PRG - POGGIO PICENZE ( AQ)

SOMMARIO 1.0 - PREMESSA 3 1.1 - Note introduttive ...... 3 1.2 - Illustrazione dei contenuti, degli obiettivi e delle strategie principali del piano...... 5 2.0 - ANALISI QUADRO CONOSCITIVO 7 2.1 - Planning del lavoro svolto ...... 7 2.2 - Inquadramento territoriale...... 8 2.3 - Patrimonio storico-architettonico ...... 10 2.4 - Sistema della mobilità ...... 12 3.0 - INQUADRAMENTO URBANISTICO 13 3.1 - QRR: Quadro di Riferimento Regionale ...... 14 3.2 - nPPR: Il nuovo Piano Paesaggistico Regionale ...... 18 3.3 - APE: Appennino Parco d‘Europa...... 28 3.4 - POR-FESR: Programma Operativo Regionale FESR 2014/2020 ...... 31 3.5 - PAI: Piano Stralcio di Bacino per l‘Assetto Idrogeologico ...... 34 3.6 - PTCP: Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ...... 37 3.7 - Corredo urbanistico ...... 41 3..7..a - Variiantte all Programma dii Fabbriicaziione...... 41 3..7..b - Piiano dii Riicosttruziione ...... 41 3..7..c - Piiano dii Aziione per ll‘‘Energiia Sostteniibiille (PAES)...... 43 4.0 - CAPACITÀ INSEDIATIVA DEL PIANO REGOLATORE GENERALE 44 5.0 - ANALISI DEL PATRIMONIO ABITATIVO DISPONIBILE 46 5.1 - Distribuzione, datazione e titolo di godimento delle abitazioni ...... 46 5.2 - Abitazioni non occupate da residenti o vuote ...... 47 5.3 - Rapporto vani/stanze ...... 48 5.4 - Abitazioni occupate da residenti: grado di utilizzo...... 48 6.0 – ANALISI DEI DATI DEMOGRAFICI 50 6.1 - Analisi dei dati demografici ...... 50 6..1..a - Andamentto demograffiico nell ...... 52 6..1..b - Analliisii delllla sttruttttura ffamiilliiare e andamentto dell numero dii ffamiiglliie...... 53 6..1..c - Popollaziione sttraniiera resiidentte ...... 54 7.0 – STIMA DEL FABBISOGNO ABITATIVO 55 7.1 - Proiezioni statistiche ...... 55 7..1..a - Proiieziione sttattiisttiica delllla popollaziione ...... 56 7..1..b - Proiieziione sttattiisttiica dell numero dii ffamiiglliie ...... 57 7.2 œ Stima del fabbisogno abitativo futuro ...... 58 8.0 - IL PROGETTO DI PIANO 59 8.1 œ La zonizzazione del territorio comunale ...... 59 8.2 œ Il dimensionamento residenziale...... 65 8..2..a - Recupero e riiqualliiffiicaziione dell Centtro Sttoriico ...... 65 8..2..b - Zone prevallenttementte resiidenziiallii e miistto-resiidenziiallii:: quadro riiepiillogattiivo ffabbiisogno//offffertta...... 65 8.3 œ Il dimensionamento degli standards ...... 67

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PAG. 2 - RELAZIONE ILLUSTRATIVA PRG - POGGIO PICENZE ( AQ) 1.0 - PREMESSA

1.1 - NOTE INTRODUTTIVE La presente Relazione illustrativa evidenzia i criteri che hanno dettato le scelte urbanistico-ambientali per la redazione del Piano Regolatore Generale del Comune di Poggio Picenze, la coerenza dello stesso con la pianificazione sovraordinata e il bilancio urbanistico relativo alla residenza e ai servizi. Infatti, tema prioritario e qualificante dello strumento di pianificazione comunale è il —dimensionamento“, ossia la ricerca di un rapporto equilibrato tra crescita effettiva della popolazione e possibilità edificatorie. Nel caso di Poggio Picenze, trattandosi di uno strumento urbanistico di prima stesura, la quantificazione risulta in parte già determinata, in quanto, secondo quanto prescritto dall‘art.32 delle NTA del PTCP de L‘Aquila, per i comuni al di sotto dei 3.000 abitanti la quantità massima di vani realizzabili è fissata in misura pari ai vani equivalenti al 40% degli abitanti residenti nell'anno precedente. La scelta da effettuare pertanto consiste nelle modalità di assegnazione delle cubature realizzabili alle diverse zone omogenee, ovvero alle diverse parti dei luoghi dell‘abitare, esistenti e futuri. Il tema del dimensionamento si lega direttamente ad un altro obiettivo della pianificazione urbanistica comunale, ovvero al contenimento dell‘espansione, cioè di ridurre fino ad azzerare il consumo di suolo, obiettivo connesso al tema del recupero dei nuclei storici, delle aree dismesse e/o degradate e, più in generale, delle aree già edificate e dotate di opere di urbanizzazione. Per quanto riguarda i contenuti del PRG, questi sono definiti dall‘art. 9, comma 3, della L.r. n.18/1983 ed integrazioni della L.r. n.70/1995. In generale, la Legge Regionale delinea il Piano Regolatore Generale come programma d‘intervento operativo, il quale, per soddisfare i bisogni emergenti ed identificare i valori del territorio in continua mutazione, viene concepito in termini dinamici e sottoposto a continui aggiornamenti, conseguenti al variare delle situazioni economiche, sociali e culturali, avendo l‘Amministrazione Comunale il compito di effettuare con periodicità la verifica delle ipotesi di sviluppo previste nel Piano. Nel procedere alla stesura degli elaborati del Piano Regolatore si è ritenuto opportuno organizzarne i contenuti di tale strumento di pianificazione urbanistica secondo un‘articolazione in —quadri“, che peraltro sembra consentire una migliore gestione dei contenuti dello stesso PRG. Pertanto, i due momenti (quello —conoscitivo“ e quello —progettuale“) sono stati distinti in maniera chiara nell‘organizzazione degli elaborati, in modo da riflettere la costruzione progressiva e consequenziale della struttura progettuale.

In particolare, nel QUADRO CONOSCITIVO sono descritti gli elementi strutturali del territorio comunale quali quelli relativi alle caratteristiche e alle fragilità ambientali (sistema ambientale), al patrimonio storico-artistico e culturale (sistema storico-culturale) e alle dinamiche socio-economiche presenti sul territorio comunale che hanno determinato l‘attuale conformazione dell‘insediamento e dall‘analisi delle quali emergono visioning tendenziali e preferibili per il territorio a cui fare riferimento nel definire possibili scenari di sviluppo futuro per lo stesso territorio. Contribuiscono a definire il quadro conoscitivo gli strumenti di pianificazione vigenti, dai quali deriva l‘attuale assetto del territorio (stato di fatto e stato diritto), nonché gli strumenti di pianificazione sovraordinati che, con riferimento all‘ambito territoriale d‘area vasta in cui ricade il territorio comunale, e tenuto conto delle relazioni e delle dinamiche

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 3 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ) socio-economiche presenti, definiscono indirizzi strategici di pianificazione a livello sovra comunale a cui fare riferimento nell‘ambito della redazione dei piani comunali.

Si tratta quindi di un‘impostazione di Piano che, attraverso il QUADRO CONOSCITIVO, porta ad uno strumento che pone a base di tutta l‘attività di pianificazione una —conoscenza condivisa“ del territorio del paesaggio e dell‘ambiente, necessaria anche e soprattutto per la compatibilità della Valutazione Ambientale Strategica degli assetti proposti con il sistema dei valori, dei rischi e dei vincoli.

Il QUADRO CONOSCITIVO, così come impostato e posto a base del Piano e della relativa normativa, è la garanzia per la sostenibilità delle trasformazioni poste in atto attraverso il Piano Regolatore Generale.

Sulla scorta degli elementi raccolti nel quadro conoscitivo, il QUADRO PROGETTUALE restituisce gli indirizzi urbanistici per il territorio, dove saranno definiti gli obiettivi principali che si intendono perseguire con le azioni di riqualificazione e/o valorizzazione delle identità locali, nonché obiettivi qualitativi e quantitativi delle dotazioni territoriali. Da un punto di vista strategico, nel territorio di Poggio Picenze, colpito fortemente dal sisma dell‘aprile del 2009, c‘è l‘opportunità di saldare le opere di riparazione del patrimonio edilizio danneggiato con la necessità di una attenta —governance“ ambientale, eco-sostenibile, che recuperi gli elementi caratterizzanti ed identitari del paesaggio e che quindi si basi su programmate azioni territoriali di conservazione e valorizzazione delle risorse esistenti. L‘obiettivo prioritario per Poggio Picenze diviene quindi, quello di migliorare le performance ambientali delle aree urbane attraverso una valutazione integrata delle risorse territoriali, antropiche e naturali. A ciò si potrà arrivare, attraverso sia processi di governo del territorio, regolamenti e norme urbanistico-edilizie, atti di programmazione degli interventi per una riqualificazione urbana in termini di —città sostenibile“, sia attraverso l‘uso ottimale del complesso di provvidenze finanziarie e mediante meccanismi di premialità perequativa, compensativa e negoziale. Grazie alle grandi opportunità di sviluppo sostenibile producibili dall‘indotto turistico costituito dal sistema dei Parchi Regionali e Nazionali che circondano il territorio comunale di Poggio Picenze, ma anche da alcune attività culturali legate alle tradizioni locali, ciò deve far sì che la qualità delle eccellenze debba misurarsi con la qualità diffusa del contesto in cui sono collocate. Se il territorio è il vero valore aggiunto, la chiave del rilancio è nella possibilità di fruire adeguatamente dei luoghi, da cui la necessità di dotare i territori di servizi ed infrastrutture in sintonia con la natura e le incantevoli suggestioni dei borghi storici erpicati o adagiati nella conca, negli splendidi scenari montani e vallivi, pensando anche alla riduzione del consumo di suolo, ossia la riduzione delle aree agricole e verdi a causa dell'espansione di città, edificazioni, impermeabilizzazioni.

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1.2 - ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI, DEGLI OBIETTIVI E DELLE STRATEGIE PRINCIPALI DEL PIANO Nella definizione degli indirizzi ed obiettivi strategici perseguiti dal progetto del nuovo Piano Regolatore Generale del Comune di Poggio Picenze è fondamentale il riferimento agli strumenti di pianificazione sovraordinati, in quanto delineano un quadro di elementi conoscitivi e di obiettivi territoriali tali da costituire un primo riferimento per la definizione degli obiettivi di pianificazione comunale, e nella fattispecie al Quadro Regionale di Riferimento della Regione approvato con delibera di C.R. n.147/4 del 26.01.2000, e da quanto disciplinato dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale de L’Aquila, approvato con deliberazione di C.P. n. 62 del 28.04.2004. Quindi, considerate le caratteristiche del territorio comunale di Poggio Picenze, secondo l‘orientamento e le direttive dell‘Amministrazione Comunale, nonché delle vocazioni e delle potenzialità del territorio stesso, in estrema sintesi possono assumersi quali indirizzi fondamentali di pianificazione il riordino e la razionalizzazione del territorio in modo da coniugare tutela e valorizzazione delle risorse naturalistico-ambientali e del patrimonio storico-culturale con le esigenze della comunità locale allo scopo di perseguire lo sviluppo sostenibile del territorio. I criteri e le indicazioni che la Giunta Comunale ha deciso di adottare per la redazione del nuovo strumento urbanistico (atto deliberativo di G.C. n.16 del 06.06.2012) riguardano: ‹ Salvaguardia e valorizzazione del patrimonio ambientale/paesaggistico pedemontano: mitigazione detrattori ambientali; ‹ Interconnessione Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga; ‹ Interconnessione Parco Regionale Velino Sirente; ‹ Qualità urbana e sostenibilità sistema insediativi: regolare e gestire lo sviluppo urbano territoriale in funzione della vita di una comunità locale e, dunque, garantire lo sviluppo delle sue attività economiche, sociali con un livello il più possibile adeguato di qualità della vita e di rispetto per l‘ambiente; ‹ Direttrice conurbazione urbana: Regioni di sviluppo costiero; ‹ —Nuovi Tratturi“: Migrazioni e migranti; ‹ Tutela e riuso delle cave e valorizzazione siti archeologici: il Parco della Pietra; ‹ Tecnologia ed innovazione: implementazione insediamenti attività produttive.

Il Piano Regolatore Generale di Poggio Picenze, quindi, si propone come strumento intorno al quale definire una strategia di sviluppo endogeno. Essa non si limita solo a definire uno schema di assetto del territorio improntato alla ricerca di una nuova qualità dell‘ambiente costruito, ma propone lo sviluppo di politiche di settore in materia di utilizzazione dell‘energia, di gestione dei servizi urbani, di sviluppo dell‘agricoltura e di gestione integrata delle risorse naturali, capaci di allargare a tutto vantaggio delle variabili economiche, sociali ed ambientali la ricerca di più elevati standard di qualità, durevoli sul lungo periodo. Quindi, con riferimento ai sistemi strutturanti il territorio ed il piano, tenuto conto degli obiettivi di pianificazione adottati dall‘Amministrazione Comunale, delle riflessione sulle problematiche emergenti e sulle risorse disponibili, via via individuate dal lavoro di analisi e dal coinvolgimento della cittadinanza, di seguito si declinano obiettivi generali, obiettivi specifici ed azioni di piano che sono stati posti alla base dell‘elaborazione del PRG:

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OBIETTIVO GENERALE OBIETTIVI SPECIFICI Tutela del patrimonio storico-architettonico, archeologico, naturalistico ambientale Salvaguardia e valorizzazione del Individuazione di aree di tutela patrimonio ambientale/paesaggistico Mitigazione detrattori ambientali pedemontano e dei siti archeologici Presidiare l‘identità del suolo agricolo Prevenzione del rischio sismico, idraulico ed idrogeologico Interconnessione Parco Nazionale Turismo naturalistico, culturale ed enogastronomico del Gran Sasso e dei Monti della Laga e del Parco Regionale Velino Recupero e/o realizzazione di percorsi escursionistici Silente e valorizzazione dei Tratturi Valorizzazione del Centro Storico Valorizzazione del patrimonio storico-architettonico Qualità del sistema urbano e Recupero e riqualificazione degli insediamenti consolidati sostenibilità del sistema insediativo Integrazione plurifunzionale in ambito urbano, periurbano, marginale e campo aperto Miglioramento del sistema della viabilità Implementazione insediamenti attività produttiva Tecnologia ed innovazione Adeguata disciplina per il territorio rurale Tutela e riuso delle cave Riqualificazione delle aree di estrazione della pietra

PAG. 6 - RELAZIONE ILLUSTRATIVA PRG - POGGIO PICENZE ( AQ) 2.0 - ANALISI QUADRO CONOSCITIVO

2.1 - PLANNING DEL LAVORO SVOLTO Nella costruzione del Piano Regolatore Generale del Comune di Poggio Picenze molta attenzione è stata profusa nella ricognizione dei caratteri insediativi presenti sul territorio. Infatti, per la redazione di questo strumento di Governo del Territorio il primo step è stato quello di rilevare lo stato di fatto del sistema insediativo, nelle peculiarità caratteristiche costruttive, nell‘uso dell‘edificato, organizzando varie campagne di ricognizione sul campo. Attraverso il contatto diretto con il territorio i tecnici incaricati del progetto di PRG hanno provveduto al rilievo a vista degli elementi naturalistici ed insediativi del territorio comunale. Lo studio sul campo ha permesso di restituire delle tavole esplicative dello stato dell‘arte che vanno a comporre il Quadro Conoscitivo e il Quadro Strategico del Piano Regolatore Generale. Oltre al lavoro sul campo, ci si è dedicati all‘acquisizione e alla georeferenziazione delle informazioni acquisite presso enti, associazioni, banche dati presenti sia sul web che presso biblioteche. Infatti, un‘attività tipica delle discipline territoriali è la georeferenziazione del dato, ovvero attribuire un‘informazione reperita dalle più disparate fonti ad un preciso elemento territoriale. Per questa attività si utilizzano sistemi GIS (Geographic Information System), un sistema informatico in grado di produrre, gestire e analizzare dati spaziali associando a ciascun elemento geografico una o più descrizione alfanumeriche. Nelle attività pianificatorie particolarmente utilizzata è la funzione di Overlay Mapping, ovvero la stratificazione delle informazioni per —layer“ successivi. Grazie a queste tecniche diventa più semplice l‘attività di correlazione delle scelte al contesto territoriale.

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2.2 - INQUADRAMENTO TERRITORIALE

ABRUZZO POGGIO PICENZE

Poggio Picenze è un piccolo paese della provincia de L‘Aquila, situato su un‘altura a 760 m.s.l.m a ridosso della conca aquilana, delimitata a nord dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e a sud dal Parco Regionale Velino Sirente, lungo la Strada Statale 17 dell‘Appennino abruzzese, ed è stato uno dei comuni maggiormente colpiti dal sisma dell‘aprile 2009, il quale rese inagibile gran parte del paese, in particolare le due zone storiche del Castello e di Viaranne. La sua collocazione orografica fu scelta probabilmente nell‘antichità per la possibilità di controllare dall‘alto sia il traffico sulla Claudia Nova a monte, che quello lungo il Tratturo a valle. Caratterizzato un tempo da distese di ulivi e mandorli, offre ancora oggi un territorio molto variegato, che spazia dai crinali alberati della valle del Campanaro, uno dei più estesi boschi del versante meridionale del Gran Sasso, alla suggestiva valle dell‘Aterno. Il territorio di Poggio Picenze fu sede di forme di insediamento sia in epoca italica che romana, ma l‘abitato attuale sembra aver avuto origine intorno al VII secolo, quando i primi abitanti trovarono rifugio nelle grotte di cui è ricco il territorio. Il nome Poggio Picenze deriva dal fatto che l'antico castello fu costruito su un fianco del Monte Picenze, e tale nome deriverebbe a sua volta dai Piceni, detti anche Picenti, che stabilirono diversi insediamenti nella zona, intorno al III secolo a.C. Attorno alla fortificazione, costruita sul punto più elevato, si sviluppò il nucleo urbano ad avvolgimento, con andamento delle strade principali secondo le curve di livello tagliate ortogonalmente da un sistema di vicoli. Nel XIII secolo l'abitato, insieme a numerosi altri castelli della zona, diede il proprio contributo di uomini e mezzi alla fondazione del Comune di L'Aquila, entrando a far parte del suo contado. La costruzione del Castello è probabilmente legata all‘economia del tempo, prevalentemente agro-pastorale, ed alla costituzione di avvistamento e difesa che consentivano il controllo sul territorio e la comunicazione reciproca tra i borghi fortificati della Valle dell‘Aterno.

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Nella seconda metà del ”200 Poggio Picenze vantava una notevole ricchezza economica che favori il sorgere, su un ramo della strada romana Claudia Nova, del secondo nucleo, con funzione prettamente commerciale, costruito lungo un asse principale che organizza il tessuto edilizio secondo percorsi trasversali a pettine. La posizione strategica di passaggio obbligato espose Poggio Picenze a numerosi assalti, che danneggiarono sia il castello che le mura. Le opere di ricostruzione che seguirono a tali eventi e l‘infeudazione spagnola generarono numerosi ampliamenti sia nel borgo del Castello, ove la scomparsa delle mura agevolò l‘espansione dell‘abitato, sia verso il Tratturo e il borgo mercantile, sia nel borgo di San Giuliano che divenne il luogo di maggior espansione edilizia, estendendosi lungo la strada che conduce al Tratturo, verso la chiesetta rurale della Vestizione. Lo sviluppo urbanistico del paese ebbe un brusco arresto a seguito del devastante terremoto del 1762 il quale ridusse in macerie il patrimonio abitativo del borgo ed i monumenti anteriori a quella data subirono radicali rimaneggiamenti nel corso dell'opera di ricostruzione. Dopo il sisma del 1915 e la fine degli eventi bellici l‘attività edilizia ebbe una certa ripresa e sul finire degli anni ‘60 iniziò una profonda fase di trasformazione dell‘assetto urbano, segnato dal progressivo abbandono del centro storico e dalla lenta scomparsa degli orti che circondavano i due nuclei, senza che si tentasse di riconnettere, in maniera organica, vecchio e nuovo tessuto urbano. Se si esamina il territorio nel suo complesso, Poggio Picenze può essere descritto attraverso la successione di tre paesaggi, che corrispondono a tre fasce territoriali distinte e parallele. Il primo paesaggio œ paesaggio pedemontano œ riguarda la parte alta di tale territorio, che comprende la sommità di Monte Croce del Poggio, la sottostante Costa delle Pagliare, il Colle Rotondo e la suggestiva Valle del Campanaro. Si tratta di aree semi-montane, coperte in prevalenza da boschi, e quasi integre dal punto di vista ambientale. Il secondo paesaggio, tra la Statale e il Tratturo Regio, è quello dove prevale l‘insediamento residenziale, raggrumato attorno ai due nuclei antichi già descritti, ma che tende a diffondersi senza regole formali nella bella campagna collinare. Un terzo paesaggio, che comprende l‘ambito fluviale, si caratterizza per un‘ampia vallata coltivata a seminativi a arboreti, per la presenza di piccole formazioni collinari isolate, che rendono insolito e caratteristico questo tratto del fiume Aterno e per il tracciato, seppur poco visibile, dell‘antico Tratturo Regio che appare poi in tutta la sua eloquenza visiva poco oltre il colle, verso est, quando prosegue verso San Demetrio né Vestini. La naturalità del territorio, già sede di numerose cave di pietra oggi abbandonate, è interrotta dalla presenza di grandi capannoni del locale nucleo industriale, collocato in uno dei paesaggi fluviali più belli e interessanti della zona. La naturalità del territorio, già sede di numerose cave di pietra oggi abbandonate, è interrotta dalla presenza di grandi capannoni del locale nucleo industriale, collocato in uno dei paesaggi fluviali più belli e interessanti della zona.

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2.3 - PATRIMONIO STORICO-ARCHITETTONICO Ai sensi del Dlgs. n. 42/2004, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per l’Abruzzo, con nota prot. n. 0002154 del 13.02.2013 e con successiva nota prot. n. 0011615 del 19.07.2013, ha trasmesso al Comune di Poggio Picenze gli immobili dichiarati di interesse culturale sottoposti a tutela e quelli di notevole interesse storico-artistico e architettonico, di seguito riportati:

° Piazza Giovanni XXIII Chiesa San Felice Martire (Fg.6 part.lle F e 2012) D.D.R. n. 449 del 05.11.2012; ° Immobile in via del Colle denominato —Arco“ (Fg. 6 part.lla 668) D.M. del 05.08.2004; ° Immobile in via Galeota (Fg. 6 part.lle 799-800-818) D.M. del 31.05.1995; ° Immobile in via Antinori denominato —Casetta Medievale“ (Fg. 6 part.lla 21) D.M. del 27.01.1986; ° Corso Umberto I n. 40-42 notifica del 26.03.1934 Legge n. 364/1909; ° Largo Massaro notifica del 17.12.1910 Legge n. 364/1909; ° Immobile segnato in catasto al Fg. 6 part.lle 215-216 ad esclusione dei sub 11 e 20.

Architetture Civili

CASETTA MEDIEVALE Costruita nel XIII sec. nella parte nord del paese, è un raro esempio abruzzese di casa mercantile medievale. Il piano terra ha due ingressi, uno architravato e l'altro a sesto acuto. La facciata, che riveste senz'altro un notevole interesse, presenta la cosiddetta porta del morto, murata, e due finestre al piano superiore: una monofora e l'altra bifora. Durante la fasi di analisi si è rintracciato l'uso di unità di misura romane come il piede ed il palmo, almeno per quanto riguarda il piano terra: il che fa supporre l'esistenza già in epoca romana almeno del piano terra. L'insolita presenza di un pozzo all'interno di un vano del piano terra, coperto con una volta a botte, fa ipotizzare che la costruzione doveva originariamente affacciarsi su un cortile. La porta del morto è chiusa con una muratura caotica simile a quella della "bandiera" che è aggiunta al portale a tutto sesto.

Architetture fortificate

MURA DEL CASTELLO Il castello si trova presso la piazza. In origine fu costruito nel XII secolo, e venne parzialmente distrutto da Braccio da Montone. Nel Rinascimento fu proprietà di Giangiacomo dei Leognani, e poi della famiglia De Sterlich. Nel 1832 il castello non aveva più proprietari ed era in cattivo stato di conservazione, tanto da minacciare il collasso. Perciò la parte palaziale fu demolita per costruire nuove case e rimase la parte superiore mozzata con i resti della torre, nonché metà della pianta originaria: ossia le mura. Il castello ha pianta ellittica ed è visitabile come luogo panoramico.

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Architetture Religiose

CHIESA DELLA VISITAZIONE Fu edificata tra il secolo XV e XVI. La sua facciata è di stile Romanico-Aquilano, nella cui parte alta presenta una crocifissione in altorilievo. Qui, nei primi del novecento, i contadini assistevano alla Santa Messa prima di recarsi al duro lavoro dei campi.

CHIESA DI SAN FELICE MARTIRE La chiesa parrocchiale dedicata al Patrono del Poggio S. Felice Martire è un vanto e un simbolo che ha caratterizzato la storia del paese. Il suo primo nucleo sorse intorno alla metà del XV secolo; subì gravi danni in seguito al terremoto del 1762 ma fu subito ricostruita ed ampliata. La sua facciata in pietra del tardo '500 è stata restaurata definitivamente nel 1870 con pietra locale. L'interno è a tre navate divise da colonne, il suo stile interno Barocco-Classico, gli altari, le statue e le pitture di vario pregio, rendono interessante la visita al sacro edificio. L'altare di maggior richiamo del secolo XVI è dedicato a S. Giovanni: un bel lavoro rinascimentale dovuto al maestro Rocco di Tommaso da Vicenza.

CHIESA DI SAN GIULIANO La sua edificazione risale agli inizi del secolo XV dove precedentemente c'era un piccolo ospedale rimasto in uso fino al 1447. Presenta una sobria architettura con un fronte nitido e con lesene in pietra locale; l'interno è ad un'unica navata con tetto e soffitto in legno.

CHIESA DI SAN ROCCO Un ultimo pensiero va dedicato alla chiesa di San Rocco che si trovava dinanzi all'omonima fontana, rimasta aperta fina al 13 gennaio 1915, giorno in cui fu danneggiata in modo irreparabile.

Fontane

FONTANA DI “SAN ROCCO” La fontana collocata ai bordi della ex S.S. 17, è delimitata da una scalinata ed è caratterizzata da due vasche chiuse in nicchie con tre colonnine sormontate da capitelli. Le vasche sono sorrette da modesti piloni in pietra. La fontana, come pure il maestoso abbeveratoio alla sua destra, sono di pregevole fattura. La sobrietà delle linee conferisce un aspetto monumentale di severa eleganza.

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Altre fontane Sparse nel territorio comunale, vi sono altre fontane: • Fontana T. Ranieri • Fonte delle Forme • Fonte del Pagliaio • Fonte Piedi la Terra • Fonte Sant‘Anna • Fonte della Peschiera • Fonte del Fossato • Fonte Valle del Campanaro

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2.4 - SISTEMA DELLA MOBILITÀ Il comune di Poggio Picenze, che abbraccia l'estremità sud- orientale della conca aquilana, si affaccia sulla Strada Statale n. 17 dell'Appennino abruzzese, fondamentale asse mediano della regione in direzione nord-sud. Quest'arteria di grande comunicazione assicura rapidi collegamenti con la stazione, posta sulla linea ferroviaria Terni- Rieti-L'Aquila- a 7 km di distanza, con il casello di L'Aquila Est dell'autostrada Roma-Teramo (A24), distante 13 km, e di conseguenza anche con il porto di Pescara, con l'aeroporto "Leonardo da Vinci" e con il porto di Civitavecchia (RM), che distano rispettivamente 93, 158 e 210 km.

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 13 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ) 3.0 - INQUADRAMENTO URBANISTICO

Nella redazione del Piano Regolatore Generale, così come in quella relativa al Rapporto Ambientale, del Comune di Poggio Picenze, è di fondamentale importanza il riferimento agli strumenti di pianificazione territoriale sovraordinata, quali imprescindibili strumenti d‘indirizzo per la pianificazione comunale. Gli strumenti di pianificazione territoriale sovracomunale, infatti, permettono di cogliere le relazioni d‘area vasta presenti all‘interno del territorio, a cui fare riferimento nella definizione delle strategie di pianificazione di livello comunale; il riferimento ai Piani di settore, invece, fornisce preziosi elementi per meglio definire un quadro conoscitivo del territorio sulla base del quale impostare adeguate strategie di pianificazione per lo sviluppo sostenibile.

3.1 - QRR: QUADRO DI RIFERIMENTO REGIONALE Il processo di pianificazione del territorio regionale abruzzese è volto all‘equilibrata integrazione della tutela e valorizzazione delle risorse naturali e delle qualità ambientali, culturali e paesistiche del territorio con le trasformazioni di uso produttivo ed insediativo connesse agli indirizzi di sviluppo economico e sociale della Regione. Il Quadro di Riferimento Regionale, previsto dalla L.R. n. 70/1995, il cui Documento Definitivo è stato approvato con delibera di Consiglio Regionale n.147/4 del 26.01.2000, ha come scopo principale quello di individuare un livello ottimale di "governo" che operi una sintesi ai vari livelli di "esercizio" di compiti e funzioni amministrative: ovvero una strategia di pianificazione intesa come vincolo logico di intrinseca coerenza di procedimenti futuri, che diviene giuridicamente rilevante in presenza di puntuali presupposti dell'ordinamento ed obbliga ad una serie di comportamenti successivi conformi e congruenti al fine. Il QRR costituisce la proiezione territoriale del Programma di Sviluppo Regionale, e definisce indirizzi e direttive di politica regionale per la pianificazione e la salvaguardia del territorio; costituisce inoltre il fondamentale strumento di indirizzo e di coordinamento della pianificazione di livello intermedio e locale. Per quel che concerne le finalità del QRR, questo fissa strategie ed individua interventi mirati al perseguimento dei seguenti obiettivi generali: A. qualità dell'ambiente; B. efficienza dei sistemi urbani; C. sviluppo dei settori produttivi trainanti.

Tali obiettivi generali sono articolati, a loro volta, in obiettivi specifici e azioni programmatiche, cosi come riportati nello schema seguente. Attraverso il QRR si è voluto in qualche modo riprendere le esperienze e i tentativi di pianificazione degli anni Sessanta e Settanta, attraverso l'istituzione di griglie territoriali corrispondenti a zonature su base altimetrica (comunità montane) o ambiti di distribuzione dei servizi sociali (Asl, distretti scolastici, ecc.). La base di partenza per la proposta del QRR è costituita dalla distribuzione geografica dei poli terziari, nonché dalla struttura delle "aree di mobilità", le quali, come effetto combinato delle localizzazioni industriali e terziarie e della rete di comunicazioni, interpretano i flussi scaturenti dai processi reali di organizzazione dello spazio geografico e socio- economico.

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Nel documento preliminare del QRR ci si è limitati a delineare le ipotesi di riassetto istituzionale per congruenti azioni nel sistema territoriale per le quali in fase transitoria si possa percorrere la via del "protocollo d'intesa" sia quella del "patto territoriale". Ne derivano sette ambiti subregionali, sufficientemente coerenti con le strutture gerarchiche ormai consolidate ed i processi di sviluppo conseguenti. Tali ambiti risultano individuati, dalle polarità principali, come segue: L’Aquila, e Subambito: ; Sulmona e Subambito: ; Teramo e Sub ambito: Val Vibrata; -Pescara; Lanciano; Vasto. Per quanto concerne il territorio comunale di Poggio Picenze, questo rientra nell‘ambito de L'Aquila, il quale dal punto di vista dell'offerta di servizi privati, trattandosi di un'area monopolare, comprende, oltre al capoluogo, solo due centri di distretto scolastico ( e ). E' formato da tre subaree (comunità montane A, B, C), oltre al capoluogo, che concentra il 60% della popolazione e l'80% dei posti di lavoro extraagricoli. Si tratta, comunque, dell'area con più elevato livello di reddito (e di consumo) pro capite, il che, se deriva in parte dalla bassa densità demografica e dall'incidenza del terziario pubblico, denota anche discreta solidità dell'apparato produttivo e una buona utilizzazione economica delle risorse ambientali. Il sistema di comunicazioni, incentrato sulla A24, vede fortemente marginalizzata la Valle Aterno, vera "subarea problema".

QUALITÀ DELL’AMBIENTE EFFICIENZA DEI SISTEMI INSEDIATIVI SVILUPPO DEI SETTORI PRODUTTIVI TRAINANTI Appennino Parco d‘Europa (APE) Sistemi insediativi Azioni nel settore primario Tutela e valorizzazione del sistema Migliorare il sistema della mobilità Azioni nel settore secondario lacuale e fluviale regionale Potenziare le infrastrutture di accesso a Beni culturali Sistemi insediativi lunga distanza Qualificare e potenziare le suscettività Migliorare la mobilità all‘interno dei Scuola pubblica amministrazione regionale turistiche sistemi insediativi Tutela e valorizzazione della costa Corridoio Adriatico Corridoio Adriatico Potenziare la dotazione di attrezzature Potenziamento energia alternativa, solare,

urbane di rango elevato eolica ed idroelettrica Miglioramento dell‘efficienza e dell‘efficacia

BBIETTIVI SPECIFICI BBIETTIVI della PA O Potenziare i servi alle imprese Favorire l‘offerta localizzativa per le imprese produttrici di beni e servizi ad alto contenuto tecnologico

QRR: SCHEMA DI ASSETTO DEL TERRITORIO_QUADRO DI UNIONE

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QRR: SCHEMA STRUTTURALE DI ASSETTO DEL TERRITORIO_QUADRO N. 3

QRR: STRALCIO SCHEMA STRUTTURALE DI ASSETTO DEL TERRITORIO_QUADRO N. 3

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3.2 - NPPR: IL NUOVO PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE Il nuovo Piano Paesaggistico Regionale, in corso di redazione, è lo strumento di pianificazione paesaggistica attraverso cui la Regione definisce gli indirizzi e i criteri relativi alla tutela, alla pianificazione, al recupero e alla valorizzazione del paesaggio e ai relativi interventi di gestione. Sulla base delle caratteristiche morfologiche, ambientali e storico-culturali e in riferimento al livello di rilevanza e integrità dei valori paesaggistici, il Piano ripartisce il territorio in ambiti omogenei, a partire da quelli di elevato pregio paesaggistico fino a quelli compromessi o degradati. A ogni ambito territoriale qualora se ne ravveda l'opportunità, vengono attribuiti corrispondenti obiettivi di qualità paesaggistica, coerentemente con i principi e le linee guida stabiliti e sottoscritti dalle Regioni nella Convenzione Europea del Paesaggio. A tali obiettivi sono associate varie tipologie normative. Il Piano Paesaggistico Regionale nasce: • dalla ricognizione dell'intero territorio, attraverso, da un lato, la lettura delle caratteristiche storico - culturali, morfologiche, ambientali e simboliche, dall'altro dall'analisi delle peculiarità antropiche, geomorfologiche e naturali, e delle loro interrelazioni. Da questa analisi consegue la definizione dei valori paesaggistici da tutelare, recuperare, riqualificare e valorizzare; • dall'analisi dei processi di trasformazione del territorio attraverso l'individuazione dei fattori di rischio, degli elementi di vulnerabilità del paesaggio e la comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del suolo; • dall'individuazione degli ambiti paesaggistici e dei relativi obiettivi di qualità paesaggistica; • dalla determinazione di misure per la conservazione degli elementi che caratterizzano le aree tutelate per legge e, laddove necessario, dei criteri di gestione e degli interventi di valorizzazione paesaggistica degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico; • dall'individuazione degli interventi di recupero e riqualificazione delle aree significativamente compromesse o degradate; • dall'individuazione delle misure necessarie al corretto inserimento degli interventi di trasformazione del territorio nel contesto paesaggistico; a tali misure devono poi riferirsi le azioni e gli investimenti finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree interessate; • dall'individuazione di eventuali categorie di immobili o di aree da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia e di utilizzazione.

Con l‘entrata in vigore del nuovo Codice dei Beni Architettonici e del Paesaggio, la Regione Abruzzo ha ritenuto di dover produrre un nuovo piano paesaggistico teso ad assicurare la conoscenza, la salvaguardia e la gestione del territorio in ragione dei differenti valori riferiti ai diversi ambiti. La nuova strategia per la tutela del Paesaggio considera quest‘ultimo non solo nei suoi aspetti più naturalistici o di integrità ma anche rispetto ai caratteri identitari che la memoria e la storia imprimono nei luoghi. Le Strategie ambientali del PPR tendono principalmente a contemperare la Tutela del paesaggio (nella sua accezione più ampia che ricomprende anche quella di territorio e quella di ambiente) con la sua Valorizzazione.

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Contemperare Tutela e Valorizzazione significa da un lato predisporre valutazioni ambientali e monitoraggi (il monitoraggio ha un ruolo fondamentale per verificare la performance ambientale del nPPR), e dall‘altro mettere in condizioni chi opera sul territorio di avere strumenti (quali ad esempio gli Obiettivi di Qualità, le Linee Guida, e le Misure per il Corretto Inserimento): - Obiettivi Ambientali dal sistema di indicatori - Obiettivi Ambientali dagli Obiettivi di Qualità - Obiettivi Ambientali dalle Linee Guida - Obiettivi Ambientali dalle Misure per il Corretto inserimento

La struttura del nuovo Piano Paesaggistico Regionale deriva dall‘intenzione di risolvere una obiettiva divergenza tra l‘analiticità ricognitiva (individuazione della integrità e della rilevanza dei beni individuati) e l‘estensività degli obiettivi (intero territorio regionale œ qualità dei paesaggi) ed una organicità, implicita in una interpretazione alta del governo del territorio regionale, nella quale ricomporre i temi del paesaggio e dell‘ambiente. Questa duplice intenzionalità ha comportato una articolazione del Piano in: A) Quadri conoscitivi œ Carta dei Luoghi e dei Paesaggi/Regole B) Azioni di Conservazione œ Trasformazione sostenibile œ Riqualificazione/Strategie

Questa struttura del piano consente di raccordare attraverso un processo concettuale unitario la —valutazione“ sia delle micro che delle macrotrasformazioni e di ricondurre ad una responsabilità unitaria il governo del territorio e del paesaggioœambiente, superando la —zonizzazione“ delle responsabilità alte di tutela rispetto a quelle basse della valutazione delle trasformazioni ordinarie.

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PPR: I 64 PAESAGGI DI AREA VASTA_TAV. 30.U.30

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PPR: I 21 PAESAGGI IDENTITARI REGIONALI

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PPR: LE QUATTRO GEOGRAFIE

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PPR: CARTA DEI LUOGHI E DEI PAESAGGI – CARTA DELL’ARMATURA URBANA E TERRITORIALE

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PPR: CARTA DEI LUOGHI E DEI PAESAGGI – CARTA DEL DEGRADO E ABBANDONO

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PPR: CARTA DEI LUOGHI E DEI PAESAGGI – CARTA DEI VINCOLI

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PPR: CARTA DEI LUOGHI E DEI PAESAGGI – CARTA DEI VALORI

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PPR: CARTA DEI LUOGHI E DEI PAESAGGI – CARTA DEI RISCHI

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3.3 - APE: APPENNINO PARCO D’EUROPA Il progetto Appennino Parco d’Europa, è un programma di interventi su scala nazionale che interessa una serie di ambiti territoriali della catena Appenninica caratterizzati da alti livelli di naturalità; di cui l‘Abruzzo è la Regione capofila del progetto. La tutela di queste aree si pone come prioritaria all‘interno del complesso disegno di sviluppo compatibile che, in linea con le ultime direttive comunitarie, deve permeare le odierne politiche d‘intervento. Il progetto APE si configura come un intervento di infrastrutturazione ambientale con il quale coniugare le politiche di conservazione della natura e della biodiversità a quelle dello sviluppo; il territorio è costituito da una rete di spazi naturali che innervano tutto l'arco Appenninico e nella quale le aree protette rappresentano i nodi. Il progetto, nella sua visione globale, intende implementare una strategia complessiva di conservazione della natura che si basi sulla condivisione delle scelte da parte delle popolazioni locali. Un tale obiettivo deve necessariamente passare attraverso la valorizzazione del patrimonio naturale, culturale, storico e la promozione di attività antropiche sostenibili. La proposta dell‘APE si inserisce nel più ampio contesto progettuale del Programma d‘Azione e rappresenta un‘ipotesi di percorso finalizzata alla realizzazione di un primo pacchetto operativo/attuativo di interventi pilota dalla forte connotazione esemplificativa ed emblematica. Proprio questa connotazione fa sì che le azioni strategiche siano pensate ed elaborate in maniera tale da poter essere facilmente duplicate e replicate in altri ambiti territoriali similari. Proprio al fine di facilitarne la progressiva diffusione sull‘intero territorio regionale ed extraœregionale si è pensato di strutturare le azioni in proposte modulari. Con questa proposta si intende realizzare un‘azione di omogeneizzazione e di integrazione volta, in un‘ottica di sviluppo sostenibile, ad individuare, a promuovere ed a mettere in rete le risorse endogene del territorio del progetto APE. Questa azione mira a definire programmi integrati, ripetibili e modulari per valorizzare le potenzialità che emergono da un territorio alla ricerca di una propria, nuova, identità forte. La centralità delle risorse economiche endogene, espresse dal territorio per lo sviluppo sostenibile, nasce dalla consapevolezza che lo sviluppo economico rappresenta una —conditio sine qua non“ per assicurare consenso sociale diffuso a quelle strategie di governo del territorio che si trovano a confrontarsi con esigenze di tutela ambientale. Per riuscire a coniugare sviluppo, tutela e consenso, occorre non sottovalutare nessuna delle potenzialità espresse dal territorio, ovvero dar corpo a scenari che pongono al centro dell‘attenzione lo sviluppo dei microprocessi economici già presenti, o potenzialmente espressi, nelle aree interessate. Al fine della riuscita del progetto APE sono previsti una serie di interventi, opere ed azioni finalizzati: • alla conservazione della natura come finalità in grado di coniugare le esigenze della tutela con quelle dello sviluppo e della crescita occupazionale; • alla conservazione delle specificità del sistema insediativo, mediante la tutela, il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio, culturale e religioso diffuso sul territorio; • al turismo sostenibile; • alla conservazione e allo sviluppo della ruralità; • alla promozione delle produzioni di qualità nel settore agroalimentare; • alla conservazione e lo sviluppo della PMI artigianale e agroalimentare;

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• all‘adeguamento della rete dei servizi.

In sintesi si prevedono attività di promozione territoriale di area vasta in un territorio delicato e —strutturalmente“ debole. Con il progetto APE si intende estendere a tutto il sistema appenninico il complesso delle potenzialità e delle capacità di sviluppo, di attrazione e di sollecitazione di aspettative positive e di proiezione a scala nazionale ed internazionale proprie della politica delle aree naturali protette. Per quel che riguarda il Programma Integrato —Le vie materiali ed immateriali della Transumanza“ promosso dalla Regione Abruzzo, tale programma proposto, coerentemente con le strategie proprie del progetto APE, intende creare le basi per una valorizzazione delle risorse presenti sui territori interessati. In quest‘ottica rappresenta un primo intervento di attuazione/omogeneizzazione del territorio e vuole essere una ipotesi di lavoro tesa a coniugare la salvaguardia ambientale con il sostegno alla crescita socioeconomica delle popolazioni in una dinamica di sviluppo sostenibile. Il Programma si colloca, conseguentemente, nel filone proprio della ricostituzione del tessuto connettivo delle realtà montane appenniniche che oggi sono relegate in posizione marginale rispetto ai principali circuiti economici. Questi territori, nell‘articolata e complessa realtà economica dell‘epoca, avevano trovato una specifica collocazione produttiva e culturale proprio grazie alla transumanza che ha rappresentato l‘elemento chiave in grado di promuovere forme di sviluppo e di —veicolare“ i flussi economici e di conoscenza. Il Programma Integrato —Le vie materiali ed immateriali della Transumanza“ ha l‘obiettivo di sviluppare principalmente le capacità endogene del territorio montano abruzzese al fine definirne e consolidarne lo sviluppo, contrastare i fenomeni di abbandono fisico e demografico, salvaguardandone al tempo stesso le peculiarità ambientali in un ” ottica di sviluppo sostenibile. La strategia d‘intervento del progetto prevede l‘utilizzo congiunto, armonico ed ottimale di più leve di intervento. La complessità del territorio oggetto dell‘intervento, la grande varietà degli attori in esso coinvolti, la delicatezza dei sistemi territoriali e delle loro componenti, esigono l‘adozione di una metodica innovativa che dovrà essere basata su alcuni principi guida: • Una nuova proposta per lo sviluppo ecosostenibile • Un nuovo coinvolgimento degli attori locali • Una nuova valorizzazione delle aggregazioni bottom-up • Una nuova strategia di comunicazione del territorio Il riferimento alla Transumanza non vuole costituire un estemporaneo collegamento storico-culturale, ma vuole rappresentare il —trait d‘union“ ed il richiamo verso un sistema di connessioni. Quelle stesse connessioni che nel passato hanno assunto la forma della Transumanza devono oggi divenire i collegamenti, per lo più immateriali, in grado di sostenere le necessarie politiche di integrazione, tese ad implementare un processo di rivitalizzazione del sistema montano appenninico e di ridefinizione delle relazioni con i sistemi esterni ad esso. In altre parole l‘idea della Transumanza oggi può e deve essere l‘occasione per la ricostituzione di una —via di scambio“ che evochi le tradizioni e i fattori culturali del recente passato, ma che rappresenti un concreto strumento di diffusione e di trasferimento di risorse sul tessuto nevralgico del sistema appenninico.

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In una tale concezione la tecnologia e l‘innovazione devono coniugarsi con la tutela di un ambiente profondamente segnato dall‘uomo qual è quello montano-appenninico. L‘obiettivo è che l‘equilibrio sviluppo/tutela del territorio si assesti in maniera tale da far tendere ad un consolidamento della popolazione residente. La soglia demografica minima è un fattore centrale per innescare ogni processo di sviluppo; pertanto il consolidamento della popolazione residente e/o attiva è un presupposto importante che, fra l‘altro, garantisce anche quella funzione di presidio territoriale che l‘uomo ha sempre svolto.

APE: TERRITORI APPARTENENTI AL PROGETTO APE

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3.4 - POR-FESR: PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE FESR 2014/2020 Con DGR n. 472 del 24.06.2015 e DGR n.723 del 09.09.2015 la Regione Abruzzo ha adottato la proposta definitiva di "Programma Operativo Regionale 2014/2020" finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). La Regione Abruzzo, ai fini della definizione della strategia assunta dal POR FESR 2014/2020 quale contributo alla Strategia dell‘Unione Europea per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva per il raggiungimento della coesione economica, sociale e territoriale, ha tenuto conto dei seguenti riferimenti strategici e operativi: ° documenti comunitari che hanno regolamentato la formulazione dei Programmi Operativi (Proposte regolamentari e linee guida) nonché le sfide individuate nell‘ambito del Position Paper sulla preparazione dell‘AdP e dei Programmi in Italia per il periodo 2014/2020 dei Servizi della CE; ha tenuto conto, altresì, delle recenti Raccomandazioni Specifiche del Consiglio sul Programma di Riforma 2014 dell‘Italia; ° documenti nazionali che hanno definito una radicale riforma del metodo di programmazione e attuazione degli interventi, introducendo innovazioni che potranno consentire di migliorare la qualità della spesa e la capacità di verificarne i risultati (Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari), nonché la bozza dell‘Accordo di partenariato, con particolare riferimento alla illustrazione dei —risultati attesi/obiettivi specifici“ da conseguire nell‘ambito degli 11 obiettivi tematici; ° le indicazioni contenute nel documento Obiettivi e Linee Guida per la Programmazione unitaria dei Fondi comunitari 2014/2020 che la Regione ha elaborato attraverso un percorso partenariale per definire le linee strategiche della programmazione unitaria con riferimento alla politica comunitaria (di coesione, dello sviluppo rurale e della pesca) ed alla politica nazionale (risorse del Fondo di Sviluppo e coesione per il periodo 2014/20).

Nello specifico, il POR FESR rappresenta la declinazione operativa del documento strategico regionale, sopra citato, che sulla base di una approfondita analisi del contesto territoriale, economico e sociale ha delineato il quadro delle politiche e delle opzioni strategiche di riferimento per i diversi Programmi Operativi in attuazione delle specifiche missioni dei Fondi. Ciò anche in linea e coerenza con lo stesso Position Paper dei Servizi della Commissione nell‘ambito del quale sono definiti, in relazione a ciascun obiettivo tematico, i meccanismi di complementarità e di coordinamento tra i Fondi e gli altri strumenti finanziari comunitari. In questo contesto, la Regione assume a fondamento della programmazione quei principi sostenuti sia a livello europeo che nazionale, intendendo, in primis, valorizzare le opportunità che derivano dall‘attuazione di un approccio di programmazione unitaria, incentrata su una forte concentrazione tematica, evitando così la dispersione delle risorse in numero eccessivo di linee di attività. Nell‘attivare un adeguato processo selettivo, che sappia riconoscere e focalizzare le peculiarità socio-economiche più rilevanti e gli ambiti/settori ove maggiori e più avanzate sono le competenze abruzzesi, la Regione intende delineare traiettorie di sviluppo —competence-based“ e —place based“. La strategia che scaturisce da una tale impostazione programmatica sarà basata sulla promozione di interventi specifici —mirati ai luoghi“, che siano più adatti e rispondenti alle singole esigenze di sviluppo.

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In tale direzione, la Regione ritiene fondamentale, con riferimento al settore produttivo e alla luce dei principi della —Smart Specialization Strategy“, quei settori effettivamente più competitivi e fornire il sostegno a nuovi ambiti ritenuti strategici per lo sviluppo regionale. Allo stesso tempo, nel dar seguito a tale approccio, e in coerenza con le sollecitazioni della CE, la Regione intende dare maggiore slancio alle politiche territoriali indirizzando la programmazione verso specifiche —zone-bersaglio“ che manifestano, in maniera più urgente, esigenze di intervento quali ad esempio le aree urbane, al fine di promuoverne armonicamente lo sviluppo in tutte le dimensioni della sostenibilità (economica, sociale, ambientale e di governance). Al fine di verificare tempestivamente il conseguimento degli obiettivi assunti nell‘ambito della programmazione unitaria dei Fondi Comunitari 2014/2020, la Regione Abruzzo intende, inoltre, rafforzare la diffusione della —cultura dei risultati“ e, recependo le innovazioni metodologiche suggerite dal documento del DPS —Metodi e obiettivi“, tradurre la propria traiettoria di sviluppo, fin dalle prime fasi di ideazione e definizione, in risultati attesi, indicatori, e azioni prioritarie più strettamente collegate al conseguimento dei risultati auspicati. L‘analisi dei territori rurali della regione, viene sviluppata dal PSR con riferimento alle macroaree omogenee individuate in coerenza con le indicazioni del Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo Rurale (PSN). Tale metodologia ha permesso di individuare 4 Macroaree connotate da elementi di omogeneità dal punto di vista geografico, socio-demografico ed economico produttivo. In base alla classificazione dell‘Accordo di Partenariato (AP), si discrimina il territorio in 4 Macroaree: A) Aree urbane e periurbane; B) Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata; C) Aree rurali intermedie; D) Aree con problemi di sviluppo. Emerge che la quasi totalità del territorio appartiene ad aree rurali mentre solo lo 0,9% rientra tra le aree urbane e periurbane. Quasi i due terzi della superficie regionale sono rappresentati da aree con problemi di sviluppo, dove è ricompresa tutta l‘area montana ed una parte della collina interna, il 29,4% da aree rurali intermedie costituite dalla collina litoranea ed una porzione di quella interna ed il 4,3% da aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata (conca del Fucino). La significativa estensione dell‘area D caratterizza il territorio regionale (65% rispetto ad una media nazionale del 46%) rispetto alla situazione italiana dove il peso delle aree C e B è molto più rilevante. Rispetto alla precedente programmazione, la classificazione delle aree rurali con la metodologia definita nell‘accordo di partenariato vede sostanzialmente modificato l‘assetto regionale. In particolare alla zona A appartengono solo i comuni di Chieti e Pescara; alla zona B appartengono i 10 comuni del Fucino; alla zona C afferiscono 115 comuni; infine vengono classificati come aree D 178 comuni, area in cui rientra anche il Comune di Poggio Picenze, individuata anche come zona totalmente svantaggiata.

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CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORIO REGIONALE SULLA BASE DELLE CARATTERISTICHE DI RURALITÀ

CLASSIFICAZIONE DEL TERRITORIO REGIONALE IN ZONE SVANTAGGIATE

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3.5 - PAI: PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO Il Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico dei Bacini Idrografici di Rilievo Regionale Abruzzesi e del Bacino Interregionale del Fiume Sangro viene definito quale "strumento conoscitivo, normativo e tecnico- operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato". Il PAI abbraccia un territorio ampio circa 8.522,4 kmq, amministrativamente suddiviso in quattro Regioni (Abruzzo, Molise, Marche e Lazio), sette Province (L'Aquila, Teramo, Pescara, Chieti, Isernia, Ascoli Piceno e Rieti) e 272 Comuni, il quale è analizzato nelle sue componenti fisiche con lo scopo di evidenziare le situazioni di pericolosità e rischio geologico presenti. Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico è uno strumento che consente di passare dalla logica dell'emergenza alla normalità della programmazione, consacrando una gestione del territorio fisico che sia compatibile con la sua dinamica naturale. La domanda di un livello di sicurezza accettabile viene quindi integrata con le linee di un razionale sviluppo economico e di tutela degli aspetti ambientali del territorio. Il Piano è finalizzato al raggiungimento della migliore relazione di compatibilità tra la naturale dinamica idrogeomorfologica di bacino e le aspettative di utilizzo del territorio, nel rispetto della tutela ambientale, della sicurezza delle popolazioni, degli insediamenti e delle infrastrutture. Il Piano Stralcio di Bacino costituisce lo strumento fondamentale per la gestione delle attività strutturali e non, nel settore della difesa del suolo con specifico riferimento alle dinamiche geomorfologiche di versante. Le limitazioni d‘uso del territorio, coincidenti con vincoli urbanistici, sono complementari agli interventi strutturali e concorrono a ridurre il rischio connesso con i fenomeni franosi ed erosivi. Il perfezionamento dell‘equilibrio fra uso del territorio e sue limitazioni resta legato al miglioramento del quadro conoscitivo del territorio fisico ed allo sviluppo delle modalità tecniche di rappresentazione. La grande innovazione introdotta dal Piano Stralcio è rappresentata dalla vasta base conoscitiva, volta all‘individuazione e perimetrazione degli elementi di Pericolosità. L‘individuazione degli elementi di Pericolosità di tipo esogeno del territorio e dei conseguenti livelli di Rischio è stata effettuata tenendo separate le cause predisponenti dagli effetti. Con questo approccio concettuale sono stati esaminati, in funzione della loro importanza relativa, i fattori di propensione al dissesto idrogeologico. L‘analisi delle cause si è esplicitata attraverso la redazione di carte tematiche di base sui fattori predisponenti alla genesi di forme instabili. In particolare sono stati acquisiti e omogeneizzati i dati sulle caratteristiche litologiche e tettoniche dell‘area investigata. Questo approccio ha consentito, sia pure in forma speditiva, di chiarire il ruolo delle principali unità stratigrafico- strutturali (cfr. Carta Geolitologica PAI) nello sviluppo del dissesto. Sulla base dei dati storici a disposizione è stato evidenziato il ruolo dei terremoti sulla stabilità dei versanti. A completamento del quadro geologico sono stati definiti una serie di elaborati cartografici che forniscono informazioni preliminari circa le caratteristiche sedimentarie dei depositi di copertura e consentono di discriminare le aree di alterazione ed erosione da quelle di deposizione sedimentaria.

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In termini generali la normativa di attuazione del Piano è diretta a disciplinare le destinazioni d‘uso del territorio, attraverso prescrizioni puntuali su ciò che è consentito e ciò che è vietato realizzare, in termini di interventi opere ed attività, nelle aree a pericolosità molto elevata (P3), elevata (P2) e moderata (P1).

STRALCIO ALLEGATO A – PAI_“ELENCO DEI COMUNI IN CUI SONO INDIVIDUATE AREE DI PERICOLOSITÀ” Bacino Sup. (kmq) Sup. (kmq) Sup. (kmq) Sup. (kmq) Comune Idrografico P1 P2 P3 P1+P2+P3 POGGIO PICENZE Aterno-Pescara 0,10 0,33 - 0,43

STRALCIO ALLEGATO B – PAI_“ELENCO DEI COMUNI IN CUI SONO INDIVIDUATE AREE A RISCHIO” Bacino Sup. (kmq) Sup. (kmq) Sup. (kmq) Sup. (kmq) Sup. (kmq) Comune Idrografico R1 R2 R3 R4 R1+R2+R3+R4 POGGIO PICENZE Aterno-Pescara 0,41 0,012 - - 0,43

AUTORITÀ DEI BACINI IDROGRAFICI DI RILIEVO REGIONALE ABRUZZESI E DEL BACINO INTERREGIONALE DEL FIUME SANGRO PAI_CARTA DEL RISCHIO DA FRANA PAI_CARTA DELLA PERICORLISITÀ DA FRANA

Per quel che riguarda invece il Piano Stralcio Difesa Alluvione (PSDA), questo individua e perimetra le aree di pericolosità idraulica attraverso la determinazione dei livelli corrispondenti a condizioni di massima piena valutati con i metodi scientifici dell'idraulica. In tali aree di pericolosità idraulica il PSDA ha la finalità di evitare l'incremento dei livelli di pericolo e rischio idraulico, impedire interventi pregiudizievoli per il futuro assetto idraulico del territorio, salvaguardare e disciplinare le attività antropiche, assicurare il necessario coordinamento con il quadro normativo e con gli strumenti di pianificazione e programmazione in vigore. Inoltre, in linea con le politiche ambientali regionali, particolare attenzione è stata riservata alla promozione di interventi di riqualificazione e rinaturalizzazione che favoriscono la riattivazione e l'avvio dei processi naturali e il ripristino degli equilibri ambientali e idrologici.

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 35 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ)

Allo scopo di individuare esclusivamente ambiti e ordini di priorità tra gli interventi di mitigazione del rischio, all'interno delle aree di pericolosità, il PSDA perimetra le aree a rischio idraulico secondo le classi definite dal D.P.C.M. del 29.09.1998. La definizione del rischio idraulico adottata, esplicitata dalla grandezza che rappresenta la contemporanea presenza, all'interno della medesima area, di una situazione di pericolosità e di un danno potenziale, ben sintetizza il concetto di sovrapposizione tra ambiente naturale e attività antropiche, rendendo così immediata la sua rappresentazione grafica. L'obiettivo prioritario della pianificazione regionale è quindi quello di costruire insieme al PSDA un Sistema di Supporto alle Decisioni (DSS) che risulti costantemente operativo, che agevolerà, nello specifico, l'avviamento e lo sviluppo di processi di governo delle aree fluviali, in modo che la Pubblica Amministrazione possa fornire risposte correlate alle variazioni dei "comportamenti" fluviali su scale spaziali e temporali variabili, anche in relazione agli effetti determinati dalle attività antropiche.

AUTORITÀ DEI BACINI IDROGRAFICI DI RILIEVO REGIONALE ABRUZZESI E DEL BACINO INTERREGIONALE DEL FIUME SANGRO PSDA_CARTA DEL RISCHIO IDRAULICO

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3.6 - PTCP: PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE Il PTCP della Provincia de L’Aquila, adottato con deliberazione di Consiglio Provinciale n.38 del 29.04.1999 e definitivamente approvato con deliberazione di Consiglio Provinciale n.62 del 28.04.2004, costituisce la cornice entro la quale i fatti socioeconomici interagiscono con gli aspetti più strettamente legati e dipendenti della pianificazione stessa rappresentati dal territorio e l‘ambiente in genere. Da qui deriva l‘esigenza di individuare quelle componenti strutturali ed i loro fattori evolutivi, che più incisivamente sono connessi ed interdipendenti con l‘assetto degli insediamenti umani, sia residenziali che produttivi, nonché alle loro interconnessioni come l‘armatura delle reti infrastrutturali. Alla luce delle analisi effettuate in tempi diversi e sulla base degli aggiornamenti, come base di riferimento al PTCP si sono delineate le fondamentali caratterizzazioni nonché gli aspetti problematici del sistema economico sociale della Provincia, con particolare riferimento alle componenti demografiche, all‘occupazione, al sistema produttivo, al processo di formazione del reddito, ed al problema della mobilità della popolazione nel territorio. Il Piano Territoriale Provinciale va ad assumere un ruolo di raccordo irrinunciabile e fondamentale tra le istanze e le istituzioni di base e gli indirizzi strategico istituzionali fissati nella programmazione regionale raccordandosi con quella nazionale e soprattutto europea che va assumendo sempre più un ruolo predominante e coinvolgente anche delle scelte a livello nazional Il Piano Territoriale Provinciale integra le previsioni del Quadro di Riferimento Regionale individuando gli Ambiti e Subambiti di attuazione dell'intero programma di sviluppo provinciale, riconoscendo le realtà che si sono progressivamente formate. Queste specificazioni vengono ad apportare maggiore specificità all'unione degli Ambiti delineati dal QRR, sommandosi così a quelli di L'Aquila, Avezzano e Sulmona che rappresentano aggregazioni di più antica definizione e consistenza. In conseguenza di ciò gli Ambiti ed i Subambiti di attuazione del Piano Territoriale Provinciale comprendono: • Ambito L‘Aquila: relativo all'alta e media Valle dell'Aterno-Campo Imperatore; • Ambito Sulmona: relativo al Sulmonense ed alla Valle Peligna; • Ambito Avezzano: relativo alla Marsica - Valle Roveto; • Subambito Castel di Sangro: relativo all'Alto Sangro; • Subambito Carsoli: relativo alla Piana del Cavaliere.

Gli Ambiti ed i Subambiti di attuazione del Piano Territoriale Provinciale non hanno valore di differenziazione territoriale su di una provincia la cui complessità rappresenta un sistema intimamente integrato, ma costituiscono invece un mezzo per orientare meglio le scelte, nella considerazione della realtà socioeconomica della provincia stessa, legata da una parte dalla peculiarità della sua componente ambientale e divisa, tuttavia, dalle necessità diverse della sua componente sociale, ancorata ad una realtà geografica e morfologica che non consente le trasformazioni radicali che sarebbero proponibili in aree di diversa conformazione generale. Il Piano Territoriale Provinciale è suddiviso, anche per gli interventi comunali, in obiettivi particolari di quelli più generali costituiti da azioni per il mantenimento e l'esaltazione della qualità dell'ambiente, migliorando e potenziando l'efficienza dei sistemi insediativi per conseguire globalmente la promozione della trasformazione delle condizioni socioeconomiche della popolazione, attraverso lo sviluppo dei settori produttivi ritenuti trainanti a tutti i livelli.

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La reimpostazione più generale che ha subito il processo di programmazione nel contesto della Regione Abruzzo di fatto ha introdotto un principio basilare nel processo decisionale dei soggetti pubblici che consiste in un attaglio rigoroso, puntuale e sistematico della pianificazione alle questioni territoriali. I nuovi modelli programmatici prevedono infatti un riferimento costante al territorio ed un coinvolgimento contestuale delle istituzioni che hanno potestà sulle politiche di governo dello stesso. Il Piano Territoriale Provinciale sotto questo profilo assume un ruolo non secondario non solo come strumento di raccordo, ma soprattutto come strumento di applicazione-attuazione delle politiche che derivano dagli indirizzi più generali della programmazione anche al fine di garantire e svolgere una funzione guida di tipo intermedio tra gli indirizzi meno puntuali definiti dalla Regione e le sollecitazioni o istanze che provengono dal territorio. La individuazione di appropriate strategie territoriali per il PTCP diviene quindi una premessa fondamentale non solo per la scelta degli indirizzi di base ma soprattutto perché esse stesse costituiscono il riferimento per rendere coerenti e compatibili le istanze sia con il Programma Regionale di Sviluppo che con il Quadro di Riferimento Regionale che ne è la proiezione territoriale. In coerenza con l‘impianto programmatico regionale, assunto come riferimento nel contesto del PTCP, le strategie sono definite secondo una scala di priorità che pone ovviamente in primo piano le strategie territoriali non disgiunte dalle strategie ambientali ed economico-sociali per le quali il PTCP assume più un ruolo di promozione e di supporto piuttosto che un ruolo effettivo come strumento di governo, come avviene per le questioni territoriali. La strategia territoriale assunta come base del Piano Provinciale è in piena coerenza con la strumentazione regionale sia di indirizzo che di inquadramento. Essa tuttavia pur non contrastando gli indirizzi strategici indicati dal Programma Regionale di Sviluppo e dal Quadro di Riferimento Regionale, ne integra quelle parti in cui questi due strumenti sottovalutano o sottendono aspetti problematici che riguardano questioni territoriali che per la Provincia di L'Aquila hanno una grande importanza. E‘ quindi in questo spirito che il PTCP segue le linee di sviluppo economico e sociale riportandole al territorio con le sue molteplici realtà. In particolare, con riferimento all‘impostazione della strategia territoriale del Programma Regionale di Sviluppo, si è constatato come in essa si attribuisca una eccessiva centralità del territorio costiero assumendolo come asse portante di tutto l‘assetto territoriale della regione, senza valutare, nella giusta misura, il ruolo complementare che assumono le aree interne nelle connessioni interregionali sia in senso trasversale che in senso longitudinale. Nella strategia territoriale del PTCP, pertanto, si è ritenuto opportuno ribadire come invece le aree interne, e specificamente il territorio della Provincia di L‘Aquila, non solo per collocazione geografica ma per estensione e qualità dell'ambiente, nonché per le dotazioni infrastrutturali, assumono una funzione non secondaria negli assetti territoriali della Regione e dell‘Italia Centrale. Sotto questo profilo, alla base della strategia territoriale del PTCP, si è voluta ribadire la duplice funzione di connessione che il territorio Provinciale assume rispetto alla Regione: - L‘una di tipo longitudinale, in relazione al sistema appenninico; - L‘altra di tipo trasversale dato che nella sua ossatura la Provincia di L‘Aquila assicura una funzione di supporto e di cerniera ai collegamenti Tirreno-Adriatico. La strategia complessiva del PTCP va così ad assumere una valenza globale di ben più vasta portata con la finalità di promuovere la valorizzazione della Provincia non solo in scala regionale ma in una scala ben più ampia.

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Per questo motivo l‘impianto del PTCP, sotto il profilo strategico-territoriale, ha voluto mantenere un vincolo di piena compatibilità con il Programma Regionale di Sviluppo, assimilandone tutti gli obiettivi strategici ma con l‘aggiunta di una integrazione specifica che consenta di sviluppare opportune azioni affinché agli obiettivi così condivisi si riconoscano priorità di ordine superiore rispetto a quelle assegnate nel PRS. C‘è da dire, tuttavia, che sebbene il Quadro di Riferimento Regionale (aree) nel suo impianto scompone la Provincia di L’Aquila in tre aree programmatiche, più in generale, in termini di strategie territoriali di supporto ai programmi di sviluppo, nel definire le priorità, forse troppo genericamente, ricomprende le ipotesi di sviluppo di tutto il territorio in un unico calderone della tutela e della valorizzazione delle risorse naturalistiche e storico-culturali, alla qualificazione delle suscettività turistiche, al potenziamento delle infrastrutture di accesso e di scambio fino al potenziamento delle attrezzature urbane di rango. I limiti dell'impostazione strategica del Piano Regionale di Sviluppo e del Quadro di Riferimento Regionale, in estrema sintesi si riconducono alla mancanza di riferimenti sul territorio di tipo diversificato per aree omogenee e alla mancanza di una scala di priorità dei vari tipi di indirizzo previsti. Per il PTCP l‘approccio alle strategie territoriali si pone in sostanza con una logica diversa: a) articolazione del territorio provinciale come aree sistema; b) strategia specifica per le aree urbane, o sistemi urbani in senso stretto; c) strumento attuativo della pianificazione nei meccanismi della Programmazione Negoziata. Per quanto riguarda le aree di riferimento del PTCP, quelle di base del Piano sono: - Area di L‘Aquila che coincide grosso modo con l‘area identificata dal Q.R.R.; - Area Peligna che comprende l‘area identificata dal Q.R.R. escluso il territorio della Comunità Montana dell'Alto Sangro; - Area dell'Alto Sangro che è costituita dal territorio della Comunità Montana dell'Alto Sangro; - Area della Marsica analoga all‘area identificata dal Q.R.R. e comprensiva di due sub-aree: • Valle Roveto (coincidente con la Comunità Montana) • Carseolano comprendente tutti i Comuni della Valle del Turano escluso . Per quel che concerne la strategia specifica per i sistemi urbani le priorità assunte anche in coincidenza con quanto previsto dal Q.R.R., sono differenziate per le aree di riferimento tenendo conto non solo del rango dei sistemi ma anche delle specificità dei sistemi produttivi locali. In dettaglio gli obiettivi possono assumere carattere trasversale inter-area, quando interessano territori ricompresi in caratterizzazioni omogenee come ad esempio i centri minori montani e/o le aree dei Parchi, ovvero possono caratterizzarsi come obiettivi specifici e puntuali o di rete all‘interno delle singole aree. Invece le scelte strategiche dell'utilizzo di progetti su ambiti sovracomunali è derivata dall'esigenza di rendere coerente il processo di pianificazione con l‘impianto più generale della programmazione negoziata. Nel particolare la Regione da anni segue l‘impianto della programmazione per progetti, impianto che più recentemente ha assunto un ruolo irrinunciabile nel contesto regionale soprattutto per il coinvolgimento di vari livelli istituzionali anche nei casi in cui gli interventi contemplati sono di valenza comunale. La stessa identificazione di una strategia specifica per i sistemi urbani corrisponde all'esigenza di avere come riferimento i principali sistemi locali che si delineano e si configurano come integrazioni di funzioni di servizio in relazione alla mobilità infra-aree ed inter-aree della popolazione.

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Infine, i caratteri di «ecosostenibilità» e di «equilibrio» per lo sviluppo regionale assunti dalla Regione come indirizzi strategici derivano sostanzialmente dall'esigenza di contenere effetti distorcenti che si vanno producendo nel sistema a causa di un complesso di fattori legati a fatti di congestionamento ovvero per la presenza di particolari vincoli connessi alla "salvaguardia" o alla "conservazione" dell'ambiente. In Provincia de L‘Aquila l‘elemento condizionante le politiche sia economico-sociali che territoriali dal punto di vista dell'ambiente è costituito dalla vastità del territorio sottoposto al vincolo della «conservazione» senza pregiudizio dello sviluppo. Tuttavia, al fine di promuovere e sostenere lo sviluppo in queste aree la Regione ha assunto come priorità strategiche del proprio intervento programmatico i seguenti obiettivi: ° disinquinamento, bonifica e riqualificazione dell'ambiente; ° potenziamento delle strutture di difesa ambientale e sostegno delle attività ecosostenibili. In coerenza con l‘indirizzo regionale il PTCP assume tre riferimenti territoriali per la definizione degli indirizzi strategici di base per il sistema ambientale: aree parco - aree contigue ai parchi - aree rimanenti. Per le aree dei parchi la strategia del Piano consiste nel concorso alla definizione di progetti speciali e nella predisposizione di appropriati indirizzi agevolativi per la riqualificazione dei sistemi insediativi. Con riferimento agli Obiettivi Specifici del QRR, vengono riassunte schematicamente le iniziative del PTCP ripartite per l‘Ambito e Subambito di Attuazione (L’Aquila) in cui ricade il Comune di Poggio Picenze.

OBIETTIVI SPECIFICI DEL Q.R.R. INIZIATIVE DEL P.T.C.P. Appennino Parco d‘Europa Recupero dei detrattori ambientali (cave, discariche, ecc.) Tutela e valorizzazione del sistema lacuale e fluviale Tutela e valorizzazione del sistema fluviale Beni culturali Principali siti archeologici Potenziamento direttrici viarie principali Migliorare la mobilità all‘interno dei sistemi insediativi Rifunzionalizzazione e potenziamento della viabilità esistente Viabilità provinciale ed interna Sistemi insediativi Centri storici: comuni con caratteristiche culturali all‘esterno dei parchi Settori produttivi (finalizzati prevalentemente ai distretti industriali) Azioni nel settore secondario Settori produttivi (artigianato) Comuni interessati dai bacini per il commercio

PTCP DE L’AQUILA: QUADRO DI RIFERIMENTO REGIONALE CON LE PROPOSTE DELLA PROVINCIA (TAV. 2)

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3.7 - CORREDO URBANISTICO 3.7.a - Variante al Programma di Fabbricazione Allo stato attuale il Comune di Poggio Picenze è regolamentato da una Variante al Programma di Fabbricazione approvata con deliberazione di C.C. del 22.05.1976, la cui zonizzazione interessa solamente la parte del centro capoluogo rispetto all‘intero territorio comunale. Tale Variante individua i due nuclei storici e riporta sostanzialmente aree destinate a completamento e ad espansione, che a partire dai margini dei nuclei storici si aprono progressivamente verso il territorio rurale, pianificando congiuntamente ampi spazi per attrezzature collettive e spazi verdi.

VARIANTE AL PROGRAMMA DI FABBRICAZIONE: ZONIZZAZIONE DEL CAPOLUOGO (TAV. 2)

3.7.b - Piano di Ricostruzione Il Piano di Ricostruzione del Comune di Poggio Picenze adottato con Decreto Sindacale n.7 del 31.07.2012, è stato redatto ai sensi dell'art. 14.5 bis del Decreto Legge 28 aprile 2009, n. 30 convertito, con modificazioni, in Legge 24 giugno 2009, n. 77, a seguito del sisma che ha colpito il territorio aquilano nel 2009, ed è stato ulteriormente approfondito attraverso il ricorso a specifici Accordi di Programma (ai sensi degli artt. 8/bis e ter della LR 18/1983), accordo ratificato con Deliberazione di C.C. n. 34 del 04.11.2014. Il Piano di Ricostruzione ha lo scopo di definire gli interventi utili al ripristino delle condizioni d‘uso del patrimonio edilizio antecedenti l‘evento sismico dell‘aprile 2009 e, nel contempo, individuare strategie per la prevenzione del rischio sismico, per l‘innovazione tecnologica e il miglioramento delle condizioni economiche e di vita della collettività locale. Il PdR individua all‘interno del Comune di Poggio Picenze degli Ambiti di Piano, e cioè —quelle parti urbane individuate ai sensi degli artt.4 e 6, co. 1 del Decreto del Commissario delegato per la Ricostruzione (DCD) n. 3/2010, ricadenti all‘interno della perimetrazione di cui all‘art. 2 del DCD 3/10, e finalizzate a un insieme di interventi integrati, aventi ad oggetto uno o più aggregati edilizi“. All'interno del perimetro del Piano di Ricostruzione sono stati identificati cinque ambiti denominati Ambito 1, 2, 3, 4 e 5.

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Gli Ambiti n. 1 e n. 3 comprendono le aree, caratterizzate dalla presenza di edifici storico-architettonici ed edilizia minore, che si configurano come un sistema urbano dai caratteri tipo-morfologici unitari, al cui interno sono presenti gli edifici di maggior valore storico e culturale della città. L‘Ambito n. 2 comprende il tessuto edilizio di espansione del nucleo centrale che estende le sue propaggini fino alla chiesa della Visitazione. L‘Ambito n. 4 identifica il tessuto edilizio di recente espansione, fatta salva la presenza di edilizia minore del XVIII e XIX secolo. L'Ambito n. 5 è costituito da edilizia pubblica e privata di recente edificazione, oltre alla Chiesa di S. Felice. Tale perimetrazione degli ambiti si giustifica soprattutto per l‘omogeneità dei tessuti urbani e per le caratteristiche morfologico-costruttive del patrimonio edilizio. Inoltre, gli ambiti sono definiti a partire dai dati strutturali oggettivi degli aggregati e del patrimonio monumentale, utilizzando come ulteriore criterio le condizioni di dissesto derivanti dal sisma. L‘individuazione degli ambiti si traduce, in estrema sintesi, nella strutturazione di sistemi complessi di trasformazione che siano in grado di attivare nell‘intero territorio comunale fenomeni di trasformazione autopromossa, perseguendo un allargamento strategico del PdR.

PIANO DI RICOSTRUZIONE:PLANIMETRIA CON INDIVIDUAZIONE DELLE PERIMETRAZIONI OGGETTO D’INTESA DEGLI AMBITI DI PDR

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3.7.c - Piano di Azione per l‘Energia Sostenibile (PAES) I Piani di Azione per l’Energia Sostenibile sono lo strumento operativo per l‘implementazione di politiche energetiche decentrate sul territorio, assunte come impegno istituzionale dalle Amministrazioni Comunali, e rispondono ad una esigenza di portata ben più ampia, assunta dalla Comunità Europea e sottoscritta dagli Stati Membri. Con l‘adesione al Patto dei Sindaci il Comune di Poggio Picenze ha preso l‘impegno di conseguire la riduzione di almeno il 20% al 2020 delle emissioni di anidride carbonica fotografate all‘anno di riferimento (nel caso specifico, il 2005), coerentemente con i dettami del Pacchetto Clima-Energia. Il Patto dei Sindaci cui tutti i Comuni della Provincia dell‘Aquila hanno aderito ha proprio lo scopo di mettere in sinergia metodi ed azioni per la limitazione delle emissioni di CO2 in atmosfera. La Provincia dell‘Aquila si è fatta parte diligente di questo processo di condivisione ed ha realizzato l‘ambizioso obiettivo di avere la sottoscrizione al Patto dei 108 Comuni della Provincia, avviando, parallelamente, con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell‘Università degli Studi dell‘Aquila un rapporto di collaborazione istituzionale inteso ad individuare modalità condivise per la redazione dei PAES per le varie realtà comunali, nonché le azioni di sostegno alla sensibilizzazione ed alla creazione di una forte consapevolezza del nuovo ruolo che i Comuni sono chiamati a svolgere. Per il raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici del Pacchetto Clima-Energia, le autorità locali devono avere un ruolo di primo piano avendo esse stesse il potere decisionale sul proprio territorio. La lotta al riscaldamento globale si combatte cioè con il principio della —glocalizzazione“, (—global problems, local solutions“) e proprio per questa ragione che la Comunità Europea promuove l‘iniziativa del —Covenant of Majors“, per cui Paesi, città e regioni si impegnano volontariamente a ridurre le proprie emissioni di CO2 oltre l‘obiettivo del 20% nel rispetto sempre del principio di —burden sharing“. Ad esso fanno seguito i Piani di Azione per l’Energia Sostenibile che hanno l‘obiettivo di rendere effettivo lo sforzo di riduzione e di contenimento delle emissioni con interventi concreti. I governi locali, infatti, svolgono un ruolo decisivo nella mitigazione degli effetti conseguenti al cambiamento climatico, soprattutto se si considera che l‘80% dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 è associato alle attività urbane. I piani di azione PAES rappresentano proprio lo strumento attraverso il quale gli enti locali svolgono questo ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici della UE.

PAES_SCHEMA RIASSUNTIVO DEI CONSUMI E DELLE EMISSIONI DI CO2 AL 2005 PER IL COMUNE DI POGGIO PICENZE AD ESCLUSIONE DI QUELLI RELATIVI AD ATTREZZATURE EDIFICI ED IMPIANTI COMUNALI Residenziale Terziario n. abitanti Trasporti Termico Elettrico Termico Elettrico Consumo energetico finale (MWh) 2476,55 8498,11 1070,15 666,50 834,94 Emissioni di CO2 (ton) 646,99 1519,89 516,90 134,63 403,27

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 43 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ) 4.0 - CAPACITÀ INSEDIATIVA DEL PIANO REGOLATORE GENERALE

La capacità insediativa del PRG, secondo quanto disposto dall‘art. 32 delle Norme Tecniche di Attuazione del PTCP de L’Aquila, deve essere calcolata in relazione alla Superficie edificabile e/o al Volume edificabile massimo di tutte le aree libere o già impegnate da costruzioni, parzialmente o interamente destinate dal Piano a residenza. Da essa si determina l'edificabilità ai fini residenziali del Piano (dimensionamento residenziale) mediante l'applicazione di Indici di utilizzazione ("Ut" e "Uf": mq/mq) o gli Indici di fabbricabilità ("It" e "If": mc/mq). Tenuto anche conto di analisi puntuali sul patrimonio edilizio esistente, la capacità insediativa residenziale si determina in funzione di: ° - fabbisogno abitativo pregresso; ° - ipotesi di sviluppo economico, demografico ed occupazionale del Comune.

Con riferimento alla L.R. 18/1983, art.7, i Comuni non ancora dotati di Piano Regolatore Generale, in sede di prima formazione dello Strumento Urbanistico dovranno rispettare i seguenti valori dimensionali complessivi: ° la quantità massima di vani realizzabili mediante interventi di nuova edificazione nei Comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, è fissata in misura pari ai vani equivalenti al 30% degli abitanti residenti nell'anno precedente a quello in cui viene formato lo Strumento Urbanistico; ° per i Comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti tale percentuale è fissata nel 40%.

In detta quantità vengono computati anche i vani realizzabili nelle Zone di Completamento come definite dal D.M. 1444/1968. In relazione a tale grado di esaurimento, facendo salve le previsioni insediative degli strumenti vigenti, potranno essere previsti ampliamenti, in termini di abitanti insediati o vani, delle previsioni residenziali dello Strumento generale oggetto della Variante parziale o della rielaborazione generale.

Per quanto concerne invece le previsioni per le aree produttive, secondo quando disposto dall‘art. 33 delle Norme Tecniche di Attuazione del PTCP de L’Aquila, i Comuni che intendono incrementare la dotazione di tali aree, dovranno verificare in via preliminare il grado di esaurimento delle Zone D ex D.M. n.1444/1968 già esistenti, esprimendolo in termini percentuali sulla base delle Concessioni Edilizie rilasciate, delle richieste di aree pervenute al Comune e dei programmi di sviluppo a cui eventualmente il Comune partecipa, sia come iniziative sovracomunali, sia come iniziative autonome della Amministrazione Comunale. Infine, dal momento in cui il PTCP prevede la riorganizzazione dell'intero sistema dell'accoglienza turistica mediante interventi di adeguamento funzionale delle realtà esistenti ed incremento della dotazione di posti letto sia con nuove costruzioni sia con la promozione delle attività di microricettività in grado di abbracciare anche la categoria di turismo di basso costo nelle grandi e medie città, lo stesso strumento urbanistico provinciale, per poter soddisfare tali esigenze turistiche, all‘art. 36 delle NTA, consente una capacità insediativa turistica finalizzata al potenziamento delle strutture alberghiere e di accoglienza, nonché alla razionalizzazione funzionale di quelle esistenti al fine di elevare gli standard dei servizi offerti.

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La capacità insediativa ulteriore, espressa in termini di densità edilizia (rapporto tra Superficie edificabile e Superficie territoriale, ovvero rapporto tra abitanti insediabili e Superficie territoriale) viene ammessa entro un incremento, riferito alla presenza turistica media, registrata nel periodo estivo e/o invernale, del: ° 30% della presenza turistica massima alberghiera, commisurata al parametro di mq 20 di superficie edificabile per posto-letto o per unità di presenza turistica, ovvero 60 mc/ab.; ° 20% della presenza turistica massima extra alberghiera (residences-bungalows-case private, ecc) commisurata al parametro di mq 20 di Superficie edificabile per posto-letto o per unità di presenza turistica, ovvero 60 mc/ab..

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 45 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ) 5.0 - ANALISI DEL PATRIMONIO ABITATIVO DISPONIBILE

5.1 - DISTRIBUZIONE, DATAZIONE E TITOLO DI GODIMENTO DELLE ABITAZIONI I dati di seguito elencati, aventi come riferimento i dati Istat 2011 relativi al —15° Censimento della Popolazione e delle Abitazioni 2011“, mostrano come la maggior parte della popolazione, delle famiglie e delle abitazioni è concentrata nell‘abitato di Poggio Picenze e, in misura minore, nel territorio aperto, ovvero in quello che gli stessi dati del 15° Censimento Istat 2011 individuano come —Case sparse“. Volendo riportare tali valori assoluti in valori percentuali, si evince che il 97% della popolazione e di famiglie risiede nell‘abitato di Poggio Picenze, mentre il restante 3% nelle Case sparse. Allo stesso modo il 94% delle abitazioni è incentrato nell‘abitato di Poggio Picenze, con il restante 4% ubicato nelle cosiddette Case sparse.

TAB.1 - DISTRIBUZIONE POPOLAZIONE, FAMIGLIE E ABITAZIONI PER LOCALITÀ ABITATA (ISTAT 2011)

POPOLAZIONE LOCALITÀ FAMIGLIE ABITAZIONI RESIDENTE Poggio Picenze* 1.036 387 461 Case sparse 32 11 31 Totale 1.068 398 492

MAP N.D. 110 120

* Località abitata ove è situata la casa comunale

TAB.2 - ABITAZIONI IN EDIFICI RESIDENZIALI PER EPOCA DI COSTRUZIONE (ISTAT 2011)

EPOCA DI ABITAZIONI % ABITAZIONI COSTRUZIONE 1918 e precedenti 133 30% 1919-1945 51 11% 1946-1960 6 1% 1961-1970 12 2% 1971-1980 74 17% 1981-1990 30 7% 1991-2000 4 1% 2001-2005 0 0% 2006 e successivi 140 31%

TOTALE 450 100%

Il quadro innanzi riportato, relativo all‘epoca di costruzione delle abitazioni in edifici residenziali indica che circa il 30% di esse risale al periodo precedente al 1919. Dopo un periodo sostanzialmente di stallo, dal 1919 fino ai primi anni del 2000 (circa il 39% di abitazioni realizzate), si è avuto un picco di nuove abitazioni dal 2006 ad oggi (31%), dovuto anche all‘opera di ricostruzione a seguito del sisma che ha colpito il cratere aquilano nell‘aprile del 2009.

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Con riferimento al 14° Censimento Istat del 2001, invece, si è riportato i dati relativi alle abitazioni occupate dai residenti, con riguardo al titolo di godimento delle stesse. Dai dati riportati (cfr. Tab. 3) si evince come l‘80% delle abitazioni occupate da residenti sia di proprietà, mentre risultano essere divise equamente le percentuali delle abitazioni occupate sia con altro titolo (10% ) sia in affitto (10%).

TAB.3 - ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI - STANZE ED OCCUPANTI PER TITOLO DI GODIMENTO (ISTAT 2001)

OCCUPANTI ABITAZIONI STANZE FAMIGLIE COMPONENTI PROPRIETÀ 285 1.582 286 815

AFFITTO 34 134 34 110

ALTRO TITOLO 37 158 37 86

TOTALE 356 1.874 357 1.011

GRAF.1 – ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI GRAF.2 - STANZE OCCUPATE DA RESIDENTI

5.2 - ABITAZIONI NON OCCUPATE DA RESIDENTI O VUOTE Per poter analizzare il dato delle abitazioni non occupate da residenti o vuote sul territorio comunale di Poggio Picenze, sono stati assunti come riferimento i dati relativi al 14° Censimento dell‘Istat del 2001, in quanto tali dati non sono stati ancora resi disponibili dall‘ultimo Censimento Istat del 2011. In particolare, i dati complessivi delle abitazioni e delle stanze al 2001, si articolano come segue:

TAB. 4 - ABITAZIONI E STANZE PER TIPO DI OCCUPAZIONE (ISTAT 2001)

OCCUPATE DA OCCUPATE SOLO DI CUI IN EDIFICI VUOTE TOTALE RESIDENTI DA NON RESIDENTI AD USO ABITATIVO

ABITAZIONI 356 7 139 414 502

STANZE 1.874 724 0 2.598 2.598

I dati relativi alle abitazioni occupate da residenti sono stati già riportati nel paragrafo precedente. Quanto alle abitazioni occupate solo da non residenti, possono valere considerazioni simili a quelle che possono scaturire dai dati relativi alle prime.

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5.3 - RAPPORTO VANI/STANZE Avendo sempre come riferimento i dati relativi al 14° Censimento dell‘Istat del 2001, è stato analizzato il rapporto vani/stanze, presente sul territorio comunale di Poggio Picenze.

TAB.5 - ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI - NUMERO E TIPO DI STANZE - OCCUPANTI (ISTAT 2001)

ABITAZ. OCCUPATE DA RESIDENTI STANZE IN ABITAZ. OCCUPATE DA RESIDENTI RESIDENTI (OCCUPANTI) di cui adibite ad n. sup. tot. mq totale di cui cucine famiglie abitanti uso professionale 384 39.690 1.874 18 334 390 1.036

Dai dati del Censimento (cfr. Tab.5) si ricava che le abitazioni occupate da residenti sono pari a 384, per 1.522 vani adibiti ad uso prettamente abitativo (escluse cucine e stanze ad uso professionale). Rapportando detto numero di vani al totale di 1.874 stanze occupate da residenti si ottiene quanto segue: VANI/STANZE = 1.522 /1.874 = 0,812 = 81%. I vani adibiti esclusivamente ad uso abitativo residenziale rappresentano, quindi, circa l‘81% del numero complessivo di stanze censito. Tale rapporto sarà utile in seguito allorquando sarà necessario ricavare il numero di vani statisticamente corrispondente a quello delle stanze.

5.4 - ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI: GRADO DI UTILIZZO Come nei paragrafi precedenti, i dati di seguito riportati fanno riferimento al Censimento dell‘Istat del 2001.

TAB.6 - ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI, FAMIGLIE RESIDENTI IN ABITAZIONE E COMPONENTI - PER NUMERO DI STANZE (ISTAT 2001)

N. DI COMPONENTI NUMERO DI STANZE N. DI ABITAZIONI PER N. DI STANZE PER N. DI FAMIGLIE PER (ABITANTI) PER (PEZZATURA DI CIASCUNA PEZZATURA CIASCUNA PEZZATURA CIASCUNA PEZZATURA CIASCUNA PEZZATURA ALLOGGIO) DI ALLOGGIO DI ALLOGGIO DI ALLOGGIO DI ALLOGGIO 1 1 2% 1 0,1% 1 2% 1 0,1% 2 17 4% 34 1,8% 17 4% 39 3,8% 3 39 10% 117 6,2% 39 10% 99 9,8% 4 67 18% 268 14,3% 67 18% 178 17,6% 5 100 28% 500 26,7% 100 28% 282 27,9%

6 E OLTRE 132 38% 954 50,9% 133 38% 412 40,8%

TOTALE 356 100% 1.874 100% 357 100% 1.011 100%

Il raffronto tra vani statisticamente equivalenti e numero di occupanti per le diverse pezzature di alloggio mostra un evidente soprannumero dei primi rispetto ai secondi nel caso delle pezzature di alloggio più ampie ed in maniera notevole per gli alloggi di taglio molto grande (vedasi la tabella che segue).

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TAB. 7 - COMPONENTI E STANZE PER NUMERO DI STANZE CHE COMPONGONO L’ALLOGGIO (ISTAT 2001)

N. DI COMPONENTI NUMERO DI STANZE N. DI STANZE PER N. VANI RESID. UTILIZZAZIONE = UTILIZZAZIONE = (ABITANTI) PER (PEZZATURA DI CIASCUNA PEZZATURA STATISTICAM. VANI MENO STANZE MENO CIASCUNA PEZZATURA ALLOGGIO) DI ALLOGGIO EQUIVALENTI COMPONENTI COMPONENTI DI ALLOGGIO 1 1 1 1 0 0 2 39 34 28 -11 -5 3 99 117 95 -4 18 4 178 268 217 39 90 5 282 500 405 123 218

6 E OLTRE 412 954 773 361 542

TOTALE 1.011 1.874 1.519

I vani in soprannumero rispetto agli occupanti (sottoutilizzati) non possono peraltro considerarsi di per sé disponibili al mercato della residenza, in quanto molto difficilmente nella realtà è possibile separarli dagli alloggi cui appartengono, per evidenti motivi tecnici, tipologici e giuridici. La tabella di cui sopra mostra quindi come il numero di stanze determini, in relazione al numero di componenti delle famiglie residenti nelle abitazioni occupate da residenti, un rapporto medio teorico di 1,9 stanze/occupante, ovvero di 1,5 vani prettamente residenziali per occupante intendendosi come tali quelli stimati in base al rapporto di 0,81 di cui al paragrafo precedente. Tale rapporto, se da un lato costituisce una indicazione circa le modalità locali dell‘abitare, dall‘altro non esime dall‘effettuare una specifica considerazione sulla effettiva disponibilità degli alloggi. Del Censimento ISTAT 2011 è attualmente disponibile il dato relativo al numero di abitazioni occupate da residente distinto per numero di stanze che compongono l‘alloggio.

TAB. 8 – ABITAZIONI OCCUPATE DA RESIDENTI PER NUMERO DI STANZE CHE COMPONGONO L’ALLOGGIO (ISTAT 2011)

NUMERO DI STANZE N. DI ABITAZIONI PER N. DI STANZE PER (PEZZATURA DI CIASCUNA PEZZATURA CIASCUNA PEZZATURA ALLOGGIO) DI ALLOGGIO DI ALLOGGIO 1 26 26 2 63 126 3 56 168 4 61 244 5 99 495

6 E OLTRE 79 ---

TOTALE 384 ----

Ad ogni modo, nei paragrafi che seguono vengono svolte ulteriori analisi e la stima del fabbisogno abitativo futuro, da cui discendono i parametri di base per il dimensionamento residenziale di Piano.

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 49 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ) 6.0 – ANALISI DEI DATI DEMOGRAFICI

6.1 - ANALISI DEI DATI DEMOGRAFICI L‘esame della dinamica della popolazione in un determinato arco temporale fornisce un‘idea abbastanza precisa dell‘andamento del sistema socio-economico nel suo complesso, grazie allo stretto rapporto esistente fra movimenti della popolazione e risorse disponibili in una precisa area geografica. In particolare, quando viene a determinarsi uno squilibrio tra questi due fattori tendono a scattare dei meccanismi di riequilibrio che, nel breve-medio periodo, interessano il comportamento migratorio della popolazione. Le risorse disponibili in una determinata area, oltre ad influenzare i comportamenti migratori, incidono nel lungo periodo anche sui comportamenti naturali della popolazione. Un processo di sviluppo, per esempio, può rallentare la natalità sia per motivi di ordine culturale che di ordine economico. Conseguentemente il diminuito tasso di natalità e l‘allungamento della vita media, dovuto principalmente al miglioramento delle condizioni dell‘esistenza, derivante dall‘evoluzione complessiva della società, possono innescare fenomeni di invecchiamento della popolazione. E‘ quindi possibile affermare che la dimensione e la struttura della popolazione di un‘area condizionano il comportamento del sistema economico che tende, a sua volta, a modellare il proprio funzionamento sulle caratteristiche e sulle esigenze dettate dalla struttura della popolazione. Il Piano Regolatore Generale del Comune di Poggio Picenze opera una prima analisi dei dati demografici e socio- economici relativi al territorio comunale, al fine di trarne elementi conoscitivi ai fini della definizione delle strategie da implementare nello stesso progetto di Piano. L‘andamento locale delle dinamiche demografiche, delle istanze socio-economiche e della propensione alla trasformazione urbana, va quindi riconsiderato in una prospettiva temporale definita, in modo da ritrarre un complesso di elementi (fabbisogni, priorità di intervento, ecc.) atto ad orientare i contenuti progettuali di ordine operativo che sostanziano il Piano Regolatore Generale. Di seguito si riporta, pertanto, un‘analisi dei dati comunali e dei dati dell‘Istat aggiornati allo stato attuale della loro disponibilità anno per anno, nonché le relative proiezioni per il prossimo decennio. Attraverso i dati Istat relativi al 15° Censimento del 2011, ed in particolare attraverso i dati del sistema denominato 8milaCensus, che mette a confronto i dati storici degli ultimi tre censimenti, è possibile tracciare un primo bilancio dell‘evoluzione socio-economica del comune di Poggio Picenze. Otto indicatori (cfr. grafico 1) particolarmente significativi introducono i temi entro cui sono stati classificati i dati: popolazione, integrazione degli stranieri, famiglie, condizioni abitative, istruzione, mercato del lavoro, mobilità sul territorio, vulnerabilità sociale e materiale.

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GRAF.1 - INDICATORI

INDICATORI 1991 2001 2011 Popolazione residente 917 1.011 1.068 Variazione intercensuaria annua 0,7 1,0 0,5 Indice di vecchiaia 116,7 140,0 131,0 Incidenza di residenti stranieri 15,3 103,9 177,9 Incidenza di coppie giovani con figli 17,4 12,8 8,5 Incidenza di anziani soli 22,8 25,7 28,9 Potenzialità d‘uso degli edifici -- 20,5 32,7 Metri quadrati per occupanti nelle abitazioni occupate 36,8 41,5 38,3 Indice di disponibilità dei servizi nell'abitazione 97,3 99,2 99,3 Incidenza di adulti con titolo di diploma o laurea 26,7 44,5 62,3 Rapporto adulti con diploma o laurea/licenza media 68,8 112,3 192,5 Livello di istruzione dei giovani di 15-19 anni 98,4 93,1 98,3 Tasso di occupazione 38,4 41,5 48,3 Indice di ricambio occupazionale 288,2 186,7 230,7 Indice di disoccupazione 18,8 12,1 7,7 Incidenza dell'occupazione in professioni ad alta-media specializzazione 21,4 34,7 29,1 Mobilità fuori comune per studio o lavoro 45,2 40,3 37,9 Mobilità privata (uso mezzo privato) 43,4 55,3 72,4 Mobilità lenta (a piedi o in bicicletta) 20,6 12,3 11,1 Incidenza delle famiglie con potenziale disagio economico 0,9 0,8 1,0 Incidenza di giovani fuori dal mercato del lavoro e dalla formazione 3,7 12,4 11,4 Incidenza delle famiglie in potenziale disagio di assistenza 2,4 4,2 3,3

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 51 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ)

6.1.a - Andamento demografico nel Comune I dati demografici del Comune di Poggio Picenze relativi agli ultimi dieci anni, intesi come dati annuali resi disponibili in via definitiva dall‘Ufficio anagrafe comunale, sono i seguenti:

TAB.9 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO – BILANCIO DEMOGRAFICO (DATI: ISTAT / ANAGRAFE COMUNALE)

SALDO SALDO POPOLAZIONE ANNO NATI VIVI MORTI ISCRITTI CANCELLATI FAMIGLIE NATURALE MIGRATORIO AL 31.12 2007 4 8 -4 51 13 +38 387 1.072 2008 13 20 - 7 29 29 0 392 1.066 2009 10 26 -16 27 13 +14 396 1.064 2010 8 15 -7 30 20 +10 402 1.067 2011 10 4 +6 38 15 +23 408* 1.069* 2012 17 6 +11 40 23 +17 424 1.097 2013 12 10 +2 58 32 +26 430 1.125 2014 11 6 +5 26 20 +6 430 1.136 2015 8 17 -9 53 44 +9 438 1.136 2016 10 5 +5 40 34 +6 443 1.147 * dati riallineati all‘ultimo Censimento Istat

GRAF.1 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO – SALDO NATURALE GRAF.2 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO – SALDO MIGRATORIO

Dall‘osservazione dei dati demografici innanzi riportati emerge che il saldo naturale negli ultimi dieci anni (periodo 2007-2016), mostra un andamento tendenziale in crescita, anche se nel corso del 2009 ha registrato un forte saldo negativo (cfr. Grafico 1), a causa degli effetti del sisma che hanno colpito la maggior parte del territorio aquilano; mentre nello stesso arco temporale, il saldo migratorio mostra valori sempre positivi (cfr. Grafico 2). La valutazione del dato totale della popolazione residente mostra un andamento della popolazione negli ultimi dieci anni costantemente in crescita (cfr. Grafico 3), cosi come quello relativo al numero di famiglie (cfr. Grafico 4).

PAG. 52 - RELAZIONE ILLUSTRATIVA PRG - POGGIO PICENZE ( AQ)

GRAF.3 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO – POPOLAZIONE RESIDENTE GRAF.4 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO – NUMERO DI FAMIGLIE

Quanto innanzi indica che negli ultimi anni la dimensione media della famiglia è in diminuzione (dai 2,77 componenti/famiglia del 2007 ai 2,59 componenti/famiglia del 2016), anche per la profonda trasformazione della struttura associativa familiare, laddove gioca certamente un ruolo la progressiva scomparsa della tradizionale famiglia multi-nucleo a favore di una maggiore tendenza a creare nuove piccole famiglie indipendenti. I riflessi di tale fenomeno sulla domanda locale di abitazioni, sebbene già evidenti, saranno considerati in prosieguo.

6.1.b - Analisi della struttura familiare e andamento del numero di famiglie Dall‘analisi dei dati relativi al 15° Censimento Istat del 2011, risulta che nel Comune di Poggio Picenze il numero complessivo delle famiglie era pari a 398; inoltre emerge quanto riportato nella tabella che segue, in merito al numero medio di componenti per famiglia, alla percentuale di coppie con figli e a quella di coppie non coniugate.

TAB. 10 - NUMERO MEDIO COMPONENTI, % COPPIE CON FIGLI, % COPPIE NON CONIUGATE (ISTAT 2011)

Numero medio di Percentuale di coppie Percentuale di coppie componenti per famiglia con figli non coniugate

POGGIO PICENZE 2,68 39,35% 6,9% PROVINCIA DE L’AQUILA 2,43 66,95 % 6,13 %

Dai dati su riportati, e quindi dal raffronto tra i dati relativi al comune di Poggio Picenze e la Provincia de L’Aquila, si nota in particolare come al 2011 il numero medio di componenti per famiglia censito a Poggio Picenze è leggermente superiore a quello della media provinciale; la percentuale di coppie non coniugate risulta inferiore rispetto al dato provinciale, mentre la percentuale di coppie con figli risulta essere superiore a quella provinciale.

TAB. 11 - POPOLAZIONE RESIDENTE IN FAMIGLIA E TOTALE FAMIGLIE PER NUMERO DI COMPONENTI (ISTAT 2011)

NUMERO DI COMPONENTI TOTALE 1 2 3 4 5 6 o più

FAMIGLIE 108 83 80 96 22 9 398 COMPONENTI 108 166 240 384 110 60 1.068

% FAMIGLIE 28% 21% 20% 24% 5% 2% 100%

Osservando invece l‘andamento del numero di famiglie censito negli ultimi dieci anni si nota che il dato relativo al numero delle famiglie mostra una tendenza crescente nel decennio 2006/2016.

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 53 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ)

6.1.c - Popolazione straniera residente La popolazione straniera residente consisteva, secondo i dati rilevati dalla piattaforma Demo-Istat, in 217 stranieri residenti su 1.144 residenti totali al 01.01.2016. Il bilancio demografico dei cittadini stranieri presenti sul territorio comunale negli ultimi 5 anni (cfr. Tab.1) reso disponibile da Demo-Istat, mostra un lieve incremento del numero di stranieri censito, che passa dalle 191 unità di inizio 2012 alle 217 unità all‘inizio del 2016. La percentuale di popolazione straniera residente rispetto alla popolazione complessiva è passata, quindi, dal 17,43% al 01.01.2012 al 19,07% ad inizio 2016, sostanzialmente in crescita nel periodo considerato.

TAB. 12 œ POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE (DATI DEMO-ISTAT) TOT STRANIERI Anno POPOLAZIONE AL 01 GEN % stranieri AL 01 GEN 2012 191 1.069 17,87% 2013 199 1.097 18,14% 2014 219 1.125 19,47% 2015 225 1.136 19,81% 2016 217 1.136 19,10%

L‘andamento del dato nel periodo osservato è probabilmente collegato anche ad una stabilizzazione delle procedure di regolarizzazione di immigrati già presenti sul territorio comunale, il cui numero complessivo reale potrebbe peraltro essere superiore. In ogni caso, il dato complessivo fornisce un‘utile indicazione circa le tendenze in atto e sui loro riflessi sul fabbisogno insediativo comunale.

PAG. 54 - RELAZIONE ILLUSTRATIVA PRG - POGGIO PICENZE ( AQ) 7.0 – STIMA DEL FABBISOGNO ABITATIVO

7.1 - PROIEZIONI STATISTICHE La determinazione dei fabbisogni di spazi e funzioni per gli insediamenti urbani richiede estrema prudenza, in quanto tende a coinvolgere sia elementi di difficile prevedibilità connessi con le trasformazioni socio-economiche dei territori (crescita demografica, flussi migratori, modifiche nella struttura delle tipologie famigliari, ecc.), che la stessa disponibilità di dati ed informazioni statistiche necessari per la sua quantificazione. Viene quindi di seguito calcolata una prima proiezione statistica della popolazione residente nel territorio comunale di Poggio Picenze al 31.12.2026, ovvero al 01.01.2027, in modo da ottenere i primi elementi di valutazione del trend in atto. La previsione meramente statistica non tiene conto, in questa fase, dell‘incremento di popolazione dovuto allo sviluppo endogeno ed esogeno, dovuto anche all'incremento della forza lavoro in campo produttivo. Per una previsione più completa dell‘utenza che si avrà sul territorio di Poggio Picenze nel prossimo decennio non si può non tener conto, però, dei fattori legati al potenziamento delle attività commerciali, turistiche e produttive in genere previste a livello comunale, né tanto meno dei fattori legati al riassetto territoriale e al potenziamento infrastrutturale di tutta la provincia di concerto con gli obiettivi di sviluppo a scala sovracomunale. I fabbisogni, le priorità di intervento e le modalità di attribuzione dei diritti edificatori andranno verificati e aggiornati periodicamente in sede di verifica/aggiornamento del dimensionamento comunale in esito ad eventuali variazioni del quadro normativo di riferimento, nonché all‘andamento locale delle dinamiche urbane, delle istanze socio-economiche e della propensione alla trasformazione urbana Pertanto, in prima istanza si opererà una proiezione dei dati storici relativi alla popolazione residente facendo riferimento ai dati anagrafici storici. Il dato risultante dalla proiezione sarà riportato al numero di famiglie previsto nel prossimo decennio, calcolato a mezzo di una analisi della variazione storica del numero medio di componenti per famiglia. In esito a tale analisi sarà quindi calcolato il numero medio di componenti per famiglia atteso per il futuro e, tramite esso, il numero di famiglie corrispondente al numero di utenti futuri. In tale maniera sarà possibile verificare il soddisfacimento, da parte delle previsioni di Piano, di una dotazione ottimale di 1 alloggio per famiglia. Nei paragrafi successivi si procederà ad una valutazione dei possibili effetti, sul numero di utenti futuro, derivanti dalle prospettive di sviluppo, per lo più in tema occupazionale, e dalle dinamiche immigrazionali, anche in questo caso relazionando il fabbisogno al corrispondente rapporto alloggi/famiglie. Quanto innanzi restituirà, quindi, il complesso dell‘utenza prevista alla data di riferimento, ovvero nel prossimo decennio. La stima del fabbisogno abitativo che qui viene presentata vuole pertanto identificare, più che una quantificazione —esatta“ della domanda abitativa presente e futura, un ordine di grandezza, possibilmente realistico del fabbisogno insediativo che l‘Amministrazione si troverà a dover affrontare nei prossimi anni. E‘ pertanto necessario che la stessa pianificazione territoriale sia in grado di superare le rigidità della vecchia programmazione, favorendo un processo dinamico di risposta alle esigenze dei territori che si fondi, da un lato, su una verifica periodica del fabbisogno insediativo e, dall‘altro, sulla ormai irrinunciabili esigenza di perseguire la sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) dello sviluppo territoriale.

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 55 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ)

7.1.a - Proiezione statistica della popolazione Con riferimento ai dati demografici del decennio 2007/2016, e proiettando l‘andamento dei dati della popolazione residente per i prossimi dieci anni si ottiene il seguente risultato:

TAB.13 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO POPOLAZIONE (Dati: ufficio anagrafe)

SALDO SALDO POPOLAZIONE ANNO FAMIGLIE NATURALE MIGRATORIO AL 31.12 2007 -4 +38 387 1.072 2008 - 7 0 392 1.066 2009 -16 +14 396 1.064 2010 -7 +10 402 1.067 2011 +6 +23 408* 1.069* 2012 +11 +17 424 1.097 2013 +2 +26 430 1.125 2014 +5 +6 430 1.136 2015 -9 +9 438 1.136 2016 +5 +6 443 1.147 *dati riallineati all‘ultimo Censimento Istat

GRAF.1 - ANDAMENTO E PROIEZIONE: POPOLAZIONE

Popolazione 1.300

y = 10,467x + 1040,3 1.250

1.200

1.150

1.100

1.050

1.000

950 2007200820092010201120122013201420152016

Dalla serie dei dati demografici si evince che, in costanza del trend attuale, la popolazione ipotizzabile al 31.12.2026 sarebbe pari a:

P2026 = (10,467*20) + 1040,3 = 1.250

In questa sede si ritiene quindi di considerare un valore di proiezione pari a 1.250 residenti al 31.12.2026.

PAG. 56 - RELAZIONE ILLUSTRATIVA PRG - POGGIO PICENZE ( AQ)

7.1.b - Proiezione statistica del numero di famiglie Il dato previsionale provvisorio relativo alla popolazione, innanzi calcolato, è di seguito convertito in —numero previsto di famiglie“ sulla base della proiezione decennale del numero medio di componenti per famiglia.

TAB.14 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO FAMIGLIE (Dati: ufficio anagrafe)

POPOLAZIONE NUMERO MEDIO ANNO FAMIGLIE AL 31.12 COMP./FAM 2007 387 1.072 2,77 2008 392 1.066 2,72 2009 396 1.064 2,69 2010 402 1.067 2,65 2011 408* 1.069* 2,62 2012 424 1.097 2,59 2013 430 1.125 2,62 2014 430 1.136 2,64 2015 438 1.136 2,59 2016* 443 1.147 2,59 *dati riallineati all‘ultimo Censimento Istat

GRAF.1 - ANDAMENTO E PROIEZIONE FAMIGLIE

Numero medio componenti/famiglia

2,80

2,70

2,60

2,50

2,40 y = -0,0175x + 2,7439

2,30

2,20 2007200820092010201120122013201420152016

Proiettando la serie del decennio 2007/2016 si evince che, il numero medio di componenti per famiglia ipotizzabile al 31.12.2026 sarebbe pari a:

C2026 = (-0,0175*20) + 2,7439 = 2,39 componenti/famiglia

A mezzo del predetto rapporto, dal numero di abitanti risultante dalla proiezione lineare dei dati demografici storici, ovvero 1.250 residenti al 31.12.2026, si ricava un numero di famiglie residenti pari a: 1.250 / 2,39 = 523 famiglie residenti al 31.12.2026.

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 57 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ)

7.2 – STIMA DEL FABBISOGNO ABITATIVO FUTURO Al fine di garantire una dotazione di 1 alloggio famiglia relativamente alle numero di famiglie stimato al 31.12.2026 (523 famiglie) si considera il numero di abitazioni in edifici ad uso residenziale registrato dall‘ultimo Censimento (450 abitazioni œ cfr. par. 5.1, Tab.2), dal quale discende un fabbisogno di nuovi alloggi pari a 523 œ 450 = 73 alloggi per fabbisogno aggiuntivo, ai quali va aggiunta una aliquota di almeno il 20% per inoccupato fisiologico, pari a 15 alloggi, pervenendosi così ad un fabbisogno di 88 nuovi alloggi per fabbisogno aggiuntivo. In merito al fabbisogno pregresso, vanno quantomeno considerati in via preliminare gli alloggi monostanza registrati dall‘ISTAT nel Censimento 2011 (26 alloggi - cfr. par. 5.4, Tab.8), nonché il numero di alloggi di tipologia diversa dall‘abitazione (cosiddetti alloggi impropri) registrati dal Censimento 2011 sotto la voce —Altri tipi di alloggio occupati da residenti“ in numero di 8; da quanto innanzi deriva una quota di fabbisogno pregresso pari a 26 + 8 = 34 alloggi. In totale, quindi, si perviene ad un fabbisogno di nuovi alloggi stimabile in n.88 +34 = 122 nuovi alloggi. Tale dato sostanzierebbe un incremento del numero di alloggi, rispetto al dato di 450 abitazioni in edifici ad uso residenziale registrato dall‘ultimo Censimento Istat, di circa il 27% , la qual cosa risulta compatibile con quanto disposto dall‘art.32 delle NTA del PTCP de L‘Aquila, che per i comuni al di sotto dei 3.000 abitanti prevede, in sede di PRG di prima stesura, che —la quantità massima di vani realizzabili è fissata in misura pari ai vani equivalenti al 40% degli abitanti residenti nell'anno precedente“. Infatti: - abitanti residenti 2016: 1.147 - 40% di 1.147 = 459 vani ‰‰‰ numero massimo di nuovi vani - nell‘ipotesi di realizzazione di n.122 nuovi alloggi: 459/122 = 3,8 vani per alloggio in media

Quanto innanzi dimostra la coerenza del dato previsionale posto a base di Piano, nella misura in cui la predette pezzatura media teorica risulta realisticamente congrua rispetto alla realtà del mercato immobiliare locale e comprensoriale. Va precisato che il numero medio di vani per abitazione di cui innanzi si riferisce ai soli vani residenziali abitativi. Tanto premesso, a titolo di riscontro, si evidenzia che il Censimento Istat 2001 registrava un numero medio di stanze per abitazione pari a 5,18 stanze per abitazione, laddove il numero di stanze utilizzato nel Censimento per il calcolo di detto rapporto comprende le cucine e le stanze adibite ad uso professionale. Nello stesso tempo, il dato locale registrato dall‘Istat nel Censimento 2001 si sostanzia in 41,46 mq. per occupante nelle abitazioni occupate da persone residenti (equivalenti ad oltre 130 mc. pro capite). Di tali elementi rappresentativi della cultura locale dell‘abitare si deve tenere necessariamente conto in sede di dimensionamento delle previsioni residenziali di piano.

PAG. 58 - RELAZIONE ILLUSTRATIVA PRG - POGGIO PICENZE ( AQ) 8.0 - IL PROGETTO DI PIANO

8.1 – LA ZONIZZAZIONE DEL TERRITORIO COMUNALE Il Piano Regolatore Generale del Comune di Poggio Picenze è stato predisposto partendo da un quadro strategico di riferimento per la pianificazione comunale, che ha avuto come riferimento innanzitutto la pianificazione sovraordinata, e principalmente gli indirizzi strategici del Quadro di Riferimento Regionale il cui Documento Definitivo è stato approvato con delibera di Consiglio Regionale n.147/4 del 26.01.2000, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale de L’Aquila definitivamente approvato con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 62 del 28.04.2004 e dalle individuazioni contenute nel Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico dei Bacini Idrografici di Rilievo Regionale Abruzzesi e del Bacino Interregionale del Fiume Sangro. Ma è in particolare nella pianificazione dello spazio rurale aperto che il PRG riscontra gli indirizzi regionali per il dimensionamento, coniugando tutela e valorizzazione del paesaggio con le esigenze e le aspirazioni socio- economiche delle popolazioni locali, anche secondo quanto previsto dagli strumenti di programmazione regionale. Per una migliore disciplina del campo rurale aperto è stato di fondamentale importanza disciplinare l‘uso del territorio agricolo tenendo conto degli elementi caratteristici che ne contraddistinguono le diverse parti, favorendo l‘utilizzazione del territorio per attività volte alla produzione agricola e ad interventi necessari per la tutela, valorizzazione e recupero del patrimonio agricolo, secondo un‘articolazione di interventi volti a migliorare l‘efficienza dell‘unità produttiva; a rendere maggiormente funzionale l'uso agricolo del suolo irrigazione; diretti alla realizzazione di manufatti necessari alla conduzione del fondo e alla realizzazione di impianti e manufatti destinati alla lavorazione e trasformazione di prodotti agricoli; oltre che di interventi diretti alla realizzazione di residenza strettamente necessaria alla conduzione del fondo. In sede di elaborazione del PRG sono state quindi distinti i diversi gradi di identità e di trasformazione dei diversi ambiti del territorio extraurbano, differenziando usi ed indici di edificabilità in modo da ottenere risultati congruenti con l‘identità culturale del paesaggio agricolo, favorendone il reinsediamento umano. Nel descrivere i criteri progettuali programmatici del PRG si è ritenuto utile innanzitutto rimarcare alcuni elementi riguardanti, in particolare, i fattori idrogeologici, geologici e quelli naturalistico-ambientali che hanno indirizzato il Piano in sede di definizione dell‘impianto progettuale. Da questo punto di vista, se da un lato le condizioni di rischio della pericolosità idraulica e da frana individuate dall‘Autorità di Bacino interessano maggiormente parti di territorio di per sé meno urbanizzate, alcune parti a margine del tessuto urbano consolidato presentano una caratterizzazione di rischio geologico di cui andava tenuto conto in sede di definizione delle destinazioni d‘uso di tali fasce marginali, il tutto in uno con la considerazione delle emergenze naturalistico-ambientali. Per detti ambiti di particolare sensibilità sono state previste destinazioni orientate alla tutela e/o alla valorizzazione delle peculiarità naturalistico-ambientali, alla protezione dal rischio idrogeomorfologico nonché alla tutela e salvaguardia del paesaggio rurale. In merito ai caratteri insediativi, l‘individuazione delle maglie urbanizzative, sia per il completamento che per l‘integrazione del tessuto urbano, ovvero la localizzazione delle ulteriori possibilità di trasformazione urbanistica, è stata operata in continuità con gli ambiti territoriali già infrastrutturati e trasformati totalmente o parzialmente.

RELAZIONE ILLUSTRATIVA - PAG. 59 PRG - POGGIO PICENZE ( AQ)

Sono state poi perimetrate le aree degli insediamenti di attività produttive già consolidati, come il PIP della zona est del comprensorio aquilano (in cui Poggio Picenze rientra insieme ai comuni di Barisciano, Fossa, San Demetrio né Vestini, Sant‘Eusanio Forconese); nuove aree per insediamenti di attività industriali ed artigianali sono state previste in ambiti per lo più prossimi al tessuto edificato preesistente e talora già interessati da edificazione, mentre a ridosso del Regio Tratturo, è stata individuata l‘area produttiva/estrattiva della pietra bianca, quale testimonianza della storia e dell‘economia della popolazione locale. Allo stesso modo, in prossimità del tessuto urbanizzato pregresso sono state allocate le previsioni urbanistiche orientate al sostegno dello sviluppo locale, in chiave di attività e insediamenti ad impatto ambientale contenuto (terziarie, turistiche, ecc.), tali da trattenere sul territorio quella propensione all‘occupazione nel settore terziario che a causa di una limitata attrattività insediativa locale non riesce a trasferire del tutto adeguatamente i suoi effetti sulla dinamica socio-economica e demografica del Comune. La conservazione e soprattutto la riqualificazione del Centro Storico, gravemente danneggiato dal sisma dell‘aprile del 2009, rappresenta uno dei principali obiettivi del Piano Regolatore Generale. A tale fine il Piano individua la ZONA “A – CONSERVAZIONE DEL CENTRO STORICO”, per la quale i lineamenti progettuali sono volti alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione dei tratti distintivi originari dell‘antico abitato, ovvero dei caratteri urbanistici, edilizi e tipologici di pregio, al recupero e alla rifunzionalizzazione degli edifici degradati e/o danneggiati del sisma, al miglioramento della qualità degli spazi pubblici, all‘integrazione urbanistica e funzionale del tessuto insediativo e quindi al miglioramento della qualità urbanistica, edilizia e funzionale.

Ad ogni modo, la perimetrazione del Centro Storico coincide con il “PERIMETRO DEL PIANO DI RICOSTRUZIONE”, che è stato redatto a seguito del sisma del 2009, ed adottato con l‘Accordo di Programma art. 14 bis L. 77/2009 - art. 67 quinques L. 134/2012, ed al cui interno sono stati individuati 5 ambiti di intervento per i quali valgono le Norme Tecniche di Attuazione allegate allo stesso Piano di Ricostruzione ed eventuali successive varianti. A tal fine, all‘interno del disegno del progetto di Piano, sono state individuate anche le 8 aree che accolgono i 120

MODULI MAP, ovvero i Moduli Abitativi Prefabbricati in legno, i quali avrebbero dovuto garantire una sistemazione temporanea alle persone con casa resa distrutta o inagibile dal sisma.

La ZONA “B1 - RISTRUTTURAZIONE E RIQUALIFICAZIONE DEL TESSUTO URBANO CONSOLIDATO” comprende, invece, quelle parti del tessuto urbano consolidato, a ridosso del Centro Storico, che si sono storicizzate nella loro struttura e, in buona parte, nei loro rapporti con il centro storico vero e proprio. Per queste aree si prevedono prioritariamente interventi di recupero, ristrutturazione e riqualificazione architettonica ed urbanistica, nonché di completamento marginale dell‘edificato e degli spazi pubblici esistenti, mentre dal punto di vista delle destinazioni d‘uso è previsto un mix funzionale (residenziale/extraresidenziale) al fine di sollecitare l‘integrazione funzionale del tessuto insediativo e, quindi, di migliorare la qualità della vita urbana e di relazione.

La ZONA “B2 - COMPLETAMENTO RADO DEL TESSUTO URBANO” comprende quella parte del tessuto urbano consolidato che presenta un impianto meno definito e una densità insediativa più bassa. Per tale zona si prevedono prevalentemente interventi di ristrutturazione architettonica ed urbanistica e completamento del tessuto insediativo per meglio definire un disegno organico dell‘abitato e i relativi margini di questo rispetto agli altri ambiti urbani e alle frange periurbane, oltre che interventi volti al recupero, alla riqualificazione e al riordino del tessuto insediativo, anche mediante l‘integrazione dei servizi e delle attività pubbliche e private complementari alla residenza

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Anche qui, come per la precedente zona, si prevede per le destinazioni d‘uso un mix funzionale (residenziale/extraresidenziale), al fine di sollecitare l‘integrazione funzionale del tessuto insediativo e, quindi, di migliorare la qualità della vita urbana e di relazione. Al fine di perseguire tali obiettivi l‘edificazione ex novo, integrativa della residenza, potrà comprendere destinazione commerciale, pubblici esercizi, piccolo artigianato compatibile dal punto di vista ambientale, uffici e servizi pubblici e privati, studi professionali e di rappresentanza, locali per associazioni politiche, sindacali, culturali, assistenziali e religiose, attività culturali, sociali, espositive, ricettive e ricreative, e in genere tutte le attività necessarie e/o complementari alla residenza.

La ZONA “BP - AREA P.E.E.P.” riguarda aree destinate o da destinare ad insediamenti di edilizia economica e popolare, mentre la ZONA “C - ESPANSIONE RESIDENZIALE” riguarda aree individuate per l‘espansione del tessuto insediativo, ancorché in adiacenza al tessuto consolidato ed in continuità con esso. Per le aree in cui ricadono attività produttive di tipo industriale, artigianale e commerciale, nonché edifici, impianti e attrezzature di servizio, uffici e attività terziarie in genere, e per la residenza di servizio connessa alle predette attività il piano prevede la ZONA “D - PRODUTTIVA GIÀ PROGRAMMATA (AREA P.I.P.)” la quale sarà regolata dal Piano per

Insediamenti Produttivi della zona est del comprensorio aquilano, la ZONA “D1 - PRODUTTIVA INDUSTRIALE ED

ARTIGIANALE IN AMBITO URBANO” nella quale è previsto il mantenimento, il consolidamento e l‘eventuale completamento di usi e destinazioni compatibili con la vocazione e le destinazioni attuali, ed infine la ZONA “D2 -

PRODUTTIVA/ESTRATTIVA (AREA ESTRATTIVA DELLA PIETRA BIANCA)”, per la quale si prevede un utilizzo strettamente connesso a quelle che sono le attività per l‘estrazione della pietra. La riscoperta di attività artigianali legate all‘uso dei materiali locali, come appunto la —pietra bianca“, potrebbero innescare attività produttive che generano ulteriore indotto, anche attraverso la costituzione di un marchio della stessa —pietra bianca“, favorendo così anche la creazione di un —Parco Culturale delle Cave di Pietra Bianca di Poggio Picenze“ per poter attrarre anche diversi tipi di turismo.

A complemento di tale rientro progettuale strategico il PRG individua la ZONA “F5 - ATTREZZATURE FIERISTICHE E

TERZIARIE PER LA LAVORAZIONE DEL PRODOTTO ESCAVIVO” e la ZONA “T - TURISTICA RICETTIVA”. Infatti, dal momento che il Comune di Poggio Picenze si pone quale luogo di interconnessione tra i due Parchi (Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga posto a nord ed il Parco Regionale Velino Sirente posto a sud) e che quindi dovrà intercettare un sistema turistico quasi totalmente montano e solo in parte presente in altre forme di turismo, quale quello culturale, vi dovrà essere la presenza di significative attrattività che saranno adeguatamente sorrette da strutture finalizzate al turismo. Sotto questo aspetto entrano in gioco prepotentemente tutti i servizi e non solo quelli elementari, più propriamente legati ai bisogni tradizionali e di prima necessità della popolazione, ma anche e soprattutto quelli avanzati e sofisticati come indispensabile supporto all‘attività turistica ed alle contestuali e complementari attività produttive che si rendono necessarie per i tipi di turismo più direttamente legati alle componenti dell'ambiente montano. In tale ottica anche il Centro Storico viene a far parte di questo processo evolutivo, in quanto con le sue diverse peculiarità, attraverso il suo mantenimento ed il suo restauro, contribuisce ad arricchire l'offerta al turismo e l'incentivazione alla microricettività diffusa e rappresenta una promozione alle attività di tipo commerciale ed artigianale che risulterebbero così potenziate, offrendo, quindi, un'ulteriore convenienza a nuove installazioni che andrebbero ad occupare aree artigianali spesso sottoutilizzate.

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Per ciò che concerne invece il —TERRITORIO RURALE APERTO“, ai sensi dell‘art.39 delle NTA allegate al PTCP l‘utilizzazione e la trasformabilità dei territori è consentita previa individuazione e specificazione della sua peculiarità. Come già accennato in precedenza, l‘obiettivo del Piano relativo alla riorganizzazione e razionalizzazione del campo aperto si sostanzia in una adeguata trattazione urbanistica del territorio agricolo ed ex agricolo, con una migliore e diversa definizione delle classificazioni d‘uso per gli insediamenti rurali e le aree adese, essendo queste ultime di fatto delle aree agricole insediative eterogenee in via di trasformazione, destinate ad incentivare l‘insediamento di attività misto-produttive collegate o meno alla residenza. In particolare, tutto il complesso della pianificazione e della programmazione regionale si basa attualmente su di una rinnovata concezione del rapporto tra ambiente/paesaggio e attività di trasformazione nelle zone rurali, in virtù del quale la permanenza nel territorio rurale degli operatori economici va incentivata e sostenuta, in quanto sostanzia una funzione di —presidio“ di tale territorio. Resta ferma, in ogni caso, la tutela degli aspetti naturalistico-ambientali e la protezione dal rischio idrogeologico. In tale ottica, quindi, il Piano individua la ZONA “E - AGRICOLA ORDINARIA”, la ZONA “ET - AGRICOLA DI TUTELA

PAESAGGISTICA”, la ZONA “EF - AGRICOLA FLUVIALE”, la ZONA “EV - AGRICOLA DI VALORE STORICO/AMBIENTALE” e, sempre in campo aperto, la ZONA “RA - RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE CAVE DISMESSE”, precisando per ciascuna di esse sia gli interventi e le destinazioni d‘uso ammissibili, sia le tutele da perseguire in relazione ai fattori idrogeologici e/o naturalistico-ambientali che contraddistinguono in vario grado ciascuna zona.

In particolare la ZONA “EF - AGRICOLA FLUVIALE” è finalizzata appunto alla creazione di un di Parco fluviale e servizi connessi lungo il fiume Aterno, cosi come anche individuato dal PTCP de L‘Aquila, mediante interventi che tutelino e proteggano gli ambiti di particolare pregio ponendoli anche in relazione diretta con il centro abitato. L‘ambito fluviale cosi proposto costituisce anche l‘asse portante per la formazione di corridoi eco-biologici in grado di realizzare un tessuto connettivo tra i vari sistemi delle aree naturalistiche presenti nel territorio, in cui vanno appunto inseriti gli interventi di risanamento ambientale ed i criteri di fruizione, raccordandoli con le altre forme di servizi offerti alle popolazioni ed innestandoli nei circuiti di percorsi di visita ai beni storico-artistici ed ambientali presenti nel territorio. Infine, le aggregazioni edilizie in campo aperto e, di converso, le aree agricole periurbane e interstiziali sono state assoggettate a specifica disciplina, includendole rispettivamente in ZONA “AE - AGGREGATI EDILIZI IN CAMPO APERTO” e ZONA “EI – VERDE VIVO INFRAURBANO”.

Sul tema della MOBILITÀ il PRG, tiene conto sia della rete stradale, che di quella ferroviaria, cercando comunque di integrare la rete cinematica locale con le opportune connessioni alle direttrici viarie di lunga portata. A quanto innanzi deve aggiungersi che nella definizione delle destinazioni d‘uso il PRG persegue una integrazione funzionale che trova un‘allocazione ideale all‘interno del paesaggio urbanizzato e semiurbanizzato, la qual cosa intende comportare anche dei benefici sotto il profilo della mobilità locale e dell‘accessibilità alle funzioni integrative della residenza (commercio, ricettività, servizi terziari in genere,ecc.) con conseguente miglioramento della qualità della vita. Completano la zonizzazione del territorio le altre aree destinate o da destinare ad attrezzature e servizi (Zone di tipo

F), ovvero la ZONA “F1 - ATTREZZATURE COMUNALI PUBBLICHE E DI USO PUBBLICO”, la ZONA “F2 - ATTREZZATURE DI

INTERESSE SOCIALE E TERRITORIALE”, la ZONA “F3- ATTREZZATURE CIMITERIALI” e la ZONA “F4 - ATTREZZATURE ECO-

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AMBIENTALI E TECNOLOGICHE”, specificamente destinate a tipologie d‘uso legate alla riqualificazione ambientale, agli standard di quartiere e ai servizi alla popolazione.

INDICE % DI ST VOLUME DA SUPERFICIE ZTO - ZONE TERRITORIALI OMOGENEE TERRITORIALE SUL TOTALE AEROFOTO TERRITORIALE DA AEROFOTO COMUNALE

V (MC) ST (MQ) IT (MC/MQ) (%) Zona A - Conservazione del Centro Storico 249800 97.126 2,57 0,84 Zona B1 - Ristrutturazione e riqualificazione del tessuto urbano consolidato 116737 79.025 1,48 0,68 Zona B2 - Completamento rado del tessuto urbano 155319 156.853 0,99 1,35 Zona Bp - Area P.E.E.P. 13489 14.333 0,94 0,12 Zona C - Integrazione del tessuto periurbano 14513 80.211 0,18 0,69 Zona D - Produttiva già programmata (Area P.I.P.) 0* 465.150 0,00 4,00 Zona D1 - Produttiva industriale ed artigianale in ambito urbano 5620 651 8,63 0,01 Zona D2 - Produttiva / estrattiva (area estrattiva della pietra bianca) 0* 252.497 0,00 2,17 Zona T - Turistica ricettiva 5048 3.120 1,62 0,03 Zona AE - Aggregati edilizi in campo aperto 48437 69.572 0,70 0,60 Zona E - Agricola ordinaria 0 7.957.203 0,00 68,45 Zona ET - Agricola di tutela paesaggistica 0 1.019.434 0,00 8,77 Zona EF - Agricola fluviale 0* 145.600 0,00 1,25 Zona EI - Verde vivo infraurbano 18495 60.027 0,31 0,52 Zona ES - Agricola di salvaguardia periurbana 1090 130.098 0,01 1,12 Zona EV - Agricola di valore storico/ambientale 0 896.830 0,00 7,72 Zona F1 - Attrezzature comunali pubbliche e di uso pubblico 31633 82.991 0,38 0,71 Zona F2 - Attrezzature di interesse sociale e territoriale 990 553 1,79 0,00 Zona F3 - Attrezzature cimiteriali 3975 3.214 1,24 0,03 Zona F4 - Attrezzature eco-ambientali e tecnologiche 110 15.630 0,01 0,13 Zona F5 - Attrezzature fieristiche e terziarie per la lavorazione del prodotto escavivo 0 15.853 0,00 0,14 Zona Ra - Riqualificazione ambientale cave dismesse 0 78.350 0,00 0,67 totali 665.256 11.624.321 100

* dato volumetrico non disponibile per gli elementi riportati nel rilievo aerofotogrammetrico

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GRAF.1 œ ESTENSIONE DELLE ZTO IN PERCENTUALE RISPETTO AL TOTALE COMUNALE

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8.2 – IL DIMENSIONAMENTO RESIDENZIALE

8.2.a - Recupero e riqualificazione del Centro Storico L‘ambito destinato al recupero ed alla riqualificazione del Centro Storico è la Zona “A – Conservazione del Centro Storico”, comprendente gli insediamenti urbani più antichi, che conservano per lo più l‘impianto originario. Tale Zona, coincidente con la perimetrazione del Piano di Ricostruzione del Centro Storico, ha una superficie territoriale complessiva di poco meno di 10 ettari. In tale Zona omogenea alcuni edifici, ed in particolare quelli religiosi, presentano caratteri meritevoli di essere conservati con particolare attenzione. Partendo da questi presupposti, appare evidente che gli interventi attuativi vanno supportati da una attenta analisi volta a indirizzare le concrete modalità di intervento e di uso, compatibilmente con i luoghi e comunque coerentemente con le valenze della Zona. La volumetria complessiva relativa al rilievo aerofotogrammetrico restituisce un valore di circa di 250.000 mc., per un indice territoriale di circa 2,6 mc/mq. In fase attuativa potranno indicarsi e proporsi più in dettaglio le destinazioni d‘uso compatibili con il valore dei luoghi e finalizzate anche a incentivare la fruizione da parte di un‘utenza più allargata, se necessario bilanciando in maniera differente le diverse tipologie di uso.

8.2.b - Zone prevalentemente residenziali e misto-residenziali: quadro riepilogativo fabbisogno/offerta Di seguito si porge l‘illustrazione dell‘offerta abitativa potenziale profilata dalle previsioni di Piano. In particolare, si illustra in che maniera il fabbisogno di nuovi alloggi residenziali previsto all‘orizzonte temporale di riferimento può essere soddisfatto mediante la potenzialità insediativa disciplinata per le zone omogenee a destinazione residenziale e misto-residenziale. Nelle Zone B1, B2, Bp e C il completamento del tessuto edilizio esistente comprenderà nuova volumetria a destinazione sia residenziale che extraresidenziale, in modo da integrare la presenza di quest‘ultima tipologia di destinazione d‘uso. Ai fini del dimensionamento, il Piano Regolatore Comunale fissa per ciascuna delle predette zone il carico insediativo di riferimento, con l‘indicazione delle aliquote di nuova edificazione per le diverse destinazioni d‘uso ammesse in zona (residenziali ed extraresidenziali).

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TAB. 1 - OFFERTA DI PIANO

VOLUME/SLP CARICO INSEDIATIVO VOLUME/SLP VOLUME/SLP VOLUME/SLP EX VANI ESISTENTE TOTALE EX NOVO VOLUME/SLP EX NOVO ST TERRITORIALE DI ZONA NOVO (QUOTA EX (TUTTE LE (TUTTE LE (TUTTE LE (QUOTA RESIDENZIALE) ZTO EXTRARESIDENZIALE) NOVOX DESTINAZIONI) ESISTENTE PROGETTO DESTINAZIONI) DESTINAZIONI) mq mc - mq mc/mq mc/mq mc/mq mc/mq % mc - mq % mc/mq n. mq/mq mq/mq A 97.126 249.800 mc. 2,57 mc/mq 2,57 mc/mq *) *) *) *) *) *) *)

B1 79.025 116.737 mc. 1,48 mc/mq 1,55 mc/mq 122.489 mc. 5.752 mc. 80% 4.026 mc. 20% 1.726 mc. 31

B2 156.853 155.319 mc. 0,99 mc/mq 1,10 mc/mq 172.538 mc. 17.219 mc. 70% 13.775 mc. 30% 3.444 mc. 106

BP 14.333 13.489 mc. 0,94 mc/mq 1,20 mc/mq 17.200 mc. 3.711 mc. 100% 3.711 mc. 0% 0 mc. 29

C 80.211 4.535 mq. 0,06 mq/mq 0,30 mq/mq 24.063 mq. 19.528 mq. 60% 11.717 mq. 40% 7.811 mq. 293

TOTALE 459XX

Note: *) da definirsi in sede di pianificazione attuativa tenendo conto del complesso delle azioni di riqualificazione, recupero, rifunzionalizzazione, riconversione, ecc. x) vani urbanistici equivalenti = 130 mc./vano - 40 mq/vano (cfr. paragr. —7.2 œ Stima del fabbisogno abitativo futuro“) xx) cfr. paragr. —7.2 œ Stima del fabbisogno abitativo futuro“

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8.3 – IL DIMENSIONAMENTO DEGLI STANDARDS La struttura urbana di Poggio Picenze è attualmente dotata di attrezzature e servizi (scuole, attrezzature pubbliche, verde, parcheggi, ecc.) in maniera sufficiente, rispetto all'attuale numero di residenti. Per altro verso la vita associata e lo —spazio urbano delle relazioni“ si sviluppano non solo all‘interno degli ambienti urbani, ma anche in ambiti periurbani e/o extraurbani, e di fatto il progetto di Piano Regolatore Generale ha tenuto conto di detta circostanza anche per la localizzazione delle aree a standard. In ogni caso le aree per attrezzature e servizi pubblici sono state dimensionate nel rispetto degli standard minimi previsti dal D.M. 02/04/1968 n. 1444 art.3. Le aree per attrezzature comunali pubbliche e di uso pubblico sono state individuate nella misura di 82.991 mq. ed indicate con la sigla “F1“, oltre alle attrezzature ricadenti all‘interno della Zona A per complessivi 12.033 mq.. Sono state poi individuate le attrezzature di interesse sociale e territoriale (Zona “F2”) per complessivi 553 mq., le attrezzature cimiteriali (Zona “F3”) per 3.214 mq., quelle ecoambientali e tecnologiche (Zona “F4”) per 15.630 mq. e quelle fieristiche (Zona “F5”) per 15.853 mq.. La distinzione degli spazi destinati ad attrezzature pubbliche è meglio individuata negli elaborati grafici di progetto afferenti agli standard urbanistici.

RAPPORTO TRA POPOLAZIONE ED AREE DI SERVIZIO D.M. 2/4/68 N. 1444 ART. 3 Dotazione pro Dotazione Dotazione pro Standard capite al Di nuova minima di Totali capite al Esistenti 31.12.2016 previsione standard ex lege (mq) 31.12.2026 (mq/ab) (mq) (mq/ab) (mq) (mq/ab) abitanti/utenti 1.250 ab. 1.147 a) Aree per l‘istruzione 4,5 5.011 4,37 0 5.011 4,1 b) Aree per attrezzature di interesse comune 2,0 4.368 3,81 9.298 13.666 10,9 c) Aree per spazi pubblici attrezzati/a verde 9,0 54.400 47,43 7.035 61.435 49,1 d) Aree per parcheggi pubblici 2,5 5.077 4,43 9.835 14.912 11,9 TOTALI 18,0 68.856* 60,04* 26.168* 95.024* 76,00* * compresi gli standards ricadenti in Zona A (cfr. allegato n. —18 œ Standard urbanistici“)

Per quanto attiene la dotazione complessiva prevista per le attrezzature scolastiche, va precisato che buona parte delle aree a tanto già destinate insiste nelle zone consolidate, per cui possono essere computate al doppio della loro estensione a norma dell‘art.4, punto 2, del DM 1444/68, la qual cosa garantisce di per sé il pieno soddisfacimento della quota minima di 4,5 mq/ab.

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