COMUNE DI MONTEMIGNAIO Provincia di

VARIANTE QUINQUENNALE AL REGOLAMENTO URBANISTICO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA

DOCUMENTO PRELIMINARE (Art.23, L.R. 10/2010)

Il Responsabile del Procedimento I Tecnici Incaricati Geom. Stefano Milli Dott. Arch. Pier Massimo Morrone Dott.Arch. Roberta Fabbrini

Marzo 2014 1

Verifica di assoggettabilità della Variante Quinquennale al Regolamento Urbanistico alla Valutazione Ambientale Strategica

INDICE

1. Premessa Pag.04

2. Aspetti Procedurali Pag.06

3. Fase preliminare della VAS e fase definitiva della VAS Pag.08

4. IL REGOLAMENTO URBANISTICO VIGENTE Pag.10

4.1 I contenuti del Regolamento Urbanistico Pag.10

4.2 Dimensionamento del Regolamento Urbanistico Pag.13

4.3 La verifica del livello di pressione sulle risorse Pag.15

5. IL PROCESSO PARTECIPATIVO Pag.19

5.1 Soggetti competenti in materia ambientale Pag.19

5.2 Il confronto pubblico Pag.20

6. LA VARIANTE AL REGOLAMENTO URBANISTICO Pag.21

6.1 Obiettivi da perseguire con la Variante al Regolamento Urbanistico Pag.21

6.2 Azioni di Piano previste nella Variante Pag.22

6.3 Sintesi delle proposte di Variante Pag.23

7. LA VARIANTE AL R.U. E I PIANI SOVRAORDINATI Pag.26

7.1 P.I.T-PIANO PAESAGGISTICO ADOTTATO Pag.27

7.1.1 Riconoscimento dei caratteri strutturali Pag.27

7.1.2 Dinamiche di trasformazione Pag.28

7.1.3 Riconoscimento dei valori Pag.29

7.1.4 Obiettivi di conservazione Pag.29

7.1.5 Azioni di conservazione Pag.30

8.P.T.C.P della Provincia di Arezzo Pag.31

9.Contenuti del Rapporto Ambientale Pag.34

9.1 Impostazione generale Pag.34

9.2 Ambito di studio Pag.34

9.3 Le risorse interessate Pag.35

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9.4 Schema del Rapporto Pag.40

10. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI AMBIENTALI Pag.43

10.1 Parametri di progetto e definizione preliminare degli indicatori Pag.43

10.2 Misure di mitigazione e compensazione Pag.45

10.3 Monitoraggio Pag.46

10.4 Sintesi non tecnica Pag.46

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1. PREMESSA

In questo documento preliminare si descrive il processo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che si intende applicare alla Variante quinquennale del Regolamento Urbanistico del comune di Montemignaio.

Gli atti di Pianificazione Urbanistica in Toscana, sono regolati, in materia di Valutazioni Ambientali, dalla L.R. n. 10 del 12/02/2010. La Regione Toscana ha emanato nel febbraio 2012 la L.R. n. 6, 17/02/2012,e, in materia di partecipazione, delle correzioni apportate con la legge 46 del 2/8/2013.

Il contesto normativo viene ricondotto quindi alle disposizioni dello Stato: D.Lgs.152/2006 e ss.mm. ed ii. e della Commissione Europea: "Attuazione della Direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente".

La L.R. 10/2010 specifica il ruolo delle Autorità che, con il Garante dell'Informazione, dovranno supportare il processo autorizzativo e partecipativo della valutazione. Il Sindaco, con proprio decreto, ha dato avvio al procedimento di formazione della variante quinquennale al Regolamento Urbanistico. Per la definizione degli aspetti relativi alle componenti ambientali di maggiore rilevanza sono attualmente in fase di acquisizione dati e informazioni depositati nei vari uffici e resi disponibili dalle agenzie e dai principali Enti operanti sul territorio.

Il Comune è quindi dotato di Piano Strutturale la cui definitiva approvazione si è avuta il 30/12/2005 con deliberazione del Consiglio Comunale n. 61 e, successivamente, di Regolamento Urbanistico, l'atto di governo del territorio che contiene la disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti, delle trasformazione degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio.

Il Regolamento è stato definitivamente approvato il 03/09/2007 con la deliberazione n. 40 del Consiglio Comunale.

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Il piano strutturale, Il regolamento urbanistico e le successive varianti sono stati redatti ai sensi della L.R.5/1995 e in ottemperanza alle disposizioni della L.R.T. 1/2005, e con i piani sovraordinati allora vigenti:

il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale approvato con Delibera di G.P. n.72 del 16 Maggio 2000,

il Piano di Indirizzo Territoriale approvato dal Consiglio regionale il 24 luglio 2007 con delibera n. 72 e pubblicato sul Burt n. 42 del 17 ottobre 2007.

Il Piano Strutturale e il Regolamento Urbanistico costituiscono i principali strumenti di gestione del territorio, ma non esauriscono le prescrizioni e i vincoli alle trasformazioni, contenuti anche in altri piani di settore. In particolare il Comune ha approvato il Piano comunale di classificazione acustica ai sensi dell’art. 5 della L.R. n. 67/2004 con deliberazione di Consiglio Comunale n. 44 del 30.11.2004.

Con Deliberazione del CC n. 10 del 21/01/2010 è stata approvata la variante n. 1 al Regolamento Urbanistico.

La Variante n. 2 al Regolamento Urbanistico, con contestuale Variante n. 1 al Piano Strutturale, sono state approvate rispettivamente con deliberazione del Consiglio Comunale n. 59 del 30/11/2012 e n.ro 60 del 30/11/2012.

La variante al Regolamento Urbanistico si rende necessaria in quanto hanno perso efficacia le previsioni di cui all'art. 55, comma 4 della L.R. 1/2005 ed i conseguenti vincoli preordinati all'esproprio.

In vista della Variante quinquennale di conferma e di verifica delle previsioni, l’Amministrazione comunale ha condotto un’ampia consultazione pubblica.

Nell’ambito della valutazione si opereranno le necessarie verifiche di conformità fra i diversi atti pianificatori, il dettaglio dell’analisi non potrà essere che di massima e prevalentemente qualitativo; infine si affronterà la valutazione delle azioni previste nell’ambito del Regolamento Urbanistico con la formulazione di stime quali - quantitative di impatto sulla base dei criteri generali che anche in passato hanno fondato le procedure Valutazione degli Effetti Ambientali.

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2. ASPETTI PROCEDURALI

Per l'attivazione delle procedure di VAS, ai fini della formazione della variante in oggetto, la funzione di Garante dell’informazione è svolta dal Segretario Comunale pro tempore Dott. Giuseppe del Pianta come da Delibera del C.C.n.ro 2 del 11/03/2005.

Con decreto del Sindaco n.ro 6 del 20/02/2014 si è provveduto alla individuazione delle Autorità come indicato all'art. 4 della L.R. 10/2010:

Autorità procedente: il Consiglio Comunale che approva il piano

Autorità competente: individuata nel rispetto dei principi di separazione, autonomia e competenza nella costituzione di un Nucleo di Valutazione Ambientale, composto da :

Dott. Giuseppe del Pianta, segretario comunale;

Geom. Rosaria Coppi, istruttore Comune di Montemignaio

Dott. Geol. Marta Fabbrini, istruttore del Comune di Castel San Niccolò

Proponente: il responsabile dell’Area Urbanistica e assetto del territorio, Geom. Stefano Milli, del quale inoltre l’Autorità competente si avvale quale struttura organizzativa e di supporto, eventualmente con il supporto tecnico di professionisti esterni.

La normativa regionale, coordinata con quella dello stato ( D.Lgs. 152/2006 e ss. mm. ed ii.), prevede che in una fase iniziale l’Autorità Competente si esprima in merito alla assoggettabilità o non assoggettabilità a VAS dell’atto di pianificazione in oggetto.

Essendo comunemente accettata l’interpretazione che la Variante quinquennale costituisca atto soggetto a VAS indipendentemente dalla significatività degli effetti ambientali, il proponente e l’Amministrazione ritengono di omettere la preventiva verifica di assoggettabilità ex L.R. 10/10 Art. 22, di attivare direttamente la procedura di Valutazione Ambientale Strategica e di inviare all’Autorità competente questo documento. Di conseguenza la procedura stabilita per la fase preliminare è la seguente:

1. L’Autorità Proponente (Ufficio Area Urbanistica e assetto del territorio), predispone il Documento Preliminare della VAS che illustra il piano e che contiene le informazioni e i

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dati necessari all’accertamento degli impatti significativi sull’ambiente, secondo i criteri individuati nell’allegato 2 della L.R. 10/2010.Questo documento viene trasmesso su supporto cartaceo ed informatico all’Autorità competente che recepisce l’atto e attiva le consultazioni, trasmettendolo ai soggetti competenti in materia ambientale al fine di acquisirne il parere entro il termine che verrà concordato tra il Proponente e l’Autorità Competente.

2. L’Autorità Competente, sulla base delle osservazioni e dei contributi acquisiti avvia le procedure per la redazione delle successive fasi del processo di valutazione.

3. Il Garante della Comunicazione, al fine di assicurare l’informazione al pubblico e di accertare che il procedimento sia svolto secondo le regole di massima pubblicità, provvede alla stesura di un rapporto per certificare le iniziative intraprese al fine della partecipazione civica al Processo di Valutazione dei Piani Urbanistici nella forma coordinata con la Valutazione Ambientale Strategica.

Ai sensi dell'art. 7, comma 1bis della L.R. 10/2010, il procedimento di VAS si intende avviato alla data in cui l'autorità procedente o proponente trasmette all'autorità competente il Documento Preliminare di cui all'art. 23 della stessa Legge Regionale;

L’Amministrazione Comunale si avvale delle competenze professionali degli Architetti Pier Massimo Morrone e Roberta Fabbrini, incaricati dall’amministrazione per l’esecuzione delle analisi e per la redazione degli studi che andranno a comporre il Rapporto Ambientale.

Il procedimento per la VAS è ricompreso all'interno di quello previsto per l'elaborazione, l'adozione, l'approvazione dei Piani Urbanistici. La VAS è avviata dall'autorità procedente o dal proponente contemporaneamente all'avvio del procedimento di formazione del piano o programma e deve concludersi anteriormente alla sua approvazione.

Ai sensi dell’art. 8, comma 6, il rapporto ambientale e la sintesi non tecnica vengono adottati contestualmente alla Variante al regolamento Urbanistico e le consultazioni di cui all’articolo 25 vengono effettuate contemporaneamente alle osservazioni di cui all’articolo 17 della l.r. 1/2005 sulla Variante adottata.

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3. FASE PRELIMINARE DELLA VAS E FASE DEFINITIVA DELLA VAS

Il rapporto preliminare della VAS, che è contenuto in questa relazione, definisce anche i contenuti del rapporto ambientale, descrivendo a norma della L.R. 10/10 Art. 23:

- l'oggetto della variante quinquennale al Regolamento Urbanistico

- le indicazioni necessarie inerenti lo specifico piano o programma , relativamente ai possibili effetti ambientali significativi della sua attuazione

- i criteri per l’impostazione del rapporto ambientale, per la valutazione degli effetti della variante stessa sugli aspetti ambientali, sociali, economici.

La valutazione del Regolamento urbanistico è operativa, contiene quindi indicatori di sostenibilità, individua limiti ,vincoli e definisce eventuali misure di mitigazione, contiene inoltre la valutazione di coerenza interna del Piano Urbanistico ed esterna nei confronti degli altri atti pianificatori. Lo scopo principale di questa fase di valutazione è quello di individuare le principali problematiche connesse con l’attuazione delle previsioni nei confronti delle trasformazioni prevedibili dei suoli, delle risorse essenziali del territorio e dei servizi, confrontandosi con le sue criticità, le sue risorse ed emergenze ambientali, architettoniche, storiche e della cultura. Si dovrà determinare l’entità delle modificazioni, prescrivere i limiti alla trasformabilità e individuare le misure idonee a rendere sostenibili gli interventi.

A tale scopo la VAS del Regolamento Urbanistico prende come riferimento, per la definizione del Quadro di Riferimento Ambientale il Quadro Conoscitivo del P.S. e l’aggiornamento eseguito in occasione del R.U. e delle relative varianti;

Con essi , la valutazione integra i documenti del quadro Conoscitivo del PTCP della Provincia di Arezzo; Il Piano Straordinario per la Gestione integrata dei rifiuti nell’ATO Toscana Sud; Il Piano Interprovinciale di Gestione dei Rifiuti di ATO Toscana Sud.

Costituiscono inoltre ulteriore fonte di approfondimento ed analisi dei dati disponibili:

Il Piano Comunale di Classificazione Acustica;

PIT - Piano di Indirizzo Territoriale (24/07/2007); approvato dal Consiglio regionale il 24 luglio 2007 con delibera n. 72 e pubblicato sul Burt n. 42 del 17 ottobre 2007.

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Piano di Indirizzo Territoriale con Valore di Piano Paesaggistico in attuazione del codice dei beni culturali, implementazione del P.I.T per la disciplina paesaggistica adottata con deliberazione del Consiglio Regionale n. 32 del 16 giugno 2009.

Il nuovo Piano Regionale Integrato Infrastrutture e Mobilità. Proposta della Giunta Regionale di Deliberazione al Consiglio Regionale n. 18 del 22 luglio 2013

Rapporto sul turismo in Toscana (2012);

Piano Provinciale integrato di Protezione Civile della Provincia di Arezzo .

Compito del Rapporto definitivo sarà determinare l'entità delle modificazioni, prescrivere i limiti alla trasformabilità e individuare le misure idonee a rendere sostenibili gli interventi.

La Valutazione del Regolamento Urbanistico è applicata alle azioni e agli interventi previsti dal Regolamento medesimo, contiene indicatori di sostenibilità e fattibilità di tali azioni e interventi, stabilisce limiti, vincoli e condizionamenti, indica o prescrive misure di mitigazione, definisce gli indicatori di monitoraggio e parametri per le valutazioni affidate ai piani attuativi e agli interventi diretti.

La valutazione di coerenza interna si pronuncia sulla capacità dello strumento urbanistico di perseguire gli obbiettivi che si è dato. La valutazione di coerenza esterna ne esprime la capacità di risultare portatore di contributi alle politiche di governo del territorio di altri enti territorialmente competenti. La valutazione di sostenibilità generale verifica che il Piano abbia le caratteristiche, il ruolo affidatogli dalla Legge Regionale 1/2005. Infine la valutazione di sostenibilità ambientale che analizza strategie e obbiettivi alla luce della loro compatibilità con le risorse territoriali, paesaggistiche, ambientali. Anche in misura di eventuali sistemi di mitigazione o compensazione.

La procedura di valutazione degli effetti ambientali sulle varie componenti ambientali, sugli aspetti sociali, economici e sulla saluta umana viene descritta nel Rapporto Ambientale e nella Relazione di Sintesi. La valutazione delle interazioni fra previsioni urbanistiche, territorio e ambiente è essenzialmente legata alla tipologia di intervento, alle dimensioni, al numero di soggetti coinvolti, alla localizzazione geografica e morfologica, alle relazioni con emergenze e criticità, alle relazioni e interferenza per la compartecipazione all'uso di risorse e servizi

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4. IL REGOLAMENTO URBANISTICO VIGENTE

4.1. I contenuti del Regolamento Urbanistico

Il Regolamento Urbanistico del Comune contiene: a) il perimetro aggiornato dei centri abitati inteso come delimitazione continua che comprende tutte le aree edificate e i lotti interclusi; b) la disciplina dell’utilizzazione, del recupero e della riqualificazione del patrimonio urbanistico ed edilizio esistente, compresa la tutela e la valorizzazione degli edifici e dei manufatti di valore storico e artistico; c) la individuazione delle aree all'interno del perimetro dei centri abitati sulle quali è possibile, indipendentemente dal Piano complesso di intervento di cui all'art. 56 della legge regionale 03.01.2005 n. 1, l'edificazione di completamento o di ampliamento degli edifici esistenti; d) la individuazione delle aree destinate ad opere di urbanizzazione primaria e secondaria, nel rispetto degli standard previsti dal D.M. 2 aprile 1968 n. 1444; e) la individuazione delle aree, per le quali, in rapporto alla loro particolare complessità e rilevanza, si può intervenire solo mediante i piani attuativi; f) la disciplina del territorio rurale; g) le infrastrutture da realizzare all'esterno dei centri abitati; h) la individuazione dei criteri di coordinamento delle scelte localizzative con gli atti di competenza del sindaco in materia di orari ai sensi dell'art. 36 legge 8 giugno 1990 n. 142 e ss. mm. ed ii. e dell’art. 3 della L.R. 22.07.1998 n. 38.

Il Regolamento Urbanistico contiene inoltre l’individuazione della fattibilità geologica ed idraulica degli interventi ai sensi della D.C.R.T. 94/85 e D.C.R.T. 12/2000 e un aggiornamento e integrazione del quadro conoscitivo del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente e delle funzioni in atto.

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In conformità all’impostazione del P.S., oltre ad un apparato programmatico normativo generale valido per le situazioni omogenee su tutto il territorio, il R.U. per gli aspetti previsionali di dettaglio mantiene una organizzazione dei propri apparati articolata per U.T.O.E.. Il R.U. è composto dai seguenti elaborati:

Indagini di supporto alla pianificazione urbanistica

Sezione A: Indagine di fattibilità geologico tecnica

- Schede di fattibilità con relativo elaborato cartografico

- Abaco di fattibilità

- Relazione di fattibilità

Sezione B: Completamento delle indagini del P.S. sul Patrimonio edilizio esistente

- B1: Esemplificazione della schedatura di censimento e analisi del patrimonio edilizio esistente nelle nuove zone A e nella estensione di alcune delle zone già vigenti.

Quadro Programmatico-normativo

- Tav. 1 : Inquadramento generale Scala 1: 10000

- Tav. 2,1 : Disciplina della U.T.O.E 1.1 Capoluogo Scala 1: 2000

- Tav. 2,2 : Disciplina della U.T.O.E 1.2 Capoluogo Scala 1: 2000

- Tav. 3 : Disciplina della U.T.O.E. 2.1 Consuma Scala 1: 2000

- Tav. 4: Disciplina della U.T.O.E. 3.1 Secchieta Scala 1: 2000

- Elab. 5: - Norme tecniche di attuazione

- Allegato 5A: Individuazione delle Unità di Piano

- Allegato 5B: Sintesi della schedatura e classificazione di valore del patrimonio edilizio delle nuove zone A

- Allegato 5C: Individuazione dei beni sottoposti a vincolo ai fini espropriativi

- Elab. 6: Relazione illustrativa generale 11

- Allegato 6A: Relazione di valutazione degli effetti ambientali, dimensionamento del Piano e pressione sulle risorse

- Allegato 6B: Norme per la valutazione dei piani attuativi

Per l’individuazione del patrimonio edilizio delle zone E (definito “territorio aperto” nel P.S.) si fa riferimento alle tavole del Piano Strutturale singolarmente citate nel corso dell’ articolato.

Viene inoltre riconosciuto valore di Quadro conoscitivo del R.U. alla schedatura del patrimonio edilizio esistente nelle nuove zone A e nella estensione di alcune delle zone già vigenti, eseguita nel corso degli anni 2005-2006, della quale la tavola 5 riassume in sintesi la classificazione di valore e della quale l’ elaborato B1 costituisce un’esemplificazione.

Viene inoltre riconosciuto valore di quadro conoscitivo e, nei limiti di cui all’ Art. 25 delle presenti N.T.A., anche di quadro normativo, ai Piani di Recupero e alle Varianti ex Art. 5 della L.R. 59/80 relative alle Zone A e alle Zone B3 del previgente strumento urbanistico.

Viene inoltre riconosciuto valore di Quadro programmatico-normativo agli Elaborati del Piano Strutturale aventi valenza prescrittiva nei confronti del R.U., nei limiti e nelle forme indicate nel P.S. stesso e negli Articoli delle presenti N.T.A. che li richiamano.

Si elencano in particolare, ma solo in quanto più direttamente operanti nella gestione del R.U., gli elaborati:

A3-Sintesi della schedatura e classificazione di valore del patrimonio edilizio

B5-Tessitura agraria e terrazzamenti

B7-Tipi e varianti del paesaggio agrario

B8-Vincoli sovraordinati

5-Disciplina delle aree a prevalente funzione agricola

7-Dimensionamento del P.S., Schede di dimensionamento e valutazione delle U.T.O.E. e Schede di analisi delle trasformazioni e delle condizioni di sostenibilità

8-Norme per l' attuazione del Piano Strutturale e Statuto dei luoghi.

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4.2. Dimensionamento del Regolamento Urbanistico

Il Regolamento Urbanistico approvato localizzò 142 alloggi convenzionali dei 199 previsti nel Piano Strutturale e una buona dotazione di spazi ex DM 1444/68.Il dimensionamento viene qui riassunto per l’intero territorio comunale, ma nel R.U. sono contenuti per ciascuna UTOE la verifica e il raffronto con i dati del P.S.

Per il settore residenziale il dimensionamento del R.U. era il seguente:

Per la quota di abitazioni le percentuali di utilizzazione erano in realtà piuttosto consistenti se rapportate ad un orizzonte quinquennale, ma va considerato che le previsioni del vecchio strumento erano in gran parte saturate nelle aree di più agevole attuazione e al momento appariva concreta la prospettiva di attuazione per numerose realtà, stando alle intenzioni manifestate dagli operatori; prospettiva che la crisi del settore edilizio ha poi in parte vanificato. E’ da notare che il R.U. si cautelava rispetto a possibili cambiamenti dello scenario prevedendo una consistente quota di Es, zone agricole speciali, e cioè quelle incluse dal P.S. in area di trasformazione urbana, ma non ancora incluse nel R.U. tra le zone destinate a nuovi insediamenti privati né ad interventi di pubblica utilità.

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Le dotazioni di spazi pubblici o di uso pubblico riassunte in tabella non tengono conto:

- degli spazi aggiuntivi per verde e parcheggi da prevedere nelle Zone C e C2,

- dei parcheggi da prevedere nella Zona C1

- di una parte degli spazi di uso pubblico da prevedere nelle Zone Bs

- del valore doppio attribuibile agli spazi reperiti in Zona A e B (D.M. 1444/68 art. 4 ultimo comma).

La dotazione delle aliquote b, c, d (attrezzature, verde e parcheggi) del D.M. 1444/68, è ben più ampia dei minimi di legge, mentre l’insufficienza dell’ aliquota a), aree per l’ istruzione dell’ obbligo (nonostante che venga prevista, in un’ ampia area della U.T.O.E. 1,1, la nuova scuola materna ed elementare), è dovuta al fatto che il Comune, con pochi residenti ed una popolazione anziana, si avvale della Scuola Media di Castel San Niccolò.

Per la quota di attività non si era sentita l’esigenza di introdurre nel R.U. aree specifiche per l’ artigianato, del resto non presenti neppure nel precedente strumento. Anche gli esercizi commerciali, i bar e i ristoranti si integravano perfettamente negli aggregati esistenti e le norme delle Zone A e B assecondano questa tendenza.

A Montemignaio non c’è assolutamente alcun rischio di terziarizzazione degli aggregati, anzi anche alcuni alberghi tendono a perdere la loro specificità. Il dimensionamento quindi tiene conto di possibilità e previsioni di insediamento sia nelle poche zone specifiche per il turismo, sia nelle A e B; e non è finalizzato a porre limiti urbanistici, ma a determinare i possibili incrementi di pressione sulle risorse.

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4.3. La verifica del livello di pressione sulle risorse

Nella stesura del R.U. fu proseguito il lavoro cominciato con la relazione sulle attività di valutazione elaborato quando, ai sensi dell’art.16 della L.R.5/95, il Piano Strutturale fu supportato, tra gli altri documenti, anche dalla valutazione degli effetti ambientali.

La normativa regionale della L.R.1/05, entrata in vigore dopo l’approvazione del P.S., aveva introdotto un nuovo concetto di valutazione estendendolo agli effetti territoriali, ambientali, sociali ed economici e sulla salute umana.

Nell’art.11 della suddetta legge venivano sanciti in maniera esplicita gli aspetti di valutazione integrata già presenti nelle attività di valutazione indicate dalla L.R. 5/95 e nelle relative istruzioni tecniche, che facendo riferimento alla valutazione delle risorse in una prospettiva integrata, comprendono le risorse naturali, insediative e socio economiche. In base alle indicazioni del Punto 12 della Circolare della Regione Toscana “Indicazioni per la prima applicazione delle disposizioni della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1 (Norme per il governo del territorio) in ordine ai procedimenti comunali”, fu redatto l’Allegato 6A alla Relazione illustrativa “Valutazione degli effetti ambientali” per adempiere le prescrizioni di cui all’Art. 11 della L.R. 1/2005. In assenza di indicazioni precise e di metodologie unificate, si procedette alla valutazione attraverso un modello che, facendo riferimento ai dettami normativi generali, allo studio sulle attività di valutazione già realizzato per il Piano Strutturale, all’articolazione del Regolamento Urbanistico del Comune di e, infine, al contesto territoriale ed ambientale, permettesse di indicare, per tutte le U.T.O.E., le risorse soggette a modificazione, gli eventuali livelli di criticità e, quando necessari, gli interventi di mitigazione necessari al mantenimento o al miglioramento delle condizioni di vita rispetto alla situazione in atto.

Il Piano Strutturale aveva individuato per ciascun ambito normativo gli elementi di invarianza ed aveva fornito, sulla base dei criteri di trasformabilità, le prescrizioni al R.U. per la determinazione degli interventi ammissibili. In particolare l’ Elaborato 7 del P.S. contiene il “Dimensionamento del P.S.”, le “Schede di dimensionamento e valutazione delle U.T.O.E.” e le “Schede di analisi delle trasformazioni e delle condizioni di sostenibilità”, mentre l’ Elaborato 6 -Relazione sulle attività di valutazione- contiene al Punto 2 le “Norme e criteri per il Regolamento urbanistico”.

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In primo luogo viene precisato che “Nei confronti del Regolamento Urbanistico assumono valore normativo le indicazioni contenute nelle cartografie del Piano Strutturale, le Norme di attuazione e tutti gli altri elaborati facenti parte del “Quadro normativo” e in particolare le “Schede di valutazione e analisi delle trasformazioni e condizioni di sostenibilità” e la “Relazione sulle attività di valutazione”.

Inoltre, nel demandare al R.U. un approfondimento delle valutazioni, il P.S. fa riferimento ad “un’attuazione programmata delle nuove quantità insediative sostenibili, così come definite nel presente Piano, con particolare riferimento alla compatibilità con sistemi di approvvigionamento idrico, di smaltimento e di trattamento dei liquami e dei rifiuti solidi, di accessibilità meccanizzata di spazi pubblici o di uso comune e collettivo, di impianti ed attrezzature. In caso di assenza o carenza di tali sistemi gl’interventi saranno programmati tenendo conto dei piani triennali per le opere d’ investimento riferite ai sistemi suddetti. Il R.U. darà attuazione agli obiettivi indicati come prioritari dal P.S. concretizzando le opportunità di sviluppo sostenibile anche in relazione alle reali esigenze che vengano manifestate dagli operatori, dando omogeneità e coerenza agli interventi pubblici e privati e di tutela del territorio.

In particolare, per quanto riguarda la risorsa idrica, il Piano Strutturale nel quadro conoscitivo ha riscontato le dotazioni idriche delle diverse zone del territorio comunale e riportato le relative criticità. In sede di formazione del regolamento Urbanistico è stata acquisita la certificazione del gestore del servizio di cui alla L.R. 21/7/95 n. 81 in merito all’adeguatezza del sistema di approvvigionamento idrico e di smaltimento delle acque reflue per le previsioni di nuovi insediamenti o trasformazioni urbanistiche che prevedano funzioni a più elevato consumo di risorsa idrica”.

In collegamento con le schede di dimensionamento del R.U. di cui si è detto nel paragrafo precedente, il R.U. quantificava in apposite tabelle l’incremento di pressione sulle risorse, per ciascuna risorsa e per ciascuna U.T.O.E., e in particolare l’ incremento di fabbisogno idrico, energetico, del servizio di raccolta dei rifiuti e della depurazione dei reflui. Mancava invece uno studio sulla previsione di incremento della impermeabilizzazione e del consumo del suolo che dovrà essere sviluppato nel rapporto ambientale, il quale dovrà ripartire dalla situazione attuale, e cioè quella derivante dalla parziale attuazione del R.U. avvenuta in questi anni.

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Per illustrare il metodo seguito nella stesura del R.U. si riportano le tabelle riassuntive, nelle quali le unità in incremento corrispondono agli Abitanti Equivalenti per la tabella dei reflui, mentre per le altre tabelle sono:

- Appartamenti di residenza: n° di abitanti - Appartamenti stagionali e alberghi: presenze/giorno - Esercizi commerciali: metri quadrati - Servizi: utenti. Gli incrementi derivanti sono stati verificati con lo stato delle reti e con i programmi dell’Amministrazione e degli Enti Gestori e ritenuti compatibili.

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5. PROCESSO PARTECIPATIVO

5.1. Soggetti competenti in materia ambientale

Ai sensi della L.R. 10/10 è il proponente (o l’autorità procedente) che definisce in collaborazione con l’autorità competente i soggetti competenti in materia ambientale da consultare

Sono individuati quali soggetti da coinvolgere nel confronto, e quindi invitati a fornire un contributo alla valutazione, i seguenti Enti territorialmente interessati:

 Regione Toscana

 Provincia di Arezzo

 Unione dei comuni montani del

 Comuni confinanti, ove le previsioni possano interessarne indirettamente il territorio

Sono inoltre invitati a fornire un contributo alla valutazione i soggetti che, tra i seguenti, in ragione della natura e dei contenuti dell’atto da valutare, hanno la competenza di esprimere pareri, sulla base di disposizioni di legge, anche nel prosieguo dello svolgimento dei progetti che porteranno all’attuazione delle previsioni urbanistiche:

 A.R.P.A.T. (dipartimento provinciale)

 A.S.L.

 Soprintendenza B.A.P.S.A.E.

 Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana

 Autorità di Bacino del fiume Arno

 Ufficio Tecnico del Genio Civile di Arezzo

 Corpo Forestale dello Stato

 Nuove Acque S.p.A.

 PubliAcqua

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 Enel Distribuzione S.p.A.

 Telecom Italia S.p.A.

 SEI TOSCANA S.r.l.

5.2. Il confronto pubblico

L’Amministrazione Comunale ha già attivato un’ampia fase di consultazione per informare i cittadini delle finalità della Variante e per sollecitarne il contributo.

Sono pervenuti circa 20 contributi e suggerimenti, che verranno esaminati e sottoposti alle decisioni dell’Amministrazione Comunale.

Le proposte per la massima parte nascono da un caso specifico e localizzato nel territorio, ma alcune sottopongono situazioni generalizzabili che mettono in luce disposti normativi non adeguati o comunque migliorabili.

Inevitabilmente alcune proposte attengono a situazioni del tutto particolari, come la richiesta di eliminazione di aree edificabili, altre prospettano ipotesi che a un primo esame appaiono poco condivisibili, altre richiederebbero contestuali variazioni del P.S. che non sono nei programmi, alcune mirano a risolvere problematiche in ordine alla dotazione infrastrutturale del Comune stesso.

In aggiunta, dagli Uffici Comunali provengono suggerimenti per l’eliminazione di alcune criticità relative all'apparato normativo del R.U., per l’adeguamento alla normativa vigente e una indicazione di manutenzione generale delle norme,

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6. LA VARIANTE AL REGOLAMENTO URBANISTICO

6.1. Obiettivi da perseguire con la Variante al Regolamento Urbanistico

Al di là della singola disamina delle richieste pervenute , obbiettivo della Variante è prioritariamente quello di una revisione organica del Regolamento Urbanistico Vigente, verificata puntualmente negli aspetti che attengono alle parti ancora non ancora attuate e alle motivazioni connesse.

In generale si riconfermano gli Obiettivi principali che sono i seguenti:

Perseguire lo sviluppo sostenibile del e nel territorio comunale. In tal senso si assume come fondante la tutela dell’identità culturale e dell’integrità fisica del territorio stesso, condizione essenziale di qualsiasi scelta di trasformazione ambientale. Contemporaneamente si promuove la valorizzazione delle qualità dell’ambiente naturale, paesaggistico ed antropico, il ripristino di qualità deteriorate e il conferimento di elevati valori formali e funzionali al territorio comunale.

1) La Tutela del territorio, intesa come tutela del paesaggio, tutela del sistema insediativo, tutela delle risorse naturali, difesa del suolo

1a - Tutela del paesaggio

1a1- Tutela dei contesti paesaggistici

1a2- Tutela dei contesti storico-ambientali

1b- Tutela del sistema insediativo

1b1- Presenza e presidio dell'uomo nelle aree marginali

1b2- Tutela del patrimonio architettonico di antica formazione

1c- Tutela delle risorse naturali

1c1- Contenimento del consumo di terreno

1c2- Contenimento della pressione sulle risorse naturali

1c3- Incremento della quota delle energie rinnovabili

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1d- Difesa del suolo

1d1- Contenimento dei livelli di rischio, sia sotto l’aspetto idraulico che in quanto a stabilità dei versanti

2) La Promozione dello sviluppo economico , l’adeguamento e il potenziamento delle reti dei servizi e delle infrastrutture, il consolidamento del sistema insediativo,

2a- Sviluppo economico

2a1- Sviluppare le infrastrutture di accoglienza

2a2- Contrastare il declino delle attività produttive

2a3- Promuovere settori di sviluppo sostenibili e innovativi

2b- Adeguamento e potenziamento delle reti infrastrutturali

2c- Consolidamento del sistema insediativo

2c1- Adeguare l'offerta delle aree alla mutata domanda di alloggi

2c2- Mantenere un'alta quota di recupero

2c3- Mantenere il livello dei servizi e degli spazi di uso comune

6.2. Azioni di Piano previste nella Variante

Agli obiettivi corrispondono Azioni di Piano, ovvero gli interventi che l’Amministrazione svolge attraverso l’atto di governo del territorio:

A.1.1- Revisione del quadro conoscitivo sul rischio geologico, sismico e idraulico

A.2.1- Riduzione del consumo di suolo nelle UTOE per l’edificazione

A.3.1- Conferma delle previsioni insediative con interventi di dimensione più limitata

B.1.1- Regole di inserimento degli interventi nelle aree di tutela paesistica

B.2.1- Verifica delle previsioni sul livello ammissibile di pressione sulle risorse

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B.3.1- Incentivi normativi e prescrizioni per l'uso delle energie rinnovabili

C.1.1- Facilitazioni per le attività ricettive, di ristoro e di turismo naturalistico

C.2.1- Mantenimento di una limitata offerta di aree produttive

C.3.1- Previsione di attrezzature per il traffico

D.1.1- Riduzione della dimensione degli interventi e semplificazione delle procedure per incontrare la domanda di alloggi

D.2.1- Snellimento delle norme per la classificazione e il recupero del patrimonio esistente

D.3.1- Conferma delle dotazioni di spazi pubblici

D.3.2- Adeguamento delle norme per gli standard

Ciascuna azione incontra uno o più obiettivi, in un rapporto che deve essere sviluppato nella redazione della Variante, nella quale le Azioni di Piano si estrinsecano in Varianti puntuali e in Varianti normative, organizzandosi per ambiti e temi.

6.3. Sintesi delle proposte di Variante

La generale crisi economica manifestatasi in questi anni ha provocato alcuni importanti effetti sull’andamento del ciclo edilizio a Montemignaio.

In primo luogo ha fatto sì che , di fatto , la maggioranza delle previsioni del Regolamento Urbanistico vigente non risulti ancora attuata, a causa di un sostanziale blocco dell’attività edilizia.

Un secondo effetto appare quello del disagio economico delle famiglie, che a fronte di un impoverimento generale dei redditi , chiedono di alleggerire l’onere economico derivante anche soltanto dal possesso di aree edificabili.

Un terzo effetto è stato il mantenimento di discreti livelli di recupero edilizio. Pur manifestandosi soprattutto nelle manutenzioni, il recupero mantiene un suo ruolo

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nell’incremento dei vani abitativi, nonostante l’alta percentuale di patrimonio edilizio già recuperato nelle localizzazioni migliori.

- Tema del recupero

Alcuni contributi riguardano la richiesta di intervenire con modesti ampliamenti all’interno della attuale perimetrazione del centro abitato , o a margine di esso. Altri chiedono di valutare nello specifico singole problematiche o modalità di intervento su edifici che risultano oggetto di schedatura e di disciplina puntuale.

Esiste poi il tema del recupero del patrimonio edilizio esistente appartenente al territorio aperto, oggetto di una vasta schedatura. Il panorama è quanto mai vario, sia per il valore intrinseco dei fabbricati (si va dalle emergenze architettoniche oggetto di specifico provvedimento di tutela ai sensi del D.Lgs 42/04 fino al modesto manufatto segnalato per la presenza di materiali tradizionali), sia per il quadro normativo: alcune schedature discendono dal vecchio PRG degli anni ’80, altre sono state eseguite in occasione della redazione del R.U. e altre provengono dal Piano Strutturale. E’ quindi evidente che il tema non consente interventi normativi generalizzati, i cui effetti su di un patrimonio così vasto e difforme sarebbero imprevedibili, ma richiede attenzione alle situazioni puntuali, avendo ben presente l’importanza del recupero in un Comune nel quale il Piano Strutturale gli assegna una quota di soddisfacimento del fabbisogno insediativo di circa il 12%.

- Conferme di aree decadute ex Art. 55

La decadenza ex Art. 55 provoca la necessità di riesaminare le aree maggiori, soggette a piano attuativo non ancora convenzionato.

L’attuale situazione economica e l’accresciuta attenzione all’ambiente suggeriscono l'opportunità che le scelte siano rivisitate e valutate con riferimento agli obiettivi programmatici di sostenibilità ambientale e di conservazione delle risorse formulati dall'Amministrazione Comunale.

- Edificabilità e imposizione fiscale

Circa metà delle istanze, relative un po’ a tutti i sistemi territoriali, chiedono di eliminare la previsione di edificabilità da alcuni terreni.

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Le richieste sono variamente formulate, ma tutte con ogni evidenza nascono dalla incertezza delle previsioni di utilizzazione e dalla certezza dell’imposizione fiscale sulle aree edificabili.

- Nuove previsioni di intervento

Alcune istanze tendono alla previsione di nuove aree edificabili. Si tratta sempre di interventi di modesta entità, localizzati nelle UTOE e in contesti definibili come urbanizzati; e tutte chiedono procedure snelle e certezza dei tempi di attuazione.

- Previsioni di iniziativa pubblica

La riproposizione di aree decadute e le nuove previsioni riguardano anche le previsioni di iniziativa pubblica, che dovranno essere calibrate alla prevedibile capacità attuativa dell'Ente nel prossimo quinquennio

-Adeguamenti infrastrutturali

Denotano l’esigenza del Comune, a distanza di alcuni anni dall’approvazione del Regolamento Urbanistico, di razionalizzare, implementare e verificare le previsioni pubbliche non attuate.

- Revisione dell’apparato normativo

La revisione dell’apparato normativo del R.U. vigente è finalizzata essenzialmente:

- all'aggiornamento ed alla semplificazione applicativa delle NTA

- allo snellimento delle procedure di attuazione degli interventi

 alla revisione di criteri e parametri urbanistici per la realizzazione degli interventi a carattere privato, per promuovere una maggiore qualità urbanistica, edilizia ed ambientale nel territorio.

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7. LA VARIANTE AL RU E I PIANI SOVRAORDINATI

La VAS del Regolamento Urbanistico prenderà come riferimento, per la definizione del Quadro di Riferimento Ambientale, il Quadro Conoscitivo del P.S. e l'aggiornamento eseguito in occasione del primo R.U.; il repertorio dei dati disponibili è da integrarsi con quanto riportato nei quadri conoscitivi e nelle Valutazioni Ambientali dei piani e programmi che si sono evoluti negli ultimi anni quali:

- il Piano di indirizzo territoriale della Regione Toscana

- Piano di Indirizzo Territoriale con Valore di Piano Paesaggistico in attuazione del codice dei beni culturali e del paesaggio

- il Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Arezzo

- il Piano Assetto Idrogeologico della Autorità di Bacino

- il Piano provinciale delle Attività Estrattive

- il Piano regionale di Risanamento e Mantenimento della qualità dell’aria

- il Piano Strutturale.

- il Piano Comunale di Classificazione Acustica;

- il Piano intercomunale di Protezione Civile.

In sede di Rapporto Ambientale definitivo saranno rielaborati i dati acquisiti presso gli enti operanti sul territorio e derivanti dalla fase ricognitiva in corso di esecuzione.

Nell'ambito della valutazione si esegue l'analisi degli impatti ambientali tramite la definizione delle relazioni fra Azioni impattanti ed Effetti che esse provocano.

Sarà inoltre da verificare, ai sensi della LR 1/2005 Art. 11/2/a, la coerenza interna e esterna delle Varianti, tenendo presente che l’interlocuzione con i Piani sovraordinati si svolge principalmente al livello della pianificazione territoriale, e non al livello puntuale delle varianti di livello operativo quali sono quelle dell’atto di governo del territorio.

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7.1. P.I.T. – Piano Paesaggistico adottato

Il Consiglio della Regione Toscana ha adottato il 16 giugno 2009 il Piano di Indirizzo Territoriale (P.I.T.) che include il Piano Paesaggistico. Le norme si allineano ai contenuti e alle direttive della Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta a Firenze nel 2000, da 26 paesi europei.

La Regione Toscana e gli altri enti territorialmente competenti (Province, Comuni, Soprintendenze) hanno collaborato alla definizione di 38 schede, corrispondenti a 38 sistemi territoriali regionali aventi caratteristiche storiche, culturali, naturali ed estetiche proprie, in particolare il comune di Montemignaio ricade nell’ambito 12 Casentino e Val Tiberina, interessa gli alti bacini del fiume Arno e del fiume Tevere, comprende i paesaggi agroforestali del Casentino e della Valtiberina.

7.1.1 Riconoscimento dei caratteri strutturali l Casentino si distingue per una dominanza di vasti complessi forestali - particolarmente continui nei versanti del Pratomagno e all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Il territorio di fondovalle è tuttora caratterizzato da una matrice agricola tradizionale in parte erosa da processi di urbanizzazione residenziale (particolarmente marcati tra Stia e Pratovecchio, tra Ponte a e Castel San Niccolò, tra e Soci) e industriale/artigianale (Pratovecchio, Campaldino, Bibbiena, Corsalone, tra Rassina e , ecc.). Nell’ambito delle matrici forestali emergono relittuali ambienti prativi (fortemente caratterizzanti il crinale del Pratomagno), alternati ad aree di ricolonizzazione arbustiva, testimonianza dei rapidi processi di abbandono del pascolo. Il carattere storico di autonomia e marginalità del Casentino ha fortemente condizionato il sistema insediativo, che si configura come una rete omogenea di nuclei concentrati legati ad una economia a prevalente carattere silvo-pastorale. Entro questo quadro sono da segnalare, in particolare, le dinamiche di abbandono dei territori montani e alto collinari, lo spopolamento dei centri abitati meno accessibili, l’aumento del rischio idraulico a valle. Ai fenomeni franosi, diffusi su gran parte dei rilievi collinari e montani, si aggiungono problematiche (per condizione climatica e struttura geologica) connesse alle risorse idriche che, seppur abbondanti, risultano prevalentemente superficiali o poco profonde.

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I caratteri prevalenti negli insediamenti sono rappresentati da piccoli nuclei o centri, spesso arroccati, circondati da modeste isole di coltivi.

7.1.2 Dinamiche di trasformazione

Pur nell’ambito di dinamiche di abbandono, legate a volte alle mutate condizioni socioeconomiche di queste aree, il territorio ha visto il permanere di importanti nuclei di attività tradizionali che talvolta hanno consentito il permanere di paesaggi e architetture dalla forte caratterizzazione agro-forestale. Il presidio, garantito dalla ricerca di forme di reddito integrativo legate alle economie della montagna ha quindi costituito un elemento che ha di fatto caratterizzato negli ultimi decenni queste aree.

Alle dinamiche di abbandono dei centri abitati montani e alla progressiva riduzione delle tradizionali attività agro-silvo-pastorali, si sono opposte, quindi nell’ultimo ventennio la ripresa di utilizzazione forestale, una maggiore presenza e intensità di prelievo legnoso, a seguito anche della maggiore richiesta sul mercato di biomassa legnosa, e della disponibilità in loco di manodopera a basso costo. Nella stessa direzione, ossia della ricerca di fonti energetiche alternative, la costruzione di impianti eolici di crinale. Inoltre, anche in conseguenza di programmi di valorizzazione turistica invernale e di una

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antropizzazione della porzione settentrionale del Pratomagno, si rileva la realizzazione di una strada di crinale, e la presenza di numerosi ripetitori ad uso sia civile che militare.

Si rileva come dalla metà degli anni ’80 ad oggi, il sempre maggior interesse verso la salvaguardia e il recupero della cultura e delle tradizioni locali hanno dato luogo ad una inversione di tendenza volta alla valorizzazione delle peculiarità collinari e montane del territorio casentinese.

7.1.3 Riconoscimento dei valori

-Ecosistemi forestali : caratterizzati in gran parte da boschi di latifoglie montane, in particolare sul versante casentinese del Pratomagno. Una parte paesaggisticamente rilevante quella inserita nel sistema di Natura 2000.

-Ecosistemi agropastorali : Localizzabili nel crinale del Pratomagno, nel Passo della Consuma. A questi si sommano gli agri-ecosistemi frammentati attivi e quelli in abbandono, inseriti come matrici relittuali della più ampia matrice forestale in modo particolare nel capoluogo.

-I castelli , i borghi fortificati, su poggi e rilievi emergenti

-Gli edifici religiosi , le Pievi romaniche e le chiesette isolate a carattere eremitico

-I manufatti legati alla civiltà della castagna

-La viabilità antica , e i manufatti legati alle sistemazioni agrarie (terrazzamenti)

7.1.4 Obiettivi di conservazione

Le principali criticità sono legate al rischio di abbandono , con il conseguente aumento dei livelli di naturalità, come del resto per tutto il settore appenninico.

Particolarmente significativa la perdita di ambienti a pascolo e praterie della zona posta a Nord di Poggio Uomo di Sasso.

In particolare il crinale del Pratomagno , area interna ad un sito Natura 2000, che appare interessato da fenomeni di erosione del suolo, anche in virtù di processi di abbandono delle attività pascolive, e successiva ricolonizzazione arbustiva e arborea, con un

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contemporaneo livello di attività antropica ( edificato sparso, ripetitori, impianto eolico presente e previsto, strada di crinale)

Relativamente agli ambienti forestali, si rileva la perdita eccessiva di castagneti da frutto, legata alla diffusione di alcune fitopatologie.

Ridurre i processi di dispersione dell’edificato nelle aree agricole che circondano i centri storici di mezza costa, e ridurre il progressivo abbandono delle aree coltivate limitrofe.

Ridurre o contenere i processi di deruralizzazione e di conversione residenziale dell’edilizia rurale ( fenomeno delle seconde case), che se da un lato assicura il recupero dell’edificato abbandonato, non garantisce la conservazione del paesaggio agrario e della sua biodiversità.

7.1.5 Azioni di conservazione

Riduzione, compensazione, mitigazione degli effetti dei processi di abbandono degli ambienti agropastorali montani.

In ambito forestale l’azione deve essere mirata all’incremento delle specie accessorie e di pregio, al recupero dei castagneti da frutto.

E’ necessario tutelare l’integrità morfologica dei centri storici e di medio versante, evitare processi di urbanizzazione diffusa lungo i crinali, salvaguardando le loro relazioni con gli intorni agricoli e le visuali panoramiche dal basso fondovalle.

Per contrastare i fenomeni di abbandono dei centri montani è importante rivitalizzare e riqualificare gli insediamenti collinari e montani in chiave multifunzionale ( abitativa, produttiva, di servizio e ospitalità), anche promuovendo forme innovative per “riabitare la montagna” ( villaggi ecologici, forme di cohousing ), per la promozione e la valorizzazione della cultura locale. Differenziare la ricettività turistica e recuperare e valorizzare il vasto patrimonio storico-testimoniale, rispettandone i caratteri morfo-tipologici tradizionali e sviluppandone le potenziali integrazioni con attività agro-silvo-pastorali e zootecniche tradizionali.

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8.1. P.T.C.P della Provincia di Arezzo

La variante quinquennale al Regolamento Urbanistico dovrà confrontarsi con il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Arezzo approvato con delibera G.P n.ro 72 del 16 Maggio 2000.Il Piano Territoriale di Coordinamento (d’ora in avanti P.T.C.) è lo strumento di pianificazione territoriale della Provincia diretto al coordinamento e al raccordo tra gli atti della programmazione territoriale regionale e la pianificazione urbanistica comunale. Il P.T.C.P si applica all’intero territorio della Provincia di Arezzo ed in riferimento a tale ambito: a) definisce il quadro delle risorse essenziali del territorio, come condizioni di ogni ammissibile scelta di trasformazione, fisica o funzionale, del territorio stesso; b) valuta le azioni di trasformazione, il sistema di relazioni che intercorre a livello sovraordinato , propone e promuove azioni di valorizzazione tutela e salvaguardia; c) definisce le regole per il governo del territorio e degli insediamenti con specifica considerazione dei valori paesistici.

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e) indirizza gli strumenti di pianificazione territoriale comunali e gli atti di governo del territorio alla configurazione di un assetto del territorio provinciale coerente con le predette finalità.

E’ compito del P.T.C.P individuare le risorse, i beni e le regole relative all'uso nonché i livelli di qualità minimi che costituiscono invarianti strutturali dell’intero territorio provinciale e che devono essere sottoposte a tutela al fine di garantirne lo sviluppo sostenibile.

Il P.T.C.P., dall’analisi del quadro conoscitivo del territorio provinciale, individua e distingue per la provincia di Arezzo due soli sistemi territoriali: 1)Appennino e 2)Conche intermontane, a loro volta suddivisi nei seguenti sottosistemi di paesaggio:

1) SISTEMA DELL'APPENNINO - Sub-sistemi montani

1. Pratomagno / Falterona / Catenaia (UdP: Ap0901, 02, 03, 07, 08, 10, 12, 13, 14, 15;

Ap1001, 04, 06; Ap1007, 10, 11)

2) SISTEMA DELL'ARNO E DEL TEVERE - Conche intermontane

9. Piano colle centrale casentinese (CI0401)

-AP 9, Pratomagno e versante occidentale del Falterona.

-AP 10, Alpe di Catenaia, Alpe di Serra e Foresta di Camaldoli.

-AP 11, Alpe della Luna e zona di .

-AP 12, Isola amministrativa di .

-AP 13, Alpe di Poti e Alpe di S.Egidio.

-AP 14, Collina di Terontola.

-AP 17, Monti del Chianti, versante valdarnese.

-AP 19 Monti tra Arezzo e le Crete senesi(parte).

-CI 4, Casentino, da Pratovecchio a Bibbiena.

-CI 5, Valtiberina, , , .

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-CI 6, Valdarno superiore.

-CI 7, Piana di Arezzo.

-CI 8, Valdichiana.

Le Unità di paesaggio costituiscono l'articolazione territoriale del Piano urbanistico- territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici, per unità significative caratterizzate da una diversa prevalenza di temi in rapporto al binomio conservazione/trasformazione.

Tutto ciò, nell’ottica del riconoscimento del paesaggio elemento complesso, articolato in :

1. SPAZIO MATERIALE COSTRUITO, cioè come condizione materiale non data ma perseguita e pianificata nel tempo, con proprie leggi e tecnologie finalizzate sia allo sfruttamento agricolo che alla stabilità del suolo (rapporto tra colture e bosco e loro

significativa dislocazione, regimazione delle acque, sistema scolante, ecc.);

2. VALORE ECONOMICO, fondato sulla bellezza e a questa proporzionale, secondo valori strettamente legati al binomio integrità/alterazione. Si pensi alla mutazione, epocale, del territorio da agricolo a rurale, non più monofunzionale ma ricco di contenuti diversi ma tutti, o nella grandissima parte, legati al riuso e alla qualità dei luoghi (turismo, agriturismo, ricreazione, servizi al consumatore, residenzialità di varia natura, terziario non legato alla concentrazione urbana, ecc.).

3. VALORE SOCIALE E IDENTITÀ' COLLETTIVA, come dimensione già richiamata più sopra.

In sostanza quindi Il fondamento costitutivo del Piano provinciale si articola su due livelli: quello delle permanenze,- la struttura profonda che deve essere conservata -, e quello della trasformazione, degli spazi vitali dell'innovazione e delle sue regole; livelli strettamente intrecciati e reciprocamente necessari in un comune obiettivo: tutelare l'identità culturale e l'integrità fisica del territorio.

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9. CONTENUTI DEL RAPPORTO AMBIENTALE

9.1 Impostazione generale

La definizione del Quadro Conoscitivo funzionale alla valutazione si basa:

- sul riordino, integrazione e aggiornamento dei dati acquisiti nel corso degli studi del Quadro Conoscitivo a supporto dei piani urbanistici vigenti;

- sul riordino, integrazione e aggiornamento dei dati elaborati nell'ambito delle Valutazioni Integrate, Verifiche di assoggettabilità alla VAS e dello studio d’incidenza redatti a supporto delle Varianti al Piano Strutturale e al Regolamento Urbanistico;

- sulla elaborazione di dati derivanti da Enti operanti sul territorio con competenze ambientali, quali l’ARPAT, il Gestore del servizio idrico integrato, la Società che provvede allo smaltimento dei rifiuti,; e gli Enti con competenze in materia di infrastrutture con riflessi sullo stato delle risorse e dell’ambiente, quali l’Enel, la Coingas , Nuove Acque, Publiacqua, e così via.

Tuttavia, a livello di metodo, le analisi di quadro conoscitivo, anche ambientale e territoriale, troveranno più adeguata illustrazione all'interno del Regolamento Urbanistico senza duplicazioni delle medesime informazioni all'interno del Rapporto Ambientale, il quale invece dovrà contenere:

- le criticità del territorio comunale in riferimento alle risorse ed alle componenti ambientali;

- specifici obiettivi e azioni a valenza ambientale per il perseguimento dei migliori risultati in relazione alle componenti ambientali che presentano già allo stato attuale fattori di criticità;

- la descrizione e la valutazione degli impatti significativi sull'ambiente, sul patrimonio culturale, paesaggistico e sulla salute derivanti dall'attuazione delle previsioni insediative e infrastrutturali definite dal R.U..

9.2. Ambito di studio

Ambito di studio sono le aree interessate da azioni di Piano.

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Il Comune di Montemignaio ha un territorio vasto, prevalentemente montano, abbastanza omogeneo, esteso dal crinale del Pratomagno, con appendici in direzione del Valico della Consuma, per poi scendere di quota leggermente , accogliendo i nuclei abitati del capoluogo.

E’ incluso, dalla implementazione del PIT per la disciplina paesaggistica adottata con deliberazione del Consiglio Regionale n. 32 del 16/6/2009, nell’Ambito di paesaggio n. 10 - Casentino .

Il Piano Strutturale, sulla base del P.T.C. della provincia di Arezzo, assume come quadro di riferimento le seguenti Unità di paesaggio:

AP902:Pratomagno , Valli dello Scheggia e, per limitate porzioni di territorio comunale le unità :

AP901: Monti Occidentali del Falterona e

AP905: Bassa valle del Solano

Il Piano Strutturale ai fini della disciplina del territorio aperto assume altresì i Tipi e le Varianti del Paesaggio agrario del P.T.C. della provincia di Arezzo.

Il P.S. distingue nel territorio comunale tre sotto- sistemi territoriali:

Sottosistema 1– L’insediamento storico del capoluogo, i coltivi intorno agli aggregati e i castagneti

Sottosistema 2– Il sistema agropastorale della Consuma

Sottosistema 3–Le faggete di versante e la dorsale del Pratomagno

9.3. Le risorse interessate

Le risorse maggiormente interessate dallo studio dovranno essere definite parallelamente alla fase di redazione delle Varianti, all’interno di un quadro generale che, da un primo esame delle proposte pervenute, così si può sintetizzare:

1) Paesaggio, Aree e beni rilevanti

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Sono queste la risorse più dettagliatamente studiate nel P.S., del quale costituiscono la struttura portante, e più rigidamente normate, tanto che appare difficile soffermarsi qui su di esse, tanti sarebbero i collegamenti da fare. Il R.U. ha svolto il compito, per il patrimonio edilizio degli aggregati, di integrare il Quadro Conoscitivo e, per tutti gli altri ambiti, di far proprie e di attuare le prescrizioni del Piano Strutturale. Complessivamente, ad una valutazione meramente qualitativa, il livello di pressione sulle aree rilevanti non è aumentato, e risulta ridursi per le diverse norme di ripristino degli assetti paesaggistici, sia morfologici (v. per esempio le norme sui terrazzamenti e i ciglioni), sia vegetazionali (norme su pascoli, arbusteti, conifere nelle U.T.O.E. e così via), sia edilizi (norme sulle aree di tutela paesistica, norme sul patrimonio edilizio esistente). Anche il livello di pressione sui beni rilevanti ha teso a ridursi per le norme che nel consentire il riuso lo hanno vincolato al ripristino dei caratteri originari

Il R.U. ha richiamato le Norme del P.S. dando loro efficacia operativa e ne ha aggiunte altre specifiche. Nel complesso la risorsa appare saldamente al centro delle scelte e con valenza strategica in incremento.

2) Suolo e sottosuolo

In generale, salve le norme specifiche per aree e beni rilevanti, le valutazioni sull’uso del suolo possono essere fatte secondo due grandi categorie: le aree urbanizzate ed il territorio libero da insediamenti. Nel primo caso gli effetti ambientali di maggior impatto derivano dall’impermeabilizzazione delle superfici a discapito delle aree verdi. Questo fenomeno, oltre e far precipitare notevolmente il tasso di naturalità dell’ambiente, determina sia la variazione del microclima (aumento delle temperature nelle stagioni calde e conseguente aumento dell’intensità delle precipitazioni localizzate) sia la variazione del regime idraulico superficiale con effetti negativi che inducono alla concentrazione dei deflussi superficiali e delle portate negli alvei fluviali.

Sono da approfondire, perché carenti nel primo R.U., i dati relativi al consumo del suolo e alla sua impermeabilizzazione, da vedere anche in relazione allo stato delle reti scolanti artificiali e naturali.

Nel secondo caso le variazioni dell’uso del suolo riguardano il cambiamento della copertura vegetazionale in conseguenza di un nuovo assetto fondiario o colturale, oppure

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il rimodellamento dei versanti a seguito di una variazione delle esigenze funzionali di un determinato luogo. Questo aspetto è trattato dal P.S. con norme di notevole interesse ma che scontano, sul piano dell’efficacia pratica, la separazione normativa tra l’urbanistica e l’utilizzazione agraria e forestale dei suoli.

Anche nel caso del sottosuolo le valutazioni provengono da una serie di indagini effettuate nell’ambito della formazione del Piano Strutturale che è supportato da una cartografia di pericolosità (geologica e idraulica) che individua, nel complesso, i fenomeni fisici e le dinamiche morfologiche in atto che devono essere tenute in debito conto. Nel R.U. la progettazione urbanistica si è svolta tenendo conto delle classi di fattibilità imposte dallo studio geologico, le cui prescrizioni sono comunque prevalenti rispetto a quelle urbanistiche.

3) Elementi di socialità

Si tratta di valutazioni alquanto soggettive, ma non per questo meno fondate. La Comunità del Capoluogo trova nelle strutture pubbliche, al chiuso e all’aperto, centri di aggregazione, dei quali uno aperto recentemente. Il verde attrezzato e naturalmente i bar rappresentano ulteriori punti di ritrovo in un quadro certamente positivo. Meno certo il quadro per Consuma e ancor più per Secchieta, dove il carattere fortemente stagionale delle presenze e, per la Consuma, la suddivisione dell’ abitato in più Comuni, limitano le possibilità d’ intervento, privilegiando le aree a verde e le attrezzature sportive e le singole iniziative. Valutando l’incremento di pressione sulla risorsa e le occasioni d’incremento contenute nel R.U., complessivamente il dato della risorsa è da considerare in leggero miglioramento.

4) Qualità urbana e qualità edilizia

Non si rilevano aree di degrado urbano, l’ unica criticità in tal senso essendo rappresentata dal rumore e dall’ inquinamento da traffico sulla Strada Regionale della Consuma: elemento sul quale gli strumenti comunali non hanno modo di intervenire, neppure con miglioramenti della sede stradale volti a incrementare la fluidità, dato che il problema consiste essenzialmente nelle pendenze che i veicoli devono superare.

La qualità edilizia, intesa come requisiti di comfort e di economicità di gestione, è oggetto di norme di legge sempre più attente; intesa invece come coerenza tipologica agli usi

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locali, correttezza d’ inserimento nel paesaggio, uso puntuale dei materiali storici della cultura locale, è elemento importante nelle norme del R.U.

A tale proposito si segnala in via preliminare l’area sensibile di Secchieta, già evidenziata e censita come appendice del SIR 79.

Complessivamente la risorsa deve essere al centro delle attenzioni del R.U. anche nelle prossime Varianti.

5) Infrastrutture viarie e parcheggi

L’ accessibilità meccanizzata di spazi pubblici o di uso comune e collettivo, di impianti ed attrezzature -e naturalmente degli insediamenti costituisce una delle prescrizioni dl P.S. nei confronti del R.U., il quale ha integrato la rete della viabilità locale, ne ha regolato le geometrie, ha previsto alla Consuma un corridoio nel quale progettare e realizzare una viabilità che metta in sicurezza le zone di espansione, creando un’ alternativa di sbocco sulla strada Regionale, alleggerendola inoltre di una quota del traffico locale. La rete delle infrastrutture viarie presenta modesti livelli di criticità, risolvibili con interventi localizzati sul sistema dei parcheggi, previsti di modeste dimensioni per adattarsi alla difficile morfologia, ma ben distribuiti tra gli aggregati, e con alcune correzioni e integrazioni alle strade di penetrazione, che il R.U. ha cercato di individuare in collegamento con gli Uffici del Comune.

L’ aumento della pressione insediativa trova ampio compenso nei previsti incrementi della risorsa.

6) Dotazione idrica

Lo stato della risorsa appare buono per qualità e per quantità. Alcune criticità semmai si manifestano nella distribuzione, formata da un numero notevole di acquedotti.

Si distinguono i consumi costanti nell’ anno e le punte estive, con i picchi orari e giornalieri. Il territorio comunale è servito da due diverse Società, alle quali è stato richiesto di certificare le possibilità di fornitura ( in data 13/1/07, con nota prot. 165) tenendo conto che le previsioni del R.U. Devono avviarsi nel quinquennio, e quindi essere completate in circa otto anni. 38

La rete idrica, formata da alcune decine di acquedotti, da un primo esame condotto sulle tavole C3.1 e C3.2 del Piano Strutturale, necessiterebbe di integrazioni non rilevanti.

Questo aspetto, dipendendo da interventi puntuali svolti dal Gestore, è interamente da riverificare e ricalcolare alla luce delle previsioni delle Varianti, prevedendo comunque misure per il contenimento dei consumi per usi non potabili ed il recupero delle acque piovane

7) Energia

Il calcolo di massima dell’ aumento del consumo di energia inconseguenza degli insediamenti previsti nel R.U. è distinto tra il fabbisogno di elettricità ed i fabbisogno di riscaldamento. La prima quota grava sulla rete Enel, mentre la seconda si avvale sia della rete del GPL sia da biomassa legnosa proveniente dai cedui del territorio. La parte di riscaldamento ottenuta da legna non è stimabile, ma sta comunque notevolmente crescendo in questo periodo. Non viene presa in considerazione in questa sede l’ energia elettrica prodotta attraverso l’ energia eolica in Secchieta, in quanto non direttamente finalizzata ai consumi locali. E’ tuttavia da segnalare la scelta innovativa del Comune, che troverà ulteriore sviluppo nel previsto incremento del numero di generatori all’ interno dell’ area ad essi destinata, con le necessarie e specifiche procedure.

Misure per il contenimento dei consumi e per l’utilizzazione di energie rinnovabili saranno da associare alle previsioni di nuovi interventi e di ristrutturazioni rilevanti.

8) Rifiuti solidi

Il R.U. contiene il calcolo di massima dell’aumento della quantità di rifiuti solidi in conseguenza degli insediamenti previsti. Si distinguono i consumi costanti nell’anno e le punte estive. Il calcolo serve per la programmazione del servizio di raccolta e trasporto, mentre lo smaltimento avviene fuori dal territorio comunale.

L’ aumento della pressione insediativa appariva compatibile con lo stato del servizio, ed è oggi da verificare.

9) Acque reflue

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Il calcolo di massima dell’ aumento del carico di depurazione in conseguenza degli insediamenti previsti nel R.U. è distinto tra la quantità di carico inquinante espressa in grammi di BOD e la quantità di acque reflue espressa in l/sec.

Le modalità di smaltimento devono essere determinate per ciascun insediamento, secondo le prescrizioni del seguente allegato normativo 6B. La rete di fognature, riportata nelle tavole relative del Piano Strutturale , necessita di integrazioni nell’ ordine di alcune centinaia di metri.

L’aumento della pressione insediativa appariva compatibile con lo stato delle reti di smaltimento, ma è oggi da verificare alla luce degli interventi effettuati, delle disposizioni di legge intervenute e delle previsioni delle Varianti.

10) Aria

La qualità dell’aria a Montemignaio è tale che non si è mai ritenuto necessario da parte degli organi competenti un rilevamento sistematico come si fa per i centri abitati di grandi dimensioni. L’ assenza di attività produttive con emissioni in atmosfera fa ritenere che la situazione possa mantenersi stabile; la criticità dell’ inquinamento da traffico lungo la Strada Regionale nell’ abitato della Consuma è già stata illustrata al punto 5).

11) Il sistema socio-economico

Le analisi sul sistema socio-economico, dato il tempo trascorso dal primo R.U. e la pesante crisi intervenuta nel frattempo, sono da aggiornare con nuovi dati.

9.4. Schema del Rapporto

Seguendo quanto disposto dall' Allegato 2 alla LR 10/10 e tenendo presenti gli scopi e la natura della VAS come processo finalizzato ad integrare considerazioni di natura ambientale nei piani e nei programmi, per migliorare la qualità complessiva delle decisioni, saranno contenuti nel Rapporto:

- una sintesi degli obiettivi, delle azioni e dei contenuti della Variante e del suo rapporto con altri Piani o Programmi. Le considerazioni in merito saranno svolte nel R.U., e

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richiamate nel Rapporto per dare atto che la Variante non sia in contraddizione con gli obiettivi dell’Amministrazione, non generi conflittualità con i soggetti consultati (oppure ne spieghi le ragioni) o non entri in contrasto con i Piani di altre amministrazioni che la legge pone al di sopra o accanto alla pianificazione comunale.

- Considerazioni sulla possibile evoluzione delle componenti ambientali in assenza della Variante. Nel caso specifico questo passaggio si misura con la decadenza di molte previsioni, che rende necessaria una nuova pianificazione delle aree interessate, e con i molti problemi che le consultazioni svolte hanno portato all’attenzione dell’Amministrazione.

- Una descrizione delle caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere significativamente interessate dalle Varianti. Si descriveranno in estrema sintesi i caratteri del territorio comunale secondo l’articolazione territoriale data dal Piano Strutturale e dal RU.

- La descrizione dei problemi ambientali esistenti. Questa parte dovrà estrarre dal quadro conoscitivo del RU le indicazioni delle situazioni più problematiche. Nessuna di queste è in realtà definibile come “problema ambientale”, attenendo più alla sfera dell’efficienza e del miglioramento dei servizi e del corretto uso delle risorse.

- Una sintesi degli Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri sul territorio comunale, verificando se quelle parti di territorio siano interessate dalle Varianti.

- La Valutazione delle Varianti e dei possibili impatti sull’ambiente. Si dovranno individuare le possibili criticità incrociando la conoscenza dello stato di fatto e delle sue debolezze con le previsioni di incremento di utilizzazione delle risorse, illustrando il metodo e le basi concettuali della valutazione e svolgendola attraverso matrici commentate, con risultati espressi in forma figurata per una più agevole comprensione della positività, neutralità o negatività dell’effetto.

- Quando il risultato si colloca al di sotto della neutralità, il Rapporto dovrà prescrivere misure compensative o mitigative degli effetti attesi dalla trasformazione, proporzionate al

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livello di valutazione. Le misure di mitigazione si articoleranno, per quanto è dato vedere in questa fase preliminare, in:

1. Misure per la risorsa idrica

2. Misure per lo smaltimento delle acque reflue

3. Misure per il convogliamento delle acque piovane e la permeabilità del suolo

4. Misure in tema di energia (sulle prestazioni energetiche e sulla utilizzazione delle energie rinnovabili)

5. Misure per il corretto inserimento paesaggistico.

- La descrizione delle azioni di monitoraggio, con i relativi indicatori necessari per garantire un controllo nel tempo degli effetti attesi durante e dopo la realizzazione degli interventi, per la valutazione del RU durante e al termine del suo periodo di validità.

- Sarà da decidere, sulla base del tipo e del dettaglio delle informazioni disponibili, in merito alla possibilità di valutare alcune delle aree soggette a Piani Attuativi, fornendo i contenuti richiesti dalla Legge 1150/1942 Art. 16 comma 12 allo scopo di evitare un nuovo processo di valutazione al momento del Piano.

- La legge chiede al Rapporto Ambientale di valutare le possibili alternative all’intervento programmato. Trattandosi di Varianti puntuali fatte su un RU ancora in gran parte da attuare, le alternative sono estremamente limitate.

- In Appendice al Rapporto si potranno sviluppare altre valutazioni, richieste dal Piano provinciale di coordinamento qualora gl’interventi interessino aree di tutela paesistica individuate dallo stesso Piano.

- Poiché obiettivi della VAS sono anche il miglioramento dell'informazione della gente e la promozione della partecipazione pubblica nei processi di pianificazione e di programmazione, il rapporto Ambientale conterrà anche la sintesi non tecnica dei punti sopra esposti e darà conto delle consultazioni effettuate, sia preliminarmente a scopo ricognitivo e partecipativo, sia nel corso del processo di valutazione; riferirà i contributi ricevuti dagli Enti competenti in materia ambientale e in che modo se ne sia tenuto conto.

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10. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI AMBIENTALI

10.1. Parametri di progetto e definizione preliminare degli indicatori

Le risorse e i servizi con valenza ambientale che si prendono in considerazione sono elencati nel capitolo precedente.

La stima dell’impatto delle Varianti sulle risorse meglio quantificabili sarà contenuta nella Relazione al R.U., mentre è compito del Rapporto Ambientale individuare gli impatti significativi, ovvero le criticità, incrociando la conoscenza dello stato di fatto e delle sue debolezze con le previsioni di incremento di utilizzazione delle risorse.

Per ciascuna UTOE sarà effettuata la valutazione degli effetti sulle componenti ambientali secondo il metodo esposto nel riquadro seguente, e presentata in forma di matrice accompagnata dai necessari commenti. La valutazione degli effetti viene sintetizzata in forma di matrice relativamente a ciascuna componente. La matrice è composta da una colonna che elenca le componenti esaminate e da cinque colonne di analisi. Nella prime tre colonne della matrice si confronta l'effetto (da molto positivo a molto negativo passando per neutro/irrilevante) che la prevista realizzazione degli interventi può produrre sulla componente in esame, incrociandola con la magnitudo (rilevanza) dell'effetto medesimo. La matrice restituisce per ogni componente l'incidenza dell'effetto, che varia da fortemente positiva a fortemente negativa.

Nelle ultime due colonne della matrice, invece, si sintetizza il giudizio che deriva dall'incidenza della trasformazione rapportata alla sensibilità della singola componente. Il risultato è la valutazione di sintesi degli effetti espressa simbolicamente:

↑↑ L'intervento fornisce una risposta fortemente positiva, per componenti a media o alta sensibilità

↑ L'intervento fornisce una risposta positiva per componenti a media o alta sensibilità oppure fortemente positiva per componenti a bassa sensibilità

→↑ L'intervento fornisce una risposta positiva per componenti a bassa sensibilità oppure la risposta sta tra neutra e positiva

→ Gli effetti dell'intervento non incidono sulla componente oppure incidono leggermente su un sistema a bassa sensibilità 43

→↓ L'intervento fornisce una risposta negativa per componenti a bassa sensibilità oppure la risposta sta tra neutra e negativa

↓ L'intervento fornisce una risposta negativa per componenti a media o alta sensibilità oppure fortemente negativa, per un sistema a bassa sensibilità

↓↓ L'intervento fornisce una risposta fortemente negativa, per componenti a media o alta sensibilità

In questa fase la valutazione degli effetti attesi non tiene conto delle eventuali misure di mitigazione necessarie per il contenimento degli effetti negativi indotti dalla realizzazione delle previsioni della variante in esame.

Per le componenti che hanno ottenuto un valore tra neutro e negativo (→↓), oppure un valore negativo (↓ o ↓↓), sono prescritte misure compensative o mitigative degli effetti attesi dalla trasformazione, proporzionate al livello di valutazione, e azioni di monitoraggio indicando i relativi indicatori necessari per garantire un controllo nel tempo dei medesimi effetti attesi dopo la realizzazione dell’intervento.

Per alcune componenti con valore tra neutro e negativo, quando questo deriva soprattutto dall’incertezza dei dati, ci si limita ad azioni di monitoraggio .

La rilevanza è dedotta dalle notizie contenute nella Relazione al R.U. La rilevanza è vista in relazione alla dimensione del sistema dove l’intervento si inserisce e varia a seconda della componente: un intervento, per esempio, può essere irrilevante per il fabbisogno di acqua e esigente in termini energetici. La rilevanza è facilmente determinabile per gli interventi residenziali, mentre la sua determinazione è più complessa e risponde a criteri più cautelativi per gli interventi produttivi, dove non è prevedibile il tipo di attività da insediare.

Trattandosi di Varianti il loro effetto (positivo, neutro o negativo) deve essere visto in raffronto con la previsione vigente.

Infatti le previsioni del R.U. vigente furono già assoggettate a Valutazione degli effetti ambientali ai sensi della Legge 5/1995 e quindi i corrispondenti livelli di pressione sulle risorse furono considerati compatibili: una Variante che riduca le possibilità edificatorie ha

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quindi, rispetto a una situazione consolidata, l’effetto di ridurre la pressione prevista sulle componenti ambientali.

Di questa considerazione occorre tenere conto nel giudizio di ammissibilità delle singole Varianti e della Variante nel suo complesso.

Tuttavia, al solo fine di individuare le possibili criticità e di individuare le misure di mitigazione necessarie, si assumerà come termine di raffronto la situazione attuale, tenendo conto dei parametri quantitativi e qualitativi descritti nel Quadro conoscitivo del R.U.

Le diverse sensibilità delle componenti esaminate vengono definite per ciascuna UTOE, con criteri diversi secondo la componente in esame.

Per esempio per la risorsa “acqua” vengono definite a sensibilità “bassa” le UTOE la cui dotazione è buona e giudicata dal Gestore sufficiente per l’incremento di carico previsto dal R.U.; a sensibilità “media” quelle dove la dotazione è sufficiente ma dovrà essere progressivamente integrata, oppure quando il Gestore non è presente e l’approvvigionamento è privato o condominiale; “alta” le UTOE dove il Gestore ci riferisce che la disponibilità dovrà essere integrata per far fronte ai nuovi insediamenti.

10.2. Misure di mitigazione e compensazione

Ai fini delle misure di mitigazione o compensazione si prendono in considerazione i risultati delle valutazioni al di sotto della neutralità.

Questi sono, come già illustrato, i seguenti:

→↓ L'intervento fornisce una risposta negativa per componenti a bassa sensibilità oppure la risposta sta tra neutra e negativa per le altre componenti

↓ L'intervento fornisce una risposta negativa per componenti a media o alta sensibilità oppure fortemente negativa per un sistema a bassa sensibilità

↓↓ L'intervento fornisce una risposta fortemente negativa per componenti a media o alta sensibilità

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Le misure di mitigazione vengono inserite nelle NTA per aree con normativa individuale, oppure nelle schede-norma delle diverse aree soggette a variante o a conferma, in base alla UTOE o all’ambito territoriale di appartenenza.

Per rimanere all’esempio della risorsa “acqua”, la raccolta dell’acqua piovana per usi non potabili è da prescrivere per tutte le Varianti; nelle UTOE servite dal Gestore con maggiori problematicità nella fornitura di acqua potabile si potrà concordare con il Gestore stesso un intervento di potenziamento della fornitura, concorrendo alla spesa anche con lo scomputo degli oneri di urbanizzazione, o in alternativa dimostrare l’esistenza di approvvigionamenti propri. Quest’ultima soluzione sarà prescritta per le UTOE non servite dal Gestore.

10.3. Monitoraggio

Con le Varianti si definirà un sistema di monitoraggio dell’attuazione degli interventi, con la redazione di rapporti di sintesi periodici; alla scadenza del quinquennio il rapporto conclusivo sarà parte integrante, insieme con la relazione sul monitoraggio degli effetti prevista dall’articolo 13 della L.R. 1/2005, della revisione del Regolamento Urbanistico.

Tali rapporti dovranno comprendere anche il monitoraggio degli effetti previsto dal presente Rapporto Ambientale; l’attività di monitoraggio sarà svolta dai Servizi dell’Amministrazione, secondo le specifiche competenze, come di seguito indicato.

In relazione agli indicatori utilizzati per la valutazione, saranno impostati nel Rapporto ambientale una serie di indicatori specifici.

E’ da dire che diversi indicatori comunemente prescritti presuppongono l’implementazione delle rilevazioni che dovrebbero essere effettuate dai Gestori dei servizi, dagli Organismi sovra comunali e dalle Agenzie regionali.

10.4. Sintesi non tecnica

Strumento essenziale allo scopo di favorire la partecipazione, in maniera tale da illustrare con linguaggio non tecnico e non specialistico quanto sviluppato nel Rapporto Ambientale. Esso, come previsto dal comma 4 dell’art.24 della L.R. 10/2010, verrà redatto nella fase successiva e costituirà la conclusione del Rapporto Ambientale. 46