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di fuoco, in realtà un insegnante di dola poi però nella solidarietà verso Robin storia divenuto “Parry” dopo che Parry che gli consentirà di esplorare Williams sua moglie è stata uccisa nella spa- una parte preziosa di sé. Ed è per (Chicago, 1951 ratoria provocata dallo stesso Williams, che ha appena lasciato il – Paradise Cay, Lucas. Secondo lo sceneggiatore, il ruolo di mentore uscendo di scena 2014). Attore film doveva aiutare ad illustrare ne L’attimo fuggente, una sfida di formazione l’egoismo rampante nell’era di come attore e uomo di spettacolo: teatrale, dopo una lunga fase Reagan, ma l’ispirazione arrivò affrontare la parte dell’individuo di lavoro in anche da un libro dell’analista jun- che si maschera e con le menzogne televisione ha ghiano Robert A. Johnson intitolato si fa scudo nei confronti di verità raggiunto Cosa vuol dire essere uomini, dove sgradevoli. il grande l’autore affronta la mente maschile Dopo l’indiavolato commentatore successo attraverso figure mitologiche come Cronauer che galvanizzava il risve- cinematografico il Re pescatore, personaggio mor- glio delle truppe in Good Morning, alla fine degli talmente ferito che non può morire, Vietnam, l’inarrestata processione anni Ottanta. che guarisce soltanto quando un di personaggi improvvisati trova Il suo esordio pazzo innocente si presenta alla sua una condensazione spazio-tempo- nel cinema corte e pone una certa domanda. rale nel personaggio di Parry, come avviene con “Popeye” Quel pazzo innocente è il professor lanciato sopra il filo sottile della (1980) di Henry Sagan, che presta a Robin rimozione: uno psicolabile che ha Robert Williams il pretesto per dare volto a dimenticato fatalmente l’origine del Altman. un giullare disposto a mettere in suo trauma. Parry, come Williams, luce la parte innocente e più fragile sembra recitare barcamenandosi, di noi, con la fiducia che ci proietta senza guardare la parte negativa in avanti, verso il futuro dell’imma- dell’esistenza. Eppure Parry per- ginazione, contro una visione para- mette a Williams, con l’intuizione lizzante del sapere, quella invece immaginifica di Gilliam, di liberare rappresentata nel film dal perso- l’istrionismo dell’attore mostrando naggio di Bridges, che nega la la complessità del suo personaggio, necessità di una redenzione, trovan- tanto che il regista avrebbe ricorda- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 92

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Robin to: «Toccava qualcosa dentro di lui. trasalimento del mondo emotivo Williams e Jeff Era un comico, e tutti i comici dell’uno nella vita dell’altro. Uno Bridges in “La vogliono essere Amleto, si sa. Vuoi svelamento dietro le maschere inav- leggenda del dimostrare che non sei solo un vertite come tali dai protagonisti, le Re Pescatore” pagliaccio, che dentro quel pagliac- cui vite si mescolano in un disegno (The Fisher cio c’è una profondità, un’oscurità. mirabolante della solidarietà. Se c’è King, 1991) di E soffri. E penso che tutti i comici una commedia d’autore nella Terry Gilliam. finiscano sempre per scrivere la Hollywood dei primi anni Novanta, Il talento visionario loro autobiografia, nel tentativo di questa è La leggenda del re pesca- del regista dimostrare quanto hanno dovuto tore che mescola e confonde i cano- trova la sua soffrire nella vita». Gilliam coglie ni della commedia statunitense con massima benissimo Williams, a tal punto che le ruspanti esigenze delle corde sti- espressione le sue affermazioni non verranno listiche più personali di Terry nel confronto smentite dai successivi lavori del- Gilliam. Il talento visionario e esistenziale l’attore, il quale sarà un redento l’energia narrativa dell’autore tro- (e surreale) uomo d’affari e smemorato Peter vano la massima espressione nel- tra i due Pan in Hook (id., 1991) di Steven l’appoggio che i due personaggi si protagonisti Spielberg, nonché un padre divor- scambiano. Tutta l’epica di un del film. ziato con un bisogno smisurato dei mondo medievale ritrovato nelle suoi figli in Mrs. Doubtfire - Mammo polveri dei contesti metropolitani si per sempre (Mrs. Doubtfire, 1993) di aggroviglia attorno alla vicenda del Chris Columbus. DJ che cambia lavoro e vita dopo Sul set de La leggenda del Re essersi sentito responsabile di un Pescatore, Williams dà prova al delitto a causa della sua abituale fascinoso Jeff Bridges di non essere arroganza, trovando una svolta soltanto un impenitente battitore nella figura del barbone che lo salva libero della parola, ma un interpre- da un’aggressione da parte di due te capace di delicatezza e sensibili- ragazzi pronti ad ucciderlo. tà. La sintonia sul set si esprime nel L’amicizia che nasce tra Lucas e film con il progressivo e rapsodico Parry significa anche redenzione e Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 93

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riparazione, desideri che il DJ pen- vicenda artistica e professionale Robin tito e divenuto gestore di un nego- l’attore cinematografico che meglio Williams zio di videocassette avverte nei con- incarna una raffigurazione del cuore nella parte fronti di chi lo ha aiutato con un pulsante dell’umanità, come avrebbe dell’indiavolato gesto di lealtà lontano dalle sue abi- sottolineato sul Chicago Tribune speaker radiofonico tudini. Il narcisista e il barbone Dave Kehr all’uscita del successivo Adrian pieno di tenerezza proiettano lo film interpretato Williams, quel Cronauer che spettacolo in una fiaba scritta con Risvegli (Awakenings, 1990) «il cui ogni mattina bravura, dove si fondono con armo- fascino poggia sulla sua capacità di galvanizza il nia incubi, sogni, nel segno di un proiettare sensibilità e compassione risveglio delle realismo drammatico che Gilliam fino al punto in cui queste qualità truppe in altrove non padroneggia sempre sfociano nella demagogia». Film “Good con esiti altrettanto felici. che invece, per Robert Ebert il Morning, Il posto del sentimento si esprime quale aveva accolto molto dura- Vietnam” (1987) di anche con il corteggiamento, stralu- mente L’attimo fuggente, è addirit- nato ed irresistibile che Parry rivol- tura: «una delle migliori interpreta- Barry Levinson. ge alla stralunata Lydia (Amanda zioni di Robin Willams, pura e Plummer), alter-ego femminile incontaminata, senza le spumeg- della sua sbadataggine surreale. gianti distrazioni che aggiunge a Williams, fluviale mattatore, qui volte, senza gli sketch non richie- pone il suo lavoro al servizio del sti». Morale: Willams non avrebbe comprimario Bridges che bilancia il vinto alcun Oscar né per La leggen- graduale interessamento del cinico da del re pescatore né per Risvegli, nei confronti del barbone delirante come saggiamente avrebbe presagi- ma umanamente disarmante. La to Gilliam: «Era così fiero della sua solidarietà sociale così eva- dente nello spirito del film si esprime nel sentimento dell’amicizia, in cui Williams, messianico con- dottiero metropolitano, convince il suo scettico amico a condividere la sua fede folle e a dar spazio all’immaginazione. Il copio- ne richiedeva che, allo Sheep Meadow di Central Park, Parry e Lucas si spo- gliassero, senza veli per affrontare insieme l’inco- raggiamento ad essere libe- ri, come succede anche nella sequenza conclusiva del film. Una gioiosa inno- cenza. Tra chi vive il torpo- re e chi necessita di essere ridestato sui terreni dei significati condivisi, inevita- bilmente Robin Williams è in questo periodo della sua Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 94

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Robin interpretazione in Risvegli. Ma gli coscienti. Attraverso la sommini- Williams dissi: Rob, non vincerai mai. Ti strazione del farmaco L-Dopa, soli- (nella parte mancano tutti i tic e le smorfie di tamente usato per il Parkinson, del barbone De Niro. Quelli che vincono sono Sacks ottenne di rianimarli, di por- alla ricerca del quelli con più tic». Nell’adattare tarli letteralmente in vita, seppure Sacro Graal) e Jeff Bridges per lo schermo il saggio del 1973 soltanto per una stagione. I perso- (l’arrogante del neurologo Oliver Sacks, il regi- naggi che si risvegliano alle pratiche deejay caduto sta Penny Marshall si affida alla sce- quotidiane, che mangiano, cammi- in disgrazia) neggiatura di Steven Zaillian e dà nano, sorridono e parlano dopo in un’altra corpo, con Risvegli, a un film zuc- mesi o anni di catatonia, sembrano scena di “La cheroso, condito degli stereotipi del rievocare l’importanza del “cogli leggenda del cinema ospedaliero in salsa holly- l’attimo” evocato dal professor Re Pescatore”. woodyana, in cui il virtuosismo Keating. Williams, incurante di manifesto di Robert De Niro deve poter essere messo in ombra da De colpire a tutti i costi ed è nettamen- Niro, accettò volentieri di prendere te sbilanciato rispetto alla misura di parte ad un film molto vicino alla Williams che invece regala qualche sua sensibilità, interpretando un nota di controllata umanità ad un ruolo al confine tra ironia e serietà, contesto sensazionalistico. secondo una modulazione che Williams, cui è affidato il ruolo del sarebbe stata oltremodo più accen- medico ispirato al vero lavoro di tuata, sul versante addirittura clow- Oliver Sacks al Beth Abraham nesco, in Patch Adams (id.) del Hospital del Bronx, deve aver 1998. avuto buona prova di sé nell’affron- Laddove il risveglio è un’esortazio- tare un ruolo drammatico, proprio ne urlata alle truppe di Good quando nessuno lo considerava un Morning, Vietnam, oppure l’evoca- attore di tale capacità e poteva dun- zione del professor Keating de que temere il confronto con Robert L’attimo fuggente - film che raccon- De Niro. A Williams andò dunque ta anche la storia di un giovane che il personaggio del medico che cura vorrebbe fare l’attore, incapace di i pazienti sopravvissuti a un’epide- ribellarsi, ovverosia di ridestarsi, al mia di encefalite letargica, una cospetto di un padre severo che malattia che li riduce a uno stato pretenderebbe che il figlio si dedi- catatonico, pur lasciandoli anche casse a una carriera più stabile - e Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 95

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ancora, dove il risveglio è quello verso cui traspare ancora la mente e Robin reciproco dei due interpreti specu- lo spirito umano». Sacks si rivolge- Williams lari de La leggenda del re pescatore va ai malati cui era stata sommini- (Prof. Keating) in cerca di un senso nel loro smarri- strata L-Dopa, diceva loro “guar- in “L’attimo fuggente” mento, i “risvegli” di Penny da” e loro di colpo, almeno per un (Dead Poets Marshall sono l’occasione per un attimo, ritornavano. Questa fiducia Society, 1989). confronto di attori che per Williams nella terapia è in realtà fiducia nella Il professore rappresenta soprattutto l’opportu- presenza delle persone, che pun- protagonista nità per lavorare a fianco con lo tualmente poi si immobilizzavano del film spinge stesso Sacks, scienziato intelligen- di nuovo, ma potevano ridestarsi. i suoi allievi a tissimo, compassionevole e gentile, Una fiducia nel risveglio, nella pos- lottare contro uomo libero laureato in medicina a sibilità di ridestarsi. Ed è con que- ogni forma di Oxford, appassionato di motoci- sta fiducia che Williams inanella conformismo clette, sollevatore di pesi e auto- film senza sosta, alternando succes- e a seguire stoppista, vero ribelle che permise si a flop che passano quasi inavver- ad ogni costo i propri all’attore di studiare le riprese pri- titi, secondo una traiettoria che desideri. vate realizzate in prima persona sarebbe troppo facile vedere calco- Troppo in mentre curava i pazienti encefalitici lata nel minimo dettaglio. Senza anticipo sui fuoriusciti dallo stato catatonico l’incessante rincorsa dei “risvegli”, tempi e per il anche solo per pochi istanti. Fuori in film più o meno centrali, non contesto dal significato metaforico del avremmo avuto gli alti vertiginosi sociale in cui “carpe diem”, per Williams si trattò della sua carriera. Senza alcuni film opera. dell’occasione per dare una misura minori e apparenti “passi falsi”, nuova al suo lavoro, per riflettere avremmo avuto di sicuro meno spe- sulla millimetrica densità interpre- rimentazioni rischiose e meno riu- tativa della componente attoriale, scite. Un passo falso non è allora per divagare su quella “magia” Hook, film dagli esiti sotto tono ma della vita che si esprime anche rivalutato con il tempo dai suoi più attraverso la fisiognomica del volto. scrupolosi esegeti, in cui Williams «Sembrava di guardare qualcosa collabora in uno dei momenti più che a prima vista è morto, ma attra- tesi e autobiografici del cinema Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 96

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Robin Williams in “Risvegli” (Awakenings, 1990) di Penny Marshall. Il film si basa sui ricordi e l’esperienza professionale di Oliver Sacks, il grande scienziato. Williams interpreta la parte del dottor Sayer che in un ospedale del spielberghiano. Mentre l’atmosfera (l’immaginazione di una realtà Bronx dei romanzi di James Matthew altra) e a Fellini (il passato dai con- sperimenta Barrie è al centro del racconto, il torni mitici), Spielberg con Hook l’effetto di un cineasta immagina un sequel delle crea un contesto appesantito dalla farmaco sui avventure di Peter Pan coadiuvato concezione spettacolare ancora pazienti delle idee di Nick Castle e James V. pachidermica, che salvaguarda solo affetti da catatonia. Hart, ma soprattutto sceglie come a tratti un cuore vibrante, un segre- protagonista del suo Peter Pan per to di leggerezza racchiuso nel pen- il grande schermo da settanta milio- siero felice che permette di vincere ni di dollari proprio Robin la paura di volare. Paura ed equili- Williams, attore che per il cineasta brio sono al centro del lavoro del raffigura al meglio lo spirito di cineasta, che in Williams individua Peter così come Richard Dreyfuss è l’uomo impietosamente soggiogato dichiaratamente il suo alter-ego dal ticchettio del tempo. Questi è riconosciuto. Per Steven Spielberg Peter Banning, avvocato in carriera si tratta del primo film in cui si che trascura moglie e figli per il trova coinvolto in un progetto che lavoro; egli accusa il figlioletto di non parte in prima istanza da lui; non crescere ma è lui in realtà ad nondimeno, Hook è il veicolo per essere cresciuto troppo in fretta, a proporre una precisa volontà auto- tal punto di aver dimenticato di riale, in cui la cavalcata tra il sogno essere il vero Peter Pan. Durante un e il reale produce un’opera fantasy viaggio a Londra i suoi figli vengo- rivolta ad un pubblico adolescente no rapiti da Capitan Uncino sebbene si parli agli adulti, a cui si (Dustin Hoffman) mentre la nonna intende ricordare che l’esistenza è Wendy (Maggie Smith) gli rivelerà un’avventura straordinaria. E il segreto importante della sua vita: l’adulto Robin Williams è il tramite lui è Peter Pan ma con il tempo ha per modulare il racconto spielbe- dimenticato di esserlo, dedicandosi ghiano rivolto al dialogo tra padre e a un’esistenza priva di immagina- figlio, con tutte le paure che deriva- zione. Grazie a Trilli (Julia no dalla disgregazione della fami- Roberts), Peter verrà trasportato glia e dal fatto stesso di crescere. verso l’Isola che non c’è dove alla Con il cuore rivolto a Frank Capra fine potrà salvare i suoi figli. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 97

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L’immaginazione al potere è qual- modo surrogato, finisce per incar- Robin cosa che per Peter Banning suona nare per i veri figli di Peter. La Williams nei strano, eppure dovrà ricredersi. Le musica di John Williams - l’altro panni di Euphegenia aspettative dei figli e le effettive Williams di Hook - accompagna risposte dei genitori creano un con- con note wagneriane l’ascensione di Doubtfire, protagonista trasto che sbilancia le esistenze Peter verso la consapevolezza di di “Mrs. generando scompenso, nella disar- poter volare nell’isola che non c’è. Doubtfire – monia che si palesa tra il principio Un universo parallelo, dalle sceno- Mammo per del piacere e il principio di realtà. grafie sontuose e dalle atmosfere sempre” Alla dittatura del tempo è ben alli- retrò, dove un certo idealismo (1993) di Chris neato Capitano Uncino, cui Dustin pedagogico trova nei volteggi di Columbus. Hoffman restituisce una caratteriz- Robin Williams - che per la parte Nel film zazione del cattivo di sontuosa pre- perde anche nove chili - il terreno Williams stanza: tanto Uncino è pensante e immaginario propizio, in ultima interpreta la lucidamente consapevole del suo analisi, per un racconto sul tema parte di un ruolo, tanto Peter Bannie è svagato dell’abbandono, da se stessi e a se padre divorziato che e privo di reale dimensione tragica. stessi, nell’orbita di una lezione per continuare Quest’ultimo, nella personificazio- disneyana modulata sui temi della a stare vicino ne di Robin Williams, è davvero disgregazione della famiglia. ai suoi figli una figura che vive di proiezioni Aggiornamenti che appartengono si trasforma altrui: l’amore di Trilli, che strappa tanto a Spielberg quando al Robin in una un bacio dichiarando il suo senti- Williams di Mrs Doubtfire e di altri governante mento impossibile, quello eterno di film che faranno seguito. settantenne, Angela Moira Darling, quello dei amorosa e “bimbi perduti” che ripongono in piena di lui la promessa di una figura pater- risorse. na che Uncino, luciferinamente e in Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 98

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Perché si uccide STORIE un magistrato senza punto interrogativo

Nel cinema di Damiano Damiani quasi sempre le verità più categoriche si dimostrano insufficienti e devono quindi essere sottoposte al vaglio necessario e “civile” di una possibile falsificazione. Film sulla mafia o più in generale film polizieschi che vanno oltre il genere e si propongono come pretesti utili a recuperare significati universali. Un cinema stratificato e complesso con una natura musicale intensa e insospettabile, da ascoltare.

è un’anima russa, un’idea di futuro Damiani, pronto a mettersi in conoscitivo, di tipo molto fanta- discussione proprio per dimostrare ’ scientifico, che riposa nel cuore della come ogni “verità” categorica debba filmografia di Damiano Damiani, essere sottoposta al vaglio necessa- riconducibile al più noto romanzo di rio, questo sì civile e sostenibile, Stanislaw Lem, Solaris, e che intrat- della “falsificazione”, è Perché si tiene un rapporto molto stretto con uccide un magistrato. La convinzio- C un’ipotesi sfrontata della verità. Una ne ossessiva, rigida e conveniente, di ANTON GIULIO verità che anche nei casi politico- della “verità”, una certa verità che MANCINO E indiziari più gravosi e all’apparenza non è certa ma offre certezze di STEFANO SASSO intellegibili si rivela in maniera poco parte, in Perché si uccide un magi- conforme alle aspettative dei conten- strato genera strane inquietanti riso- denti impegnati in una partita molto nanze. In pratica, anche quando pericolosa muovendosi, su fronti appare convincente, determinata e opposti, tra criminalità organizzata, deterministica, suona falsa. Perché si politica, appalti, magistratura, poli- uccide un magistrato, tra i film di zia e organi di informazione. Questa argomento politico-civile, meglio: di verità che oppone tuttavia un impianto politico-indiziario, si assu- modello di società civile antagonista me la responsabilità di prospettare ad un altro, di stampo politico- un “futuro” morale da romanzo di mafioso,rischia di scontentare tutti fantascienza, sulla falsariga del persino politicamente perché non fa Solaris di cui sopra che si trasforma il gioco di nessuno. Il caso limite in un cognome assegnato in questo della constatazione paradossale di caso e non a caso al personaggio Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 99

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incaricato di indagare sulla presunta società tragicamente corrotta den- Damiano verità, di essere l’incarnazione di tro. Si intitola semplicemente così, Damiani questa istanza che trascende la sin- Perché si uccide un magistrato, (Pasiano di gola persona o il personaggio nello senza il punto interrogativo, poiché Pordenone, schema del racconto di finzione per non esiste alcun punto di domanda. 1922 – Roma, assumere un’identità trasversale, La cronaca e la cronologia dei fatti 2013), esponente del culturale. L’elemento “Solaris”, che di portata politica, mafiosa e giudi- filone cinema- è bene qui indicare tra virgolette per ziaria, all’unisono, in perfetta e scan- tografico estenderne la portata concettuale, dalosa sintonia, chiamata in causa in politico-civile, trasferendosi dalla condizione di tutti i sensi da Perché si uccide un ha esordito da titolo romanzesco, nella fattispecie magistrato c’è tutta. Dentro, nella regista nel di romanzo di fantascienza o di modalità del film dentro il film, ovve- 1960 con “Il “fanta-coscienza”, all’onomastica ro della mise en abîme che veicola il rossetto”, su del film politico-indiziario in cui si meta-film e per estensione il meta- sceneggiatura rappresenta il modello virtuoso cinema e il meta-linguaggio al servizio scritta in dell’inchiesta, ripropone un“futuro” del discorso politico-indiziario, ci collaborazione molto sui generis, “dal cuore anti- sono appena camuffati l’omicidio di con Cesare Zavattini. co”. Che impone una scelta categori- Gaspare Pisciotta, la strage di ca, di campo e in campo, cinemato- Ciaculli e naturalmente l’assassinio graficamente parlando, che rende del procuratore Pietro Scaglione, epi- nella prospettiva di Damiani ogni fenomeno in cui il “cadavere eccel- film, e questo in particolare, necessa- lente” risulta collegabile, per via indi- riamente “fantasiosi”. Non sorpren- ziaria, almeno al primo dei due avve- de quindi che, uscendo nel 1975, nimenti delittuosi. A cinque anni Perché si uccide un magistrato sia di dall’omicidio Scaglione che scoper- fatto quello più sentimentale, melo- chia o lascia indovinare molte altre dico e malinconico nel fare i conti connessioni incrociate con effetto con una giustizia ingiusta e una retroattivo, a distanza di sicurezza Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 100

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In basso, una dalle incombenze dell’instant movie, sua volta può risultare improbabile locandina ecco che Perché si uccide un magi- ma non impossibile, a livello logico e internazionale strato si propone il compito intellet- intellettuale, l’autore lo costruisce di del film tualmente onesto, ma arduo a livello conseguenza rispetto ai fatti concla- “Confessione ermeneutico, di farsi carico non di mati o altrimenti indagati. Cioè per di un commissario un quesito ma di un’affermazione. razionale, filosofica e artistica reazio- di polizia al Scartato il punto interrogativo, ergo ne nei confronti del paradigma di se procuratore il punto di domanda di fronte alla stesso e del proprio cinema. della preoccupazione della coscienza Insomma per demolire o decostruire repubblica” verso ogni tipo di risposta sentenzio- la verità indiziaria che nel suo prece- (1971), sa, Perché si uccide un magistrato dente Confessione di un commissa- interpretato procede nel contesto cinematografi- rio di polizia al procuratore della da Martin co di quegli anni lungo una strada repubblica, aveva preso il sopravven- Balsam, nella abbastanza solitaria e controcorren- to, giudicando e condannando dallo parte del te, all’interno di un filo presunto ma schermo la vittima designata. Perché commissario in maniera anomala nelle sue risul- , riprende Bonavia, si uccide un magistrato mentre Franco tanze eretiche, invalidando una allusivamente da Confessione di un Nero “verità” impressionante di proposi- commissario di polizia al procurato- interpretava il to. Ma per farlo occorre che ad esse- re della repubblica la parola “confes- procuratore re impiegato siasolo lo strumento sione”. Perché si uccide un magistra- della principe della “fantasia”, che in to è una “confessione” privata porta- repubblica. genere e nei “generi” praticati da ta in pubblico, un esercizio cinemato- Damianidiventa l’unico effettiva- grafico di coscienza, un atto di dolore mente sicuro, ragionevole e sosteni- che sposa il principio di contraddi- bile. Questo film da riscoprire nella zione. In Perché si uccide un magi- sua veste intimamente romantica, strato Damiani, allineando ex post il come uno strano film d’amore, attra- caso Pisciotta, il caso Ciaculli e il caso versato cioè da un amore impossibi- Scaglione, “confessandosi” in pratica le per la verità o per una verità che a “(s)cofessa” quel Confessione di un Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 101

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commissario di polizia al procurato- un commissario di polizia al procu- Franco Nero re della repubblica, dove alla luce ratore della repubblica, inverte il in“ Confessione dell’anno in cui esce, il 1971, ugual- senso di marcia. Di proposito. di un mente si riguardavano in filigrana Con Perché si uccide un magistrato, commissario specifici e indicativi altri fatti pre- rinunciando al punto interrogativo di polizia al gressi pronti ad essere inseriti nel- lo reintroduce come paradosso procuratore della l’orbita dell’invenzione: l’omicidio implicito. E se così non fosse? repubblica”. di Placido Rizzotto, la strage di Via Ovvero, se la società civile si fosse Nel corso Lazio e con effetto anticipatore troppo abituata a coltivare e a soste- delle indagini, l’operato opaco dell’alto magistrato nere certezze deterministiche con il giovane Scaglione. Poiché si tratta di un’au- troppa disinvoltura e facilità, non giudice tocritica, dell’azione di civile auto- sarebbe questo altrettanto lesivo interpretato critica di un preciso film nei con- della democrazia e pericoloso per la da Nero entra fronti di un altro e di autore allo civiltà stessa? Per poter affrontare di in conflitto specchio che fa i conti con se stesso petto la questione Damiani ha biso- con il prima ancora che con i fatti e la real- gno di un caso estremo riconoscibi- commissario tà, è necessarioinventare, immaginare, le, il caso Scaglione, che deve però di polizia, al punto di lavorare di “fantasia”, capovolgendo mascherare e sospingere nel territo- accusarlo di un la verità più accreditata su un clamoro- rio dell’apologo a sfondo morale e tentato so ed evidente esemplare“eccellente” per eccesso esemplificativo “fanta- omicidio. di “cadavere”. scientifico”, seguendo appunto il Il sintomatico “Scaglione” del filo rosso della fantascienza o per mondo reale, destinato come vedre- meglio dire il filo “russo” della “fan- mo a chiamarsi ora, in Perché si tascienza” altrettanto “russa”, onde uccide un magistrato, appositamen- potersi permettere di condurre libe- te “Traini” cade vittima di chi? Se i ramente il gioco delle parti in (tragi) fatti accertati o in via di accertamen- commedia. Damiani in Perché si to forniscono immediatamente la uccide un magistrato dirige o con- risposta, che rende quindi inutile il duce il gioco come si conduce un’or- punto interrogativo, dicono che l’at- chestra sinfonica dove la struttura tentato si iscrive in un quadro ricon- mafiosa pervade l’assetto istituziona- ducibile a una matrice politico- le, allo scopo tuttavia di non negare mafiosa, Damiani che ha già dato un siffatto “contesto”, bensì per non sull’argomento, con Confessione di ricadere nell’equivoco realistico di Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 102

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In basso, verità a senso unico, di triste memo- complessiva che per via “amorosa” Franco Nero e ria inquisitoria. L’elemento “russo”, emblematica prende le distanze, Françoise saldato alla “fantasia”, diventa il introduce un sottofondo che fa Fabian in complemento essenziale della sua diversamente luce sulla singola “Perché si ispirazione: «I miei film – spiega – vicenda reinventata e sulle vicende uccide un magistrato” sono di fantasia; ma quando dico di possibili immaginabili. Il suggeri- (1975). Nel fantasia non intendo sminuirli come mento interpretativo che si vuole in film, Nero se ci fossero i film documentari che questa sede avanzare riguarda in pri- interpreta la dicono la verità e i film di fantasia mis la colonna sonora, composta da parte di un che sono arbitrii dell’autore. Ho Riz Ortolani, che si sviluppa quasi giovane sempre sostenuto che la finzione sia completamente attorno al tema prin- regista, più vera del documentarismo della cipale che ascoltiamo sin dai titoli di Solaris, realtà. Se volete conoscere la realtà testa. Nel concreto, Perché si uccide impegnato a russa del tempo degli zar non sfo- un magistrato va visto e ascoltato girare un film gliate i giornali dell’epoca che si per essere capito fino in fondo e di denuncia su pubblicavano a Mosca o a interpretato di conseguenza. È un una presunta corruzione nel Pietroburgo, ma leggete i libri di film che va “orecchiato”. E l’orec- Palazzo di Tolstoj, di Cechov o Turgenev. chio recepisce il tema musicale Giustizia. Perché gli scrittori che adoperano immediatamente messo in campo, questa specie di “coagulazione stati- sulle immagini dall’alto di Palermo. stica della vita” che è la fantasia Si tratta, per ovvie ragioni di cuore, fanno un’operazione di ricerca della un cuore afflitto da contingenti pre- verità e della conoscenza, che è più occupazioni intellettuali e diuturne profonda del documento stesso. cause storiche, di accorgersi nel L’arte, non la cronaca, è rivelatrice tema inaugurale della linea melodica della verità del tempo» (1). malinconica e nostalgica affidata A sorpresa tutto ciò traspare da que- pressoché sempre al flauto traverso. sto film che possiede una partitura Una frase musicale discendente e musicale intensa, curiosa, insospet- interessante, non priva di ambiguità, tabile per un film che parla di politi- si impone in modo da potersi acco- ca e di mafia, di affari, processi e stare da una parte a questioni altre, delitti. Per comprenderne la natura appunto: sentimentali, che potreb- pensante è necessario seguire la bero avvolgere la vedova Traini (con musica, gli spartiti, l’orchestrazione il marito, con Solaris, con il dottore), Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 103

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Una locandina promozionale del film “Perché si uccide un magistrato”. Il film si ispira al personaggio del giudice Scaglione ucciso dalla mafia nel 1971 e vittima, in seguito, di una campagna denigratoria.

e dall’altra a una specie di remissività a sottolineare solo alcuni passaggi. rispetto all’intreccio che Damiani Con assolo e colpi isolati sul rullante sembra voler sviluppare sul ruolo e che assumono una crescente dram- sul coinvolgimento. E che nel suo maticità al dipanarsi del brano. caso può avere un mezzo espressivo Proprio la batteria, in particolare i e di divulgazione di massa il cinema timpani, assume una funzione di pro- al cospetto dei rapporti e delle collu- tagonista assoluta nella sequenza in sioni tra mafia, affari e politica. cui il procuratore Traini e il giudice A fare da sottofondo ai titoli di testa De Tonnari effettuano una proiezione troviamo il tema principale nella privata, quella cui si accennava con lo forma più nelle corde di Ortolani, storico dei “fatti” appena dissimulati prezioso per entrare in sintonia con e deformati, per poter visionare il film quelle di Damiani: i classici timbri incriminato, opera dell’inequivocabile che accompagnano le sue orchestra- regista, oltre che giornalista d’inchie- zioni e i suoi arrangiamenti assecon- sta che non potrebbe che chiamarsi dano un brano dal sapore progressi- “Solaris”, e intimamente Damiani. ve rock con inclinazioni melodiche La colonna sonora del film di questo che affida le armonie a tastiere e chi- singolare Solaris è stilizzata e astrat- tarre, mentre il tema spetta al flauto ta: non ci sono scene parlate, tutto il traverso. Un ruolo importante e non tappeto sonoro è assegnato a stru- scontato, non c’è che dire, come menti come il tom e i timpani che sempre nella poetica del composito- non sviluppano ritmi lineari, ma re pesarese, hanno le componenti compiono rutilanti assolo spezzati ritmiche. In questa prima sequenza volti al crescere funzionale della ten- la batteria non si limita quindi ad sione. Ci sono pochissimi suoni, fac- accompagnare il beat della traccia. ciamoci caso: l’esplosione dell’auto Ortolani gioca in sottrazione facen- dell’eccidio di Balestrate, gli applau- dola comparire in maniera sincopata si rivolti al criminale Carmelo Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 104

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Bellolampo, il quale rimanda alla re di vista il collegamento storico- figura del boss corleonese Luciano filologico con la biografia di Liggio, Liggio, il caricamento e lo sparo va da sé), la scelta del musicista della pistola che ammazzerà il magi- porta a escludere la batteria e favori- strato.Questi suoni sono stati mani- re note lunghe e instabili con anda- polati elettronicamente così da avere mento discendente, quasi a svelare un sapore metallico e con un effetto l’inutilità dell’impresa. In questi casi di delay.Tali scelte, unite alla recita- il tema si afferma solo in un secondo zione degli attori ed alle scenografie momento ed è talmente dilatato da e alle ambientazioni metafisiche ne essere a malapena riconoscibile.In fanno una sorta di quadro astratto ai altre sequenze ritroviamo ugualmen- limiti dell’espressionismo: una sorta te il tema portante, ma seguendo un di rivisitazione contemporanea dei arrangiamento standard e legger- film “muti”. La realtà eccedendo la mente rallentato rispetto all’esposi- finzione, impone inquadrature gran- zione principale. Viene utilizzata dangolari, alterate, sintomo impres- come musica di servizio e va a pun- sionante di un senso di forte strania- tellare i raccordi e lo sviluppo delle mento. Quanto al “mutismo”, è indagini private, contro-informative chiaro il metaforico riferimento del benemerito Giacomo Solaris cinematografico ad una verità “indi- pronto a rendersi impopolare, come cibile”, muta, mafiosa, omertosa e a Damiani che infatti sconta un’analo- largo spettro. Il riferimento alla ga incomprensione con Perché si “Sicilia come metafora” impone uccide un magistrato. Ed è in questa scelte di questo genere o stadio ori- forma che ascoltiamo il primo inse- ginale della storia del cinema, tem- guimento della vedova da parte di prate da uno stile eclatante di Solaris, segretamente e inconfessa- denuncia che esige la cifra metafisi- bilmente innamorato tanto quanto ca. un soggetto spericolato che conduce Un ulteriore significativo trattamen- l’inchiesta, a qualunque costo e to del tema principale è quello offer- prezzo, anche personale può essere to nella forma con accompagnamen- “innamorato” della verità. Un inse- to al pianoforte. Una forma più ele- guimento che condurrà inevitabil- gante e colta, che accompagna il mente il regista a Palazzo Alberese, confronto tra il regista e il procura- luogo dell’incontro clandestino tra tore a casa di Traini, il cui ingresso la vedova e il medico.La stessa musi- viene quasi suggerito dai discorsi ca la ritroviamo quando il regista borghesi degli invitati. Poco prima viene interrogato dal giudice istrut- che la musica cominci si odono, tore e come colonna sonora lungo il fuori campo, le considerazioni di viaggio che porterà i protagonisti dal due altre invitate alla cena: «Ha cancelliere “assente” Vezzi al fine di sostenuto l’esame al conservatorio», fargli confessare la «versione concor- «Ah, si?!», «Pianoforte. Ah, un data», lanciata come esca affinché trionfo!», «Che soddisfazione». costui abbocchi con il puntuale Quale migliore chiosa? silenzio-assenso. Passiamo quindi alle scene di attesa Sempre questo tema, esposto in carica di tensione, ad esempio l’ap- forma più confidenziale, scandisce postamento organizzato dalla polizia gli incontri tra Giacomo Solaris e nella speranza di sorprendere Antonia Traini, come quando, in Bellolampo in una clinica per i suoi presenza della principessa Alberese, problemi di salute (onde non perde- hanno uno scambio di impressioni Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 105

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dopo l’aborto sfiorato, o quando Solaris, svelato il “misfatto” (tale poiché soprattutto smentisce a sor- presa la più recente verità ufficiale che contraddice a sua volta l’auto- matica omissione di verità altrettan- to ufficiale cui ci si sarebbe per tra- dizionale rassegnazione dovuti uni- formare organi di informazione, forza pubblica e pubblica opinione), accompagna la vedova, complice e amante dell’assassino, a costituirsi. L’apice della drammaticità musicale, invece, la troviamo solo dopo cin- quanta minuti quando l’onorevole Ugo Selimi, memore dell’episodio della sassata, propone di accusare l’autore del gesto riprovevole. La musica parte quando la vedova si consulta con il dottor Valgardeni se sia opportuno o no coinvolgere il figlio malato del procuratore, presa- gio dell’intreccio amoroso e omici- da. Per avere un’idea d’insieme del testo sonoro occorre anche tener conto di rumori e fondi sonori ben dosati ed essenziali, volti a conte- stualizzare l’azione – come i riverbe- ri del luogo dove è nascosto il sicario Bellolampo– e a creare pacati con- trasti. Un ambiente molto confuso è “giusto”, Damiani la muove intanto Locandina ad esempio quello della testata gior- a se stesso, salvo poi estenderla alla francese di nalistica, riferibile al quotidiano categoria professionale, senza cioè “Confessione L’Ora di Palermo, in prima linea risparmiare la stampa di opposizio- di un all’epoca nello smascherare gli intri- ne. Lo stacco più grande con questo commissario ghi del potere, la cui aggressività ben ambiente, a trecentosessanta gradi, di polizia al sostiene il ruolo stavolta, nelle inten- lo si ha rispetto al silenzio aristocra- procuratore della zioni provocatorie ma non offensive tico di casa Traini dove si reca repubblica”. Il di Damiani. Il quale, sia chiaro, non Solaris una volta ricevuto l’invito film ha avuto ce l’ha con la benemerita e coraggio- dalla futura vedova. Un silenzio un notevole sa testata, ma con l’ampia e variega- intriso di composti bisbigli che è successo in ta schiera degli “sciacalli” dell’infor- interrotto da schiamazzi e applausi Italia e mazione, interessati solo alla spetta- una volta che in tavola è “pronto”, e all’estero, colarizzazione della stessa. si deve andare tutti a “mangiare”. compresa la Pertanto la pungente “accusa” verso Afferrata questa chiave sotterranea, distribuzione questa specifica parte dell’informa- acustica, con cui si è entrati da subi- negli Stati zione, orientata a sinistra e di cui fa to in confidenza, è facile accorgersi Uniti. parte Solaris, sia pure progressiva- di come la maggiore presenza di mente attraversato dalla certezza paesaggio sonoro la si ritrovi all’ae- eccessiva di chi si trova troppo nel roporto, durante i viaggi di andata e Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 106

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“I miei film – ritorno da questo luogo simbolo telefonica in piazza Verdi che per- dice Damiano della transizione dei passeggeri tanto metterà al regista di individuare l’as- Damiani – quanto della verità. È in prossimità sassino, che non cancella la verità del sono di dell’aeroporto che Solaris apprende- contesto ma, cogliendo in ciò una fantasia; ma rà della morte del procuratore sfumatura assai più sottile, ne smon- quando dico di fantasia non Traini. In assenza di musiche, la con- ta il tragico determinismo. intendo citazione necessaria è affidata ai A questo punto è opportuno presta- sminuirli. suoni concreti che con un alternarsi re attenzione, cioè orecchio a ogni Ho sempre incalzante di sirene, suoni di decolli sorta di dispositivo. Quindi ad appa- sostenuto che e atterraggi di aerei e annunci prove- recchi elettrici come televisioni e la finzione sia nienti dagli altoparlanti, ci fanno radio, forieri di continui aggiorna- più vera del immergere nell’azione rendendoci menti in merito alle indagini sull’as- documentari- partecipi degli avvenimenti. Senza sassinio del procuratore, che scandi- smo. Se volete contare che la musica, in una delle scono e ritmano i tempi della narra- conoscere la versioni più dilatate e drammatiche, zione. Interessante e per molti versi realtà russa tornerà subito dopo per condurci stratificata è la sequenza in cui il del tempo degli zar non sul luogo del delitto. Ennesimi ruoli regista viene accolto in casa dalla sua sfogliate i importanti spettano infine ai suoni “Sibilla”, ennesimo nomenomen giornali che diegetici ed alle “assenze sonore”, (come “Traini”, dove spostando l’ac- uscivano a parallele all’indicibilità delle cose e cento dalla prima “i” alla precedente Mosca e ai silenzi da film “muto”: si tratta di “a”, già in Confessione di un com- Pietroburgo, suoni evocati, connessi a eventi già missario di polizia al procuratore ma leggete i avvenuti su cui arriviamo troppo della repubblica, si suggeriva e otte- libri di Tolstoj tardi, in quanto spettatori connessi neva l’effetto di “traino”). Sibilla e Cechov”. ai personaggi o personaggi connessi stappa una bottiglia di champagne agli spettatori, gli uni e gli altri con- per festeggiare la morte del procura- nessi al regista-demiurgo in crisi di tore corrotto. La musica classica die- coscienza. Ad esempio il suono del getica presente lascerebbe pensare a sasso lanciato contro la finestra della un disco romantico per una cenetta famiglia Traini. al lume di candela, ma appena termi- Molte e importanti ai fini della com- na e comincia il bollettino del noti- prensione del tessuto indiziario ziario ricollochiamo la nostra atten- sonoro sono poi le conversazioni zione sul piano dell’azione. telefoniche sia da parte dei perso- L’autore divide così, sapientemente, naggi principali che da parte dei la sequenza in due blocchi: l’illuso- politici corrotti soprattutto in merito rio spostamento del mood verso un alla latitanza di Bellolampo. Non momento di intimità domestica e la sempre ne ascoltiamo per intero i successiva instancabile ricerca della contenuti, considerando che le parti verità, che è in definitiva la strategia omesse non sono fondamentali per dominante adottata lungo l’arco del- lo svolgimento dell’azione. Damiani l’intero film. Questi media fanno si rende ben conto e fa partecipe lo parte dell’universo poetico e profes- spettatore, mediante il personaggio sionale del protagonista Solaris, per- cardine, che tante cose, nell’accezio- fetto autore interno,con i quali egli ne di “cose di Cosa Nostra”, si avrà un marcato atteggiamento sanno, si indovinano, si intuiscono, ambivalente e contrastato, in linea benché non si dicano o non si possa- con la posizione dell’autore esterno no dire. Perciò l’apice dell’impor- Damiani. Il momento culminante tanza dei telefoni risiede e scatta nel- arriva con la canzone che merita una l’appuntamento presso la cabina considerazione a parte. Una canzo- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 107

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neche agisce come unica sorgente musicale veramente e chiaramente diegetica riscontrabile nel film commenta con suadente ironia l’omicidio di Bellolampo ad opera del suo medico.Prima di effettuare la solita delicatissima cura medica a domicilio, Bellolampo mette un disco 33 giri fornendo così al suo carnefice etero-diretto (che però non sfugge al richiamo del boss cor- leonese predecessore di Liggio, il dottor Navarra), la colonna sonora ideale alla nonchalance con cui compirà questo gesto.Il brano scel- to è, appunto, L’indifferenza, del 1973, interpretato da Iva Zanicchi e scritto dal paroliere guarda caso siciliano Plinio Maggi.Anche sta- volta, a sigillo del quadro generale, L’indifferenza, canzone scritta da Franco Nero e ambivalenza e ambiguità la fanno da Maggi e cantata da Zanicchi, in Marilù Tolo in padrone. Le ultime parole che estrema sintesi interagisce in Perché “Confessione Carmelo pronuncerà da vivo saran- si uccide un magistrato con il cele- di un no riservate, in siciliano, proprio bre Solaris di Lem edito nel 1961, da commissario a un procuratore all’interpretazione della Zanicchi: cui Andrej Tarkovskij trae l’omoni- «Come canta bene questa!». della mo film nel 1972. Il che spiega come repubblica”. Alla fine della sequenza, mentre il mai pochi anni dopo Damiani in Nel film la medico con estrema freddezza si Perché si uccide un magistrato scel- Tolo accerta della morte del sicario mafio- ga di sdoppiarsi in un eroe-anti-eroe interpreta la so, nell’aria si diffonde la strofa: della verità che risponde al nome di parte della «Perché solo standoti vicino io/un GiacomoSolaris, circondato di musi- sorella di un giorno ti odierò/e guardandoti sul ca, malessere e languori sentimentali pregiudicato. letto in un mattino/proverò per impossibili. Damiani, come il suo te/l’indifferenza/che mi hai insegna- alter ego “Solaris”si direbbe voler to tu/e nel silenzio/io me ne sottoscrivere le righe conclusive del andrò/da te». romanzo, di fantascienza, in un Quando si parla di letteratura impli- mondo dove la fantascienza è ora- cita o esplicita nelle opere di mai più reale della realtà:«Non Damiani, sarebbe bene inserire avevo speranze. Però viveva in me anche la letteratura musicale. E l’attesa, l’ultima cosa che mi fosse L’indifferenza in Perché si uccide un rimasta. Che appagamenti, che magistrato accanto ai tanti libri tra- beffe, che torture potevo ancora sposti sullo schermo o all’altra cate- aspettarmi? Non lo sapevo, e persi- goria di libri, quelli che si intuiscono stevo nella fede irremovibile che tra le pieghe del racconto, o che ven- l’epoca dei miracoli crudeli non era gono ostentati dentro l’inquadratu- trascorsa» (2).La componente auto- ra. Solo così è possibile avere il qua- referenziale che coincide con la fine dro completo dell’azione congiunta dell’opera letteraria di Lem la dice di fantasia, musica e letteratura in lunga sul rapporto intenso e teso che Damiani. l’autore di Perché si uccide un magi- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 108

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accanto ad una ricca gamma di stru- menti musicali di complemento, inseparabili gli uni dagli altri. Molto significativo diventa quindi lo scam- bio di battute in casa Traini, quindi in terreno non neutro, il terreno dell’avversario, tra Solaris e Traini, cioè tra l’altro Damiani e l’altro Scaglione. Una chiacchierata franca, disarmante, come dovrebbe essere in un paese civile la verità, a qualsiasi livello, qualsiasi verità:

Traini: Lei è giovane per il successo che ha avuto. Ma veniamo al dun- que: il procuratore del suo film sono io, sì o no? Solaris: Beh, decida lei se vuole rico- noscersi o meno. Traini: Sarebbe stato più onesto se gli avesse dato il mio nome, chiaro e tondo. Solaris: Ma il film sarebbe stato immediatamente sequestrato. E La locandina strato intrattiene con la ricerca invece io voglio che il pubblico lo di diversamente indiziaria della verità. veda. “L’istruttoria L’assunzione di responsabilità cine- Traini: E impari a disprezzare la giu- è chiusa: matografica circa i gravi fatti della stizia. dimentichi” storia politica, criminale e istituzio- Solaris: Al contrario: ad amarla, ad (1971), ancora nale italiana, è specialmente in corso esigerla. un film di Traini: Vede, un mio giovane sostitu- Damiani nelle sedi appropriate della discus- ambientato sione di un progetto di riforma del to, anche lui pieno di sacro fuoco, ha nel mondo codice di procedura penale vigente, steso contro di lei una denuncia per della giustizia. aiuta a contestualizzare meglio la vilipendio della magistratura. Lei ha Tra gli spregiudicatezza e la fondamentale fatto molte false accuse contro di interpreti impertinenza di Perché si uccide un me. Sa cosa le chiederebbero prima Franco Nero, magistrato, film apertamente auto- di tutto in tribunale? Riccardo critico e autoriflessivo per eccellenza Solaris: Le prove. Cucciolla, nella filmografia di Damiani, esem- Traini: Ne ha? Georges plare in questo senso più unico che Solaris: Facciamo il processo e lo Wilson e John sapremo. Steiner. raro nella storia del cinema italiano. Ponendosi a posteriori il problema del Traini: Allora ha fiducia nella giusti- controverso omicidio di Scaglione, zia? contemperandone il movente politico Solaris: No, ho fiducia nello scanda- ai suoi retroscena, tutt’altro che lo. Sulla sentenza non mi faccio illu- elusi,Damiani sente di non potersi esi- sioni. mere, in prima persona cinematografi- Traini: Prevede una condanna? ca, dall’interrogarsi in primo luogo, Solaris: Al novanta per cento. con cognizione di causa, sugli strumen- Traini: Lei ha girato alcune scene al ti del proprio mestiere di regista, nostro carcere. Ma dentro, come Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 109

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detenuto, c’è mai stato? sostituto procuratore, in conflitto Con la sua Solaris: Pensi che il direttore del car- con l’anziano e disilluso commissa- regia e la sua cere, sapendo che film facevo, mi rio giustiziere Bonavia. impostazione Damiano disse per scherzo: «Chissà che un Ecco perché in Perché si uccide un giorno non la vedremo qui come “Traini”diviene il magi- Damiani magistrato concepisce ospite fisso». strato anziano colluso con i poteri “Perché si Traini: Questo è il prezzo che lei è forti, politico-mafiosi. Non solo: uccide un disposto a pagare pur di vedere un sempre in Confessione di un com- magistrato” magistrato portato in tribunale. E missario al procuratore della come uno non importa poi che venga assolto o Repubblica è Franco Nero a inter- strano film condannato. È già l’accusa motivo di pretare il primo Traini, quello one- d’amore, vergogna e di discredito. Mi dispiace sto, che scopre troppo tardi la diso- attraversato e deluderla (strappando la denuncia), nestà dell’anziano procuratore capo ferito da un signor Solaris, ma, vede, noi magi- in cui si scorge la figura di Scaglione. amore impossibile strati siamo come i militari di carrie- Viceversa in Perché si uccide un ra che hanno orrore della guerra, Franco Nero passa dal- per la verità, a magistrato livello logico e mentre i borghesi sognano sempre i l’altra parte, vestendo i panni del intellettuale. campi di battaglia. Lei ha avuto temerario Solaris che, in nome sta- molte facilitazioni durante le riprese. volta del libero convincimento indi- Solaris: Ho molti amici qui. Si figuri ziario di cui come regista si è appro- che anche un piccolo mafioso mi ha priato, vuole costringere il secondo dato una mano. Traini, quello disonesto, copia con- Traini: E anche la Polizia l’ha aiuta- forme cinematografica di Scaglione, ta. Lei conosce il commissario a uscire allo scoperto, riconoscendo- Zamagna... si nel personaggio del film Inchiesta Solaris: Zamagna… Ah, sì sì, quello a Palazzo di Giustizia. Questo film della Mobile. Sì, ci è venuto incon- incastonato nel film, dal titolo molto tro. Ma solo dopo aver avuto l’auto- emblematico che richiama quello rizzazione da Roma. Un funzionario quasi omonimo del dramma di Ugo molto severo. Betti scritto nel 1944 e rappresenta- to per la prima volta nel 1949, Damiani gioca, tra le righe, come si Corruzione a Palazzo di Giustizia può notare, attraverso la figura del- (con la non casuale sostituzione del l’interprete principale, anche con la sostantivo “Corruzione” con il più trama di L’istruttoria è chiusa: metodologico “Inchiesta”), è inter- dimentichi. È evidente, con la battu- pretato daccapo dal Claudio Gora di ta: «Chissà che un giorno non la Confessione di un commissario al vedremo qui come ospite fisso». Il procuratore della Repubblica, ora ribaltamento delle parti è proprio però nei panni meta-filmici, lo si è dell’intellettuale-regista che non detto, del Traini numero due, che in teme di essere smentito decidendo Perché si uccide un magistrato fa le da solo, intanto come esempio di veci indiziarie di Scaglione. La già sana terapia collettiva, di smentirsi, citata prassi della mise en abîme in valore assoluto, sempre e comun- attuata dal regista che dice non que. Non dimentichiamo, a proposi- dicendo porta a cogliere come i ruoli to del film partner di Perché si ucci- dei personaggi e le funzioni di accu- de un magistrato, cioè Confessione satore e accusato, nonché lo stesso di un commissario al procuratore libero convincimento nel gioco delle della repubblica,che “Traini” è stato inferenze investigative e nella formu- il cognome del giovane e rigoroso lazione dei giudizi, possano avvicen- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 110

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darsi scatenando una moltiplicazio- Repubblica, non ne è per ovvie ne e una stratificazione dei livelli di ragioni la diretta conseguenza, finzione, ergo della “fantasia”, al ser- anche quella di Traini in Perché si vizio attivo della realtà. Che prendo- uccide un magistrato obbedisce a no comunque le mosse sempre dalla uno schema che investe e contesta il realtà, rispetto alla quale le scelte territorio congeniale in ambito poli- onomastiche dei personaggi provve- tico-indiziario delle ipotesi e inferen- dono a distanziarsi, sfumando assie- ze più accreditate. Ciò spinge, per me ai riferimenti diretti. Su questo spirito di “fantasia”, in un film di versante Damiani, più di qualsiasi “fantasia” a far propendere la trama altro collega cui di solito viene acco- e la detection anziché per il delitto di stato, sceglie di spingersi oltre il stampo politico-mafioso, come nel camuffamento minimo di fatti e per- caso Scaglione, per il più classico ed sonaggi. Una volta individuati e resi evasivo dei moventi. Con sconcerto sufficientemente decifrabili i richia- ne deve prendere così atto, con mi alla cronaca e alla storia politico- Solaris ovvero Damiani, lo spettato- giudiziaria, egli punta alla reinven- re, che di delitto passionale si tratta. zione romanzesca totale. Per i suoi Non si spieghebbe altrimenti la film elabora ex novo una trama di vocazione di Damiani a incarnare di “fantasia”, per sua stessa ammissio- persona, senza attori vicari, non solo ne, ma di che tipo? Oscura e insidio- l’istanza accusatoria ma anche il con- sa, le cui ragioni ultime e sostanziali nesso principio garantista, al di là vanno cercate comunque dentro un dell’evidenza, del buon senso e di preciso e veritiero quadro di parten- ogni ragionevole dubbio: come atto- za. Questo meccanismo di ruoli re in L’istruttoria è chiusa: dimenti- reversibili rispecchia lo stato delle chi, Perché si uccide un magistrato, cose della giustizia italiana in quegli La piovra infatti interpreta il perso- anni(3), dove una serie di circostanze naggio dell’avvocato non necessaria- procedurali possono indurre un mente simpatico o schierato dalla regista a sostituirsi al magistrato parte giusta, a riprova della concreta nella conduzione di una singolare, possibilità di sbagliare proprio parallela “inchiesta” rigorosamen- quando ci si crede nel giusto o si te“a Palazzo di Giustizia”, ovvero di crede di combattere ciecamente per un processo indiziario: il Traini in la giusta causa. Questa terzietà, non buonafede di una volta diventa così importa se piacevole o spiacevole il volenteroso Solaris, mantenendo dell’autore rispetto alle cause inop- la fisionomia dell’attore ed ereditan- pugnabili, quelle in cui egli stesso done la propensione per l’istruttoria crede come cittadino e artista indi- condotta con onestà intellettuale e gnato del malfunzionamento della rigore civile. Il processo indiziario giustizia in Italia, l’Italia del tempo, sul grande schermo, come è giusto e si rende quantomeno indispensabile. coerente che sia, può difettare di In generale di sviste, dettate dall’im- riscontri pieni e di prove inconfuta- prontitudine, da rigidi teoremi, dal bili perché non ha direttamente sospetto contagioso o dalla malafe- effetto penale per l’imputato pre- de, sono pieni i suoi film, compreso sunto innocente. quindi il più esposto, proprio perché Ne deriva il seguente corollario: così di “fantasia” trapiantata nella realtà, come l’uccisione di Scaglione, dopo Perché si uccide a un magistrato l’uscita in sala di Confessione di un dove tutti, persino politici collusi e commissario al procuratore della mafiosi implacabili, assurdamente di Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 111

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concerto con i loro avversari, sem- western, dicevo, sono generi codifi- Note brano convinti che l’uccisione di cati come la commedia dell’arte, 1) Damiano Damiani, Traini sia opera della mafia, su espli- dove esistono delle situazioni base e in Sebastiano Gesù (a cito mandato politico. Il problema, dei caratteri base. Se si esce da questi cura di), Damiano Damiani e la Sicilia, per tutti, anche per coloro i quali, caratteri base, da queste situazioni Incontri con il cinema, dalla parte sbagliata della giustizia e base, da queste regole fondamentali, Acicatena,1987, p. 24. della legge, è che in dirittura d’arri- non si fa né un poliziesco, né un 2) S. Lem, Solaris, 1961, trad. it. Solaris, vo, quando sono già scattati manda- western, si fa un’altra cosa [corsivo Mondadori, Milano, ti, arresti e manette, si scopre essersi nostro]. Per questo motivo sia Il ros- 1990, p. 216. trattato di un delitto privato. setto che Il sicario non sono, a mio 3) Cfr. in generale per l’aspetto specificamente La ricerca di una verità altra, impro- avviso, dei film polizieschi, ma sono giudiziario dell’approc- babile, poco credibile o spendibile dei pretesti polizieschi, come è un cio dell’autore al model- non è mai impossibile. Non importa pretesto poliziesco il Pasticciaccio di lo di film politico-indi- ziario il terzo capitolo a (4) se paradossale, fuori dalla realtà Gadda, insomma» . lui dedicato, Damiano plausibile o dall’opinione comune, Leonardo Sciascia dal canto suo lo Damiani: diritto e rove- dentro un contesto torbido come ha fatto ne Il contesto, cioè nello scio, di A. G. Mancino, Schermi d’inchiesta. I quello italiano segnato da un fasci- stesso anno di Confessione di un registi del film politico- smo di lunga durata. «Altrimenti in commissario di polizia al procurato- indiziario italiano, che cosa saremmo stati diversi da re della Repubblica, il 1971 . Kaplan, Torino 2013, pp. 89-124. Traini?», commenta Solaris alla fine Ricapitolando, Il contesto, di 4) Damiano Damiani, del film, questa volta appellandosi Sciascia, sottotitolo: Una parodia, in Damiano Damiani, ad un fertile punto interrogativo. O viene pubblicato qualche mese dopo Gaetano Strazzulla. Girolimoni. Il «mostro» per dirla con le parole dello stesso l’uccisione di Scaglione, Damiani e il fascismo, Cappelli, Damiani, che insiste sulla grande let- invece l’analogo “contesto” lo ha Bologna, 1972, pp. 65- teratura russa, «in fondo la mia ori- esplorato in Perché si uccide un 66. gine culturale, almeno per le letture magistrato, identificandosi senza che ho fatto da ragazzo, deriva dalla indugi con il suo inquieto, incerto, letteratura che, tanto per intenderci, innamorato Solaris, regista investiga- fa capo a Dostojevskij, cioè quella tore che ha all’attivo un solo film, letteratura che, scarnificata, può Inchiesta a Palazzo di Giustizia, reo anche rappresentare una situazione involontario di aver anticipato cine- poliziesca, ma nella sua architettura matograficamente il delitto eccellen- questa situazione poliziesca si riem- te di Traini/Scaglione. È la contro- pie di significati che sono più o partita di Confessione di un com- meno grandi, più o meno universali, missario di polizia al procuratore a seconda del fiato e della visione della Repubblica, che da Sciascia, che l’autore ha. Sia Delitto e castigo passando per Damiani, conduce, un che I fratelli Karamazov e altre opere anno dopo Perché si uccide un magi- di Dostojevskij hanno una struttura strato, alla trasposizione ufficiale de poliziesca, però il discorso che fanno Il contesto sul grande schermo, è più ampio. Ed è ciò che anch’io Cadaveri eccellenti di Francesco cerco di fare. Rosi. Sciascia e Rosi rispettivamente Non credo di aver fatto mai dei film aprono e chiudono il cerchio, polizieschi nel senso corrente, per- Damiani si colloca in itinere, ne per- ché il poliziesco come il western – e corre la possibilità di metterne in qui mi permetto di dire che Quièn forse la perfettibilità della curva. sabe? non è un western all’italiana, ma un film sulla rivoluzione messica- na e, quindi, una cosa completamen- te diversa – perché il poliziesco e il Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 112

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La X edizione del seminario di critica cinematografica a Bobbio Pubblichiamo il saggio scritto da Matteo Raimondi e selezionato dalla redazione di «CineCritica», nell’ambito della collaborazione tra la rivista e Cinema Summer School - Seminario residenziale di critica cinematografica, diretto da Ivan Moliterni e giunto nel 2019 alla decima edizione. Il corso si è svolto a Bobbio (PC) dal 27 luglio al 10 agosto 2019, organizzato dalla Fondazione Fare Cinema diretta da Paola Pedrazzini e dal Comune, in concomitanza con il Bobbio Film Festival e il Progetto Fare Cinema per la direzione artistica di Marco Bellocchio. Le lezioni sono state svolte da Ivan Moliterni, Giona A. Nazzaro, Anton Giulio Mancino ed Enrico Magrelli, mentre i partecipanti erano: Filippo Quilghini, Matteo Raimondi, Chiara Ghidelli, Alessandro Bruzzone, Barbara Ferraro, Edoardo Margotti, Camilla Anselmi, Leonardo Govoni, Luchino Ferraris, Enrico Fidenzi, Paola Smurra, Bianca Perrone, Angela Testa, Enrico Tallei, Chiara Annoni, Costanza Fusco, Leonardo Dubois. Dopo l’esperienza formativa prevista dal seminario, tra lezioni teoriche, visioni guidate, laboratori di scrittura, incontri con autori e interpreti, ai corsisti è stato chiesto di preparare un saggio su una tendenza individuata all’interno del cinema italiano contemporaneo.

Un contrasto che finisce con lo sfociare in un’esaltazione Nidi e sospiri: di una fuga dalle proprie ras- sicuranti convinzioni, alla incubi tricolori volta di ben più temibili, ma meno nocive, incertezze. La di Matteo Raimondi casa come la dimensione familiare si tramutano in catene che obbligano Samuel he Nest e Suspiria dannosa ma anche inganne- a restare inchiodato alla sua rappresentano il vole. Una condizione nella condizione, iperprotetto da ritorno del cinema quale il piccolo protagonista una gabbia dorata in cui vige horror italiano, un versa non solo mentalmente un programma rigidissimo. T Un programma che soffoca cinema che attinge dal passa- ma anche fisicamente. Il vero to e pone come fulcro la orrore in The Nest si trova Samuel, rendendolo libero famiglia. In queste due pelli- nella privazione, sia fisica, sia schiavo in una prigione cole, l’elemento familiare è mentale ed emotiva, da parte costruita su misura. Un senso decostruito, mettendo in di una realtà tanto sicura di soffocamento dato dalle mostra i diversi aspetti di un quanto dannosa. Delle sottra- eccessive e ansiose attenzioni nucleo sempre più incline zioni che vanno a delimitare i materne che rende il clima all’assenza o al fenomeno movimenti dei personaggi, del film molto vicino alla della doppia rappresentazio- soprattutto quelli di Samuel, situazione politica in cui ne; talvolta come falso assolu- reso immobile, già concreta- viviamo, in cui il terrore di to; talvolta come nucleo mente che metaforicamente, ciò che vi è al di fuori dei affettivo ma esibito social- dall’ambiente in cui vive. Un confini paralizza le menti e i mente al fine di nascondere i film che sembra voler mette- corpi. segreti inconfessabili. re in mostra non solo la bana- Nell’opera prima di Roberto lità del male, ma anche tutto L’arte e la libertà De Feo c’è la volontà di rac- quello che ci può essere di contare una storia fatta di negativo nel bene. I legami De Feo, prendendo spunto opposti, dove il nucleo fami- più stretti, o comunque quelli dal film Arancia Meccanica, liare, fulcro dell’intero intrec- che dovrebbero accudire e disegna una cinta muraria cio narrativo, viene parago- proteggere, si rivelano una intorno ai personaggi, i quali nato ad una stasi, non solo minaccia dell’intera opera. assumono le sembianze di Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 113

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carcerieri vittime di loro stes- si: Villa dei Laghi, infatti, sembra assumere le sembian- ze di Saint-Remy-de- Provence, ritratta da Van Gogh ne La ronda dei carcera- ti. I detenuti procedono a testa bassa come arresi al loro triste destino ma solo uno di loro, privo di berretto e più vulnerabile, guarda verso l’osservatore con uno sguar- do diretto e interrogativo. Lo stesso sguardo che assume Samuel nei confronti di un mondo che sembra non “The Nost” di Roberto De Feo appartenergli, una richiesta di aiuto che, come in Van falsità che aleggiano intorno a la novità e lo snodo narrativo, Gogh, indica la volontà di Villa dei Laghi, risvegliando rappresentato dal personag- stabilire una sorta di contatto il senso di libertà del ragazzo. gio di Denise, De Feo fa un tra il detenuto e gli osservato- De Feo, quindi, ribalta il con- uso particolarmente efficace ri. L’immagine, nel film di De cetto stesso di paradiso della colonna sonora. La clas- Feo, sembra quasi trasfor- dipingendolo attraverso varie sicità di Villa dei Laghi e il marsi in una sorta di reporta- sfumature, come un luogo rigore del programma sono ge sociale sulla condizione di ingannevole, fittizio e ben più descritti da reiterati esercizi vita di Samuel. temibile dei pericoli reali ma al piano di Samuel, che si esi- L’unico anelito di speranza, necessari per una crescita bisce sulle note gravi e strug- se nel dipinto di Van Gogh è personale. genti della Sonata al chiaro di rappresentato dal volo di due luna di Beethoven. Una sona- farfalle, in The Nest è L’espressione musicale ta legata ad un mondo antico Denise, la cui danza, leggia- e stantio, un mondo cosparso dra e pura, risveglierà L’Horror è uno dei generi di dolori e delusioni come Samuel. L’opera di Van cinematografici in cui mag- l’opera beethoveniana in cui Gogh, inoltre, viene affianca- giormente la musica costitui- vi è racchiusa la sofferenza di ta dal rimando ad un’altra sce un fondamentale elemen- un amore, quello per opera ovvero il Paradiso per- to espressivo. Molto spesso Giulietta Guicciardi, tradito. duto di Milton. Il regista, essa non definisce semplice- Il tradimento e la menzogna infatti, mette in mostra il mente un accompagnamento permea la crescita del giova- risveglio di Samuel che incar- sonoro per le immagini, ma ne Samuel, la cui unica fonte na, metaforicamente, la figu- entra in stretto rapporto con di salvezza è Denise. ra di Adamo in una sorta di esse, creando un contesto Così come il primo movi- rivisitazione della caduta poliespressivo che ne modifi- mento della sonata si apre dell’essere umano e della ca radicalmente la funzione e con il celeberrimo Adagio conseguente espulsione dal la fruizione. La musica non si Sostenuto, al posto del con- paradiso. Una rappresenta- limita ad appoggiare ciò che sueto Allegro, la figura di zione che si rende ancora più già si vede sullo schermo, ma Denise porta con se la voce manifesta dall’arrivo al riesce ad esprimere ciò che del cambiamento, un cam- “nido” di Denise; una Eva da sola l’immagine non espri- biamento mosso dalle musi- pronta inconsciamente a me, restituendone il significa- che dei Pixies in grado di soverchiare gli inganni e le to inespresso. Per raccontare contaminare l’antico e resti- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 114

114 CRITICA & CRITICI/BOBBIO

tuire nuova linfa vitale al pre- mento teatrale di un testo sorta di possessione che ne sente. La colonna sonora pre-esistente. L’accademia di modifica la percezione del mostra lo scontro, richiama il Danza non è più una sorta di mondo. È anche protagonista classico decostruendo la castello nero, ma una prigio- di un viaggio alla scoperta di nostalgia di una civiltà estin- ne di specchi claustrofobica, un potere straordinario e ta. La finzione di un mondo dove la storia si riflette in uno nascosto dentro di sé, capace costruito ad arte senza imper- spazio oscuro che sembra di ribaltare ogni gerarchia e fezione, rappresentata da volerla negare e riscrivere. In trasformarla a nuovo leader Beethoven, si scontra con la particolare, sono due gli (la Mater Suspiriorum) di realtà che non ha certezze, aspetti che distanziano il una sorta di società dentro la non ha risposte bensì solo Suspiria di Guadagnino dal società. Il dato più interes- interrogativi: “Where is my Suspiria di Argento: da una sante del percorso di Susie mind?” parte, il rapporto più diretto Bannion sono gli interrogati- che instaura con la memoria vi che esso suscita: il Male Suspiria: tra passato e presente e con la Storia; dall’altra l’esi- della Storia è destinato a to del percorso che coinvolge riverberare per sempre all’in- Sono due le vie possibili la protagonista. La Susie di terno dei singoli? Oppure è quando ci si accosta ad un Dakota Johnson, rispetto al l’uomo che coltiva dentro di classico: mantenersi aderenti film di Argento, scopre l’or- sé una sorta di Male pre-sto- all’originale attualizzando rore quale snodo inevitabile rico, destinato a riproporsi laddove possibile o tradirlo a del passaggio definitivo ciclicamente? Il film sembra favore di una rilettura perso- all’età adulta, dove i traumi muoversi, ambiguamente, tra nale. Luca Guadagnino sce- individuali si saldano alle questi due estremi, mettendo glie la seconda via e la porta cicatrici della Storia. Non in scena una sorta di “rituale all’estremo. L’operazione di solo, come la Moira Shearer in un tempo trasfigurato” Guadagnino, infatti, è equi- di Scarpette rosse, sperimen- dove la violenza del mondo si parabile ad un nuovo allesti- ta, attraverso la danza, una scolpisce direttamente sulla carne e sul corpo.

Lo sguardo della storia: il san- gue come esperienza politica

Uno degli scarti più significa- tivi tra le due versioni di Suspiria è il rapporto che esse instaurano con le interfe- renze della Storia. Il film si propone come una sorta di lungo inseguimento ad una memoria storica intermitten- te, immaginario spettrale che pure si ripercuote, inevitabil- mente, su ogni presente. Se la Storia, per Argento, è una sorta di respiro lugubre e nascosto, in Guadagnino diventa invece un apparato di “carne e di sangue”, conti- nuamente evocato in nome di “Suspiria” di Luca Guadagnino un cinema che possa rifonda- Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 115

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“Suspiria” di Luca Guadagnino re il rapporto con la memoria La sua forza inoppugnabile politica), decidendo autono- antica (la shoah) e più recen- consiste nella possibilità di mamente il proprio destino te (la guerra civile e anti privare ogni individuo del come le donne dell’epoca sta- imperialista in Germania principale mezzo di osserva- vano iniziando a fare. La degli anni ’70). zione e conoscenza del “nuova” Susie, segnata dalla A trasformare l’horror in una mondo. Non è un caso che connessione con il sangue e sorta di esperienza politica è l’Accademia di Danza sia l’orrore, è una sorta di con- il modo con cui la storia piena di strumenti di distor- trocampo tetro e inquietante infetta, letteralmente, perso- sione dello sguardo quali ad di una realtà che nasconde il naggi e spettatori. La seconda esempio sono gli specchi. proprio lato oscuro e sequenza, infatti, è già rivela- Strumento “politico” di mostruoso. Gli specchi, inol- trice. Patricia, prima balleri- conoscenza e di controllo, lo tre, divengono anche simboli na della Tanz Akademie – sguardo nel film è anche il di uno sguardo aberrante, poco prima di sparire – fa mezzo attraverso cui Susie distorto o ribaltato, figurazio- visita al proprio psicotera- perviene alla scoperta del ne traslata di un’incapacità di peuta, confessandogli la sco- proprio potere. Lo sguardo si comprendere un mondo perta che le direttrici e configura come veicolo fon- sempre più complesso, cupo responsabili dell’Accademia damentale di conoscenza e, ed enigmatico. Guadagnino appartengono in realtà ad conseguentemente, di potere invece, riflettendo sull’orrore una congrega di streghe. attraverso cui è possibile per- della Storia, non ripristina Evidentemente vittima di petuare il dominio. Susie, tra- l’ordine razionale né sbiadi- uno stato di profondo turba- sformatasi nella potentissima sce i confini della rappresen- mento, la ragazza, d’improv- Mater Sospirorum, riscrive la tazione. Lo spettatore non è viso, confida qualcosa di ter- propria individualità attra- più chiamato ad interpretare ribile e apparentemente verso l’esercizio dello sguar- quanto ha davanti ma invita- inspiegabile: «They took my do stesso, rinunciando alla to ad una partecipazione che, eyes». Il “possesso” degli propria madre (intesa come attraverso la continua solleci- occhi, l’esercizio e la priva- donna che l’ha partorita), tazione sensoriale costruisca zione dello sguardo, il con- condannandola a morte con una comunione emotiva e trollo del visibile e del visto è retroattività, aprendo il pro- percettiva con il testo. uno degli strumenti attraver- prio petto per consacrare il so i quali si esercita il potere suo cuore e donarlo alla metapsichico delle streghe. causa (femminista, sociale e Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 116

116 CRITICA & CRITICI/LIBRI

a cura di ALDO VIGANÒ Letture critiche

Allen, Edizioni Mimesis, Sesto San Percorso nella vita e nell’opera del regista, FILM Giovanni (MI) 2020, pgg. 312, euro 22.00 alla ricerca delle sue fonti d’ispirazione e C. Lastrucci e C. Carta (a cura di), Viaggio nel cinema del regista newyorkese delle tracce della sua eredità. Un viaggio tra Pinocchio nei costumi di con la bussola della tragedia, ma anche della i saggi critici di coloro che lo hanno studiato Massimo Cantini Parrini dal film magia e dell’ironia che appartengono a chi e tra coloro che con lui hanno lavorato. di Garrone, Edizioni Silvana, Cinisello accetta di vivere nella irrazionalità dei tempi Edizione ricca di illustrazioni. Balsamo (MI) 2020, pgg. 176, euro 25.00 presenti. Catalogo della mostra organizzata a Prato Alberto Ferraboschi (a cura di), sui costumi del film di Garrone. I metodi di David Brancaleone, Zavattini. il neo- Zavattini oltre i confini, Corsiero lavoro e le fonti d’ispirazione del celebrato realismo e il nuovo cinema lati- Editore, Reggio Emilia 2020, pgg. 238, costumista. Testi di Filippo Guarini, Quirino no-americano, Diabasis Editore, euro 25.00 Conti, Enrico Magrelli, Cristina Giorgetti, Parma 2020, pgg. 488, euro 24.00 Catalogo a più voci della mostra dedicata a Daniela degl’Innocenti. Le attività in America latina del padre teorico Zavattini a trent’anni dalla scomparsa, attin- del Neorealismo. Dal 1953 ai primi anni gendo ai fondi dell’archivio donato alla Pier Paolo Pasolini,Il Vangelo secon- Settanta: i viaggi, la corrispondenza e le sce- biblioteca Panizzi dai figli dell’autore e alle do Matteo - Edipo re - Medea , neggiature scritte per regista cubani, messi- raccolte dei suoi dipinti conservati a Brera e Garzanti Editore, Milano 2020, pgg. 595, cani e argentini. ai Musei Civici reggiani. euro 23.00 Le sceneggiature dei tre film citati nel titolo Alessandro Carbone, Stanley Marco Furia, L’ombra del cavaliere del libro. Gli entusiasmi di critica e di pubblico; Kubrick. Odissea dell’incipit, oscuro. Batman secondo Nolan, ma anche le discussioni e le polemiche. Il Castel Negrino Editore, Cesena 2019, Shatter Edizioni 2020, pgg. 95, euro 12.00 conflitto tra una visione religiosa e una visione pgg. 200, euro 14.90 Guida alla trilogia firmata da Christopher illuministica e razionalistica del mondo. Le prime pagine (gli incipit) delle undici fonti Nolan sul personaggio di Bruce Wayne, il letterarie da cui Kubrick ha tratto alcuni dei ricco abitante di Gotham City. Prefazione di Claudio Siniscalchi, “Ben venga la suoi film più celebri, da “Rapina a mano Stefano Di Marino. propaganda”. Süss, l’ebreo di armata” (Lionel White) a “Eyes Wide Shut” Veit Harlan e la critica cinema- (Arthur Schnitzler). Marcello Garofalo, Il cinema è mito. tografica italiana (1940-1941) , Vita e film di Sergio Leone, Edizioni Studium, Roma 2020, pgg. 200, Simone Casavecchia (a cura di), Edizioni Minimum Fax, Roma 2020, pgg. euro 19.50 Federico Fellini, Edizioni Sabinae, 537, euro 20.00 Analisi dettagliata del film antisemita molto Roma 2020, euro 28.00 Ritratto intimo di un regista complesso, che utilizzato dalla propaganda nazista. Commentate da intellettuali e collaboratori con solo sette film in 25 anni si è conquistato Particolare attenzione a cosa ne scrissero i del regista riminese, 150 foto di Fellini rac- un posto privilegiato nella storia del cinema critici italiani da Venezia, nel 1941. Prefazionecontano il suo volto, il suo sguardo, la sua cor- post-moderno. di Francesco Perfetti. poreità e il suo lavoro sul set e nella vita. Jean A. Gili, Marcello Mastroianni, Paolo Ceratto, Il lungo film di Edizioni Sabinae, Roma 2019, pgg. 160, MONOGRAFIE E Fellini, A&B Editore, Catania 2020, pgg. euro 28.00 AUTOBIOGRAFIE 198, euro 20.00 Edizione illustrata di un libro che racconta in L’opera di Fellini (da “I vitelloni” a “Il viaggio dettaglio la carriera internazione di un inter- di G. Mastorna”) ripercorsa dalla singolare prete definito “uno dei più grandi attori del Gianfranco Angelucci,Glossario felli- angolazione scelta dal figlio di una sua attri- mondo”. I registi, la famiglia e gli attori con i niano, Avagliano Editore, Cava de’ ce (Caterina Boratto), il quale sostiene la pre- quali ha lavorato. Tirreni (SA) 2020, pgg. 296, euro 20.00 senza fantasmatica sui set di un alter-ego Cinquanta voci per raccontare Federico del regista riminese. Jonathan Giustini, Fellini inedito, Fellini, “il genio italiano del cinema”. Ritratto a Edizioni Interno4 2020, pgg. 117, euro tutto tondo di un regista che ha improntato Luisa Cutzu, Gabriella Rosaleva 12.00 di sé l’arte e il linguaggio dello schermo. cineasta del passato-futuro, Edizioni Raccolta ritrovata delle 65 fotografie scatta- ETS, Pisa 2020, pgg. 261, euro 30.00 te da Paolo Nuzzi sul set di “Cabiria”. Valeria Arnaldi,La Roma di Federico La vita e l’opera di una regista “anomala” Arricchiscono il libro le interviste allo scrittore Fellini. I luoghi iconici del regista che negli anni Ottanta e Novanta si è mossa Manuel Vazquez Montalban e al regista nella Capitale, Olmata Edizioni 2020, liberamente tra cinema e televisione, tra Manuel De Oliveira. pgg. 96, euro 11.50 passo ridotto e film professionali, tra docu- Tra indirizzi del suo provato alle locations mentario e fiction. Oscar Iarussi, Amarcord Fellini. delle sue riprese, Viaggio alla scoperta dei L’alfabeto di Federico, Edizioni Il luoghi più frequentati della Roma felliniana. Gian Luca Farinelli e Christopher Mulino, Venezia 2020, pgg. 239, euro Frayling, La rivoluzione. Sergio 16.00 Fabrizio Borin, Delitto senza casti- Leone, Edizioni Cineteca di Bologna, Da Amarcord a Zampanò, dizionario alfabe- go. Dostoevskij secondo Woody 2019, pgg. 312, euro 27.00 tico del cinema e delle opere di Federico Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 117

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Fellini, alla scoperta della poetica e della vita tappe di un “genere” sovente considerato di un regista internazionale. STORIA E CRITICA ancora minore.

Olga Lumia, Woody’s radio days. AA.VV., Il libro dei film. Grandi Andrea Sani, Lo specchio della sto- L’anima musicale del cinema di idee spiegate in modo semplice, ria. Il grande cinema di ambien- Woody Allen, Curcio Editore, Roma Gribaudo Editore, on line 2019, pgg. 206, tazione storica, Edizioni ETS, Pisa 2020, pgg. 322, euro 14.90 euro 19.00 2019, pgg. 292, euro 26.00 L’uso onnipresente della musica nel cinema La storia del cinema raccontata attraverso Venti capitoli per analizzare alcuni celebri film di Woody Allen. La sua importanza quantita- più di cento film, anche per un pubblico di let- storici della storia del cinema, seguendo l’im- tiva (circa settecento brani in tutta la sua fil- tori non specializzati. postazione dei francesi autori degli Annales. mografia), ma anche estetica e narrativa. Dall’antichità al Novecento con attenzione Gian Piero Brunetta, L’Italia sullo sia al tempo in cui i film si svolgono, sia a Paolo Micalizzi, Giorgio schermo, Carocci Editore, Roma 2020, quello nel quale sono stati realizzati. Ferroni/Calvin Jackson Padget, pgg. 367, euro 32.00 Edizioni La Carmelina, Ferrara 2019, pgg. Come il cinema ha raccontato l’identità Ignazio Senatore, Il cinema appartie- 208, euro 10.00 nazionale. Dai primi film muti ai tempi odier- ne ai sognatori, Edizioni Falsopiano, Dai documentari e i film di genere ai ni. Dal Risorgimento agli eventi bellici del Alessandria 2019, pgg. 190, euro 19.00 Western Spaghetti. La vita e l’opera (film per Novecento. Dalle epoche della ricostruzione La settima arte, le sue icone e i suoi “generi” film) di un regista da riscoprire. Noto al gran- a quelle dello sviluppo del paese. raccontati soprattutto attraverso le frasi cele- de pubblico con lo pseudonimo usato soprat- bri dei suoi autori e interpreti. tutto per i suoi film western. Giacomo Calorio, To the digital observer. Il cinema giapponese Antonio Tedesco, Napoli cinema Giorgio Penzo, Akira Kurosawa. contemporaneo attraverso il 2000. la città e lo schermo nel L’ultimo imperatore, Edizioni monitor, Mimesis Edizioni, Sesto San nuovo millennio, Edizioni Phoenix Falsopiano, Alessandria 2019, euro 20.00 Giovanni (MI), pgg. 127, euro 12.00 Film Production, Napoli 2020, euro: 12.90 La vita, le opere e il linguaggio del più occi- Trasformazioni tecniche ed estetiche del Il capoluogo partenopeo nella storia del cine- dentale dei registi giapponesi. cinema nipponico nell’età del digitale. ma e nel giudizio che ne danno i cineasti che l’hanno scelto come territorio della loro rap- Giovanni Maria Rossi, Federico Franco Cordelli, Che tutto abbrac- presentazione e continuano ancora oggi a Fellini. La voce della luna, Edizioni cia. I giorni e i film, Edizioni cercare di raccontarlo. Clichy, Firenze 2020, pgg. 134, euro 7.90 Falsopiano, Alessandria 2019, euro 20,00 Nel centenario della sua nascita continuano Riflessioni sul cinema e sui film da parte di un VARIE gli omaggi al regista italiano vincitore di tre intellettuale che è solito scrivere di libri e di Oscar: narratore dell’Italia, inventore di un teatro, con un occhio di riguardo per le avan- Alfredo Baldi, 70 anni della Cineteca mondo visivo e onirico, capace insieme di guardie. Nazionale del Centro scandalizzare e divertire. Sperimentale di cinematografia Massimiliano Gaudioso, Lo schermo e 1949-2019, Editore Rubbettino, Soveria Piero Spila, Il cinema di Bernardo l’acquario, Edizioni ETS, Pisa 2020, pgg. Mannelli (CZ), pgg. 236, euro 18.00 Bertolucci, Gremese Editore, Roma 196, euro 20.00 La funzione culturale della Cineteca 2020, pgg. 224, euro 27.00 Il mare e i suoi rapporti con il cinema: sia Nazionale che da settant’anni - pur attraver- Viaggio nel cinema di Bertolucci in compa- come metafora a volte spiazzante, sia come so varie traversie storiche - è impegnata non gnia di tutti i suoi film, da “La comare secca” rappresentazione fisica del mondo subac- solo nella conservazione e nella tutela del (1962) all’incompiuto “The Echo Chambers” queo. patrimonio fisico, ma anche nel restauro delle (2018). Saggio introduttivo e analisi critica opere che altrimenti andrebbero perdute. delle singole opere, con brevi interventi dello Ferdinando Gizzi, Le Passioni di stesso regista. Ricco apparato fotografico. Cristo nel cinema delle origini Claudio Biondi, Professioni del cine- (1897-1912). Questioni icono- ma, Audino Editore, Roma 2020, pgg. Andrej Tarkovskij, La forma dell’ani- grafiche, iconologiche e culturali, 158, euro 19.00 ma. Il cinema e la ricerca dell’as- Pacini Editore, Pisa 2019, pgg. 384, euro Guida ai mestieri dell’audiovisivo nell’era digi- soluto, Rizzoli Editore, Milano 2020, 26.00 tale. Nuova edizione di un manuale di facile euro 11.00 Carattere specifico dei film che affrontano la consultazione, arricchito di diagrammi e di Raccolta di testi inediti, nei quali il regista sin- passione di Cristo nei primi anni del cinema schemi sulle varie professioni della macchina- tetizza la sua idea del cinema, che tende a e il loro rapporto con la rappresentazione cinema. trascendere il materialismo per cogliere l’es- artistica della fine Ottocento. senza della visione artistica. Anna Maria Monteverdi, Leggere uno Emanuela Martini (a cura di), Da spettacolo multimediale, Audino Federico Tadolini, Demon driver. Il Caligari agli zombie. L’horror Editore, Roma 2020, euro 19.00 cinema di Nicolas Winding Refn, classico 1919-1969, Edizioni Il I problemi di lettura e la pratica della cono- Shatter Editore 2020, pgg. 130, euro Castoro, Milano 2019, pgg. 160, euro scenza delle nuove forme assunte dalla 12.00 15.00 comunicazione visiva. L’opera e la visione del mondo del regista Le storiche tappe dell’horror classico: dagli danese, vincitore a Cannes 2011 del Gran incubi della Repubblica di Weimar ai morti Premio per la regia con “Drive”. Alla ricerca di resuscitati di Romero, passando attraverso le un personale segno poetico. Prefazione di creature classiche della Universal, quelle sen- Paolo Di Orazio. suali della Hammer Film, senza dimenticare Val Lewton, Roger Corman, i bambini inquie- tanti, i vampiri, le case infestate, ecc. Tutte le Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 118

118 CRITICA & CRITICI

Aggiornato al 15 marzo 2020

“Dio è donna e si chiama Petrunya” di Teona Strugar Mitevska Giunta al quinto lungometraggio, la regista macedone continua il proprio viaggio di denuncia del suo Paese con una commedia nera e altamente simbolica.In pochi elementi di trama ma con un linguaggio evoluto, elabora una riflessione profonda su temi universali come la con- dizione femminile, la distinzione fra sacro e profano, la complessità delle relazioni all’interno di una comunità problematica, facendo di Petrunya una antieroina coraggiosa e moderna in grado di trasformare in valore anche i propri limiti.

“La ragazza d’autunno” di Kantemir Balagov Nella Leningrado del 1945, due donne, la bionda e altissima Iya e la bruna e piccolina Masha, sopravvivono lavorando in un ospedale che accoglie reduci dal fronte. Il giovane regi- sta russo Kantemir Balagov, allievo di Sokurov, con una messinscena raffinata e un uso espressivo dei colori, mostra i segni della guerra sui corpi delle protagoniste, allestendo un racconto di morte e rinascita che, dopo il notevole film d’esordio Tesnota, lo conferma come uno dei più straordinari talenti del cinema contemporaneo.

“La ragazza d’autunno” di Kantemir Balagov

“Il lago delle oche selvatiche” di Diao Yinan Diao Yinan porta una prospettiva poetica e un’estetica affascinante in un noir dalle esplosioni di efferata violenza, che diventa anche l’occasione per una riflessione sulla modernità cinese. Una sarabanda del caos, dove a dominare è il senso di impotenza e di morte: il regista si riap- propria del “genere”, senza per questo smarrire il contatto con la realtà. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 119

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“Alice e il sindaco” di Nicolas Pariser Una riflessione contemporanea, lucidissima e spietata, sul rapporto fra la politica e le idee. Cosa sono le idee? Che ruolo hanno oggi gli intellettuali? E come può la politica fronteggiare il senso d’impotenza di fronte alla complessità del mondo? Nel rapporto fra una giovane filo- sofa e un vecchio lupo della politica, immaginario sindaco socialista di Lione, Nicolas Pariser trova le parole per decifrare il presente e ipotizzare una possibile soluzione per il futuro.

“Alice e il sindaco” di Nicolas Pariser

“L’hotel degli amori smarriti” di Christophe Honoré Una commedia sentimentale irresistibile e ironica, piena di spunti narrativi audaci, che si offre anche come una candida riflessione esistenziale.Trasportato dalla superba energia di Chiara Mastroianni, Christophe Honoré intreccia melodramma e favola fantastica sognando orizzonti sentimentali ed erotici tutti da sperimentare. Un film libero e fluido, fusione per- fetta fra Truffaut e Jacques Demy.

“L’hotel degli amori smarriti” di Cristophe Honoré

I “Film della Critica” (marchio di qualità Sncci attribuito a opere ritenute di particolare livello estetico e culturale) sono segnalati da una commissione di critici cinematografici composta da: Massimo Causo (Italpress), Adriano De Grandis (coordinatore – Il Gazzettino), Francesco Di Pace (Rai Tre), Simone Emiliani (Sentieri selvaggi), Fabio Ferzetti (L’Espresso), Beatrice Fiorentino (Il Piccolo), Federico Gironi (Coming Soon), Roberto Manassero (Cineforum), Raffaele Meale (Quinlan), Paolo Mereghetti (Il Corriere della Sera), Giona A. Nazzaro (SIC), Anna Maria Pasetti (Il Fatto Quotidiano), Giulio Sangiorgio (FilmTV). Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 120

120 CRITICA & CRITICI/I FILM DEI CRITICI

a rubrica “I Film dei Critici” non è dedicata all’attualità ma, in generale, al cinema del passato più o meno lontano e, possibilmente, a film importanti ma non necessariamente notissimi. Si tratta di uno spazio in cui i critici cinema- Ltografici, di volta in volta invitati, indicano un film che li abbia per qualche ragione colpiti. Film che presumibilmente le nuove generazioni di spettatori ignorano o conoscono solo per sentito dire. Un modo per far conoscere di più il cinema che amiamo e insieme il lavoro della critica. Hanno già partecipato: Vito Attolini (Primo amore, 1928), Paolo Mereghetti (Gli amici di Georgia, 1981), Claudio Carabba (Harvey, 1950), Bruno Torri (Memorie del sottosviluppo, 1967), Adriano Aprà (La carrozza d’oro, 1952), Piero Pruzzo (La spiaggia, 1954), Oreste De Fornari (Charlot e la maschera di ferro, 1921), Valerio Caprara (Sentieri selvaggi, 1956), Maurizio Porro (Victor Victoria, 1982), Silvana Silvestri (Il coltello nell’acqua, 1962), Stefano Masi (Il giovedì, 1964), Roberto Nepoti (Moonfleet, 1955), Aldo Viganò (Scaramouche, 1952), Bruno Fornara (The Man I Killed), Andrea Martini (Cat People). Gabriele Rizza (Tom Jones), Mario Sesti (Tarda primavera), Giorgio Tinazzi (El), Michele Anselmi (Concorrenza sleale), Vittorio Boarini (L’angelo sterminatore), Giuseppe Ghigi (Settimo cielo), Patrizia Pistagnesi (La furia dei Baskerville), Sauro Borelli (La signora della porta accanto), Alberto Pezzotta (Ostia).

Shahraz d. Il film com’è noto è stato girato anche in altri Paesi (India, I film dei Nepal, Etiopia, Iran), ma quel- critici lo che mi toccò veramente il cuore fu lo Yemen. Quando arrivai a Sana’a, dove Pasolini girò un magnifico documen- tario partendo dalle sue mura, già temendo il pericolo di una gramma iniziato (una volta si distruzione di quel favoloso Adriano De Grandis poteva e tutto sommato era una patrimonio, compresi tutta la prassi abbastanza diffusa, e poi seduzione che il regista subì da Il fiore delle mille e si rimaneva per più spettacoli); quell’incontro: forse non c’è la prima scena che vidi fu quel- posto al mondo che mi abbia una notte la famosa della freccia a forma così sbalordito. E poi via fino ai di Pier Paolo Pasolini di fallo, un momento sensuale luoghi del Fiore in quella terra ed erotico molto alto, dove incontaminata, oggi devastata olti anni dopo, quan- anche la nudità maschile era da furiose guerre e impratica- do finalmente arrivai espressa senza (auto)censure, bile. Mnel leggendario ma lo stupore maggiore fu Certo uno potrebbe anche dire: Yemen, capii ancora meglio assegnato senza dubbio ai sarebbe bastato un ottimo doc- tutto l’incanto per la bellezza luoghi, alle case, al mondo umentario, magari in stile paesaggistica che mi colse sconosciuto che si apriva, oltre National Geographic, per quando per la prima volta vidi ai già celebri racconti di destare ammirazione e deside- Il fiore delle mille e una notte. Ci sono film che ti lasciano un segno nella vita, indipendente- mente dalla loro riuscita (questo non è il migliore di Pasolini, ovviamente, ma è sicu- ramente uno dei più suggestivi e carnali); pellicole che spalan- cano nuove conoscenze, mondi alternativi, seduzione di architetture e corpi; opere che fanno affiorare mitologie, suoni e profumi inebrianti, racconti di estasi e crudeltà. Avevo 19 anni, già avviato sulle strade del mondo (all’epoca non troppo lontano da casa) e il film fu quasi uno choc: entrai a pro- Il fiore delle mille e una notte Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 121

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rio di voler raggiungere mete fine, Pasolini offre così insolite e lontane. E invece l’emozione di una no: il resto lo ha aggiunto il narrazione pura e film, il resto lo ha aggiunto incontaminata, che Pasolini. E così Il fiore resta ogni viandante un’opera dove ancora oggi, a (quorum ego) pote- distanza di quasi mezzo secolo, va trovare in quei si esprimono vive e inalterate le luoghi, dove le sto- esigenze e le speranze di una rie si rincorrono e si libertà espressiva dei corpi, di intersecano, dove una sessualità giocosa e deliber- l’umanità riscopre atamente totale, dove l’istinto e un’armonia dimen- Il fiore delle mille e una notte l’attrazione è aperta a 360°. Un ticata. Il resto, se film dove non mancano i possibile, lo fanno i corpi nudi, lo finale di una trilogia scom- demoni, nel puro spirito esposti senza alcuna volontà di posta in varie forme di letter- favolistico; e dove i tabù ven- provocazione, specialmente i atura, che un film così, non nel gono neutralizzati attraverso la frontali maschili, che ancora 1974 quando vinse il Gran poesia della gioiosità come oggi a distanza di 50 anni con- Premio a Cannes ma ancora della tragicità, dai riverberi tinuano a rappresentare spesso oggi, rappresenterebbe il segno sociali e politici. una violazione visiva penalizza- fondamentale di un cinema Prima di affondare nel buio ta, senza nemmeno sfiorare euforicamente vivido, tra ero- della dominazione della morte, erezioni esuberanti. C’è tal- tismo e magia, ebbro di se stes- prima di Salò e soprattutto mente tanta vita (e inevitabil- so, dei suoi corpi e della sua prima della sua drammatica mente morte) in questo capito- narrazione.

116 minuti di puro caos, visivo, film (e altri a venire), rive- Emanuela Martini narrativo, ideologico, di risate, landosi uno dei talenti più scherzi, arti tagliati e corpi innovativi del cinema ameri- maciullati, di solitudine infinita cano dell’epoca, e certamente il M.A.S.H. (1970) e cameratismo isterico, di cinis- più personale e irreggi- di Robert Altman mo, istinto di sopravvivenza, mentabile sul piano narrativo. parole in libertà, martini con Altman faceva film corali, l Festival di Cannes del l’oliva. Il regista si chiamava appunto senza centro, senza 1970 erano in concorso, Robert Altman, nel giro di protagonisti definiti, senza una Atra gli altri, Indagine su cinque anni avrebbe diretto, focale che indirizzasse gli spet- un cittadino al di sopra di ogni uno dietro l’altro, sette grandi tatori, a parte quella della sua sospetto di Elio Petri, Paesaggio dopo la battaglia di Andrzej Wajda, I falchi di István Gaál, I tulipani di Harlem di Franco Brusati, Leone l’ultimo di John Boorman, Fragole e sangue di Stuart Hagmann, Dramma della gelosia di Ettore Scola. E una commedia, ambientata in un ospedale militare da campo durante la guerra di Corea, diretta da un regista quarantac- inquenne con tanta pratica tele- visiva e un pugno di film semi- sconosciuti alle spalle: M.A.S.H., maleducato, biz- zarro, volgare, senza centro, M.A.S.H. Cinec. N 97 Gennaio/Marzo.qxp_Layout 1 03/04/20 13:13 Pagina 122

122 CRITICA & CRITICI/I FILM DEI CRITICI

Corea degli anni 50, come quel- la del Vietnam degli anni 70. Quanto all’America, l’anima se l’è già mangiata da tempo. «Per me era il pubblico il “cattivo” del film, perché lo ritengo responsabile (e includo anche me stesso) di tutto quello che troviamo inammissibile e che accade sotto i nostri occhi», ha detto Altman. «Credo che alcu- ni degli spettatori abbiano capi- to, in ritardo, che li stavo attac- cando. Li facevo ridere con tutto quello che c’è di più vol- gare... veramente con la merda. M.A.S.H. Poi gli dicevo: “Ma voi che vi divertite, voi siete peggiori di lucidissima visione di un Altman, considerato a quelli che vedete sullo scher- mondo miticamente disastrato. Hollywood un piantagrane mo”». Ma il pubblico gradì e, Film spiazzanti, che trasgredi- dalle idee strambe, totale lib- forse almeno in parte, capì. Fu la vano ogni possibile regola, a ertà creativa sul soggetto (un risposta entusiastica degli spet- partire dall’utilizzo meticoloso libro di Richard Hooker – tatori di una preview al buio in e irridente di quel “overlapping “pretty terrible” secondo il reg- una sala di San Francisco a con- dialogue” (la sovrapposizione ista –, sceneggiato da Ring vincere la Fox a far uscire il film delle parole dei personaggi e di Lardner jr.), le riprese e il mon- e a mandarlo a Cannes; e, dopo altre fonti sonore) che era stato taggio. In pratica, un “last cut”. la prima stagione di sfruttamen- nel cinema classico uno dei Quando lo videro, allo studio, to, aveva incassato 41 tratti rivoluzionari delle screw- restarono di sasso: nulla di M.A.S.H. milioni di dollari. Più cauti ball comedies di Howard quello che si aspettavano, un (molto cauti!) i critici (con Hawks. Inaspettatamente, una mattatoio a cielo aperto, un eccezioni americane come giuria divisa e litigiosa (pre- girovagare apparentemente Pauline Kael e Jonathan sieduta dallo scrittore insensato della macchina da Rosenbaum) che, soprattutto guatemalteco Miguel Angel presa, tra zoom, piani sequenza nell’Europa molto “ideologizza- Asturias e composta, tra gli e carrelli che abbandonano gli ta” di quegli anni, accusarono altri, da Kirk Douglas, Karel ipotetici protagonisti per Altman di goliardismo, qualun- Reisz, Volker Schlöndorff e inseguire personaggi irrilevanti, quismo, bozzettismo, mancanza Guglielomo Biraghi) attribuì la un sovraccarico sonoro enfatiz- di una presa di posizione seria palma d’oro proprio a zato dalla presenza costante di contro la guerra. Voce quasi iso- ., il film che faceva una radio da campo che mesco- M.A.S.H lata quella di Goffredo Fofi, che tremare le vene ai polsi dei diri- la canzoni occidentali cantate definì il film «una farsa enorme, genti della Fox, che l’avevano in giapponese e annunci non indegna di quella letteraria prodotto senza pensarci trop- demenziali, un lassismo rasseg- di Pynchon... con uno humour po, visto che comunque aveva nato e ridanciano che cancella aggressivo, esasperato, amarissi- un budget relativamente qualsiasi afflato eroico. Non è mo, alla Ambrose Bierce». A noi modesto (circa 3 milioni di dol- più tempo di eroi, nemmeno di più giovani fece lari), almeno rispetto ai due quelli disillusi e tormentati che M.A.S.H. capire (come voleva Altman) kolossal bellici nei quali la com- stanno percorrendo il nuovo quanto eravamo “correi”; ci pagnia era impegnata nello cinema americano. Hawkeye insegnò la potenza acida dello stesso periodo, Pierce, Duke Forrest e Trapper Tora! Tora! sberleffo, la diffidenza verso di Richard Fleischer e John McIntyre attraversano il Tora! l’eroismo, l’autoironia neces- di 4077° Mobile Army Surgical Patton, generale d’acciaio saria per resistere quando arriva Franklin Schaffner. Hospital come silhouette da il Big One. Era stato il produttore Ingo cartoon: la guerra è un mostro Preminger a garantire ad che mangia l’anima, quella di Copertina 96 copia.qxp_Copertina Cinecritica 27/03/20 11:56 Pagina 1

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ANNO XXV N. 97 GENNAIO - MARZO 2020 E. 6,00 0 2 0 2 O Z R A M - O I A N N E G

PERIODICO DI CULTURA CINEMATOGRAFICA A CURA DEL SNCCI

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Federico MENDES Fellini ABRAMS 7 9 . N A C I T I R C

E ISSN 2035-567X 86/87 N I C