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ARIMINUM Storia, arte e cultura della Provincia di Anno XXIV - N. 2 Marzo - Aprile 2017

Sigismondo Pandolfo Malatesta Signore di Rimini

L’avventurosa vita di e la sua fascinosa corte

Le stupende opere realizzate in città

La cultura, l’arte, la musica, i costumi, gli amori … Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A.“ sped. abb. post. 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB Rimini - Tassa riscossa in L. 27/02/2004 n. 46) art.comma 1 DCB 1 Rimini - D.L. 353/2003 (conv. 45% post. abb. sped. Italiane S.p.A.“ “Poste R.O.C.: Tariffa n. 15 del 16/04/2017 a ilPonte Suppl.

COSTUMEEDITORIALE E SOCIETÀ

Fuori onda SOMMARIO

PER I SEICENTO ANNI DI SIGISMONDO

L’evento non poteva essere eluso. Seicento anni fa nasceva Sigi- smondo Pandolfo Malatesta, Signore di Rimini dal 1432 al 1468, un uomo controverso, ma geniale, che ha dato alla nostra città l’orgoglio del suo favoloso casato. Un grande in tutti i sensi. Nel bene e nel male. Silvio Piccolo- mini, Papa Pio II, che lo osteggiò in tutti i modi, incolpandolo di «turpissimi e atrocissimi misfatti», quali «omicidio, stupro, adulterio, incesto, sacrilegio, spergiuro», nei “Commentarii rerum memorabilium, quae temporibus suis contigerunt” (II, 9) di lui IN COPERTINA scrisse queste parole: «Aveva un singolare acume, era dotato di “La sigla malatestiana” una grande forza fisica; conosceva la storia nelle sue tradizioni e di Gilberto Urbinati nei suoi avvenimenti; qualsiasi argomento s’accingesse a trattare, sembrava nato per essi». ANNIVERSARIO SIGISMONDEO Educato all’arte militare fin dall’infanzia, Sigismondo divenne un valoroso quanto spregiudicato capitano di ventura, ma anche Il Signore di Rimini un oculato diplomatico e un mecenate intelligente e generoso. Si L’impronta brunelleschiana attorniò di una delle più ricercate corti dell’Italia del 400; attirò su Castel Sismondo intellettuali, artisti e architetti di fama e per celebrare la propria Luca Beltrami e il ripristino gloria e quella della propria appartenenza dinastica procedette del fossato alla costruzione della Rocca malatestiana (Castel Sismondo) e al rifacimento della chiesa di San Francesco (). Lo schizzo della “bomba” in Sposò Ginevra, figlia di Niccolò d’Este, poi Polissena, figlia Castel Sismondo di Francesco Sforza e infine la riminese Isotta degli Atti, il suo Gli apparati decorativi del grande e forse unico amore. Morì nel 1468 ad appena 51 anni; era Tempio Malatestiano nato il 19 giugno1417. Il De re militari “Ariminum”, con la sua piccola, ma agguerrita “compagnia di La “divisa” e i suoi colori ventura”, dedica a Sigismondo e al suo periodo storico tutte le sue Errori e falsi / “Il lupo di pagine. Rimini” Tante donne … un solo M. M. grande amore Sigismondo e Federico da LA CARTOLINA DI GIUMA grandi nemici a consuoceri Il Signore di Rimini La ceramica malatestiana Il reale e l’ideale nei ritratti del Quattrocento Il libro di Oreste Delucca La musica alla corte di Sigismondo L’enigma delle vesti 5-51

ARIMINUM Dentro l’onda Le bagnanti di Maneglia 52

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VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta Il signore di Rimini Dopo i successi militari e i “trionfi” comincia a spendere e a commissionare opere d’arte molto al di sopra delle sue possibilità

di Giovanni Rimondini ualcuno che gli voleva vide quando rinnovò la chiesa «A 13 anni Qbene, forse sua madre di S. Francesco di Rimini. Fece – Antonia de Barignano –, distruggere tutte le tombe Sigismondo quando era bambino, deve dei dinasti da Malatesta di avergli insegnato a non Verucchio (1212-1312) allo zio Pandolfo fu ferito spaventarsi, a sopravvivere Carlo (1368-1429); ne raccolse in battaglia a e a gestire il terremoto alla rinfusa le ossa e senza continuo umano, politico e i nomi nel sarcofago degli . A 17 anni è militare, il movimento senza Antenati, ornato con il trionfo Capitano generale fine con pericoli mortali di Scipione, mitico antenato. che comportava l’essere Rifece però a Fano la tomba della Chiesa, gli nato nella casa riminese dei del padre. Malatesta o dei Malatesti, scarsi armati di Malgrado Carlo avesse Signori di Rimini, , preparato con cura la papa Eugenio IV Cervia, Bertinoro, , successione facendo San Leo, Pennabilli, Sestino, in esilio legittimare i bastardi da Borgo San Sepolcro, Fano, Martino V, in cambio di a Firenze» , alcune città e castelli nel per non contare le Terre e i 1428, quando morì nel 1429, Castelli in e nelle Rimini con armati e bloccò si scatenò l’inferno: a Rimini, . E, peggio ancora, l’arrivo delle truppe dei Cesena e Fano i potenti viverci nella condizione di parenti di . Poi cercò e la plebe si ribellarono, bastardo. Suo padre Pandolfo di sedare un tumulto a Fano la Chiesa romana finse di III perdeva poco dopo la sua eccitato da un prete, un Don non avere fatto dei patti nascita – il 19 giugno 1417 Matteo a capo di contadini con Carlo; soffiavano sul –, la signoria delle città di furiosi e bestiali. Sigismondo fuoco i Malatesta di Pesaro, Bergamo e Brescia, e cercava Pandolfo venne ferito sulla il reggente, un Malatesta di avere figli legittimi da due piazza con tre colpi quasi discendente di Giovanni mogli di grandi famiglie, mortali, al ventre gli uscivano ‘zotto’, Venezia e Firenze. senza riuscirci. E tuttavia gli intestini, e per il colpo Mentre il fratello, ansioso Pandolfo stesso, uomo di in testa gli sarebbe rimasto di perdonare ai nemici, e guerra e famoso capitano, un corno. Due suoi amici si la zia si erano rinchiusi nel potrebbe avere educato fin da fecero uccidere per salvarlo. palazzo fortificato del Gattolo, subito alle armi il suo piccolo Aveva 13 anni. Arrivarono a salvare la situazione fu secondogenito bastardo, subito tutti a Fano, Riminesi proprio Sigismondo Pandolfo. mentre il primo, Galeotto pentiti, Pesaresi, Veneziani. Il Andò travestito a Cesena, Roberto, futuro Beato, era prete venne catturato, portato placò la plebe, tornò a stato adottato dallo zio Carlo e a Rimini, sconsacrato da sette da . vescovi, che gli grattugiarono Si guardasse, gli sarà stato le dita con le quali aveva insegnato, anzitutto dai toccato l’Ostia consacrata, e parenti stretti e poi poi fu impiccato nella piazza dalle cinque potenze della Fontana – la parte a monte di piazza Cavour –. Agostino di Duccio, italiane, Roma, Venezia, Ritratto di Sigismondo Milano, Firenze e Per il colpo nella parte Pandolfo Malatesta, Napoli, che offrivano destra della testa calco dell’originale sul l’oro, e non poco, delle Sigismondo si farà coperchio dell’Arca condotte belliche, ma rappresentare di profilo degli Antenati nel che cercavano tutte di mostrando la parte sinistra Tempio Malatestiano, della faccia e porterà 1455 ca. Rimini, smembrare e disfare il una parrucca, come si può Museo della Città. dominio dei Malatesta. Fotografia di Gilberto Cosa pensasse Sigismondo osservare nelle medaglie Urbinati. Pandolfo degli antenati lo si e nei ritratti di Piero della

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«A Firenze degli homines periti ad mantenimento delle Marche. bellum. Come sapevano i Ma Francesco, suggestionato Sigismondo contemporanei, il Brunelleschi da Federico da Montefeltro, la Pandolfo preparò un modellino di volpe nemica dei Malatesta, Castel Sismondo – 1437-1446 farà in modo che la città conosce Filippo –, e nel 1448 venne a Rimini. di Pesaro, già promessa a Brunelleschi, Il contemporaneo castello Sigismondo Pandolfo, tocchi in di Fano, probabilmente, è signoria al fratello Alessandro. Leon Battista dell’Alberti, che ne Sigismondo Pandolfo passa Alberti e Piero presenta lo schema nel suo allora coi nemici dello Sforza De architectura. Il nostro e lo batterà in alcuni fatti della Francesca. giovanissimo Signore ha capito d’arme. che la prospettiva sfocerà nella Assoldato dal re di Napoli I tre massimi Alfonso d’Aragona, che cercava balistica, come mostra l’Alberti di piegare Firenze assediando ‘prospettici’ del ’400 nel Ludi mathematici Piombino, signoria di un che nella copia ms di Leonardo verranno a Rimini» alleato fiorentino, e ricevuto era dedicato a lui. parte del soldo, Sigismondo Il Signore di Rimini si dimostra Pandolfo commette l’errore Francesca. Alla morte del fratello, Sigismondo Pandolfo e Domenico – che si farà chiamare Malatesta Novello –, il fratello più piccolo, si divisero le città e i domini malatestiani. Cominciò alla grande la carriera di Signore della guerra. A 17 anni Sigismondo è Capitano generale della Chiesa, gli scarsi armati di papa Eugenio IV, in esilio a Firenze. Ma a Firenze il 25 marzo 1435 assiste col papa Eugenio all’inaugurazione della Cupola di Filippo Brunelleschi – mentre la cappella pontifica canta il mottetto Nuper rosarum floresdi Guillaume Dufay – ascoltatelo in un virtuoso e fortunato uomo fatale che porterà alla La Rocca malatestiana Internet –, già stato maestro d’arme. Entra in contatto con distruzione dello stato in una suggestiva di cappella dello zio Carlo Francesco Sforza impegnato malatestiano. immagine dei primi e del padre Pandolfo. Leon nel sottile e labirintico Si lascia convincere dai anni del Novecento. Battista Alberti, segretario gioco militare e politico con Fiorentini a passare al loro del papa, gli ha presentato il Duca di Milano Filippo servizio e soprattutto non Filippo Brunelleschi. Tra il Maria Visconti. Polissena, restituisce il denaro del re di popolo festante c’è il giovane una figlia dello Sforza sarà la Napoli. La campagna contro . Tutti seconda moglie di Sigismondo gli Aragonesi è vittoriosa. e tre i massimi ‘prospettici’ Pandolfo. Dapprima amico Sigismondo viene accolto a del ‘400 verranno a Rimini dello Sforza gli offrirà Firenze “in trionfo”. Ma il a far parte del consiglio una vittoria decisiva per il re di Napoli gliela giura, e

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l’impossibilità «Per Ezra Pound che le strutture architettoniche la sua vita gotiche costruite dal Pasti reggano una fu copertura anche “un fallimento leggera, è affidata all’Alberti la cura all’altezza di un rinforzo della dei migliori facciata e dei fianchi, più la conclusione successi del presbiterio con una cupola. Manfredo dell’epoca”» Tafuri ha letto la medaglia del Tempio di Sigismondo Pandolfo del 1450 come una – voleva “punirlo nella rappresentazione carne” – manda un esercito prospettica. Se al comando di Federico da fosse vera questa Montefeltro ad occupare gli interpretazione, la stati malatestiani. Sigismondo cupola sarebbe stata Pandolfo sconfigge queste pensata grande come truppe a Nidastore, ma poi quella del Panteon perde una battaglia decisiva e il suo stato è disfatto –. Le di Roma. Sigismondo non Interno ed esterno del dopo il 1453, la presa turca potenze italiane però, felici Tempio malatestiano aveva di sicuro i mezzi per di Costantinopoli, quando che la Romagna abbia perduto nei primi anni del erigere una simile cupola. con la pace di Lodi tutte le la sua maggiore potenza Novecento. Il Tempio nasceva destinato potenze italiane si uniscono, autonoma, non vogliono che all’incompiutezza. Sigismondo Pandolfo con la Chiesa si rafforzi troppo I suoi ufficiali poi si Genova, nemici di Alfonso e, d’accordo anche Federico meravigliavano che il d’Aragona, sono esclusi. È solo da Montefeltro, obbligano il Signore di Rimini con nemici contro tutti. papa a lasciare a Sigismondo mortali come il papa Pio II, Pandolfo il dominio della sola È in questo decennio di Federico da Montefeltro, il Rimini, senza il suo comitato. mancanza di fede e di successi re di Napoli, ‘sprecasse’ in L’ultima impresa del nostro militari e “trionfi” che poemi e monumenti costosi Signore è per i Veneziani Sigismondo Pandolfo comincia le risorse finanziarie che contro i Turchi in Morea a spendere e a commissionare doveva destinare alla guerra (Peloponneso) dove una opere d’arte molto, ma imminente. Per fortuna sua ‘sorellastra’ Cleofe dei molto al di sopra delle sue l’ha fatto, dicono quelli che Malatesta di Pesaro era andata ammirano le opere che possibilità. Fa scrivere al poeta sposa a Teodoro Comneno Sigismondo Pandolfo ha Basinio di Parma un poema Despota di Morea col titolo lasciato alla città. latino l’Hesperis che esalti di “Basilissa”, imperatrice. la sua guerra contro Alfonso Bisogna poi constatare che Sigismondo Pandolfo si d’Aragona. Per una scansione non solo la ragione ma anche comporta da “eroe” ma si di questa ‘follia’ prendiamo la la Fortuna abbandona il accorge che i Veneziani sono storia del Tempio. Dapprima Signore di Rimini. Contro frenati dai loro mercanti che si tratta di un paio di cappelle gli Aragona Sigismondo vogliono la pace coi Turchi. – 1447 – poi del raddoppio Pandolfo appoggia gli Angiò Non mandano nuove truppe e delle cappelle della parete di francesi che tentano di le risorse necessarie. Rinuncia sinistra su quella di destra, riprendersi il regno di Napoli. pertanto all’incarico e malato sotto la direzione di Matteo Ma vengono sconfitti. Pio II torna a Rimini dove muore il 9 de Pasti; infine, constatata Piccolomini, nemico personale ottobre 1468.

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ANNIVERSARIO SIGISMONDEO

VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta L’impronta brunelleschiana su Castel Sismondo Nel 1438 Filippo Brunelleschi, il più grande architetto del mondo, è a Rimini per valutare di persona lo scacchiere dei Malatesta

di Giovanni Rimondini ossiamo immaginare della progettazione di «Il disegno Pl’essenziale di quello Castel Sismondo – 1436 che si sono detti i periti rei –. Aggiungono, data la prospettico del militaris ossia gli homines descrizione essenziale ma docti ad bellum e cioè gli precisa della rocca di Fano castello realizzato esperti del consiglio di guerra fatta dall’Alberti nel suo De re dal Brunelleschi di Sigismondo Pandolfo nella aedificatoria– libro V capitolo primavera del 1436, a Firenze, IV –, l’ipotesi che la rocca potrebbe esserci dove era al momento la corte di Fano sia stata progettata pontificia? Il diciottenne dall’Alberti, mentre quella arrivato riproposto Signore di Rimini era di Rimini dal Brunelleschi. in tre immagini: Capitano generale di papa Entrambe ipotesi in gran Eugenio IV, nipote del “papa parte fondate su documenti e nella medaglia di Rimini” Gregorio XII. Leon ragionevoli. Battista Alberti era segretario di Matteo de ai brevi del papa e Filippo Nel caso del Tempio Pasti, nell’affresco Brunelleschi inaugurava sappiamo di certo che venne la sua Cupola, ancora costruito un modellino di Piero della priva della Lanterna. In dall’Alberti nel 1454, poi Francesca e nel quell’immaginario consiglio, modificato con ulteriori col Malatesta e altri vecchi e disegni e perizie. Nel caso del bassorilievo di giovani guerrieri, sedevano castello di Rimini, abbiamo proprio anche qui solo un’ipotesi Agostino di Duccio e Filippo Brunelleschi. sull’esistenza di progetti, con la veduta Due erano le rocche che basata però su alcuni fatti: Sigismondo Pandolfo voleva Vitruvio consigliava agli di Rimini» costruire nell’immediato – le architetti di disegnare tre comincerà entrambe nel 1437 tipi di progetti: una pianta, due rocche di Rimini e di – una a Fano e una a Rimini. un alzato e un disegno Fano. Nell’autunno del 1438 Queste ipotesi narrative si prospettico. Il terzo disegno, Filippo Brunelleschi per due basano su fatti precisi relativi ammesso che Brunelleschi mesi circa viene a Rimini a ai tre personaggi nominati, abbia seguito i consigli di valutare di persona i castelli presenti a Firenze nello Vitruvio, perduto, potrebbe cominciati e lo scacchiere dei stesso momento, e sfruttano però esserci arrivato Castel Sismondo Malatesta. Il primo biografo l’ipotesi di Gumberto riproposto in tre immagini: nella ricostruzione del Brunelleschi, Antonio grafica Zavagli sul Brunelleschi nella medaglia di Matteo de Manetti scrive: “Edificò uno di Guglielmo Meluzzi. autore e sull’anno supposto Pasti, nell’affresco di Piero castello fortezza mirabile della Francesca e al Signor Gismondo di nel bassorilievo Rimino”. Questa è la prova di Agostino di c.d. “letteraria” dell’autoria Duccio con brunelleschiana di Castel la veduta di Sismondo. Torniamo a Rimini. Di quell’immaginaria seduta diseguale valore del consiglio di guerra di espressivo, Sigismondo. Un guerriero queste tre genovese avrà raccontato immagini di quanto, tre lustri prima, riproducono però i Genovesi avevano salvato Costantinopoli, da un assedio lo stesso schema turco, impostando le difese di veduta, e non basse, sotto le mura di è certo un caso. Teodosio, articolate da una Nel 1437 falsabraga e alte mura con iniziano le torri. Così le frecce, i verettoni

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«Quello che anche un’epigrafe gotica catturare Caterina Riario elegantissima. Poi nel Tempio, Sforza, venne criticata i si può augurare troviamo insieme strutture aspramente da Nicolò gotiche e rivestimenti Machiavelli. Presa una Ingresso della Rocca è che finalmente rinascimentali. A Firenze parte della rocca, il panico si malatestiana. Fotografia gli studiosi l’Alberti nella facciata di Santa impadronisce di chi dovrebbe di Gilberto Urbinati. Maria Novella completa le resistere nelle altre due. di Rimini parti medievali con le sue Ma nel 1446, quando Castel moderne, con la stessa doppia Sismondo fu terminato, la e i Riminesi tutti logica. compartimentazione era ancora considerata necessaria prendano atto L’immenso vuoto del fossato per rendere “inespugnabile” avrà spaventato i Riminesi dell’autoria una fortezza. – e forse li spaventerebbe brunelleschiana anche oggi – la città romana Il promurale dev’essere stato così serena e sicura nella in gran parte distrutto da di Castel Sismondo, sua geometrica articolazione Francesco Romagnoli nel facendo di superfici, era scomparsa 1825, ma forse la definizione nel buco nero davanti al del suo volume non sarà del castello castello. Un buco enorme impossibile da ripristinare, stravolgeva le visioni familiari se si deciderà di riaprire il il museo di se stesso e inghiottiva un buon terzo fossato, anche per recuperare e di un architetto della rocca. L’interramento quanto recuperabile dalle è il carattere che d’ora in poi macerie di Santa Colomba dal valore avranno tutte le fortezze. Poi scaricate nel fossato. assoluto» si vedevano le difese basse, Quello che ci si può augurare poi le grandi torri, protese è che finalmente gli studiosi verso la città come le dita di Rimini e i Riminesi tutti e le palle di bombarde di una mano – la metafora è prendano atto dell’autoria coglievano di infilata le albertiana –. Tutto sembrava brunelleschiana di Castel infinite masse di guerrieri. caotico e disordinato, ma Sismondo, facendo del castello Filippo Brunelleschi. L’Alberti nota questi discorsi invisibile vi era la logica il museo di se stesso e di e li ripropone nel suo libro. geometrica, Castel Sismondo un architetto dal valore Brunelleschi e Sigismondo è una sorta di castellum ad assoluto. Si dice che si Pandolfo pensavano al circulum et ad quadratum, le voglia farne il contenitore promurale o falsa-braga, o a torri sono comprese in pianta di un museo felliniano. mura basse del nuovo castello dentro un quadrato e circolo Un’idea insensata. Si riminese, ma anche di quello interiori e anche il fossato farebbe un cattivo servizio fanese. con i suoi muri dovrebbe anche a Fellini costretto Il giovane Signore manifestava essere compreso in un grande a misurarsi con un vero quel carattere, tipico di un quadrato esterno. Afferma grande della cultura. momento di transizione, Valturio che il castello di Sarebbe assurdo infatti non solo per le strutture Rimini era compartimentato usare l’unica opera ossidionali, ma in generale in tre rocche, ognuna col ossidionale superstite del per le scelte culturali: sì al suo castellano responsabile. più grande architetto del nuovo, ma senza eliminare il La compartimentazione mondo come cornice per vecchio. Si sarebbe costruita delle difese, pensata perché un regista cinematografico la falsa-braga o “promurale”, un’eventuale sfondamento in certamente di valore ma anche le alte torri e alte un settore non comportasse la ma rimpicciolito cortine murarie. Sulla porta resa dell’intera fortificazione, dall’insistenza provinciale interna del castello sotto lo dopo la cattiva prova di chi fa di Rimini stemmone di Sigismondo nell’assedio che il Valentino un’eterna Amarcord. Pandolfo venne posta strinse intorno alla rocca un’epigrafe in caratteri del Ravaldino di Forlì latini, ma ai lati fu collocata nell’inverno del 1499-1500, per

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Le immagini inedite della raccolta di Alessandro Catrani Luca Beltrami e il ripristino del fossato La “liberazione” della rocca dal parcheggio e dalla morsa dell’asfalto non si trasformi in un intervento solo superficiale

di Giulio Zavatta ell’occasione delle pena dunque contestualizzare «Luca Beltrami Nricorrenze di Sigismondo per sommi capi il dibattito che Pandolfo Malatesta, ritengo la lettera e gli allegati disegni (1854-1933), interessante e attuale qualche richiamano. Beltrami fu riflessione su Castelsismondo: capofila di un’idea di restauro allievo di Boito, non tanto sulla sua storia che intendeva superare il è un personaggio e sulle dibattute ipotesi concetto “stilistico”, fondato attributive, già connotate sull’analogia, sull’esempio di assoluto da una bibliografia ormai di edifici simili a quello da fluviale, quanto su una serie restaurare, sull’arbitrario e primo piano di documenti che, credo, impossibile presagio dell’idea nella storia anche per la caratura del originaria dell’artista. Il personaggio che chiamano rischio era – e fu – quello di dell’architettura: in causa, non sono stati creare o meglio interpolare è considerato sufficientemente valutati. edifici con integrazioni o più Presso la biblioteca spesso ricostruzioni “in stile” il principale Gambalunga esiste una di forme che nella maggior cartella con una serie parte dei casi non erano esponente in Italia di disegni della rocca, mai esistite, assecondando del “restauro accompagnati da una lettera un’attitudine divinatoria, 1 del 1917 indirizzata alla per non dire falsificante, storico”» Direzione Generale per le particolarmente fervente Antichità e Belle Arti di Roma nel XIX secolo, quando fiorì frainteso o peggio piegato (e da qui trasmessa a Rimini uno spiccato interesse per il a giustificazione di quel per volere del donatore)2 neo-medievalismo. Un buon revival stilistico che si dall’architetto milanese esempio riminese di questa proponeva invece di superare. Luca Beltrami (1854-1933)3. pratica potrebbe essere il L’architetto milanese si Il personaggio è di assoluto Luca Beltrami, Lucido “restauro” del palazzo del batté per la conservazione primo piano: allievo di Boito, ricavato dal disegno di Podestà attuato da Giuseppe e il ripristino di numerosi è considerato nella storia Antonio da Sangallo Rastelli secondo stilemi monumenti, e fu incaricato dell’architettura il principale il Giovane del 1526, neomedievali, proprio negli di alcuni tra i più famosi Rimini, Biblioteca esponente in Italia del stessi anni della lettera in cantieri di ricostruzione Gambalunga. “restauro storico”. Vale la parola, tra 1912 e 1922. “com’era e dov’era”, dal Con Luca Beltrami e con il castello sforzesco alla torre di “restauro storico” si mira Filarete, da palazzo Marino non più all’analogia, ma alla a Milano al campanile di San filologia. Il ripristino doveva Marco a Venezia. Diventato essere “documentato” con architetto vaticano, gli furono scavi d’archivio rigorosi, a commissionati importanti monte doveva sussistere una cantieri di restauro tra i ricerca storica di grande quali quelli della cupola di spessore, tutti requisiti che San Pietro e del Pantheon; avrebbero consentito un ma c’è molto altro: la sua approccio non più “artistico” straordinaria carriera, anche (gli artisti, infatti, erano di studioso, non può essere stati da sempre investiti riassunta in poche righe. anche della materia del Il documentato interesse restauro) ma “scientifico” e di Luca Beltrami per “professionale”. Se Beltrami Castelsismondo e in dunque si pone alle origini particolare proprio per il della moderna disciplina, restauro dei danni subiti nel nella pratica si manifestarono 1916 è dunque un capitolo, tutte le difficoltà di questo per quanto marginale, metodo, il quale spesso fu assai interessante e

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«L’architetto della Rocca contenuto nella Manutenzione della Rocca, Pianta settecentesca Relazione Anto[nio] Sangallo la quale Direzione dovrà, a della rocca di Rimini (Gaetano Stegani?), e Sanmicheli sullo Stato delle studi compiuti, trasmettere avrebbe donata da Luca 5 raccomandato Rocche di Romagna: 1526” detto materiale alla Biblioteca Beltrami nel 1917, (fig. 1), ovvero da un perduto Comunale di Rimini” l’aspetto Rimini, Biblioteca una campagna di resoconto della missione del ripristino del fossato appare Gambalunga. ispettiva dei due importanti infatti cruciale e in tutti i casi scavo più incisiva architetti cinquecenteschi, “filologico”. stilato su un codicillo che Ora, volendo fare uno alla ricerca dei appartenne allo stesso Beltrami sforzo credo non inutile resti materiali e dal quale appunto ricavò un per attualizzare questa lucido6. Beltrami consegnò straordinaria vicenda di cento della falsa braga poi “una riduzione in scala anni fa, anche in rapporto e dei bastioni minore di detto disegno”, al progetto recentemente una “grande planimetria presentato per la rocca, prospicienti il della rocca di Rimini possiamo premettere che le acquarellata, assegnabile al istanze avanzate da Beltrami fossato, prima di Secolo XVIII” (fig. 2) e ancora su una materia tanto delicata ricostruirne a raso alcuni interessanti rilievi e opinabile come il restauro ottocenteschi, in particolare appaiono ormai datate e in il perimetro» “tre vedute prospettiche certi aspetti anche superate: della Rocca ricostruite nessuno oggi accoglierebbe sconosciuto della sua vicenda secondo le memorie del suo senza un serrato dibattito professionale, e un notevole stato originario: uno di detti critico la ricostruzione, apporto alla storia del restauro disegni reca l’indicazione G. partendo da un modulo, dei monumenti riminesi. Monticoli del 9 Aprile 1856 dell’intera facciata di palazzo Beltrami venne consultato ed al medesimo debbono Marino (e a Rimini lo si è ben dalla Direzione Generale per assegnarsi anche le altre due visto per l’annosa vicenda 7 la sua comprovata esperienza vedute” (figg. 3-5). I disegni della ricostruzione del e anche perché era nota la ottocenteschi del non meglio teatro), o la riedificazione sua collezione di disegni noto Monticoli costituiscono ex novo, seppur secondo e documenti raccolti negli rendering ante litteram, gli una forma documentata e anni. La risposta fu pronta e antecedenti delle ricostruzioni verosimile, della torre di generosa: “In relazione alla grafiche che ormai da qualche Filarete (ricostruzione, va richiesta 24 Novembre n.s. mese siamo abituati a vedere però detto, che ha impedito mi pregio di inviare i disegni sugli schermi dei nostri la distruzione del castello riguardanti la Rocca di Rimini computer o nei pannelli affissi sforzesco, che avrebbe dovuto che possono interessare per attorno al cantiere della rocca, lasciare il posto a un nuovo gli studi di restauro della e sono di notevole precisione asse viario). Per quanto storica Rocca, oggi passata e verosimiglianza. Si tratta storicamente fondate, quelle in proprietà del Comune di documenti di grande di Beltrami possono apparire di Rimini”. Naturalmente interesse perché testimoniano, oggi a loro volta interpretazioni la documentazione grafica dopo circa trent’anni figlie di un positivismo che doveva servire per una corretta dall’interramento del fossato, le apparenta non solo alla lettura storica del castello una prima ipotesi di ripristino filologia letteraria, come romagnolo, che consentisse o quantomeno di restituzione è stato spesso notato, ma di intervenire in maniera grafica, si direbbe un segno anche e piuttosto, come ha appropriata evitando arbitrari di pentimento per l’inopinato invece argomentato Amedeo rifacimenti. Per questo la riempimento. In tutti i disegni Bellini, al coevo romanzo cartella dava testimonianza consegnati da Beltrami a Roma storico. Nonostante queste dell’evoluzione della rocca nei “a Completa Disposizione osservazioni, il “restauro secoli4, a partire da “un lucido dell’onorevole Direzione storico” fu un momento a matita ricavato fedelmente Generale di Belle Arti per gli cruciale nell’evoluzione della dal disegno planimetrico studi necessari al restauro e disciplina, contribuì come

ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 | 13 ricostruirne a raso il perimetro «Le considerazioni (ricostruzione che si baserà, come egli raccomandava, di Beltrami sulla documentazione storica, indispensabile ma solo in dovrebbero assenza di riscontri materiali stimolare nuove forse cercati in maniera non sistematica). E – soprattutto riflessioni e – non avrebbe avallato la costruzione di un’”arena ripensamenti su del bastione” all’interno alcuni interventi dell’unica parte del fossato interessato dal “restauro” che appaiono non in atto, in prossimità della torre T4, nella quale sarebbe solo storicamente possibile ripristinare una infondati, ma quota prossima alla profondità originale e rimarcare il limite anche fuorvianti» esterno costituito da una G. Monticoli, Rilievi detto a limitare l’arbitrario e controscarpa emersa nei pur tra questo angolo e il resto e alzati della rocca spesso dilettantistico revival epidermici scavi eseguiti. Ed del fossato, che si potrebbe (e malatestiana, 1856, medievale ottocentesco, e in effetti quale giustificazione dovrebbe) scavare nella parte donati da Luca Beltrami istituì l’indispensabile prassi storica si può trovare in nel 1917, Rimini, a monte. Biblioteca Gambalunga. della ricerca documentale, questa parte del prospettato La cartella di Luca Beltrami archivistica, materiale e intervento? In quale fossato conservata in Gambalunga, grafica per i monumenti di qualsivoglia castello è mai oltre a testimoniare destinatari di interventi. esistita un’arena? È evidente una sconosciuta storia Per questo, e proprio per che il fossato costituisce una “moderna” per il restauro le istanze ancora valide parte originale, essenziale e di Castelsismondo, con del magistero di Beltrami, non secondaria, del castello: alcuni interessanti prodromi possiamo immaginare che trasformarlo in arena ottocenteschi, dovrebbe l’architetto milanese avrebbe significherebbe aggiungere dunque stimolare nuove raccomandato una campagna qualcosa che non c’è mai stato, riflessioni e ripensamenti su di scavo più incisiva alla che non rispetta le funzioni alcuni interventi che appaiono ricerca dei resti materiali di quel settore, e soprattutto non solo storicamente della falsa braga e dei bastioni compromettere anche per il infondati, ma anche fuorvianti. prospicienti il fossato, prima di futuro il possibile raccordo La straordinaria e per molti aspetti storica “liberazione” della rocca dal parcheggio Note e dalla morsa dell’asfalto, 1) G. Zavatta, 1526 Antonio da Sangallo il Giovane in Romagna, Imola 2008, pp. 20, 245-246. 2) Rimini, Biblioteca Gambalunga, Fondo Disegni, cartella H. 5.4. proprio in omaggio a 3) Per un orientamento bibliografico su Luca Beltrami si veda la voce P. Mezzanotte, Beltrami, Luca, in Sigismondo Pandolfo Dizionario Biografico degli Italiani,vol. 8, Roma 1966, ad vocem; A. Bellini, Le carte di Luca Beltrami. Un Malatesta, dovrebbe diventare architetto attraverso il suo archivio, in “Incontri in biblioteca”, n.s., 2, Milano 2008; e più recentemente Luca Beltrami 1854-1933; storia, arte e architettura a Milano, a cura di S. Paoli, Milano 2014. nei prossimi mesi occasione 4) Le fotografie di alcuni di questi disegni furono esposte nel 1958 a Imola e pubblicate in F. Mancini, per un costruttivo dibattito, Rocche di Romagna, catalogo della mostra, Bologna 1958. affinché questa possibilità 5) Il “lucido Beltrami” è stato più volte edito: si veda da ultimo Zavatta, 1526 Antonio da Sangallo il probabilmente irripetibile per Giovane in Romagna…, cit., pp. 129-131 con bibliografia precedente; il lucido ha peraltro consentito di riconoscere un disegno originale della rocca di Rimini di Antonio da Sangallo il Giovane conservato agli Rimini possa essere perseguita : G. Zavatta, Il disegno di Antonio da Sangallo il Giovane della pianta della Rocca Malatestiana di con coraggio e “in profondità” Rimini, in “Romagna Arte e Storia”, 77, 2006, pp. 31-44. e non si trasformi in un 6) L’architetto lo pubblicò integralmente in un prezioso opuscolo nuziale: L. Beltrami, Relazione sullo stato delle Rocche di Romagna stesa nel 1526 per ordine di Clemente VII da Antonio Sangallo il giovane e intervento solo superficiale, in Michele Sanmicheli, Milano 1902. poche parole in un’occasione 7) Mancini, Rocche di Romagna…, cit., p. 99. perduta.

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ANNIVERSARIO SIGISMONDEO Lo schizzo, dipinto su intonaco, era visibile nella “cella” La raffigurazione della “bomba” di Carlo Valdameri

ra i resti di Castel Sismondo, la cosiddetta torre Tscalare quattrocentesca conserva ancora buona parte della sua mole, a parte l’ultimo solaio con i distrutti merli e beccatelli. Si trova a destra dell’ingresso ed attualmente si mostra come la torre più alta della residua struttura medievale; in realtà, è possibile che tale sia sempre stata, considerando che le antiche immagini del fortilizio – che mostrano tutte quattro le torri di uguale altezza – pare si riferiscano a modelli ideali e non a quella che fu poi la realizzazione concreta. Ad ogni modo, la torre è detta appunto scalare, in quanto ospita l’imponente scala a chiocciola in pietra che, dal piano terra, conduceva originariamente alla base Disegno leonardesco di bombarde, che sparano proiettili “esplosivi”, sopraelevata dello scomparso – e forse mai completato – dal Codice Atlantico. mastio del castello, il quale, almeno nelle intenzioni di chi lo progettò, si doveva erigere per grande altezza. una piccola (cm. 45x80) testimonianza di significato Al culmine della scala, presso il vertice della torre, si principalmente storico e con limitato valore artistico, trova una “cella” ove, sino al 1983, era visibile “una pure il dipinto sembra in grado di suscitare qualche figurazione dipinta su intonaco” rappresentante “una suggestione; in effetti – se di “proiettile esplosivo” si sta sorta di schizzo illustrativo della traiettoria di un qualche parlando –, oltre il richiamo leonardesco, si potrebbe proiettile esplosivo o bomba” (G. Milantoni)1. evocare ciò che Roberto Valturio (1405 -1475) riferisce di La stessa fonte che informa della presenza della pittura Sigismondo, definendolo inventore di proiettili esplosivi riferisce poi anche di “vaghi rimandi” del soggetto dotati di miccia, che si innescava alla vampa3. rappresentato ad un’illustrazione contenuta nel Codice Pertanto, constatare che una simile pittura si trovava in Atlantico leonardesco, da identificarsi probabilmente con un punto relativamente significativo proprio nel castello il disegno della bombarda a palle esplosive, disegnata da realizzato da Sigismondo sembra ragione di qualche Leonardo nel 15042. interesse. A giudicare da quanto pubblicato su Castel Sismondo e D’altro canto, almeno per quanto è riuscito a rintracciare Sigismondo Pandolfo Malatesta (p. 300, T. 5), la figura è chi scrive, il semplice ma intrigante dipinto risulta effettivamente assai semplice, nonché apparentemente pressoché privo di bibliografia, oltre quella qui sopra molto rovinata: si intravedono delle linee a mo’ di “raggi” citata. Anzi, in verità, le ultime notizie a riguardo della che si dipartono da due cerchi concentrici, circondati da sua collocazione informano del suo distacco dalla innumerevoli “macchioline” le quali, nell’interpretazione parete e del trasporto presso la Cooperativa Restauro della figura come “palla esplosiva”, rappresenterebbero il e Conservazione di Imola, nell’ormai lontano 1983; diffondersi di una sorta di “schegge” (o “fiammelle”?). dopodiché, sempre per quanto è a conoscenza di chi In ogni caso, al di là del fatto che si sta parlando di scrive, più nulla. Si sarebbe quindi grati a chi fornisse qualche informazione a riguardo l’attuale stato del dipinto o qualche possibile riferimento bibliografico, magari sfuggito a chi ha redatto le presenti note.

L’“esplosione di proiettile”, così com’era visibile sulla torre scalare, da Castel Sismondo e Sigismondo Pandolfo Malatesta, p. 300, T. 5.

Note 1) G. Milantoni, Riflessioni su Castel Sismondo: alcune tracce, Pisanello e una festa, «Castel Sismondo e Sigismondo Pandolfo Malatesta», a cura di C. TomasiniPietramellara e A. Turchini, Ghigi editore, Rimini, 1985, pp. 284, 285. 2) Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, f. 33r, 1504. 3) A. A. Settia, Il “De Re militari” di Roberto Valturio. Teoria e pratica, «Castel Sismondo, Sigismondo Malatesta e l’arte militare del Primo Rinascimento», Società Editrice “Il Ponte Vecchio”, Cesena, 2003, p. 35.

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VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta Il Tempio malatestiano e i suoi apparati decorativi L’opera rappresenta l’autoritratto del Signore di Rimini; vi possiamo cogliere la cultura, i gusti, i segreti e le sottigliezze sue e della sua corte

di Piero Meldini arlando incidentalmente la sua amante bambina. «L’iconografia di Castel Sismondo, Il Novecento positivista e PCharles Mitchell scrive prosaico decretò invece che si del Tempio che il Signore di Rimini trattava solo delle prime due «convertì la Rocca in un lettere di Sigismondo. Anche sembra essere autoritratto», e non c’è il prudentissimo Augusto il frutto dubbio che il castello quale Campana si mostra, a questo doveva apparire appena proposito, inflessibile. di una cultura costruito – turrito, merlato e Poco ci sarebbe da obiettare variegata coloratissimo, al tempo stesso se le cronache coeve non ci spaventoso e fiabesco, fastosa informassero che le truppe dove convivevano dimora signorile e fortezza di Sigismondo recavano in umanesimo inespugnabile campo le insegne della sua – mostrasse donna. Quali insegne? Ce e residui scolastici, entrambe le facce lo mostrano le miniature di ultimo di Sigismondo Giovanni Bettini che illustrano Pandolfo tre codici dell’Esperide: Medioevo Malatesta: il ebbene, è proprio il nostro brillante e monogramma l’emblema che e primo spregiudicato scorgiamo sui vessilli, sugli Rinascimento» capitano di scudi e sulle gualdrappe. ventura e il Sembra allora ragionevole colto e raffinato dirò più in là. l’ipotesi di Corrado Ricci Al monogramma si associano mecenate. che le due lettere avessero Ma il vero molto spesso motivi araldici un duplice significato: quali le bande a scacchi, la autoritratto di quello pubblico e ufficiale di Sigismondo, il sega e le tre teste che, insieme Sigismondo e quello privato alla rosa quadripetala e più completo e (ma noto a tutta la corte) di somigliante, non all’elefante, costituiscono il Sigismondo e Isotta o anche è il castello. È il ricco corredo di un’araldica, solamente di Isotta, le cui quella malatestiana, che si Il Tempio malatestiano Tempio malatestiano. È qui prime due lettere del nome, in nutriva di miti fantasiosi, e e a dx. la sua porta che possiamo cogliere, meglio effetti, sono il palindromo di maggiore. Fotografie di che altrove, la cultura, i gusti, Gilberto Urbinati. quelle di Sigismondo. i segreti e le sottigliezze sue e Che le tematiche cortesi della sua corte. avessero largo spazio alla Partiamo dal famoso corte di Sigismondo e fossero monogramma, da quella S promosse da lui stesso è e da quella I intrecciate che testimoniato, del resto, si ripetono ossessivamente dalla cosiddetta “letteratura sia all’interno che all’esterno isottea”, ossia dai numerosi del Tempio e che hanno fatto componimenti in latino e versare fiumi d’inchiostro. in volgare con i quali gli C’è chi si è preso la briga di intellettuali di corte, o quelli contarle ed è arrivato alla che aspiravano a diventarlo, bella cifra di cinquecento. andavano celebrando Isotta. Il romantico secolo xix non Non c’è perciò da stupirsi che aveva dubbi che fossero se ne avverta un’eco anche le iniziali congiunte di nel Tempio. Dove, oltre ai Sigismondo e Isotta, e che monogrammi e alla tomba, il loro abbraccio celebrasse con la sua ambigua epigrafe, il legame indissolubile allude probabilmente a Isotta fra il Signore di Rimini e anche un bassorilievo di cui

18 | ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 «Nel fra attico e alessandrino, di documentata, è la supervisione La “S” e la “I” Agostino di Duccio. di Basinio, autore di un poema intrecciate: un monogramma d’argomento astronomico- programma Le grandi imprese artistiche, che si ripete iconografico qual è il Tempio malatestiano, astrologico, l’Astronomicon, sui ossessivamente sono generalmente un prodotto bassorilievi della cappella dei sia all’interno che del Tempio collettivo e articolato in più Pianeti. È invece indimostrata, all’esterno del fasi. Si distingueva, al tempo, e a parer mio infondata, l’ipote- Tempio Malatestiano. confluiscono tra inventio – il disegno si di Mitchell che il programma intenzioni e complessivo, l’idea di fondo figurativo del Tempio sia da at- –, dispositio – il progetto tribuire, per intero o in parte, a suggestioni dettagliato con l’ausilio delle Leon Battista Alberti. Anche se Tempio Malatestiano, differenti, fonti mitologiche, scritturali non si può escludere un suo in- Cappella della tervento – una sorta, diciamo, Madonna dell’Acqua. e letterarie – e compositio, Particolare del pilastro benché non ossia l’esecuzione vera e di richiamo all’ordine – sull’ar- impostato su una antitetiche, propria. Se qui l’inventio chitettura dell’interno, troppa è coppia di elefanti spetta indubitabilmente al la distanza tra il rigoroso e se- con il ritratto di che consentono committente, Sigismondo, e la vero classicismo dell’esterno e Sigismondo Pandolfo le fastose ed esuberanti forme Malatesta. L’elefante, compositio a Matteo, Agostino fa parte del ricco più piani tardogotiche dell’interno per e aiuti, responsabili della corredo dell’araldica di lettura» dispositio non possono che potergli attribuire la paternità malatestiana. essere gli umanisti di corte. di quella specie di wunderkam- Fotografia di Gilberto mer, di giardino pietrificato Urbinati. a volte in contraddizione fra Era compito loro – spiega Aldo loro, sulle origini e sulle gesta Francesco Massera – «fornire della famiglia. l’indicazione degli attributi Ma gli apparati decorativi e dei simboli, le diciture del Tempio presentano da incidere nei cartelli, la molti altri temi, e ben più scelta e l’individuazione dei complessi, oltre a quelli personaggi da rappresentare». cortesi e a quelli araldici. Che tre intellettuali tra i più Prima però di procedere influenti della corte – Basinio, ulteriormente, dobbiamo Roberto Valturio e Giusto de’ chiederci se presentino un Conti – riposino nelle arche disegno unitario e organico: del lato destro insieme al se, cioè, contengano un filosofo greco Giorgio Gemisto messaggio coerente e univoco, Pletone, mostra in quale conto ancorché di non facile venissero essi tenuti e forse – decrittazione. C’è chi ne è azzardo – è anche un indizio assolutamente convinto. Io ho del loro personale ruolo nella seri dubbi e penso piuttosto messa a punto del programma che l’iconografia del Tempio, iconografico del Tempio. pur obbedendo a un articolato Certa è la supervisione di programma, sia il risultato Valturio, documentata da una di interessi e intenzioni lettera di Sigismondo del 1454, differenti, a loro volta frutto sulle sculture delle Sibille e dei di una cultura variegata dove Profeti della prima cappella convivevano umanesimo a sinistra. La lettera attesta e residui scolastici, altresì con quanta attenzione ultimo Medioevo e primo egli seguisse le vicende co- Rinascimento. Così come, struttive del Tempio e quanto parallelamente, il gusto ancora poco amasse il pressappo- gotico di Matteo de’ Pasti chismo e la sciatteria. Quasi si sposava col classicismo, altrettanto sicura, benché non

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delle me- di a quelli del campa- «Le arche di raviglie, di nile di Firenze. Nuova è la loro inesauribile schietta traduzione classicista, Basinio, repertorio che ha fatto pensare, nel Sei- di imma- cento, a originali greci razziati Roberto Valturio, gini e sim- a Sparta da Sigismondo. Giusto de’ Conti e boli. Anche la raffigurazione I Profeti e delle tre Virtù Teologali e di Giorgio Gemisto le Sibille tre (su quattro) delle Virtù Pletone dimostrano della Cardinali nei pilastri della cappella prima cappella a destra ha alle in quale Tempio Malatestiano. oggi intitolata alla Madonna spalle una florida tradizione considerazione Il Cancro con sotto la dell’Acqua rimandano a iconografica che dall’età veduta di Rimini nella una tradizione medievale Cappella dei pianeti. carolingia si estende, via via venissero tenuti gli che voleva le seconde irrobustendosi, fino agli ultimi intellettuali annunciatrici inconsapevoli secoli del Medioevo. della venuta di Gesù presso Generalmente sottovalutato, di corte» i pagani. L’associazione tra dunque, il peso del sapere, le Sibille delle fonti classiche della filosofia, dell’estetica, a tema astrologico. Nei due e i Profeti del Vecchio dell’universo simbolico pilastri della cappella Agostino Testamento, che oggi ci suona e, insomma, della cultura di Duccio, largamente incongrua, è già presente medievale è nel Tempio coadiuvato dalla bottega, in cicli pittorici e scultorei ancora rilevante, ma deve ha raffigurato in diciotto trecenteschi, e si protrarrà Tempio Malatestiano, misurarsi con le nuove grandi formelle undici segni Cappella d’Isotta. fino a (volta tendenze artistiche e le zodiacali, cinque pianeti e Il sepolcro di Isotta della Cappella Sistina) e oltre. nuove correnti di pensiero una misteriosa scena di cui sorretto da due elefanti. Alla classificazione medievale che giungevano da fuori: dirò subito. Il dodicesimo Fotografia di Gilberto delle arti liberali, distinte in la riscoperta dell’antico e il segno (il Leone) e il sesto Urbinati. Trivio e Quadrivio, si collega classicismo da Firenze, portati pianeta (il Sole) sono scolpiti la raffigu- dall’Alberti, da Agostino e da nell’arco (ricordo che gli razione Piero; il neoplatonismo da antichi ritenevano il Sole delle stesse Firenze e , e grazie e la Luna pianeti al pari di nei pilastri soprattutto a Basinio. Centro Mercurio, Venere, Marte, della terza di cultura vivace e à la page, Giove e Saturno, e che degli cappella collegato per più vie alle altri pianeti esterni ignoravano a sinistra. capitali del neoplatonismo, la l’esistenza). La loro corte sigismondea era aperta I pianeti e i segni dello rappresen- ad accoglierlo. Il “ratto” a Zodiaco non sono disposti a tazione in Mistra dei resti mortali di caso, ma rispettano l’ordine sculture, Giorgio Gemisto Pletone e la astronomico, dal più vicino, la pitture e loro tumulazione nella terza Luna, al più lontano, Saturno. mosaici arca è, del resto, un esplicito Li affiancano le rispettive non è nuo- atto d’omaggio e devozione “case” diurne e notturne, cioè va, ché anzi al maggior esponente della i due segni zodiacali nei quali la si ritrova rinascita platonica bizantina. i pianeti sarebbero più attivi in vari mo- Con ogni probabilità, come ed eserciterebbero un maggior numenti dicevo, è a Basinio che si deve influsso. Fanno eccezione il dei secoli il complesso e un po’ capzioso Sole e la Luna, che hanno xii-xiv, dai programma iconografico una sola “casa”: il Leone, rilievi della della terza cappella a destra, rispettivamente, e il Cancro. fontana detta dei Pianeti, uno dei più L’altra bellissima e misteriosa maggiore straordinari esempi di ciclo formella che accompagna la

20 | ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 Tempio Malatestiano, Cappella dei giochi infantili. Particolare dei giochi nell’acqua. Fotografia di Gilberto Urbinati.

«Il Tempio non è della reincarnazione. Ce n’è, fra il protettivo e il insomma, per tutti i gusti. minaccioso. Di Isotta, solo una mirabile L’interpretazione più semplice, invece, ignoriamo collezione e forse più plausibile, è che la tutto della data di scena rappresenti gli influssi nascita: l’anno, il di opere d’arte, della Luna sulle maree e sui mese, il giorno. Ma il fortunali. segno del Capricorno è lo specchio fedele Del tutto singolari sono la è speculare, nell’altro di quella cultura raffigurazione di Mercurio, con pilastro, a quello in testa la mitra dei sacerdoti del Cancro. Forse aristocratica e persiani, e quella di Giove, non è totalmente raffinata, dotta ed con il flagello nella destra e un astruso pensare che mazzo di spighe nella sinistra. la gentile capretta sia enigmatica che la I fulmini che il dio scaglia il segno zodiacale, e corte malatestiana sono straordinariamente la rappresentazione simili alle granate esplosive simbolica, della esprimeva» inventate, a detta di Valturio, donna del Principe. proprio da Sigismondo. Concludo: nel Luna rappresenta un’isola Nuova e sofisticata è anche la programma esotica circondata da un raffigurazione di alcuni segni iconografico mare in burrasca, in cui è del Tempio malatestiano Tempio Malatestiano, dello Zodiaco: l’Acquario, Cappella degli antenati. sballottato, nella sua fragile per esempio, che “munge” le confluiscono intenzioni Fotografia di Gilberto barchetta, un naufrago nudo nuvole, o il Capricorno, che e suggestioni differenti, Urbinati. e atterrito. La scena è stata non è rappresentato come benché non antitetiche, variamente interpretata: capro-pesce, in ossequio a che consentono più piani di chi vi ha scorto il diluvio una tradizione che risale ai lettura: i temi della filosofia universale; chi vi ha visto Caldei, ma come una gentile e neoplatonica e della religione dei dotti convivono con i illustrato un episodio del popputa capretta che bruca un simboli e le “figure” (in senso poema Hesperis di Basinio, e querciolo. auerbachiano) del pensiero cioè il naufragio di Sigismondo Il bassorilievo che più ha fatto medievale; i temi cortesi ed Malatesta in vista dell’isola discutere è quello del Cancro. encomiastici si intrecciano Fortunata; chi vi ha letto una Vi si scorge un’imponente con quelli genealogici e raffigurazione allegorica dei grancevola, copiata dal vero, dinastici; il gusto e lo sfoggio travagli dell’anima prima che sovrasta la prima veduta d’erudizione si sposano con di Rimini. Questa connessione le divagazioni giocose (come fra Rimini e il Cancro ha a me sembrano, in buona fatto credere che il “segno sostanza, i bassorilievi dei ascendente” della città fosse putti, si tratti di angioletti o per l’appunto il Cancro, di amorini) e con la ricerca mentre, da Tolomeo in giù, del prezioso, del raro e del tutti gli astrologi più accreditati bello. Il Tempio non è solo una hanno sostenuto che era lo mirabile collezione di opere Scorpione. Il Cancro, in effetti, d’arte; è lo specchio fedele di non è il segno di Rimini, ma quella cultura aristocratica e di Sigismondo Malatesta, nato raffinata, dotta ed enigmatica il 19 giugno 1417 (si tenga che la corte malatestiana conto che il calendario giuliano esprimeva: specchio, a sua era indietro di dieci giorni volta, della personalità rispetto al nostro). Emblema complessa, poliedrica e Agostino di Duccio, del Signore di Rimini, il ingombrante di Sigismondo Putto del Tempio Cancro incombe sulla città e Pandolfo Malatesta. Malatestiano. Fotografia l’abbraccia con un gesto a metà di Gilberto Urbinati.

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VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta Il poeta Basinio alla corte malatestiana Morì a Rimini nel 1457 a soli 32 anni dopo avere composto circa diciottomila versi di poesia dotta e di altissimo livello formale

di Marinella De Luca a figura del poeta «Nell’Hesperis, 1446 al 1449/50, educando il Lumanista Basinio Basini, suo gusto e assimilando gli nato a Tizzano Val Parma nel grande poema aspetti più vivi dalla cultura 1425 da un’agiata famiglia estense. Le ragioni della di origine mantovana, si epico in 13 libri, rottura con la corte ferrarese staglia sullo sfondo di quel Basinio celebra non sono ben chiare, ma di mecenatismo signorile certo furono tali da mettere che nella prima metà del Sigismondo come il poeta nella condizione Quattrocento va assumendo un eroe nazionale, di procurarsi altrove una connotati sempre più favorevole sistemazione. precisi. Nelle loro corti i difensore della Verso la fine 1449 il poeta signori, organizzatori e si trasferì a Rimini, forse fruitori della nuova cultura, “latinità” contro inizialmente con un dispiegano una committenza i “barbari”. Il incarico di insegnamento generosa che tuttavia esige nella scuola pubblica e dall’intellettuale, come quinquennio certamente attirato dalla contropartita, un’adesione munificenza di Sigismondo incondizionata al potere. Riminese segna Pandolfo Malatesta che Collocabile nell’ambito il momento più con le sue doti di abile di specifiche coordinate coordinatore fu animatore socio-culturali, Basinio fu intenso della culturale di prim’ordine. letterato assai prolifico, produzione Dotato di un raffinato gusto già ai suoi tempi piuttosto estetico e animato da un noto, in relazione con i più letteraria del acceso fervore umanistico, illustri personaggi dell’epoca Sigismondo avvertì tutta come Vittorino da Feltre, giovane poeta» l’efficacia di opere di elevato Teodoro Gaza, Guarino livello intellettuale quali Veronese e orbitante attorno indispensabili strumenti di ad alcuni degli ambienti documento utile a ricostruire consenso politico, riuscendo culturali più fervidi del primo atmosfere di ambienti ad organizzare attorno a sé Quattrocento: la Ferrara di letterari e di milieaux una corte prestigiosa che lo Leonello d’Este e la Rimini cortigiani. Le composizioni appoggiasse nella sua azione di Sigismondo Pandolfo di carattere encomiastico di governo. Malatesta. costituiscono il gruppo più Sullo sfondo di questo La sua vastissima produzione cospicuo all’interno dei specifico orizzonte culturale, letteraria, la sua conoscenza Carmina varia: esse sono ricco di suggestive risonanze, dei classici, le sue amicizie concepite per lusingare il si colloca la produzione importanti, i suoi toni signore e proprio nell’intento letteraria di Basilio che adulatori e quelli polemici celebrativo e nell’esaltazione proprio a Rimini conosce la concorrono a definirlo panegirica trovano la loro sua più intensa e rigogliosa quale tipico esponente ragione d’essere. Possiamo stagione. L’approdo alla di una cultura che nella in esse cogliere il travaglio corte malatestiana segna scelta linguistica del latino etico e umano di un l’inizio di anni di febbrile esprime la sua opzione non intellettuale che ambisce lavoro, di un nuovo itinerario solo per un modus loquendi, ad una posizione stabile, artistico in cui con più matura ma anche e soprattutto al riconoscimento di un consapevolezza il poeta per un determinato modus determinato status sociale, ma definisce un programma vivendi. Siamo in grado di che non ha altra possibilità letterario che lo porta a seguire le diverse fasi della che affidarsi alla corte dove prediligere la forma epica, sua breve vicenda umana e ogni sistemazione, anche la alla quale è appunto affidata poetica grazie ad una serie più onorevole, conserva pur la maggiore celebrazione di composizioni poetiche sempre un ampio margine di di Sigismondo che sia stata raccolte sotto il titolo di provvisorietà. prodotta dalla letteratura Carmina varia, prezioso Basinio rimase a Ferrara dal umanistica: l’Hesperis, un

22 | ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 “L’arrivo a Firenze di Sigismondo Malatesta”, miniatura tratta “La costruzione del Tempio dall’opera Malatestiano”, miniatura ‘Hesperis’ di tratta dal codice ‘Hesperis’ Basinio Basini, di Basinio, Bibliothèque de Bodleian Library, l’Arsenal de France, Parigi. Oxford.

grande poema in 13 libri, del più grande splendore dalla corte malatestiana, la più estesa delle opere di della corte di Rimini: mentre soprattutto sotto Sigismondo. Basinio. sta sorgendo il Tempio Nel grande moto spirituale Se volessimo italianizzare Malatestiano, pregevoli dell’Umanesimo la riscoperta il titolo Hesperis, potremmo artisti conferiscono alla città della letteratura tardo-antica chiamarla Italiade, sia in l’incomparabile prestigio di con la sua complessa tematica riferimento alla materia, una nuova civiltà artistica e scientifico-astrologica dà costituita principalmente famosi poeti gareggiano nel nuovo impulso alla dottrina dalle guerre che Sigismondo celebrare Sigismondo e la sua delle corrispondenze condusse in Italia, sia in donna, la divina Isotta degli tra microcosmo umano riferimento allo spirito con cui Atti. e macrocosmo siderale. la narrazione è costantemente Tutti gli umanisti che Avvincenti elementi astrologici condotta. Infatti con gravitano intorno a animano la vita culturale retorica amplificazione e Sigismondo diedero il loro delle corti nell’ambito delle trasfigurazione fantastica tributo all’esaltazione della quali svolgono un’importante Sigismondo è presentato famosa coppia, ma il più funzione: sullo sfondo come un eroe nazionale, singolare prodotto letterario dell’affascinante imagerie difensore della “latinità” di quelli che sono stati cortigiana, nutrita di credenze contro i “barbari”. Si tratta chiamati “poeti isottei” resta e simboli eterni, il princeps in realtà di avvenimenti il Liber Isottaeus: si tratta viene presentato come modesti, quali furono le due di un raffinato romanzo depositario di segreti saperi fasi della guerra condotta amoroso, in tre libri, soprannaturali. Attribuzioni in Toscana da Sigismondo ognuno di dieci elegie, che magiche e carismatiche in qualità di nella forma delle epistole vengono così a costituire il più dell’esercito dei Fiorentini ovidiane trasferisce in chiave valido e persuasivo strumento contro gli Aragonesi, prima umanistica la tradizione del di controllo politico. contro Alfonso nel 1448 e poi canzoniere di imitazione L’opera di Basinio va dunque contro il figlio Ferdinando petrarchesca, narrando la collocata all’interno di una nel 1452. Sulla scia di Omero storia immaginaria, ma pure complessità di orientamenti e di Virgilio, Basinio tratta il intessuta di molti e vivaci e di percorsi intellettuali che dato storico come semplice frammenti di vita reale, si intrecciano nell’ambiente spunto, inserito in una trama dell’amore di Sigismondo e culturale malatestiano narrativa molto complessa Isotta. Al di là della questione singolarmente percorso da una rinnovata ed erudita in cui trovano luogo, oltre a della paternità (opera in tutto esplorazione dall’antichità grandiose scene di battaglie, e per tutto di Basinio oppure classica. Il poeta morì a anche interventi divini, sogni, iniziata da altri, poi ripresa Note Rimini nel 1457 a soli 32 anni visioni, concili degli dèi, un e compiuta da Basinio?) il Basinii dopo avere composto circa Parmensis poetae viaggio favoloso all’isola Liber Isottaeus è comunque diciottomila versi di poesia Astronomicon Fortunata, al tempio della inseparabile dalla figura di libri 2 / edizione dotta e di altissimo livello Fama, ai campi Elisi e persino Basinio e si colloca a buon in fac-simile del formale. Sigismondo volle che codice della Cassa una discesa agli Inferi. diritto al centro della cultura il suo poeta fosse sepolto nel di risparmio di Sebbene la morte precoce malatestiana di quegli anni. Rimini; traduzione primo dei grandi sarcofagi abbia impedito a Basinio di Nel 1455 è pronto per la italiana di di tipo romano che avevano portarla a termine, l’Hesperis pubblicazione il poema Marinella De cominciato a ornare il fianco Luca; con una è un importantissimo didascalico Astronomicon, destro del Tempio, segno della nota codicologica documento della propaganda in cui Basinio sviluppa e di Donatella speciale considerazione di cui malatestiana, che ebbe certo approfondisce interessi Frioli e un saggio il poeta godette presso il suo di Giordana in Sigismondo il suo abile scientifici di carattere signore e mecenate. Mariani Canova orchestratore. astronomico-astrologico già sull’apparato Il quinquennio 1451-55 maturati durante il soggiorno illustrativo del codice, Rimini, segna il momento più intenso ferrarese. Una cultura Fondazione Cassa della produzione letteraria astronomico-astrologica di di risparmio di del giovane poeta, in esatta buon livello scientifico viene Rimini, 1994. corrispondenza con gli anni attivamente promossa anche

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VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta Il De re militari Il Signore di Rimini, così sensibile alla fama e alla propaganda, vide nell’opera di Roberto Valturio un formidabile veicolo di promozione della propria immagine

di Andrea Montemaggi mnium scientiarum doctor «Roberto Valturio anche il consulente culturale Oet monarcha, “dottore e dei Malatesti e la sua sovrano di tutte le scienze”: acquisì autorevolezza fu tale da così definì iperbolicamente essere addirittura denominato Roberto Valturio il suo primo una sempre amplissimus civis reique biografo moderno, Aldo maggiore influenza publice (sic) ariminensis pater, Francesco Massèra1 (di cui grandissimo cittadino e padre sono debitore per queste sulle scelte della comunità riminese. note), il quale a sua volta Ciò che più di ogni altra aveva ripreso la citazione da di Sigismondo occupazione lo rese di un oscuro notaio nel 1463. Pandolfo fama immortale fu l’attività Valturio era nato nel 1405 in letteraria e in particolare il una famiglia di intellettuali: e il suo parere trattato De re militari che gli durante il secolo XV i de fu ascoltato assicurò larga risonanza tra i Valturibus o Valturribus, contemporanei. provenienti dalla località anche nelle Si tratta di un’opera vicino a Macerata Feltria assai composita, redatta ora chiamata Valtorre2 e decisioni probabilmente tra il 1446 e il stabilitisi alla fine del ‘300 a più importanti» 1455 e dedicata a Sigismondo Rimini vicino alla Piazza Tre con alte lodi: nei primi libri, Martiri, avevano contato due dopo aver anticipato repliche Il frontespizio del De re molto vicina ai Malatesti, e lettori allo Studio bolognese ad eventuali critiche, affronta militari (ed. 1534) con diventò subito consigliere (l’attuale Università), tre il tema delle caratteristiche la dedica a Sigismondo. di Sigismondo, carica che abbreviatori o scrittori che un comandante deve mantenne per trent’anni apostolici, un cancelliere ed possedere: in sostanza la anche con il figlio Roberto. un consigliere del signore conoscenza di tutte le arti Il suo ruolo era cruciale: della città ma soprattutto un e le scienze importanti la signoria malatestiana, dottissimo autore di un’opera per l’epoca, il trivio e il formalmente un vicariato, fondamentale dell’epoca, il De quadrivio insomma, ed re militari. dipendeva dalla benevolenza anche un po’ di astrologia Roberto, terzo figlio di ser papale e il pontificato dal 1447 nel caso in cui possa servire Abramo chiamato però Cicco, al 1455 fu retto da Niccolò V, per prevedere il futuro; a notaio e pubblico insegnante, letterato umanista e liberale: ciò si devono aggiungere le nacque quando già il se in questi anni Sigismondo virtù del perfetto imperator, primogenito era diventato godette del favore di Roma prudenza, fortezza, giustizia e notaio e lavorava presso la fu senza dubbio grazie alle temperanza. curia romana; si distinse ben conoscenze del Valturio nella Nei libri successivi si presto per la propria cultura: curia. esaminano le caratteristiche già nel 1427, come Roberto Egli acquisì una sempre dell’esercito romano e, da Rimini, leggeva poesia e maggiore influenza sulle attualizzando l’argomento ai retorica presso lo Studio di scelte del signore di Rimini tempi suoi, ciò che si deve Bologna, probabilmente eletto e il suo parere fu ascoltato predisporre per conseguire la dagli stessi studenti come anche nelle decisioni più vittoria. Seguono un lessico usava anticamente. importanti, tra cui vi sarebbe militare e la trattazione della Valturio restò nella città stata quella di non restituire guerra navale mentre il XII felsinea per dieci anni le paghe riscosse da Alfonso e ultimo libro si sofferma su divenendo doctor artium, per di Napoli, atto che fu causa trofei, trionfi e ludi in onore andare poi a Roma presso la dell’odio implacabile del vincitore. curia papale, dove assunse il dell’aragonese, almeno Come giustamente notava ruolo di abbreviatore. secondo la testimonianza del Massèra, nel campo della Tornò a Rimini nel 1446 e si Clementini, come è noto però scienza della guerra l’opera sposò con una dama riminese non sempre attendibile. è l’apoteosi della cultura Il “drago” corazzato vedova, Diana del fu Rainirolo Nel corso degli anni Valturio umanistica, nel senso del simbolo della scuola. Lazzari, famiglia altolocata divenne sostanzialmente recupero della tradizione

24 | ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 classica e di un sostanziale Corvino re di Ungheria, 1475; nel suo testamento egli La torre di assedio. rifiuto di quella medievale. Lorenzo il Magnifico, Federico lasciò la volontà di devolvere Per Valturio, che non era un da Montefeltro e Malatesta tutti i suoi libri al convento ingegnere militare ma un Novello. di san Francesco insieme filologo, esiste solo la latinità I giudizi dei contemporanei alla disposizione di creare e quindi l’impero romano: gli erano entusiastici e quando una nuova libreria al piano esempi e le tecniche descritte Venezia si impossessò della superiore del convento. Il sono sempre esclusivamente copia destinata a Maometto Massèra, che scrisse prima tratte dall’esperienza di II, il Consiglio dei Dieci volle della distruzione bellica almeno mille anni prima esaminarla e ne scrisse come dell’edificio, ci riporta il fatto mentre le citazioni di eroi res mirabilis ma dovette che vi era una lapide anche se medievali si limitano ad alcuni cederla malvolentieri al papa il locale era stato trasformato accenni ad Artù e a Carlo Pio II che ne aveva fatto e la biblioteca sparita: secondo Magno. Roberto non ignora pressante richiesta per averla. il Clementini, c’erano almeno ritrovati moderni come le Ma forse ancora più trecento manoscritti oltre bombarde, di cui era ottimo importante appare l’influenza a molti incunaboli ancora conoscitore Sigismondo, ma che ebbe su uno dei più all’inizio del seicento ma nel La nave fortezza. ne parla solo marginalmente, grandi geni italiani, Leonardo 1650 alla Gambalunghiana sembrando quasi nascondere da Vinci. Massèra ha infatti passarono soltanto alcuni la loro importanza: su questa dimostrato che il frate Luca codici, tra cui però autentica rivoluzione dell’arte Pacioli, il fondatore della uno particolarmente militare l’impressione è moderna contabilità, lodò con importante: il che, come Pietro l’Aretino, altissime espressioni il trattato manoscritto autografo il riminese si voglia scusare del Valturio su suggerimento della Hesperis di Basinio dicendo “non la conosco” dell’amico Leonardo, con Parmense. e si affidi invece ai disegni, lui alla corte di Ludovico il Non si può non peraltro non suoi. Moro a Milano tra il 1496 e il convenire con Flavio In sostanza si è in presenza 1499: «E’ infatti indiscutibile Biondo che Ariminum di un’opera ben strutturata, che numerosi passi dei nunc habet Robertum scritta in un ottimo latino, ma manoscritti vinciani non sono Valturrem bonarum secondo il giudizio di Massèra che appunti tratti dal De re artium studiis ornatum: “diligentissima e ricchissima militari, il quale costituisce ora Rimini si gloria enciclopedia di notizie militari una «fonte importantissima» di Roberto Valturio, degli antichi”. per la conoscenza del sapere studioso appassionato di belle arti. Ciò non impedì tuttavia di Leonardo»3. una grandissima fortuna al Terminata la composizione trattato: dotato di un apparato del trattato Valturio iniziò iconografico di prim’ordine, a scrivere la biografia di Note era il fiore all’occhiello della Sigismondo, che tuttavia non 1) Aldo Francesco Massèra, di cui ci si è già occupati su corte di Sigismondo. Il signore portò a termine e che anzi fu questa rivista, scrisse la prima biografia moderna di Roberto Valturio, pubblicata a partire dal 1925 sull’annuario di di Rimini, così sensibile anche perduta. quell’istituto che portava il nome dell’illustre autore, nome alla fama e alla propaganda, Degna di essere ricordata è che probabilmente lo stesso Massèra aveva contribuito vide nell’opera del Valturio anche la lettera che Roberto ad assegnare. Della vita di Valturio fino al Novecento si un formidabile veicolo di scrisse al sultano turco occuparono in pochi: Battaglini e Luigi Tonini che di fatto riprese le notizie del primo. Sono da segnalare anche i promozione della propria Maometto II: in latino elegante successivi contributi di Augusto Campana, Francesco V. immagine tanto da tenere essa accompagnava una copia Lombardi, Oreste Delucca e Antonio Montanari, nonché la un amanuense tedesco al del De re militari che sarebbe pregevole pubblicazione Roberto Valturio, De re militari, Rimini, Guaraldi 2006 con i saggi critici a cura di Paola Del suo soldo: donò copie ai più dovuta essere consegnata da Bianco. grandi potenti dell’epoca, Matteo Pasti a Costantinopoli, 2) F.V. Lombardi ha dimostrato che la famiglia proveniva da tra cui il sultano Maometto in seguito ad una esplicita “Vallis Turris”, con una chiesa chiamata San Cristoforo de’ II. A testimonianza della richiesta del sultano stesso di Valturi, nel territorio della pieve di San Cassiano in Pitino, la pieve di Macerata Feltria grande risonanza raggiunta avere uno dei migliori artisti 3) A.F. Massèra, Annuario del R. Istituto tecnico “R. Valturio”, dal trattato, ne ebbero copie della corte di Sigismondo. Rimini, IV (1926-27) Luigi XI re di Francia, Mattia La morte colse Valturio nel

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Il bianco, il rosso e il verde La “divisa” e i suoi colori di Luca Barducci l pari di stemmi e sigilli, anche Sigismondo Pandolfo, Acome tutti i condottieri del suo tempo, faceva largo uso della divisa, un sistema di riconoscimento utilizzato soprattutto sul campo di battaglia, che consisteva nell’accostamento di più colori secondo una struttura e una geometria ampiamente rappresentati nelle miniature che impreziosiscono l’Hesperis1, il grande poema celebrativo delle gesta di Sigismondo, opera di Basinio da Parma. I colori utilizzati in campo malatestiano sono L’accampamento di Sigismondo (da Hesperis, Bibliothèque de l’Arsenal, Parigi, ms. 630). il bianco, il rosso e il verde, colori il cui uso fu comune, con disposizioni ovviamente differenti, a molti altri signori del tempo, come i de’ Medici, i Montefeltro o gli elefante, rivolte nuca contro nuca: è lo stesso cimiero Aragona, e al fratello dello stesso Sigismondo, Malatesta che vediamo rappresentato nelle balaustre delle cappelle Novello, che li impiegò nella celebre quanto enigmatica laterali del Tempio Malatestiano, come pure sopra il impresa del graticcio o steccato e nell’abbellimento sepolcro di Isotta degli Atti e che, un secolo più tardi, della Biblioteca Malatestiana, dove al pavimento in cotto sarà adottato stabilmente dal ramo dei Malatesta di rosso si accompagnano le bianche colonne e l’intonaco Sogliano. Anche l’elefante, che Sigismondo utilizzò verde delle pareti. Nelle miniature dell’Hesperis questi altrove come cimiero e come impresa – basti pensare al colori sono utilizzati quasi ovunque: nelle calze dei grande stemma che troneggia sopra la porta di accesso fanti, che portano quella destra totalmente bianca, a Castel Sismondo, o a quelli che decorano la fascia mentre la sinistra è di due colori, superiormente rossa, esterna del Tempio , fa timidamente capolino attraverso e verde dal ginocchio in giù (e che per questo vengono la foresta di lance e bandiere, raffigurato sopra uno definite calze divisate2); nei targoni, i grandi scudi ovalari stendardo completamente bianco. Un accenno infine utilizzati dai fanti per proteggersi dall’offensiva nemica, alla rosa che, come già accennato, fiorisce su scudi e dipinti di bianco, rosso e verde, sui quali spesso si trova bandiere, e che al giorno d’oggi possiamo ammirare rappresentata anche l’impresa della rosa quadripetala, nella fascia di mattonelle in ceramica che corre sopra al o la sigla SI (di SIGISMUNDUS); sui finimenti e sulle cordolo della torre a destra del già ricordato ingresso di barde delle cavalcature, ove spiccano inquartati insieme Castel Sismondo. Ciò che colpisce, in questo brevissimo alla classica sigla; sulle lance dei lanceri e persino nei accenno all’araldica malatestiana, è il colore: il mondo multiformi pennacchi montati sulle celate, che «portati medievale era un universo di colori, le stesse torri della solo da capitani o compagni e famigli del signore», di rocca riminese erano dipinte – ovviamente, nei tre colori solito «erano composti da penne di struzzo colorate, bianco, rosso e verde – così come gli stemmi marmorei, per lo più con i colori del comandante in capo»3. I tre che ora appaiono di uno scialbo bianco, ma sui quali colori pure compaiono nelle innumerevoli bandiere possiamo ancora rinvenire tracce di antichi smalti. che sventolano un po’ ovunque dalla cima dei grandi padiglioni da campo, anche se ve ne sono alcune in cui campeggia solo una grande rosa quadripetala e quadrisepala, fogliata e gambuta. Non mancano tuttavia Note stemmi veri e propri, anche se in virtù della loro relativa 1) La copia dell’Hesperis alla quale facciamo riferimento è il ms. 630 conservato presso la Bibliothèque de L’Arsenal di Parigi (circa 1462- complessità, essi non erano grandemente rappresentati 1464), impreziosita dalle miniature di Giovanni da Fano (Giovanni di né utilizzati in battaglia: troviamo un classico stemma Bartolo della Bettina). con le bande scaccate d’oro e di rosso nei pennoni da 2) Marangoni F., XV SECOLO. L’abbigliamento maschile in Italia, San Marino 2015, p. 16. Ringrazio l’insostituibile amico Luigi Battarra per le trombetta, drappi di tessuto molto utilizzati negli preziose informazioni sugli usi e costumi quattrocenteschi. eserciti del tempo. Fatto curioso, lo stemma 3) Predonzani M., Anghiari 26 giugno 1440. La battaglia, l’iconografia, le ha un cimiero costituito da due teste di compagnie di ventura, l’araldica, Città di Castello 2010, p. 53.

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VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta “Il lupo di Rimini”

Tra “gli errori e i falsi” della storia c’è anche questa espressione: una stupidaggine che possiamo anche definire “dal produttore (di vino) al consumatore (di storia)”

’espressione “il Lupo di pepite d’oro – poche – insieme di Giovanni Rimondini LRimini” è attribuita a a tante esibizioni di pataca Sigismondo Pandolfo assortiti compresi quelli di da uno studioso Wikipedia: “Sigismondo yankee ‘serio’, un Pandolfo Malatesta tale Alexander Lee. meglio noto come il Il titolo del suo Lupo di Rimini” – c’è libro promette un sito di due vini: “Il una accattivante Lupo di Rimini rosso visione Cabernet Sauvignon”, ‘ambivalente’ del e “Il Lupo di Rimini Rinascimento: bianco Rebola” Il Rinascimento Cantina di Coriano, cattivo. Sesso, Gruppo Cevico di Pisanello, medaglia per Sigismondo Malatesta, avidità, violenza Lugo. Ho scritto alla 1445 (Rimini, Museo e depravazione ditta per sapere da della Città). nell’età della bellezza quando questo vino viene – Bompiani, Milano prodotto e commerciato e 2016 –. Ma arrivato al conoscere chi l’ha battezzato capitolo su Sigismondo “il Lupo di Rimini”. Non mi Pandolfo, il Lee infila hanno risposto. Provate a una serie di stupidaggini Lupo, “signore di Rimini” – p. chiedere. Nelle bottiglierie di prendendo sul serio le 688 –. Detto il Lupo di Rimini Rimini non l’ho trovato. È la accuse al Signore di Rimini da chi? fonte della nostra espressione? inventate da Pio II, Federico Da nessuno storico dal ‘400 al Se lo fosse, i vini entrerebbero da Montefeltro, dai Veneziani ’900. Almeno degli storici che a far danni tra le fonti e dai ‘nemici’ o amici del conosco. Se me ne sono perso storiche non autorizzate, e Malatesta. Non sospetta uno scrivete alla redazione di come purtroppo sappiamo, nemmeno che tali accuse “Ariminum” che provvederà a le cribbiate e patacate hanno siano state in gran parte smentirmi. subito una grande fortuna ‘smontate’ nei primi decenni Avevo pensato che di pubblico: VULGUS VULT del ‘900 da Giovanni Soranzo. l’espressione comparisse per DECIPI ERGO DECIPIATUR la Vuol farci credere di la prima volta in un testo del zenta vuole essere ingannata, essere entrato nel Tempio giornalista Alberto Cousté allora la si inganni. La Malatestiano, ma poi afferma Sigismondo, pubblicato da prima parte della antica che l’affresco di Piero della Longanesi a Milano nel 1990. frase latina sembra spesso Francesca “copre la parete È un libro ‘porno’ pieno di vera, ma la seconda che interna della facciata” – p.427 falsità, non solo l’autore, giustifica gli imbroglioni –. Sulla posizione antica e che peraltro non nasconde il e i somaroni va respinta. attuale dell’affresco di Piero suo ‘metodo’ erotico-storico Bisogna dire la verità, anche della Francesca, non più menzognero, si inventa se adesso centinaia di pataca dove l’aveva commissionato situazioni e personaggi mai ripeteranno che Sigismondo Sigismondo Pandolfo e dove esistiti, ma stravolge la verità Pandolfo Malatesta è “meglio l’aveva dipinto Piero, ma dove dei fatti accertati. Tuttavia noto col nome di Lupo di l’avrebbe commissionato e l’espressione “il Lupo di Rimini “. Come no? E magari dipinto un tale contemporaneo Rimini” non appare da verrà fuori che era cugino col potere di realizzare i suoi nessuna parte in questo testo germano di Azzurrina alias capricci, torneremo in un bugiardo, bugiardone. Ipotizzo Guendalina Malatesta. Pataca prossimo numero. che ancora non esistesse. di tutto il mondo unitevi ... Ci sono nel libro del Lee Allora quando è nato e chi altre amenità su “Malatesta l’ha inventato? Fuochino. Su Sigismondo Pandolfo detto il Internet, la discarica delle

ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 | 31 ANNIVERSARIO SIGISMONDEO

VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta Tante donne …. un solo grande amore Elisabetta, Ginevra, Luciana, Vanna, Gentile, Polissena e poi Isotta. Matrimoni, scappatelle, relazioni extraconiugali e tanti figli illegittimi

di Anna Maria Cucci iniziare Sigismondo ai pia- Fano, però c’era una certa «I matrimoni Aceri dell’amore sembra sia Vanna»3. L’attraente Vannetta stata la procace zia, Elisabetta di Galeotto de’ Toschi (1419- non frenano Gonzaga, moglie di quel Carlo 1475), donna eccezionalmente Malatesti, signore delle Mar- temprata e volitiva, gli darà l’animo irrequieto che e della Romagna, che la due figli, riconosciuti dal Ma- di Sigismondo riscosse, appena quindicenne, latesta e più tardi ufficializzati dalla signoria mantovana. La dal papa. Non facciamoci di- che si ficca in probabile sterilità del signore strarre dalla bella amante e di Rimini avvantaggia l’ascesa torniamo all’estense che, spo- continue relazioni del nipote, sata nel 1433, a causa d’impro- extraconiugali destinato fin rogabili impegni del principe, dalla culla a fa la sua entrata trionfale in allungando occupare nel città solo il 7 febbraio 1434, sa- la serie di figli cuore dello lutata dalla popolazione river- zio il posto satasi nelle strade e nelle piaz- illegittimi» vacante del ze. I sontuosi festeggiamenti in figlio mai suo onore durano oltre quattro Malatesta, anzi Borso smenti- 1 nato . Al rag- giorni e cadendo nel periodo sce, come si evince anche dal- giungimento di carnevale, si arricchiscono le buone relazioni che inter- delle vette di burleschi carri mascherati: corrono tra le famiglie negli sociali cui il “Trionfo di Bacco e Arianna” anni successivi, tanto che Lu- aspira la ca- (ispirato all’omonimo compo- crezia, una delle figlie naturali sata contri- nimento carnascialesco di Sigismondo concepita con buiscono in dell’amico Lorenzo de’ Medici) Gentile di Ser Giovanni, spose- maniera co- sembra presagire la breve for- rà Alberto d’Este. Val la pena Elisabetta Aldobrandini spicua i contratti matrimoniali tuna riminese della giovane soffermarsi qualche istante e Violante Bentivoglio. negoziati a palazzo, come signora «Quant’è bella giovi- sull’incontro del Malatesta con Particolare della pala di quello stipulato tra Sigismon- nezza, che si fugge tuttavia! la felsinea Gentile, avvenuto San Vincenzo Ferreri di do e la coetanea Luciana Bus- Domenico Ghirlandaio Chi vuol esser lieto, sia: di do- nell’anno 1435, quando il di- (1449-1494). Da Le sone, figlia del Carmagnola, man non c’è certezza». Tanto ciottenne Sigismondo è a Bolo- Donne dei Malatesta, che a quattordici anni appena l’amabile ragazza avrà bene- gna in veste di governatore 2001. compiuti gli si concede in veste detto la sorte per averle dato della Chiesa per sedare una di fidanzata (unitamente alla un uomo bello e giovane, ribellione del grande comune. dote), ritrovandosi sedotta e quanto presto vedrà svanire abbandonata quando la sorte tutti i suoi sogni. L’agognato 2 avversa segna il padre . Con un primogenito Roberto Novello, balzo da provetto equilibrista infatti, a pochi mesi di vita si lo vediamo in men che meno ammala e poco dopo muore. impegnarsi con Ginevra d’Este, Abbandonata anche dal princi- figlia di Nicolò e di Parisina pe consorte, costantemente Malatesti. Nella sala verde del impegnato a combattere in Palazzo riminese, piena zeppa terre lontane o in focose batta- di nobiltà si annunciano le im- glie d’amore, sofferente ormai minenti nozze e come annota il di solitudine, nel settembre del Clementini, Sigismondo «al 15 1440 esce silenziosamente dal- marzo 1433 andò con bellissi- la scena. I malfidati vociferano ma corte a Ferrara e fece di Gi- su di un’improvvisa e miste- nevra la Signora di Rimini. riosa malattia, forse addirittu- Quattro giorni dopo se ne ritor- ra un avvelenamento, mentre nò a Rimini, solo. Poi se ne le cronache malatestiane l’at- Ginevra d’Este, ritratto andò, incognitamente, a Fano tribuiscono alla peste che infu- del Pisanello, museo per assistere a un torneo al ria in città. Gli Estensi non del , Parigi. quale partecipava Novello. A raccolgono le accuse contro il

32 | ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 «Nulla riesce Sforza, figlia del duca France- noso, spregiudica- sco. Dopo i tradizionali festeg- to Signore di Ri- a trattenere giamenti organizzati in quinta- mini, dopo aver imposto per tre Probabile ritratto di ne, trionfi e giostre, il duca, anni la supremazia di Isotta Polissena Sforza, figlia la dirompente fresco di nozze con Bianca Ma- alla moglie legittima Polissena, del duca Francesco. passione di ria Visconti, si unisce con la fece soffocare quest’ultima. Le Sec. XV. moglie ai novelli sposi e tutti cronache riminesi del Broglio e Sigismondo per insieme partono in viaggio di di altri redattori, riportano che nozze per Gradara, dove tra- Polissena muore, nell’abbazia l’avvenente Isotta scorrono due settimane di pe- di Santa Maria di Scolca, il pri- degli Atti, figlia renne festino nell’elegante ca- mo giugno 1449, dove era stata stello, dal quale Polissena torna trasportata già contagiata dalla del nobile e ricco incinta. Nemmeno questo se- peste che imperversava in cit- condo matrimonio, frena l’ani- tà5. Nulla riesce a frenare la or- mercante di stoffe mo irrequieto del Malatesta mai dirompente passione di Si- Francesco» che si ficca in continue relazio- gismondo per l’avvenente Isot- ni extraconiugali allungando la ta, figlia del nobile e ricco mer- Durante i festeggiamenti in serie di figli illegittimi. Mentre cante di stoffe Francesco di Atto di Brodarino degli Atti6. onore del condottiero roma- la Sforza, infatti, partorisce Ga- Fin dal giorno che gli viene gnolo avviene l’incontro tra i leotto e l’anno seguente Gio- presentata, fa breccia nel suo due e si può ipotizzare l’emo- vanna, la bella Vannetta mette cuore, quando, per niente inti- zione che avrà suscitato il gio- alla luce Roberto e poi Contes- morita, gli chiede cosa ne pen- vane guerriero nell’amabile sina. La tempestosa relazione si delle gravi responsabilità cui ragazza, bionda quasi fino al con la fanese, stabilitasi per vo- deve far fronte un principe. biancore, dai grandi occhi ver- lere del principe alle porte di Isotta non lo teme e la sua di e un vitino così sottile da po- Castel Sismondo, deve aver grande forza d’animo la induce ter essere cinta da Sigismondo presto cancellato quei momenti ad accompagnarlo persino nel- con un solo braccio. Si raccon- di felicità che la speranzosa Po- la dura campagna militare in ta che il principe abbia cono- lissena aveva appena assapora- Lombardia (durata oltre un sciuto con Gentile il sentimen- to. Per di più, una new entry anno e mezzo). La bionda ra- to più simile alla tenerezza che che sembra uscita dal manuale gazza, alta e snella, dai magne- la sua singolare natura potesse della perfetta dama rinasci- mentale, fa la sua apparizione tici occhi grigi, poetessa e mu- concepire. Le brevi fughe da Medaglie di grande sicista, avvezza a discorrere lei durante gli anni della pas- nelle vesti di un’aristocratica modulo raffiguranti anche di fisica e filosofia mo- sione, drasticamente s’inter- creatura dal nome Isotta. Il Isotta degli Atti con rale (oltre che di greco e lati- rompono, quando la ragazza, Brandi nella sua biografia su velo e con acconciatura no), lo piega a scrivere versi e intrecciata, opus Matteo nell’incendio della sua casa Sigismondo afferma che il pre- rime, trasformandolo in soave de’ Pasti, 1446. ferrarese (1439) ci lascia le potente, avido, crudele, libidi- penne. Dal loro legame, nel frattempo, sono nati Pandolfo e Lucrezia. Nonostante le con- trastanti versioni e la scarsità di documenti c’è chi è pronto a giurare che il Malatesta portò Lucrezia, all’età di tredici anni, a vivere a Castel Sismondo e che padre e figlia furono amanti furtivi4. Nel frattempo, per smorzare i pettegolezzi sui suoi amori clandestini, sull’im- provvisa morte dell’estense e per il solito gioco delle allean- ze, Sigismondo sposa nel set- tembre del 1441, Polissena

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cantore, storia d’amore in un tempo «Isotta, alta e snella come rivela memorabile, quello privilegia- un mano- to del neonato Rinascimento, e dai magnetici scritto del consapevoli di rappresentare 1445 con una canzone d’amore una nuova generazione di re- occhi grigi, era Ritratto di Isotta (dalla a lei dedicata (stilato da Carlo gnanti, con una forma mentis anche poetessa medaglia di Matteo de’ Venturi in persona del suo si- che prende le distanze da Pasti), dal frontespizio gnore); ma a chi lo paragona a quella medievale. Corre l’anno e musicista di Trium poetarum Pandolfo di Pesaro, l’amico del del Signore 1456 quando, dopo elegantissimorum, ed avvezza a Petrarca, Sigismondo risponde dieci anni d’amore, i due si Porcelij, Basinij, & sposano con una cerimonia Trebani opuscula, apud picche, con questo verso: «in discorrere di fisica Simonem Colinaeum, ver me sia benigna e gratiosa e tutt’altro che sfarzosa, non esi- Parisis 1539. ne le braza mi racoglia nudo». stendo tra le famiglie alleanze e filosofia morale» Ardente di passione, si presen- diplomatiche. Il forte senti- ta a Isotta in una probabile mento che li lega non produce lei, oltremodo, la dote di equi- notte di mezz’estate del 1446 (a sempiterni effetti di stabilità librio tra l’eloquenza e il silen- nulla valsero i tentativi del pa- amorosa sull’esuberante si- zio, tanto da farle incidere sul dre di frenare la precoce pas- gnore che come il lupo perde sepolcro: “TEMPUS LOQUEN- sione della figlia), sotto un cie- il pelo ma non il vizio, giacché DI TEMPUS TACENDI”. Una lo stellato o forse tra celate da qualche tempo ha messo gli sera di una domenica ottobri- mura e da quel momento sarà occhi su un’ennesima preda. na, tra le mura di Castel Si- per sempre, tanto che la data è Una lettera appassionata in- smondo, il principe minato celebrata nelle medaglie, nel viatagli da Isotta tramite il “ca- dalle febbri malariche, spira mausoleo a lei dedicato e nel vallaro” di corte, parla del tra- tra le braccia della donna suo stendardo di guerriero. Per dimento con Arithea (1448- amata, che lo veste per l’ulti- coprire la scandalosa relazione 1501), dodicenne figlia di Ga- mo viaggio dei suoi panni mi- non ancora ufficializzata, dopo leazzo Malatesta di Pesaro, gliori: indumenti di lino e di la morte di Giovanni, primo ospite da qualche tempo al ca- velluto, abito di broccato fiora- dei loro sei figli, una bolla del stello. La signora di Rimini da to d’oro, le sue armi (pugnale, papa assegna a Isotta degli Atti brava amante gelosa passa spada, speroni) e sei medaglie 7 la facoltà di dare il via ai lavori all’attacco della rivale facen- malatestiane disposte a croce. di ripristino della Cappella de- dola definire «una pollastra Sul suo sepolcro, nel Tempio, gli Angeli (d’altra parte Isotta giovane che dà un brodo ma- come racconta Clementini, fu- versa 500 fiorini di tasca sua). gro» dall’amica Dorotea, al rono posti gli stendardi dei L’infatuazione per la gentil corrente della tresca. Alfine il suoi generalati e sopra l’elmo donna è resa pubblica nel 1449 condottiero, se si tacciono ta- per cimiero due grandi corna (dopo la morte della seconda lune fugaci scappatelle, trova con il sarcastico motto Porto le moglie), con uno straordinario con la moglie un porto sicuro, corna, ch’ognun le vede e talle ricevimento a Castel Sismon- dove far ritorno per altri dodici porta che non se le crede. do, coronato dalla presenza del lunghi anni, riconoscendo in fido Valturio e dell’illustre poe- ta e grecista Basinio. In fretta e Note furia Sigismondo rispedisce al 1 Elisabetta concepisce con Sigismondo una figlia, Margherita, legittimata, mittente l’amante fanese, co- insieme a altri figli naturali del principe, solo nel 1453, da papa Nicola V. stringendola a vivere d’ora in 2. L’ambizioso conte di Carmagnola, il condottiero senza scrupoli, fu decapitato dai veneziani, la sera del 5 maggio 1432. poi in qualche ristrettezza. La 3. Clementini II, pag.303. donna invoca il suo aiuto più 4. O. Cavallari, Sigismondo Malatesta, ed.E.L.S.A., Rimini, 1978. volte per la figlia Contessina: 5. Delle due mogli si è occupato in maniera approfondita Giovanni Soranzo, che «Magnifico et possente Signor racconta come anche Violante si rifugiasse a Fano per sfuggire alla peste che imperversava in Romagna, dopo aver visto morire la cognata Polissena. mio, mi raccomando… la Con- 6. Battaglini scrive che Isotta nasce nel 1430, ma i più indicano la data di nascita tessina, et supplico ve ricordiate tra il 1432-34. i mancamenti nostri…», come 7. Sigismondo, tornato dalla guerra del Peloponneso ammalato, muore nell’ottobre ci restituiscono le carte. Sigi- 1468. Madonna Isotta muore il 9 luglio 1474, di febbre lenta, causata dalla peste e aiutata dal veleno. Estrapolato da: C. Ricci, Il Tempio Malatestiano, Milano, 1924. smondo e Isotta vivono la loro

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VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta Sigismondo e Federico da nemici a consuoceri Tanto era l’inimicizia e il livore reciproco che i due riuscivano a litigare aspramente anche quando, in guerra, erano obbligati ad essere alleati

di Pier Luigi Foschi el Quattrocento era «Il valore in po’ la mano, entreranno in Nnormale che i condottieri battaglia di conflitto con il papato e si passassero tranquillamente beccheranno la scomunica: e con disinvoltura da un Roberto, figlio Federico perché nel 1445 campo all’altro: ora al servizio conquista Fossombrone di Milano, ora per Venezia di Sigismondo, senza l’autorizzazione del o per Firenze, ora per il susciterà tanta Papa mentre Sigismondo Pontefice romano. Finito un verrà scomunicato nel Natale contratto si cercava una nuova ammirazione in del 1460 a causa della forte “commessa” a favore di chi Federico da indurlo inimicizia con il Papa Pio II pagava di più. Esattamente Piccolomini. Naturalmente, in come oggi si comportano i a concedergli la entrambi i casi, le scomuniche calciatori, rincorrendo i clubs mano della figlia vennero annullate quando lo più facoltosi e con ribalte di stato pontificio ebbe bisogno sempre maggior prestigio. secondogenita dei servigi dei due valorosi Succedeva spesso che questi condottieri. signori della guerra alcune Elisabetta» Continuando ad esaminare le volte si trovassero in campi affinità tra i due personaggi, avversi e magari poche non ci può sfuggire la settimane dopo si trovassero di espansione territoriale ai parentela acquisita per a combattere fianco a fianco danni dell’altro. Proviamo entrambi con la famiglia contro terzi nemici. Tuttavia il ad esaminare insieme le degli Sforza. Sigismondo nel caso di Sigismondo Malatesta similitudini. 1442 sposa in seconde nozze e Federico da Montefeltro è Partiamo dalla nascita: Polissena, figlia illegittima decisamente una situazione Sigismondo è figlio illegittimo (tanto per cambiare!) di quasi patologica: tanto di Pandolfo III e Antonia Francesco Sforza; Federico era l’inimicizia e il livore de Barignano; di Federico nel 1460 sposa, anche lui in reciproco che riuscivano a addirittura è incerta la seconde nozze, Battista (nome litigare aspramente anche paternità ed anche la mamma allora attribuito anche alle quando, in guerra, erano è in ballottaggio tra Aura donne) figlia di Alessandro Sigismondo Pandolfo obbligati ad essere alleati. da Montefeltro, Elisabetta Sforza signore di Pesaro. Malatesta e a dx. Nel maggio del 1457 Borso degli Accomanducci o Federico da Montefeltro È quasi superfluo ricordare d’Este convoca i due nemici un’altra misteriosa signora anche i meriti che i due per tentare una non identificata. Entrambi riappacificazione vengono nominati cavalieri ma il risultato nel 1433 dall’imperatore è scoraggiante: Sigismondo di Lussemburgo l’incontro anziché (quello che presterà le procurare la sembianze a San Sigismondo pace finisce con nel famoso affresco di Piero violente invettive della Francesca). In quella reciproche e occasione Sigismondo minacce fisiche. aveva 16 anni, Federico Eppure sono molti addirittura aveva 11 anni! i punti in comune Entrambi, fin da giovanissimi tra Sigismondo si fanno apprezzare come e Federico, o condottieri, veri e propri forse perché “signori della guerra”. troppo simili Entrambi saranno capitani non potevano della Chiesa, difendendo i che trovarsi in vessilli (e gli interessi) del conflitto, a parte Papa. I due condottieri però, le mire di ognuno lasciandosi prendere un

36 | ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 Roberto Malatesta. Particolare dell’affresco di Cosimo Rosselli, Mosè che attraversa il mar Rosso. Cappella Sistina.

personaggi hanno acquisito vostro grande e virile, che ben nel promuovere l’Arte. dimostrate essere vero figliolo Con grande lungimiranza dell’ill.mo Sig. Sighismondo, il investirono grandi capitali, quale fo signore senza paura, frutto della loro “professione” ora sia al nome del beato San di mercenari, sviluppando una Giorgio: andate ad assalire politica di “comunicazione” e animosamente, che sempre di “immagine” coinvolgendo i vi sarò alle spalle”. Non è località delle paludi pontine Statua equestre di migliori artisti dell’epoca. Di poco come riconoscimento chiamata Campomorto, Roberto Malatesta detto questo dobbiamo ancora oggi attribuito a Sigismondo da vi furono migliaia di il “Magnifico”. Già basilica di S. Pietro ora ringraziarli. parte dell’odiato Federico. morti, cosa straordinaria al Louvre. Ancora una volta troviamo Roberto sbaraglierà il nemico per quei tempi, alla fine un filo conduttore che lega i e susciterà tanta ammirazione Roberto risultò vincitore due nemici: lo individuiamo di Federico da indurlo a sbaragliando i nemici. Molti proprio in Piero della concedergli la mano della soldati napoletani nella fuga Francesca, il quale nel 1451 figlia secondogenita Elisabetta. annegarono nelle paludi e dipinge il famosissimo ritratto Purtroppo la fanciulla aveva Alfonso si salvò a stento aiutato di Sigismondo, tavola oggi solo 7 anni e il matrimonio si dai mercenari turchi. esposta a Parigi al Museo del poté celebrare solo nel 1475 Roberto fu accolto a Roma in Louvre. Successivamente lo quando Elisabetta compì 13 trionfo e gli venne attribuito stesso Piero nel 1465 dipinge anni. il titolo di “magnifico”. Venne il ritratto di Federico da A Rimini furono organizzati anche scolpito in marmo Montefeltro, tavola ora esposta festeggiamenti grandiosi, con il suo ritratto equestre, alla Galleria degli Uffizi di invitati da tutte le corti d’Italia; collocato entro la basilica di Firenze. tutta la città fu coinvolta San Pietro. La scultura verrà Leggendo le parole dei due con giochi, canti, danze e poi trafugata da Napoleone e grandi nemici di Sigismondo, naturalmente cibo abbondante portata al Louvre ove si trova dietro l’animosità delle per tutti. attualmente. accuse, si legge tuttavia un Per l’occasione furono costruiti Fu tale il clamore di sostanziale riconoscimento in zucchero i modellini dei questa battaglia che venne delle sue virtù. Basti leggere principali monumenti della rappresentata nel registro il preambolo delle invettive di Città. inferiore della Cappella Pio II: “… ebbe grande l’animo Di fatto, da quel giorno, i Sistina, affresco con il titolo e possente la corporatura. Fu due grandi nemici Federico di Mosè che attraversa il mar capitano eloquente ed esperto. e Sigismondo diventano Rosso. Nel dipinto, attribuito a Conosceva la storia e nella consuoceri, anche se nel Cosimo Rosselli, si evidenzia filosofia­ fu qualcosa più che frattempo Sigismondo era il ritratto di Roberto Malatesta un dilettante. Qualsiasi cosa si venuto a mancare. a fianco di Mosè e gli egiziani, dedicasse sembrava nato per Nel 1482 Ferdinando I vestiti da turchi, che annegano quella …”. d’Aragona, re di Napoli, nelle acque del mar Rosso, con Federico ha grande stima invade lo stato pontificio chiari riferimenti alle paludi di di Roberto, figlio illegittimo con le truppe al comando di Campomorto. di Sigismondo, e lo aiuta a Alfonso duca di Calabria e Poche settimane dopo Roberto difendere Rimini dall’assedio giunge alle porte di Roma. morirà di malaria contratta delle truppe papaline Il papa Sisto IV terrorizzato nelle paludi, lasciando la povera Elisabetta vedova a comandate da Napoleone chiama in difesa il miglior soli venti anni. Lo stesso anno Orsini. Siamo nel 1469, condottiero del momento: le morirà anche il padre, Federico consiglia di attendere Roberto Malatesta che Federico da Montefeltro. rinforzi ma Roberto pur organizza immediatamente Elisabetta si ritirerà in un avendo un esercito inferiore le difese e contrattacca le convento presso , vuole lanciarsi nella lotta. truppe napoletane. Il 21 assumendo il nome di Chiara. Federico si rassegna: “Figliolo, agosto del 1482 avviene da poiché comprendo l’animo una epica battaglia in una

ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 | 37 ANNIVERSARIO SIGISMONDEO

VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta La ceramica malatestiana Con il Signore di Rimini l’arte figulina, specie nella caratteristica della maiolica, raggiunge il maggiore splendore

di Giuliana Gardelli edaglie e ceramica: un bianco alone misterioso «Anche attraverso Mfelice incontro avviene sembra distaccarlo dal resto in città a mezzo del ‘400 fra del mondo ed eleganti foglie l’arte della arti considerate accartocciate rinnovano la più “minori”, ma in bella pittura miniata. Nella ceramica, spesso realtà piene di tesa a monticelli è forse da trascurata, valenza sociale individuare una “m” ripetuta e politica, nel decoro a riempitivo? possiamo notare connotando l’avvio La medaglia del Pisanello come Sigismondo della Rinascita riserva un’altra sorpresa: sigismondea in nel verso appare Sigismondo Pandolfo abbia una Rimini ricca di a cavallo, come si addice saputo traghettare fermenti culturali. ad un capitano di ventura. L’arte figulina, Ed ecco che spunta dalle una città, ancora specie nella mani sapienti dell’antico medievale, nello sua specificità artista una piccola terracotta di maiolica, che raffigura proprio lui, splendore di una vale a dire il signore di Rimini, su un dalla superficie cavallo riccamente bardato, città rinascimentale ricoperta di bianco come si conviene. Se è giusto in tutti gli stannifero su cui ricordare la moda delle può finalmente piccole plastiche a calamaio aspetti della vita dispiegarsi in tutta dove il San Giorgio a cavallo quotidiana» la sua ricchezza uccide il drago, proprie cromatica una della ceramica ferrarese, è di (1453) ai vera pittura, è innegabile che qui va visto ormai entrata monumenti equestri degli netto il riferimento alla Estensi in Ferrara: Niccolò III nella sua fase medaglia pisanelliana. Infatti, più bella. Molte (1451) e Borso d’Este (1454). mentre le statuette ferraresi sono le fornaci attive, come A questi ultimi si sono ispirati Piatto in maiolica mostrano estrema rigidità di policroma con Ritratto testimoniato da una ricca sia Pisanello, reduce di modellato, nella terracotta di Sigismondo documentazione archivistica e riminese appare un moderno Malatesti; Rimini come si evince da recuperi in 1445-50 (ubicazione e veristico movimento sia sterri cittadini; essa è sempre sconosciuta). nello slancio delle zampe, sia Sotto. Pisanello, di buon livello qualitativo per nel volgersi della testa del medaglia per forme, decorazioni e colori. cavallo verso lo spettatore; Sigismondo Malatesti, Ritorna dal passato, sull’onda recto; 1445 (Rimini, e la bardatura ricorda Museo della Città). di un Umanesimo che permea l’amata rosa malatestiana. tutta la cultura, il gusto per la La trasformazione in epoca ritrattistica, che, rinnovando recente della statuetta con un antico amore, si evidenzia portacandela in calamaio, Statuetta portacandela in maniera eclatante sulle con aggiunte inopportune in terracotta a graffito medaglie, sul marmo, sui nella base, è certamente e dipinta a ramina e dipinti, sì che un riflesso di dovuta al fatto che non giallo ferraccia sotto questa moda s’incontra anche vetrina, con Sigismondo se ne conoscono in altre a cavallo; Rimini 1445- nella maiolica. Ed ecco che versioni, ma ha impedito di 50 (Rimini, Museo della dal recto della medaglia del approfondire la vera finalità Città, deposito Carim). Pisanello (1445) trapassa in dell’oggetto. Occorre riandare Sotto. Pisanello, un bel piatto il profilo icastico alla moda imperante, alla medaglia per Sigismondo Malatesti, di Sigismondo, il signore di metà del secolo quindicesimo, verso;1445 (Rimini, Rimini all’apice della sua dei monumenti a cavallo, Museo della Città). carriera di condottiero. Un dal notissimo Gattamelata

38 | ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 Fascia di quadrelli in maiolica policroma con Rosa malatestiana in Castel Sismondo, part.; Rimini 1446 ca.

«Un ruolo il signore di Rimini, ancora importa che la rosa abbia Piatto in maiolica molto giovine, avanzava a riflessi antichissimi e valenze policroma con Stemma Malatesti - Emblema testa scoperta, come nella culturali ampie, e che inoltre importante Sforza, in due nell’affermazione nostra preziosa statuetta. sia presente in altre signorie, frammenti; Pesaro Analizzando e sintetizzando nella fattispecie a Ferrara, 1441 (Pesaro, proprietà della maiolica tutti gli elementi esposti, proprio nel sottarco del Volto privata). proponiamo dunque una del cavallo dell’Alberti. Nel malatestiana lo diversa interpretazione: 1446 la rosa quadripetala e ebbero le fornaci potrebbe la piccola terracotta quadrisepala di Sigismondo, rappresentare l’idea da già tecnologicamente in locali con la sviluppare in un vero modello anticipo assoluto sui tempi, loro capacità per la realizzazione di una ha lasciato la formella di statua equestre di Sigismondo, tipologia gotica per inserirsi di ottenere sul alla stregua di tanti condottieri in un perfetto quadrato, perfetto bianco e signori dell’epoca? Erano forse su suggerimento di un gli anni cinquanta, quelli architetto moderno come stannifero di fondo dell’apogeo del Malatesti, Filippo Brunelleschi, presente prima dell’inarrestabile a Rimini nel 1438 e portatore un disegno ed declino politico, che lo rese, anche delle novità di un una pittura senza a detta di Ezra Pound “il artista della maiolica come miglior perdente della storia”. Luca della Robbia; e non è da errori, scolature Il modellino, ingombrante ed dimenticare un designer come od altri difetti» inutile ricordo di un passato Pisanello. glorioso, fu gettato e se ne Tutta la città di Rimini e tutto quella corte, sia Leon Battista perse la memoria. il territorio malatestiano già Alberti, che per il monumento La rosa sigismondea: come a metà del ‘400 fu un rifiorire a Niccolò era stato consigliere, non ricordare la fascia di maioliche rinascimentali, realizzando il disegno del maiolicata che, pur mutilata dove giocò un ruolo non Volto alla romana su cui dall’ingiuria del tempo e dalla piccolo la capacità maturata poggia la statua di Niccolò incuria delle genti, ingentilisce nelle fornaci locali di ottenere III; ma entrambi gli artisti ancor oggi la muratura severa sul perfetto bianco stannifero sono a Rimini protagonisti di Castel Sismondo? di fondo un disegno ed una indiscussi dell’arte alla corte Quello che meraviglia gli pittura dove una cromia ricca di Sigismondo. Ed allora viene esperti del settore è la qualità e festosa sa sopportare una spontanea la domanda: per indiscussa della tecnica qui giusta temperatura di cottura, quale motivo è stato realizzato sperimentata per la prima senza errori, scolature od altri questo oggetto così intrigante volta in assoluto. Non solo difetti. Così ci rammarichiamo e soprattutto con tale aulico si ammira la delicatezza del di avere solo frammenti di riferimento? La medaglia del lento trapasso cromatico piatto nuziale, un “gamelio”, Pisanello non era allora, e del blu realizzato non più a che doveva essere bellissimo, non lo è oggi, di poco conto; zaffera ma a cromia naturale in virtù di un fausto evento: e non è da meno la qualità nelle volute dei petali, ma Sigismondo, vedovo della della presente statuaria dal ancora di più la sapienza di dolce ed infelice Ginevra Boccale in maiolica policroma con Ritratto sperimentare l’antimonio sì da d’Este, nel 1441 passava modellato sapiente, oltretutto di Isotta degli Atti, anche nel ricordo della creare il delicatissimo giallo per Pesaro nell’andare a entro tondo a scaletta; presenza di Sigismondo a del polline, e soprattutto la Fermo a prendere la nuova Rimini 1450ca cavallo nel “Corteo dei Magi” qualità della coperta sullo sposa, Polissena Sforza, (Rimini,Museo della affrescato fra il 1459 e il 1462 smalto che rende possibile figlia di Francesco Sforza, Città, deposito Carim). Sotto. Matteo de’ Pasti, dopo secoli di intemperie, in pregiudicato di divenire da Benozzo Gozzoli in Firenze medaglia per Isotta a Palazzo Medici Riccardi. Vi naturali e non, di godere signore di Milano, per avere degli Atti, recto; 1446 è ricordato un avvenimento di una vista allegra, gentile sposato proprio in quell’anno (Rimini, Museo della di vent’anni prima, quando ed ancor viva e vitale. Poco l’erede del Ducato, Bianca città).

ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 | 39 ANNIVERSARIO SIGISMONDEO

Frammenti di gamelii con Figure maschili e femminili in ceramica graffita e dipinta in verde e giallo ferraccia sotto vetrina; Rimini sec. XV, metà e seconda metà (Rimini, Museo della Città).

Maria Visconti. ma teso ad accentuare sia maiolica sia nella più modesta Il piatto mostra l’appartenenza al Malatesti, ceramica graffita, dove profili nel cavetto a tramite l’elefante, sia la sua maschili e femminili sono destra lo stemma cultura, simboleggiata dal augurali di felicità e fertilità. malatestiano a libro. Ebbene anche l’artista Pur nella necessaria brevità scacchiera e a della maiolica volle lasciare di questo intervento, sinistra l’emblema il suo omaggio alla dama in ci auguriamo di avere della sposa: l’anello una bella brocchetta dove il dimostrato, proprio attraverso con il diamante e la profilo di lei si staglia entro un’arte spesso trascurata, zinnia degli Sforza, aureola, alla stregua del quanto Sigismondo Pandolfo emblema ricevuto ritratto di Sigismondo nel Malatesti abbia saputo dagli Estensi nel piatto citato. traghettare una città ancora 1409 da Muzio In ambito liturgico, si medievale, nello splendore Attendolo, ed esteso passa dalle ciotoline di una città rinascimentale ai suoi discendenti. arcaiche trecentesche al in tutti gli aspetti della vita Nel frammento bellissimo boccale con quotidiana. di tesa appare l’Emblema cristologico di San Boccale in maiolica la cornucopia, augurio di Bernardino, che fu presente blu e giallo con fertilità, e l’elefante, emblema a Rimini a predicare nel Trigramma cristologico dei Malatesti. 1431: boccale assai evoluto bernardiniano; Rimini Certamente la donna più per forma e cromia tutta 1450/60 (Rimini, Museo della Città, importante per Sigismondo giocata sul blu diluito. Piatti deposito Carim). fu Isotta degli Atti, amante di largo uso presentano amatissima e poi sua terza motivi floreali, anche con Ciotolina in maiolica blu moglie; ella ebbe la ventura versioni che alludono alla con il Porto, frammento; di divenire nota in tutte le “rosa sigismondea”, ma non Bibliografia essenziale. Rimini, sec. XV, corti per la sua bellezza e le manca la presenza del mare seconda metà (Rimini, sue doti, di essere celebrata con l’immagine, di grande G. Gardelli, 5 secoli di maiolica Centro “S. Zavatta”, a Rimini, Ferrara 1981; Fiori dono Pasquini). e cantata dai poeti, di avere suggestione e modernità, Pandolfeschi, “I quaderni A dx. Ciotolina in un libro a lei dedicato, del porto dove le navi si dell’Emilceramica” n.1 (1984, maiolica policroma, l’Isotteo. Matteo dei Pasti per riflettono nell’acqua, o dove pp. 3-10; Gli studi sulla maiolica riminese, “Romagna arte e con Pesce che nuota lei coniò alcune medaglie il pesce nuota tranquillo nel mare, frammento; storia” n.42 (1994), pp. 71-80 Rimini sec. XV, metà con varie acconciature dei sulle onde. Anche la figura (con bibliografia precedente). (Rimini, Museo della capelli e soprattutto con il umana diviene protagonista Città). verso ogni volta diverso, nei gamelii per l’amata, sia in

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VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta Il profilo del condottiero Il reale e l’ideale nei ritratti del Quattrocento. Lo sguardo fisso e impenetrabile e il lussuoso abbigliamento ci trasmettono un carattere fiero e combattivo

di Patrizia Alunni el corso del Quattrocento iconografica nella scelta «Nell’ambito delle Ncominciano a svilupparsi del profilo quale posa in cui nelle corti italiane, in mostrarsi al riguardante. corti la funzione maniera significativa, i ritratti È il caso, ad esempio, del cosiddetti di rappresentanza, marchese di Ferrara Lionello del ritratto è i quali assumono un valore d’Este effigiato nel 1441 dal importantissima simbolico e raramente erano noto e apprezzato maestro destinati alla residenza del Antonio Pisanello – al servizio poiché “celebra committente, poiché anche del signore di Rimini nella maggior parte – che ritrasse il marchese il signore, ne dei casi erano spediti riccamente abbigliato su uno mostra il potere, come doni agli sfondo vegetale, nella posa amici o a importanti più consueta in uso nella la ricchezza e lo personalità politiche, prima metà del Quattrocento, sfarzo, ne esalta le non solo in Italia colto riferimento ai busti dei ma anche Oltralpe, cesari ritratti nelle monete virtù, le imprese, contribuendo a antiche di cui Lionello era un diffondere una appassionato collezionista. la vita, i legami parvenza ufficiale del Di profilo si fecero ritrarre familiari e, a volte, signore. principi illustri come il duca Le immagini che Federico da Montefeltro, anche le abitudini”» ritraggono Sigismondo dipinto da Piero della Pandolfo Malatesta, Francesca in coppia con la era infatti una priorità, anzi la siano esse affreschi, consorte Battista Sforza (1465- similarità era meglio accettata tempere su tavola, 1472), o il signore di Bologna se ammantata da un certo miniature, rilievi Giovanni II Bentivoglio nel grado di idealizzazione, che Piero della Francesca, scolpiti sul marmo o impressi dittico con la moglie Ginevra non significava eliminare del Sigismondo Pandolfo nel bronzo, lo raffigurano compiuto per mano di Ercole tutto i difetti fisici (come oggi Malatesta in sempre nel medesimo modo, preghiera davanti de’ Roberti tra 1474 e 1477. accade con la post produzione ovvero nella posa di profilo, a san Sigismondo, Pur nella semplice fotografica in ambito affresco strappato, sontuosamente adornato impostazione, il ritratto pubblicitario) ma investirli di 1451. Rimini, Tempio avvolto da uno sfondo vuole comunicarci molte significato. Un esempio è il Malatestiano. neutro uniforme. Si tratta di informazioni relative allo celebre dipinto di Piero della un’iconografia contraddistinta status sociale dell’effigiato: Francesca che ritrae Federico da un’immediata nel caso di Sigismondo riconoscibilità, ricercata ed Pandolfo lo sguardo fisso e estesa alle innumerevoli impenetrabile, la regolare riproduzioni conosciute del silhouette del volto, il signore di Rimini. Cambia lussuoso abbigliamento ci il medium ma non il modo trasmettono un carattere di rappresentare l’impavido fiero e combattivo ma non condottiero, effigiato ‘senza sappiamo quanto fedele tempo’, ovvero eternamente al reale temperamento giovane, in un’impenetrabile del personaggio. È inoltre immobilità del volto sia sulle difficile stabilire quale fosse medaglie di Pisanello e Matteo il livello di somiglianza de’ Pasti, sia sui pilastri del ritratto alle effettive scolpiti da Agostino di Duccio sembianze fisionomiche nel Tempio Malatestiano dell’effigiato, anche se la Piero della Francesca, e nei dipinti di Piero della vaga caratterizzazione Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, Francesca. doveva senz’altro essere tempera e olio su I ritratti che circolavano nelle significativa per chi lo tavola. Parigi, Musée du corti italiane del XV secolo conosceva personalmente. La Louvre. mostrano un’uniformità somiglianza al modello non

42 | ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 Sigismondo in marcia con il suo esercito, illustrazione attr. a Bartolo Bettini dall’Hesperis di Matteo de’ Basinio da Parma. Pasti, Medaglia Oxford, Bodleian per Sigismondo Library. Pandolfo Malatesta, bronzo fuso, Rimini, Museo della Città. Fotografia di Gilberto Urbinati.

«La somiglianza minaccia turca2. Nell’affresco funzione del ritratto fiorentino Sigismondo è importantissima al modello non era è raffigurato a cavallo, poiché «celebra riccamente agghindato, in il signore, ne una priorità, anzi una posa naturale con il volto mostra il potere, la similarità era di tre quarti e un’espressione la ricchezza e lo reale e credibile in volto, sfarzo, ne esalta le meglio accettata secondo quell’impostazione virtù, le imprese, se ammantata da formale affermatasi grazie la vita, i legami alle influenze fiamminghe familiari e, a volte, un certo grado di derivanti dalle opere di Jan anche le abitudini». van Eyck e altri pittori nordici. La volontà sovrana idealizzazione, che A Firenze, ovvero al di fuori e autocratica del non significava delle terre governate e in singolo signore un clima artistico in pieno predilige il ritratto eliminare del tutto movimento dove si stavano di profilo, che, per i difetti fisici ma affermando sia il ritratto la sua ascendenza individuale – non ancora numismatica, investirli psicologico – sia il gusto del era considerato altamente busto-ritratto, la consueta celebrativo in di significato» iconografia del signore un’ideale continuità riminese, quell’iconico profilo tra le soluzioni da Montefeltro: qui le al quale Sigismondo aveva araldiche del gotico imperfezioni del duca (rughe, scelto di affidare la diffusione internazionale porri, occhi sporgenti, ecc.), della sua immagine per e quelle assai sgradevoli alla vista, mano di celebri artisti e che sono idealizzate dallo sfondo tanto si era propagata nei azzurro del cielo terso, dalla domini malatestiani, perde pelle eterea e dallo sguardo consistenza per acquisire i distante, che trasformano caratteri del ritratto moderno il naso aquilino (comune che conquista lo spazio, anche a Sigismondo Pandolfo) occupandolo in modo tangibile da difetto fisico a segno di e concreto, attraverso la 1 regalità . posa diagonale del cavallo Se però osserviamo la preziosamente bardato e la figura di Sigismondo dipinta lieve torsione del busto del da Benozzo Gozzoli nella Malatesta. Cappella dei Magi di Palazzo E allora come si spiega la Medici Riccardi a Firenze propensione per il ritratto di (1459-1460 ca.), notiamo una profilo, in anni in cui avanzava sostanziale differenza rispetto la modernità della pittura a quanto detto sinora. L’artista di Masaccio e Antonello da toscano ha rappresentato Messina e prendevano sempre il Malatesta tra gli illustri più importanza i primi studi esponenti della casata dei di physiognomonia? Come Medici, mentre prende parte scrive Enrico Castelnuovo3 al corteo giunto a Firenze , nell’aprile del 1459 diretto nell’ambito delle corti la a Mantova, al seguito di papa Pio II Piccolomini e di Al centro. Benozzo Gozzoli, Il viaggio numerosi altri principi italiani dei Magi, affresco, 1459-60 ca. e autorità ecclesiastiche, tutti Firenze, Palazzo Medici Riccardi, Cappella dei Magi, particolare. convenuti per discutere una A dx. Particolare del ritratto di strategia difensiva contro la Sigismondo.

ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 | 43 ANNIVERSARIO SIGISMONDEO Il libro di Oreste Delucca Controverso Eroe di Silvana Giugli igismondo Pandolfo Malatesta: controverso eroe” di Oreste SDelucca, editore Bookstones, è l’ultimo libro apparso in occasione dei 600 anni della nascita del signore di Rimini. L’autore, dopo attenta e documentata ricerca storica, vuole dare di Sigismondo un ritratto, a 360 gradi, realistico, scevro dalle solite storiche false maldicenze politiche che, ormai da secoli, affliggono la reputazione del nostro signore e, soprattutto, vuole evidenziare l’aspetto umano (quasi sempre dimenticato dai più) di questo eccezionale personaggio tanto rinascimentali di richiamo temuto ed odiato quanto invidiato. Così ecco che vengono antiquario-numismatico. evidenziati da Delucca anche gli aspetti fisici di Sigismondo: Rappresentava cioè un decisamente notevoli, accattivanti, superiori alla media ideale ponte tra l’immagine dell’epoca, che, però, si scontrarono con i macroscopici dell’imperatore romano effigiato nelle monete, evocatore di una leggendaria età dell’oro, e il signore che «Un ritratto realistico, perciò poteva identificarsi scevro dalle solite come “novello augusto”. Il Malatesta, feudatario storiche false del papa in una piccola provincia d’Italia, cerca maldicenze politiche, la legittimazione del suo che vuole evidenziare potere nell’emulazione dell’imperatore Sigismondo l’aspetto umano di di Lussemburgo, tramite il quale invoca l’ideale suggello questo eccezionale del Sacro Romano Impero. Si personaggio tanto circonda a corte di un modello di «illuminata raffinatezza, temuto ed odiato nobilitata anche dalle gloriose quanto invidiato» vestigia romane di cui Rimini era ricca», analogamente a quanto accadeva a Cesena difetti caratteriali che, tra l’altro, forse, furono il risultato del presso la corte del fratello periodo (fine Medioevo primo Rinascimento) in cui il nostro Domenico Novello (si ricordi signore è vissuto e delle inevitabili scelte che dovette fare per la Collectio Antiquitatum del dare alla sua città, la nostra Rimini, un prestigio rispettabile Marcanova) e a quel clima anche se era un piccolo centro di periferia attorniato da antiquariale instauratosi a troppi grandi agguerriti. E questo per non ricordare il Padova presso lo Squarcione. manzoniano confronto del ‘vaso di coccio tra tanti di ferro’ Di tali orientamenti il che calzerebbe benissimo. Certamente il destino non fu Tempio Malatestiano ne caritatevole e magnanimo con Sigismondo, questo bresciano è il celebre apice, dove il riminese per sua scelta, che ha avuto il coraggio di contrastare messaggio dell’Alberti arriva apertamente e con forza i papi e la Chiesa che, in quel tempo, forte e chiaro: invocare non erano certo, per il loro riprovevole comportamento, quella cultura antiquaria ed degni di rappresentare Dio in terra e che seppe infrangere epigrafica diffusasi grazie la logica sposando la donna che amava anche contro ogni agli studi di Ciriaco d’Ancona, interesse politico per poi lasciare, dopo una vita spesa in tanto filologica da apparire guerre combattute per altri, a sua memoria e per i posteri, severa nelle sue forme «aliene suoi concittadini, nonché per il mondo tutto, il Tempio da ogni ombra di pittoresco»4. Malatestiano: il grande amore della sua vita. Quindi si può ipotizzare che il volumetto di Oreste Delucca sia, oltre che una piacevole ed istruttiva lettura, anche un Note tacito invito a soffermarci davanti alla tomba di Sigismondo 1) A. Buccheri, Il ritratto. Storia e funzione di un genere artistico, in L’arte e il visuale, X, Enciclopedia della cultura nel suo Tempio Malatestiano. Tomba, situata presso la parete italiana, UTET, Torino 2010, pp. 337-374. di fondo alla destra dell’entrata, separata dai suoi antenati, 2) C. Acidini Luchinat, Benozzo Gozzoli. La Cappella dei quasi dimenticata (di cui l’autore, purtroppo, non fornisce Magi, Milano, Electa, 1993. 3) E. Castelnuovo, Ritratto e società in Italia. Dal Medioevo spiegazioni) e, perché no, deporvi un fiore, magari una rosa all’avanguardia, a cura di F. Crivello e M. Tomasi, Einaudi, rossa (il fiore preferito dal signore) con un sincero grazie Torino 2015, pp. 22-64. Sigismondo anche dalla tua città. 4) Il potere le arti la guerra. Lo splendore dei Malatesta, catalogo della mostra, Electa, Milano 2001, p. 225.

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VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta La musica alla corte di Sigismondo

La presenza e il ruolo illuminante a Rimini di Guillaume Dufay, grande compositore di chanson e indiscusso caposcuola della polifonia fiamminga

ei secoli XV e XVI la «Le forme musicali Francesco Cieco da Ferrara, di Guido Zangheri Nmusica in Italia è stata al Pietro Bono del Chitarrino e centro di grandi rinnovamenti più frequenti nel sopra tutti Serafino Aquilano. favoriti anche da frequenti periodo di Dufay Con un passo indietro scambi di musicisti che nel tempo, va poi tenuto passavano con disinvoltura erano, nel campo presente che gli anni da una corte, da una chiesa dell’infanzia di Sigismondo o da una cappella all’altra. In della musica furono contrassegnati dalla diverse città sorsero centri sacra, la messa presenza illuminante a Rimini importanti di attività musicale. e a Pesaro (1420-1426) di Nel ‘400 a Rimini Sigismondo e il mottetto e in Guillaume Dufay, fondatore Pandolfo Malatesta, patrono di quello della musica e indiscusso caposcuola della artisti, letterati ed egli stesso polifonia fiamminga. Fu poeta, portò alla sua corte profana il mottetto Carlo Malatesta, signore di un considerevole gruppo di e la chanson» Rimini e zio di Sigismondo, autorevoli figure del mondo che portò con sé Dufay al dell’arte e della cultura. servizio della sua corte e sostenuta da un qualche Purtroppo, data la pressoché di quella dei Malatesta di genere di accompagnamento totale mancanza di documenti Pesaro. Le forme musicali polifonico di uno strumento sulla musica prodotta alla più frequenti nel periodo a corde. Alcune di queste corte di Sigismondo, per di Dufay erano, nel campo composizioni a due voci di fare luce sull’argomento della musica sacra, la messa tipo piuttosto insolito che e il mottetto e in quello della va considerata quella si ritrovano in collezioni di che l’illustre musicologo musica profana il mottetto musica polifonica, potrebbero e la chanson. Il mottetto Nino Pirrotta ha definito essere un ricordo scritto di la “tradizione non scritta del ‘400 aveva una struttura pratiche che normalmente ritmica che si articolava più della musica”. Su questa restavano non scritte. Già nel direttrice, indicatami con variamente plasmandosi con 1429 Ambrogio Traversari maggiore duttilità secondo le grande cortesia da Giovanni lodava Leonardo Giustinian esigenze del testo. Le parti Cantarini, giovane studioso per la sua abilità nel cantare superiori intonavano ciascuna riminese, ricercatore, dolci canti accompagnati un proprio testo mentre il Guillaume Dufay. profondo cultore ed eccellente su uno strumento, un’arte cosiddetto interprete di musica antica, che “contrariamente alla “” ho impostato la ricerca. Essa consuetudine degli antichi, veniva ha svelato l’esistenza di un è oggi meglio nota al volgo repertorio improvvisativo, che agli eruditi”. Giustinian affidato tramandato oralmente e di che aveva composto le sue a uno gran lunga più consistente canzonette durante il primo strumento. e diffuso di quello fissato quarto di secolo divenne Nel campo sui codici a noi pervenuti. presto egli stesso una figura della musica Si tratta di un patrimonio mitica; il suo stile fu imitato profana musicale multiforme perché in tutta una categoria di canti invece legato a pratiche musicali detti giustiniane e furono sembra diverse sostanzialmente attributi a lui molti canti più che voci e basate sull’improvvisazione. recenti dei quali naturalmente strumenti Un certo numero di cantori abbiamo di solito solo i testi. avessero formatisi secondo tecniche Egli è il primo di una serie pari e modalità della musica non di musicisti e poeti, i nomi importanza e scritta, pervennero dunque dei quali furono meglio noti fossero usati a sviluppare o ad adottare agli italiani del ’400 di quelli con grande tecniche di esecuzione nelle fiamminghi. Altri dopo di libertà quali la linea vocale era lui furono Antonio di Guido, rispetto al

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Cappella di Isotta. Putti che suonano il salterio con due plettri e la mandola. Fotografia di Urbinati Gilberto.

carattere decorativo di questa «Tra gli strumenti musica. Le prime chanson a due e tre voci (la quarta maggiormente in voce venne aggiunta soltanto a partire dal XVI secolo uso alla corte di e in alcuni casi i cantori Sigismondo, vanno erano accompagnati da uno strumento) erano scritte nelle segnalati la cetra e forme codificate della ballata la lira da braccio, di Sigismondo, assieme o del rondeau. Guillaume all’ampia iconografia Dufay fu il più grande quest’ultima consegnataci dagli angeli compositore di chanson del musicanti nei bassorilievi suo periodo. Fra i lavori utilizzata per di Agostino di Duccio del riminesi di Dufay vengono accompagnare il Tempio Malatestiano, vanno ricordati il mottetto Vasilissa segnalati la cetra e la lira ergo gaude, la ballata canto con accordi da braccio, quest’ultima Resveilles vous, il mottetto e quindi prediletta utilizzata per accompagnare Apostolo glorioso e Vergine il canto con accordi e quindi prediletta dai poeti. bella, intonazione a tre voci dai poeti» La gamma strumentale si della prima stanza della estende maggiormente nel canzone alla Vergine, lirica nozze di Carlo II Malatesta documento che segue, citato conclusiva del Canzoniere del con Vittoria Colonna, antenata da F. Piperno, riferito a una Petrarca. I due mottetti sono della poetessa omonima. Il festa tenutasi a Rimini alla entrambi isoritmici: il primo mottetto Apostolo Glorioso corte dei Malatesta nel 1475. dedicato nel 1420 a Cleofe a 5 voci, di carattere lieto e Si suppone in ogni caso Malatesta sposa di Teodoro II festoso, misto di elementi che l’uso degli strumenti Paleologo despota di Morea, della tradizione francese e non fosse cambiato rispetto è il più antico mottetto italiana, è stato scritto nel agli anni di Sigismondo. rimasto di Dufay. Nel mottetto Cappella di Isotta. 1426 per l’insediamento Durante la signoria di isoritmico la voce di tenor Putti che suonano la di Pandolfo Malatesta Roberto Malatesta, nella cornamusa e la tromba ripete più volte la medesima come vescovo di Patrasso. cui casa erano... “uno paio ritorta. sequenza di valori ritmici: Vergine bella, attribuita dagli di organi, con li mantici ogni ripetizione studiosi Fallows e Strohm ai forniti”, ci furono i sontuosi viene definita primi anni ‘20, rappresenta festeggiamenti per le sue talea. L’isoritmia una tappa importante nozze con Isabella da differisce dell’incontro fra la musica Montefeltro. La musica dalla mera e la produzione poetica di ebbe grande importanza per questa occasione e di essa applicazione Petrarca e costituisce l’esordio ci parla appunto il cronista ripetitiva di uno di una lunga tradizione G. Broglio dicendo che vi stesso modo di intonazioni musicali parteciparono... “cinquanta ritmico sia per sull’omonimo componimento delli trombecti di tucte le la lunghezza e poetico. Alla corte dei potentie d’Italia” e che ... “li complessità della Malatesta Dufay risulta degni strumenti di piffari e talea, sia per incontrasse i compositori la coesistenza trombecti ed altri suoni tucta Hugo e Arnold de Lantins, due l’aria rempiva di allegrezza” indipendente di musicisti di rilievo di scuola ed inoltre che la gente moduli melodici fiamminga: in particolare andava... “cantando per tutta (detti colores). La Dufay menziona Arnold nel la città con cimbali e liuti ballata Resvellies testo di un suo rondeau scritto e altri diversi strumenti, in vous, a tre voci, fra il 1420. forma che era gran melodia a è stata composta Infine, quanto agli udirli...” . nel 1423 per le strumenti in uso alla corte

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VI Centenario della nascita di Sigismondo Pandolfo Malatesta L’enigma delle vesti I risultati di uno studio sul corredo funebre che il Signore di Rimini indossava al momento della sepoltura

di Elisa Tosi Brandi ’Università di Bologna, dorato e impreziositi da fili «I frammenti di Lattraverso l’insegnamento dorati, un tempo dai colori di Storia del costume e della più vivaci, probabilmente vesti rinvenute moda (corso di laurea in morello (un marrone tendente Culture e tecniche della al violaceo), che rimandano rimandano moda, Campus di Rimini), all’eleganza di Sigismondo all’eleganza di e alla raffinata moda del tempo, di provenienza Sigismondo e alla italiana. Bottoni, occhielli raffinata moda metallici a rinforzo delle asole ed una cintura in italiana velluto e oro completano le poche informazioni di di quel tempo» natura materiale a nostra di vista sartoriale. È proprio disposizione, purtroppo questo che stiamo facendo non utili, da sole, per farci a Rimini da un paio d’anni, comprendere quanti e quali grazie ad un laboratorio sul indumenti componessero metodo per la ricostruzione l’ultima parure indossata dal filologica delle vesti storiche Malatesta. voluto dalla prof.ssa Maria Grazie alla documentazione Giuseppina Muzzarelli prodotta in occasione della e rivolto agli studenti prima ricognizione della frequentanti l’insegnamento tomba avvenuta nel 1756, di Storia del costume e all’analisi del guardaroba della moda, che ha visto la del signore ricavabile collaborazione della prof.ssa dall’inventario post mortem Thessy Schoenholzer Nichols compilato per conto di Isotta quattro giorni dopo la sua morte, alla comparazione con altre fonti materiali e visive coeve, alcune anche di area malatestiana, stiamo mettendo insieme i dati per la ricostruzione del cartamodello delle Scheletro e indumenti partecipa alle celebrazioni per di Sigismondo Pandolfo il VI centenario della nascita vesti di Sigismondo, Malatesta come furono di Sigismondo Pandolfo altrimenti non trovati nella ricognizione Malatesta (1417-2017), ricostruibili. Sì, perché del 28 settembre non esistono manuali 1920 (fotografia di offrendo i risultati di uno Carlo Carboni, Rimini, studio sul corredo funebre che di sartoria per epoche Biblioteca Civica questi indossava al momento risalenti a prima della Gambalunga, Inv. della sepoltura, avvenuta fine del ‘500 e diventa AFP 1254, Ricci, 00 nell’ottobre del 1468 presso il pertanto necessaria 0000107). Tempio Malatestiano. una fonte materiale con Le vesti sono giunte in tracce del lavoro del piccoli frammenti tessili dalle sarto oppure tante fonti Fiancata del Tempio condizioni precarie. Si tratta che possano, insieme, malatestiano. Fotografia di velluto e raso damascato, aiutarci a comprendere di Gilberto Urbinati. entrambi broccati in argento il manufatto dal punto

50 | ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 «Il velluto quindi più chances di comprendere meglio e il raso damascato il cartamodello di queste vesti. sono broccati Presentandosi in argento dorato come un vero e proprio enigma, i e impreziositi frammenti di abiti da fili dorati del corredo funebre del Malatesta sono e dai colori diventati oggetto del più vivaci» nostro studio, sul quale intendiamo e di chi scrive. improntare un Le vicende subite dai reperti metodo di lavoro dopo il XVIII secolo non da testare su altri hanno purtroppo permesso casi analoghi. Il una preservazione che nostro obiettivo non è quello di arrivare consentisse la loro analisi dal Studenti al lavoro durante il seminario di sartoria storica dedicato al corredo punto di vista sartoriale, di ad ipotesi definitive, funebre di Sigismondo (insegnamento di Storia del costume e della moda A.A. ciò se n’era già reso conto chi piuttosto pensiamo 2015-2016, Università di Bologna, Campus di Rimini). nel 1920, trovando la tomba sia meglio lasciare in stato caotico, decise per traccia di tutta la la prima volta di prelevare documentazione tutti gli oggetti, separarli raccolta ed emersa per tipologie e studiarli. durante la ricerca, Poco utile, anzi se possibile, tenendo aperte tesi che qualcun altro in dannoso, si è rivelato il futuro potrà rivedere restauro condotto a Berna per aggiornare gli nel 1970 di parte dei reperti studi. tessili. Nell’impossibilità Siamo convinte dichiarata di riconoscere i che lo studio della tagli sartoriali superstiti e sartoria antica ricostruire la foggia della sia utile non solo veste, la restauratrice pensò come esercizio di ricomporre i frammenti di filologia in di tessuto per ricostruire il ambito accademico motivo della pezza di stoffa. ma anche per il Si tratta del raso damascato contributo che e broccato esposto presso il può dare alla Museo della Città di Rimini, costumistica, alla che costituisce l’unica ricostruzione storica, testimonianza al mondo di e perché no, anche questo tipo di lavorazione. alla moda attuale. Questa scelta ha determinato purtroppo la perdita di molti dati utili alla comprensione del manufatto sartoriale, rendendo oggi molto arduo il lavoro degli storici, oggi che Ingresso della Rocca abbiamo più conoscenze sulla malatestiana. Fotografia sartoria antica e avremmo di Gilberto Urbinati.

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Dentro l’onda ARIMINUM Bimestrale di Storia, Arte e Cultura LO STEMMA MALATESTIANO della Provincia di Rimini Fondato dal Rotary Club Rimini Foto di Gilberto Urbinati Anno XXIV – N. 2 (137) Marzo - Aprile 2017

Proprietà Rotary Club Rimini

Direttore Manlio Masini

Hanno collaborato Patrizia Alunni, Luca Barducci, Anna Maria Cucci, Marinella De Luca, Pier Luigi Foschi, Giuliana Gardelli, Silvana Giugli, Giuma, Enzo Maneglia, Piero Meldini, Andrea Montemaggi, Giovanni Rimondini, Elisa Tosi Brandi, Gilberto Urbinati (foto), Carlo Valdameri, Guido Zangheri, Giulio Zavatta Redazione Via Cairoli, 69 - Rimini Tel. 0541 780666 Venerdì dalle 10 alle 12

Registrazione Tribunale di Rimini n. 12 del 16/6/1994

Collaborazione La collaborazione ad Ariminum è a titolo gratuito

Distribuzione / Diffusione Questo numero è stato stampato in 10.000 copie ed è distribuito gratuitamente agli abbonati del settimanale ilPonte e nelle edicole del Comune di Rimini acquistando ilPonte. È consegnato direttamente agli esercizi commerciali di Rimini. Inoltre è reperibile presso il Museo della Città di Rimini (via Tonini), la Libreria Luisè (via L. B. Alberti, 7), la Casa Editrice Panozzo (via Clo- dia, 25), la redazione de ilPonte (via Cairoli, 69), il Cenacolo dell’arte Antichità Isotta (Piazza Tre Martiri, 2) e la Cricca del Peter Pan (Lungo- mare Tintori, 3). La rivista può essere consultata e scaricata in formato pdf gratui- tamente sul sito del Rotary Club Rimini all’indirizzo www.rotaryrimini.org

Pubblicità Stefania Gessaroli Tel. 0541 785752 - 333 6622561 [email protected]

Stampa La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio (RN)

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ARIMINUM | MARZO APRILE 2017 | 52 VILLA TERGESTE Viale Vespucci, 65 - RIMINI