ARCHEOLOGIA DI UN BORGO Sebbene l’aspetto attuale del Borgo rifletta soprattutto DI FONDAZIONE SIGNORILE: le trasformazioni sette- ed ottocentesche (BALLARÒ, GROS- IL BURGUS FINARII (FINALBORGO, SV) SI 2001), l’impianto ad assi ortogonali dei nuclei centrali esprime chiaramente una pianificazione urbanistica preor- SCAVI 1997-2001 dinata, da ricondurre alle sue fasi medievali. di Non è attualmente nota l’esatta data di fondazione del Burgus Finarii, per il quale l’atto del 1213 costituisce una atte- PAOLO PALAZZI, LOREDANA PARODI, stazione relativamente tardiva. Le indagini archeologiche, rese GIOVANNI MURIALDO, ALESSANDRA FRONDONI possibili in alcuni slarghi della maglia edilizia attualmente li- beri da edifici, da un lato hanno dimostrato come, contraria- mente a quanto in precedenza ritenuto, il Burgus Finarii non Finalborgo, menzionato nelle fonti scritte medievali sorse in un’area completamente libera da insediamenti preesi- come il Burgus Finarii, costituisce un abitato di fondazione stenti. Dall’altro, esse hanno apportato alcuni elementi che in- signorile, sorto nella piana alluvionale alla confluenza dei ducono a ritenere come non necessariamente la planimetria torrenti Pora ed Aquila, nell’immediato entroterra del Fina- originale dell’abitato coincidesse con quella attuale. le. Per questo borgo nuovo appare evidente l’inserimento in un preordinato progetto di pianificazione e riorganizza- zione territoriale, attuato da Enrico II del Carretto tra la fine PIAZZA DEL TRIBUNALE (Area 4000) del XII e gli inizi del XIII secolo. Questo processo si inqua- Lo scavo archeologico ha interessato una porzione di dra nel radicamento del controllo signorile su un territorio, piazza direttamente antistante al palazzo marchionale, o del quale il Finale, caratterizzato da stretti sistemi vallivi attra- Tribunale, dove è stata indagata un’area di circa 100 m2 versati da vie di comunicazione tra la costa e l’oltregiogo fino a -2 m dal piano stradale attuale, con una profondità liguro-piemontese. In queste aree si concentravano gli inte- massima di -5 m, raggiunta su una superficie di circa 40 m2. ressi patrimoniali dei marchesi di , o Del Carretto, dopo la perdita da parte di questo stipite di derivazione ale- Periodo I – Alla quota più bassa, interessata dalla presenza ramica del controllo sui centri costieri di Savona e , della falda freatica, sono stati rinvenuti i resti di alcune strut- che tra il 1191 ed il 1193 raggiunsero la completa emanci- ture riferibili al più antico nucleo insediativo raggiunto dallo pazione comunale (COLMUTO ZANELLA 1972, pp. 339-40; scavo. Essi sono costituiti da strutture di delimitazione in ciot- MURIALDO 1988; 2000; PROVERO 1994). toli fluviali a secco e da un piano in cocciopesto, circondato Un atto notarile, rogato nell’ottobre 1213 in Burgo sui lati ovest e nord da un cordolo di malta, che conservava Finarii, fornisce la prima attestazione documentaria del- l’impronta di alcuni elementi litici allineati. Purtroppo, l’af- l’esistenza del nuovo abitato (IEA 1935, doc. LXII, pp. 83- fioramento della falda freatica e la notevole profondità rag- 4), posto alla falda dell’altura del Becchignolo, in un punto giunta dallo scavo non hanno consentito una più ampia inda- strategico per il controllo delle strade, che univano il Finale gine delle stratigrafie connesse, caratterizzate unicamente all’Alta Valbormida, dove nel 1206 Enrico II fondò il borgo dalla presenza di ceramica priva di rivestimento, di fram- di , in prossimità del ponte già esistente sul fiu- menti di contenitori in pietra ollare talcoscistica a pareti me Bormida (BALBIS 1981; 1988). ispessite e di un frammento di tegola ad alette. Peraltro, una visuale limitata alla sola prospettiva del controllo di tragitti viari non appare esprimere completamente Periodo II – Su queste strutture si sovrappose un possente un fenomeno complesso, quale quello connesso alla fonda- edificio, di cui sono stati messi in luce parte del lato meridio- zione di ville e borghi nuovi comunali o signorili, registrato- nale e di quello orientale, eccezionalmente conservati in al- si in Piemonte e tra XII e XIII secolo (Nuove fonda- zato per oltre 3 m a causa della sopraelevazione dei suoli zioni 1988; COMBA 1991; Borghi nuovi 1993; PANERO 1996; d’uso anteriormente alla costruzione del palazzo del Tribu- 2000; 2000a). I reali connotati di questo processo, relativa- nale. Le murature di questo originario edificio sono caratte- mente limitato nel tempo, possono essere meglio colti se esso rizzate dall’utilizzo di elementi litici squadrati, disposti in viene proiettato nell’ambito di una radicale riorganizzazione filari regolari (Fig. 2). Esso presentava una porta eccentrica degli assetti territoriali, quale presupposto del mantenimento rispetto all’asse della facciata, con stipiti in “Pietra di Fina- e rafforzamento dell’esercizio di poteri amministrativi, fiscali le” accuratamente lavorati e soglia monolitica. In particolare e giudiziari, al culmine di quel processo di trasformazione e l’angolo sud-est presenta cantonali di maggiori dimensioni, riqualificazione del dominio sulle aree rurali, che vide il pas- sempre in “Pietra di Finale”. Un’analisi mediante C14, ese- saggio da una signoria di banno ad una di tipo territoriale guita sui resti carboniosi pertinenti ad un piccolo focolare (PROVERO 1998; 2000). addossato alla risega di fondazione dell’edificio, ha indicato La lacunosità delle fonti documentarie nel caso di Fi- una datazione al X secolo, con date medie calibrate corri- nalborgo e la mancanza di informazioni archeologiche non spondenti al 970 d.C. Una seconda datazione assoluta al C14, consentono di definire in modo dettagliato le modalità e le eseguita su carboni rinvenuti in prossimità della soglia d’in- fasi di formazione di molti di questi borghi. I modelli urba- gresso nei livelli corrispondenti alla fase di fondazione e di nistici appaiono comunque riconducibili ad impianti impo- uso iniziale dell’edificio, ha fornito una data media calibrata stati secondo assi ortogonali, con mura di cinta raccordate al 1010 d.C. Essa conferma il precoce utilizzo di quest’area a a posizioni fortificate collocate su alture dominanti l’abita- scopo insediativo, di molto anteriore rispetto alla supposta to, oppure su schiere allineate lungo assi viari, tradendo data di fondazione del Burgus Finarii. l’adattamento a tracciati stradali, come nei casi di Millesi- Un ulteriore elemento di datazione al X secolo per questi mo e (MELAI 1988). livelli stratigrafici, caratterizzati unicamente da pochi fram- Tra il 1997 ed il 2001, una serie di indagini archeologi- menti di ceramica priva di rivestimento e pietra ollare, è co- che è stata condotta all’interno dell’abitato di Finalborgo stituito da un gettone in lega, recante un uccello stilizzato, dal Museo Archeologico del Finale e dalla locale sezione riconducibile al permanere in uso di motivi iconografici per- dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri per conto della tinenti alla monetazione sassone e franca altomedioevale. Soprintendenza Archeologica della Liguria (Fig. 1). Esse hanno consentito di acquisire nuove informazioni sull’oc- Periodo III – Agli inizi del XII secolo l’edificio fu interes- cupazione della piana alluvionale anteriormente alla costi- sato da una prima fase di ristrutturazione con la creazione tuzione dell’abitato murato, sulle fasi più antiche del Burgus al suo interno di un nuovo piano di calpestio, mediante so- Finarii e sulla sua successiva evoluzione urbanistica (Ar- praelevazione del terreno, caratterizzato dalla presenza di cheologia a Finalborgo 2001). ceramica invetriata verde d’importazione.

185 Fig. 1 – Finalborgo (SV): planimetria dell’abitato con indicazione delle aree di scavo.

Nel corso del XII secolo all’angolo sud-est dell’edifi- cio fu addossata una seconda struttura muraria, leggermen- te aggettante rispetto al perimetrale sud dell’edificio, ma allineata con esso. Questa seconda muratura, che evidenzia una tecnica costruttiva molto meno accurata rispetto alle precedenti, presentava una deposizione in filari più irregolari degli ele- menti litici, di più piccole dimensioni e solo sbozzati nella faccia a vista. Anche i cantonali presentavano una minore accuratezza di esecuzione ed il legante era costituito da malta povera e facilmente disgregabile. A questa muratura si legava un terzo muro, con andamen- to nord-sud, di analoga tessitura e caratterizzazione degli ele- menti litici. Esso costituì la base di fondazione della facciata delle case a schiera medievali prospettanti sulla prosecuzione dell’attuale Via Torcelli, anteriormente all’apertura della Piaz- za del Tribunale avvenuta nel tardo XVIII secolo. In questa fase l’area scavata all’esterno del grande edi- Lo scavo ha interessato una di queste abitazioni, deno- ficio risulta quindi delimitata, almeno su due lati, da mura- minata la “Casa del Cancelliere” e raffigurata in un disegno ture che definiscono uno spazio chiuso in cui venne realiz- settecentesco, conservato presso l’Archivio di Stato di Ge- zata una massicciata in pietre, coperte da un sottile strato di nova. Essa era separata dal Palazzo del Tribunale da uno cocciopesto rosato. stretto passaggio voltato, che consentiva al piano rialzato la comunicazione diretta tra i due edifici. Al piano terra sono Periodo IV – A questo primo piano pavimentale vennero so- stati parzialmente scavati quattro vani: uno adibito verosi- vrapposti riporti di terreno ghiaioso, prelevato dai letti dei vi- milmente ad atrio, con pavimento in lastre di ardesia; due a cini torrenti Pora ed Aquila, rimarcati da elementi carboniosi cantina, con suolo in battuto di terra; nel quarto era presen- sulle superfici. Nella prima metà del XIII secolo questo spazio te un sistema di raccolta delle acque con tubature in lateri- venne diviso in due ambienti affiancati, dove furono realizzati zio e condutture di deflusso. alcuni grandi focolari su riquadri in mattoni disposti di piatto e separati da un tramezzo ligneo su cordolo in pietra. Periodo VII – Alla fine del XVIII secolo, quando il gover- natore genovese Benedetto Andrea Centurione, menziona- Periodo V – Tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, la to nel fregio in facciata, promosse l’ampliamento del Pa- costruzione del Palazzo del Tribunale, la domus Capituli o lazzo del Tribunale ed il rifacimento del fronte principale, il palatium ubi ius redditur come riportato nelle fonti docu- la “Casa del Cancelliere”, in precario stato di conservazio- mentarie, comportò la rasatura delle murature preesistenti ne, venne demolita assieme alle abitazioni adiacenti per fare ed il riassetto dello spazio antistante l’edificio pubblico, oc- spazio all’ampia piazza attualmente visibile. cupato fino al tardo Settecento dalla prosecuzione delle case a schiera, allineate secondo assi paralleli, come è chiaramen- te visibile nella planimetria di Finalborgo redatta nel 1715 da PIAZZA S. CATERINA (Area 3000) Gio. Gherardo de Langlade (COLMUTO ZANELLA 1982, pp. 46- 49; BALLARÒ, GROSSI 2001, pp. 111-5). Lo scavo archeologico ha interessato la parte di Piazza S. Caterina retrostante l’abside gotica dell’omonima chiesa Periodo VI – Sui precedenti impianti delle case medievali conventuale domenicana, sorta in una zona marginale all’in- furono realizzati gli edifici del XVI secolo, che presentano terno del Borgo addossata alle mura occidentali (ROSSINI 1981; una tecnica muraria completamente differente e caratterizza- S. Caterina 1982; MURIALDO 1983). In quest’area, durante i ta da un abbondante reimpiego di materiali. lavori di rifacimento della pavimentazione, erano emersi i

186 Fig. 2 – Finalborgo, piazza del Tribunale: rilievo dell’apparato murario esterno dell’edificio datato al X secolo (rilievo di P. Palazzi e L. Parodi).

Fig. 3 – Finalborgo, piazza S. Caterina: rilievo delle murature esterne del lato settentrionale della “casa dei focolari” con la porta tamponata (rilievo di L. Parodi e M. Panizza). resti delle strutture murarie pertinenti al coro aggettante tar- Periodo II – Alle strutture pertinenti all’iniziale fase occu- do-cinquecentesco ed a un vano contiguo. pazionale si sovrapposero due murature perpendicolari, in pietre legate da malta, riferibili ai perimetrali di un edificio Periodo I – La stratigrafia più antica, raggiunta dallo scavo a ad uso civile. Una di esse, pur risultando tagliata dalla fossa circa -4,5 m di profondità solo su una superficie ridotta a causa di fondazione della chiesa gotica, si è conservata per circa dell’affioramento della falda freatica, era pertinente a strutture due metri di altezza e presenta un’apertura delimitata da costituite da due muretti in grossi ciottoli fluviali legati da ar- stipiti in grossi conci squadrati di “Pietra di Finale” (Fig. gilla gialla. Queste semplici strutture, associate ad alcuni foco- 3). Questa porta, che consentiva l’accesso dall’esterno, dopo lari variamente strutturati sono databili ad un momento ante- una prima fase di utilizzo, aveva subito una sopraelevazio- riore alla fondazione del Burgus Finarii, nell’ambito dell’XI ne della soglia con un ampliamento degli stipiti e infine una secolo. Un ulteriore saggio in profondità ha indicato la sotto- definitiva obliterazione mediante tamponamento in mura- stante presenza di sabbie ed argille sterili, che sembrano con- tura. Non venne, comunque, a mancare la destinazione abi- cludere la dinamica insediativa in quest’area. tativa dell’edificio, che fu utilizzato fino al momento della

187 Periodi II-III-IV – Questi vani abitativi vennero demoliti alla fine del XV secolo, nell’ambito dell’ampliamento de- gli spazi conventuali con la costruzione del chiostro, e suc- cessivamente intaccati dalle fosse di fondazione dei corpi di fabbrica aggiunti nell’Ottocento e da impianti produttivi relativi al periodo di utilizzo a carcere del complesso con- ventuale.

CONCLUSIONI

Le indagini archeologiche condotte tra il 1997 ed il 2001 a Finalborgo hanno fornito importanti informazioni sulle dinamiche insediative in questo centro abitato cruciale nel quadro dei domini dei Del Carretto e sulle connotazioni ur- Fig. 4 – Finalborgo, piazza S. Caterina: “reposadero de tinaja” banistiche del Burgus Finarii. Da un lato, si è confermata la islamico in ceramica invetriata (fine XII-prima metà XIII sec.) (di- possibile fondazione del nuovo abitato nell’ambito della segno L. Parodi). seconda metà del XII secolo, momento al quale sembrano riconducibili la casa rinvenuta in Piazza S. Caterina e la ristrutturazione dello spazio adiacente all’iniziale edificio costruzione dell’edificio ecclesiastico. A conferma del ra- di Piazza del Tribunale, rimasto in uso per un certo periodo pido ed imponente sollevamento dei piani d’uso dell’abita- dopo quella data. Contrariamente a quanto ritenuto in pre- to registratosi a Finalborgo tra XII e XV secolo, all’interno cedenza, il borgo signorile fu fondato in un’area già occu- della casa è stata scavata una successione di livelli di calpe- pata almeno da un grande edificio, datato su basi archeo- stio, alternati a riporti artificiali di terreno ghiaioso, ai quali metriche ad un momento anteriore all’ultimo trentennio del era associata una fitta sequenza di undici focolari sovrap- X secolo e costruito da maestranze in grado di adottare avan- posti e variamente articolati, costituiti da piani in mattoni zate tecniche edilizie. Le sue funzioni rimangono incerte. di reimpiego, con o senza delimitazioni in pietra, in lastre Esso, peraltro, sorgeva ai piedi dell’altura del Becchignolo, di pietra scistosa, in ciottoli fluviali oppure, talvolta, in sem- in possibile relazione col punto in cui iniziava l’ascesa del- plice piano di argilla concotta. la strada di collegamento tra il fondovalle del Pora e Perti, diretta verso l’Alta Val Bormida ed il Piemonte meridiona- Periodo III – Poco dopo la metà del Trecento, l’edificazione le. della chiesa di S. Caterina, per la quale è nota la bolla di fonda- Sia l’edificio in muratura individuato in Piazza del Tri- zione del 1359, comportò la demolizione di parte delle struttu- bunale che quello di Piazza S. Caterina si sovrapposero a re pertinenti all’edificio denominato dagli scavatori la “Casa strutture abitative più o meno articolate con muretti in pie- dei focolari”. Venne scavata l’imponente fossa di fondazione tre a secco o legate da terra, cui si associavano focolari ed della chiesa conventuale affiancata da riempimenti e livelli di un tratto di pavimentazione in cocciopesto, databili tra VIII cantiere sui quali fu successivamente stesa una pavimentazio- e X secolo nel primo caso, o all’XI secolo per il secondo. ne in malta, probabilmente da ricondurre a quella platea Sancte Esse costituiscono le più antiche fasi occupazionali della Catherine menzionata dai documenti medievali. piana alla confluenza tra l’Aquila ed il Pora finora note. L’innesto nel tessuto urbano del Borgo del Palazzo del Periodi IV-V-VI – Alla fine del XVI secolo, alla chiesa fu Tribunale e, nel 1359, dell’insediamento conventuale di aggiunta un’abside semicircolare, che interessò in profon- S. Caterina, seguito nel 1372-75 dal trasferimento entro le dità la stratigrafia all’esterno dell’edificio medievale. Del mura della parrocchiale di S. Biagio (MURIALDO 1988, p. 61), vano absidale tardo-cinquecentesco è risultato completa- comportò la demolizione di edifici preesistenti, i cui resti si mente assente il piano pavimentale, probabilmente aspor- conservarono in alzato per la rapida crescita dei suoli verifi- tato durante la sua demolizione, effettuata nel 1826, nel- catasi tra XII e XV secolo all’interno dell’abitato. l’ambito dei lavori di trasformazione del complesso con- Le diverse aree indagate hanno restituito una notevole quantità di reperti, che costituiscono al momento la più co- ventuale in casa di detenzione (MURIALDO 1982). spicua fonte d’informazione fornita dall’archeologia me- dievale e post-medievale per il Finale. I reperti ceramici ed SECONDO CHIOSTRO DI S. CATERINA (Area 2000) i vetri testimoniano l’elevato tenore di vita del borgo me- E GIARDINO DELLE MURA (Area 5000) dievale con materiali importati tra XI/XII e XV secolo dai principali mercati mediterranei (Nordafrica e Spagna isla- Durante i recenti restauri del complesso conventuale di mica, Mediterraneo orientale, Italia meridionale), pur pre- S. Caterina, sono stati condotti due saggi stratigrafici nel- dominando ceramiche da mensa prodotte nella vicina Sa- l’ala settentrionale del piccolo chiostro tardo-quattrocente- vona (ingobbiate monocrome, graffite arcaiche tirreniche, sco e nel retrostante spazio aperto, posto alle falde del maiolica arcaica) ed in altri centri liguri o toscani. Dati pre- Becchignolo. liminari su alcune classi ceramiche sono stati presentati in altre sedi (FRONDONI et al. 2000; 2001; 2002; GARCÌA PORRAS Periodo I – Nell’area 2000, a circa -2 m di profondità dal 2001; Archeologia a Finalborgo 2001). suolo attuale, è stata scavata una fitta serie di suoli argillosi Nelle fasi anteriori alla fondazione del Borgo, accanto a fram- con focolari in mattoni, pertinenti ad un vano abitativo da- menti di olle e boccali in ceramica priva di rivestimento, proba- tabile al XIII secolo, del quale sono stati intercettati par- bilmente di produzione locale, si riscontra una buona attestazio- zialmente due muri perimetrali paralleli. In adiacenza alla ne di recipienti in pietra ollare talcoscistica, proveniente dalle muratura ovest è stata ritrovata l’impronta sul terreno di un Alpi centrali, per la quale si nota una tecnica di lavorazione a armadio o cassettone con pietre di zeppatura agli angoli, pareti ispessite, che sembra caratterizzare le produzioni an- che conteneva un paio di forbici in ferro ed una grande cio- teriori al XII secolo. Successivamente, essa risulta completa- tola in graffita arcaica tirrenica. mente abbandonata per l’affermazione di recipienti di grandi Alla medesima schiera di case, poste in un’area perife- dimensioni, a pareti sottili e fondo concavo. rica dell’abitato, in prossimità del torrente Pora, sono ri- Nei livelli di XII-XIII secolo compaiono ceramiche d’im- conducibili alcune strutture murarie emerse alla stessa quo- portazione, per lo più riconducibili ai tipi invetriati verdi, dif- ta nella retrostante area 5000. fusi nel mondo islamico ed attestati anche in altri scavi ligu- 188 ri. In particolare, alcuni frammenti trovano confronti con la La vivacità ed eterogeneità dei rapporti economici del produzione andalusa anteriore al periodo almohade (1147- Borgo finalese trovano ulteriori conferme nei reperti numi- 1269). Sono presenti anche ceramiche smaltate islamiche con smatici, con una prevalenza di coniazioni genovesi, cui si decoro a cobalto e manganese, di produzione nordafricana, affiancano monete di Asti e di zecche marchionali piemon- tra cui un piede ad anello con tipico motivo a graticcio entro tesi (Chivasso, Cortemilia), di Bergamo, Pavia, Pisa. Sono ovale ed un fondo, decorato in verde e bruno sotto vetrina, presenti, inoltre, monete francesi (marchesato di Provenza, che trova confronti con un bacino della chiesa di S. Parago- arcivescovato di Arles, monete coniate dagli Angiò nella rio a Noli, datato all’XI secolo. contea di Provenza tra il 1277 ed il 1337, regno di Francia), Enigmatica e di particolare interesse è risultata la pre- nonché del regno di Castiglia e Léon. Non trascurabile ap- senza nella “Casa dei focolari” di Finalborgo dell’unico pare la presenza di monete di XIV-XV secolo riconducibili esemplare finora rinvenuto in Italia di “reposadero de tinaja”, alle dominazioni angioine e aragonesi sul regno di Napoli e un oggetto in ceramica invetriata peculiare del mondo isla- sulla Sicilia (cfr.: MURIALDO, in questo volume). mico (Fig. 4). Esso costituiva la base di sostegno della Nel XVI secolo fu attuata una completa ricostruzione sul- “tinaja”, grande contenitore di forma globulare destinato le fondazioni più antiche degli edifici civili venuti alla luce in alla conservazione e refrigerazione dell’acqua, abitualmente Piazza del Tribunale, dove è stato possibile cogliere la succes- collocato in punti nevralgici della casa ispano-musulmana sione diacronica delle abitazioni tra il X ed il XVIII secolo e del periodo tardo-almohade (fine XII-prima metà XIII se- delineare gli assetti urbanistici di questa parte di Finalborgo. colo), quali il patio o la sala principale. La complessa de- Le case in uso tra XVI e XVIII secolo furono realizzate ex corazione con motivi simbolici o epigrafici islamici evi- novo sui precedenti impianti medievali, come dimostrato dalle denzia, più che una dimensione utilitaria, una chiara fun- differenti tecniche murarie, caratterizzate nelle fasi più recenti zione estetica ed ornamentale con precise valenze simboli- da un abbondante reimpiego di materiali. Inoltre, nuove logi- che, che rendono problematica l’interpretazione del suo rin- che urbanistiche sono riconoscibili per l’apertura di più ampi venimento in questo contesto (FRONDONI et al. 2000, pp. 180- spazi accanto ai palazzi pubblici, come si registra per la Piazza 1). del Tribunale, frutto di interventi collocabili intorno al 1781, Sempre dall’area iberica provengono esempi di cera- quando Benedetto Andrea Centurione promosse l’ampliamento mica smaltata, databili tra XIII e XV secolo. Alle cerami- del Palazzo del Tribunale, ormai divenuto il palazzo del Go- che “nazarì” in “loza dorada”, prodotte nel regno di Grana- vernatore, ed il rifacimento della facciata. da, seguono le più tardive produzioni valenzane, con il “tipo Sebbene queste indagini, condotte in emergenza nell’am- Pula”, la “loza azul” di Paterna e quelle del “gruppo classi- bito di più complessi interventi di recupero e valorizzazione co”, con motivi decorativi gotici in blu e lustro metallico, del patrimonio monumentale ed urbanistico, si siano limitate databili al XV secolo (GARCÌA PORRAS 2001). allo scavo di aree relativamente ristrette rispetto all’estensio- Alcuni tipi ceramici, sebbene costituiti da singoli esem- ne complessiva dell’abitato medievale, esse sottolineano l’im- plari, risultano comunque importanti per la definizione qua- portanza dei dati desumibili attraverso l’archeologia urbana litativa degli arredi delle case privilegiate di Finalborgo. in centri per i quali le fonti documentarie forniscono solo Dall’Italia meridionale proviene un frammento di ciotola informazioni parziali circa le fasi più antiche. con piede ad anello in protomaiolica pugliese del gruppo I brindisino, con decoro di tipo vegetale, databile intorno alla metà del XIII secolo (FRONDONI et al. 2002). Un fondo di BIBLIOGRAFIA ciotola carenata del tipo a “spirale-cerchio” appare invece riconducibile alla produzione veneta della seconda metà del Archeologia a Finalborgo 2001 = AA.VV., Archeologia urbana a XIII secolo (FRONDONI et al. 2000, pp. 179-80). Finalborgo: 1997-2001, Finalborgo. A partire dalla metà del XIII secolo il mercato locale BALBIS G. 1981, L’atto di fondazione del burgus Millesimi (9 no- risulta largamente coperto dalle produzioni in ingobbiata vembre 1206), «Atti e Memorie della Società Savonese di monocroma e graffita arcaica tirrenica della vicina Savona, Storia Patria», ns XV, pp. 35-51. BALBIS G. 1988, Millesimo e il suo borgo nel mondo dei marchesi, anche se alcuni impasti anomali, associati a forme e deco- «Rivista Ingauna Intemelia», ns XL (1985), pp. 18-29. razioni in parte diverse da quelle tipicamente savonesi, han- BALLARÒ D., GROSSI R. 2001, Finalborgo. Spazio urbano e pro- no indotto ad ipotizzare l’esistenza nel Finalese di botteghe prietà tra Sette e Ottocento, . locali, che imitavano il vasellame del principale centro di Borghi nuovi 1993 = COMBA R., SETTIA A.A. (a cura di), I borghi produzione (FRONDONI et al. 2001, p. 54). nuovi, Atti del Convegno (Cuneo 1989), Cuneo. Il XIV ed il XV secolo risultano invece dominati da COLMUTO ZANELLA G. 1972, La Provincia di Savona, in C. PEROGALLI forme aperte e chiuse in maiolica arcaica, sia pisana che (a cura di), I castelli della Liguria. Architettura fortificata li- ligure, e da abbondante ceramica invetriata da fuoco, so- gure, vol. I, Genova, pp. 149-383. prattutto di produzione locale ma anche provenzale. COLMUTO ZANELLA G. 1982, Apporti lombardi all’architettura quat- Di particolare interesse sono risultati i vetri, sia destinati trocentesca del Finale, «Arte Lombarda», ns 61, pp. 43-60. all’uso su tavola (bicchieri apodi variamente decorati o lisci, COMBA R. 1991, “Ville” e borghi nuovi nell’Italia del Nord, «Stu- calici a coppa, bottiglie a corpo globulare, etc.) che all’illu- di Storici», 32, pp. 5-24. minazione domestica (lucerne e lampade da sospensione o FRONDONI A., MURIALDO G., PALAZZI P., PANIZZA M., PARODI L. 2000, da tavolo), con un ricco repertorio di forme, che intensifica- Gli scavi di Piazza Santa Caterina in Finalborgo (Savona): primi dati sui reperti ceramici, in Atti del XXXIII Convegno rono la loro presenza a partire dalla fine del XIII secolo. Per Internazionale della Ceramica (Savona, 2000), Firenze, due eccezionali lucerne in vetro opaco rosso e nero è stato pp. 177-188. possibile stabilire una relazione con produzioni pugliesi nel FRONDONI A., PALAZZI P., PARODI L. 2001, La diffusione di cerami- primo periodo angioino (fine XIII secolo) (FALCETTI, in Ar- che ingobbiate non graffite nel Finale. Recenti acquisizioni cheologia a Finalborgo 2001, pp. 25-7). dagli scavi di Finalborgo (Savona), in Atti del XXXIV Con- Si tratta comunque di un quadro archeologico che de- vegno Internazionale della Ceramica (Savona, 2001), Firen- nota un elevato tenore di vita già nelle fasi più antiche del ze, pp. 49-57. borgo signorile, a conferma della residenza in esso di ceti FRONDONI A., PALAZZI P., PARODI L. 2002, Ceramiche del XIII se- privilegiati, che abitavano case in pietra di un certo presti- colo con decorazione in blu dagli scavi di Finalborgo (Fina- le Ligure, SV), in Atti del XXXV Convegno Internazionale gio. Sotto questo profilo, la situazione sembra riflettere un della Ceramica (Savona, 2002), Firenze, pp. 113-120. ambito di tipo nettamente urbano, che consente di affianca- GARCÌA PORRAS A. 2001, La presenza di ceramica bassomedieva- re il Burgus Finarii a quelle importanti città mercantili li- le spagnola nella Liguria di Ponente: Finalborgo e i castelli guri, quali Genova e Savona, aperte sui principali centri com- di e , in Atti del XXXIV Convegno Interna- merciali mediterranei. zionale della Ceramica, cit., pp. 143-148.

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