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a cura di Massimo Angelini Campomorone qui e là

la memoria racconta la storia

Interventi e contributi Paoladi: Alpa, Massimo Angelini, Giambattista Isola, Mario Lanza, Giuseppe Medicina, Maria Angela Montaldo, Luigi Angelo Noli, Angelo Rebora, Giustina Rebora, Giovanni Repetti, Maria Graziaerar V do

Foto d’archivio:famiglia Bisio le ➡ guide ➡ qui e là

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Sommario le ➡ guide ➡ qui e là

Èuna collana che raccontaeve in br tutta la storia delle enostr città: le leggende e i di,ricor le tradizioni e i documenti del passato, i personaggi eo i aneddotilor curiosi. Premessa del Sindaco,gio Gior Agnoletto p. 5 Una storia da leggere tutta d’un fiato …o tante storie- da leg Introduzione del Curatore, Massimo Angelini p. 7 gere qui e là. Nota sulla trascrizione della lingua genovese p. 11 Ringraziamenti: Amministrazione Comunale di Campomorone, Lovisio Barbieri, famiglia Bisio, Angelodo, Boccar Giuseppe Boccardo, GiambattistaISOLA, Vittorio Cian, Rosa Curletto, Giuseppe Ghiglione, Lodovico Ghiglione, Io son nato la sera del 24 giugno(1841-1861) 1840 p. 13 Maria Ghiglione, Pino Ghiglione,tina Alber Isola, Luigi Montaldo, Anonimo,Rivalità paesane(1871) p. 16 Sara Montaldo, Giuseppinaodi, Par Maria Parodi, Giulia Porri, Emilio Rebora, Fabrizio Rebora, Mariaer Solari,esa Solari, T Fiorenzo osoT MassimoA NGELINI, La discordia delle musiche(1888) p. 19 GiovanniREPETTI , Società Operaia Cattolica dide Isoverp. 38 appendice:Isover de in una descrizione del 1799 p. 47 Luigi AngeloOLI N, Infanzia p. 50 Maria AngelaMONT ALDO, Natale… tanti anni fa p. 58 © 2000eguag F iskia’Studios Edizioni PaolaA LPA, Ho lavorato nella iuta: dii ricor di una vitap. 63 Via Crosa diVer gagni,3r - 16124 Genova Tel.010.275.75.44 MarioL ANZA, Ricordo da Rosario(1930) p. 78 Finito di stampare: novembre 2000 appendice:Nota di Giovanni Repetti ado Ricor da Rosario p. 91 Stampa:Emiliani - (Ge) GiustinaREBORA , La partita di San Gottardo p. 94 Supplemento al mensile NBNw Book Ne News from - Il Golfo n.11/2000 Dir. Resp.Gualtiero Schiaffino Aut.- Trib. Genova 33 del 29/06/1985 Maria GraziaERARDO V , Lagolocchio p. 97

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GiustinaREBORA , Langasco p. 102 Luigi AngeloOLI N, Resistenza(1943-1944) p. 109 Premessa Giuseppe EDICINAM , Le rogazioni, vita e magie diete un dipr campagnap. 121 Maria GraziaERARDO V , A Mario,o Postin p. 127 AngeloREBORA, O moion p. 130 GiovanniREPETTI , Pernetton p. 134 AngeloREBORA, Verde Polcevera p. 137 Con questa pubblicazione il Comune di Campomorone vuole appendice:Le cave della valerde V (1841) offrire ai lettori alcuneevi br note per far conoscere e ricordare dalDizionario di G. Casalis p. 156 storie, aneddoti e personaggi delritorio. ter Giuseppe EDICINAM , Quattro passi, mille chiacchiere p. 158 Si è adottato il sistema della scrittura collettiva chiedendo ad un gruppo di amici ed appassionati didar ricore, raccontare ed interpretare fatti ed episodi “de na votta”. Foto qui foto là p. 166 A tutte queste persone rivolgo il mioticolar pare ringraziamen- to poiché senza la olor disponibilità e leo lor capacità questo libro non sarebbe stato scritto e nonebber sar o rimaste queste “tracce di storia e di vita” raccontate in modo inusuale,- piace vole ed istruttivo. Un caloroso ringraziamento alla famiglia Bisio che ha messo a disposizione una ricca ed importante raccolta di tolinecar che illustrano il nostro territorio ealizzatar dall’amico Franco che arricchiscano e completanonostra la opera. Il Sindaco

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al Lettor

Grande Storia politiche, diplomatiche e militari, i personaggi impor zionali – quelli che riguar quelli che hanno un punto di contatto con la campanile” facendo le cr per sottolinear che riguar to delle comunità, dei mestieri, della gente comune, cose ma pur piccole comunità e della vita quotidiana neppur espr che anno fa non era dif La che delle cose piccole, anzi “delle minime”, non ci si cura. che si può aver degnando la vita della gente comune stessa attenzione Un vecchio adagio ripeteva: Grande Storia essa non solo dagli studiosi universitari, ché spesso delle e dagli er dano la vita quotidiana. E questa gerar ) – e, dall’altra par e la gerar e per le curiosità il folclor

uditi di paese, quelli che scrivono le “storie , la

piccola Storia e ficile tr chia tra il racconto degli eventi istitu dano i potentati, gli Stati, le vicende

onache degli eventi istituzionali e di de minimis non curantur

ovar delle piccole cose ci si deve pr te (la … Sai che ancora fino a qual

e espr piccola Storia

essioni come queste, e. Grande Storia e si accor , e voleva dir

), il raccon ender chia era tanti (la

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Adagio strano, adagio sciocco, come se la nostra vita non fosse Valgraveglia. Dialogando cono, lorproposi un’idea sensibilmen- una catena di cose minime: e così la storia. Qualcunoede che cr te differente: “Va bene scrivere un “Qui e là” su Campomorone, raccontare le vicende di Napoleone Bonaparte sia più importante ma facciamolo efar dalla gente del posto; lasciamo che ciascuno e utile che raccontare quelle di un qualsiasi Giovanni Battistao- Par che abbia voglia di coinvolgersi scriva un pezzooprio di prgradi- di, contadino di ? Pensiamoci: in fondo, quando- si rac mento e con il opriopr stile, poi vedremo se sarà possibile ricom- conta Napoleone, si racconta di un uomo solo; ma se si capisce porre i vari pezzi in un disegno ente”.coer qualcosa di Giobatta odiPar ci si avvicina a migliaia di uomini della In seguito a un “passa-parola” si formava così un uppogr di una nostra terra: la vita di Giobatta può essere confrontata con quella dozzina di persone che, periodicamente, si è incontrato- nell’ar di molti, e questo di Napoleone davvero non si potrebbe dire. co di un anno: molti non avevano mai scritto né pubblicato Non esistono storie, vicende, persone che di per sé si possano nulla di storia locale, ma tutti avevano il desiderio di farlo. Sono considerare “importanti” o “meno importanti”: tutto dipende confluiti i primi contributi, tutti scritti con grande cura: al dal punto di vista con il quale viamoosser e dipende da ciò che momento di chiudere il libretto, pur avendo la stima e il- per vogliamo conoscere. Le gerarchie, nella storia, sono finzioni da messo di tutti, non ho cambiato nulla, se non qualchegola o vir manuale o da uditier di campanile. piccoli ovvi rerori di disattenzione. Cosa ne è uscito? Ho introdotto questo gomentoar solo per edir che il piccolo Il risultato è uno straordinario spaccato sul Novecento locale, libro che ti presento, malgrado le sue ridotte dimensioni, non arricchito da alcuneemesse pr del tardo secolo precedente, pre- è meno importante di qualunque oaltr lavoro finora scritto su valentemente costruito sul filo tenue ma tenace della memoria di Campomorone. Ha un obiettivo specifico, un taglioticolar pare gente comune. Ma noneder cre che si tratti semplicemente della e molti co-autori di eccezione:e punti tr sui quali vorrei soffer- memoria individuale: di individuale c’è la sceltagomenti, degli ar marmi; ma prima, eevemente, br ti racconto come è nato. la loro percezione, lo stile narrativo; ma le vicende e le situazioni Autunno 1999, il sindaco gioGior Agnoletto e Paola Alpa,- fun raccontate sono patrimonio di una memoria collettiva, dove i zionaria del Comune, mi chiedono di escriver una breve storia di valori che aiutano a filtrare e a leggere gli eventi sono ampia- Campomorone da inserire nella collana “Qui e là” curata da mente mediati dalla morale comunitaria. Ho avutote senla -for Gualtiero Schiaffino. Su Campomorone avevo eparatopr una sazione che chi ha scritto, non lo ha fatto per sé, ma “a nome di decina di anni fa la mia tesiStoria in modernae avevo pubblica- tutti”, evocando ciò che tutti ocolor che hanno vissuto gli stessi to un saggio sulla rivista “Studi eche. Ricer Cultura deler Trito- eventi possono, più o meno, condividere e nel quale, più o rio”; poi penso che al Sindaco fosse piaciuto il taglio che avevo meno, possono riconoscersi. Lacezione per locale degli eventi e dato a un altro libretto della stessa collana, dedicato a Ne e alla della quotidianità raccontata (e trasfigurata) attraverso il vissuto

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personale è un modo straordinario e prezioso per conoscere un Nota sulla trascrizione della lingua genovese,di Fiorenz o Toso luogo, e quel luogo nel tempo, elazionie le r fra gli uomini che hanno animato entrambi. Gli esempi sono riportati in due forme: con la grafia tradizionale (in- carat tere corsivo), e con la grafia figurata (fraentesi par quadra) per avvicinare Un modo sincero e profondamente legittimoestituir di r e un rac- – chi non conosce il Genovese – allaonuncia pr corretta. conto sulla storia. Perché la storia locale –edimi cr – bisognereb- be lasciarla scrivere agli storici di mestiere, per il rigore critico che Il suono delle vocali dovrebbero possedere, o alla gente, per la piena titolarità- confe – è lungo, quando sono scritte con laesi dièr ä,( ë, ï, ö, )ü o, in finale di rita dall’esperienza e dallatecipazione par alla memoria collettiva. parola, con l’accentoconflesso cir â, ( ê, î, ô, ),û per esempio:cäo [kâu] “caro”; durmî[durmî?] “dormire”; I primi si presume che sappiamo trattare i documenti, i secondi – è lungo, quando sono seguitegh da, r, v, x, z semplici e non rad- sono loro stessi documenti e amiamoo il dirittolor di raccontarsi doppiate, per esempio:lago [lâgu] “lago”,car u [kâru] “caro”; e proporre una percezione che nessun documento chivioda ar e – è breve, quando sono seguita da una consonante doppia. nessuno storico possiede. Quanto agliuditi er di campanile – mi Il suono dellae è generalmente chiuso, tranne davantir; ma a se è segna- riferisco a quelli che in buona fede si dilettanoe a i imitarluoghi ta con l’accento graveè), il( suono è aperto, per esempio:pènsighe [pèn- comuni della più vecchia storiografia o a compilare cronologie – sighe] “pensaci”. non potendoli mettere fuori legge come i ciarlatani in Medicina, La consonante doppia sionuncia pr in modo leggero e rapido, mai calca- di quelli non ci curiamo,ti cerche non neesterà r traccia se non to, per esempioratto [ratu] “topo”,mer elli [mereli] “fragole”,çimma come protagonisti di un genere letterario – questo sì – “minore” [sima] “cima”. o per gli attentati che hannoecato r all’integrità deglichivi. ar Attenzione: æ si legge comee dal suono aperto e lungo, esempio:ægua [egua] “acqua”; quando siova tr alla fine della parola, si legge accentato, Caro lettore, troverai qualche ricostruzione e molti ricordi di per esempio:anæ “andate”; eventi importanti o di vita corrente, proposti da chi ha parte- œu e eu si leggono come in Francese, per esempio:feugo [fögu] cipato al “gruppo di scrittura”, e a fianco a essioverai tr ancora “fuoco”,cœu [kö] “cuore”; quando siovano tr alla fine della ola,par alcuni brani tratti da memorie inedite, scritte da gente comune si leggono accentati, per esempio:raieu [raiö] “ravioli”; – ancora una volta – che è vissuta o vive a Campomorone. o si legge comeu italiana, per esempio:onda [unda] “onda”,amigo Chissà che leggendo questi scritti,ealizzati r senza nessunae- pr [amigu] “amico”; tesa ma con sincerità, così come puòe chiunque, far non venga ò si legge comeo italiana e si pronuncia con suono aperto; anche a te la voglia di raccontare qualcosa, di piccolo o di -gran ö ha un suono lungo che oscillao trae u , per esempio:pöso [posu] de, da condividere con gli altri. “stantio”, ma anchepöso : [pusu] “polso”.

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u si legge comeu francese, per esempio:mùxica [müsgica] “musica”, tutto[tütu] “tutto”; ma si legge comeuitaliana quando fa parte di un Io son nato la sera dittongoou [ , ua], esempio:por tòu[purtóu] “portato”,sguär o [sgua- ru] “fenditura”; del 24 giugno 1840 ç si legge comes sorda italiana, per esempio:çenn-a [sén-a] “cena”; nn- e n finale si leggono con suono nasale, per esempio:lunn-a[lün-a] di Giambattista Isola “luna”,can [kan] “cane”; dall’autobiografia inedita58 anni di esistenza – Zio Baccicin (1898) s si legge comes sorda nell’italiano “sale”, per esempio:fäso[fâsu] “falso”; Io son nato, la sera del 24 giugno 1840,“…Il in padre di scc si legge comesc di “” seguita dac di “ciao”, per esempio: professione, scciavo[sc-ciavu] “schiavo”; Pontedecimo; mi hanno battezzato a Sanfaceva Cipriano, perché in quel tempo era tutta una x si legge comej francese, per esempio:baxo [basgiu] “bacio”; il carrattiere, Parochia. faceva i viaggi, z si legge sempre comes sonora nell’italiano “casa”, per esempio: da Genova zenoggio[senùgiu] “ginocchio”,cazze [kase] “cadere. Mio padre Francesco Isola, e mia madre Maria a Vercelli.…” Noli; avevano già quattro figlie, la ma1 Angela, la 2da Rosa, la za3Catterina, lata 4Luigia ed ilto 5 io Giambattista. Il padre di professione, faceva il rattiercar e, face- va i viaggi, da Genovaer acelli. V Quando avevoe tr anni, fece mio padre fabbrica- re una casa, nel vicino paese di San Quirico, per maggiore comodità del suo mestiere, laonde venimmo ad abitare, tutta la famiglia. Quando poi avevo cinque anni, la mia buona madre, Iddio se l’ha voluta chiamare; e non era ancora portato via di casa il suo cadavere, che io e le ultime due sorelle, cioè Catterina e Luigia, ci condussero a Langasco, in casa del zioenzo, Lor fratello di mio padre.

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“…dopo due […] La zia Maria, mi teneva come un suo figlio. Ritornato a casa, passarono alcuni mesi, che“…mio padre mesi il cominciava padrone mi Cominciava a mandarmi a scuola, e delesto r mi facevo niente, e giunzi all’età di 14 anni. ad acorgersi rimandò trastulavo con gli altri ragazzi;te cer volte arivavo Mio padre penzò allora di mifar fare il suo che l’arte a casa…” fino alla casa nativa di mia madre, a divertirmi mestiere, e profitando della buona stagione- (pridel carrettiere era finita…” con un mio cugino, essoe pur Giambattista, figlio mavera) lasciò a casa uno dei duezoni gar che d’un fratello di mia madre. teneva, e andavo io, perza for sì, ma andavo, alla Quando poi avevo sette anni e mezzo,ca; miocir volta di Casale eer Vcelli, a guidare il carro; uno padre prese nuovamente moglie; la mia nuova dei due che teneva a viaggiare, mio padre. madre si chiamava Felicita Pittaluga; che abitava Ho viaggiato per cacir tre anni, e sempre contro in Rivali di Murta. mia volontà, e intanto tocavo i 17 anni (1857). Sicome, questa mia matregna, aveva un fratello In quell’epoca, mio padre cominciava ad acor- che insegnava scuola a pagamento,ciò permi gersi che l’arte del carrettiere era finita; perché la levarono da Langasco, per mettermi da questo ferrovia che aveano fatta daorino T a Genova mio nuovo zio acciò imparassi eleger e scrivere. (forse la prima in Italia) aveva ridottorettieri i car Questo zio era già un po’ maturo di età, era celi- nella impossibilità di continuare; e per questo, be ed un po’ storpio; ma era però un ottimo anche a mio padre veniva l’idea di vendere carri maestro, e oltre ad istruire bene i suoi scolari, gli e bestie; e intanto si pensava dicar micer un educava anche ai doveri eligionedi r e me mi posto, per metermi a lavorare. mandava a servire da chierico, nella non lontana Il posto lo ovòtr un nipote di mia matregna, in chiesa di san Francesco. una fabbrica da vermicelaio, a Genova, in via di […] Di tredici anni e mezzo fui richiamato a casa Vallechiara, di oprietàpr di Andrea Grillo, dove colla fine di farmi intraprendere qualche mestie- mio padre mi acompagnò; era il 24 agosto 1857, re. Mio padre, forze vedendomi poco adatto a e vi ho lavoratoe tr anni e mezzo. fare il carrattiere, mi mise a fare il vermicellajo, da Giuseppe Canepa, a Rivarolo; ma dopo due mesi il padrone mi rimandò a casa per il mottivo, come diceva lui, [che]o erpiù pronto a trastular- mi che a lavorare.

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paese. Il panegirico ecitatofu r dal Padre Guar- “…parea volessero fare Rivalità paesane (1871) diano dei Cappuccini di Ponte X. Nel tempocome quel da Memorie di Casa Soffientini, (1910) della processione, un certo Padurelle, del paese, della manoscritto inedito trascritto da Luigi Angelo Noli ed alcuni di Ponte X attaccarono briga in sul cam- cotuba…” panile, perché costoro volevano suonare le cam- pane e l’altro vi si opponeva; e dalleole par ven- nero alle mani; poi discendendo sul piazzaleo- pr prio nel mentre la processione era di ritorno dal “…brilli Domenica 22 Gennaio Borgo Inferiore e passava innanzi alla Chiesa, si dal vino, azzuffavano e picchiavansi l’un ol’altr tali pugni cominciarono Alcuni del Borgo Inferiore andarono alla Fulla, nel- ad altercare l’osteria di Cambiaso Angela, luogo dettoPiu -del che parea volessero fare come quel della cotuba, con alcuni mino, ed essendo verso le sette di sera, brilli dal che appunto in quel mentre passava, a chi batte forestieri…” vino, cominciarono ad altercare con alcuni forestie- più forte. Vedendo che non la volevanomina ter- ri che quivi siovavano, tr chiamandoli “piemontesi”, re, Girolamo Lombardo li divise e terminò così la come di fatti erano, essendo impiegati all’imbarca- battaglia causata del battagliare le campane. dero di Ponte X, e da questo vennero alle mani, sic- Alla sera poi si radunarono diversi di Ponte X, amici ché due di questi, uno perte, par furono quasi subi- dei suddetti, per ricominciare assieme la battaglia to distesi per terra, per [le] bottigliate che si diede- e potersi così vendicare; ma ancora il Lombardo, ro sul capo. Chiamato il medico per curarli delle- feri figlio dell’oste, li divise e li disarmò dei bastoni che te quasi mortali e questi fattone il dovuto rapporto, avevano tra le mani, e così tuttominò ter per quel- ne seguì dopo 90 giorni un dibattimento a Ponte X, la sera. Non potendosi vendicare contro il Padurel- con il risultato di un’assoluzione generale, eccettua- le a motivo del Lombardo, quei di Ponte X si -divi to un certo Poirè, figlio del così dettoNin Nalla, che sarono di sfogarsi a qualunque modo; poiché al fu condannato ae trgiorni di carcere. dimani, dovendo il dettoolamo Gir portarsi alla Casella per la fiera, e saputolo quelli di Ponte X, Domenica 23 aprile – N.S. Addolorata decisero di aspettarlo alla Noce Bella, quando Oggi vi fu alla mattina e al vespro in Chiesa e fosse alla sera di ritorno. Avvisato di questo, suo nella processione la musica della Società del padre mandò la stessa sera ol’altr suo figlio, Silve-

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stro, ad incontrarlo alla stazioneroviaria fer di Ponte X, per dargli avvertimento di questo. E così fece: La discordia passando alla Noce Bella vide infatti che vi erano ad attenderlo cacir una trentina, che lo lasciarono delle musiche (1888) passare senza dirgli motto. Il detto Silvestro veden- do che neanche nell’ultimo convogliorivava ar suo di MassimoAng elini fratello, era già di ritorno a casa; quando giunto Da Sviluppo industriale e società locale. Campomorone nell’ultimo quarto del XIX che appena fu sul ponte di Ponte X, quella- masna secolo, in “Studi e Ricerche”, IX (1993) da che pocanzi era ad attendere suo fratello, tutto Cattolici e liberali “…quest’anno ad un tratto gli piomba addosso; ebbee l’avr morto c’è una novità: se alcuni del luogo non si fossero intromessi a libe- Campomorone, domenica 18 marzo 1888. All’u- la Cattolica rarlo da quella furia. Così si sfogarono col fratello scita della messa c’è aria diuf fa.bar Vicino alla ha formato chiesa parrocchiale si onteggianofr numerosi al suo interno [di quello che] il giorno prima li aveva disarmati di una banda bastone, e per sbaglio o per non potersi vendicare uomini: volano le primeole par grosse, qualche musicale…” con lui medesimo. Il dettoolamo Gir invece di veni- spintone, presto si arriva alle mani. Da una tepar re a casa per mezzo del vapore, vi veniva per caso ci sono alcuni membri della monicaFilar – la su di un carro con alcuni suoi amici del paese verso società di mutuo soccorso dei cosiddetti- ‘libera le due dopo la mezzanotte senza incontrare, per li’– dall’altra, al gran completo, la Società- Ope l’ora tarda, più raia Cattolica San Giuseppe,ono patr dei lavora- alcuno dei suoi tori, del quale si festeggia oggi larenza. ricor Gli avversari. attriti fra le due società sono da qualche tempo una nota costante tra le tensioni che animano il paese, ma quest’anno c’è una novità: la -Cattoli ca ha formato al suo interno una banda musicale che proprio oggi suona per la prima volta in- pub 1897 blico. È una buona occasione per sfogare ranco- Campomorone Edizioni Sciutto, ri e gelosie maturate in un clima fattosi, dagli inizi Genova dell’anno, sempre più aspro.

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“…Finora È da sapersi – spiega il Sindaco al Questore di Genova – Come si vedrà in seguito, è una scissionena inter“…Il bilancio esistevano che fra le due società di qui esiste una antipatia molto alla Cattolica il fattore che determina la trasfor- della rissa due società, marcata in causa delle musiche, stante che da qualche di san adesso anni in paese e fuori date par dei cattolici si è fatto un’at- mazione della Filarmonica in società operaia Giuseppe anche due tiva propaganda contro la banda musicale ora detta- libe indipendente non confessionale, ma,ogr ines pr- pare, tutto formazioni sommato, rale ed è in odio di questa che la Società Cattolica ha so di tempo, sempre più vicina ai sodalizi di- ispi musicali: instituito nel suo seno la nuova banda musicale. leggero…” crescono…” razione mazziniana. Finora esistevano due società, adesso anche due Il bilancio della rissa di san Giuseppee, tuttopar formazioni musicali:escono cr i motivi di rivalità. sommato, leggero: alcuni sono rimasti feriti, L’uscita pubblica della banda della Cattolica da peraltro in modo lieve, ma i rancoriestano r e tempo era nell’aria. Il suo primo nucleo si- era for fomentano strascichi. Nel pomeriggio, il debutto mato già pochi mesi dopo la fondazione della della banda della Cattolicaende ripr presso la Società, avvenuta nel 1879; ma si trattava,- in que sede sociale; i fertafugli con i ‘liberali’ non hanno gli anni, di una formazione modesta, composta da interrotto il programma dei festeggiamenti, ai pochi elementi, il cui maggiore impegno consiste- quali partecipano in gran numero gli iscritti alle va nell’animazione delle feste sociali. Die seguir società consorelle dei paesi vicini. La stessa sera cortei e processioni non se ne parlavafatto. af Del alcuni di questi, giunti da Pontedecimo,e mentr resto esisteva già una banda di paese: quella della si trovano sulla strada del ritorno, vengono colpi- Filarmonica, non ancora costituitasi società di ti con un lancio di pietre scagliate dal nuovo mutuo soccorso. Lo sarà nel 1885. ponte ferroviario, probabilmente da alcuni -sim Prima di questa data, aivizi ser forniti dall’unica patizzanti della società rivale. Comunque, sulla banda del paese partecipavano anche gli iscritti paternità dell’agguato gli uomini di Pontedeci- alla Cattolica, non essendo ancora esplosi- i moti mo non hanno dubbi. Lao lorrisposta sarà imme- vi di competizione cheebber avr o caratterizzato diata. La mattina successiva Gaetano e Santino gli anni a venire. Ma a partire dal 1885 per i diri- Ghiglione, entrambi musicanti dellamonica Filar genti della Cattolica diviene intollerabile che sia di Campomorone, vengono condaticir e picchia- la banda della società rivale ad accompagnare ti mentre si ecanor al lavoro, l’uno diretto a Pon- tutte le ricorrenze eligioser e civili e gli stessi tedecimo presso una fabbrica di te,por l’altro a funerali dei opripr soci. Ceranesi presso il cotonificio Banchi.’episodio L

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“…Per suscita una catena di piccole vendette e un clima alcun risultato. Un tale tinoMar Rossi, di Isoverde, “…peggiora- parecchio vano i rapporti tempo di timore tale da scoraggiare gli spostamenti fra veniva arrestato con il sospetto di eaver parte- tra le due l’uomo i due paesi. Il sindaco di Campomorone ne dà cipato all’aggressione, ma in mancanza diove pr società e, in era rimasto notizia al Questore, manifestandogli vivaeoc pr- fu rilasciato pochi giorni dopo e l’inchiestaesto pr particolare, tra privo di i ‘liberali’ di sensi…” cupazione per la piega che stanno assumendo archiviata. Campomorone gli eventi. raT l’altro si sta approssimando il 15 Il ferito abitava nella frazione capoluogo ed eera i ‘cattolici’ aprile, festa di N. S. Addolorata,ona patr della socio della Filarmonica. ’accaduto,L dovuto forsedi Isoverde…” confraternita di Campomorone, e non è azzarda- alla gelosia di un teggiatorcor e della ragazza o, to prevedere per tale occasione l’insorgere di comunque, all’insofferenza di alcuni giovani del nuovi e più gravi disordini. paese che avevano voluto epunir la temeraria La situazione sta degenerando. incursione di un ‘foresto’ in quello che, pacifica- Gli attriti tra le due società siecciano intr in mente, ritenevano olor esclusivo ‘territorio di profondità nellaete r di tensioni cheendono r la caccia’, veniva benesto pr trasferito su un piano società locale sempre meno facilmente governa- collettivo, dando luogo a combinazioni comples- bile. È vero che i primi screzi risalgono al 1885, se. Gli abitanti del capoluogo – Campomorone – ma da allora erano stati superati di rado i limiti avevano un motivo in più per serbare rancore nei dell’invettiva e dell’insulto. Quest’anno è diverso. confronti di quelli di Isoverde; allo stesso tempo Già a febbraio, le consuete scaramucce avevano peggioravano i rapporti tra le due società e, in provocato nella vicina frazione di Isoverde alcuni particolare, tra i ‘liberali’ di Campomorone e i feriti tra i membri delle due società. E ancora ‘cattolici’ di Isoverde. pochi giorni prima era stata sfiorata la tragedia Nell’imminenza del nevale,Car prevedendo quando un giovane di Campomorone, Erminio dopo questo episodio un acuirsi deidini, disor il Parodi, era stato percosso a bastonate e tramor- Sindaco convocava separatamente i osifacinor tito mentre conversava con un’operaia del posto. delle due fazioni segnalatiglieali dai carabinieri.r Per parecchio tempo l’uomo era rimasto privo di Presso la sede municipale veniva così invitato, la sensi, tanto da essere creduto in fin di vita. Fu mattina dell’ultima domenica di febbraio,- Car subito aperta un’inchiesta da parte dei ealir cara- melo Bonomi detto ‘Giuda’, insieme a otto suoi binieri, i cui sforzi peraltro non approdarono ad accoliti di età compresa tra i 20 e i 35 anni. A tutti

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“…veniva era destinato un severo richiamo con l’invito ad di un divieto destinato a essere apertamente “…ma anche estesa dalla su tutto astenersi, per tutto quel periodo – e soprattutto ignorato. Nel pomeriggio della domenicaece- pr“sfrontatezza il territorio durante il martedì grasso – dalecarsi r a Isoverde. dente il martedì grasso, infatti, giungevano- a Isocon la quale comunale Lo stesso richiamo toccava, la domenica -succes verde alcuni uomini di Campomorone, maschera- si la formale intrattenevano diffida…” siva, a dodici giovani di Isoverde, tra i quali erano ti e muniti di strumenti musicali. Sul posto nel- frat in balli e due donne. tempo erano esenti,pr “in vena di far gazzarra”, conversazioni Tra i convocati di Isoverde troviamo simpatizzan- diversi gruppi di giovani ovenientipr dai vicinirumorose”…” ti e iscritti di entrambe le società (penso che- alcu comuni dell’altaal V Polcevera. Dopo alcuni atti ni siano simpatizzanti soloché per si sarebbero “di sprezzo alla eligione”,r compiuti da quelli di iscritti in capo a pochi anni). Non sappiamo quale Pontedecimo, la situazione eraecipitata pr mestiere svolgano quelli della monica;Filar gli improvvisamente: i motteggi avevano lasciato il altri sono garzoni di fabbri e mugnai,esidenti r posto a eccessi verbali e ae vere proprie scher- nella stessa frazione o nelle sue immediate- vici maglie di insulti. E bastò un cenno al trattamento nanze. Quanto al Bonomi e ai suoi compagni di toccato un mese prima minioa Er Parodi per Campomorone, si può pensare che appartenga- suscitare la zuffa. Per quanto abituati, soprattutto no al ‘partito’ della Filarmonica, non risultando il nel corso di quell’anno, ad assistere pressoché loro nome né in quell’anno né in quelli passati e ogni domenica a liti di campanile e di fazione e a successivi neiegistri r della S. O. C.. un’animazione del tutto ignota solo pochi anni Nel giustificato timore del precipitare degli even- prima, quelli di Isoverde reagirono energicamen- ti, veniva estesa su tutto ilritorio ter comunale la te. Il rancore accumulato verso i esti’‘for non formale diffida – rivolta naturalmente ai soli- adul dipendeva solo dal clima di confusione che- inge ti – a portare la maschera durante i festeggia- neravano in paese, ma anche dallaontatezza “sfr menti del carnevale. con la quale si intrattenevano in balli e conversa- Il provvedimento non erafatto af nuovo. Già nel zioni umorr ose” durante la funzione del vespro. passato era stato interdetto l’uso della maschera, Scatenatasi così la rissa neldo tar pomeriggio, in per non ostacolare il riconoscimento deiespon r - coincidenza con la messa, “accorsete pardella sabili di eventuali disordini; lo stesso ebbesar popolazione e mise in fuga gli scandalosi, come accaduto l’anno successivo. Si trattava comunque essi dicevano, con sassi e altrioiettili pr che capi-

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“…i tavano loro alle mani”. La confusioneminò ter Ora, fallita la mediazione, bisogna esperar “che “…la frazione responsabili ora è satura della Cattolica solo con l’allontanamento deiovocatori. pr qualche giorno non succedano dei guai” – così di operai vanificano con I rapporti tra Isoverde e il capoluogo divenivano dicendo, il Sindaco tradisce unacata mar sfiducia e di operaie il loro rifiuto sempre più deteriorati, al punto dae ammetfar - nella positiva evoluzione degli eventi.esta Non r giunte dalle il tentativo di vicine riconci- tere che “ora quelli di Isoverde non passano per infatti altra soluzione che adottare alcuni provve- regioni…” liazione…” Campomorone per paura di essere percossi dimenti al fine dievenir pr e e scoraggiare l’insor- come è accaduto a due che vi capitarono soli gere dei tafferugli. Innanzitutto dovrebbe essere senza saperne, e questi di Campomorone non rinforzato l’organico deieali r carabinieri di stanza possono metter piede a Isoverde”. nel Comune, per garantire un più costante ed efficiente servizio di pattugliamento, soprattutto Osterie nelle località ove sono state impiantate industrie. Fine febbraio. Non accennando azarsi smor la Soprattutto a Isoverde, dove con più evidenza rivalità tra le due società e temendone -un’ulte sono emerse le contraddizioni e le tensioni di riore recrudescenza, il Sindacoca cer una media- questo periodo. zione e propone a entrambe di fondersi, per Prevalentementeurale r sino a pochi anni prima, la costituirne una terza con una nuova denomina- frazione ora è satura di operai e di operaie giunte zione da decidere di comune accordo; ma il ten- dalle vicineegioni r per lavorare nelle tessiture tativo è destinato al fallimento.esistenze Le r locali e nello jutificio – il più grande in Italia – della maggiori provengono da parte cattolica, i cui ditta “ Andrea Costa & C. “. La popolazionee- pr membri più influenti –rà ver riferito dal Sindaco al sente è raddoppiata rispetto a dieci anni prima Questore – sono certamente disposti ad accetta- quando non superava gli ottocento abitanti. I re gli iscritti all’altro sodalizio, peraltro “senza nuovi opifici hanno sensibilmente modificato il mutare nome né statuto”. Se si dà ascolto- a que paesaggio; la frazione è stataecentemente r colle- sta testimonianza, esponsabilii r della Cattolica gata al capoluogo con una stradarabile; car sono vanificano con il olor rifiuto il tentativo di riconci- state costruite nuove abitazioni, quelle cadenti liazione e ustranofr la buona volontà delettivo dir sono state ristrutturate. Anche il suo tessuto della Filarmonica, disposto ae far confluire i pro- comunitario, al pari di quello di altrighi bor minori pri membri in un’unica società. situati lungo il corso delerde, V è alterato.

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“…nel cantiere Le attività che sinora vi si svolgevano si limitavano moltiplicatesi nel volgere di pochissimi anni, e, in delle Lavezze, […] alla piccola manifattura e a unaete dir frantoi da misura ancora maggiore, presso le abitazioni -pri lavorano gesso e molini da grano che non modificava in vate. Da questo punto di vista, i vantaggi per i fino a 460 profondità il tessuto sociale per più di un motivo: proprietari e per gli osti della valle sonota- cer operai…” – la manodopera (quella impiegata sia nelle- atti mente maggiori dei disagi chereca ar l’introdu- vità molitorie sia nelle estrattive) veniva- soddi zione di consuetudini e dialetti estranei, la- ‘scan sfatta dalla popolazione locale; dalosa’ condotta delle operaie, e i balli che- atti – le attività, strettamente condizionate daiegimi r rano ogni fine settimana una miriade di giovani. della piovosità, mantenevano una funzione- inte A partire dal 1886, grativa, non alternativa, a un’economia domesti- anno di apertura ca basata sul plurireddito. dello jutificio, osterie Nel solo jutificio lavorano cinquecento addetti, e locande vengono quasi tutti forestieri: oltre 300 sono donne; a aperte ovunque lungo il fondo valle. pochi chilometri, nel cantiere delle Lavezze, dove Nel 1888 risultano, si stanno terminando le opere per ealizzarr e i sull’intero territorio bacini che alimenteranno il principale acquedot- comunale, oltre cin- to genovese, lavorano fino a 460 operai, una quanta esercizi auto- parte dei quali trascorre i giorni festivi a Isoverde. rizzati allo spaccio di vini e liquori, la metà dei 1926 In questo clima di sovraffollamento non si molti- quali si trovano tra Campora, Isoverde e Gallane- Panorama plicano solo i oblemipr legati all’ordine pubblico. Pontasso to. Le osterie sono l’abitualeovo ritr degli operai Ed. L’afflusso di manodoperaoveniente pr da altre fuori dall’orario di lavoro, ma nei giorni festivi F. Roggerone regioni ender manifesta la scarsità degli alloggi, diventano – come si è visto –oce la cr dei esir - Commestibili, Sali e tabacchi il cui prezzo di locazione aumenta in misura- sen denti e deiesponsabili r dell’ordine pubblico.i Vsi sibile. Alcuni speculatori, tra questi i fratelli Rossi, consuma vino a bassoezzo, pr di nascosto si trasformano un edificio in ospizio per operaie. In spaccia quello ‘gessato’, si pratica il gioco- d’az attesa dei grandi dormitori che sarannoealizzati r zardo e si balla sino adi. tar Gli uomini dei comu- a partire dalla fine del secolo, centinaia di -lavora ni vicini che la domenica vengono “a far -conver trici vengono alloggiate nelle numerose locande, sazione” con le lavoratrici nelle osterieovano tr

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“…La risposta terreno fertile, specialmente in quella di Caterina “Coloro che sono designati come autori -princi“…Viene del Questore compilato ritarda. Bergaglio, dove spesso “si balla clandestinamen- pali dei disordini” vengono convocatiesso pr la un elenco Nel frattempo te anche fuori dal locale in campoto”. aper sede comunale, dove li attende una severadegli esercizi accadono Oltre a quelli autorizzati, aumentano glicizi eser ammonizione e la fidadif a partecipare o comun- soggetti altri a queste incidenti…” abusivi. que a fomentare nuovi episodi: qualora dovesse- restrizioni…” Visti i disordini avvenuti sin dagli inizi dell’anno, il ro riaccaderne verrebbero, tutti indistintamente, Sindaco sostiene che l’orario di spacci e osterie denunziati al etorPr e di Pontedecimo che ha deve comunque essere rivisto: per lo meno nelle competenza sulla valle. frazioni di Isoverde, Gallaneto e dintorni – a par- Il Sindaco prende in mano la situazione e, zain for tire dal ponte della filanda Sciaccaluga – dove dei poteri conferitigli dalla Legge Comunale, non si devono concedere protrazioni d’orario, da decreta in via provvisoria che

limitare, anzi, alle nove di sera almeno neini gior Fino a nuove disposizioni, glicizi eser in cui si smercia- festivi. “Cosi – conclude – con una pattuglia di no vino e liquori esistenti nelle località di Gallata,- Bes carabinieri che vigila finoper a Isoverde e le oste- sega, Rebora, Isoverde e Pian d’Iso a Gallaneto in questo Comune dovranno chiudersi neini festivigior rie chiuse, son d’avviso che poco a poco- si ver alle ore otto pomeridiane rebbe alla pacificazione”. La risposta del Questore ritarda. Nel frattempo Viene compilato un elenco deglicizi eser soggetti a accadono altri incidenti. Domenica 26 febbraio, queste estrizioni:r si tratta di 21 osterie, sette delle due giorni dopo la formale richiesta del Sindaco quali si trovano sulla strada per Isoverde, dieci – tra sulla riduzione dell’orario di turaaper dei pubblici cui quella di Caterina gaglioBer – nell’abitato di- Iso esercizi, sulla strada tra Campomorone e Isover- verde e le rimanenti quattro a Gallaneto. Sollecita- de, presso la località Gallata, un giovane viene to da questa iniziativa, coledìmer 7 marzo il Que- colpito da un sasso “lanciatogli ocontr da mano store emette l’atteso decreto nel quale, modifican- ignota”. Le ferite sono lievi: saranno giudicate do il provvedimento sindacale, viene stabilito che: guaribili in nove giorni; ma si teme che il fatto Gli esercizi pubblici posti nelle frazioni di deIsover e inneschi una nuova catena di violenze.co Il- mer Gallaneto di Campomorone debbono chiudersi alle ore 9 pomeridiane tutti i nigior festivi ed anche in ledì seguente viene adottato unovvedimento pr quelli immediatamenteecedenti, pr a partire dalla data che, si spera, possa smorzare i desideri di rivalsa. del presente decreto fino alla durata di mesie tr

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“…La Nella nota allegata, il Questore, pur esprimendo ne delle eresie e per l’esaltazione della s. eMadr “…tutte Confraternita le cariche esiste da quasiapprovazione per l’operato del Sindaco, aggiun- Chiesa”, e il suffragio per i defunti. Sonoevisti pr direttive cento anni ge di non convenire sul suggerimento evocadi r - inoltre, a beneficio di tutti gli iscritti, evidenti- vansiano state (1789)…” re la licenza di osteria allagaglio. Ber Una simile taggi materiali e spirituali: tra i primi, l’accompa- ricoperte dai più zelanti iniziativa potrebbe offrire il pretesto per nuovi gnamento funebre, la sepoltura a spese dellatra i cattolici disordini ed è perciò sconsigliabile. Confraternita e dieci messe difragio suf (per le del paese…” Dopo i congiuntiovvedimenti pr assunti dal- Sin consorelle le messe sono ridotte a cinque); tra gli daco e dal Questore, pare che la situazione altri, una stretta contabilità di indulgenze cumu- tenda a normalizzarsi, ma la pace èealtà in r solo labili parziali e plenarie riservate ai soli iscritti. assenza di incidenti, come in seguito dimostre- Ogni anno, in occasione della festaonale, patr ranno i disordini della festa di san Giuseppe. vengono eletti, “sotto laveglianza sor del parro- co”, tre superiori, incaricati di “vigilare pel buon La Confraternita dell’Addolorata andamento sì spirituale che materiale della- Con I dissapori insorti tra i membri delle due società fraternita”, due cancellieri, per amministrarne le operaie hanno compromesso anche l’unità della spese, e due massari, cui sonofidate af le que- confraternita di Nostra Signora dell’Addolorata, stue annue. I superiori, ai quali, col beneplacito al cui interno si egistranor i “dissensi che in -qual del parroco, compete la nomina di ocolor che che modo ripercuotono l’eco delle discordie ricopriranno le altre cariche, vengono scelti ogni delle musiche”. anno dall’assemblea dei consiglieri che, in- nume La Confraternita esiste da quasi cento anni ro di venti, sono eletti tra tutti gli iscritti maschi. (1789), a essa sono iscritti quasi tutti gli adulti di Su questo punto si innestano le frizioni fra le due ambo i sessiesidenti r nel capoluogo; il suo- rag società operaie. gio di influenza sul ritorioter coincide essappopr - Accade infatti che nel corso dell’ultimo decennio co con i confini della rparocchia di san Bernardo – ci troviamo nel 1888 – tutte le caricheettive dir di Campomorone. siano state ricoperte dai più zelanti tra i cattolici Tra i suoi scopi sono lafusione dif della devozio- del paese: gli stessi che hanno dato vita- e ani ne al s. Rosario, laeghiera pr costante “per la mato le conferenze di s. incenzoV De Paoli e la concordia dei principi cristiani, per la estirpazio- ‘San Giuseppe’.

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“…La mancataNell’imminenza delle elezioni del 1888 gli- equili La mancata elezione dei superiori accentua le“…Quelli elezione della dei superiori bri si presentano mutati. La maggioranza dei divisioni e i rancori. Quelli dellamonica Filar Filarmonica accentua consiglieri non vede di buon occhio la Cattolica; l’hanno presa come si può immaginare e ci l’hanno presa le divisioni per questa ragione c’è motivoeder di cre che i tre sono seri motivi per pensare che la consueta come si può e i rancori…” immaginare…” superiori saranno scelti al di fuori della sua- cer processione dei confratelli dell’Oratorio, che chia di iscritti. tutti gli anni in questa data si snoda per- Cam Di fronte a una simile eventualità,e ‘superiori’i tr pomorone, offrirà l’occasione di altri incidenti. uscenti hanno edutocr opportuno non dimettersi, Il Sindaco non intravede altra soluzione che come avrebbe invece evistopr la consuetaoce pr- proporre la sospensione dellaocessione; pr dura, nel timore di fare subentrare tre membri della intanto, nella sua vesteesponsabile di r dell’or- Filarmonica. Il rischio di porre tre ‘liberali’ alla guida dine pubblico, richiede ancora una volta che di un oratorio è tale da giustificare il tentativo di sia incrementato l’organico dei localieali r cara- impedire il egolarr e svolgimento dell’annuale- ele binieri e domanda un rinforzo per il 15 aprile di zione dei superiori. Il fatto è grave e nonece ha- pr almeno cinque o sei uomini. In vista di quanto denti nei cento anni di vita della Confraternita. potrebbe accadere, diviene genteur adottare Sul verbale di quest’anno è scritto laconicamen- tutte le misure utili a contenere la situazione te che “non si è potuto eleggere [i superiori] entro margini controllabili. Con questoopo pr- perché i confratelli sono trao lordiscordi per l’e- sito, il 21 marzo il Sindaco invita con unaco -cir lezione”. lare i “Signori Capi Fabbrica dei quattro princi- Per evitare il ripetersi di un simile frangente il pali stabilimenti esistenti nel Comune” –- si trat parroco, Luigi Ghiara, impone una sostanziale ta dello Jutificio Andrea Costa e dellee tr tessi- modifica ai Capitoli dell’Oratorio, grazie alla ture Samengo, Sciaccaluga e Figari & Botteri – quale la Confraternita verrà in seguito salda- a comunicargli, entro la fine del mese, le note mente confermata nelle mani dei cattolici più di “tutti gli operai ai quali somministrano- lavo affidabili e a lui graditi.iene V così stabilito che, ro”. Gli elenchi, il più possibile dettagliati, a partire dal 1889, i nuovi consiglieri vengano dovranno contenere la distinzione tra quelli che proposti da quelli dimissionari ed eletti dallo hanno famiglia e quelli che vivono soli o che stesso consiglio uscente. abitano in altro comune. In seguito, all’inizio di

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ogni mese, dovranno essere trasmessi gli L’adozione del ovvedimentopr viene caldamente“…Il decreto non verrà aggiornamenti con le variazioni degliganici or sollecitata, considerando che “se uscisse- in pubmai affisso nel frattempo avvenute. blico la musica novella qualche sassataebbe potr né reso Non è certo che questa richiesta sia stata- sod volare”. Comunque “non è poi escluso –va osserin altro modo pubblico: disfatta e tanto meno neimini ter previsti; l’uni- il Sindaco nella richiesta al Questore – che lanon ce ne sarà co “stato nominativo” completotamente cer Confraternita si decida volontariamente a nonbisogno…” pervenuto è quello dello Jutificio Costa. fare la processione ed in tal casor eivor che la S. L’azione preventiva adottata dal Sindaco, in V. mi lasciasse la facoltà di nonesentar pr e il vista della festa della Confraternita, inizia Decreto per non tarure nessuna suscettibilità”. comunque a odurpr re i suoi utti:fr pare infatti Si avvicina domenica 15: efettoil Pr accetta -l’i che “gli animi sembrino al momento meno stanza del Sindaco approvata dal Questore, e disposti a turbare la pubblica quiete”; cionono- l’11 aprile decreta che stante continua ad essere opportuno, per ovvi per considerazioni didine or pubblico è vietata lao- pr motivi di cautela, che sia etatadecr la sospen- cessione fuori Chiesa nel Comune di Campomorone nel giorno 15 corrente in occasione della festa di N. S. sione della processione all’esterno della chiesa: Addolorata è questa un’incombenza che compete all’auto- rità provinciale. Il decreto non verrà mai affisso né esor in altro modo pubblico: non ce ne sarà bisogno. Alla- vigi lia della festa si sparge la voce che laocessione pr non si farà, e tanto basta per acquietare, per il momento, gli animi. La domenica, sottove la- sor glianza deieali r carabinieri e del Sindaco,onto pr a notificare il divieto, la giornata passa tranquilla e la partecipazione – non potendosi svolgere la 1918 processione – è piuttosto limitata e non si- verifi Campomorone cano incidenti. Il giorno dopo il Sindaco può con Ponte ferroviario e soddisfazioneelazionar r e al Questore “che mag- panorama gior tranquillità non si potevae”. aver

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Santo acchinoT ed il primo assistente ile prior“…avevano il compito Società Operaia Domenico Bacigalupo. di istituire Dice il verbale di fondazione:’anno ”L 1905 in Iso- scuole Cattolica di Isoverde verde di Campomorone si è costituita una Società pubbliche nei paesi Operaia Cattolica sotto il titolo “S. Filippo Neri”rurali…” di Giovanni Repetti ed avente per fine il mutuo soccorso tra i soci. Le spese per la costruzione della Societàono fur sostenute dai sigg. Samuele Cosso, Attiliouz- Br “…della C’era una volta (ma adesso chissà dov’è…) una zo, G.B. Cosso, Emanuele Rebora, Giuseppe Società è Rossi, Pietro Marini, Giuseppe Castagneto. rimasta poca vecchia fotografia che ricordava che il 30 settem- cosa…” bre del 1906 a Isoverde veniva inaugurata la La Società, che esepr il nome dal Santo entifior- sede della Società Cattolica “S. Filippo Neri”. no della gioia e della gioventù, nei suoi primi Quella sede fu sino al Settembre del 1911 ove anni di vita ebbe come animatore entusiasta il oggi c’è il n. 56 in via Ennio Delmonte, che- allo sacerdote Gaetano Sessarego, allora Maestro ra si chiamava via Roma. Dal settembre del 1911 presso la locale scuolaurale r “Cataldi”, una la sede della Società Operaia Cattolica fu- trasfe benemerita istituzione sociale fondata dal frate rita nell’attuale piazza Nicolòuno, Br allora 34 di cappuccino padre Angelo Cataldi. via Provinciale, in un palazzo modernissimo Le Scuole Cataldi tesor come ente morale con sede costruito col volontariato dai Soci. presso la Curia civescovileAr di Genova avevano il Le notizie storiche che seguono sonozata -for compito di istituire scuole pubbliche nei paesiura- r mente frastagliate e discontinueché per dell’ar- li, là dove lo Stato non aveva ancoraovveduto pr ed chivio storico della Società è rimasta poca cosa e erano etter da Sacerdoti. In quelle scuole si -inse quel che raccontiamo di seguito lo abbiamo- rac gnava lingua italiana, contabilità e catechismo. colto un po’ dovunque, seguendo in modo- par Quando nacque la Società di Isoverde, in tutta ticolare le cronache di vecchi giornali come “La l’alta Valpolcevera era in atto quelocesso pr di del Popolo” e’operaio “L ligure”. industrializzazione iniziato vent’anni prima con la La S.O.C. “S. Filippo Neri” di Isoverde fu fonda- costruzione dei ponti nuovi a Pontedecimo e ta il 26 maggio 1905, il suo primoesidente Pr fu degli invasi idrici al Lavezze sopra Gallaneto, nel

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“…a quel pre-Appennino ligure-piemontese sotto lae- dir I cantieri di Lavezze e lo Iutificio Costa dide, Isover“…arrivavano tempo i giovanotti i sacchi e i zione degli ingegneriuno Br e Grillo. nei momenti di piena occupazione, raggiunsero e “bulli” attirati cordami La necessità di mano d’opera richiesta per quei superarono i quattrocento occupati ciascuno, moltidalle molte di iuta manufatti, ancora oggi maestosi, richiamò dalle dei quali soggiornavano sul posto. Fu quindiragazze, le venivano “voghere”, e usati regioni del nord-est dell’Italia, dal basso Piemonte, necessario provvedere alla costruzione delle prime stipavano le nel porto dal Pavese e dalla Romagna un numero considere- “Case operaie” i famosiPavien dove le ragazze osterie di Genova…” vole di operai cheebbe cr in modo enorme quan- “foreste” vivevano nel tempo oliber dal lavoro. locali…” do l’apertura dello Iutificio Costa a Isoverde, nel E sulla vecchia strada cheta por dalla chiesa par- 1884, richiese ancora mano d’opera femminile da rocchiale di Isoverde verso Cravasco sorse il impiegare nella filatura e nella tessitura della iuta. “Convitto”,etto r dalle Suore di N.S. della Neve, La iuta è una pianta erbacea dalla quale si ricava, che dava ospitalità alle ragazze non ancora in dopo la macerazione, la fibra tessile perui -costr grado di accudire a se stesse. re sacchi, tappeti e dami.cor E a quel tempo i Perché nello Iutificio Costa veniva praticato e sacchi e i cordami di iuta venivano usati nelto por sfruttato il lavoro minorile. di Genova per il trasporto e la conservazione Le cronache del tempo raccontano anche di fatti delle merci. avvenuti in quegli anni e che diedero del filo da Accanto allo Iutificio Costa di Isoverde operava a torcere alle pubbliche autorità. Dai paesi vicini, Gallaneto il cotonificio Samengo peroduzione la pr specie da Campomorone e Pontedecimo,riva ar- dei derivati del cotone ze,(gar tele, tende, ecc…). vano i giovanotti “bulli” attirati dalle molte- ragaz Dai dati anagrafici di quegli anni risulta che- quan ze, le “voghere”, e stipavano le osterie locali e do Isoverde (e quindi Gallaneto e Cravasco) era dopo abbondanti libagioni venivano alle mani ancora un paese contadino i suoi abitanti erano coi giovanotti locali. meno di seicento (592) e Gallaneto ne contava A Gallaneto c’era un’osteria dovee sipar prati- 346. Vent’anni dopo, nel 1901, a Isoverde gli abi- casse qualcosa di più che la mescita del vino per tanti erano 1064, Gallaneto 572 e a Cravasco 309. cui il Questore di Genova fu costretto ad interve- Il numero più alto di abitanti egistrsi r erà nel nire in modo drastico. 1911 con 1410 abitanti a Isoverde, 640 a Galla- In questo clima sociale ed umano, che “La- Ligu neto e 265 a Cravasco. ria”, un giornale cattolico del tempo, stigmatiz-

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zava ferocemente nacque la Società Operaia L’attività della Società Cattolica “S. Filippo Neri”,“…quando non si andava Cattolica “S. Filippo Neri”. sin dalla sua fondazione fu orientata verso- la fora lavorare Non fu l’unica associazione gera sore per rispon- mazione sociale e culturale dei suoi soci, -non tra non dere alle esigenze sociali del tempo; a Gallaneto lasciando ovviamente le attivitàeative: ricr si si percepiva il salario…” nacque un’associazione femminile di tendenza diede vita sin dall’ottobre del 1905 ad un corso anticlericale, formata in massima parte da ope- di “scuola serale” per i lavoratori e si aprì la raie provenienti dalla Romagna, intitolata -a Giu mescita di bevande che allora veniva chiamata ditta Tavani, un’eroina del Risorgimento uccisa “Osteria dei eti”.pr dalle truppe pontificie nel 1867. Ma l’attività principale fu il “mutuo soccorso”. Ogni socio pagava mensilmente una somma che variava di anno in anno ed in caso di- malat tia o assenza forzata dal lavoro (perché quando non si andava a lavorare non si percepiva il sala- rio) riceveva un contributo stabilito dal -Regola mento. E se il socio cessava die, viver oltre alle spese funerarie, la famiglia riceveva ancora un contributo. Nei primi anni di attività gli iscritti alla “Mutua” furono circa duecento che aumentarono sensibil- mente raggiungendo la punta massima nel 1911. Le vicende buone o tristi che sinar alterono col passare degli anni e che caratterizzarono anche la storia del nostro Paese non lasciarono senza un 1926 E a Isoverde le operaie dello Iutificio Costa, nel ricordo anche la vita della Società. Isoverde 1902, diedero vita al primo sciopero che si ricor- Nel 1928 l’alloraesidente Pr della Federazione di da quelle parti e che “La Liguria”egistrò r Operaia Cattolica Ligure doveva ricorrere al spiegando anche i motivi di quello oscontr sin- Prefetto di Genova perotestar pr e e denunciare dacale. un fatto gravissimo di costume civile, ma,- dolo

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“…Sono rosamente, non nuovo a quei tempi: il sig.- Pie Dal libro cassa della Società risulta che la prima“…L’attività rimaste cinemato- famose le tro Ferraris, Presidente della Società, era stato rappresentazione teatrale si ebbe l’8 eottobr grafica rievocazioni aggredito e percosso perché si era opposto a 1905, si introitarono in quell’occasionee 58,80,lir continuò della che la Società venisse fusa con un’altra Società delle quali elir 50 vennero inviate alle vittime del comunque Passione…” sino locale di Mutuo soccorso di evidente tendenza terremoto in Calabria. al 1960…” fascista. Le sacre rappresentazioni e gli spettacoli teatra- Contro tali soprusi che non cessarono negli anni li in genere, sempre con attori locali e dilettan- successivi, nel 1942 l’assemblea dei ovòsoci tr ti, tirarono avanti per molti anni ed ancora nel conveniente donare alla Chiesa parrocchiale i 1946, appena finita la guerra, si portò in scena locali sociali con la esplicita, successiva- garan Il piccolo alpinoe Giovannino senza cuore, due zia, nel 1946, da parte del Card. Siri, che quei commedie strappalacrime che commossero e locali sarebbero rimasti sempre di pieno godi- divertirono la gente. mento della Società fino a quando si fosse- man Nemmeno il cinematografo riuscì a spodestare tenuta fedele ai opripr statuti. Da allora la del tutto l’attività teatrale anche se, esempr dal società ha continuato la sua vitaretta sor dal- libro cassa della Società si rileva che nel 1912 l’entusiasmo dei suoi soci e negli inevitabili- ral ebbe luogo la prima rappresentazione cinema- lentamenti pare abbia voluto radunare le forze tografica nella nuova sede dell’alloraovin via- Pr per riprendere vigore con maggior lena. ciale n. 34. Fin dall’inizio l’attivitàeativa ricr e culturale della L’attività cinematografica continuò comunque Società si espresse nel teatro dialettale e nella sino al 1960, anche se in modo discontinuo, sotto rappresentazione della vita di Gesù chiamata l’egida del cinema “Radium” e cessò definitiva- Similitudine, ed anche in seguitiogrammi pr di mente con l’avvento di quelribile ter concorrente marionette. che è la televisione. Sono rimaste famose le rievocazioni della- Passio Vani furono i tentativi, seppur generosi, di ne, del Presepe, della vita della Madonna ed riprendere il cammino perché la nuova situazio- essendo l’unica attività culturale che si svolgeva ne economica soprattutto l’urbanesimo che nel paese quegli spettacoli incisero fortemente porta lontano da casa le nuove generazioni in sul costume e la vita sociale. cerca di servizi e di comodità che nei paesi sono

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“…l’antica quasi assenti hanno costretto ad una triste e APPENDICE:Isover de in una descrizione del 1799. “…Nei boschi sede sta castagnativi diventando dolorosa chiusura. si sotterra del “salone Ma l’antico seme, superato il gelo dell’indiffe- Risposta di Francesco Poggir oco),(par Francesco Campora e Paulofoliaccio e si parrocchiale” intramezzano renza, è tornato a germogliare e nel 1995 la Rebora (presidente e segretario della municipalità) al questionario …” picciole fosse, inviato dall’Instituto Nazionale, 4 aprile 1799 (conservata in: Archi- Federazione nominava un Commissario per acciò ricostruire, se possibile e su nuove basi, la- vec vio di Stato di Genova,Repubblica Ligure, busta 610). nell’estate, chia Società. piovendo, – Nome . Questa Parochia chiamata Isoverde, si chiamava prima Da allora la Società “S. Filippo Neri”nata è tor a restano Isorella. più inaffiate Isoverde in locali più modestiché per l’antica – Gli abitanti. Li abitanti sono ottocentonovantaquattro, e piutto- dall’acqua…” sede sta diventando “salonerocchiale” par e si sto accresciuti, attesi qualche novi allogi. propone di essere d’ora in poi scuola dima for- – Cave e terre colorate. Stà la Cava di marmo, chiamato il verde di zione cristiana e centro di animazione parroc- Polcevera con poca estensione ra,di terche tende alosso. r chiale. – Ter re saponacee e da calcina. Vi sono in quantità grandere, ter ossia pietre da Calcina e da Ghiesso. In tutto questo racconto non abbiamo mai- parla – Fiumi e torrenti. Stà qui la sua origine, ossia principio il fiume to di un personaggio, l’indimenticabile don detto la erVde, quale si è alzato, e dilatato dall’anno 1777 in Gerolamo Picasso, che fu per molti anni e a più appresso. riprese presidente e commissario della Società – Se si possono incanalare i fiumi. Non si può eseguire l’incannel- “S. Filippo Neri”. lamento, che con longhi moli, e ben materiale,ofitto ed il nonpr merita la spesa. Ma il ricordo dell’indimenticabilee “Pr Geumu” è – Estensione e qualità delritorio ter . Il sudettoer Tritorio è di qualità ben vivo nella gente chéper a Isoverde tante diverse, cioè del piùte, for del più leggiero, del più sassoso, e del cose parlano ancora di Lui, a quarant’anni dalla più umido; secco e sabbioso non tanto, e la massimate rende par sua morte. più al nero, che alosso r e con conveniente fondo ra.di ter – Agricoltura. La terra per seminare il grano si lavora ora con zappe ed ora con aratri. Con zappe quella delle bazzane e dei pizzelli, di formentone e cicoree e faggioli. Nei boschi castagnativi- si sot terra del foliaccio e si intramezzano picciole fosse, acciò- nell’e state, piovendo,estano r più inaffiate dall’acqua. Li alberi si- net tano ogni cinque anni. La vigna si mette a pasteni attesa- la situa zione, e lontananza dal Centro, è difficile introdurre coltivazione di maggior profitto.

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capr da 160 da 350 pecor “…Abbiamo

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e…”

e,

Lana – – – – V – Pr – –

Bestiame Comunaglie Piante spontanee r l’edifizij da Car Monti e boschi de, mà si hà poco vino, cioè cir bollir all’incir bazzane, castagne, faggioli, pizzelli, rape, navoni e cicor ser co ed anche in quantità, e della legna, che la massima par 60. Li faggioli, come i pizzelli si por por fosse una, da 100 manze e noi dette vacche, qualche bestie pochissimi olmi. cioè nudi. d’alberi a selva e par coper nuda si piantasser par cinque e sei for cioè migliara de cantara e tanta legna annua per la cottura communi a tutto il Comune. Danno fieno selvatico in quantità, necessaria rigor che poca ver da buona staggione e dall’estate più piovosa ò secca. Qual navoni e cicor poca fr e nel Comune r centr

ubbo, ne danno [?] 3 cir

endemmia odotti del ter ve per le for ticolari. Si r tantine. . Par e il mosto sinche sia pur o; e li faggioli saranno da r ti d’erba di pascolo ed anche a taglio, cioè fieno: altri ca 300 mine grano, for utta, diver . Abbiamo da 350 pecor te della lana di pecora si impiega in panni ad uso del . Si vendemia l’ultimi [gior . Le Comunaglie sono di grande estensione, mà dura e poche patate. L ea in conveniente quantità. Il tutto però dipende ender

esta poco più della semente. Castagne mine 140; ta, par naci da calcina. naci da calcina, oltr reno osa custodia. . I monti e li ter zi alberi di Mar o delli alberi a selva, mà oltr . Longo li riani vi allignano qualche one e . Li pr ebber te in coper te anche non poca ad ossa spolpate, ca l’una per l’altra. odotti sono grano, vino, for o più utili se in quella por gato e la necesità de bevitori richie mentone mine 200, bazane ca 50 mezzar ubbi 1000, i pizzelli da r one. Fieno cantara 2500. Rape, te da letto. Si vende lir r e, da 160 capr eni [sono] incolti; altri sono e ad altra quantità uso de tano fr ’incolto dà del fieno selvati ni di] settembr eschi per pr ole. e la spesa sar e non ve ne zione che è e si lascia ovista del mentone, ubbi 300 ee. Cioè e 10 al ebbe te

- - - -

– – – – Strade – Commer – Api – –

Disoccupati Acqua e molini La paga degli operai Manifattur derle. Un alveario darà [?] 4 cir Malattie del bestiame to, sale e pepe ed aglio, mà poco giova. e si cura con erba dragonaria; alla epidemia, acce sono soggette alla malattia communemente detta mal Dragone, vajole, e sono attachaticie non si sa come curarle. Le manze comer r gior a r te tratto; strada della Bocchetta è il massimo, molto coster il tor dall’or malattia detta mal di sangue, e si cura con emissione sangue o bombaccio. Non si sa che altr […]. Le donne tranno seta e per mancanza di questa filano lino Fer ferato a questi comuni. Qualche Fabbri Fer bar minor nestamente pr af del comer da r rano granaglie, ò da s. Pier D’Ar in meno quantità per e là da monti. Altra variazione non vi è, se che manca il fatto disimpiegate non ve ne sono, ed ogni uno pr enderlo car ri da taglio per la Giurisdizione e Centr dia, e dalla Lombar . Pochissime sono le api, per uotar naglieri si pagano s 30, minatori e fa legname 50. chio si coglie il miele, all’acqua bollente la cera, e con ucci e finezza di sopraddette fatur r cio. . Pessimo è lo stato delle strade, a risalva d’un convenien

echie; a tossa catar cio

e fer cio di Contadini, se buone sono le staggioni. Persone e . Si fanno anche in qualche quantità fer . Qualche veturali por . Le vetturali e suoi ser ri per ir r occaciarsi il vitto bisognevole al pr egiabile. . L ’acque ser rigar enni. . La mer . Le pecor dia al Centr e por r osa, e si cura con calde bevande; alle vano per qualche molino, edifici ca di nostra moneta. cede dipende dalla maggior zione del ter o si possa intr ena, ò da Novi, e vino dal Mon che impunamente r e le capr tano colli dal Centr vi sono ocupati a pr o. Qualche altri pochi pr e, mà è sempr o, par e sono soggette alla r eno, e sono ò più raj che fabbricano odur te delle due rivie oprio stato. e miserabile. Li re. ubate; sotto ri da taglio o alla Lom ocura d’o opor zione ebbe ocu e o

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“…La mer

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della prima guerra mondiale, ed ancora così mi “…Era un arnese a cono Infanzia chiamano i più vecchi amici. rovesciato, […] come una pera di Luigi Angelo Noli rovesciata, con scanalature Giochi di un tempo: laottola tr dall’autobiografia, manoscritto inedito tutt’intorno Credo che allora, cioè sino agli anni 30, fosse- per l’u avvolgervi nico nella vallata il lavoro artigianale che svolgeva un filo…” lo zio Boccardo Salvatore (1868-1936) cioè -fab “…la parte Comincia l’avventura bricante di ottoletr xiar( doe), giocattolo molto- dif più importante fuso fra i ragazzi anche di unata ceretà. Viveva in di questo Io che mi sottoscrivo alla fine di questa lunga- car scritto, rellata di ricordi, affastellati su alla belle meglio, quel di Langasco, alla villa Santi, situata poco è quella Luigi Angelo, ed inoltre Epifanio, perché venuto a dopo la chiesa, sulla mulattiera per i Frixioni. riguardante il periodo questo mondo nei giorni che precedono la Epifa- Teneva installato nel suo laboratorio un vetusto bellico…” nia, sono nato in Campomorone il 3 gennaio 1911. tornio a legno azionato a pedale, cioè funzionan- Sesto di sette figli, indine: or erT esina, Adelina, te a forza fisica, senza l’ausilio di giaener elettrica. Rosita, Silvio, Alice, il sottoscritto, Alessio. La trottola veniva odottapr in diverse dimensioni. Esistono tanti memoriali di persone tantiimpor – Era un arnese a conoovesciato, r come una pera V.I.P., come dicono gli americani – puòcene esser rovesciata, con scanalature tutt’intorno per avvol- anche uno di un povero diavolo, scritto in stile da gervi un filo, ottolatr che i ragazzi facevano egirar povero diavolo, modestamente destinato ad uso a forte velocità svolgendo conza for quel filo. La e consumo personale. “pera ovesciata”,r ricavata da legnoo, dur era E la parte più importante di questo scritto, è dotata, al posto del gambo, di unno perd’ac- quella riguardante il periodo bellico, per quel ciaio, “pernetto” sul quale girava l’aggeggio. tanto che ho potuto ricordare, a distanza di oltre Erano varie le maniere di lancio del giocattolo, un quarantennio. secondo la bravura del giocatore, di soppiatto, a Fui chiamato subito col secondo nome, Angelo, braccio alzato, oppure una forma mediana, e si mentre il babbo edettecr di onorarmi coll’appel- gareggiava sulla velocità e riuscita del lancio. Il larmi Giolitti,l’uomo politico enuostr neutralista laboratorio oducevapr altri ticoliar come manici

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“…C’erano per falci e altro, ma la ottolatr era il odottopr prin- ma sabaudo). Era un giocooibito, pr ma pratica- “…Il numero ottimi da indovinare giocatori cipale. Lo zio partiva poi con il suo campionario e to in ogni angolo nascosto. doveva essere in paese, e visitava i clienti in tutta Genova. gridato molti Morra un secondo giungevano prima anche Gioco del tamburello Gioco da osteria,oibito pr perché causa di baruf- che le mani da fuori…” Bel gioco, elegante, che richiedeva snellezza, fe, ma spesso giungeva sulla strada il tambureg- battessero pronti riflessi, colpo d’occhi o.sicur Gioco che giantese! se! due! quattro! se! se!. sul tavolo…” necessitava di ampio spazio e a Campomorone Consisteva nell’indovinare il numero esatto com- veniva praticato sulla piazza XX Settembre, plessivo delle dita di due mani tese e picchiate ribattezzata nel 29 piazza coni.Mar Una palla con forza sul tavolo da due giocatori. Si esigeva della dimensione cacir di una palla da biliardo, prontissima conta delle dita,chè per il gioco era molto consistente, veniva rimbalzata col- tambu svolto in maniera dinamica, e ciò dava adito a rello tra due giocatori appostati alleemità estr contestazioni. Il numero da indovinare doveva della piazza, e l’abilità consisteva nel none fallir essere gridato un secondo prima che le mani il colpo al giungere della palla dopo il lungo battessero sul tavolo. Se poi c’era di mezzo- qual volo. C’erano ottimi giocatori in paese, e molti che bicchiere di vino… giungevano anche da fuori. Poi cominciarono i divieti sull’uso del suolo pubblico, ed allora Carretti a quattro ruote addio bella… Si può dire che ogni ragazzo avesse oprio,il pr costruito in casa, di varie mefor e dimensioni. Scrollin Arrigo Bagiella ne aveva costruito uno a forma di Gioco proibito perché considerato d’azzardo. autoblindo, modello prima raguer mondiale. Si Consisteva nel lancio di un paio di monete, di trascinavano poi su per la Bocchetta e poi giù in solito di rame, dopo averleollate” “scr (e di qui gara nella discesa. La guida era nellozo sterante- il nomescr ollin) nei palmi congiunti delle mani. riore con due cordicelle alle estremità dell’assale Il gioco consisteva nell’indovinare la posizione nelle mani del guidatore. Il freno era azionato da che le monete avrebbero assunto cadendo a un pedale e agiva sulleuote r posteriori. Io l’ave- terra, se “testa” (testa dele) or “croce” (stem- vo costruito in società con Pino il Biondoigo, (V

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“…prima era G.) e uoter e assali di classeegati fr al mulino Piat- Bicicletta “…i enaiolir giocato anche estraevano sulla pubblica taluga dove il babbo di Pino era occupato come E “dulcis in fundo” la bicicletta, grande passionepietrame via e piazze, mugnaio. Così Pino miuì: istr “Io porto il desina- della mia vita sin da ragazzino, almeno finoe araena…” avanti che le re al babbo e tu aspetta che ti buttouote re assa- quando le auto non si sono impadronite in modo macchine si impadronissero li (già adocchiati inecedenza) pr giù nel rtorente, totale delle strade. Un salubre turismo per le vie di tutto lo e scappa col malloppo”. E così fu fatto, oil nostr di buona parte della Liguria, Piemonte e -Lom spazio…” carretto era uno dei migliori: materiali di prima bardia. E sono contento di essere arrivato in qualità. Dopo tanti anni possoe ladir verità, il tempo per vivere quel periodo. reato sarà di certo caduto in escrizione!pr […]

Aquiloni volanti Salvato dalle acque Si preparavano e si lanciavano dalco par della Il torrente era il nostro parco giochi, vi imparai Villa Sciaccaluga, attualeilla V Maria, ospiti del anche a nuotare Ma allora non si conosceva figlio del padrone Cesarinoo (scio Ninin), e vola- ancora il terribile significato della olapar “inqui- vano sin sopra l’abitato destando la curiosità dei namento”. Iler Vde era un giardino e gran parte compaesani che ne seguivano le evoluzioni. dell’economia del paese dipendeva da esso. Il corso delle acque era incanalato in chiuse per Bocce azionare i numerosi mulini della vallata,enaioli i r Quello che si è salvato è il vecchio nobilissimo estraevano pietrame ena,e ar materiale che veni- gioco delle bocce. Collafer difenza che prima era va trasportato con carri chiamatitr ombarelli, i giocato anche sulla pubblica via e piazze, avanti cestai avevano a mollo oi lorarbusti che veniva- che le macchine si impadronissero di tutto lo spa- no trasformati in cesti e coffe, destinate camalai - zio. Squadre di giocatori partivano da Campo- li del porto, per lo scarico delle navi di carbon morone e giungevano a Langasco giocando fossile, molti avevanoti, or che le piene autunna- lungo la strada, e giunti neendevano pr un bic- li portavano via, e che venivano ricostruiti a pri- chiere e anche due. Ma a metà strada,re aiRe, T mavera. La pescosità attirava i pescatori (anguille c’era anche l’osteria delMellu … a coffe dall’oscurità delle chiuse in galleria), le Questo sarebbe possibile oggi? donne vi lavavano i panni.

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“…Gli strilli L’acqua era pulita, noi bambini si beveva,eci- r dei miei compagni tando prima, per scaramanzia, la occafilastr attirarono Acqua corrente, la beve il serpente, la beve l’attenzione Iddio, la bevo anch’io. di una lavandaia…” Alla sera le rane intonavano dantiassor concerti e sciami di lucciole scintillavano nell’oscurità. Tutto finito: il torrente Verde è ridotto ad un riga- gnolo melmoso, ileto gr invaso dai rifiuti, la fauna sparita, nemmeno più ondinile r a primavera, solo i topi trionfano in tanto squallore. Il progres- so, se di progresso si può parlare, ha i suoi lati negativi. È finito quel piccolo mondo antico che noi vecchi ricordiamo con rimpianto. Autunno 1917, infuriava la primara guer mon- diale. Il torrente era in piena perecenti le r piog- soprastante, invece di intervenire, gridavano 1926 Molino e ge, e noi bambini si sfidava larente cor impe- Lasciëlo anâ, coscì o no va â guera. Pastificio tuosa coi calzoncini rimboccati. Ma io oposai- tr Poi mi spogliò, mi fece rimettere con forti patte Luigi Pittaluga po, e la corrente mi ghermì trascinandomi via nella schiena l’acqua ingoiata, non in quantità– Campomo- rone – Genova come un fuscello. sufficiente però per essere assunto alegno r dei Gli strilli dei miei compagni attirarono l’attenzio- cieli, mi avvolse in un camicione da carabiniere e ne di una lavandaia che poco distante a valle era mi portò a casa. intenta al suo lavoro, Annetta Parodi, dettaNet - E poi le solite grida, di manzoniana memoria, tun, perché era un donnone grande osso,e gr della mamma “Guai a te se rimetti piede nella fantesca della locale caserma dei Reali Carabi- gèa”. Ma dopo qualche nogior eravamo di nieri, la quale conontezza pr e sprezzo del peri- nuovo a mollo. colo, si spinse nell’acqua impetuosa, e riuscì ad E la Nettunmi chiamò da allorao mæ garzonin. Avevo sei anni. afferrarmi e trascinarmi all’asciutto, non ascoltan- do l’esortazione di due uomini che dalla strada

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per noi era bellissimo, fetto:per era il nostro albe- “…I più golosi tra noi Natale… tanti anni fa ro di Natale. guardavano RICORDI DI NONNA ROSA E NONNO LUIGI Difficile descrivere l’allegria del ritorno, con l’al- l’albero bero sulle spalle di nostro padre e tutti noi dietro con l’acquolina in bocca…” in fila indiana sul sentiero del bosco. di MariaAng ela Montaldo A casa, con l’aiuto della mamma, sistemavamo il nostro albero in un vaso di racottater e sui rami appendevamo maccheroni, fichi secchi, rtoroncini “…un alloro L’albero di Natale(ricor di di Rosa Curletto) fasciati di stagnola, mandariniofumati, pr qualche profumato, caramella (tutte cose moltoe airar miei tempi). un agrifoglio Qualche giorno prima di Natale, mio padre, che con tante di solito era molto severo e si occupava poco di I più golosi tra noi guardavano l’albero con l’ac- bacche osse,r noi bambini, ci chiamava a raccolta (eravamo in quolina in bocca, ma tutti dovevano aspettare un pungente ginepro…” sei, fratelli e sorelle) e diceva la frase che noi già che Natale fosse passato per poter egustar le da molto aspettavamo: deliziose decorazioni del nostro albero. – Oggi andremo nel bosco aender pr e l’albero di Natale. O setron (ricordi di Luigi Montaldo) E così ci incamminavamo, un po’ intimiditi da La Vigilia era il giorno più magico, pieno di -atte quell’uomo che era nostro padre e al quale ci sa e di mistero. In ogni casa, anche la più umile, rivolgevamo col “voi”. si preparava il esepe,pr molto semplice, con – Padre, dove ci portate a prendere l’albero? muschio raccolto nel bosco, statuine di gesso e – Ci cercherete un agrifoglio con tante palline? cielo di carta stellata. – Vedremo … La sera, la mamma ci mandava a letto, ma noi- bam Con passo sicuro, di chi sa dove andare, nostro bini eravamooppo tr eccitati, volevamoestar re sve- padre si dirigeva in un punto del bosco.- Final gli per assistere ai preparativi della festa. mente, all’improvviso, eccolo lì, come se ci- stes – Andate a dormire, se no Gesù Bambino non vi se aspettando: un alloro profumato, un agrifoglio porterà niente … con tante baccheosse, r un pungente ginepro: – Non ho sonno … qualunque fosse l’albero scelto per quell’anno, – Ancora un po’, mamma!

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“…Alla fine – Voglio vedere che fai i ravioli … ragazzini del paese: ognuno con ilsetr suoon in “…Nella notte, del pranzo, distesa noi bambini – Andate a letto, state zitti zitti e etesentir can- mano. Nasiossi r (allora faceva molto piùeddo fr nel mio lettino, recitavamo tare gli angioletti … di adesso e spesso c’era la neve), mani gelatesentivo e gli la poesia A malincuore ci avviavamo e, al calduccio, sotto grande allegria, correvamo a un prato in discesa: zoccoli di Natale dei cammelli imparata a le coperte, con gli occhi che ci pizzicavano dal lì le nostre arance diventavano un fantastico- gio che si scuola…” sonno, ci addormentavamo, cullati dal canto cattolo,otolando r giù per il declivio, in appassio- avvicinavano, degli angeli di Betlemme che, attraverso vie nate gare, fra grida di incitamento, di entusiasmopoi silenzio…” misteriose, giungeva fino a noi. e di rammarico. Il giorno dopo, all’alba, ci svegliavamo: Alla fine ognuno mangiava il setrsuoon un po’ NATALE! provato dal gioco, ma dal gusto ineguagliabile e Era arrivato, finalmente, dopo averlo tanto- aspet meraviglioso del Natale. tato. Ci aspettava un giorno veramente speciale! Accanto al esepepr umili doni erano per noi la I Re Magi(ricor di di Rosa Curletto) testimonianza del passaggio di Gesù Bambino,o I misteriosi Re cheovenivano pr dal lontano Bambin,qualche dolcetto, un giocattolino di Oriente arrivavano la notte della vigilia dell’Epi- legno eo Setron,l’arancia. Per noi, bambini di fania. quel tempo, essa aveva ofumoil pr del Natale. Stranamente, il olor lungo cammino verso la Poi arrivavano i parenti e l’ora del pranzo; ravioli grotta di Betlemme passavaoprio pr di lì, sulla al sugo di carne, tacchino, pandolce,utti fr secchi strada sterrata sotto casa mia. … Una vera delizia! Sul davanzale della finestraeparavo pr una man- Alla fine del pranzo, noi bambiniecitavamo r la ciata di fieno per i cammelli e un bicchiere di vino poesia di Natale imparata a scuola, dritti in piedi per Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. su una seggiolaossa r per l’emozione e l’imba- Nella notte, distesa nel mio lettino, sentivo- gli zoc razzo … ma qualche monetina e tanti applausi coli dei cammelli che si avvicinavano, poi silenzio: non mancavano mai. la carovana si era fermata per rifocillarsi … poi i Nel pomeriggio, lasciando i grandi alleo con lor- passi riprendevano e si perdevano lontano … versazioni accanto al calore della stufa, correva- Tornava il silenzio e io, un po’ intimorita, mi mo sulla piazza. Lì ciovavamo ritr con gli altri addormentavo.

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Il mattino dopo, appena sveglia, Ho lavorato spalancavo la finestra: spesso “nella iuta”: c’era la neve … sul davanzale il i ricordi di una vita fieno era spari- to e i bicchieri di PaolaAlpa erano vuoti. con le testimonianze di Giuliari Pore Giuseppe Ghiglione Correvo allora in cucina e Un memoriale da Isoverde (22 febbraio 1917) Senza data accanto alla stufaovavo tr i doni dei Re Magi:- dol Al Prefetto di Genova Panorama di cetti, caramelle, cioccolato, un po’ di carbone Gazzolo Mi pregio informare la S.V. Ill.ma che lo sciopero Escl. A.D, per non dimenticare marachelle e impertinenze, degli operai della ditta Iutificio Costa, iniziatosi in Campora e poi matite, penne, quaderni … e cose del questo Comune nel Mattino delno gior 16 corrente, genere! è stato Felicemente concordato il 19, come risulta Io pensavo: dalla unita copia di verbale,edatto r dal delegato La – Però quei Re Magi, gente pratica, possibile breve agitazione non ha dato luogo a notevoli- inci denti. Sono statirestati ar 5 operaie e un operaio.re T che mi egalinor sempre cose utili e mai -gio delle prime furono subito rilasciate; gli altri ottenne- cattoli? ro la libertà provvisoria e oggi stessoono fur riam- Ma non era delusione, era così, tanto eper … dir messi al lavoro. Il lavoro è statoegolar r mente ripreso E poi matite, penne e quaderni, mica erano i soli- il 20 corrente e fra le maestranze operaie ènata ritor completamente la calma. ti: erano iegali r dei Re Magi. E masticando- cara Con ogni ossequio.Il Sindaco melle correvo alla finestra per vedere se sulla neve, nella strada fosse rimasta la traccia di uno Gli operai ed operaie del Iutificio “Costa”. zoccolo, di un passo o la scia lasciata da -una slit Desiderosi di por fine all’attuale stato di sciopero: scio- pero che pur oppotr ritarda le forniture militari ed in ta venuta da lontano. modo forse indiretto si riperquote sulla tranquillità del paese formulano le loro modeste pretese. 1º Immediata scarcerazione delle persone detenute.

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“…persone, 2º Nessuna rappresaglia da parte della Direzione dello Giulia Porri racconta: “…Lefigge (le fatti e cose stabilimento cioè nessun licenziamento di persone che ragazze che quotidiane in qualche modo abbianoeso pr parte allo sciopero. – Ho lavorato nello iutificio dal 1911,o così er venivano a sono tornate 3º L’aumento del 40 per cento suirenti cor prezzi di piccina! Non potevano ancorami faril libretto lavorare da vive lavoro. di lavoro! Sono nata a Cigognola ovinciain pr sole da altre ed attuali…” 4º Che l’attuale concordato abbia la durata fin che regioni) dura l’eccessivo ezzopr dei viveri. di Pavia. La mia famiglia ed io siamo venutidor mivanoad nel 5º A tutela dei olor interessi i su detti operai ed -ope Isoverde perché qui si lavorava e noi eravamocamerone e raie riunitesi in assemblea nominano la seguente- com poveri. lavoravano missione dando agli stessi il mandato assoluto- di rap nella presentarli presso lo spett.le Iutificio Costa. Eravamo tanti in famiglia: 7elle sor ed un fra- fabbrica…” La commissione: Bernini Guglielmo, Corticelli Vit- tello, mamma e papà. Come noi tanti sono torio, Luigi Bresciani, Alpa Giobatta, Ghio Fiorinda, emigrati qui da oni,Br Stradella, Pavia,ena Ar Piana Caterina Po, Pontecurone, …. Nell’archivio storico comunale lo iutificio Costa di Le figge(le ragazze che venivano a lavorare da Isoverde è nominato il 19 febbraio 1917 in- occa sole da altre regioni) dormivano nel camerone sione di uno sciopero indetto dalle maestranze e lavoravano nella fabbrica. Poi è statoui -costr operaie. Ed è solo una delle molte tracce rimaste to il convitto. di una ealtàr così importante. Noi siamo stati la prima famiglia ade averin Ho chiesto alla signora Giuliari, Por oggi cente- affitto un appartamento nelPavian di Cravasco. naria, e al signor Giuseppe Ghiglione,o Beppi , di Tutti (tranne mia mamma) lavoravamo nello- iuti parlare di sé, di raccontare la propria vita all’in- ficio. Mio papà Pietro faceva anche il giardinie- terno dello iutificio. re per l’ingegner Solari, il capo della fabbrica. I loro racconti naturalmente non sono legati- sola Quando ho cominciato il lavoro alla filatura con mente all’ambiente di lavoro: persone, fatti e una macchina di 100 fusi c’erano tanti bambini cose quotidiane sononate tor vive ed attuali. che lavoravano con me; facevano dei salti per Mi è parso importante fissarle sulla tacar perché i stare dietro al lavoro! Erano di S. Martino di ricordi e le testimonianzeette dir sono sempre Paravanico, di Langasco, di Pietralavezzara. più scarse e al di là dei documenti scritti è stata Eravamo in 700 ca:cir infatti c’erano 700 la parola a riacquistare il suo valore e a traman- medaglie da staccare al mattino, dal meda- dare la storia della gente comune. gliere delle presenze.

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Ognuno di noi aveva un numero che stacca- venivano pesati da Maddalena, che segnava“…dovr i emmo va appena rivatoar e metteva in una scatola possedere un chili. Come si sentiva importante Maddalena pezzo dello di legno. per il suo lavoro!! iutificio, con Il portiere aveva il compito di controllare le Lavoravo 11 eor al giorno, con un’ora di pausatutto il lavoro presenze e segnava sul suoegistr r o le even- che abbiamo per mangiare. fatto!!…” tuali assenze (le medaglie non staccate). A scuola non sono più andata, mao iocon er- Per l’uscita e per l’entrata veniva suonato tenta di lavorare, ci volevamo tutti bene, Jutificio Costa, tre volte il corno, azionato dal vapore della andavo volentieri in fabbrica. le garde caldaia. Ho sempre lavorato alla filatura edo er diventata molto abile. Nello iutificio ho lavorato 40 anni. Dei miei anni passati ricordo tante cose belle, ma molte sono utte:br purtroppo ho visto due guerre! Mi ricordo i soldati tedeschi; erano dappertutto, anche nel convitto. Interviene sorridendo Beppi Ghiglione: – Giulia ed io, come altri che ora non ci sono più, dovremmo possedere un pezzo dello iutificio, con tutto il lavoro che abbiamo fatto!! Io sono nato nel 1914 e sono andato a- lavora re nello iutificio a 14 anni. Allora eravamo 600 persone tra uomini e donne. La manodopera Avevo una borsa di iuta allacciata in vita piena era per tre quarti femminile. di rocchetti e filavo. Quando ho iniziato a lavorare vi erano molti Il mio capo eraMar tin, ma era bravo! ragazzi della mia età che venivano impiegati, Poi mettevano occhettii r inscorbe di cuoio soprattutto per trasportare le “scorbe” riem- che altri bambini portavano sulle bilance e pite di iuta.

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“…Le balle Nel 1954, anno della chiusura, eravamo- inve va data una particolare torsione al filoegolata r “…I nostri venivano sacchi aperte e ce circa 400. dalla lavorante (come faceva Giulietta). venivano spaccate da Venivano tessutiotoli r di iuta e confezionati Con il filo venivano avvolte le spolette e-e si presportati operai sacchi. parava la trama per i telai veriopri e pr nei quali in tutto chiamati il mondo…” “rompi- si formava la tela. balle”…” La lavorazione della iuta Dai telai la iuta passava nelle calandre, speciali Arrivavano dall’India delleosse gr balle di iuta rulli pesanti che essavanopr la tela. grezza del peso di cacir 180 kg che inizialmente A questo punto il tessuto veniva confezionato in venivano trasportate dal porto a Isoverde con sacchi con speciali macchine dae cucir e questa carri a 3-4 cavalli ed in seguito con camion e era l’ultima parte della lavorazione. rimorchi. I nostri sacchi venivano esportati in tutto il Le balle venivano aperte e spaccate da operai mondo. Erano impiegati per contenere ali- chiamati “rompiballe” e passate inossi gr ullir menti (grano, farina, ecc.) ed anche inra, guer con grandi denti; i “bagnini” mettevano i vari riempiti di sabbia, per la uzionecostr delle mazzetti di iuta in un apposito bagno (che- con trincee. teneva soda caustica, olio di pesce, acqua) per Tutta la lavorazione avveniva in dueosse gr sale 2-3 giorni. di dimensioni pari a 60 x 90 metri. La iuta veniva poi passata in una macchina, il Durante la guerra, quando la iuta è venuta a bateur, lungo 12-15 metri, con moltiulli, rche la mancare, i sacchi venivano fatti di canapa e poi ammorbidiva e cheoduceva pr un grande nastro di carta. di materiale. Arrivavano infatti ossigr otolir di carta che veniva- Nelle garde questo nastro veniva ancora no messi in uno speciale bagno e quindi tessuti. assottigliato e lavorato passando anche nei I sacchi erano comunque abbastanzaesistenti. r terrasci. Per il pranzo avevamo un’ora divallo. inter Le Ai banchi si riduceva a 3-4 millimetri ed avvolto persone vicine a casa se ne andavano, gli altri in grandiotoli. r mangiavano lì vicino alla macchina dao. lavor Finalmente la iuta eraonta pr per la filatura:oto i r- Dopo mangiato ci si scaldava inno inver e si stava li venivano portati alle macchine per e:filar veni- al chiuso o uscivamo sui prati in estate.

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“…I diversi I diversi lavori dello iutificio li ho fatti tutti. lavori dello iutificio Ho fatto il muratore, ho controllato la lavorazione li ho fatti dei telai, (erano 4 per ciascuno), sono stato in tutti…” officina alla manutenzione, allagia for per il ferro, all’aggiustaggio. Poi sono diventato meccanico della sala dei telai. Nel 1939 sono state fatterivar are dall’Inghilterra delle nuove macchine pere filar che erano state costruite a Leeds. Mi ricordo molto bene gli operai meccanici- ingle si che sono venuti ad installarle e ad insegnarci ad usarle e a far manutenzione. Ho fato amicizia con alcuni di loro, mi ricordo soprattutto Jack, al quale mi ero affezionato. Se ne sono andati quando è scoppiata ra.la guer Io ho sempre lavorato 11 e,or anche se i turni 1939, Dopo la guerra ho chiesto notizie di Jack ad Jutificio erano di 10 (anche al sabato) ee 6la or domenica. Costa, le altri inglesi che erano venuti a montare altre Quando è stato necessario abbiamo lavorato nuove macchine e mi hanno detto che era vivo ed anche a Natale e al° dell’anno.1 macchine e i meccanici era diventato un dirigente della fabbrica in cui Nello stabilimento c’era molta polvere, tanto inglesi lavorava. rumore. Volevano farmi diventare capo di dueepar r ti, ma Il lavoro era molto duro, eravamo poveri, malve- io non ho voluto. Non sono capacee ail farcapo, stiti, con le scarpeotte r magari, ma c’era molta non mi piace comandare la gente. armonia tra di noi e solidarietà. Solo alcuni Nella fabbrica vi era necessità anche di falegna- “capi” erano malvisti. mi (erano ine tr o quattro), perché molte parti dei Lavoravamo e cantavamo tutti, da soli o in locali o delle macchine erano di legno: per- esem coro. pio le spolette che soventeompevano si r e dove- Allora alla gente piaceva molto cantare, ora non vano essere riparate o sostituite. sappiamo neppure più fischiare.

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“…Quella Mi ricordo i cori a due voci chefigge le di Langasco La manodopera femminile veniva alloggiata nel “…in nociva era quell’occasione invece la cantavano mentre scendevano a lavorare a piedi. camerone, poi negli annienta tr nel “convitto”, Isoverde polvere Io cantavo accompagnandomi con lara. chitar A che era un istitutoetto r da suore. diventava bianca volte arrivavo prima dell’orario di inizio del- lavo Vi erano 6 camerate (penso che potessero con- un grande prodotta mercato ed era dalla ro e mi dicevano le ragazze: “Beppi, canta un tenere 200 letti). occupato lavorazione po’!”. E io cantavo,o ermolto intonato. Le ragazze che ovenivanopr daleneto V lavorava- da una lunga della Era il nostro divertimento. no e poi erano controllate e dovevano sottostare fila di canapa…” merciai…” Io ho ancora due chitarre a casa e tanti canzonie- alle regole dell’Istituto delle suore. ri di vecchie canzoni. Nel tempo libero lavoravano nel giardino (a Le prime canzoni che ho cantato (avevo 16 anni) cucire o a ricamare) ed uscivano solo accompa- erano “Tango delleose” r e “Miniera”. gnate dalle suore per andare in chiesa, a messa Mi ha insegnatoCiomelin, il papà della Norma, o al vespro. che mi aveva spiegato gli accordi. Per alloggiare le famiglie vi eranopaviæn 3 : Ma tornando ai nostri canti sul lavoro, vorrei rac- quello di Cravasco, quello della Chiesa e quello contare ancora questo particolare. di Vittorio. iV abitavano famiglie intere, che C’erano dei ventilatori che giravano per escaldar pagavano un fittoaf modesto. ferro per la forgia e facevano unumor r e come il L’ingegner Solari ci mandava anche negli- appar corista del “la”. Spesso tutti cantavamo insieme, tamenti deipaviæn a dare il bianco, a fare le ripa- usando come base questo suono. razioni. Allora vivevano molte persone in poche Come dicevo c’era molta polvere, ma non mi stanze. sembra abbia dato a qualcunooblemi pr di salute. A chinzenn-aveniva distribuita al 15 e al 30 del Quella nociva era invece la polvere bianca pro- mese; in quell’occasione Isoverde diventava un dotta dalla lavorazione della canapa: molti la sera grande mercato ed era occupato da una lunga avevano anche un po’ di febbre. fila di merciai che si disponevano a vendere i loro In inverno si stava abbastanza bene, ma in estate articoli lungo la strada. faceva molto caldo: mi doricor che davamo il Inizialmente in fabbrica le macchine venivano colore bianco sui vetri alti delle finestre dello sta- fatte girare con l’elettricitàodotta pr da una turbi- bilimento perespinger r e il sole. na apposita situataesso pr una stazione per- l’e

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“…resterete lettricità che era a Gallaneto: vi erano due- gran che la iuta che girava sulle macchine pere filar“…Siamo ammirati andati alla vista di di piloni che sorreggevano i volanti e elativele r prendesse fuoco. Occorreva fare molta attenzio- anche tante macchinefuni meccaniche1. ne: le macchine giravano molto velocemente,in si corteo a in continuo Nel eparr to in filatura vi erano 3-4 motori che scaldavano per questo e scoppiavano piccoliCampomorone, esercizio…” mi hanno azionavano le macchine. incendi: bisognava essere pronti ad intervenire, anche fatto In estate invece, quando vi era siccità egia l’ener con l’acqua e gli estintori. una foto…” elettrica prodotta dalla stazione di Gallaneto non era sufficiente, venivano azionati dei motori a Lotte operaie nafta in particolare per il eparr to tessitura per il Abbiamo fatto molte lotte contro i licenziamenti, quale il consumo di energia era maggiore. soprattutto negli anni cinquanta. Nello iutificio avevamo una tubatura dell’acqua Siamo andati anche inteo cor a Campomorone, che proveniva da Gallaneto: succedeva spesso mi hanno anche fatto una foto. Abbiamo cercato di opporci, ma non abbiamo potuto fare molto. 1 cfr. “Gallaneto inal V Pocevera” – Don N. Schiappacasseipo -– T Vi era meno lavoro, ma soprattutto le nuove grafia Salesiana, San Pier enad’Ar – 1896. macchine avevano cambiato il sistema di- lavora Don Schiappacasse racconta: “Giunti ade, Isover tosto le vostre orecchie estanor colpite da un insolitoonzio r del quale, fatto pochi zione che richiedeva meno personale. passi, ben saprete darvi ragione quando, veduti i due grandi- pila I proprietari dello iutificio, il conte Costa ed i suoi stri sorreggenti i volanti e elativele r funi metalliche intenderete trat- tarsi della trasmissione telo-dinamica dellaza motrice for all’Jutificio figli, non li ho visti molte volte. Costa e Comp. in Isoverde; trasmissione andata in cizioeser nell’ot- Venivano raramente a visitare lo stabilimento. Li tobre del 1886. ho visti spesso quando andavamo neglifici uf Questa forza vien generata in quell’elegante edificio geche sor poco discosto sulla ridente collina di Gallaneto, edifiziota che il por centrali in iaV Roma per opporci ai licenziamenti. nome di Stazione Galvani eve ser pel trasporto della forza motrice I figli venivano qualche volta in estate eviper br per mezzo dell’elettricità inaugurata nelzo mardel 1890. periodi ed abitavano sopra ficigli ufdello iutificio. Se non vi riuscisse entrare in questa Stazione, essendo libera- l’en trata, esterr ete ammirati alla vista di tante macchine in continuo Il vero capo era l’ingegner Solari, che comandava esercizio, e, ancorchè siate profani alle scienze fisiche, in mezzo a tutto lo iutificio e valutava chi era meno bisognoso quel ombor assordante non potrete trattenervi dal prodigare un e poteva essere licenziato. Diceva: ”Questa- ope giusto encomio a quei grandi che si adoperarono con lo studio alla soluzione dell’importante problema della dinamica”. raia ha il marito che lavora, questa non ha figli….”

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“…I tedeschi Cercava di fare del suo meglio. non si sono mai accorti di Poi vi erano 2 capo sala e diversi capi: capo dei niente e non banchi, dei telai, della filatura, della tessitura (che hanno mai chiamavano “contromastri”). fatto perquisizioni. Eppure erano Nascondigli vicini!…” Tra il pavimento di legno e lara terdelle due sale vi erano 30-40 cm.; in questo spazio,- duran te l’occupazione tedesca, avevamo nascosto le armi. Anche sul tetto c’era uno spazio disponibile tra le perline di cui era ricoperto e le travi: anche qui nascondevamo bombe a mano e munizioni. L’ingegner Solari sapeva tutto ma faceva finta di niente. Le armi le portavamo tutte noi. I tedeschi non si sono mai accorti di niente e non Gliel’ho prestata io perché una volta mi èriva ar- Jutificio Costa, hanno mai fatto perquisizioni. Eppure erano vicini! to a casa e ha picchiato allata por di notte, verso la cucitura Nel ‘43-’44 vivevano nel convitto e nel piazzale l’una: che scompiglio! dei sacchi dello iutificio avevano posto le cucine. Mio fratello è scappato saltando dalrazzo, ter io di iuta Quante pallottole e bombe a manoo conTann- ho aperto perché ero in egolar (avevo i permessi a abbiamo preso ai tedeschi!!! perché lavoravo nello iutificio). O Tann-acomprava da loro anche coperte, scar- Ci ha detto: “Signore scusi tardi, chef………..chi- pe che poi mandava in su a quelli che erano tarra”. nascosti; ai partigiani insomma. (L’aveva mandato il comandanteenderla). a pr Alcuni soldati tedeschi erano un po’ più bravi, Allora gli ho detto: ienitela,“T me la porterai erano austriaci di Linz; due dio avevanolor uno quando te ne andrai… e così ha fatto. Mi sono dei genitori di origine italiana. preso uno spavento!” Uno di loro suonava anche la chitarra.

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Ecco e donne in generale Ricordo da Rosario che cö Cristo son a-a testa (Argentina, 1930) con a-i fianchi a pastorale inneggiando a quella festa.

di Mario Lanza Vegne e figgie de Maria Da Ricördando e tradisioin, Antica ip.T Casamara, presiedûe da Carmagnolla Genova 1931 tûtte son in monïaar e ammiræ da-a gran folla. Ciù parrocchie, tempi son, previo accordo han deciso In tegnûa de engr funsioin celebrâ ‘na gran funsion dell’Otojo i membri avanza religiösa proprio a Iso. tabarrin, cappe e galloin e-o cördon in gio a-a pansa. Queste ean, pe dï o veo Superiori, ean o Drago Isoverde con Cravasco con Samuèle di Bertë Prelezea, Gallaneo gh’ea Buracce, gh’ea o Mago con Larvego e con Langasco. che i seguivan ciù inderrë.

Se dà inizio a sta funsion Ecco o Cristo in’argentou con ‘na gran messa cantâ miae i Ciuin mai ben cöta por poi o vespro, a procescion con Piccon de stramûou cori e a banda ciù stimâ. cöadiövæ da-a bonn-a ta.scor

Son e trœ do puidisnâ A-o passâ de Autoritæ e-e campann-e in conclûxion vegne doppo o Bardacchin sêunnan, sbattan pe annunziâ tutti ben intensionæ che comènsa a ocescion.pr s’inzenöggian e fan l’inchin.

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Chi conven manifestâ Gh’ea Carutta con Cicchetti che pe-o caxo i mæ moventi gh’ea Marco e gh’ea Montan solo con de nominà Sacrestia co-i speggetti e e personn-e ciù esponenti. gh’ea Macco e Bambolan.

Tûtte quelle ben inteiso Ne-o passâ d’in “Nefraghæ” che mediante a soesenza pr sciorte fêua anche o Segou gran servizio aveivaneiso r ben câsòu ancon da so muæ per sta bella ricorrenza. tûtto unto e fannou.af

Gh’ea o Santo cö Bambin Gh’ea o Merlo cö Peccetti o Profeta cö Segnô o Gaiurna de San Steva gh’ea o Ciego cö Frattin tra i oxelli pûri e netti che pregavan in so onô. gh’ea l’agnello e o Cin da Pegua.

Gh’ea o Diao cö Malanno Gh’ea Corba cöambûo T gh’ea Scianca e epelunStr gh’ea o Bicca, o Maggettæ gh’ea Giûdda con l’inganno de Cachella, gh’ea o Drûo cö finxieiva divozion. Canfreschin, Cicci e sô puæ.

Gh’ea o Driotti e Davidon Gh’ea o Campöa cö ettaBer gh’ea o Zane da Canà da ‘na parte che amiavan o Carrûsa con Sanson tûtti dui co-a so pippetta gh’ea o Ciûra e Canevâ. beatamente se-a fûmavan.

Gh’ea o Rùscio cö tanFar Gh’ea Vico con Berfico gh’ea o Mon cö Peican gh’ea o Chelle con Barbixi e Belelli cö Caiman gh’ea o Piccio cö Savico gh’ea o Zûcca e o rian.Bar e-o Scaggetta o l’ea cö Lixi.

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Gh’ea o Barba e Giacomello Gh’ea Bregnia cö Brugnun Barbastea cö Lensë o Castagna, o Patanin gh’ea Pustru cö Boscello gh’ea o Puisci e o Muiun gh’ea Checcho di Strassë. gh’ea o Melo cö Melin.

Gh’ea o Gianco, gh’ea Omo Gh’ea Bari cö Polentun gh’ea o Pirro cö Gaggë o Ganasce cö Ponelli gh’ea o Parpon, gh’ea o Momo gh’ea Melici con Caiun gh’ea Checchi di Bertë. e Cornin di Giacomelli.

Gh’ea o Furia cö Noxeo Gh’ea Tù e Menegasci e Bûsalla o beccamorto Rascciatoe cö Gragnêua gh’ea Giobbe, gh’eaumbeo T gh’ea o Lungo con Spellasci gh’ea o Pio cö Naso storto. gh’ea o Bambo e gh’ea o Rêua.

Gh’ea o Pippi cö Ricchin Gh’ea o Baiscia eestecû T Mea, Tabba con Amato gh’ea o Sericcia e Lazzarun gh’ea Nelli cö Gianchin gh’ea o Bûzu cö Berû gh’ea Prelaia e gh’ea o Sciato. gh’ea o Scciêuppa con Gialun.

Gh’ea Ferinna cö Scianchin Anche Tilio de Pulaggio o Baiucca, o Braghetun ne-a presente ricorrenza Casemutte cöexin V o rendeiva o so omaggio Gabrielle e o sciô Carbon. co-a preziösa so presenza.

Gh’ea o Cûa con Caitæ All’artûa do Lanternin e Bastia con Bönegia sè osservou che oltre o torrente gh’ea Caruggi con Giuræ gh’ea o Pinio e o Meneghin gh’ea o Giâ e Boccadevëgia. che finzeivan de no dä amente.

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Tra i presenti d’in sciö Cian Gh’ea ’aspou,L gh’ea Baggio gh’ea o Secco, gh’ea o Cin ghe mancava o Coccodrillo gh’ea o ognoT cö Gioan gh’ea o Pëgua cö sunaggio gh’ea a Maccia, gh’ea o Pin. gh’ea o Ratto e gh’ea o Grillo.

E o Gnocco o l’ea deonte fr Gh’ea o Dui, oreî, T Quattro co-a sò pansa corpolenta tutti nûmeri piccin e ûn pô primma d’in sciö ponte gh’ea o Neuve e quarche atro o vantava a so pulenta. gh’ea Trenta cö rTentin.

Gh’ea Zane cö Piccin Gh’ea Len e gh’ea Ban gh’ea aggiainT e gh’ea o Fiæ gh’ea Lan e gh’ea o Din gh’ea Ruscirde cö Secchin gh’ea Nin e gh’eaan T gh’ea o Ninno cöelæ. Fr Campanetta e Ciampanin.

Gh’ea o Scindico e o Nanin Gh’ea o Camua con Muscin grave ûn, l’ätro avvilio o Pighêuggio cö Bagun segue o primmo o so cammin gh’ea a Gnägnon cö Camuin l’ätro invece o l’è inetio. r e o Fremigua cö Burbun.

Gh’ea o ou,T gh’ea oacca, V Gh’ea Lamaccin e Ciandomei gh’ea o Becco, gh’ea Laeo, o Cichiera con Scavisso d’in derrè vegniva o Lappa gh’ea Ciochetti cö Norei Paggialunga, Nanni e Neo. gh’ea o Guærso cö sciô Risso.

Gh’ea l’Urpe de Bovan Gh’ea Laverta cö Ciotun Gattomasccio con Melin Berto d’Osci e gh’ea o Giamba de foresti gh’ea Strakan gh’ea Matto e Martellun de Bazûro gh’ea o Fuin. gh’ea o Giaxo e gh’ea o Gamba.

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Gh’ea Rianna cö Ciûsa Gh’ea Geo e Capellun gh’ea e untulunBr gh’ea Mimu con Giacullu gh’ea Caramba e gh’ea o Mûsa e de Berche gh’ea o evonPr gh’ea o Nenna cö Scarpun. bellu pin, comme ûn cucullu.

Gh’ea o Luffo con Sciamprin Gh’ea Corba con onFar gh’ea Mûsso e Battistello gh’ea o Straggia, o Mandillâ gh’ea o Pitti con o Franscin gh’ea o Biga cö Lazon gh’ea Cimento e gh’ea Ginello. e Selerza con Paulâ.

Gh’ea Giûbecco cö Cillin Gh’ea o Cuppe, gh’ea o Loccia gh’ea o Rolla e Sciaccanuxe e Canobi con Bacciun gh’ea o Boccia o Reghûxin gh’ea o Ciaucia, gh’ea o Boccia gh’ea o Neigro e gh’ea o Foxe. gh’ea o Chûcco e Giubilun.

Gh’ea o Dûo e o Pinacche Gh’ea o Bûsche di Michë gh’ea o Povou cö Ranghin o Sampetta, o Carmagnin gh’ea Pinolla de Baracche o Moretto, o Bariscë gh’ea o appeT e o Ciarbettin. e Carutta con Chelin.

Gh’ea o Fëugo, gh’ea o Xippo Gh’ea o Lelua cö Bambin gh’ea o Gingio de Cortin gh’ea Fügaina, o Cabanë gh’ea Faolo cö Picitto o Tasciæa con Badin e o Frefuggia con Sciacchin. e o Descaso de derë.

Gh’ea o Brûgo cö Schenun Gh’ea o Sodo con Magnan l’Arabio cö Peschëa Barbacuaddra conescin Br o Guaron e o Martellun gh’ea o Matto con Celan e diversci ean de Nëa. gh’ea Nino e o Basanin.

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Gh’ea o Rue con Bissacca Gh’ea a Grossa, gh’ea a Nena gh’ea Gitti con esëaBr Serafinn-a do Piccin gh’ea Crispi, gh’ea o Sciacca de Burdë gh’ea a Manena e o Maxitto con Merëa. a Badessa e aexinin. T

Gh’ea o Cûna con Bricchin Gh’ea Lolli a Meneghinn-a e Carpiasca con Fûgun gh’ea a Bea co-a Ciatûnn-a gh’ea Braino e Fardolin a Giulecca, a Françeschinn-a gh’ea o Pûa e o Mascarun. Cicca d’Eoggio, a Martellunn-a.

Gh’ea o Fatto con Peixun Gh’ea a Giagia co-a Bedin gh’ea o Sene e Gambalesta a Bazûra co-a Giurginn-a gh’ea o Xelle e gh’ea Giun a Balûe e Cristinin anche lö vegnûi a-a fésta. a Tarlûcca e Giacuminn-a.

Gh’ea o Canna, gh’ea o Të Gh’ea a Merla co-a Samuæla o Ravatto, o exetinFr gh’ea a Gheoga co-a Dinin gh’ea o Ciolla o Barcadë gh’ea a Giappa, a Giacomæla e Scimilo con Futin. a Segnûa e Giuanettin.

Françeschin de Fontann-a Gh’ea a Pippi co-a Peguinn-a e Caban de Scamûssin gh’ea ainoT e Camalin gh’ea Censo de Natann-a a Canetto co-a Servùnna deleghæ de San Martin. gh’ea a Detta co-a Donin.

Chi co-i ommi terminiëmo Gh’ea a Nella co-a Donnun pe occupase ûn pô de donne a Scagaggia co-a a Strachinn-a anche queste e nominiëmo a Chitära, a Giûdittun cö so proprio e vero nomme. a Cumâ e a Buraccinn-a.

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Gh’ea Ginu e Maia-Maia APPENDICE: Nota Giovannidi Repettia Ricor do da Rosario “…il cuore restava legato gh’ea Ciumbi con Finë a queste pietre mi ë seguiva, a l’ea a Giamaia La povera gente ha sempre avuto due amori: iloprio pr paese ed il e a queste case ed i visi a tant’ätre da derë. pezzo di pane. Ed il pezzo di pane ha esempr significato lavoro, fati- della gente del ca, sacrificio. proprio paese Gh’ea Crispa co-a Bambinn-a Capita nella vita che per il lavoro si debba andare lontano da casa lontano, a Cagnalla co-a Burbunn-a e lasciare quella terra, quelle quattro mura e quel campanile che apparivano gh’ea a Pina co-a Purinn-a sono un piccolo mondo nel quale si vive felici. nei sogni…” E allora si diventa tristiomantici e r perché anche il cuore vuole la gh’ea a Magra e a Giûbilunn-a. sua parte. Queste cose ci vengono suggerite da ettoun libr che per caso ci Gh’ea a Buggin co-aaccun T capita tra le mani, stampato coi tipi d’altri tempi, in dialetto- geno a Freguggia a Patatinn-a vese come si parla nell’altavalpolcevera. gh’ea l’Urpe co-a Budun L’ha scritto un emigrante negli annienta tr a Rosario di Santa Fè, nella gh’ea Brigua e a Meneghinn-a. Repubblica Argentina. Erano molti a quei tempio color che erano attratti dalle “Americhe”, dove si diceva che si guadagnasse bene. Si faceva fagotto e ci si imbarcava verso una ipoteticatuna. for Gh’ea a Biccia co-a Paolëa Si andava per diventare ricchi ma il cuore restava legato a queste e tant’ätre de Cravasco pietre e a queste case ed i visi della genteoprio del pr paese lonta- ätre ancon de elezeaPr no, apparivano nei sogni a compensare la tristezza della lontananza. e due o træ, ean de Langasco. Mario Lanza, un emigrante di Gallaneto, dal suo esilio laggiù sul Rio della Plata, sogna di essere ancora a casa e immagina una lunga processione di gente dal volto quotidiano e chiama ciascuno col Ghe ne saiva tanti ancon nomignolo di paese chéper nei paesi non ci si conosce per come ci personaggi da elencâ hanno scritto all’anagrafe ma per quel soprannome che, com’è in ma o racconto in cönclûxion uso, ci è stato fibbiato…af ö finieiva pe stancâ. All’inizio del secolo scorso quando non era ancorafuso ildif cine- matografo nelle sale dellerocchie, Par si usava efar la “Similitudine”, Ghe daiëmo quindi ûn taggio spettacoli teatrali che raccontavano episodi della Bibbia. Gli attori delle “Similitudini” erano dilettanti locali sceltiché per proclamandolo finio assomigliavano in qualche modo alla iconografia tradizionale dando ûn grazie quale omaggio con la quale ci onofur sempre presentati i volti di Cristo, della a-i lettöi che m’han seguio. Madonna e dei Santi. Rosario, dicembre 1930 90 91

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“…il nostro E chi faceva anche una sola volta tela pardel Cristo nella “Passio- menestrello ne” si chiamò per sempre o Segnôe i suoi figli i figlido Segnô. cita molte Il libretto parla di unaocessione, pr certamente immaginaria, che le signore in Parrocchie di Cravasco, Gallaneto, Langasco, Pietralavezzara,- Lar processione vego concordano di svolgere a Isoverde. col loro nome di battesimo, Alle tre del pomeriggio, dunque, questaocessione pr parte con la anche se i banda in testa mentre le campane “sbattono” a distesa. nomiaggi non In prima fila ci sono le donne condotte dai Massari dell’Oratorio che mancano…” segnano il passo coi “pastorali”, specie di vincastrimontati sor dalla statua di S. Andrea l’uno e S. Pietro l’altro. Seguono le “Figlie di Maria” che allora erano le ragazze da marito riunite in una- Associa zione presieduta dallaCar magnollache al dire degli anziani dove- va essere veramente una bella donna. Avanzano poi i confratelli dell’Oratorio coi Superiori che- in quel l’anno eranoo Dragoe Samuelle de Bertè. Poi il “Cristo”, uno di quei maestosi ocifissiCr processionali che ancora usano nella nostra Liguria, ed infine le Autorità ed il Baldacchino al passaggio del 1913 – Isoverde – Panorama. Ediz. Mariaodi, Par Isoverde quale la gente si inginocchia e fa l’inchino. Qui il nostro poeta si ferma un attimo e ecisapr che il motivo E invece no, perché rileggendo quei versi un po’ naif ma tanto veri della sua poesia è solo quello di nominare le persone più emi- la commozione ci fa unutto br scherzo… nenti che con la olor presenza hanno decorato la manifestazio- E per finire, augurandoci di none dircose inesatte, Mario Lanza, ne religiosa. autore della poesia, ovenivapr dalla famigliado Diaodi Gallaneto. E inizia la filastrocca delle personalità che vengono chiamate col loro soprannome:o Santo, o Bambin, o Profeta, o Segnô… e anco- ra: o Diao, o Malanno, o Scianca, Strepello, Giuddache (anche qui!) con l’inganno finge devozione. L’ultima parte del lungo cammino poetico èvata riser alle donne e qui emerge un pizzico di cavalleriaché per il nostro menestrello cita molte signore in processione col loro nome di battesimo, anche se i nomiagginon mancano:a Nena, Serafinn-ado Piccin, Texinin, Meneghinn-a, ma anche:a Badessa, Ciatonn-a, Giolecca, Cicca d’eoggio, Martellonn-a. E conclude: ce ne ebbersar o ancora tanti personaggi da elencare ma il racconto finirebbe per stancare.

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zava i punteggi più alti aveva diritto a mangiare “…si faceva la somma e si La partita la torta di riso pagata dai dentiper presso la trat- contava toria dai Benèiti. Il numero dei vincenti corri- iniziando di San Gottardo spondevano alla metà dei giocatori ed era,- quin dal più giovane di, uguale a quello deidenti. per o dal più di Giustina Rebora Chi era incaricato di lanciare il pallino aveva un vecchio…” con la testimonianza di Angelo AngiouNoli, di Forchetti ruolo determinante; infatti, chi riusciva a lanciare la boccia lontano aveva l’interesse ad allontanare Prima dell’ultima guerra, il 4 maggio (nel giorno il pallino il più possibile, per sfavorire i concor- di san Gottardo), a Langasco si giocava una- par renti in difficoltà sui tiri lunghi. tita a bocce davvero particolare. Il gioco inizia- Per la prima mano, il lancio del pallino veniva va in località San Gottardo e proseguiva, di deciso in due modi. mano in mano, lungo la strada, fino a raggiun- – Per sorteggio: con la “conta” (simava for un gere Pietralavezzara2. La sfida consisteva nel cerchio; tuttibuttavano le dita di una mano, si bocciare il pallino; vinceva la mano chi lo- colpi faceva la somma e si contava iniziando dal più va direttamente o, con la bocciata, rivavagli ar giovane o dal più vecchio secondo come era più vicino. Poi, al mineter di ogni mano, il palli- stato stabilito inecedenza) pr o con la “busca” no veniva rilanciato a tirpare dal punto dove si (uno spettatore nascondeva una piccola trovava. pagliuzza fra le dita delle mani; ciascun- gioca Per ogni mano veniva calcolato un punteggio tore indicava un dito e il lancio toccava- al gio deciso prima dell’inizio dellatita: par 10 punti per catore che indovinava il dito che nascondeva chi colpiva il pallino; 8 per la bocciata più vicina. la pagliuzza); Al termine del “viaggio”, veniva fatta la somma – Per eliminazione: i giocatorimavano for delle dei punti guadagnati a ogni mano, e chi- totaliz coppie e gareggiavano alla “morra”, o a “pari e dispari”. I vincenti sifr ontavanoaf nuova- mente e, così, ocedevanopr fino adrivar are 2 Il gioco delle bocce, inma for itinerante, si svolgeva anche ein altr all’unico vincitore, al quale spettava il lancio frazioni, per esempio fra Santo Stefanovego di Lar e San Martino di Paravanico. del pallino.

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Lagolocchio di Maria GraziaVer ardo con le testimonianze di Giuseppina e Mariaodi Par

È un piccolo borgo alla periferia di Campomoro- “…Il Torrente Verde era un ne, sulla provinciale per Isoverde; sono pochegrande parco case alcune delle quali costruite sulle fondamen- dove l’utile e il ta di un’antica fabbrica di rame, nella secondadilettevole scandivano i metà dell’800, per gli operai tessili. Lì vicino tempic’è della anche una cappelletta, costruita nello stesso giornata…” Senza data periodo, dedicata alla Madonna del Rosario, Langasco – Chiesa rparocchiale e il palazzo delle scuole. Ed. Pittaluga M. dove tutti i giorni del mese di maggio, fin da quando è stata costruita, ci siecita r il Rosario. E ora il nome di alcuni giocatori:Nando do Gillo, Oggi gli abitanti sono pochi e vivono il disagio di Giulli do Branda, Mario do rastaT , Mario do un traffico eccessivo e incontrollato. Celle, Luigi de Prian, Angiou di Forchetti, Bac- Se si ascolta il racconto di qualche anziano che cion, I doi frae de Biscette, Becco do Ciantin, qui ha vissuto la sua infanzia nei primi decenni Tolli do Mattoe tanti altri. del 1900 si può ricostruire uno spaccato di vita così diverso dall’attuale da sembrare fantastico. C’era gente dovunque e soprattutto i bambini e i ragazzi invadevano ogni spazio.or renteIl T Verde era un grande copar dove l’utile e il dilet- tevole scandivano i tempi dellanata. gior Prime erano sempre le massaie che già al mattinoe- pr

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“…D’inverno i sto facevano il bucato inginocchiate bannelle- L’altro parco del rione era la strada; i bambini“…oltre al laghetti solitogòttìn, ghiacciati chettedi legno sistemate ai dibor dell’acqua, poi giocavano anche qui, qui si incontravano sigli potevano diventavano arrivavano gli operai che estraevano la sabbia, la adulti, chiacchieravano, qualche volta si riposava- gustare ottimi piste di … setacciavano, la trasportavano a spalle inosse gr no seduti sui gradini di pietra delle case. piatti di pattinaggio…” menestron, coffesulla strada passando sugliscalandr oin, pic- In determinate ore del giorno, il suono dellaena sir piccagge, cole passerelle di legno. della fabbrica per la filatura del cotone, situata sullataggæn Più tardi era il turno dei ragazzi, i veri padroni del riva opposta del rtorente, annunciava il cambio deial pesto…” rione, a otte,fr umorr osi. turni e poco dopo avveniva il passaggio delle- ope Nella stagione estiva sifavano tuf nei due laghet- raie che invadevanoumor r osamente tutta la strada. ti abbastanza ofondi;pr uno è un laghetto -natu Arrivavano anche i ricar trainati da ossigr cavalli rale inserito in un’ansa del fiume,o l’altrsi è for- (secondo il peso che trasportavano, il numero mato con la costruzione del molo Pausettindi , dei cavalli variava da uno a quattro); costituiva- che forniva l’acqua al mulino sovrastante3. no l’unico mezzo di trasporto delle merci. Erano Le bambine si divertivano a costruire le casette guidati daicar rattê, personaggi caratteristici sovrapponendo i sassi fino a raggiungere una che si facevano notare per l’atteggiamento -alle notevole altezza, delimitavano i vani, inventava- gro e un po’ esibizionista. no mobili e utensili. Si dice che la olor abitudine di marsifer presso D’inverno i laghetti ghiacciati diventavano piste tutte le osterie avesse contagiato anche i cavalli di … pattinaggio, dove i ragazzi scivolavano- uti che non avevano più bisogno di alcun comando lizzando lebanchette del bucato. per effettuare le varie soste. E ai cavallietti dir Nelle acque del fiume vivevano molti pesci: verso Isoverde si davano ossigr pezzi di pane barbi, alborelle, cavedani,ote, tr tinche, carpe e inzuppati di vino perché riprendessero vigore. anguille; bisce d’acqua e rane. A completare il I carrattési fermavano anche in Lagolocchio- per quadro non mancavano oche e anatre. ché c’era l’osteriaNazio di ePipinn-a, un ambien- te accogliente e pulito dove,e oltral solitogòttìn , si potevano gustare ottimi piatti dimenestr on, 3 I moli sono numerosi lungo il corso delr entetor e servivano per piccagge, taggænal pesto o al sugo di ne,car alimentare le ogger che trasportavano l’acqua alle piccole industrie della vallata. frittate di verdura, arrosti.

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“…intorno C’era un banco di legno e, in bella mostra, con cui i giovani sie- pr agli anni rentaT erano nate sempre brillanti, bicchieri,quar tin e altre sentavano al pubblico: molte misure per il vino, nonchépir iouin (caratteri- Scio pòèta “squadre stici contenitori di ovetr con un lungo scia ne scrive di canto”…” “becco” che permetteva di versare il vino ün-na canson direttamente in bocca senza toccare il conte- semmo i zoveni nitore con le labbra). de Campomaron Normalmente si usava il vino sfuso, ma nella- can Oggi l’osteria è stata- tra tina c’erano anche lunghe file di bottiglie,di- in or sformata in un grande ne perfetto. box… Nelle due sale erano sistemati tavoli di legno e Da qualche tempo i pesanti sgabelli, una stufa, unaedenza. cr pescatori sono tornati nel L’aria era spesso viziata dal fumo di pipe e sigari torrente Verde, è segno e il frastuono delle voci si alzava continuamente che dove prima c’era solo di tono; si giocava a tecar e amora . veleno sta ritornando la Alcune sere erano dedicate al canto. vita. Nel giardino diNazio La passione per la musica e inticolar pare per e Pipin-na, da decenni occupato da ribilior barac- il canto è stata sempre una caratteristica dei che, sono tornate le pian- nostri paesi e intorno agli annir entaT erano te e i fiori e sul vecchio nate molte “squadre di canto” composte da tronco di una magnolia appassionati che esentavanopr canzoni (per che sembrava morta sono lo più in dialetto) dove l’accompagnamento spuntati alcuni rami strumentale era sostituito dalle voci. Si- face nuovi… vano competizioni e egar canore. Il ponte della fulla Nell’osteria di Lagolocchio, sede della- squa (particolare) di F. Boccardo. dra dei “Giovani di Campomorone” erano Proprietà Maria sistemate, in un apposito fale,scaf coppe e Grazia Verardo fotografie. Questo era l’inizio della canzone

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acquistare generi alimentari, soprattutto il pane.“…Ma la ricchezza Langasco Si rese così conto che in America il pane eranon riusciva diverso, senza lievitazione e senza la fragranzaa lenire di Giustina Rebora che riportava anche il sapore della sua terra. la nostalgia: chissà Andrea si propose allora di insegnare a quella quante volte gente che rivavaar da ogni luogo con tanti- ricorcon la mente di e senza un passato comune, ileto segr e la tec- avrà rivisto Langasco…” nica della lievitazione del pane. Il successo fu Driabano enorme, a tal punto che Andrea cominciò ad con le testimonianze di Mariaer esae T Solari aprire dei forni ed in breve tempo si ricchì.ar Ma la ricchezza non riusciva a elenir la nostalgia: chis- Ci sono luoghi dove il panorama dolcissimo- stimo sà quante volte con la mente avrà rivisto- Langa la la fantasia. Langasco è sicuramente uno di questi, sco , le verdi colline sopra il mare ed i volti sem- con le colline che degradano versoe, il marquasi un plici delle persone lasciate avrannofollato af la invito a lasciarvisi scivolare dentro o a partire cer- sua mente di emigrante. Dopo anni odi lavo dur- cando migliori fortune. Chissà che in passato- que ro la nostalgia ebbe il sopravventonò. e torMa sto non sia successo davvero: come ad Andrea ormai non era più un povero contadino abituato Bano Driabano,( in dialetto) che lasciata sua madre a strappare alla montagna qualche lembo di e la sua casa (che fu poi di Opilio Boccardo), emigrò terra. Non era più un contadino chee muor nella nell’ America del Nord in cerca dell’oro. Saranno anonima povertà. Andrea volle lasciare un segno stati senz’altro gli avventurosi racconti di qualche della sua vicenda di ricco emigrante e si fece marittimo, rivatoar a Langasco per godersi una costruire, fatto ancor unico nel semplicissimo meritata vacanza dopo i lunghi periodi di- naviga cimitero di Langasco, un monumento funebre zione, ad invogliare Driabanoche, racimolate le simile a quelli che Andrea avrà visto a Staglieno. poche cose di suaoprietà, pr intraprese l’ignoto Lasciò inoltre i suoi averi alla Chiesa in cambio di viaggio. Eravamo nella seconda metà dell’800. perpetue preghiere per la sua anima. Esiste Visse lungo i fiumi setacciando la sabbiaca in cer ancora nella memoria del paese ildo ricor di di pepite. Siecava r raramente in centri abitati per quell’uomo strano e solitario con una lunga

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“…I Ghiglione barba bianchissima, della cena pagata ai -murato Diversi erano i laghetti, anche nella frazione“…la di miglior professavano zona per la un commercio ri che costruirono la tomba quando Andrea era Langasco, dove oliferavanopr questi anellidi.raccolta delle particolare: ancora in vita, della sua temor avvenuta nel 1914, Secondo la testimonianza degli anziani, la migliormignatte si quello delle a seguito di unaovinosa r caduta lunga la ripida zona per la raccolta delle mignatteovava si tr trovava nella mignatte o frazione di malmignat- discesa che dalla Chiesa scende alle case- sotto nella frazione di Cravasco, in localitàMèa, in un Cravasco, in te…” stanti. Come ancora rimane il labiledo ricor nelle laghetto naturale chiamatoPeschèa, ove ne eralocalitàMèa…” persone più anziane delle epaur dei racconti che in uso unudimentale r allevamento. nelle serate d’inverno si raccontavano nelle case Si racconta che i contadini della zona quando- ave buie, quando tra storie dieghe str e fantasmi si vano mucche o cavalli,mai or destinati a morire e descrivevano gli striduli lamenti cheovenivano pr neanche più idonei per la macellazione, ousasser dalla tomba diDriaban. depositarli vivi nel laghetto per consentire alle mignatte di attaccarsi all’animale e, succhiandone il sangue, acquisire notevole forza e vigore sia per Esportazione di sanguisughe la riproduzione, sia per gli usi terapeutici. con le testimonianze di Giuseppe Boccardo, Leonisio Barbieri, Due, ben diversi, erano gli usi terapeutici di quel Angelo Boccardo tempo. Curiosando nell’archivio della parrocchiale di San Il primo, in soggetti bisognosi di sangue,- consi Siro in Langasco mi sonoovata tr di ontefr alla storia steva nell’ingoiare vive le mignatte; in questo di Luigi Ghiglione, nato a Langasco in località- Cam caso venivano elevatepr dal lago quelle più- flori pana il 19 luglio 1804 daenzo Lor e Franca Rebora. de che risultavano maggiormente nutrite. Ghiglione aveva per moglie Luigia molto più- giova Il secondo, in soggetti bisognosi di salasso per la ne di lui. Abbandonarono il paese il 14 ottobre cura di infiammazioni diverse, venivano applicate 1861 perecarsi r a Roma, in Austria ed in Francia ed sulle parti del corpo ritenute le più idonee per ancora il 24 novembre 1862 verso la Svizzera e la aspirare le quantità di sangue necessario per la Germania. I Ghiglioneofessavano pr un commercio buona riuscita della cura. In questo caso, prima particolare: quello delle mignatte o malmignatte dell’utilizzo, le mignatte venivano deposte nella (sanguisughe), che in quel tempo e ancora per cenere affinché disperdessero tutto il sangue in molti anni avevano impieghi terapeutici. possesso per ottenere il massimo di voracità delle

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“…Alla stesse. Per questo secondo uso le mignatte era glie: Ancora oggi si ricordano alcuni nomi:Bacè, “…La notte di fantasia di chi natale legge si lascia possibile acquistarle anche nelle localimacie. far Poisci, Malanina, Laida, Riccò, Micheli,ainìn, T del 1912 immaginare i I coniugi Luigi e Luigia, al fine diementar incr e i Pantalina,del mio bisnonnoGir omelli… una frana disagi, le propri edditi,r decisero di attivare in “grande La notte di natale del 1912 una frana si staccòsi staccò sofferenze e la dalle oviner vita stile” il proprio commercio. Il 14 ottobre 1861 dalle oviner del castelloomano r della Postumia del castello avventurosa decisero di lasciare Langasco perecarsi r a Roma, (ancora oggi si notano le sua fondamenta) eromano dei due in Austria e in Francia a commerciare il “prezio- rovinò sulle case.utti T gli abitanti del borgo, che della coniugi…” Postumia…” so” prodotto. Alla fantasia di chi legge si lascia era il maggiore di Langasco, si erano pertuna for immaginare i disagi, le sofferenze e la vita avven- recati alla Messa di mezzanotte. Laida,Solo una turosa dei due coniugi per conservare e piazzare donna anziana, era rimasta a casa a ecuocer la la loro mercanzia. focaccia e morì sotto la frana. Alo centr del borgo I risultati ottenuti dovrebbero essere stati soddi- c’era un ogolo,tr oggi è ricoperto di arbusti, ed sfacenti perché gli stessi coniugi, il 24 novembre era in allora il punto di incontro delle donne che 1862, ripartirono dal paese perecarsi r verso la lo usavano per il bucato.i era V inoltre un pozzo Svizzera e la Germania. per l’acqua e una edicola della Madonna. Dopo questo tragico fatto, molte persone che avevano perso completamente ogni e,aver emigrarono, La frana dei Frixioni specialmente in gentina.Ar con la testimonianza di Maria Ghiglione, vedovaone Patr Frixioni è una località situata ossimitàin pr del vecchio tracciato della Postumia sul crinale che Quelle raccontate sono tutte storie di fatica, di oggi divide il paese moderno di Langasco da miseria e di vita grama su una montagna che quello di Paveto. In quelgo, bor probabilmente il nasce dal mare. Una agricoltura di pura sussisten- nucleo originario di Langasco prima dellau- costr za era l’unica risorsa quando ancora la fabbrica era zione della odierna strada della Bocchetta (infat- un sogno lontano per queste persona che- viveva ti sulle mappe della prima metà del ‘700- l’abita no isolate alla spalle della ricchissima Genova che to di Langasco è segnato ossimitàin pr di quella da sempre viveva sfruttando e dominando la -cam località), abitavano almeno una decina -di fami pagna circostante. Città matrigna come tutte le

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Resistenza (1943-1944) di Luigi Angelo Noli dall’autobiografia, manoscritto inedito

Armistizio “…La gente affollava Quella sera, 8 settembre 1943, era entrato all’An- i locali pubblici saldo Meccanico nelno tur di notte, dalle 19 alleper ascoltare 7 a.m., si era appena iniziato a lavorare che un alla radio il proclama gran vociare dalla strada attrasse la nostra -attendel generale zione. Si udivano grida mistizio,“Ar armistizio, è Badoglio…” Senza data grandi città, esempio di un nuovo modello- di feu finita la guerra”. Panorama di Langasco (Cam- dalesimo. ’emigrazioneL ad un tocer punto sem- Lo stabilimento si svuotò, tutti uscimmo. La pomorone) brò la via per una tasor di edenzioner economica, gente affollava i locali pubblici per ascoltare alla una specie di angeloedentor r e come quello che radio il proclama del generale Badoglio che indica la via del cielo sulla tomba di Driabano, sulla annunciava l’armistizio con gli Anglo-americani e scia dei racconti di entipar già partiti. E l’emigran- invitata le forze armate a esisterr e se attaccate te cominciò così una nuova storia fatta a volte di (certo alludendo a possibili attacchi tedeschi). fortuna a volte di patimenti ancora peggiori.- Sicu Ma il proclama che veniva radiotrasmesso era ramente una cosa accomunava queste persone: la una egistrazione,r lui, il Maresciallo d’Italia, era nostalgia per una rater povera ma splendida, già fuggito insieme eal e r famiglia, lasciando le nostalgia che spesso si tramutava in aiuti finanzia- forze armate allo sbando, senzadini or precisi. Un ri per i parenti rimasti, una risorsa che forse- anco altro bell’esempio di miamoci“ar e partite”. ra oggi è stata poco valutata nellauttura str eco- Conseguenza dello squagliamento dei capi fu lo nomica dei nostri luoghi. sbandamento generale dei soldati, un fuggi

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“…I tedeschi fuggi cercando disperatamente abitighesi. bor mati, sorvegliati da sentinelle tedesche, e subito“…Anche di buon’ora Gavino faceva avevano Coloro che non poterono fuggire o che si fidaro- dopo, una macchina scoperta con ufficiali ger- il suo turno. circondato il no dei bandi tedeschi invitanti esa,alla furr ono manici a bordo. Ed intanto la distaccamentodeportati in Germania. Alice [Noli], generosa e impulsiva come era suaResistenza di militari assumeva italiani La folla era festante permistizio l’ar che faceva abitudine (non feci a tempo a trattenerla),- siconsistenza…” lan acquartierato sperare nella fine della guerra: grande illusione, il ciò in mezzo alla strada con le bracciagate, allar nella casa peggio doveva ancora venire! e la macchina si mò,fer Agli ficialiuf attoniti comunale e lo avevano fatto Quella sera non si notavano tedeschio. in Io gir implorò: “Non fate del male ai soldati italiani”. prigioniero…” ritornai a casa, e rimasi sopreso di vedere nella Ebbe una risposta rassicurante: “No, no,e star piazza del paese un tefor concentramento di buoni e tranquilli”. mezzi bellici germanici. Alice, con quel gesto, fu come se avesse fatto […] Noi di casa e conoscenti non sioppo era tr una scelta di campo, aveva scelto la Resistenza. festanti e tranquilli. Dopo la caduta di Mussoli- ni, 40 giorni innanzi, i tedeschi avevano -occu Occupazione pata l’Italia, si temeva unao lorreazione, ciò che […] Un sabotaggio ad una linea telefonica- ger avvenne. manica lungo la strada della Bocchettaovocò pr Anche a Campomorone vi era un distaccamento una primaeazione r degli occupanti. germanico accasermato nella ex casa del fascio, Gavino, che ricopriva la carica di commissario ora caserma dei Carabinieri. prefettizio al Comune, dovetteganizzar or e un Il mattino dopo, 9 settembre, scendemmo in servizio di guardia alla linea sabotata, con decine strada perender r ci conto di ciò che stava avve- di uomini, servizio al quale partecipai. Anche nendo. I tedeschi di buon’ora avevanoconda cir- Gavino faceva il suono. tur to il distaccamento di militari italiani acquartiera- Ed intanto la Resistenza assumeva consistenza. I to nella casa comunale e lo avevano fatto- prigio primi nuclei sulle nostre montagne si formavano, niero. Non ci fuesistenza. r in parte militari sfuggiti alla cattura o antifascisti La gente, festante la sera prima, era ripiombata braccati. nell’apprensione. Proveniva dal Comune la Erano veramente alla macchia, malemati are colonna dei militari italiani fatti prigionieri,- disar mancanti del necessario.

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“…La cosa Io conoscevo da tempo Domenicoerrecchio V e fiducia eciprr oca. Certo il rischio per tale attività“…per evitare funzionò il più possibile fino alla Aldo Mantovani,finità af ideologiche ci univano e esisteva, le spie fasciste stavanota, all’er la lista tale pericolo tragica sovente ci ovavamotr nel laboratorio di Benedet- nera, la famigerata lista nera, opera in grante parsi andava Pasqua to Cambiaso per commentare gli avvenimenti. dello squadrista Castello,endeva pr forma, e se ne il meno 1944…” possibile Fui invitato a collaborare alla raccolta di mezzi di verificarono in seguito le tragiche conseguenze.a lavorare…” ogni genere per rifornire i primi partigiani; accettai. Ci riunivamo coner Vrecchio, Mantovani, Dome- Quarto inverno di guerra nico Repetto e Parodi Mario, in casa o di Repet- 1943-44, fu un uttobr inverno, il quarto di guer- to, impiegato alla filanda Sanguineti, o in casa di ra, con l’aggravarsi della situazione alimentare, i Mantovani, operaio, o in casa nostra.vevamo A sempre più frequenti bombardamenti aerei, ed i formato il primo nucleo di C.L.N. [Comitato rastrellamenti tedeschi che avvenivano in seguito Nazionale di Liberazione] senza ancorae saper a scioperi. che tale ne sarebbe stata la denominazione. Ed al [l’Ansaldo] Meccanico fui testimone di un La cosa funzionò fino alla tragica Pasqua 1944. brutale rastrellamento eseguito da tedeschi Mezzi di ogni genere furono raccolti, viveri (era con la collaborazione di militi fascisti, ed a prezioso anche un chilo di sale), indumenti,- dana stento riuscii a scapolarla, e per eevitar il più ro, la gente rispondeva. Lefer teof erano raccolte possibile tale pericolo si andava il meno- possi nelle nostre case e poco alla volta inoltrate in bile a lavorare. montagna. In seguito al bando del gen. Graziani, oministr Voglio citare la collaborazione di Candido -Delle della guerra del risorto governo Mussolini, del piane, che raccoglieva nell’ambito della Società 16-2-44, che comminava la pena dite morper i Cattolica, di Benedetto Cambiaso, di Mario- Rive renitenti alla leva, le mazionifor Partigiane aveva- ra, dei cugini Colombo e Gigiafientini Sof e Alice no assunto una certa consistenza perenitenti i r [Noli], attivissima.veva A l’ardire a Ponte X di alla chiamata allemi. ar chiedere ai fascisti, come testimoniato dalti- Par giano Cesare Casalini. Benedicta Non erano tempi da poter tenere una contabilità, Alla Benedicta, Capanne di carMarolo, sugli il denaro lo consegnavo a Mantovani, ci univa la Appennini liguri piemontesi, ovavanosi tr circa

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“…il comando 600 uomini, quasi tutti sui vent’anni, però la se in una morsa le Capanne dicar Marolo, cico- “…ricordo Partigiano bene le sue era informato, situazione logistica era migliorata per i primi lanci gne volavano per segnalare. parole, c’era tutto alleati. Fu una lotta impari, ilosso gr della formazione risultate il tempo di E si giunge alla tragica Pasqua 1944. I tedeschi Partigiana fu fatto prigioniero alla Benedicta purtroppo creare il vuoto, esatte: come la tatticaerano allarmati per queste mazionifor Partigiane, dove si verificò il massacro maggiore, 92 Parti- “Troveremo di guerriglia che spingevano azioni di disturbour sulchino T e giani furono passati permi ar dopo che si erano solo dei impone…” a , e forse ne sopravalutavano la- consi arresi. morti!”…” stenza, a giudicare dalle forze schiaccianti che impiegarono nell’azione. Dolore e lacrime Un giorno di poco ecedentepr il 5 aprile (inizio Le prime notizie confuse, frammentarie, ma del rastrellamento) il cugino Colombofientini Sof gravi, giungevano a fondo valle. venne a dirmi che i tedeschi stavanoeparando pr Il giorno 8 aprile, partiti i tedeschi, Gavino si fece l’azione. Colombo era impiegato alla delegazio- promotore di una spedizione di soccorso, sotto- l’in ne comunale di Ponte X, ove aveva sede il segna della Croce Rossa, con attrezzature di medi- comando tedesco, e si eraeso rperfettamente cazione, ma ricordo bene le sue parole, risultate conto di ciò che si stavaeparando. pr purtroppo esatte: r“Toveremo solo dei morti!”. Io l’accompagnai immediatamente da Mantova- Partimmo al mattinoestissimo, pr circa 80 uomini, ni, commissario di zona del C.L.N., il quale fece sotto la direzione di Gavino, a piedi naturalmen- pervenire l’informazione a chi di dovere. te, la carrabile era limitata ai Piani di Praglia. Altre fonti d’informazione funzionarono, il Il fratello Silvio mi aveva incaricato tardi epor i comando Partigiano era informato, c’era tutto il suoi saluti alla amica famiglia Ponte alle -Capan tempo di creare il vuoto, come la tattica di -guer nette, un gruppo di case poco prima delle riglia impone. Ancora si discuteché per questo Capanne. non avvenne. E questo è stato il più grandeuc- cr In quella casaovai tr dolore e lacrime, i tedeschi cio di Colombo finché fisse. avevano prelevato un giovane vent’enne della 6 aprile 1944.’azione L tedesca fu massiccia e famiglia, pur non essendo egli untigiano. Par rapida. Dalla valleer de,V dalla valle Lemme e Espressi sentimenti di costanza:cir di rammarico dalla valle Stura, un chiocer di ferro e fuoco strin- e di consolazione, e esiripr il mio cammino.

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“…Fu il primo Si proseguiva in dineor sparso, già si notavano i La Benedicta, grande costruzione quadrangola- “…il luogo morto dell’eccidio e e la prima segni dellaotta r Partigiana, materiale di ogni re, con la corte interna, era stata nel medio evo la fossa scena di genere abbandonato in più punti, alcuni cascina- un convento benedettino, conservava ancora la comune disperazione li dati alle fiamme. cappella, in seguito adibitaesidenza a r dei fatto- contenente 92 di quei brutti salme, appena giorni…” Si erano uniti a noi due abitanti locali, e giunti sulla ri. I tedeschi l’avevano fatta esaltar completa- ricoperte da cresta dellaV essea, un lungo colle che separa le mente, leovine r erano ancora fumanti. Da -ragazun leggero Capannette dalla Benedicta, sentimmo urla di zi era sovente metà delle nostre escursioni. strato di terra…” dolore. Di corsa raggiungemmo il punto da dove Unico essere vivente sul posto, un anziano -conta provenivano i pianti e riverso, colpito alla nuca, dino, che si aggirava senza meta, inebetito- dal ter classica tecnica tedesca, era il giovane di quella rore. O non sapeva, o non voleva esaper pure lui. famiglia Ponte che poco prima avevo visitata. Era Ma dopo uno stringente rinterogatorio da parte stato riconosciuto dai due compaesani. di Gavino, parlò, ed allora una scenaror die sior Ritornammo sui nostri passi perecar er la triste presentò ai nostri occhi: il luogo dell’eccidio e la nuova, ci procurammo una scala e assieme al fossa comune contenente 92 salme, appena- rico cugino Alfredo Noli e a Giacomoodi, Par messo perte da un leggero strato di terra. comunale di Campomorone, trasportammo la Erano stati ucidatitr con la solita scarica alla nuca, salma del caduto alla sua casa. Fu il primo ed il prato dove avvenne l’esecuzione mostrava morto e la prima scena di disperazione di quei l’orrendo segno. Altri cinque Cadutiovammo tr brutti giorni. nel rio soprastante la Benedicta, tra questi- il gio Trovammo altre tre salme di caduti sullaVessea vane conoscente Palmieri illadi VCanevari. e sopra il cimitero delle Capanne, e lì li traspor- Giunse la sera di quellaemenda tr giornata, e non tammo. ci restava che ritornare al paese, dove la popola- Le Capanne erano semi deserte, i pochi rimasti zione ci attendeva con ansia non sapevano, o non volevano e,saper cosa ealr - Il giorno dopo vennero trovate altre 10salme di mente era accaduto, anche ilroco par era stato Caduti Partigiani a Passo Mezzano, un valico portato via dai tedeschi. Unica mazioneinfor che mulattiero soprastante il primo lago del- Gor avemmo, che era stata udita unaolungata pr spa- zente, periti mentre tentavano di forzare l’accer- ratoria alla Benedicta, e là ci dirigemmo. chiamento.ra T questi erano i ventenni compae-

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“…trasportam- sani Giovanni Campora, G.B.rucco T e Primo Fu una strage di ventenni, una barbara strage“…era di sempre mo le salme da promotore di Passo MezzanoCavalieri. combattenti fatti prigionieri. Civiltà teutonica!ogni Una opera di al primo lago Allora Gavino trasmise ai comuniofi limitr del dimostrazione di ociafer inaudita che colpì. bene,Io e tale si per un imper- Monferrato l’informazione della situazione della vedevo il movimento tigianoPar finito, non eiavr dimostrò vio sentiero…” anche nei tristi Benedicta, perché se ne occupassero loro, dato immaginato che esistessero uomini di tal fegato giorni della che in prevalenza i Caduti erano originari di- quel decisi a continuare la lotta, alla fine vittoriosa! […] Pasqua la zona, e noi pensammo a Passo Mezzano. 1944…” Sempre sotto la direzione di Gavino ecammoci r Ricordo di Antonio Gavino ai laghi del Gorzente, mentre altri si fermavano a In quel tragico periodo, ancora più grande fu la Gallaneto per confezionare casse. figura di Antonio Gavino.macista, Far classe Con barelle improvvisate trasportammo le salme 1891, volontario della guerra 1915-18. da Passo Mezzano al primo lago per unvio imper Alla caduta di Mussolini, 25 luglio 1943, dopo la sentiero, e di là, con la teleferica dell’acquedot- cacciata del podestà fascista Samengo, era stato to, a Gallaneto, dove ebbero provvisoria sepol- nominato Commissarioefettizio Pr al Comune, ed tura. Non era permessa nessuna cerimonia, -nem in tale carica rimase anche dopo noil ritor dei meno una semplice messa. fascisti, più che oaltr per spirito di vizioser al Erano 19 Caduti, compreso il Partigiano Prasio, paese. fucilato ai laghi. Di quattro salme non fu possibi- Fondatore della locale sezione dellaoce Cr le l’identificazione, moltoobabilmente pr si tratta- Verde, in seguito oceCr Rossa, era sempre pro- va di prigionieri sovietici fuggiti l’8 settembre “43 motore di ogni opera di bene, e tale si dimostrò in montagna, e riposano nella cappella sacrario anche nei tristi giorni della Pasqua 1944. di Isoverde. Pure in occasione dell’uccisione delle due- b[riga A Isoverde furono fucilati altri 5 tigiani,Par 45 i te] n[ere] il 7 agosto 1944, fu il primo ad re-accor deportati da S. Martino di Paravanico (solo 5 re per tentare di prestare soccorso: ne fu ben ritorneranno), 16 i fucilati oltaggio,a V tra cui il ripagato! tenente Casalini di Ponte X. Una via del paese è dedicata al suo nome,e onor Molti altri deportati nei campi di sterminio in Ger- che gli è ben dovuto. Riposa nella Cappella dei mania, o vittime della rappresaglia sulur Tchino. Martiri assieme ad Alice [Noli].

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Le rogazioni Vita e “magie” di un prete di campagna

di Giuseppe Medicina

“A flagellum terraemotum, a folgore tempesta- “…Era una giorno di rum, a peste, fame et bellum… libera nos- Domivacanza, ma ne”. Il chierichetto camminava di buona lena,era anche il dietro a sua madre, giù per il sentiero che, attra- primo giorno delle verso il bosco, portava da casa sua alla chiesa“r diogazioni”…” Santo Stefano di Larvego, in quell’albaescolina fr del 25 aprile di tanti anni fa.brocchin I con le 1953 Dopo l’eccidio dell’8 agosto 1944, con queste Cravasco (Alta stacchetteche suo zio calzolaio,Tognin de Valpolcevera) parole la cugina Pierina cavacer di consolare Penacco, gli avevaegalato r per la Prima Comu- m. 447 Rosita: “Ma cosa volete di più? Alice è caduta nione accompagnavano i suoi passi fra lee pietr Ed. Marconi, insieme a Gavino!” Genova del piccolo sentiero ed erano invidiati da molti Tanta era la stima che la gente avevaGavin di. suoi compagni di scuola, anche se in chiesa, ad ogni piccolo movimento, facevano sulmo mar Lo rivedo, nel 1919, appena giunto a casa,- anco del pavimento unumor r e a dir poco “infernale”. ra in divisa militare, inginocchiato ai piedi del Era una giorno di vacanza, ma era anche il primo letto dove giaceva la sua mammata, mor a scia giorno delle “rogazioni”; partendo dalla chiesa, il Angiolina. Sono di quelle scene che si dimenti- sacerdote seguito da alcuni chierichetti – uno dei cano mai! quali portava ilbeneitin con lasper ge– da una schiera abbastanza numerosa di pie donne e da qualche uomo (sempre gli stessi), che risponde-

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“…A peste, vano nel loro semplice “latino dei bricchi” alle chetto, tirato giù dal letto dalla emadr sollecita,“…Detto fatto: fame et piselli salvi bellum,ma sue invocazioni, andava per campi, prati e mentre passando vicino alla scuolape’ – ancheu e talpe nel perché la boschi, ogni giorno in una direzione diversa, per- no ti me ciappi!– arrivava sul piazzale della -chie ruscello…” peste e la correndo, poco dopo l’alba, i sentieri di campa- sa. Sul sagrato lo attendevaevosto; il pr ma quel- fame dovevano gna, bagnati diugiada r e, mentre gli uccelli si lo non era soltanto unete, pr agli occhi del chie- essere svegliavano, i galli annunciavano lo spuntar del richetto era un mago! Non aveva forse, su- richie belle?…” sole e i cani rispondevano abbaiando; ogni tanto sta di suo padre, qualche settimana prima, -scac il “prevosto” si fermava eo dava unn-a spergìa ai ciato le talpe che si mangiavano tutti i piselli,o- pr quattro venti, benediceva, cioè, lara ter in dire- nunciando con voce di comando alcuneole par zione dei quattro punti cardinali ecitandor la lita- misteriose che aveva letto in un libriccinoo ner nia dei santi e le ealtr invocazioni di rito a cui la con le pagine bordate di osso?r Scio Prevosto, piccola processione maldestramente rispondeva. no se porieva scorrî questi topani che ne mangen Quella era la prima delleogazioni r il cui scopo tutti i puisci e mandâli via? – Sci, se peuova- pr era di chiedere al Padreterno la protezione del ghe, ma beseugna daghe un posto donde anâ – raccolto dei campi; le ealtr tre avrebbero avuto Perché scia no i manda in t’o riâ?a ben– V. Detto luogo nei etr giorni precedenti all’Ascensione.A fatto: piselli salvi e talpe neluscello. r peste, fame et bellum, ma perché la peste e la Non era forse stato il primo, quelete, pr ad arri- fame dovevano essere belle? E se erano belle, vare insieme al parroco di Gallaneto nella casa perché il Padreterno doveva liberare da esse gli dei suoi poveri fittavoli che, il 20 luglio 1953, a uomini che lo invocavano? E poi chi era quella mezzogiorno un fulmine aveva semidistrutta, misteriosaDonna Bisodiache le donne nomina- bruciano anche il fienile pieno di fieno? Soltanto vano sempre dicendo il “Padrenostro”, ma che per un miracolo nessuno si era fatto nulla! La nessuno ricordava mai nella santa Messa o nelle magia dell’ “uomo in o”agliner occhi del chieri- lezioni di catechismo? Lui (il chierichetto)cava cer chetto raggiungeva il suo culmine durante il sempre di stare attento, ma era tutto inutile: non periodo pasquale: i riti della Settimana santa, la se ne parlava mai, era forse la moglie dele- Padr benedizione dell’acqua e del fuoco, la Messa di terno? Mistero. Questi erano soltanto alcuni mezzanotte del Sabato santo, tutto quelofumo pr degli interrogativi che si poneva il piccolo -chieri d’incenso, la eparazionepr del cero pasquale, il

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“…Così finiva sepolcro con le usticher piante di grano imbian- soldarello, il che, visti i tempi cherevano, cor che sia il prete che i cate al buio e disposte in bell’ordine presso l’al- faceva toccare loro il cielo con un dito, nelo ver chierichetti tare di san Luigi, le dispute con gli altri- chieri senso della parola. bevevano chetti per il privilegiobatter di e Pilatoal momen- tanto e non mangiavano to dell’Elevazione. Quando però iniziava la- bene nulla…” dizione delle case, allora sì che la vita diventava più allegra: uscita anticipata dalla scuola, niente compiti e lavoro nei campi, visita ad ogni casa del paese, portando, a seconda delle case -visita te, uno o due cesti per raccogfliere le uova che ogni famiglia contadina si sentiva in edover di dare e che spesso e volentieri diventavano- fritta te prima del tempo. Scio Prevosto, scia no piggia ninte? – No grazie – A penn-a un stissin de marsalaa ben,– V ma poco(altrimenti si fendevano)of E– i ciaeghet- ti? Così finiva che sia ilete pr che i chierichetti bevevano tanto e non mangiavano nulla e alla Poi vennero gli anni Sessanta e ogazionile r 1929, San sera ritornavano alla chiesa piuttosto euforici, Martino di non si fecero più; negli anni successivi siParavanico, camminando in equilibrio piuttosto instabile, cominciò a parlare di inquinamento, di pestici- Pellegrinaggio con grandi sobbalzisccincaloin ( ) giù per gli di, di antiparassitari, anticrittogamici ecc.,alla iGuardia stretti sentieri di campagna, e ogni volta erano contadini erano sempre meno, sempre meno i le povere uova e l’acqua delbeneitin a subirne campi coltivati, sempre meno puliti i boschi, le conseguenze. Qualche volta i chierichetti più l’erba dei prati lasciò il posto alle erbacce e ai birichini si tiravano le uova,e altrvolte le lascia- roveti; i vecchi sentieri delleogazioni r spariro- vano cadere da qualche finestra per vedere l’ef- no del tutto o si trasformarono in strettissime fetto quando toccavano ilreno ter e alla sera il stradine asfaltate ad uso e consumo di- mac buon prete li pagava anche, dandoo lorqualche chine e motorini.

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“…la povera La benedizione delle case diventò una più o Donna Bisodia ha cessato meno veloce visita del sacerdote in macchina A Mario o Postin di esistere con qualche chierichetto, e addio uovaché per e non è più nel paese non c’erano più galline. di Maria GraziaVer ardo un mistero…” Si stava meglio prima? Si sta meglio adesso? Il chierichetto nel frattempo è diventato un uomo, ha capito da molto tempomai or e purtroppo il significato della parola “bellum”, anche la poveraDonna Bisodiaha cessato di esistere e Cäo Mario, non è più un mistero. Certo è che quel bambi- savesci quante vòtte v’ho pensou no di allora non potrà mai dimenticare quel insemme a-e mae gente ciù cäe prete un po’ matto, un po’ mago,to mor ormai che m’han mostrou a vive, da tanti anni, ma che prima di emorir in giova- ne età, ha fatto in tempo ad aiutare lui e la sua a giamminâ e a patî, se l’è o caxo, famiglia di poveri manenti della chiesa a farlo pe’ quello che seedde cr ciù importante. studiare: don Mario Cattaneo. Ancheu ho deciso de mandäve doe righe pe dïve grassie de tutti vixii ser ch’èi eizor a-o nostro pàize; pe quelli ciù oscigr che oramai tanti conoscian ma soviatutto pe’ i vixiser piccin che han impìo d’amô i vostrini. gior Ma ven in mente unn-a cosa bella ch’a capitava tanti anni fa quando voì ëi o Scindico do paize e mi impiegâ in Municipio. Tutti i meixi ve davan unn-a specie de indenizzo: quattro palanche da fâ rïe ma l’aspetavi e mi so oché; per

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ciammavi in sce-a porta dell’uffizio: “Figgetta, ti peu vegnî un momento?” In to vostro studietto me porzeivi de buste perché scrivesse a macchina di nommi. Ean personn-e che da un meize oa l’ätr incontravi in sce-a vostra strâ e ve paeiva che avessen meno franchi de voi; eppure, n’aveivi pochi, me l’han dito. V’aggiuttava a dividde o “capitale” In tanti tocchettin. Quando sciortivo, me davi o solito saluo: “Grassie e sitta!” Mi v’ammiavo con un pò de commosion; me paeivi contento. Anche mi eo contenta perché ogni vòtta imparavo quarcosa Senza data e perché un amigo che o poeiva ese mae nonno Campomorone, Panorama col ponteroviario. fer Ed. Marconi, Genova o se fiava de mi… Grassie Mario, e quello, semmo segui, o no sede; per perché no ei bon a fâ discorsci, quande lìè oa, d’arescoso, o scioisce ve ingarbuggiavi un po’ o meuia utifr de paxe e de speransa. ma e vostre idee ean ciaee A revèise, amigo cäo, perché nasceivan da-i beseugni da gente. ve salutan e v’abbrassan Grassie, perché sëi staeto duo comme e prïe di nostri unn-a “figgetta” e un paise. bricchi, e netto comme l’aegua di riae in primmaveja. Grassie, perché ëi semenou branchê de ben,

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saletta accanto giungono le voci di un’animata“…Ti dico che l’ho visto O moion discussione. vevanoA iniziato a parlare di caccia con i miei e di funghi per passare poi al calcio ed al ciclismo occhi: era diAng elo Rebora considerato che di lì a pochini gior avrebbe grosso come un braccio, preso il via il Giro dell’Appennino. Nicola ogie Br corto e nero mentre lavoravano a efar manutenzione lungo i come il tornanti della mitica Bocchetta avevano potutocarbone…” scambiare qualche parola con i corridori che “…Satte- Osteria del “Moretto” a Pietralavezzara, primi prendevano le misure al percorso. Massignan cinque, satte- può battere il ecorr d della scalata che appartiene sei, satte, anni sessanta. quattro, La mano a “chiamae” tr è appena terminata, a Coppi sosteneva Nicola, mentre Brogi, da noveee,…” Baccionrimproverao Puecciadi non aver gioca- buon toscano, faceva il tifo per Nencini. Alla fine to l’asso di denari sulla sua dina”“ver di coppe il discorso è andato sulla politica con alcuni che che era “franca” e sì che aveva fatto un busso parteggiano per Fanfani, altri per Malagodi. Il tanto forte da svegliare di soprassalto la Pierina centro-sinistra e la nazionalizzazione dell’energia che si era appisolata sulla sedia col capo -ciondo elettrica accendono gli animi quanto e forse più loni.Baccion conta i punti: cinque e o vinti, avete del derby -Samp mentre alla televisione la perso dice ilMou . Vi daremo la rivincita alle Nicoletta Orsomando annuncia che sta per- anda bocce attacca Magnanil mentre ordina da bere re in onda il Musichiere. a Teresin. Poco più in là Bricceo e Ricchinsono D’un tratto l’attenzione deiesenti pr viene attirata impegnati in un’accanitatita par alla morra con da un capannello di persone che si andava- for due giocatori di Langasco.Satte-cinque, satte- mando poco a poco attorno aGiacomin . “Ti dico sei, satte, quattro, noveee, la mano tumefatta, le che l’ho visto con i miei occhi: eraosso gr come un dita gonfie che si onoapr a stento, l’occhio dei braccio, corto e nero come il carbone” dicevaGia- contendenti concentrato sul gesto rapido dei tiri comine proseguiva: “il cane che era davanti a me che si succedono a ritmo sostenuto ementr l’ar- prima si è messo ad abbaiare poi è indietreggiato bitro tiene il conto dei punti attento a che- nessu impaurito fra le mie gambe”. Era sicuramente un no dei contendentimar “melliun dito”. Da una moiondicevaBaciccia . Sono bestiacce, se ti -pun

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gono sono cento volte più velenose della vipera, dicono altri. Pareri discordi su che cosa sia die- pr “…tutti fanno a gara nel il loro morso è in grado di fulminare in pochi istan- ciso, ma sul fatto che davvero esista non ci sono descrivere ti un cavallo. Incuriosito dall’argomento mi avvici- dubbi di sorta; in molti lo hanno visto. questo mostro no e timidamente faccioesente pr che dalle nostre Sui volti delle persone che micondano cir i cenni ripugnante ed orrendo…” parti l’unicoettile r velenoso è la vipera il cui aspet- di assenso si fanno via via più numerosi e con- to peraltro non corrisponde a quello della bestia vinti nell’ascoltare quanti sostengono di averlo descritta daGiacomin . Il disappunto di alcuni visto e accennano a raccontare ciascuno del anziani per la mia incredulità viene attribuito -prin proprio incontro col moion. Io, dopo averlo cipalmente alla mia giovane età … ed alla -mia ine immobilizzato, l’ho ucciso mettendogli in bocca sperienza. Ilmoion secondo loro esiste davvero un sigaro acceso dice uno. Io sono scappato dal anche se non sono in grado di classificare precisa- O Moion, fetore nauseabondo che emanava dice uno. altr disegno mente questoettile. r E’ il maschio della vipera Io l’ho ucciso con una fucilata e ho gettato la di Sara sostengono alcuni, è un’anomalia della natura carcassa su di un cespuglio ed ilno gior dopo il cespuglio era gia seccato dice uno ancora.altr Mentre ormai tutti fanno a gara nel descrivere questo mostro ripugnante edr endoor mi allon- tano convinto che ebbesar stato del tutto inuti- le contrastare questo curioso episodio di- sug gestione collettiva. moionAl non ci avrei più pensato se, dopo molti anni, parlando con- per sone anziane di altri paesi dellaal V erVde, non avessi scoperto che questo mitico animale- vive va nell’immaginario della vallata. Se lo Yeti è il mitico uomo delle nevi dell’Hima- laia ilmoion può, a ragione, essere considerato il mitico serpente dell’altaalpolcevera. V

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“…finser mucca…” coda di una il ciuf mostrandogli… quella barba la punta di aver

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gli tagliato fo della

con le testimonianze di Alber o di Lo chiamavano diavolo, che chiamava appunto un po’ di tempo si sentì menomato. mucca. Lui cr mostrandogli… il ciuf aver Un gior la sua for donato e nella quale, come Sansone, custodiva l’andar del tempo, sempr A l’8 giugno 1965. fu trasferito a Genova per 1879 dove visse fino al 23 mar a Cravasco in località Campi il 16 settembr In r guidava e gli suggeriva azioni impossibili. che pr derava un tr veva una lunga barba, prima nera e poi, con ealtà si chiamava Giuseppe Cosso, era nato gli tagliato la punta di quella barba oprio no gli fecer za e la sua diversità.

ofeo, una specie di segno distintivo Per edette allo scher

tina Isola, Lodovico Ghiglione e Pino Ghiglione.

netton

Per netton o uno scher Per , cioè il diavolo, gli aveva fo della coda di una di Gio e più grigia, che consi ché inabile e là morì per zo, si of ché diceva che il netton zo 1965 quando v

anni Re

zo: finser

Per netton fese e per petti o di , lo e

-

Per A Per monica diceva che non era lui suonava ma veva le dita sulla tastiera della sua vecchia fisar attr che gli dava la for Come a tutti i montanari gli piaceva il buon vino star T gioco, ma non era “lo scemo del villaggio”. gente ha sempr Cravasco antico bor quasi spettacoloso quando era in compagnia. casa quasi sotto le Figne e di esser piazzale della Chiesa dove all’ora di messa e del per favorir avara il necessario per viver castagno (in genovese naggi col quale lavorava il legno giovane di tutto di legno, un complicato aggeggio ingra Si racconta che sia riuscito a metter costr E quando tor operaio. di Sestri dove in br per Durante la guer utt’altr

veva la passione per musica e quando muo

netton ché non idoneo, ma fu mandato all’Ansaldo netton ezzi per raccoglier e gli str uì in pr o! e la vita sociale: una o due osterie, il era un buontempone, uno che stava al che lo ispirava e guidava. umenti agricoli. oprio alcuni “meccanismi” per aggiu nò a far ra 1915/18 non andò al fr e vissuto traendo dalla ter za di tirar eve tempo divenne un bravo e il contadino a Cravasco si

e il fieno. go di contadini, dove la

sar vaego e, non aveva gran chè e avanti da solo nella ) e costr e simpatico e insieme, uiva gli onte ra

- - - -

che lo ispirava

“…diceva che ma Per

che suonava

guidava…”

non era lui netton

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vespro gli uomini facevano cerchio rac- Verde Polcevera contandosi gli fariaf loro mentre le donne diAng elo Rebora erano dentro a pre- gare. Nella stagione delle veglie, quando il lavoro nei campi ral- Le cave di marmo di Pietralavezzara lenta e la sera scende A Pietralavezzara l’attività di coltivazione delle troppo presto, le cave di marmo, che era già praticata nel 1600, si case diventano buie sviluppò nel ‘700 e ‘800 oseguìe pr nel’900 fino rischiarate solo dal alla fine degli anni sessanta. lumino ad olio o dal L’estrazione del marmo, meglio conosciuto come ceppo acceso che “verde Polcevera”, ha costituito un’importante scoppietta nella stufa fonte di edditor per la popolazione locale ed ha di ghisa, lagente dato vita ad un commercio che superava l’ambi- contadina usavaradu - to regionale con esportazioni in diversi paesi narsi nella stalla del- europei ed anche in America. Pernetton l’uno o dell’altro vicino per egarpr e assieme e per La cava più antica risulta essere quella delLazon, commentare i fatti accaduti in paese. abbandonata da oltre un secolo, mentre quelle più E nelle veglie dove c’era,Pernetton era sempre recenti sono statee: tr la cava delleLuesse, la cava di scena e teneva sveglia la gente che in tutti i do Riae quella diRondanea. modi cercava di coinvolgerlo. La cavado Riaoccupava lo spazio dove ine- pr E lui stava volentieri al gioco mettendosi in cedenza erano ubicate le cave dellaRivetta e comunicazione col suo grande amico – il diavolo delleFontanelle . – che gli dava la zafor e l’estro di essere diverso Alcuni “assaggi” e tentativi uttamentodi sfr furo- dagli altri. no praticati anche in localitàrasta”, “T a “Monte

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“…Il materialeLavezza” e nei essipr del Passo della Bocchetta dotata di lunghe obustee r stanghe di legno alle“…La gente estratto del posto anticamente (cavado Neigro), però con scarsi risultati. quali si applicava laza for di otto-dodici uomini. chiamava era costituito Il filone del marmo verde, in ealtàr dal punto di Per la movimentazione deiovanti tr sul piano diquesto mostro quasi vista mineralogico si tratta di “oficalce”, si- esten cava si utilizzavano degligani ar e perender r e d’acciaio: la esclusivamente trattrice…” da “trovanti” deva anche nell’immediatoegiogo, oltr in alV possibile lo scorrimento del masso lo si dispone- …” Lemme con le cave di “Prie e”neigr e del “Bar- va su assi di legno ama for cilindrica chiamati danei”, alle pendici del monte Leco, e “do- Pon “robatti”. zon”, poco a valle dell’abitato dei Molini verso Anticamente gligani ar erano costituiti daossi gr . curli di legno girati aza for di braccia da uomini La coltivazione delle cave avveniva a cielo forti che sono diventati un mito:o Coppe, Mas- aperto mediante sbancamento dei fianchi salla, o Gumme, o Gogge. della montagna. Il filone chefiorava af in super- In seguito, prima l’avvento del evapor (inizio ficie permetteva un’estrazioneelativamente r ‘900) e poi dell’energia elettrica (anni ’30),e oltr a facile del marmo anche se talvolta erano rendere meno faticosa la movimentazione dei necessari costosi lavori per asportare il “cap- blocchi, permise di utilizzare una tecnica di lavo- pello” di terra od altre rocce che veniva ao- tr razione che interveniva direttamente sul filone varsi nella parte alta del ontefr di scavo quan- sezionandolo e staccandolo dallaete par per do il filone prendeva una direzione che lo por- mezzo del filo elicoidale. tava ad immergersi. Dopo la fine della prima raguer mondiale fu Il materiale estratto anticamente era costituito utilizzato quale mezzo per trainare i blocchi quasi esclusivamente daovanti”, “tr vale a edir di una semovente del tipo usato per posizionare blocchi isolati del peso di alcuni quintali, che i cannoni sul campo di battaglia. La gente del venivano poi squadrati con seghe a taglio posto chiamava questo mostro d’acciaio: la manuale e con l’uso di scalpelli. trattrice. Il trasporto dei trovanti nel 1700 avveniva aza for In epoca piùecente, r nella cava “do Ria” venne di braccia oppure con carri trainati da buoi. pure installato un macchinario chefettava” “af il Talvolta i blocchi, del peso anche di dieci- quinta blocco, in precedenza squadrato con il filo -elicoi li, venivano issati su una specie ditantina por dale, e produceva lastre.

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Il lavoro di scavo, che fino all’ultimo dopoguerra Nell’800 la frantumazione era eseguita manual- “…l’attività estrattiva subì era solo manuale, si vivaser di attrezzi rudimentali mente per mezzo di martelli coi quali si colpiva- un forte quali: massa, palanchino, piccone, badile, zappa, no le pietre sistemate su lastre di ferro. rallentamento punta, mazzuolo, cricco,r ettacar e dell’aiuto della L’utilizzo delle graniglie conobbe negli anni per‘50 cessare completament polvere da sparo (in dialetto detta “petardo”). un vero e proprio boom parallelamente oceal pr- e nel giro di Successivamente per trasportare il materiale di dere della ricostruzione post-bellica ed allo- svipochi anni…” risulta alla discaricaono fur introdotti i vagoncini luppo dell’edilizia. tipo “Decauville” spinti a mano su binario. Nella cava “do Ria” il frantoio era alimentato Oltre ai blocchi di marmo si avviò anche laodu pr- con vagoncini “Decauville”, mentre le pietre zione di graniglie chevivano ser per la costruzione provenienti dalla cava di “Rondanea” venivano dei pavimenti “alla genovese” e “alla veneziana”. caricate su autocarri e trasportate in località Le graniglie si ottenevano dalla frantumazione Santa Marta (Ceranesi) dove era impiantato il 1904 Pietralavezzaradel pietrame di scarto che derivava dalla squa- frantoio. E. Pitt. dratura dei blocchi e dallee altrlavorazioni. La cava delle “Luesse” che era quella dove si estraeva il marmo migliore era anche quella più scomoda. I blocchi di momar da lì venivano cala- ti a valle mediante “lizzatura”, mentre una telefe- rica trasportava in località “Nanti”, sulla strada che sale al Passo della Bocchetta, lee pietrdesti- nate al frantoio di Pontedecimo. Sul finire degli anni ‘60 nonostante l’avvento delle pale meccaniche avesse facilitatoeso e r meno faticoso il lavoro delle cave, l’attività estrat- tiva subì un forte rallentamento per cessare com- pletamente nel ogir di pochi anni. Nel 1998 si è avuto un risveglio diesse inter che ha portato un’azienda del settore ad effettuare sondaggi allo scopo di valutare la possibilità di

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“…La una riapertura delle cave. Forse la storia del Dopo ogni colpo la punta dovevae esser ruota- “…Dopo ogni preparazione colpo la punta della mina “Verde Polcevera” non è ancora finita… ta di circa 45 gradi mantenendola assolutamen- doveva essere richiedeva te ferma lungo il suo asse. Il colpitore battevaruotata di circa grande La mina colpi precisi sulla testa della punta facendo45 gradi esperienza…” mantenendola Quando il filone dioccia, r seppure compatto e oscillare la massacon un movimento ritmico assolutamentedi consistente, non consentiva il taglio etein par di tipo pendolare. Ogni tanto si ovvedevapr adferma lungo il grossi blocchi di marmo di buona qualità si ricor- estrarre dal foro la polvere di occiar servendosi suo asse…” reva alla mina. di un apposito cucchiaino dal manico sottile e La mina non era altro che una carica di esplosivo molto allungato. inserita nellaoccia r attraverso un ofor ed inne- Quando il foro era pronto si procedeva alla carica scata da una miccia a combustione lenta. dell’esplosivo ed all’innesco mediante una miccia. La preparazione della mina richiedeva grande La lunghezza della miccia dipendeva sia dalla- lun esperienza. Occorreva prima di tutto stabilire il ghezza del tragitto che l’operaio doveva compie- punto migliore in cui praticare il foro e la profon- re per mettersi al riparo dopo l’accensione, sia dal dità dello stesso. Di solito le cariche erano- distri numero di cariche che si facevano e.brillar Per buite lungo un tracciato che delimitava il tratto di quanto possibile si disponevano le micce in modo parete che si intendeva frantumare. Il foro del tale da provocare le esplosioni in sequenza dando fornello di carica, che negli ultimi anni di attività modo di contarle separatamente allo scopo di era praticato con i martelli pneumatici, fino ai individuare eventuali cariche inesplose. primi anni cinquanta era scavato a mano- utiliz Alcuni minuti prima dell’accensione della miccia zando una punta ottagonale in acciaio (lo- stam gli operai della cava si disponevano lungo- le stra po) sulla quale si batteva con una mazzaro di fer de di accesso per bloccare eventuali passanti (a massa). mentre portando le mani davanti alla bocca a La punta d’acciaio dica cir 3-4 centimetri di -dia mo’ di megafono urlavano nelle diverseezio -dir metro doveva essere un po’ “ingorda” (poco ni: “a minn-aaa, a minn-aaa”. acuminata) per evitare che si conficcasse nella Al momento dell’accensione della miccia,- sem roccia. Un operaio tenevama fer la punta mentre pre con lo stesso gesto, si urlavaa br uxaa,“ a un altro batteva lamassa . bruxaa”.

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“…I pali La lizzatura dovevano avere un Prima che fosse costruita la strada camionabile diametro che dava accesso alla cava i blocchi modi mar di circa 50 estratti nelle “Luesse” venivano calati a valle centimetri…” mediante lizzatura. La lizzatura era l’operazione con la quale il blocco di marmo veniva fatto scivolare a valle lungo un percorso appositamente ezzato:attr la via di lizza. Siccome il punto dirivo ar a “lambré” (lambré = piano rialzato dal quale il blocco era trasferito su autocarro) era spostato più a valle rispetto alla linea di massima pendenza, ilcorso per della via di lizza si svolgeva diagonalmente al pendio con delle curve che gli facevano cambiare direzione. Lungo la via di lizza ad intervalli di 25 metri erano posti dei grossi pali di legno conficcati nelre- ter no; in corrispondenza di una vacur i pali erano due a poca distanza uno dall’altro, però sempre dal lato esterno alla curva stessa. I pali dovevano avere un diametro di circa 50 centimetri e potevano essere di overr e, faggio o anche di castagno selvaticovego). (sar Affinché fossero ben stabili venivano conficcati nel terreno per oltre un metro di profondità ed opportunamente incalzati alla base cone. pietr La parte fuori terra era di circa 80/90 centimetri. Per evitare che l’attrito causato dallorimento scor

del cavo d’acciaio li consumasse vi si applicava- Fabrizio Rebora, la lizzatura

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“…Il blocco, no esternamente degli assi di legno che veniva- punto il cricco veniva abbassato e si ripeteva- “…Il l’o capo-lizza che poteva stava sempre pesare anche no stretti attorno al palo con un cavo d’acciaio. perazione dal lato opposto. davanti al più di cento Questi pali costituivano gli ancoraggi per- con Tanto i “parati” quanto gli assi della slitta eranoblocco e dava quintali, trollare lo scivolamento del blocco. di legno diover r e oppure di faggio. Non si utiliz- ordini circa la veniva disposizione trainato Il blocco, che poteva pesare anche più di cento zava mai il castagno in quanto il suo elevato- deicon parati sui con un argano quintali, veniva trainato con ungano ar a motore tenuto di tannino ebbeavr macchiato e danneg- quali doveva a motore…” fino al punto di partenza della via di lizza e qui giato il blocco. scivolare la slitta…” entravano in azione i lizzatori. Poi si provvedeva ad ancorare il blocco avvol- Normalmente la squadra dei lizzatori era compo- gendo per alcuni giri uno dei cavi di acciaio al sta da cinque addetti: un capo-lizza, duevi- a ser palo posto sul bordo della strada. Questo -com re, uno alecuper r o parati ed uno al cavo. pito, unitamente al controllo dello scorrimento Prima di tutto si ovvedevapr a cingere il blocco del cavo, era svolto da un componente -la squa con due imbragature a monte delle quali veniva- dra dei lizzatori. La velocità dirimento scor era no agganciati due cavi di acciaio della lunghezza controllata aumentando o diminuendo il numero di circa 35 metri. di giri di cavo attorno al palo. Le braghe talvolta erano uitecostr sul posto Il capo-lizza stava sempre davanti al blocco e intrecciando una decina di capi di filo elicoidale, dava ordini circa la disposizione dei parati sui mentre i cavi di sostegno in acciaio, aventi un quali doveva scivolare la slitta. diametro di 22 millimetri, venivano acquistati già I due addetti a servire si curavano che i parati- fos confezionati. sero sempre ben insaponati e li disponevano I cavi di sostegno dovevano eesser sempre inte- davanti alla slitta. gri e pertanto venivano sostituiti non appena si L’addetto alecuper r o riportava in avanti i parati producevano delle rizze. che via via si liberavano dietro la slitta ed aiutava Terminata l’imbragatura si alzava il blocco da un l’addetto al cavo quando si doveva spostare l’an- lato con il cricco a manovella e si piazzava sotto coraggio al palo successivo. di esso, trasversalmente alla strada di lizza, una Quando il blocco siovava tr ad una distanza di fila di assi di legno (i “parati”) sopra la quale- veni circa 30 metri dall’ancoraggio ol’altr cavo di va posto un ossogr tronco fatto a slitta. A questo sostegno veniva avvolto, con le stesse modalità

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“…La lizzaturadel precedente, al palo a monte più vicino e un solo passo perché era meno soggetto agli“…L’operazio- di un blocco ne di riannoda- dalla cava quando “andava ino” tir si liberava il cavo anco- strappi. Il punto di cambio di passo costituiva- rinfate il filo richie- delle “Luesse”rato più distante. ti un punto di debolezza e nel olavor in parete, in deva precisio- richiedeva In corrispondenza di una vacur si “spessorava” caso di ottura,r il filo sarebbe rimasto imprigionatone ed abilità circa mezza ed era riserva- giornata sotto i parati esterni al raggio di curva in modo nella occiar senza possibilità di farlo tirripare ren- ta a veri e pro- di lavoro…” da facilitare uno scivolamento verso l’interno e si dendo così necessario iniziare un nuovo taglio. pri esperti…” manovrava il cavo di sostegno utilizzando i due Il piano di taglio del filo elicoidale con un solo pali ravvicinati dei quali quello più a monte- aiu passo risultava però ondulato tantoe per questo tava ad impostare la curva e quello più a valle a tipo di filo non veniva utilizzato per la squadratu- ristabilire il corretto assetto di discesa rispetto ra dei blocchi. Il filo ecciatointr con passo alter- all’asse della strada di lizza. nato consentiva invece di ottenere una perfetta La lizzatura di un blocco dalla cava delle- “Lues squadratura dei blocchi mentre eventuali possi- se” richiedeva cacir mezza giornata di lavoro. bili rotture potevano essere riparate in quanto il Terminata la lizzatura tutti gliezzi attr utilizzati taglio in postazione consentiva ditir ripare non venivano caricati su un autocarro e portati in appena il filo fosse stato riannodato. località “Nanti”, cacir un chilometro sopra il L’operazione di riannodare il filo richiedevaeci pr- paese lungo la strada della Bocchetta, e da- lì tra sione ed abilità ed era vatariser a veri e opripr sportati a mezzo teleferica nelle “Luesse”. esperti. Per prima cosa si sovrapponevano per la lunghezza di 150 centimetri i due capi A e B del Il filo elicoidale filo strappato avendo l’accortezza che entrambi i Per il taglio dei blocchi di momar si utilizzava capi avessero lo stesso passo. Poi siocedeva pr a sempre il filo elicoidale. svolgere i tre fili di ciascun capo per tutta -la lun Esso era costituito dae distintitr fili di acciaio del ghezza della sovrapposizione bloccando la- possi diametro di un millimetro tra di loro intrecciati. bilità di un ulteriore accidentale svolgimento Il filo poteva essere di due tipi: intrecciato con mediante l’inserimento di un tratto di filo con passo solo destro o sinistro oppure con passo avvolgimento ovvisorio.pr Successivamente- veni destro e sinistro che si alternavano ogni 25 metri. vano tagliati per entrambi i capi 150 cm. di un filo Per il taglio in parete si utilizzava sempre il filo con e 75 cm. di un altro filo.

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“…La sabbia Si avvolgeva poi il filo lungo del capo A col filo molto fine era di un tipo lungo del capo B facendo combaciare la testa del particolare filo lungo del capo A con la testa del filo tagliato proveniente del capo B e la testa del filo lungo del capo B con dalla Toscana…” la testa del filo tagliato del capo A. Su questi due fili così intrecciati si avvolgevano i filiti cordi entrambi i capi facendone combaciare le teste. I punti nei quali le teste deie fili tr combaciavano non dovevano esentarpr e asperità che avrebbe- ro potuto impigliarsi all’ingresso del taglio o-pr vocandone l’immediataottura. r A questo scopo si procedeva ad un’accurata smussatura delle asperità dei capi utilizzando una lima a triangolo.

Il taglio La progressione del taglio avveniva grazie alla sabbia che il filo elicoidale trascinava all’interno del taglio. La sabbia molto fine era di un tipo- par ticolare proveniente dallaoscana T (Massaciucco- li). L’acqua serviva sia per facilitare l’afflusso della sabbia all’ingresso del taglio che perfr eddarraf e il filo elicoidale. Per assicurare il costante flussoaf di acqua e sabbia si sistemava un barile sopra il blocco dae. tagliar Il barile era alimentato manualmente con la sabbia che si versava all’interno di unaudi r - mentale tramoggia in legnoecante r sul fondo

un setaccio. Fabrizio Rebora, il taglio

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“…La fase L’acqua arrivava nel barile attraverso un tubo di di taglio, che poteva durare gomma e ne usciva mescolata alla sabbia.- Il mec più giorni, canismo di funzionamento era quello indicato doveva essere nello schema A. costantemente sorvegliata…” Dal foro n° 1 usciva la sabbia bagnata che si depositava sul fondo del barile.o Il n °for2 dispo- sto circa a metà barile serviva per fare uscire l’ac- qua il cui flusso eraegolato r da uno spinello -inse rito in un manicotto di legno di sambuco -apposi tamente svuotato del midollo. Uno straccio applicato al manicotto faceva in modo che l’acqua colasse sopra l’uscita odel for n° 1 Acqua e sabbia venivano trasportate a mezzo di una canaletta fino all’ingresso del taglio. La fase di taglio, che poteva durare più giorni, doveva essere costantemente vegliatasor dagli operai che si alternavano con etr turni di otto ore ciascuno.’operaio, L oltre ad alimenta- re la tramoggia della sabbia, dava “la calà” alle uoter del “montante” emava fer pronta- mente il motore in caso diottura r del filo -eli coidale. ’impiantoL del filo elicoidale e della postazione di taglio era quellofigurato raf nello schema B. Il movimento era dato da un- moto re che faceva girare una puleggia alla quale era applicata unauota r scanalata rivolta verso

“l’albero”. Fabrizio Rebora, il filo elicoidale

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“…Il carrello L’albero di ferro – posto in posizione dominan- L’inclinazione dei montanti egolataera r da tiranti era costituito da te dalla quale si potesse gerscore il motore, il e turnichetti. Mano a mano che il taglio del- bloc un’intelaiatura carrello e la postazione di taglio – avevae tr co si approfondiva occorreva abbassare la uotar di ferro ruote scanalate di 50 centimetri di diametro inferiore del montante agendo sul meccanismo zavorrata che scorreva orientabili sia sul piano orizzontale che su di scorrimento mediante una manovella. Questa su binario…” quello verticale. operazione che in gergo si diceva “dare la calà” Il carrello era costituito da un’intelaiatura di aveva lo scopo di mantenere la scanalatura infe- ferro zavorrata che scorreva su binario e che riore della uotar sempre più bassa dell’avanza- aveva all’estremità una uotar scanalata fissa mento del taglio. orientata verso l’albero. La funzione del rellocar era quella di mantenere costantemente teso il filo elicoidale. La postazione di taglio per la squadratura dei blocchi era fissa e posta sul piano della cava. Poteva ospitare uno o più blocchi a seconda della dimensione del blocco e della distanza che correva fra i “montanti”. I montanti erano due tralicci rino ferinfissi nel ter- reno, uno di ontefr all’altro, ad una distanza di alcuni metri aventi ognuno dueuote r scanalate. La primauota r posta sulla sommità del montan- te era orientabile di °360sul piano orizzontale, mentre la seconda era fissa, ma potevarer score lungo l’asse del montante. I due montanti potevano essere posti vertical- mente oppure inclinati rispetto al renoter a condizione che il olor asse fosse sullo stesso piano.

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“…dicesi APPENDICE:Le cave dellaal V Verde (1841) distante un quarto d’ora di strada. Non coltivasi chee dao quat tr - marmo tro anni; e fa un bellissimofetto ef e riceve un’ottima levigatura. Dall’articolo “Larvego”, di Goffredo Casalis,Dizionario geografico di Polcevera Marmo verde colle stesse tinte delecedente, pr ma di macchia più – storico – statistico– commerciale degli Stati di S. M. il Re di- Sar dal fiume trita, per essere composto di piccoli noccioli, ondema foruna dello stesso degna, vol. IX, orinoT 1841, pagina 260–263 varietà di esso. Si rinviene nello stesso luogo. nome, che bagna quella valle…”[…] Marmo verde detto di Polcevera (oficalce), composto- di ser pentino nero–verdastro, irregolarmente attraversato da venule verdi di talco, e da una quantità di venule bianche di calce- carbo nata. Forma una grande massa nellate par superiore della pendi- ce orientale del vallone detto Rivetta,esso pr il villaggio di Pietra Lavezzara: è suscettibile d’ottimo pulimento e di un bellissimo lucido; e contende coi mimar più appariscenti, variegati di tinte verdi. È ricercato dalle nazioni estere, e specialmente daiussi r e dagli inglesi: nel Genovesato veggonsi molti lavori fatti- con que sto marmo: la sua coltivazione occupadinariamente or da cinque a sei lavoratori.rovandosi T la cavaesso pr la strada della Bocchet- ta, a sei ore circa da Genova, trasportasi in massi sopra ricar in quella città: dicesi marmo di Polcevera dal fiume dello stesso nome, che bagna quella valle. È coltivato da tempo immemorabi- le. Al di là d’oggi non se ne possonore estrar prismi di un volume maggiore di cinque a sei metri cubi, essendomo il mar talvolta sopraccarico di talco. Marmo verde (oficalce), composto di noccioli in osso–scura,tinta r non effervescente cogli acidi ed avvolti in un eocalcar bianco, traente al verdiccio, ed al serpentino.ma For un banco verticale della media ossezzagr di metri 1,80, sporgente alcun poco sul declive occidentale del vallone detto del rivo di s.esso Carlo il pr villaggio di Pietra Lavezzara: è racchiuso da un lato da uno scisto talcoso verdastro, fragile e divisibile in minuti fogli, e dall’altro da Senza data altro scisto pur anche talcoso e fragile, composto di foglieda- ver Pietralavezzara – stre, contenenti una quantità di minuti noccioli simili aes un- dipr F.lli Cioni so a quelli del marmo descritto ecedentemente,pr dal quale è e P. Cantini, Empoli

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ma il percorso lo decido io”. Cominciava”…“Hai ad voluto camminare? Quattro passi albeggiare e un venticello leggero sembrava Adesso stai volesse spingerli su per la ripida salita. “Passiamozitto e e mille chiacchiere da l’erbo do vento”, aveva detto lo zio e si eracammina!”, era stata la incamminato deciso, passandoo dietr le tre case brusca risposta di Giuseppe Medicina della Caffarella, lungo un sentierino da e,capr dello zio seminascosto fra l’erba che benesto pr s’inerpica- che aveva un carattere va perdendosi in un bosco pieno di spine. “Mapiuttosto “…Esauriti Stanni a vêi che quello belinon o s’èmìo ador, qui non c’è niente che non punga!”, aveva- obietsuscettibile…” i convenevoli, tato timidamente il nipote. “Hai voluto cammina- i due pensava lo zio, un maturo signore di circa ses- iniziarono il sant’anni mentre aspettava il nipote, vicino alla re? Adesso stai zitto e cammina!”, era statau- la br cammino,…” chiesetta della Caffarella sulla strada che da sca risposta dello zio che aveva un carattere Campomorone porta ai Piani di Praglia. Lui, quel piuttosto suscettibile. Camminarono per circa nipote, non l’aveva mai capito, dopo quasi un’ora, sudando, dicendo a volteole par irripetibi- trent’anni passati a sciupare il suo tempo libero li, aprendosi faticosamente la stradaovi, fra alber - fra pubs, pizzerie e discoteche, a unto puntocer ri caduti e ostacoli di ogni genere, finché giunse- gli era venuta la voglia di andare a correre e di ro al termine di una salita mozzafiato, suleve br camminare a piedi, aveva smesso di fumare e si tratto di strada ovincialepr che, dopo unaga lar era messo cavallara e dei bricchi, diceva che “è curva, porta alla strada dei laghi delzente. Gor tutta salute”, che “non è maioppo tr tardi” ecc. La strada era decisamente più agevole, lo zio si “Ciao zio, scusa il ritardo”. Dopo cinque minuti lo fermò un attimo a guardare la cappellado sciagurato era rivatoar portando, per farsi perdo- Pegoa, ridotta ormai a un cumulo di macerie e nare, qualche etto di focaccia appenanata. sfor antichi ricordi della sua infanzia sifacciar af ono Esauriti i convenevoli, i due iniziarono il cammino, alla sua mente, poi epassatioltr primao rià da lo zio qualche settimana prima, dopo essersi fatto Scciavae il passo dellaZoea , giunsero col fiato lungamente egarpr e per telefono aveva detto: corto alla neviera di Pratoleone. “Va bene, vuoi camminare? Allora andiamo a Ormai si vedeva la valle dei laghi, la strada da Casa Preadoga, passando dai laghi delzente, Gor percorrere era tutta in discesa e i due decisero di

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fare una breve sosta; fu opriopr lì, seduto sul rarci sotto il carro; vicino a noi falciava uno altr“…il carro si bordo della neviera, mangiando la focaccia e dermaschiava, contadino –Battistello di Gallaneto – era uno curlo o no contemplando il paesaggio: ile marlontano, la uomo alto, un po’ gobbo: figurati la faticategniva a …” Madonna della Guardia, l’alta alV Polcevera il infilarsi sotto il carro con quella gobba. Dopo monte obbio;T che lo zio si lasciò definitivamen- aver raccolto il fieno, la fatica non finivato cer te trasportare dai ricordi e, fatto inconsueto per qui, bisognava mettersipagetto il e portare a lui, iniziò a parlare. spalle il fascio sul rcaro; a volte, dato il pessimo 1900, battitura– Qui ci venivo da bambino col nonno ae falciar stato della strada, il rocar si dermaschiava, o del grano l’erba; lui falciava e io la raccoglievo; avevamo curlo o no tegniva, se deivaper o scivello de na un asinello e un piccolo reua, a maccagnicca a noenava fr o a enavafr carro: quanta fatica per troppo… due fascetti di fieno! – Ma zio, stai parlando arabo? Vedi, l’erba dei bricchi è – No, parlo in Genovese, ma nonedo cr che difficile da tagliare, biso- qualcuno di voi giovani riesca più ami capir – gnava avere la scoriatta rispose lo zio. Poi guardandosi intorno e lamessuia sempre affi- aggiunse: –Vedi laggiù, inCastagneua , falcia- late e martellate perché vano iV olpari; qui sotto falciavanoTosti i e i qui sono tutte pietre. Campiaschi; laggiù, dalla pietra del grano, Bisognava mettere delle frasche sulle etir dei vicinoa–o lago do baggiofalciavanoCaior i ni; bacchi e sperare che in Vallecalda,Luiggi de Pattô, in t’a Cagnai qualchecappellon non Môi; in t’e Scanigge, Vittorin dâ Costae tanti andasse contro il sole, altri; int’a Crusassa, i Cucchi; in t’i Castelli…; perché altrimenti l’erba in t’o Nascio…; int’i Cagneu…; non seccava e i giorni – Basta zio, ti ego,pr è inutile che parli, tanto io passavano. Una volta è non conosco nessuno e non riesco ae capir venuto un acquazzone niente di quello che dici. talmente forte che – Eh, lo so che voi giovani non riuscite più a abbiamo dovuto ripa- capire – ma lo zio non se ne dava per inteso –.

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erano guai…” allora sì che nostr mangiavano il muli si buoi, asini e “…A volte

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o pasto,

musse patata gin tavano più fr mente al mattino e alla sera, le piogge diven cominciava a far altri, intor passava lì una par povera aveva sui bricchi un casotto di pietra e mille volte. Qualche famiglia più ricca o meno ridendo ancora, anche se si erano ascoltate quella gin si parlava delle veglie inver si iniziava a raccoglier dalle quattr rapidamente, si faceva un pisolino, spesso era zogior pietra del grano fino a questa neviera, mez pipa e il coltello in tasca. Noi falciavamo dalla va mai il coltello e i fiammiferi: è mor tra; meno male che tuo nonno non dimentica pomodori nella cavità di qualche gr con pezzi di legno e condir dimenticava le posate e bisognava ar gior nostr A volte buoi, asini e muli si mangiavano il por no non si mangiava; qualche volta ci vicino al o pasto, allora sì che erano guai: per quel

no ci si riuniva con qualche altr , quella do vitello che raccontava tavano via i lor no al 15 agosto, la stagione finiva, o di mattina che si era in piedi; poi

equenti, così quasi tutti i

Funtanin de Zuea e abbastanza fr do Striscia c’ho mar , quella te dell’estate. Per tutti gli e il fieno. Qualche volta

o fer

Loenso dâ fontann–a do r ri:

nali, delle grandi

eleuio

e per esempio i

r estelli eddo, special , si mangiava , quella ,

ossa pie messoie o to con la

rangiarsi

tellava

segag segag

da

------, , :

– – – posata lì, e par che da lontano sembra una scatola di fiammiferi con quella cappellina che si vede dapper minava la valle del Gor I due ripr –

ma de fen no me n’è ar segaggin Zio, non avr scoriatte che, dopo aver quel tale, cr camminiamo per Sarà per un’altra volta; adesso alziamoci e vita, però le le della famiglia, da piccolo avessi fatto questa disturbato le biscie e i ramar le devi raccontar potr Per oggi accontentiamoci di risposto così: erba nei bricchi, bisogna dor dei car nino. Per quell’anno il caratteristico r filo d’erba più nemmeno a cer pelati come la testa di tuo zio, non tr bilmente alle lor T Zio, la pr obbio. ei raccontar eser ri al mattino e alla sera non avr ,

ossima volta potr che dicevano “per tagliar fur o il cammino, sole or

ei mai pensato che tu l’intellettua edo di San Mar

eva dir musse

che mi g’ho dor e ascoltato i discorsi degli altri tene delle belle; non sai che la ,

e.

ché altrimenti facciamo come o case: i bricchi rimanevano mar e “venite a tr di

zente e il monte T

tellee

Loenso da fontann–a

escìo tagiou ninte mio tutto o gior , e ritor tino di Paravanico,

emmo andar Pr

ri. eadoga carlo col lanter ovar mir mai alto illu navano sta ci”, aveva mi”. ebbe più , anche lì ovavi un e tanta tutto e umor obbio e sul

. no, me e

- - - -

pelati come la

tr

lanter

ovavi un filo

nemmeno a

rimanevano testa di tuo

cer

“…i bricchi

d’erba più

carlo col

zio, non nino…” 163

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casa è stata data infitto af a me e a un mio Così chiacchierando amichevolmente come non“…ognuno tornò a casa amico dell’Acquedotto Derari Fer Galliera, tanti avevano mai avuto né il tempo, né la possibilità sua,di lo zio anni fa, nel 1972, quando eravamo studenti? fare prima, zio e nipote scesero passandoa montâ si sentiva un – No zio, questa è un’altra sorpresa. do possofin sulla riva del primo lago,epassa oltr - po’ più povero, – Potrei raccontarti quando abbiamo riparato il tetto to o riâ de Graffignann–ee il secondo lago giun- il nipote forse e ci siamo stati un mese intero; quando abbiamo sero ben presto alla casaPr eadoga. La casa, anco- un po’ più annodato la biscia; quando abbiamofumicato af ra in ottimo stato,frì of loro riparo e pretesto per ricco…” altri discorsi; come il solito parlava quasie sempr lo 1933 l’allocco nel camino; quando mi hanno sparato; Isoverde – quando abbiamo aperto la strada… zio; dopo aver consumato unugale fr pranzo, Saluti dai – Basta zio. iT prego, altrimenti laossima pr volta arrivò il momento di ritornare indietro. Laghi del – Al ritorno però facciamo un’altra strada. Gorzente che cosa mi racconti? – Come vuoi zio, qui comandi tu. Ed. Ditta – Non ti preoccupare, sono uncontamusse Impellizzeri, Dopo alcune e,or giunti alle rispettive automobi- quasi inesauribile, solo che le mie sono cose già Barberis, li, un breve saluto con un calore insolito, da com- Genova vere non come quelleLoenso di . pagni di viaggio; a volte basta poco perovar -ritr si vicini: percorrere insieme il crinale di una -mon tagna, bere un sorso d’acqua alla stessagen sor- te, condividere la fatica di una salita … – Ciao, alla prossima. – Alla prossima, zio, e mi raccomando, non dimenticarti le mussedi Loenso. – Sta tranquillo, le ho stampate nelvello, cer insieme a tutti gli altri miei di.ricor Percorrendo strade diverse, ognunonò tor a casa sua, lo zio si sentiva un po’ più povero, il nipote forse un po’ più ricco, ma entrambi sapevano di non aver sprecato il loro tempo.

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Foto qui foto là

Il commento fotografico è legato alla mostra delletoline car di Franco Bisio, Campomorone qui e là, inaugurata nel Palazzo municipale il 23novembre 2000, ma non vuole esserne il cata- logo, per il quale occorrerebbe un differente approccio di descrizione e metodo.L’ordine delle cartoline e delle immagini non riproduce una rigorosa sequenza onologica,cr ma un libero percorso evocativo.

1902 Campomorone – Panorama Edizioni A.esta, T Genova

1902 Campoma- rone di sopra – visto da Villa 1910 Sciaccaluga Saluti da Campomorone Edizioni Edizioni erarV do, Campomorone Verardo, Campomo- rone

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1904 La Saliera Campomo- rone Edizioni Verardo, Campomo- rone

1904 Isoverde - Campomorone Edizioni erarV do, Campomorone

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Senza data – Campomorone – Ponte ferroviario, G. Leveratto 1905 La cappella sulla Bocchetta; si noti sullo sfondo il tetto a cupola di una neviera, oggi scomparsa

1933 Saluti da Pietra Lavezzara Edizioni Calì, Genova

1924 Pietra lavezzara

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Senza data 1928 Campomo- Pietra- rone – Lavezzara Campora (alt.m.510 s.m.) e il Monte Leco Ed. Dellepiane Trattoria del Barba, Pietralavezzara

Senza data Senza data Campomorone, Collegio Campomorone – Ferriera delle Figlie di Carità

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Senza data Gallaneto alto Edizioni arTditi – riv. Tabacchi, Gallaneto

1958 Langasco – iccioloT Edizioni Rebora, Langasco 1911 Langasco

1911 Villini Scorza – Campo- morone Soc. editr. Cartoline Torino

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1923 Senza data Campomo- Isoverde – rone Piazza Fonte XX Settem- Solforosa bre Fototipia Blundo G., Genova

Senza data 1936 Campomorone – Villini all’entrata del Paese Isoverde – Piazza Nicolòuno Br Ed. Ditta Impellizzeri già Barberis, Genova Ed. Parodi Maria Commestibili e generi diversi,de Isover

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Senza data Campomorone panorama verso il Passo della Bocchetta Edizioni Calì, Genova

Senza data Gallaneto-Isoverde Edizioni arTditi – riv. Tabacchi, Gallaneto Senza data Campomorone – Tre Re

Senza data Cravasco m. 447 Ediz. Fratelli Blundo, Genova

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Senza data Campomorone – Villa Maria – Il parco Edizioni Rossi, Ricagno

1924 Campomorone – Piazza Nuova Uff. Rev. Stampa, Milano Collegio Immacolata Concezione Campomorone (Genova)

Collegio Immacolata Concezione, veranda

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Collegio Immacolata Concezione, dormitorio

Collegio Immacolata Concezione, scuola di disegno

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libri divertenti e curiosi i libelluli dedicati alla cultura popolare 1 - W.FOCHESATO,Belin!(primo volume) pp.96 L.10.000 2 - W. FOCHESATO, Belin!!(secondo olume) v pp.96 L.10.000 3 - W. FOCHESATO, Belin!!!(terzo olume)v pp.96 L.10.000 4 - G. SCHIAFFINO, Olidin,olidin,olidena pp.96 L.10.000 5 - W.FOCHESATO,Dagghene di nommi (belin!!!!)(quarto volume) pp.96 L.10.000 6 - S.FERRARI,O Napoli!Vita di un pescatore pp.96 L.10.000 7 - A.CAPECE,Giuva Baldini pp.96 L.10.000 8 - M.DE FERRARI- R.NICCOLI,Rimedi & scongiuri pp.96 L.12.000 9 - E.PROFUMO,Natale con i tuoi pp.96 L.12.000 10 - M.BOSSO,Buio estoP pp.160 L.15.000 11 - AA.VV.,G.B.,Giovanni,Bacci & C. pp.128 L.15.000 12 - P.L.GARDELLA,Böga bilöga pp.96 L.12.000

libri ancor più divertenti e curiosi fuoricollana dedicati alla cultura popolare 1 - SKIAFFINO,T’amo pp.40 L.10.000 2 - FIGCT, I Tappetti.Storia,regole e igurf ine del Ciclo-Tappo pp.104 L.10.000 3 - O.GHIORZO,Di che albero sei?Antico oroscopo celtico pp.96 L.10.000 4 - SKIAFFINO,Amore a prima svista pp.40 L.10.000 5 - SKIAFFINO,T’amo pia bici pp.48 L.15.000

libri dedicati gli antichi sapori all’ambiente, alle tradizioni, alla gastronomia

1 - F.SAVIO-V.PRONZATI,E rostie pp.96 L.10.000 2 - F.SAVIO-V.PRONZATI,L’olio pp.160 L.10.000 3 - AAVV.,Preboggion e Prescinsêua pp.160 L.15.000 4 - L.MINUTO-V.PRONZATI,La zucca pp.160 L.15.000 5 - W.FOCHESATO-V.PRONZATI,L’acciuga pp.160 L.15.000 6 - L.MINUTO-V.PRONZATI,W il icof pp.96 L.15.000 7 - R.FAVERO-M.DE MARCHI- V.PRONZATI, Il latte pp.160 L.15.000 8 - L.MINUTO-E.PROFUMO-V.PRONZATI,Fave & salame pp.160 L.15.000 9 - W.FOCHESATO-V.PRONZATI,Stoccafisso e Baccalà pp.160 L.15.000

10- W.FOCHESATO-L.MINUTO-E.PROFUMO-V.PRONZATI,Il basilico pp.128 L.15.000 le ➡ guide ➡ leggende, ricordi, tradizioni, qui e là personaggi dei nostri paesi 1 - M.BERTELLONI, qui,Chiavari là pp.96 L.10.000 2 - AA.VV., qui,Camogli là pp.128 L.15.000 3 - AA.VV., qui,Recco là pp.128 L.15.000 4 - F.FIGONE,Val Petronio qui,Val Petronio là pp.160 L.15.000 5 - AA.VV., qui,Bogliasco là pp.160 L.15.000 6 - M.ANGELINI,Ne qui,Ne là pp.160 L.15.000 7 - R.LAGOMARSINO,Fontanabuona qui e là ima(pr parte) pp.160 L.15.000 8 - AA.VV.,Sori qui,Sori là pp.160 L.15.000 9 - P.L.GARDELLA,Pieve su,Pieve giù pp.160 L.15.000 10- AA.VV.,Campomorone qui e là pp.184 L.15.000