ANIEM

Rassegna Stampa del 10/09/2014

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SCENARIO EDILIZIA

10/09/2014 Corriere della Sera - Bergamo 6 Palazzetto, orti, Carrara Ecco i cantieri chiave scelti dalla nuova giunta

10/09/2014 Il Sole 24 Ore 7 Investimenti, il piano franco-tedesco

10/09/2014 Il Sole 24 Ore 9 Glencore si avvicina ad Alcoa

10/09/2014 La Stampa - Cuneo 10 Un diploma che dà assistenza verso il lavoro

10/09/2014 QN - Il Resto del Carlino - Forli 11 «Mettiamo in vendita tre appartamenti Acer per garantire la manutenzione di tutti gli altri»

10/09/2014 QN - Il Giorno - Milano 12 Galleria, lite sulla pubblicità «Spazi affidati senza gara» Ma il Comune tira dritto

10/09/2014 Il Manifesto - Nazionale 13 Un decalogo per il pianeta

10/09/2014 Libero - Nazionale 15 Le utility schifano i soldi della Cdp

10/09/2014 Il Secolo XIX - La Spezia 16 La "strada della speranza" passa per i corsi professionali

10/09/2014 QN - La Nazione - Massa Carrara 17 Ruspe e camion troppo rumorosi I lavori a Caina subiscono lo stop

09/09/2014 DOMUS 18 Burkhalter Sumi Architekten RICONVERSIONE DI UNA FILANDA/ CONVERSION OF ASPINNING MILL 09/09/2014 DOMUS 22 SISTEMAZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO DI CAN TACÓ/ REORGANISATION OF THE CAN TACÓ ARCHAEOLOGICAL SITE

09/09/2014 Vita 25 L'abitare condiviso si mette in mostra

SCENARIO ECONOMIA

10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale 27 la Verità (ingannevole) di un Pil che cambia

10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale 28 Per estendere il bonus e ridurre l'Irap servirebbero oltre sei miliardi di fondi

10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale 30 Il governo a caccia di 20 miliardi Rilancio su scuola, difesa e Irap

10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale 31 Una Crisi così forte neanche negli Anni 30 la Draghinomics e la Caduta dei Consumi

10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale 32 Il nuovo Pil più «ricco» del 3,7% Dalle attività illegali 15,5 miliardi

10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale 34 Ferrari, l'addio di Montezemolo Vertice di due ore a Maranello

10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale 36 Le scelte Fiat per Wall Street e il ruolo del Cavallino

10/09/2014 Il Sole 24 Ore 37 La strada obbligata per ritrovare la crescita

10/09/2014 Il Sole 24 Ore 39 Primi segnali di ripresa delle assunzioni

10/09/2014 Il Sole 24 Ore 40 Non basta un euro debole per essere più competitivi

10/09/2014 Il Sole 24 Ore 42 Se il mercato scommette sul nuovo piano industriale

10/09/2014 Il Sole 24 Ore 44 Due decimali utili anche nella «partita» del deficit 2014

10/09/2014 Il Sole 24 Ore 45 Ferrari, Marchionne al comando 10/09/2014 Il Sole 24 Ore 47 Famiglia pronta al nuovo corso

10/09/2014 La Repubblica - Nazionale 49 Perché non siamo diventati più ricchi

10/09/2014 La Repubblica - Nazionale 51 Tagli, i ministeri si fermano a 6 miliardi

10/09/2014 La Repubblica - Nazionale 53 Utility, prove di nozze tra Milano e Torino per unire A2a e Iren

10/09/2014 La Repubblica - Nazionale 54 Segnali di ripresa dal fronte mutui erogazioni +30% nei primi 7 mesi

10/09/2014 MF - Nazionale 55 Boom dei mutui: +16% in 7 mesi Ma calano ancora i prestiti alle imprese

10/09/2014 MF - Nazionale 56 La rivoluzione del commercio online in Cina è una manna per gli investitori

SCENARIO PMI

10/09/2014 Corriere della Sera - Brescia 58 Aldo Bonomi: la tradizione sposa il futuro

10/09/2014 Il Sole 24 Ore 60 Fisco e costi d'avvio zavorra per le Pmi

10/09/2014 Il Fatto Quotidiano 62 Russia, così le imprese italiane aggirano le sanzioni europee

09/09/2014 Effe - Risparmio e Investimenti 64 Che affare l'AIM Ma lo è anche per gli investitori?

SCENARIO EDILIZIA

13 articoli 10/09/2014 Corriere della Sera - Bergamo Pag. 3 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Palafrizzoni Sbloccati 3,5 milioni dal Patto per la scuola Codussi. «La situazione resta difficile» Palazzetto, orti, Carrara Ecco i cantieri chiave scelti dalla nuova giunta Opere col contagocce, l'elenco delle priorità In Consiglio Il centrodestraha chiesto di illustrarele linee d'azioneIl nodo di via delle Valli Fabio Spaterna

Sette cantieri da iniziare entro la fine dell'anno. Risorse permettendo. E, visti i tagli statali e il patto di stabilità che blocca gli investimenti, il panorama non è roseo. Ecco perché a Palafrizzoni è tempo di stilare l'elenco delle priorità, o delle priorità delle priorità. L'assessore ai Lavori pubblici, Marco Brembilla, ha presentato un primo elenco in Consiglio comunale rispondendo a un'interpellanza della Lista Tentorio che chiedeva conto di quali cantieri saranno finanziati utilizzando il «bonus» concesso si 3,5 milioni concesso dal governo per lavori scolastici, che libera a sua volta altre risorse . Ebbene, la giunta di centrosinistra cita diversi lavori necessari. C'è ad esempio il Palazzetto dello Sport: «Vorremmo procedere con i lavori di sistemazione della tribunetta, è assurdo che sia chiusa», spiega Brembilla. Altri lavori inizieranno a breve, sempre che i tagli statali lo permettano. «L'elenco delle priorità è lungo, sto cercando di metterle in ordine in base alle risorse, compatibilmente con le emergenze come quella del rifacimento del ponte di Monterosso. Se dovessi dire cos'è prioritario nel Piano delle opere, approvato ad aprile, indicherei tra l'altro il secondo lotto del restauro della biblioteca Mai, il completamento delle dotazioni del parco della Malpensata, un arredo decente in Piazzale Marconi, l'adeguamento della sede della protezione civile di via Coghetti, che è pericolante, e il completamento del refettorio assistenziale della stazione, quest'ultima una priorità a mio parere assoluta». Tra le opere in vista anche una riqualificazione paesaggistica degli orti di Astino in vista di Expo: «Si tratta di un progetto che prevede una nuova serie di coltivazioni. Sarà finanziato al 50% dalla Regione». Nell'interpellanza che ha portato alla risposta dell'assessore, il centrodestra a sua volta aveva elencato alcune priorità, dal secondo lotto della Mai alla sede di via Coghetti, ma c'erano anche gli interni della barchessa di destra della Carrara e l'intervento per evitare il periodico allagamento di via delle Valli: «Il cantiere va fatto, ma era un'opera già passata in giunta nel 2009», replica Brembilla. A fine mese partirà il primo dei tre appalti (1,3 milioni di euro il costo totale dei lavori) per gli allestimenti dell'Accademia Carrara, con il Comune che «per ora, in attesa del contributo della Fondazione Creberg, già accordato, anticiperà i fondi». Altri 166 mila euro per la Carrara arriveranno poi, a fondo perduto, dalla Regione, con il Pirellone che ha poi erogato ulteriori 385 mila euro per la Mai. «Una volta terminata la manifestazione in corso interverremo anche in piazza Vecchia, sistemando la parte antistante il Duomo. C'è poi da sistemare la vicenda della Greenway del Morla, una vera spina nel fianco: in questo caso l'obiettivo è quello di trovare un accordo con i privati». Su una cosa l'assessore in quota Pd non transige: «L'obiettivo è che nessun cantiere si trovi ancora aperto al momento dell'inizio di Expo». © RIPRODUZIONE RISERVATA La scheda La regola Ill patto di stabilità è la regola di bilancio che, partendo da paletti europei, prevede che gli enti locali partecipino alla riduzione dell'indebitamento pubblico. Questo si traduce nel blocco degli investimenti, nonostante risorse in cassa. Il governo Renzi ha liberato dal patto 3,5 milioni legati al progetto della scuola Codussi: le risorse recuperate copriranno altri cantieri, emergenze come il ponte di Monterosso (foto) permettendo Foto: Inatteso Il danno al sottopasso di Monterosso, ora abbattuto, costerà oltre mezzo milione di euro. Il Comune punta a farsi rimborsare la cifra

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 6 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 3 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La lunga crisi LE STRATEGIE DELL'EUROPA Investimenti, il piano franco-tedesco L'iniziativa all'Ecofin di venerdì - La Bei dovrà prendere più rischi per finanziare le imprese IL PESO DELLE RIFORME La proposta mette l'accento anche sulla necessità di rendere il mercato del lavoro più moderno e la pubblica amministrazione più efficiente Beda Romano

BRUXELLES. Dal nostro corrispondente La necessità di sostenere la domanda per rilanciare l'economia e lottare contro la deflazione è ormai sentita da tutti i governi europei. La Germania ha confermato ieri che, insieme alla Francia, sta finalizzando una proposta di piano per favorire gli investimenti in Europa. Questa dovrebbe essere presentata durante una riunione dell'Ecofin a Milano venerdì e sabato. A sorpresa, l'iniziativa prevede una maggiore propensione al rischio della Banca europea degli investimenti. Nel loro documento, ancora in lavorazione e che il Sole 24 Ore ha potuto visionare, Parigi e Berlino aprono la porta all'uso crescente di un volano comunitario pur di rilanciare l'economia europea. Prima di tutto, fanno notare che alla fine del 2013 il livello di investimenti era inferiore del 15% ai livelli precedenti la crisi. Pur con differenze importanti tra gli Stati membri dell'Unione, i due Paesi attribuiscono il calo a tre fattori: l'aumento dell'indebitamento privato, le condizioni finanziarie, e l'incertezza economica. La proposta franco-tedesca si basa su due direttrici. Da un lato, c'è la consapevolezza che un ambiente economico più efficiente faciliti gli investimenti. Dall'altro, c'è la convinzione che in un contesto economico incerto il ruolo del pubblico nel rassicurare il privato sia utile. Sul primo fronte, Parigi e Berlino sottolineano la necessità di completare l'unione bancaria; riorientare i bilanci nazionali, mettendo l'accento sulla crescita di lungo termine; migliorare l'accesso al mercato delle imprese. La proposta franco-tedesca mette l'accento anche sull'urgenza di rendere il mercato del lavoro più moderno e l'amministrazione pubblica più efficiente. Il ragionamento è chiaro. Se gli investimenti oggi in molti Paesi sono limitati è perché il tessuto economico è segnato da regolamentazioni eccessive, ostacoli istituzionali, criminalità organizzata. Tutti fattori che pesano sulle prospettive di un investitore. La colpa non è quindi solo di bilanci bancari in cattiva salute che inducono le banche alla cautela nel dare prestiti. Più interessante è la seconda direttrice. Francesi e tedeschi sono favorevoli a una maggiore propensione al rischio da parte della Bei. Per certi versi è una novità, almeno da parte tedesca, che più volte in passato ha rimarcato la necessità di difendere il rating tripla A della banca comunitaria. I due paesi, nel loro rapporto, esortano a fare uso delle attuali capacità finanziarie della Bei «per aumentare la sua volontà di prendere rischi», rafforzando di converso «il suo ruolo anti-ciclico». Secondo la proposta franco-tedesca, in un contesto di grande incertezza economica e a sei anni dal drammatico fallimento di Lehman Brothers, l'obiettivo della Bei deve essere di compensare deficienze di mercato e sostenere il settore privato, in modo da meglio mobilitare le risorse private. Nel contempo, secondo Parigi e Berlino, è necessario utilizzare il bilancio comunitario per rilanciare l'economia, magari creando un fondo tutto dedicato a progetti europei orientati alla crescita. Per ora, a questo stadio della messa a punto della loro proposta, Germania e Francia non fanno cifre. La loro iniziativa giunge dopo che il presidente designato della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha promesso anch'egli un piano di investimenti da 300 miliardi di euro. Presidente di turno dell'Unione, l'Italia stessa ha proposto di creare un fondo ad hoc finanziato dalla Bei e da banche nazionali pubbliche (si veda Il Sole 24 Ore del 5 settembre). La Banca centrale europea ha spiegato che il rilancio economico dipende da sforzi congiunti, monetari e politici. Alla Germania, rilanciare gli investimenti è utile perché sarebbe un modo per evitare che l'onere di lottare contro la deflazione sia nelle mani della sola Bce: a Berlino, misure di allentamento quantitativo non piacciono. Ciò detto, la Germania non vorrà che un eventuale piano di investimenti europei diventi una scusa

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 7 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 3 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

perché Roma e Parigi eludano l'urgenza di modernizzare le loro economie. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PAROLA CHIAVE Bei La Banca europea per gli investimenti (Bei) è l'istituto partecipato dai 28 paesi Ue. Assume prestiti sui mercati dei capitali e concede prestiti a un basso tasso d'interesse per finanziare progetti volti a migliorare le infrastrutture, l'approvvigionamento energetico o la sostenibilità ambientale sia all'interno della Ue sia nelle zone limitrofe o nei Paesi in via di sviluppo. LA DIGITALIZZAZIONE Diff. banda larga, var. % 2012/13 Fonte: Ocse Spagna Francia Germania Italia 0,9 2,0 4,0 4,6 GLI INVESTIMENTI PUBBLICI In % del Pil 0 1 2 3 4 Spagna Germania Italia Francia IL GAP SUI TRASPORTI Investimenti in % del Pil nel 2011 (*) 2010 Francia 0,9 Italia* 0,5 Germania 0,6 Spagna 1,3 Tre iniziative per il rilancio 1 IL PIANO JUNCKER: 300 MILIARDI DI INVESTIMENTI Tre anni per il rilancio Il presidente designato della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nel discorso successivo alla sua investitura in luglio ha annunciato di essere intenzionato a usare in modo più efficace il bilancio dell'Unione europea e della Bei per stimolare gli investimenti: la Ue - ha dichiarato potrebbe «mobilizzare fino a 300 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati addizionali nei prossimi tre anni». Juncker sostiene anche la necessità di strumenti finanziari più efficaci e un ulteriore incremento del capitale della Bei. In linea di principio, l'idea piace a tutte le forze politiche, a tutti i Paesi membri e anche alla Bce, ma dipende da come il piano verrà messo in pratica. Non tutti sono d'accordo nell'affidare troppi compiti alla Bei per paura che perda il suo rating. 2 IL PIANO ITALIANO: 4 AREE CRUCIALI E UN FONDO AD HOC Più risorse ai settori chiave In vista dell'Ecofin del 12 e 13 settembre, in programma a Milano, il Governo italiano ha messo a punto un piano per potenziare gli investimenti pubblici e privati in quattro aree cruciali, segnalate dalla Commissione europea come carenti: l'economia verde,le reti di energia e trasporto, il mercato unico digitale e le infrastrutture sociali. Per sostenere gli investimenti in questi settori, Roma, presidente di turno, intende proporre ai suoi partner un fondo ad hoc, finanziato dalla Bei e dai Paesi membri, per sostenere la spesa nelle aree prioritarie. Si tratta di fissare i termini per l'ulteriore aumento di capitale della Bei e dell'apporto sia delle banche che delle Casse depositi dei diversi paesi. In campo anche project bond e operazioni congiunte pubblico-privato. 3 PARIGI E BERLINO: PIÙ RISCHI PER LA BEI Bei, fondi Ue e settore privato Alla vigilia della riunione Ecofin è spuntata la bozza di un documento franco-tedesco, messo a punto anche in vista del vertice straordinario sulla crescita del 6 ottobre. In Europa - si legge - a fine 2013 gli investimenti sono calati del 15% rispetto al livello pre-crisi, con un pesante gap da colmare in aree come trasporti, banda larga ed energia. Per rilanciarli, il documento franco-tedesco propone un mix di pubblico e privato: sul fronte pubblico, potenziamento del ruolo della Bei (con l'assunzione di maggiori rischi), migliore utilizzo dei fondi europei; sia Germania che Francia sostengono poi la necessità di coinvolgere maggiormente il settore privato (fondi pensione e compagnie di assicurazione) per finanziare i progetti infrastrutturali

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 8 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 11.14 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Alluminio. La multinazionale ha inviato il memorandum d'intesa al ministero: forti criticità nelle richieste sull'energia SARDEGNA Glencore si avvicina ad Alcoa A Portovesme Mossi&Ghisolfi pronta ad assumere 150 persone per il biofuel IN STAND BY Nello stabilimento lavorano circa trenta persone (di cui 15 indiretti) per la manutenzione minima dell'impianto Matteo Meneghello

La «navetta» del memorandum of understanding tra Glencore e istituzioni, in vista di una possibile acquisizione dello smelter di alluminio di Portovesme (oggi di proprietà di Alcoa) da parte della multinazionale svizzera, prosegue la sua marcia. Ma le criticità, soprattutto quelle relative alle richieste di Glencore per condizioni più favorevoli nell'approvvigionamento energetico, restano ancora intatte, nonostante il lavoro delle diplomazie. Dopo l'ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico, alla fine del mese di luglio, le parti (oltre al Mise e i vertici aziendali, anche i rappresentanti della Regione Sardegna, dei sindaci del Sulcis e dei sindacati) si sono messe al lavoro per definire un documento in grado di favorire le condizioni di mercato più idonee per favorire un investimento sul sito sardo. All'inizio del mese di agosto le copie di una bozza di un memorandum of understanding sono state inviate a Glencore. Un mese dopo, vale a dire all'inizio di settembre, la multinazionale svizzera ha rimandato alle istituzioni la propria versione «corretta» del Mou. Ora la bozza è al vaglio del Mise, che sta lavorando per verificare la possibilità che vengano inseriti nel memorandum of understanding, tra le altre cose, impegni relativi ad una disponibilità a lungo termine di condizioni di approvvigionamento dell'energia elettrica in linea con il mercato di riferimento nel resto dell'Europa. Tra gli aspetti dei quali si sta discutendo, come ha ricordato il sindacato nelle scorse settimane: l'eventuale partecipazione a consorzi, l'interconnector, la proroga dell'interrompibilità, la riduzione dei costi di dispacciamento. Nei giorni scorsi, a questo scopo, c'è stata anche una riunione con Enel, che non ha però contribuito a sciogliere le criticità. Altri aspetti ritenuti premianti, che coinvolgono anche la Regione, sono la possibilità di avere a disposizione lo strumento del Contratto di sviluppo e il completamento delle infrastrutture in tempi certi. Nei prossimi giorni, comunque, potrebbe esserci un faccia a faccia con la stessa Glencore. Solo una volta concordato il memorandum of understanding, potrà prendere le mosse la trattativa vera e propria con Alcoa, che nelle scorse settimane ha annunciato ufficialmente la chiusura dello Smelter, dove oggi lavora una trentina di persone (quindici operai diretti, 15 indiretti) per garantire la manutenzione minima del sito che garantirebbe la ripresa dell'attività entro la fine dell'anno senza oneri aggiuntivi, secondo l'intesa sottoscritta tra le rsu e l'azienda lo scorso luglio. Altri 460 addetti sono in Cassa integrazione straordinaria. Confermata intanto, sempre nell'area di Portovesme, l'iniziativa di Mossi & Ghisolfi (insieme ad altri investitori) che intende sfruttare il suo brevetto per la produzione di bioetanolo di seconda generazione. L'azienda è interessata alle aree agricole circostanti lo stabilimento e potrebbe avviare l'iniziativa già da gennaio, assumendo le prime 150 persone (fino ad un massimo di 600, secondo fonti sindacali, le assunzioni previste) per il cantiere di costruzione della centrale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 9 10/09/2014 La Stampa - Cuneo Pag. 56 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato a cuneo e busca offerte formative Un diploma che dà assistenza verso il lavoro

Istituti che garantiscono il recupero degli anni scolastici, una formazione completa o il giusto metodo per imparare un mestiere o nuove lingue. A Cuneo c'è la Scuola edile: il suo slogan «impara l'arte e gioca le tue carte». È specializzata nella formazione professionale nel settore costruzioni, dove sono tantissimi i mestieri possibili. «Imparare facendo» è la linea guida della Scuola (che riunisce sezione Costruttori edili di Confindustria, Confartigianato e Cgil, Cisl e Uil) che forma ogni anno migliaia studenti, giovani in cerca di occupazione e chi è già occupato nel settore e vuole specializzarsi: dai lavori artistici (restauratori, pittori, mosaicisti) alle figure che progettano e costruiscono in cantiere (dal capocantiere al gruista, dal piastrellista al carpentiere). Non solo: ogni anno oltre 5 mila fra studenti, giovani in cerca di lavoro e occupati che frequentano i corsi professionalizzanti e sulla sicurezza sul lavoro. Particolare importanza hanno assunto negli ultimi anni i «progetti integrati», gestiti insieme agli Istituti per geometri, che consentono ai ragazzi che scelgono questo percorso, di decidere, dopo i primi 2 anni, se proseguire gli studi per conseguire il diploma di «geometra» oppure, iscriversi alla Scuola Edile per conseguire la qualifica di «operatore edile polivalente». Iscrizioni già aperte anche all'istituto Fassino di Busca che unisce esperienza e professionalità per un servizio mirato al recupero degli anni scolastici per licei classico e scientifico, linguistico e sociale, periti meccanici, elettronici ed elettrotecnici, informatici e i corsi professionali ad indirizzo tecnico dei servizi sociali, commerciale e turistico, scuola media inferiore, oltre ai tradizionali indirizzi di geometra e ragioneria. I corsi sono diurni, pomeridiani e serali. C'è poi la possibilità di lezioni private per ogni ordine di scuola, il servizio doposcuola, supporti agli studenti universitari (anche con lezioni individuali in orari compatibili anche con il lavoro). Ancora: c'è la preparazione agli esami di certificazione per la conoscenza delle lingue (francese con il Delf, poi Pet, First, Toefl e Telts in inglese e ancora spagnolo e tedesco) oltre alla nuova collaborazione dell'istituto con l'Anfa (agenzia nazionale per la formazione avanzata), che svolge corsi di formazione professionale, anche finanziati, rivolti a privati e imprese. «Wall Street» a Cuneo, poi, è la scuola per cambiare in meglio il proprio futuro attraverso l'inglese. Offre un metodo d'insegnamento unico, innovativo, certificato: in oltre 40 anni ha aiutato più di 2 milioni di persone a parlare inglese in tutto il mondo, grazie all'«apprendimento naturale». Non solo: si sta sviluppando una nuova community, online e nella realtà, trasformando la scuola in una «palestra di inglese» dove si impara svolgendo attività quotidiane, indipendentemente dall'età, dalla professione, dal livello di conoscenza della lingua. Un modo per abbattere le barriere dell'insegnamento tradizionale, ridefiniamo l'apprendimento delle lingue, rendendolo accessibile a tutti. Seguendo i reali ritmi dello studente con un percorso «su misura» che induce del 30% i tempi di apprendimento. Sabato è in programma un «open day», una giornata a porte aperte, dalle 16 alle 21, nella sede di via XX Settembre 30b con test, consulenze didattiche, giochi, lotteria, la possibilità di sconti sui corsi e un'apericena, oltre a decine di premi in palio tra i quali un viaggio per due in una città europea e tante altre sorprese. Per prenotare e informazioni: email [email protected] oppure telefonare allo 0171/693733.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 10 10/09/2014 QN - Il Resto del Carlino - Forli Pag. 13 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Mettiamo in vendita tre appartamenti Acer per garantire la manutenzione di tutti gli altri» Il sindaco di Predappio: «Siamo terzi in provincia per concentrazione di case popolari» QUINTO CAPPELLI

di QUINTO CAPPELLI IL COMUNE di Predappio mette all'asta tre appartamenti di sua proprietà, in gestione all'Acer, per realizzare col ricavato la manutenzione ordinaria e straordinaria degli altri 240 appartamenti di edilizia popolare. «Si tratta - spiega il sindaco Giorgio Frassineti - di un patrimonio ingente che va mantenuto bene, a servizio delle famiglie e dei cittadini che ne hanno bisogno. E' un patrimonio economico a scopi sociali che si è formato nel tempo e che noi abbiamo l'obbligo di trasmettere alle generazioni future». L'asta per la vendita dei tre appartamenti si terrà in comune alle ore 11 del 25 settembre e le domande devono essere inviate entro le ore 11 del 24 settembre. Il primo appartamento di 101 metri quadrati si trova in via Raffaello Sanzio 8/B e la vendita parte da una base d'asta di 102mila euro; il secondo (88 mq) è situato in via Marconi 1/D e parte da una base d'asta di 97mila euro; il terzo (77 mq) si trova allo stesso indirizzo, venduto alla base d'asta di 66mila euro. Come spiega il responsabile dell'ufficio lavori pubblici e patrimonio, Stefano Fabbri, «il bando integrale contenente le modalità per la partecipazione alla gara, e planimetrie e documentazione inerente agli immobili, possono essere consultati presso l'area patrimonio del Comune (tel. 0543/921740) e presso l'Acer di Forlì-Cesena, ufficio Gestione patrimoniale e vendite, (0543/451012) nei giorni e orari di apertura al pubblico». Per il ritiro dei modelli di autocertificazione da presentarsi per l'ammissione all'asta e del fac-simile d'offerta, gli interessati possono rivolgersi ai medesimi uffici oppure visitare i relativi siti (www.comune.predappio.fc.it e www.aziendacasa.fc.it). MA COME fa Predappio ad avere tanti appartamenti di edilizia popolare pubblica? Dopo Forlì, con 800 appartamenti Erp (edilizia residenziale pubblica), e Cesena (600), Predappio è il terzo comune della provincia con più appartamenti del genere. «Il motivo - spiega il sindaco - è storico: il 90% del patrimonio deriva dalle costruzioni del Ventennio, quando Mussolini volle sistemare le famiglie che venivano da Predappio Alta ad abitare nella Predappio nuova. Il resto è stato costruito negli anni Settanta». A Predappio una famiglia su 12 vive in case di edilizia pubblica, «una percentuale forse unica in Italia», conferma il sindaco con orgoglio. E anche con affitti agevolati: si va da 42 a 200 euro il mese, in base al reddito familiare, con un media di 100 euro mensili. Racconta il sindaco Frassineti: «Un dato testimonia il movimento che gira attorno a queste case popolari: nei miei primi cinque anni come sindaco ho assegnato 45 alloggi popolari ad altrettante famiglie, un vero record». Alcuni di questi appartamenti sono tenuti liberi, per accogliere persone in casi urgenti e di necessità.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 11 10/09/2014 QN - Il Giorno - Milano Pag. 2 (diffusione:69063, tiratura:107480) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Galleria, lite sulla pubblicità «Spazi affidati senza gara» Ma il Comune tira dritto L'Ape: esposto a Cantone. La Rozza: tutto regolare L'ARCO DI INGRESSO Installati i ponteggi per il restyling del lato del Salotto vista Duomo MASSIMILIANO MINGOIA

- MILANO - PUBBLICITÀ in Galleria, è polemica. Vediamo perché. Dal 1 ottobre sopra i ponteggi in corso di montaggio per il restauro dell'arco di ingresso del Salotto, lato piazza Duomo, comparirà il marchio di un'azienda. «L'impresa che curerà i lavori da oltre due milioni di euro per il restyling di quella parte del Salotto - si legge in una nota di Palazzo Marino - ha deciso di avvalersi della possibilità di affidare a una società la gestione degli spazi pubblicitari ricavati con il cantiere. Il 50 per cento dell'incasso andrà al Comune, per un importo di 240 mila euro». La nota dell'amministrazione non è piaciuta per nulla all'Associazione Pubblicità Esterna (Ape), che raggruppa una serie di aziende che lavorano nel settore. IL PRESIDENTE dell'Ape Lucio Bergamaschi denuncia il fatto che non ci sia stata un gara per l'affidamento dello spazio pubblicitario, «l'ennesimo insulto alla libera concorrenza», e anticipa: «Stiamo già preparando un ricorso all'Autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, che ha assunto anche le funzioni precedentemente svolte dall'Autorità giudiziaria di vigilanza sugli appalti pubblici, perché apra un'istruttoria in merito». Bergamaschi cita la polemica del 2012 sullo sfruttamento pubblitario del cantiere per l'Ago e il Filo di piazzale Cadorna. «Dopo quel caso - sottolinea il numero uno dell'Ape - il Comune ci aveva dato assicurazioni che non avrebbe più fatto ricorso all'affidamento diretto dello sfruttamento pubblicitario sui propri immobili. In effetti l'anno scorso è stata bandita una gara per i 12 monumenti, che, nonostante alcuni ricorsi, è stata regolarmente assegnata ed è tuttora in corso. Siamo perciò stupiti e indignati che il Comune si sia rimangiato la parola su un appalto che riguarda un immobile simbolo della città. C'era tutto il tempo per ricorrere a una procedura a evidenza pubblica». Bergamaschi, infine, sottolinea che «la pubblicità sullo spazio in Galleria, a quanto ci risulta, è gestita dalla stessa società pubblicitaria che si è aggiudicata la gara per il restauro dei 12 monumenti e, prima, di Brera, Università Statale, Mura Spagnole e Ago e Filo (la Tmc, ndr )». La replica del Comune alle accuse dell'Ape non si fa attendere. L'assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza (nella foto sotto) non solo sostiene che «tutto si è svolto secondo le regole previste per gli appalti pubblici», ma che «la procedura adottata rappresenta un nuovo corso per il Comune. Abbiamo dato la possibilità alla società che curerà il restauro di poter sfruttare lo spazio pubblicitario che si viene a creare nel cantiere, ma versando il 50 per cento degli introiti all'amministrazione. Sì, perché non abbiamo più intenzione di fare gare con società pubblicitarie che sfruttano gli spazi e strozzano le imprese che devono curare i lavori di restauro». LA ROZZA , come Bergamaschi, cita il caso della gara per i monumenti, ma per evidenziare «il problema dei ricorsi al Tar che non hanno fatto altro che rallentare i lavori. Nel caso del restyling dell'arco di ingresso della Galleria non possiamo permetterci alcun ritardo, visto che i lavori devono concludersi entro l'aprile 2015, giusto in tempo per l'inizio dell'Expo». LA POLEMICA Tra venti giorni Dal primo ottobre comparirà il marchio di un'azienda sui ponteggi per il restauro dell'arco d'ingresso del Salotto All'attacco Il presidente dell'Ape Lucio Bergamaschi: non c'è stata gara per l'affidamento dello spazio pubblicitario insulto alla concorrenza La risposta Il Comune: «Abbiamo dato la possibilità a chi si occupa del restauro di gestire la pubblicità versando il 50% all'amministrazione»

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 12 10/09/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale - editoriale Pag. 1 (diffusione:24728, tiratura:83923) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Un decalogo per il pianeta Guido Viale

Ventun organizzazioni del Nord e del Sud del mondo (in Italia Fairwatch), in rappresentanza di oltre 200 milioni di persone, hanno sottoscritto un appello in 10 punti che indica le misure per evitare che i cambiamenti climatici in corso raggiungano un punto di non ritorno. È un appello alla mobilitazione contro la convocazione da parte del segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon di un Vertice sul clima il 23 settembre a cui ha invitato solo leader politici e manager del big business, con una scarsa e compiacente delegazione di associazioni ambientali, per avallare uno «scippo» della lotta ai cambiamenti climatici da parte di chi vuole usare questa emergenza planetaria per fare business, con misure e politiche non vincolanti, a carattere privatistico, che mirano solo al profitto e sono sicuramente inefficaci. Se i dieci punti della dichiarazione programmatica di Alexis Tsipras, integrati e specificati in un work in progress tutt'ora in corso, hanno offerto ai promotori, ai sostenitori e agli elettori della lista L'altra Europa - ma anche a chi ha guardato a questo progetto con interesse, anche se non l'ha votato - un punto di riferimento per collocare in un contesto europeo l'iniziativa delle forze antagoniste alle politiche di austerity, questi nuovi «dieci punti» possono ora permettere a tutti di riconoscersi e di partecipare a uno schieramento di ampiezza e di respiro planetari. CONTINUA|PAGINA8 DALLA PRIMA Ritroviamo in questo appello molti dei punti sinteticamente presenti nel «manifesto» da cui è nata la Lista L'altra Europa; oltre a promuovere e sostenere una mobilitazione su un tema di vitale importanza per il futuro di tutti e quasi scomparso dall'agenda dell'establishment italiano, europeo e mondiale, occorre ricondurre e far vivere quegli obiettivi di carattere globale nel vivo dell'iniziativa politica locale e quotidiana. Le rivendicazioni di questo appello sono state definite sulla base delle acquisizioni dell'IPCC, la commissione scientifica dell'Onu che studia i cambiamenti climatici, ma in essi troviamo intrecciati temi ambientali, economici, sociali e istituzionali, che è l'approccio che caratterizza il progetto L'altra Europa. I primi tre punti dell'appello rivendicano impegni vincolanti (cioè sanzionati): 1) a contenere le emissioni annue climalteranti a 38 miliardi di tonnellate equivalenti di CO2 entro il 2020, per impedire che la temperatura del pianeta aumenti di più di 1,5 gradi; 2) a lasciare sotto terra o sotto il fondo dei mari almeno l'80% delle riserve fossili conosciute; 3) a mettere al bando tutte le nuove esplorazioni ed estrazioni di combustibili fossili (e di uranio), comprese, a maggior ragione, quelle effettuate con il fracking e il trattamento delle sabbie bituminose; a soprassedere alla costruzione di nuovi impianti di trattamento e trasporto dei fossili, compresi i gasdotti. Si tratta di rivendicazioni agli antipodi delle politiche energetiche dell'Ue e della Strategia energetica nazionale (Sen) italiana. Sono obiettivi impegnativi anche per un movimento come la lista L'altra Europa, che ha fatto della conversione ecologica un pilastro del suo programma e ha candidato un esponente di punta del movimento NoTriv. Non c'è molto da discutere, insomma, per fare un esempio, su progetti come quello estrattivo di Tempa Rossa (in Basilicata) e il suo complemento nel raddoppio della raffineria Eni di Taranto; o come il gasdotto transadriatico (Tap) che, dopo l'approdo in Puglia, dovrebbe attraversare tutta la penisola. C'è piuttosto da discutere su come presentare questo obiettivo al pubblico (cosa non facile, dato il silenzio che circonda i cambiamenti climatici), su come organizzare la mobilitazione, su come inquadrarlo in un programma generale di riconversione energetica. Il quarto punto 4) riguarda la promozione delle fonti energetiche rinnovabili (Fer) in forme sottoposte a un controllo pubblico o comunitario (cioè «partecipato»). Occorre ricordare che circa l'80% della potenza fotovoltaica installata in Italia è stata assegnata a grandi impianti e che i relativi incentivi - i più alti del mondo - sono andati quasi solo a beneficio di un'alta finanza che nulla ha a che fare con la generazione energetica diffusa. Ma lo stesso vale per altre Fer. La politica energetica va rivoltata «come un calzino».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 13 10/09/2014 Il Manifesto - Ed. nazionale - editoriale Pag. 1 (diffusione:24728, tiratura:83923) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il quinto il sesto punto impegnano: 5) a promuovere la produzione e il consumo locali di beni durevoli, evitando di trasportare da un capo all'altro del mondo quello che può essere fabbricato in loco; 6) a incentivare la transizione a una produzione agroalimentare di prossimità. È qui che la conversione ecologica, promuovendo una riterritorializzazione dei processi economici attraverso accordi di programma tra produzione e consumo (il modello, seppur in mercati per ora di nicchia, sono i gruppi di acquisto solidale, Gas) rappresenta una vera alternativa alla globalizzazione dei mercati dei beni fisici: quella che esige una competizione sempre più serrata in una gara al ribasso di salari, sicurezza sul lavoro e protezioni ambientali. Sono rivendicazioni che si riconnettono alle lotte contro la delocalizzazione di fabbriche e impianti, al movimento territorialista che su questi temi ha al suo attivo, soprattutto in Italia, una corposa elaborazione, e alla spinta verso una nuova agricoltura biologica, multicolturale, multifunzionale e di prossimità. Qui sta anche la principale differenza che separa la conversione ecologica dalla mera adozione di politiche «keynesiane» di sostegno alla domanda con incrementi di spesa pubblica (in infrastrutture e servizi) e incentivi al consumo (detassazione dei redditi bassi e rottamazioni) finanziati in deficit. In un mercato globalizzato una maggiore domanda non si traduce necessariamente in aumenti di offerta e occupazione nello stesso paese, se non è ancorata a una progettualità diffusa e differenziata in base alle esigenze e alle caratteristiche dei diversi territori; il che richiede anche nuove forme di democrazia partecipata e di autogoverno. Il settimo e l'ottavo punto riguardano 7) l'obiettivo "rifiuti zero" (centrale nei territori massacrati da criminalità ambientale e malgoverno), un'edilizia a basso consumo energetico e 8) un trasporto di persone e merci con sistemi di mobilità pubblici e condivisa. Il punto 9) raccomanda la creazione di nuova occupazione finalizzata alla ricostituzione degli equilibri ambientali, sia nel campo delle emissioni climalteranti che in quello dell'assetto dei territori. Sono le «mille piccole opere» in campo energetico, nella manutenzione dei suoli, nei trasporti, nell'edilizia e in agricoltura in cui dovrebbe articolarsi un piano di lavori pubblici per creare subito un milione di posti di lavoro in Italia e 6 milioni in Europa. Il decimo punto 10) impegna a smantellare industria e infrastrutture militari per ridurre le emissioni prodotte dalle guerre e destinare a opere di pace le risorse risparmiate. Non ci sono solo gli F35 da bloccare (cosa sacrosanta); c'è tutta l'industria e l'occupazione belliche da riconvertire: le opportunità di impieghi alternativi non mancherebbero. L'appello prosegue indicando le cose da evitare: a) la mercificazione, la finanziarizzazione e la privatizzazione dei servizi forniti dall'ambiente (cioè tutta la cosiddetta green economy, quella che dà un prezzo alla Natura); b) i programmi misti pubblico-privato come Redd (che dovrebbe contrastare deforestazione e degrado boschivo) e altri simili, finalizzati solo a creare nuove occasioni di profitto; c) le soluzioni esclusivamente tecnologiche ai problemi ambientali (qui l'elenco è lungo e sicuramente discutibile: geoingegneria, Ogm, agrocombustibili, bioenergia industriale, biologia sintetica, nanotecnologie, fracking, nucleare, incenerimento dei rifiuti); d) le grandi opere inutili: si citano dighe, autostrade, grandi stadi (e noi possiamo aggiungere Tav, Mose e quant'altro); e) il libero commercio e i regimi di investimento che minaccino il lavoro, distruggono l'ambiente e limitano la sovranità economica dei popoli: possiamo tradurre in Ttip e Tisa. In conclusione, l'appello invita a individuare e denunciare le vere radici dei guasti del pianeta: il modello industriale di estrazione crescente di risorse, il produttivismo per il profitto di pochi a scapito dei molti (cioè il capitalismo e un modello di crescita illimitata), che vanno sostituiti con un nuovo sistema che persegua l'armonia tra gli umani, connetta la lotta ai cambiamenti climatici ai diritti umani e offra protezione ai più deboli: soprattutto migranti e comunità indigene. Questo modello industriale - conclude il documento - non è più sostenibile; occorre redistribuire la ricchezza oggi controllata dell'1 per cento della popolazione e ridefinire il benessere, che deve riguardare tutte le forme di vita, riconoscendo i diritti della Natura e di «Madre Terra».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 14 10/09/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:125215, tiratura:224026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Tagli per le bollette Le utility schifano i soldi della Cdp Gorno Tempini rilancia le aggregazioni: «Abbiamo 500 milioni da investire nel settore delle municipalizzate, ma non sono arrivate idee. Non basta la finanza, servono progetti industriali». E Fassino si scopre più forte per fondere A2A e Iren CLAUDIO ANTONELLI

La strategia comunicativa della Cassa Depositi e Prestiti sta alzando il tiro. L'altro girono da Cernobbio il presidente Franco Bassanini ha attaccato i vertici di Telecom sulla questione rete, salvo poi riaprire il dialogo sullo scorporo può ripartire. Ieri l'ad Giovanni Gorno Tempini ha indirettamente strigliato le municipalizzate. Facendo presente il ritardo dell'intero settore che dovrebbe affrontare i nuovi mercati con fusioni e accorpamenti. «Abbiamo soldi da investire. E siamo in attesa che ci vengano presentati dei progetti industriali», ha detto i Gorno Tempini, intervenendo all'Italian infrastructure day di Borsa italiana. «Abbiamo messo da parte mezzo miliardo per facilitare questo, ma finora di progetti non ne abbiamo visti», ha sottolineato, ribadendo che occorre «avere dei progetti industriali e non delle logiche finanziarie» e che servono «importanti consolidamenti che abbiano una visione industriale». «I progetti - ha poi precisato - possono essere articolati in vario modo. Si può ragionare per fusioni o per settori, ci sono tanti modi, ma la finanza è un mezzo per raggiungere uno scopo che è determinato da un progetto industriale». Secondo i vertici di Cdp all'interno del decreto Sblocca Italia sarebbero contenute norme utili a rimuovere ostacoliburocratici tali da rendere le operazioni di ottimizzazione del comparto ormai irrimandabili. L'uscita non è certo casuale. Arriva all'indomani del pressing di Renzi e del ritorno di fiamma sul mega progetto della multiutility del nord firmato dal sindaco diTorino Piero Fassino. L'idea più volte congelata prevederebbe la fusione tra A2A e Iren con la conseguente creazione di un unico bacino in grado di coinvolgere diversi Comuni. Non solo Torino e Milano, ma anche Brescia, Genova, Reggio Emilia e Parma. A frenare in questi mesi sono spesso stati i manager e alcuni politici. L'altro ieri il primo cittadino di Brescia, Emilio Del Bono, ha precisato che l'aggregazione non è all'ordine del giorno. Giovanni Valotti, presidente A2A, si è detto possibilista ma nel rispetto dei distinguo territoriali. Tomaso Tomasi, ceo di Hera, sul tema delle aggregazioni ha invece ribadito di non vedere alternative. Per il momento nel settore sta andando in porto solo la fusione di Monza e Brianza. I cda di Acsm Agam, Gelsia e Aeb hanno sottoscritto una lettera di intenti sulle linee guida di un progetto di aggregazione industriale e societaria. L'operazione varrebbe circa mezzo miliardo di giro d'affari. E porta nella strada giusta. Forse dopo anni di stasi, il mercato potrebbe sbloccarsi. Sarebbe un bene anche per le bollette.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 15 10/09/2014 Il Secolo XIX - La spezia Pag. 14 (diffusione:103223, tiratura:127026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PROSPETTIVE DI LAVORO PER DISOCCUPATI E CASSINTEGRATI La "strada della speranza" passa per i corsi professionali Tante opportunità offerte da enti e associazioni. I bandi da seguire MARCO TORACCA

"IL GOLFO fa rete. Lavoro, formazione e impresa". È il progetto di formazione della Scuola edile spezzina nell'ambito del Piano giovani della Regione Liguria. Il profilo formativo è finalizzato alla creazione di "tecnici specializzati nella riqualificazione edilizia ai fini energetici". I posti sono 12. La durata del progetto è di 600 ore di cui 200 di project work e la scadenza del bando è fissata per il 23 settembre prossimo. Requisiti: stato di disoccupazione, inoccupazione oppure occupazione in cassa integrazione o contratti flessibili. Età compresa tra 17 e 34 anni. Le domande devono essere inviate alla sede della Scuola edile spezzina di via Pianagrande 18. L'attività formativa è prevista da ottobre prossimo a marzo 2015. Sempre la Scuola edile promuove il corso "Posatore di strutture in legno e di materiali per l'efficienza energetica degli edifici". Modalità, date e sistema di candidatura sono simili al bando precedente. Al centro Formimpresa di via Borachia (fonte: sito Formimpresa) sono aperte le iscrizioni al corso di formazione "Progetto integrato stelle in cucina". Il progetto è rivolto a 14 disoccupati in possesso di diploma o qualifica triennale con 2 anni di esperienza e di età superiore ai 18 anni. Richiesto lo stato di disoccupazione, un'età superiore ai 18 anni. Scadenza il 26 settembre. Scade il 30 settembre invece il "Corso per tecnico installatore e manutentore di tecnologie energetiche alimentate da fonti rinnovabili". In agenda anche i corsi abilitazioni per estetiste e parrucchiere. Alla Confartigianato partono i corsi per disoccupati, aspiranti imprenditori e imprenditori già operativi. Alle viste il corso ex Rec per l'abilitazione all'attività di somministrazione e commercio di alimenti e bevande, della durata di 100 ore. Sempre all'ente via Fontevivo, in agenda corsi per utilizzo in sicurezza di macchine da cantiere e attrezzature come parliamo di carrelli elevatori, macchine movimento terra e piattaforme elevabili. Al via anche il Corso Haccp, il sistema che previene i pericoli di contaminazione alimentare, obbligatorio per gli operatori che trattano alimenti e bevande. Iscrizioni anche per il corso di preparazione all'esame da agente di affari in mediazione settore immobiliare. Al termine del corso l'allievo sarà abilitato a sostenere l'esame in Camera di commercio che, in caso di esito positivo, rilascerà l'attestato di qualifica di agente immobiliare. Per ulteriori informazioni e iscrizioni è possibile contattare l'Ufficio Formazione al numero 0187.286648-60 o all'indirizzo email [email protected] Alla Confcommercio aperte le adesioni ai corsi per pasticceri, pizzaioli, barman, ABCucina, vetrinisti, o abilitante per i requisiti professionali per la vendita e somministrazione di generi alimentari e bevande, agenti rappresentanti di commercio, hairstylist, macellai, guide escursionistiche e ambientali, web marketing ed e-commerce, contabilità di base, paghe e gestione dei dipendenti, primo soccorso, antincendio, Rspp, Haccp Attuazione autocontrollo alimentare,sicurezza sul lavoro e autodifesa. Per informazioni a riguardo e per confermare le adesioni è possibile contattare la segreteria provinciale al numero 0187-598511 o all'indirizzo di posta elettronica [email protected]. La sezione provinciale Ens (Ente nazionale sordi) organizza anche per l'anno 2014-2015, in collaborazione con la Cooperativa Alba di Torino, i Corsi di Lingua dei segni italiana (Lis) di 1°, di 2° e di 3° livello. Presentazione sabato prossimo dalle 15,30 in poi presso la sede di piazza Unità d'Italia 4 (ex Via dei Pioppi 6) . La Lis è una lingua con proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali. Alla scuola Mediastaff in viale Italia, 121, infine, formazione multimedia, informatica, linguistica e consulenza corsi. Foto: I partecipanti al corso Lis 2013-2014 che hanno ricevuto gli attestati di partecipazione

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 16 10/09/2014 QN - La Nazione - Massa carrara Pag. 11 (diffusione:136993, tiratura:176177) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Ruspe e camion troppo rumorosi I lavori a Caina subiscono lo stop Il cantiere è fermo in attesa di una deroga. E i tempi slittano al 2016 CLAUDIO LAUDANNA

di CLAUDIO LAUDANNA - CARRARA - CAINA, stop ai lavori per troppo rumore. L'Erp rassicura: «ritardi minimi, concluderemo nei tempi previsti». Battuta d'arresto per il cantiere delle nuove case popolari lungo la strada che sale a Torano. A poco più di un anno dal via ai lavori si attende ora che arrivi la deroga ai decibel del cantiere. Fino ad allora ruspe ed escavatori non potranno tornare al lavoro. AD OGGI, d'altronde - almeno agli occhi di un non addetto ai lavori - la situazione a Caina è tutt'altro che incoraggiante, soprattutto se si pensa che le vecchie case popolari sono state abbattute nel maggio del 2011. Secondo il progetto originario, dopo pochi mesi da allora sarebbero dovuti partire i lavori di costruzione dei nuovi alloggi, ma così non è stato. Tra un rinvio, un rincorso e altri problemi vari, gli operai sono entrati in cantiere con quasi due anni di ritardo sulla tabella di marcia. Da allora i lavori sono sicuramente andati avanti, ma ancora non si vedono grandi risultati. Per il momento è stato costruito un grande muro di contenimento contro la costa della collina sovrastante, mentre ora gli operai erano impegnati nella svuotamento dell'enorme terrapieno su cui sorgevano i vecchi palazzi. Un'operzione per cui servirà circa un terzo dell'intero budget destinato alla costruzione. Del nuovo insediamento che, al contrario del precedente, sorgerà non più rialcato, ma allo stesso livello di via Torano, ancora non è stato alzato nemmeno un muretto. «PER FORTUNA - spiega il presidente di Erp Luca Panfietti - il problema del rumore è quasi risolto, poi ci serviranno almeno tre mesi per completare il muro di contenimento e svuotare il terrapieno. Solo allora potremo cominciare a lavorare alla costruzione dei nuovi edifici. Da quel momento - aggiunge - ci serviranno circa due anni, quindi credo che per l'estate 2016 dovremmo finire. Siamo solo poco in ritardo sulla tabella di marcia. Fortunatamente - continua il numero uno dell'ente che gestisce le case popolari - i soldi ci sono tutti e sono a nostra disposizione. Andiamo avanti a stati di avanzamento dei lavori e ogni volta che raggiungiamo un obiettivo viene sbloccato un nuovo finanziamento». Image: 20140910/foto/4521.jpg

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 17 09/09/2014 DOMUS - N.983 - settembre 2014 Pag. 164 (diffusione:51000, tiratura:60000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PROGETTI/PROJECTS Burkhalter Sumi Architekten RICONVERSIONE DI UNA FILANDA/ CONVERSION OF ASPINNING MILL La trasformazione per uso residenziale di un ex complesso produttivo raccoglie tutte le tematiche legate al recupero architettonico: il restauro conservativo, l'adeguamento tecnologico, la riconfigurazione interna, l'inserimento di nuovi volumi, il disegno dello spazio esterno e del paesaggio

DALLA RELAZIONE DI PROGETTO L'edificio, situato al bordo del pendio che sovrasta il villaggio, è l'unica costruzione storica significativa di Volketswil. L'ex filanda, con l'annessa struttura delle caldaie edificata nel 1870, venne ampliata negli anni Trenta con costruzioni di stile più moderno a nord-est e sul lato opposto della strada. A ovest della filanda venne realizzata come dépendance la residenza del proprietario della fabbrica. Dopo l'ampliamento, lo stabilimento fu adibito a produzioni alimentari. I lavori edilizi a destinazione industriale terminarono negli anni Cinquanta, con il completamento di un manufatto di tre piani dalla particolare struttura di calcestruzzo armato. I due tronconi dello stabilimento si fondono diagonalmente grazie a un ampio spazio esterno, pensato per essere a disposizione di tutti i residenti. Le due parti danno luogo così a un unico insieme. Nella parte orientale, 14 ampi appartamenti a pianta libera con generosi pozzi di luce sono accuratamente integrati nella struttura. Agli appartamenti si accede tramite un atrio d'ingresso a più piani. Gli otto appartamenti della costruzione occidentale sono caratterizzati da uno schema coerente che unisce il parco storico dello stabilimento allo stupendo panorama. La parte nord-est dell'edificio e l'ex padiglione delle caldaie sono destinati a unità residenziali su più piani. La trasformazione della fabbrica in edificio residenziale è visibile soprattutto grazie all'aggiunta di nuovi spazi aperti che collegano ogni singolo appartamento privato all'area circostante. La storia industriale, l'eccellente ubicazione, la particolarissima disposizione degli edifici e il nuovo ampliamento danno vita a un'esperienza di vita speciale e autentica.Uno dei nuovi tratti distintivi è lo spazio all'aperto, ricavato organicamente nel paesaggio. Alla facciata storica sono state intenzionalmente aggiunte delle strutture a loggia, con aperture a forma di foglia. Le logge sono progettate con una struttura portante d'acciaio galvanizzato rivestita da doghe di larice. L'intervallo tra le doghe verticali di legno permette di cogliere scorci dell'intorno pur proteggendo dallo sguardo dei vicini. Per portare in profondità la luce naturale, nella soletta dell'area di soggiorno di tutti e tre i piani d'abitazione sono stati ritagliati due pozzi di luce. Lo spazio esterno penetra nell'edificio, contenuto da una solida parete posteriore e da una vetrata antifiamma. Tralci di akebia si avvolgono su cavi d'acciaio tesi tra una parte e l'altra delle corti. Grazie alle ombre proiettate dall'illuminazione naturale e artificiale, la prospettiva in profondità e quella verso il cielo creano uno spazio comune sempre mutevole.Nella scala interna, il gioco della luce viene intensificato da un inserto di vetro verde. L'atmosfera, l'intensità e il colore cambiano secondo il corso naturale del sole. Il verde della facciata si trasferisce giocosamente nello spazio comune all'interno dell'edificio. Grazie all'ampio atrio d'ingresso e alla scala aperta, le dimensioni generose dell'ex complesso industriale divengono percepibili. Un nuovo passaggio è stato inserito per collegare il parco e lo spazio comune con l'edificio storico: accostata all'edificio, una torre che contiene una scala a chiocciola d'acciaio galvanizzato da accesso agli otto appartamenti. In base alla differente altezza dei vari piani degli elementi costruiti in epoche diverse, si crea un gioco reciproco di piattaforme e rampe. La torre è rivestita di rete a maglie d'acciaio, che permette la vista del parco e protegge dalle cadute. La sistemazione paesaggistica risponde a due diversi requisiti locali. Il giardino aperto, simile a un parco, da a nord-ovest ed è incantevole per i suoi alberi antichi e i sentieri naturali. Nel paesaggio sono disseminati vari luoghi di sosta. L'ampia varietà di muri di pietre naturali è stata conservata e in parte restaurata. La zona orientale si apre sul paesaggio e sulla bellezza delle sue vedute. In fondo allo spiazzo ricoperto di ghiaia, in mezzo al prato, tre tronchi di diversa altezza e pietre naturali sono riuniti a creare un'area destinata al gioco. Alcune macchie di tigli punteggiano il paesaggio aperto. Il campo da gioco e le zone delle sedute invitano a soffermarsi. L'isolamento termico dell'involucro degli edifici è stato collocato all'interno. Gli impianti di ventilazione e i cavi elettrici corrono lungo le solette preesistenti. Perciò si

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 18 09/09/2014 DOMUS - N.983 - settembre 2014 Pag. 164 (diffusione:51000, tiratura:60000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

sono potute conservare le proporzioni della facciata (soprattutto quelle delle finestre) e le balaustrate hanno potuto ridursi a un livello compatibile con le esigenze residenziali. L'isolamento multistrato è antivapore, integrato sopra l'impianto elettrico. Al posto dell'intonaco esterno, è stato applicato un intonaco a isolamento termico dello stesso spessore. Questa soluzione riduce il ponte termico relativo alla facciata e alla struttura di calcestruzzo. @ Foto/Photos Heinz Unger This project for thè residential reuse of a former industriai complex tackles ali thè issues associated with architectural refurbishment: conservational restoration, technological updating, internai reconfiguration, additional new extensions, thè designing of outdoor spaces, and landscaping • Pages 90-91 : one of thè loggias. A leaf-shaped opening in thè larch timber strips frames thè view of thè countryside like an eyelid FROM THE ARCHITECTS' PROJECT DESCRIPTION The heritage building, situateci on thè edge of a slope above thè village, is thè only historically significant industriai construction in Volketswil. A former spinning mill with a boiler house built in 1870 was expanded in thè 1930s with buildings belonging to a more modern style on thè northeast and on thè other side of thè Street. To thè west of thè mill thè factory owner's mansion was built as an annexe. After thè expansion, thè factory was used for food production. In thè 1950s, construction works for industriai purposes carne to an end with thè completion of a three-storey factory building with a distinctive reinforced concrete structure. The two factory fragments are merged diagonally by thè large outdoor space, which is meant to be used by ali thè residents. Thus thè two pieces create an ensemble. In thè eastern part 14 spacious open-plan apartments with generous light wells are carefully incorporated into thè reinforced concrete structure. The apartments are accessed via a multi-storey entrance hall. The 8 apartments in thè western building are characterised by consistent layouts that connect thè historical factory park and thè stunning views. The northwestern part of thè building and thè former boiler house are to be used as separate multi-storey residential units. The transformation of thè factory into a residential building is mainly visible because of thè newly added outdoor spaces that give every apartment a private connection to thè surroundings. The industriai past, thè excellent location, thè unique layout of thè buildings and thè contemporary, attractive expansion result in a special, authentic living experience. One of thè new features is thè outdoor space, which is organically carved out of thè landscape. Loggia-like structures are deliberately attached to thè historical facade and open in leaf-shapes onto thè landscape. The loggias are designed with a static frame structure made of galvanised steel, clad with larch timber strips. The distance between thè vertical wooden slats affords glimpses of thè landscape while offering privacy from thè neighbours. In order to introduce naturai light into depths of over 20 metres, two light wells were cut out of thè structure to pass through ali three residential floors in thè living area. The exterior space penetrates thè building and is bounded by a solid back wall and fire-resistant glazing. Akebia vines are trained up steel cables attached inside thè courts. With thè help of naturai and artificial light casting shadows, thè views into thè depths as well as to thè sky make for an ever-changing meeting space. In thè inner staircase thè play of light is intensified by a green glass insert. The mood, intensity and colour ali change according to thè naturai course of thè sun. The green colour of thè facade is transported in a playful way into thè public space inside thè building. Due to thè generous entrance hall and thè open staircase, thè width of thè former industriai complex is palpable. A new passage is introduced and connects thè park and thè public outdoor areas with thè historical building. A tower containing a spirai staircase made of galvanized steel is attached to thè building and serves as an access to thè eight apartments. Due to thè different floor heights of thè components that were created at different times, an interplay of platforms and staircases has resulted. The tower is wrapped in a mesh of chain-link fencing, affording a view of thè park and offering protection against falling. The landscaping responds to two different circumstances and requirements. The open, park-like garden, facing northwest, is enchanting for its old trees and organic path. Various spots to take a rest at are set into thè landscape. The wide stock of naturai stone walls was preserved and partially restored. The eastern area is open to thè

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 19 09/09/2014 DOMUS - N.983 - settembre 2014 Pag. 164 (diffusione:51000, tiratura:60000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

landscape and beautiful vistas. At thè end of thè gravel plaza, embedded between thè meadows, tree trunks with different heights and naturai stones are assembled to create a playground. A few smallleaved tree groups can be found in thè open landscape. The playground and thè seating areas are an invitation to linger. The thermal insulation of thè building envelope was placed inside of thè building. The installations for ventilation and electrical wiring are conducted over thè existing floors. Thus thè facade proportions (mainly thè window proportions) could be preserved and thè balustrades could be downsized to a level that is compatible with living standards. The multi-layer insulation is a vapour barrier and integrated on top of thè electrical installations. As a replacement of thè external plaster a thermal insulation plaster was applied in thè sanie thickness. This reduces thè thermal bridge from thè facade to thè concrete skeleton. ® • Top: thè access road to thè former factory premises with buildings constructed at different times. The main core of thè spinning mill is seen in thè background. Centre: thè oval-plan staircase enclosed in metal mesh connects thè individuai homes to thè garden below and accesses thè residential level of thè top terrace. Bottom: thè loggias attached to thè southwest side are ovai tower-like additions enclosed with larch timber strips • Above: at thè foot of thè tali loggia towers, private garden spaces are subdivided Conversione a uso residenziale di un ex edificio industriale/Conversion of former industriai premises into housing Volketswil, Cantone di Zurigo/Zurich Canton, Svizzera/Switzerland Progetto/Design Burkhalter Sumi Architekten GmbH Gruppo di progettazione/Desigr team Urs Rinklef (responsabile del progetto/project architect), Solweig Kieser, Fabian Jud Gestione cantiere/Coordination on site Caretta + Gitz AG Strutture/Structural engineering Liichinger + Meyer AG Impianti/Services Schoch Reibenschuh AG Ingegneria elettrica/Electrical engineering Bitech AG Fisica della costruzione/Climate contro! IPA Energieberatung und Bauphysik Progettazione paesaggistica/ Landscape design Schmid Landschaftsarchitekten GmbH Impresa edile/Contractor Baugesellschaft Forsanose (Bereuter Holding AG, Beat Odinga Promotions AG, SBT Real Estate AG) Rappresentante della committenza/Client representative Odinga und Hagen AG Area del lotto/Site area 9,100 m 2 Superficie costruita/Built area 7,900 m2 Costo/Cost € 16.2 milioni/million Fase di progerto/Design phase 09.2009-07.2010 Costruzione/Construction phase 06.2011-05.2013 • This page: thè internai communal spaces of thè former spinning mill have received tali light welis closed by green glass, creating a unifying effect between walls and floor and accentuating thè verticality of thè building's interior. Opposite page: access to thè stairs from thè entrance passes through a solid black portai, subliming thè green light pouring in from above Foto: PLANIMETRIA/SITE PU\N Alle pagine 90-91: le logge, con apertura a forma di foglia definita attraverso listelli in larice, si aprono come una palpebra inquadrando il paesaggio circostante Foto: PIANTA DEL PIANO TERRA. IN NERO LE PARTI CONSERVATE. IN VERDE LE DEMOLIZIONI, IN ROSSO LE PARTI NUOVE/ GROUND FLOOR PLAN: RESTORED PARTS IN BLACK. DEMOLITIONS IN GREEN AND NEW PARTS IN RED 13 Ufficio/Office 14 Dispensa/Pantry 15 Garage 16 Stanza camino/Fireplace room 17 Cantina/Celiar 18 Loggia 19 Scala a pianta ovale/ Oval-plan spirai staircase • Opposite page: centre, thè spinning mill as it used to be; bottoni, a Project sketch illustrates thè concept of private outdoor spaces that establish a relation between thè different buildìngs and with thè landscape Pagina a fronte: al centro, l'edificio dell'ex filanda nello stato precedente all'intervento; in basso, nello schizzo di progetto si definisce il concetto degli spazi privati esterni che determina la relazione tra i differenti volumi e tra questi e il paesaggio 1 Atrio d'ingresso/Entrance hall 2 Lucernario/Light well 3 Studio-stanza ospiti/Study- guest room 4 Lavanderia/Laundry room 5 Locale biciclette/Bicycle Storage 6 Locale rifiuti/Garbage room 7 Soggiorno/Living room 8 Cucina/Kitchen 9 Pranzo/Dining room 10 Camera da letto/Bedroom 11 Bagno/Bathroom 12 Balcone/Balcony Foto: In alto: la strada di accesso mostra il complesso produttivo formato da volumi realizzati in periodi differenti attorno al nucleo principale dell'ex filanda sullo sfondo. Al centro: la scala a pianta ovale rivestita in rete metallica collega le singole unità abitative con il giardino sottostante e serve il livello abitativo dell'altana

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 20 09/09/2014 DOMUS - N.983 - settembre 2014 Pag. 164 (diffusione:51000, tiratura:60000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

soprastante. In basso: le logge sovrapposte sul lato sud-ovest si configurano come inserti cilindrici interamente rivestiti in listelli di legno di larice Foto: Sopra: i corpi alti delle logge determinano al piede una suddivisione tra gli spazi a giardino privato Foto: SEZIONE LONGITUDINALE A-A/LONGITUDINAL SECTiON A-A In questa pagina: gli spazi comuni interni dell'ex filanda vengono risolti attraverso pozzi di luce zenitale virata attraverso cromie verdi. Il pozzo di luce determina una continuità parete-pavimento che si risolve in modo unitario accentuando la verticalità interna al corpo di fabbrica. Pagina a fronte: lo spazio di accesso al corpo scale dal vano d'ingresso viene risolto come un imbotte nero che enfatizza la luce zenitale azzurra che piove sullo sfondo

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 21 09/09/2014 DOMUS - N.983 - settembre 2014 - green la citta dell'uomo Pag. 64 (diffusione:51000, tiratura:60000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

SISTEMAZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO DI CAN TACÓ/ REORGANISATION OF THE CAN TACÓ ARCHAEOLOGICAL SITE La salvaguardia, la messa in sicurezza e l'accessibilità a un'area di scavi archeologici di epoca romana forniscono all'architetto catalano un pretesto per una sistemazione paesaggistica attenta alle specificità del luogo e ai materiali, rileggendo le forme del passato attraverso una restituzione formale in perfetto equilibrio tra l'antico e il contemporaneo Toni Gironès Saderra

SISTEMAZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO DI CAN TACÓ/ REORGANISATION OF THE CAN TACÓ ARCHAEOLOGICAL SITE The protection, safety and accessibility of an ancient Roman archaeological excavation site gave thè Catalan architect an opportunity to carefully landscape its features and material. His formai interpretation reads thè past and balances it with contemporary times DALLA RELAZIONE DI PROGETTO Alle pagine 46-47: il fianco dei terrazzamenti mostra il diretto confronto tra strutture antiche e contemporanee, fornendo una chiave di lettura per comprendere la spazialità dell'antica villa. In questa pagina: in alto, il ribaltamento formale tra i pieni (i muri antichi riscoperti e restaurati) e i vuoti (gli spazi interni della villa romana) restituisce una nuova lettura agli scavi archeologici e conforma a terrazzamenti la collina; a destra, lo stato del sito precedente all'intervento FROM THE ARCHITECT'S PROJECT DESCRIPTION The south-facing Roman ruins of Can Tacó are located in Turò d'en Roina, 50 metres above thè point where thè rivers Congost and Mogent meet to form thè Besòs river and 20 kilometres from where thè Besós flows into thè Mediterranean Sea. This piace is part of Els Turons de les Tres Creus, a naturai setting that stili features biodiversity despite its location in a highly fragmented metropolitan area. This particular project arose from thè need to refurbish both areas of interest: thè naturalistic and thè archaeological. Walking through a little wood full of oaks, and at thè end of a tranquil and curvy patii, we discover thè remains of a Roman villa. The strong geometry of its former spaces is stili clear, and emphasis needed to be given to its interesting parts. Built by successive phases of terracing, and partly made of locai licorella stone, this important settlement prior to thè construction of thè Via Augusta was used as an observation point over el Vallès. By backfilling thè Roman traces, thè project enhances thè content (thè space) and thè container (thè walls). The soil that over time had covered thè remains was excavated, accumulated separately and used afterwards as one of thè main materials. Just like thè gravel and rocks of an old Roman quarry, thè soil is tidied up with a new disposition. A first steel mesh contains thè new stones, with soil and gravel on top, and jointly they reproduce thè horizontal planes where thè Romans used to transit. A second denser and thinner mesh is arranged like a curtain over a period of time, a backdrop in which thè various archaeological remains are projected. Consequently, stone and steel, mountain and industry live together in this landscape of accumulation, with contact between fragments. The project is an attempt to interpret thè preexisting, enhance and activate it by adding and not erasing, and by allowing it to co-evolve with thè environment, ali thè while optimising resources. <$> • Pages 46-47: thè side of thè embankments shows thè direct comparison between ancient and contemporary structures, as an aid to understanding thè spatiality of thè ancient villa. This page: top, thè formai reversai between solids (thè ancient walls rediscovered and restored) and voids (thè interiors of thè Roman villa) renders a new view of thè archaeological excavations and adapts thè hillside to a terraced arrangement;right: thè state of thè site prior to thè intervention Mons Observans: conversione dell'antico sito di una villa romana (II sec. a.C) in un sito archeologico e naturale/Conversion of thè site of a 2nd-century BC Roman villa into an archaeological and naturai site Progetto/Design Toni Gironès Saderra Coliaboratore/Collaborator Dani Rebugent (studio Toni Gironès) Gestione progetto/Design management Brufau i Cusó S.L.P. Strutti!re/Structural engineering Boma Inpasa S.L.P. Archeologi/Archaeologists Josep Guitart, Montse Tenas Direttori scavi/ On-site archaeological

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 22 09/09/2014 DOMUS - N.983 - settembre 2014 - green la citta dell'uomo Pag. 64 (diffusione:51000, tiratura:60000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

supervisors Gemma Garcia, Esther Rodrigo Restauratori/Restoration experts Crat S.C.P. (Débora Iglesias, Isabel Parrà) Progettazione paesaggistica/ Landscape design Naturalea (Albert Sorolla, Imma Rueda) Deveioper Municipalità di/Municipality of Montmeló, Montornès del Vallès Esecuzione/Project execution ICAC, Institut Català d'Arqueologia Clàssica Impresa edile/Contractor Moix Serveis i Obres S.L. Responsabile del cantiere/Works supervision José Antonio Àlvarez Consulente opere metalliche/ Metal framework consultant Antonio Casado Superficie costruita/Built area 2,500 m Costo/Cost € 119,689.00 Costo al mVCost per m €48 Fase di progetto/Design phase 2008-2011 Costruzione/Construction phase 09.2011- 06.2012 • Above: looking down onto thè site, we see thè pattern made by materials and colours. Rusted steel mesh, wood and gravel define thè ancient villa's structure. Left: thè rehabilitation Project gives structure to thè excavation site and makes it accessible by turning steps, terracing and backfill into architectural themes • Top and above: thè materials used are suited to thè surrounding landscape, and at thè same time they distinguish thè contemporary sections and ancient walls as legible elements. Metal cages filled with gravel give shape to thè hilltop. Right: a CorTen steel trame outlines an elevated observation point, framing thè naturai surroundings seen from thè hiltop Foto: Foto/Photos Aitor Estévez, Sabem.com Aeroproduccions Foto: II complesso di rovine romane di Can Tacó, presso Turò d'en Roina, occupa un sito esposto a sud, 50 m più in alto del punto in cui i fiumi Congost e Mogent si uniscono a formare il Besòs, e a 20 km da dove quest'ultimo sfocia nel Mediterraneo. Il luogo fa parte di Els Turons de les Tres Creus, un ambiente naturale ancora caratterizzato da una notevole biodiversità, nonostante sia inserito ormai in un'area metropolitana fortemente frammentata. Il progetto è nato dalla necessità di riordinare entrambe le aree d'interesse - quella naturalistica e quella archeologica. Alla fine di un sentiero che serpeggia silenzioso in un boschetto di querce, scopriamo le rovine di una villa romana, da cui emerge ancora chiaramente la decisa geometria degli spazi e, insieme, la necessità di mettere in luce le sue parti più interessanti. Formato tramite fasi successive di terrazzamento, e costruito utilizzando in parte la licorella, una pietra locale, questo importante insediamento era usato come punto di osservazione di el Vallès prima della costruzione della Via Augusta. Con il riempimento delle tracce romane, il progetto intende sottolineare il contenuto (lo spazio) e il contenitore (i muri). Lo strato di terra che nel tempo aveva coperto le rovine è stato rimosso, accumulato separatamente e riutilizzato in seguito, diventando uno dei materiali principali del progetto. Proprio come la ghiaia e le pietre di una vecchia cava romana, il terreno ripulito da origine a una nuova disposizione geometrica. Un primo strato di rete metallica contiene le pietre nuove, coperte di terriccio e ghiaia. Insieme, questi materiali riproducono i piani orizzontali su cui si muovevano i romani. Un secondo strato di rete, più sottile e più fitta, è disposto come una quinta sulla quale si proiettano le ombre dei diversi reperti archeologici. Il risultato è una coabitazione di pietra e acciaio, montagna e industria, elementi che concorrono a formare un paesaggio di accumulazione, in cui i diversi frammenti entrano in contatto. Il progetto rappresenta un tentativo d'interpretare le strutture preesistenti, sottolineandone le qualità e attivandole tramite l'aggiunta piuttosto che l'eliminazione, permettendo loro di evolvere insieme all'ambiente, ottimizzando al tempo stesso le risorse. ® Foto: PLANIMETRIA/SITE PLAN COSTRUZIONE DELLA VILLA ROMANA/ CONSTRUCTION OF THE ROMAN VILLA SPARIZIONE DELLA COSTRUZIONE ROMANA/ DISAPPEARANCE OF THE ROMAN CONSTRUCTION ACCUMULO/ACCUMULATION DIAGRAMMA DELL'ELEMENTO A GABBIA CON LE DUE DIVERSE TRAME METALLICHE/DIAGRAM OF THE CAGE ELEMENT WITH THE TWO DIFFERENT METALGRIDS SCOPERTA E SCAVO DEI RESTI ARCHEOLOGICI/ DISCOVERYAND EXCAVATION OF THE ARCHAEOLOGICAL REMAINS SELEZIONE/SELECTION VALORIZZAZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO/ REHABILITATION OF THE ARCHAEOLOGICAL SITE SEZIONE CON IL PROFILO DELLA COLLINA/SECTION WITH PROFILE OF HILL Foto: Sopra: la vista zenitale mostra i materiali utilizzati e le cromie: i gabbioni metallici arruginiti, il legno e la ghiaia, che si inseriscono tra le strutture antiche. A sinistra: il nuovo intervento conforma lo scavo

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 23 09/09/2014 DOMUS - N.983 - settembre 2014 - green la citta dell'uomo Pag. 64 (diffusione:51000, tiratura:60000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

archeologico e risolve problemi di accessibilità trasformandoli in temi architettonici, scale, terrazzamenti e riempimenti Foto: In alto e sopra: i materiali utilizzati consentono un migliore inserimento nel contesto peasaggistico, pur lasciando piena leggibilità delle parti contemporanee e delle strutture murarie antiche. Il riempimento di ghiaia nei gabbioni metallici da forma terrazzata alla sommità della collina. A destra: una struttura a telaio in acciaio Corten definisce un punto di osservazione elevato che dalla collina inquadra il paesaggio naturale circostante

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 24 09/09/2014 Vita - N.9 - settembre 2014 Pag. 21 (diffusione:45000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato STILI DI VITA L'abitare condiviso si mette in mostra Arriva in Italia da Berlino il primo evento sullo sharing housing. Ed è già un successo -Stefano Arduini

Una fiera-evento dove incontrarsi per esplorare e far nascere nuovi modi di abitare. In una parola Experimentdays, ovvero la Fiera dell'abitare collaborativo. Che l'11 e il 12 ottobre animerà gli spazi di Barra A in via Ampere a Milano e sarà circondata da una serie di eventi culturali spalmati nei mesi di settembre e ottobre. Un evento unico nel suo genere che mira a mettere in vetrina le più innovative pratiche dell'housing partecipativo, inclusivo e innovativo. Il format arriva da Berlino dove l'associazione Id22 organizza un evento simile che quest'anno celebrerà l'undicesima edizione. E proprio nella capitale tedesca ha completato il suo dottorato di ricerca per conto del Politecnico di Milano Liat Rogel presidente dell'associazione Housinglab, a cui si deve l'ideazione del format italiano. Gli espositori (suddivisi i tre fasce: startupper, professionisti/architetti e aziende/costruttori) saranno oltre una ventina, «all'inizio temevamo di far fatica a raggiungere questa soglia, invece una volta messo online il sito sono stati loro a contattarci, noi stessi siamo rimasti sorpresi dell'attenzione che abbiamo suscitato. Avevamo previsto circa mille persone, ora possiamo già dire che saranno molte di più», annuncia Rogel. Gli obiettivi? Essenzialmente quattro: diondere nuove soluzioni e mostrare esempi di eccellenza nel campo dell'abitare collaborativo; far nascere strumenti per la facilitazione e l'implementazione di tali forme; mostrare le diversità delle abitazioni collaborative e permettere l'esplorazione di nuovi modelli; creare reti tra attori nel settore pubblico e privato. «Nell'era della sharing economy, vogliamo mettere a disposizione uno strumento per declinare questi principi nel modo di vivere le nostre case e le nostre comunità condominiali». E i costi? «Dal punto dei vista dei costruttori e dell'architettura, le abitazioni predisposte alla condivisione di spazi e tempi, non richiedono investimenti particolari, direi che a livello di prezzi siamo in linea col mercato, ma con a disposizione molti più servizi per gli abitanti», chiosa Rogel. A proposito di costruttori. Experimentdays è sostenuta da Federabitazione. Una scelta che il presidente nazionale Alessandro Maggioni spiega così: «È un'occasione per posizionarci su un'idea dell'abitare molto innovativa, ma anche più vicina alla filosofia da cui sono nate e si sono sviluppare le nostre coop». LE SOCIAL STREET IN SENATO Sarà la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta a fare gli onori di casa, quando, il 9 settembre , Federico Bastiani, l'inventore della prima Social Street italiana e punto di riferimento della rete nazionale (www. socialstreet.it, 300 aderenti) varcherà la soglia di Palazzo Madama . L'occasione sarà l'evento "Italia ti voglio bene" dedicato ai beni comuni e alla cittadinanza attiva promosso dal Centro Antartide di Bologna. All'incontro parteciperanno anche l'economista Stefano Zamagni e il sindaco di Bologna (città di Bastiani) Virginio Merola. Le case collaborative? Non è vero che costano di più

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 25

SCENARIO ECONOMIA

20 articoli 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Statistiche la Verità (ingannevole) di un Pil che cambia DANILO TAINO

Nel marzo 1968, Robert Kennedy, in quel momento candidato alla presidenza degli Stati Uniti, in un famoso discorso notò che il calcolo del Prodotto nazionale lordo comprendeva le testate nucleari, il napalm impiegato in Vietnam, le spese per le prigioni e altre cose più o meno orribili; ma non considerava la bellezza della poesia e la forza dei legami matrimoniali. C'era parecchia retorica in quelle parole. Quel discorso, però, torna alla mente alla luce della rivalutazione del Pil annunciata ieri dall'Istat. Torna alla mente e ricorda che il Pil è importante ma non è tutto. Sarebbe dunque una buona idea approfittare dell'introduzione nella contabilità nazionale di certe attività criminali, della prostituzione e degli investimenti per ricerca e sviluppo - cioè di quel che ha fatto ieri l'Istat - per rimettere al suo posto quello spettro con le catene, il Pil appunto, che da un po' di anni ha preso posto nel salotto degli italiani (e non solo nel loro, naturalmente). Sembra diventato un vitello d'oro, dal quale dipende il nostro benessere. Ma non c'è niente da adorare: ora è fatto anche di cocaina e di contrabbando. Non è un fine: è uno strumento statistico, senza meriti e senza colpe, senza idee e senza morale, con il quale misurare le attività volontarie che si svolgono in un Paese. E neanche troppo preciso, a dire il vero. Sarebbe meglio considerarlo un numero utile per fare confronti internazionali (se tutti usano gli stessi criteri). Il Pil non misura infatti il mondo: quello che vi succede, la sua poesia e le emozioni dei matrimoni, non ci finiranno mai dentro. Non misurerà mai la felicità, come d'altra parte nessun'altra statistica riuscirà a fare. Misurerà le differenze tra noi e la Germania, i cambiamenti tra una società che prende atto della prostituzione e della marijuana e una che non ne voleva sentire parlare, potrà persino suggerire quanto vuole essere moderno, o quanto poco nel caso dell'Italia, un Paese che investe o non investe in ricerca e innovazione. Ma sarà sempre un numero più piccolo della realtà. Fino alla Grande Depressione degli anni Trenta, il Pil non esisteva. Oggi rischia di diventare un feticcio, o un'ossessione. Non facciamone un gran caso, o uno scandalo, dunque, della decisione dell'Istat: si adegua al mondo, ci aiuterà ad abbassare di qualche decimo di punto il peso del debito nazionale ma, per il resto, non cambierà l'Italia. Forse aiuta a dare disciplina. Le rivoluzioni, però, non le fanno gli statistici - ci ricordava Robert Kennedy. Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 27 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il retroscena L'obiettivo di allargare agli «incapienti» il beneficio degli ottanta euro al mese e l'ipotesi di nuove misure per le imprese Per estendere il bonus e ridurre l'Irap servirebbero oltre sei miliardi di fondi Enrico Marro

ROMA - Allargare la platea dei beneficiari del bonus da 80 euro al mese agli «incapienti» costerebbe quasi 4 miliardi. Gli incapienti, cioè coloro che hanno un reddito annuo inferiore a 8 mila euro e che ora sono esclusi dal bonus, sono infatti 4 milioni. Dare a tutti costoro (dipendenti, autonomi, pensionati) 960 euro l'anno significherebbe sborsare, appunto, 3 miliardi e 840 milioni. Aumentare il taglio dell'Irap a favore delle imprese, già ridotta quest'anno del 10%, costerebbe circa 2 miliardi e mezzo per ogni ulteriori 10 punti di riduzione del prelievo. Numeri importanti che giustificano la cautela del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha spiegato ieri in tv, a Porta a Porta , che spera di allargare la platea, ma ancora non è in grado di garantirlo. Del resto, il primo impegno, ribadito anche ieri sera, è quello di confermare il bonus per chi già ce l'ha, cioè i lavoratori dipendenti con un reddito tra 8 mila e 26 mila euro l'anno, circa 10 milioni di contribuenti. E solo per questo ci vogliono 10 miliardi di euro. Ma vediamo perché costerebbe così tanto allargare la platea e perché, probabilmente, non ci sarà un'estensione meccanica degli 80 euro, bensì quel «segnale di attenzione» di cui aveva già parlato il governo in occasione del decreto sul bonus, lo scorso aprile. Allora, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, spiegò al Corriere che intervenire anche a favore degli incapienti sarebbe costato «almeno un miliardo in più». Ma l'ipotesi sulla quale si era ragionato prevedeva di dare qualcosa, ma non certo 80 euro, considerando, per esempio, che una parte di coloro che non arrivano a 8mila euro di redditi sono i poveri assistiti con la social card. Per questi ora il governo sta lavorando a un potenziamento del sussidio utilizzando i fondi europei. Delrio, che ha la delega in materia, insieme con Poletti sta studiando la messa a regime e il rafforzamento del Sia, il sostegno all'inclusione attiva avviato dal predecessore di Poletti, Enrico Giovannini, che prevede percorsi personalizzati di inserimento sociale e lavorativo su misura per le famiglie povere e un assegno che può arrivare fino a 400 euro. Sui poveri quindi il governo potrebbe intervenire potenziando questi strumenti. Non a caso, parlando di un'eventuale estensione del bonus, Renzi si è riferito piuttosto ai pensionati e alle partite Iva. Ma anche qui i numeri sono importanti. I pensionati con un reddito previdenziale tra mille e duemila euro al mese, cioè che grossomodo potrebbero rientrare in una ipotetica estensione del bonus, sono circa 6 milioni e mezzo. Le partite Iva individuali sono 3 milioni e mezzo, con un reddito medio di circa 15 mila euro lordi, secondo una ricerca della Cgil. Anche in questo caso dare 80 euro al mese costerebbe troppo. Ecco perché l'ipotesi di allargamento del bonus che finora è sembrata più realistica è quella, allo studio dei tecnici del governo, che prevede un aumento delle soglie di reddito per le famiglie numerose con un solo stipendio. La soglia per ottenere gli 80 euro potrebbe salire da 26 mila a 31 mila euro con due figli a carico, a 40 mila con tre, a 50 mila con quattro. Una mini-estensione del bonus che costerebbe alle casse pubbliche non più di 200-300 milioni di euro l'anno. Fattibile. Così come appare possibile un nuovo sconto sull'Irap o comunque un taglio del carico fiscale per le imprese rimaste deluse dal mini taglio Irap di aprile. Andare oltre diventa molto più difficile perché, come ha ammesso Renzi, quest'anno il prodotto interno lordo resterà intorno a zero. E per rispettare il tetto del deficit del 3% bisognerà fare i salti mortali, nonostante la rivalutazione dello stesso Pil che l'Istat ha in corso. Senza contare che il premier, ieri sera, ha aperto alla possibilità di rimuovere il blocco degli stipendi pubblici. Anche qui, però, più che a un rinnovo pieno dei contratti per 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici, che costerebbe 2,1 miliardi solo nel 2015, bisogna pensare a misure limitate (sblocco dei premi, incentivi alla produttività). © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 28 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

I nodi 1 Quei 4 milioni con redditi bassi Gli incapienti sono i contribuenti con un reddito annuo inferiore a 8 mila euro. Secondo le stime sono circa 4 milioni. Estendere loro il bonus da 80 euro al mese costerebbe circa 4 miliardi di euro l'anno 2 Tre milioni e mezzo di partite Iva individuali Le partite Iva individuali (lavoratori autonomi e professionisti) sono circa tre milioni e mezzo. Secondo stime della Cgil hanno un reddito medio di circa 15 mila euro. Il premier vorrebbe estendere loro il bonus 3 Pensionati finora esclusi dalla misura Il presidente del Consiglio ha accennato all'ipotesi di estendere gli 80 euro ai pensionati. Sono sei milioni e mezzo quelli con un reddito previdenziale che darebbe loro diritto al bonus. Costerebbe troppo 4 La tassa più odiata dalle imprese L'Irap è stata tagliata del 10% con il decreto bonus dello scorso aprile. Considerando che il gettito a carico delle aziende private è di circa 25 miliardi l'anno, ogni taglio di 10 punti costa due miliardi e mezzo

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 29 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Conti pubblici La legge di Stabilità Il governo a caccia di 20 miliardi Rilancio su scuola, difesa e Irap Al via oggi il confronto con i ministri per individuare i tagli agli sprechi Servono 900 milioni per l'istruzione e 7- 800 per le forze dell'ordine Antonella Baccaro

ROMA - Oggi, affiancato dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e dal consigliere, Yoram Gutgeld, riceverà i ministri uno a uno e farà a tutti due richieste: una lista di interventi su cui effettuare i risparmi, della quale fisserà solo un target , diverso per ciascun dicastero. E una lista dei «desideri». Matteo Renzi svela il suo metodo per la spending review da 20 miliardi, che definisce «il più grande taglio della spesa pubblica mai fatto». Quei 20 miliardi, lascia intendere, verranno tagliati ma in parte anche reinvestiti nei capitoli di spesa dei ministeri considerati più meritori. Un'operazione possibile solo immaginando che oltre ai 20 miliardi ci siano altre risorse da spendere, visto che una decina di miliardi gli servono a coprire il taglio del bonus fiscale, altri 4-5 vanno alle spese indifferibili e poi ci sono i 3 miliardi di tagli ereditati dal governo Letta. È chiaro che il premier considera di poter acquisire margini di spesa anche dal calo dello spread , forse dal piano di privatizzazioni, di certo dal recupero dell'evasione fiscale, poco dalla riqualificazione del Pil. Nessun risparmio verrà invece dai tagli alle pensioni, che vengono esclusi. Tra i settori nei quali Renzi ieri ha detto di voler reinvestire c'è la scuola, cui riserverà 900 milioni nella legge di Stabilità, e la diminuzione della pressione fiscale, con un taglio dell'Irap, mentre l'estensione del bonus di 80 euro è ancora in dubbio. Per le forze dell'ordine il premier prevede che si possa attuare lo sblocco degli stipendi e del tetto salariale: solo quest'ultimo vale 7-800 milioni per il 2015. In tutto questo il piano del commissario Carlo Cottarelli, che prevede tre miliardi di recupero fiscale e 17 di tagli, per Renzi «resta sul tavolo», ma più come una griglia su cui agire esercitando una libertà di scelta politica che come uno schema rigido. Ad esempio, il premier assicura che verrà utilizzato il piano del commissario per ridurre da 8 mila a mille le partecipate locali. Da parte loro i ministeri per tutta la giornata hanno fatto trapelare con grande cautela una certa indisposizione ad andare oltre il taglio agli sprechi e la ridistribuzione delle spese. Ad esempio al ministero dello Sviluppo economico, il ministro Federica Guidi, ha parlato di «razionalizzazione» degli incentivi alle imprese e non di tagli. Mentre alla Sanità si precisa che i tagli disponibili non riguardano il Patto per la salute e il Fondo sanitario. Alla Giustizia si punta a eliminare la duplicazione di funzioni omogenee, riducendo gli uffici dirigenziali e le dotazioni organiche. Alla Difesa c'è contrarietà a qualsiasi ipotesi di tagli ulteriori dopo che il bilancio è stato alleggerito di 400 milioni per contribuire agli 80 euro in più in busta paga. © RIPRODUZIONE RISERVATA Al ministero della Difesa c'è contrarietà a qualsiasi ipotesi di tagli ulteriori dopo che il bilancio è stato alleggerito di 400 milioni per contribuire agli 80 euro in più in busta paga. Mentre la spending review , secondo quanto si è appreso, intenderebbe intaccare soprattutto personale e caserme, dell'Arma e non solo. Ma alla Difesa si replica che gli accorpamenti possibili sono già in corso con l'attuazione della riforma dello strumento militare.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 30 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'analisi Una Crisi così forte neanche negli Anni 30 la Draghinomics e la Caduta dei Consumi Priorità Per Nomisma bisogna rilanciare la domanda prima di fare le riforme DANILO TAINO

C'è la Draghinomics, così battezzata dal Financial Times . E c'è l'anti-Draghinomics, tratteggiata dal centro di studi economici Nomisma in uno studio che verrà reso pubblico oggi. Se il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi sostiene che le politiche monetarie e di bilancio espansive non funzionano se non sono precedute da riforme strutturali, Sergio De Nardis, capo economista del think-tank bolognese, dice al contrario che «le riforme strutturali non possono essere considerate lo strumento di politica economica adatto per risollevare in modo efficace la domanda in economie depresse». Di più. A suo avviso, l'Eurozona è di fronte a «due agende di politica economica» che, «in condizioni di economia depressa, possono entrare in conflitto»: da una parte le riforme, dall'altra, «improcrastinabile», un'azione di stimolo che vada al di là dei vincoli europei, che egli ritiene abbiano provocato «una pericolosa trappola di stagnazione e deflazione». Il capo economista di Nomisma spiega innanzitutto che la crisi in cui si dibatte l'Italia è peggiore della Grande Depressione degli Anni Trenta. Allora, il Prodotto interno lordo pro-capite recuperò il livello precedente la crisi in otto anni, nel 1937; «nella situazione corrente, nell'ottavo anno (2015) il Pil pro-capite reale sarà un buon 10% sotto i valori pre-crisi». Questa constatazione, che è un modo di leggere la recessione, per De Nardis «ha una sola causa: la drastica caduta della domanda aggregata». E dice che «non devono esserci dubbi», oggi «non c'è insufficienza di offerta»: secondo le sue stime, la differenza tra la bassa domanda e la non carente offerta «può arrivare al 7-8%». La risposta - secondo questo approccio fortemente keynesiano - non sta solo in una politica monetaria estremamente espansiva (tipo quella che Draghi ha annunciato la settimana scorsa) e in una spesa pubblica che crei deficit indipendentemente dal Fiscal Compact europeo: sta anche nel mettere da parte la politica delle riforme tesa a rendere efficiente l'economia, o a rinviarla a quando le condizioni economiche punteranno alla ripresa. L'analisi di Nomisma è dunque di radicale contrapposizione alle politiche perseguite dall'Eurozona; e diverge nettamente dalle indicazioni suggerite da Draghi in questi mesi, che mettono le riforme al primo posto. Al di là delle scuole economiche di pensiero - Draghi non può essere considerato a priori contrario a stimoli alla domanda - la divergenza di fondo sta nell'analisi della crisi. Che ci sia poca domanda, è un fatto. Una causa fondamentale, che De Nardis pare non considerare mentre altri la sottolineano, sta nel fatto che molti Paesi dell'Eurozona, quelli più in difficoltà, per anni non abbiano fatto riforme dopo l'entrata in vigore dell'euro. Tutti sapevano che, una volta stabiliti i cambi fissi, se non si fossero rese efficienti le economie ogni choc esterno - vedi la grande crisi - si sarebbe scaricato direttamente su occupazione, redditi e crescita. È esattamente quello che è successo. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 31 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La revisione Istat sul 2011 Droga, prostituzione e contrabbando pesano per lo 0,9% Il nuovo Pil più «ricco» del 3,7% Dalle attività illegali 15,5 miliardi La stima attesa sul 2013 dovrebbe valere 3 miliardi in più Ricerca e sviluppo Viste le nuove regole europee, l'Istat ha considerato come investimenti le spese per ricerca, sviluppo e armamenti Il confronto con l'Ocse L'economia «non osservata» è pari al 12,4% del Pil Un valore più basso rispetto alle stime Ocse (27%) Lorenzo Salvia

ROMA - Alla fine la famosa flessibilità sui parametri di Bruxelles potrebbe arrivare dalla revisione del Pil, il Prodotto interno lordo, che l'Istat sta facendo in questi giorni sulla base delle nuove regole europee. E dovrebbe valere intorno allo 0,2% dello stesso Pil, 3 miliardi di euro che l'Italia potrebbe spendere senza vedersi sventolare da Bruxelles quel «cartellino giallo» chiamato procedura di infrazione. Per il momento si tratta solo di un pronostico per il 2014, di una proiezione sulla base dei primi dati storici diffusi ieri dall'Istituto nazionale di statistica. E il governo minimizza. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi parla di «robetta per la crescita», il sottosegretario all'Economia Giovanni Legnini dice che «l'effetto complessivo del ricalcolo sarà positivo ma limitato». Ma perché per il momento siamo fermi ad un pronostico? Ieri l'Istat ha ricalcolato il Pil del 2011, per la serie storica aggiornata fino al 2013 bisogna aspettare ancora un paio di settimane. Applicando le nuove regole, l'istituto di statistica ha tenuto conto anche di un pezzo dell'economia illegale (droga, prostituzione e contrabbando), considerato come investimenti le spese per ricerca, sviluppo e armamenti, e infine corretto alcuni parametri. Rispetto al vecchio metodo di calcolo, il Pil è cresciuto di 59 miliardi di euro, con un aumento del 3,7%. Un tasso di crescita da miracolo degli anni 60, che se fosse reale avrebbe risolto in un colpo solo tutti i nostri problemi. Le attività illegali che entrano nel calcolo valgono lo 0,9% del Pil: 10,5 miliardi di euro la droga, 3,5 la prostituzione, 300 milioni il contrabbando di sigarette, più un altro miliardo e spiccioli legati all'indotto dei tre settori. Aggiungendo a queste voci anche il nero, che veniva già conteggiato, viene fuori che la cosiddetta «economia non osservata» è pari al 12,4% del Pil. Una valore molto più basso rispetto alle stime che circolano da tempo: proprio ieri l'Ocse, che però si riferisce a tutte le attività illegali, ha indicato il 27%. Più del doppio. Al di là della differenti interpretazioni, il Pil più alto che viene fuori dal ricalcolo aiuta l'Italia a rispettare i parametri europei, a partire dal rapporto deficit Pil. Se aumenta il Pil, anche il deficit può salire un po'. Ed è molto probabile che la stessa crescita virtuale vada applicata anche agli altri anni, compreso quello in corso. La novità più importante, però, riguarda proprio il calcolo del deficit. Anche per questa voce ci sono delle nuove regole europee da applicare. In sostanza non si tiene più conto dei cosiddetti swap . Non vanno più conteggiati come passività, cioè, gli interessi pagati dal ministero del Tesoro sui derivati utilizzati per coprirsi dai rischi del mestiere, come l'oscillazione dei cambi o dei tassi di interesse. Applicato al 2011 questo ricalcolo ci ha fatto «risparmiare» 1,8 miliardi di euro. Nel 2013 - il dato non è stato diffuso ieri dall'Istat ma era stato già studiato ad aprile - sarebbe stato ancora di più, circa 3 miliardi. Per il 2014 non si può ancora dire con certezza, anche perché i derivati sono strumenti volatili per definizione. Ma al momento le previsioni lasciano intravedere un risultato simile. Con il paradosso che l'Italia potrebbe tifare per un andamento negativo sugli swap , visto che un aumento degli interessi da pagare farebbe in realtà scendere il deficit, aprendo nuovi spazi di spesa. C'è però un'altra voce di cui tenere conto. Sempre per il rispetto delle nuove regole di calcolo, l'Istat ha dovuto aggiornare la lista degli enti che fanno parte della pubblica amministrazione. Nell'elenco sono entrate organizzazioni che, pur essendo di diritto privato, lavorano quasi in esclusiva per lo Stato o non sono in regime di concorrenza. Si sono aggiunte, tra le altre, 35 federazioni sportive con l'eccezione della Figc, e la Consip, la società per gli acquisti della pubblica amministrazione. D'ora in avanti peseranno sul deficit e sul debito pubblico. Applicata al 2011 la norma ci ha fatto in realtà guadagnare, con un deficit sceso di mezzo miliardo di euro. Ma non è detto che negli anni successivi venga fuori lo stesso risultato.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 32 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

@lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA C.D.S. La rivalutazione miliardi la rivalutazione del Pil 2011 pari a +3,7% 59 20,6 miliardi dalle spese per ricerca e sviluppo 10,5 miliardi dalla commercializzazione di droga 3,5 miliardi dagli armamenti 3,5 miliardi dall'attività di prostituzione 0,3 miliardi dal contrabbando di sigarette La restante parte della rivalutazione (pari a 20,6 miliardi) è dovuta ad altre voci, tra cui la combinazione di effetti dovuti alle innovazioni introdotte nelle fonti e nelle metodologie

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 33 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 30 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Fiat Chrysler L'avvicendamento e il consiglio d'amministrazione di domani Ferrari, l'addio di Montezemolo Vertice di due ore a Maranello Incontro con Marchionne dopo lo strappo di Cernobbio Federico De Rosa

MILANO - L'uscita di Luca Cordero di Montezemolo dalla Ferrari è vicina. Forse già domani, quando a Maranello si riunirà il consiglio d'amministrazione per l'esame dei conti semestrali, potrebbe essere sancito il divorzio. Almeno è questa la sensazione dopo il faccia a faccia tra l'amministratore delegato di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, e Montezemolo ieri nel quartier generale del Cavallino Rampante. L'incontro è stato lungo e secondo le indiscrezioni sarebbe servito a definire le condizioni, non solo quelle economiche, per le dimissioni del presidente della Ferrari. Marchionne ieri era a Maranello per il secondo giorno della riunione dei consiglieri di Philip Morris, ospitato nel quartier generale delle Rosse. Montezemolo era lì, come al solito, da lunedì ma solo ieri c'è stato il faccia a faccia. Il primo dopo quel «nessuno è indispensabile» pronunciato domenica a Cernobbio, con cui Marchionne ha fatto emergere la vertenza in corso con il presidente della Ferrari. Vertenza che con la Fca che si appresta a quotarsi a Wall Street non può certo rimanere aperta per troppo tempo. La buonuscita, in questi casi, rappresenta sempre la curva più difficile. Ed è probabile che i due top manager ieri abbiano verificato tutti i dettagli messi a punto dagli avvocati. In realtà i criteri del divorzio sono già definiti. Nel bilancio della Fiat è scritto che al presidente Ferrari spetta «un'indennità in caso di dimissioni o cessazione dalla carica» che «sarà dovuta in un arco temporale di venti anni in un ammontare che, decorsi dieci anni, non può essere superiore a cinque volte la componente fissa della remunerazione». A Montezemolo spetterebbero circa 14 milioni di euro. Ma è improbabile che l'accordo possa essere stato trovato su una cifra simile. Le voci che stanno circolando parlano di numeri a tre cifre. Una conferma si avrà solo quando l'addio diventerà ufficiale. Non manca molto. E forse domani si saprà anche se il testimone passerà a Marchionne. A Piazza Affari, intanto, la Fiat non sembra risentire dei movimenti in corso a Maranello, che stanno tenendo invece in fibrillazione i tifosi, molti dei quali ieri si sono ritrovati davanti a cancelli del quartier generale delle rosse. In Borsa il Lingotto ha guadagnato l'1,6%. A spingere il titolo sono state anche le voci che ipotizzano una quotazione in Borsa della Ferrari o comunque una sua valorizzazione. Quanto al futuro, Montezemolo sembra avviato verso la guida della nuova Alitalia-Etihad. «Le sue competenze e la conoscenza dell'operazione sono tali che ne farebbero un ottimo presidente» ha detto il numero uno di Atlantia, Giovanni Castellucci. In questi giorni il gran capo della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, è a Roma e avrebbe parlato con il presidente della Ferrari, che però dovrà attendere forse fino a novembre, quando è atteso il via libera Ue all'operazione, per assumere il nuovo incarico. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'affondo all'Ambrosetti «Nessuno è indispensabile». Questa la frase di Marchionne domenica scorsa Le critiche ai risultati sportivi «Sono sei anni che facciamo fatica». Questa la critica del manager Fiat ai risultati sportivi 1,6 per cento il rialzo del titolo Fiat ieri a Piazza Affari nell'imminenza del chiarimento a Maranello tra Marchionne e Montezemolo e sulla scorta delle attese per la quotazione del gruppo a Wall Street e i progetti sulla Ferrari Il faccia a faccia riservato

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 34 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 30 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Nel quartier generale del Cavallino rampante ieri si è tenuto un confronto di due ore Domani il consigliod'amministrazione Giovedì l'esame dei risultati del primo semestre. Sul tavolo il nodo della governance

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 35 10/09/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 30 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La strategia L'attesa per la prima riunione londinese del board di Fca a fine ottobre. Analisti divisi sulle prossime mosse Le scelte Fiat per Wall Street e il ruolo del Cavallino Supercar Appena settemila le Ferrari vendute ogni anno in tutto il mondo, volumi da autentico bene di lusso Fabrizio Massaro

MILANO - «Sottolineiamo che la società ha un asset molto valorizzabile e monetizzabile nel suo marchio Ferrari», scrivevano il 4 settembre gli analisti di Jp Morgan a proposito di Fiat. Succederà? Non succederà? Il mercato si interroga, in assenza di indicazioni dal gruppo. Di sicuro il Cavallino rampante è da sempre l'oggetto dei desideri, sia come bene di lusso - conteso anche tra chi può permetterselo, visto che di Ferrari ne vengono prodotte appena 7 mila l'anno - sia come cuore di un'operazione finanziaria, specialmente adesso che Fiat-Chrysler, sotto il nuovo brand Fca, approderà tra un mese a Wall Street. Investitori e analisti guardano alla possibile data del 13 ottobre come a un momento storico al quale il ceo Sergio Marchionne vuole presentarsi in perfetto ordine e con tutte le leve del comando in mano. Dunque, anche con quelle della Ferrari, che invece nei 23 anni con Luca Cordero di Montezemolo alla guida è stata una «repubblica autonoma» sebbene Fiat abbia il 90% (il 10% è di Piero Ferrari). Lunedì 8 Mediobanca Securities spiegava che «nonostante le chance di una quotazione della Ferrari siano basse, la speculazione darà una mano al titolo Fiat» (ieri 7,69 euro, +1,65%). Al di là delle scelte future, è certo che alla base della rottura tra Marchionne e Montezemolo ci sia una profonda diversità di vedute: «Abbiamo fatto gestire la Ferrari da Montezemolo per un lungo periodo di tempo per due ragioni: l'indipendenza del produttore e il posizionamento del prodotto», ha detto Marchionne a Cernobbio. «Ma quando un'azienda cambia idea o non c'è più convergenza degli obiettivi, le cose cambiano». Ciò che gli osservatori di cose Fiat spiegano è che Marchionne vuole presentarsi al mercato Usa con una Ferrari pienamente integrata in Fca. Un indizio in questo senso si registra nell'entourage di Maranello: «Ferrari è ormai americana, è la fine di un'era». Dietro quel commento c'è il rischio che una Ferrari integrata nel gruppo - e magari con una produzione più numerosa - possa perdere l'aura di esclusività che da sempre è la chiave del suo successo, e ancor di più se a guidarla sarà un manager poco avvezzo alle dinamiche del mondo del lusso. A sostegno della linea di Marchionne c'è che dal 2004 ad oggi la Fiat è stata totalmente trasformata, anche con scelte molto nette dettate dall'esigenza di sopravvivere nella competizione mondiale. In questo contesto anche la Ferrari è chiamata a dare il suo contributo all'interno del gruppo, anche con la sua immagine. La critica esplicita di Marchionne a Montezemolo è stata per le mancate vittorie sportive in F1 dal 2008. Dal canto suo Montezemolo può vantare però risultati finanziari eccellenti, con vendite pari al 12% degli utili operativi della Fiat. Le decisioni sulla Ferrari andranno viste anche alla luce delle scelte di Fca su un eventuale rafforzamento patrimoniale, a cui una quotazione del Cavallino potrebbe dare una mano. Le ipotesi circolate puntano comunque di più su un aumento di capitale o un bond convertibile, anche se Marchionne ha rinviato ogni decisione alla riunione del consiglio di amministrazione di fine ottobre, il primo nella nuova sede di Londra. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 36 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PRIORITÀ E RISORSE La strada obbligata per ritrovare la crescita Alberto Quadrio Curzio

Il Governo Italiano è impegnato su molti, difficili fronti, in Europa e in Italia. Sappiamo anche che il presidente del Consiglio Renzi, la cui energia è davvero tanta, vuole gestire in prima persona tutto. Sono quindi legittime le preoccupazioni che questo impegno sia eccessivo e che si impongano scelte e deleghe più chiare. Sulle riforme economiche necessarie, per evitare confusione, partiamo dalle raccomandazioni delle istituzioni europee all'Italia per passare poi ad una conclusione. E cioè che la spinta (sia pure limitata, senza quella europea) alla nostra crescita ed occupazione passa dal rilancio degli investimenti con le risorse recuperate dalla spending review e dall'evasione, con la riduzione del carico fiscale ed in particolare dell'Irap (solo simbolicamente ridotta in primavera), con un efficace partenariato pubblico-privato, con l'occupazione promossa da politiche attive e retributive nuove anche nel pubblico impiego. Le raccomandazioni europee. Sono quelle espresse nel giugno scorso dal Consiglio della Ue e dalla Commissione europea, sul Programma nazionale di riforma e su quello di stabilità presentati dal governo. Purtoppo sono raccomandazioni che si ripetono da anni e sul cui adempimento l'Italia ha fatto poco. Eppure le stesse sono difficilmente contestabili anche se possono apparire semplificanti ed eccessive. Esse si riferiscono 1)alle politiche di bilancio; 2)all'alleggerimento del carico fiscale sui fattori produttivi; 3)all'efficienza della pubblica amministrazione; 4) al rafforzamento del settore bancario; 5)alle riforme del mercato del lavoro; 6)alle riforme del sistema di istruzione; 7)alla semplificazione normativa; 8)alla politica dei trasporti e delle infrastrutture. Il governo ha risposto a queste raccomandazioni evidenziando che le riforme richieste sono in cantiere anche se la realtà è (molto) più contenuta.Anche perchè non sono chiare le nostre priorità e questo preoccupa perché l'economia reale italiana continua a peggiorare, pur con tutta l' Eurozona. Le valutazioni sul 2014. Infatti le previsioni (ci riferiremo a quelle di Prometeia sia pure con nostre valutazioni) danno troppi segni negativi: il Pil scende dello 0,2%; gli investimenti (macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto) scendono dello 0,4%; gli investimenti in costruzioni del 2,3%; la domanda totale interna dello 0,2%; la disoccupazione ormai si avvia al 13%. Non compensano questi dati negativi l'aumento della spesa delle famiglia dello 0,2% e un saldo dell'interscambio merci sull'estero al 2,8% del Pil. Due altri fatti (uno negativo e l'altro positivo) sono noti ma è bene ricordarli. L'inflazione (al netto di energia e alimentari, che sono componenti più volatili) è scesa in agosto allo 0,5%, che è il nostro minimo storico anche perché mai prima eravamo andati sotto quelle di Francia e Germania. In positivo vi è il calo dei tassi sui titoli di Stato con il conseguente risparmio di interessi passivi che contribuirà a tenere il deficit sul Pil sotto il 3%. In sintesi: i segnali moderatamente fiduciosi di una ripresa sono stati archiviati dai dati del secondo trimestre. Priorità e risorse. Bisogna allora individuare tra le Raccomandazioni europee le più urgenti, proseguendo nel frattempo con le riforme ad effetto strutturale sul medio termine dei 1.000 giorni prefigurati dal governo. La priorità è quella di rilanciare gli investimenti, l'innovazione e l'occupazione, soprattutto quella giovanile. Perché da questa dipende la fiducia nel futuro che a sua volta contribuisce ad un aumento (vero) nella spesa delle famiglie. Per fare questa operazione vanno trovate le risorse e selezionati gli impieghi. Il reperimento delle risorse deve imperniarsi (ma non esaurirsi) sulla spending review (compresa la ristrutturazione delle aziende partecipate dagli enti locali). Poiché i quasi 60 miliardi di risparmi (al lordo delle minori entrate) del triennio 2014-2016 sono ben documentati dal Programma Cottarelli (che tra l'altro indica prudentemente entità minori di quelle prefigurate da altri nel 2012), bisogna dare esecuzione alla stesso senza esitazione. Inoltre va riequilibrato il carico fiscale recuperando l'evasione. Perché la nostra pressione fiscale apparente è al 44% ma quella effettiva (sui contribuenti leali) è al 54%. Investimenti e lavoro. Con le risorse che si liberano bisogna spingere gli investimenti, l'innovazione, la tecnoscienza, l'industria, le infrastrutture che, oltre ai noti effetti moltiplicativi, devono anche sostenere la

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 37 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

competitività del sistema Paese. Queste misure passano sia attraverso una riduzione del carico fiscale sulle imprese, e in particolare sugli investimenti, sia attraverso iniziative di partenariato pubblico-privato dove nuovi strumenti di finanza per le infrastrutture e l'industria servono molto. Non meno importante è l'intervento sul lavoro e l'occupazione dove il ministro Poletti sta operando bene. Bisogna arrivare alla semplificazione dei contratti, a migliori politiche attive, a contratti a tempo indeterminato ma a protezioni crescenti, a rivalutare l'apprendistato e l'alternanza scuola-lavoro, a rivedere i sussidi di disoccupazione e la cassa integrazione anche per prevenire forme che disincentivano il lavoro stesso. Poi ci vuole una radicale riduzione e ristrutturazione del pubblico impiego premiando solo il merito. Sappiamo che il Governo ha già adottato vari provvedimenti in queste direzioni. Siamo anche convinti che solo un successo pieno al proposito darà una (prima) spinta alla competitività italiana e aumenterà la nostra forza in Europa. Una conclusione. Tutto ciò è per noi necessario ma non sarà sufficiente se le istituzioni europee non spingeranno gli investimenti infrastrutturali (materiali e immateriali) e una forte reindustrializzazione sostenibile anche con strumenti finanziari nuovi, come gli EuroUnionBond. Perché la politica monetaria della Bce per quanto espansiva (e non priva di rischi per bolle speculative) non può supplire una politica per l'economia reale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 38 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato OCSE: IN ITALIA DISOCCUPAZIONE AL TOP Primi segnali di ripresa delle assunzioni Giorgio Pogliotti

Giorgio Pogliotti u pagina 6 ROMA Nelle assunzioni cresce il ricorso all'apprendistato e ai contratti a tempo determinato: sono i primi effetti del Dl Poletti. È quanto emerge dal sistema delle comunicazioni obbligatorie che nel II trimestre dell'anno fa registrare un incremento del 3,1% delle assunzioni, 80.590 in più rispetto allo stesso periodo del 2013. I 2,6 milioni di rapporti di lavoro attivati corrispondono a 1,9 milioni di lavoratori. Nello stesso arco temporale, tuttavia, sono anche aumentate le cessazioni: sono state 2,4 milioni, 7.176 in più rispetto al II° trimestre 2013 (+0,3%). Il saldo tra attivazioni e cessazioni, dunque, è positivo. Tra le assunzioni su base tendenziale la crescita percentuale maggiore si registra nell'apprendistato che segna il 16% di incremento, con 11.395 attivazioni, anche se rappresenta ancora una quota residuale del mercato del lavoro: gli 81.954 rapporti di apprendistato, infatti, sono pari al 3,1% del totale. Il 70% circa di assunzioni è fatta con il contratto a tempo determinato, in crescita del 3,9% (pari a 68.537 unità), che raggiunge quota 1,8 milioni. Mentre i rapporti di lavoro attivati con contratti a tempo indeterminato sono il 15%, pari a 403mila, l'1,4% in più del 2013 (5.416 unità in più), e i contratti di collaborazione restano stabili al 6% a quota 165mila (-0,1%). A crescere maggiormente sono i contratti a termine e l'apprendistato, oggetto di semplificazioni con il decreto Poletti entrato in vigore lo scorso 21 marzo. La strada è in salita, come ricorda l'Ocse evidenziando che il tasso di disoccupazione rimane stabile nell'area euro, all'11,5%, per la gran parte dei Paesi ad eccezione dell'Italia dove è cresciuto di 0,3 punti raggiungendo il 12,6%, ben oltre la media dei 34 Paesi Ocse (a luglio è salito al 7,4% dal 7,3%). Le misure del governo Renzi sul mercato del lavoro sono contenute nel Ddl delega Jobs act, che è stato calendarizzato in Aula al Senato a partire dal 23 settembre. A condizione che la maggioranza riesca a trovare una posizione comune sui nodi da sciogliere, ovvero sull'articolo 4 del Ddl con la delega sul contratto a tutele crescenti e sulle modifiche allo Statuto dei lavoratori. Domani la commissione Lavoro tornerà a riunirsi per approvare le proposte di modifica agli altri 5 articoli, che hanno ricevuto il via libera dalla commissione Bilancio. «Al momento non presenteremo emendamenti - spiega il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti -. La discussione è in corso, in questo momento è la maggioranza che deve sviluppare il suo confronto. Il governo una sua posizione ce l'ha, è la delega». Per il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ncd), relatore del Ddl delega, lo Statuto «va cambiato nel complesso con norme semplici, che comprendano anche la riforma dell'articolo 18. Faremo una delega ampia». Contrario il Pd, che intende circoscrivere il perimetro della delega solo ai mansionamenti e ai controlli a distanza in azienda. © 0RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 39 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Non basta un euro debole per essere più competitivi Beniamino Quintieri

Il deprezzamento dell'euro sul dollaro viene da molti considerato uno strumento potenzialmente efficace per aiutare i Paesi dell'Eurozona ad uscire dall'attuale stagnazione e deflazione. Un euro più debole, oltre ad accrescere l'export e stimolare la crescita, farebbe aumentare il costo dei beni importati e spingerebbe verso l'alto il tasso d'inflazione. Beniamino Quintieri In effetti dal momento della sua costituzione ad oggi l'euro ha registrato un apprezzamento rispetto al Dollaro di oltre il 20%; dopo un iniziale deprezzamento (1999-2001) la valuta europea ha continuato a rivalutarsi fino allo scoppio della crisi per poi restare sostanzialmente stabile. Il progressivo venir meno di pericoli di crisi finanziarie all'interno dell'area, grazie agli interventi della Bce, se hanno sortito l'effetto desiderato di ridurre gli spread dei paesi in maggiore difficoltà, hanno di fatto contribuito a mantenere "alto" il valore dell'euro. L'utilizzo del tasso di cambio come strumento antirecessivo solleva di fatto due interrogativi: il primo riguarda l'effettiva capacità della Bce di incidere in modo rilevante sul valore dell'euro; il secondo concerne la reale efficacia di un deprezzamento della valuta europea rispetto all'obiettivo di dare un impulso significativo alle esportazioni dell'area verso il resto del mondo. Relativamente al primo aspetto il problema che la Bce deve oggi affrontare è come ridurre il valore dell'euro senza incidere negativamente su quel clima di maggiore fiducia che essa stessa ha contribuito a stabilire nel 2012. Non è un caso che l'indebolimento dell'euro registrato in questi giorni appaia più come il risultato delle cattive notizie relative all'andamento dell'economia europea piuttosto che l'effetto di deliberate politiche della Bce sul mercato dei cambi. Inoltre l'esperienza americana di quantitative easing insegna come questa politica non sia stata in grado di incidere né sul cambio né sul tasso di inflazione; di fatto il dollaro è rimasto relativamente stabile nei tre anni di espansione monetaria ed è oggi sostanzialmente sugli stessi livelli del 2007. Vi è scarso supporto quindi all'idea che una analoga politica in Europa possa costituire una via per dar luogo ad un deprezzamento dell'euro. Una strada per la Bce per ottenere un deprezzamento dell'euro sarebbe quella di intervenire direttamente sul mercato dei cambi vendendo e acquistando asset in altre valute, ma ciò potrebbe innescare una pericolosa spirale di svalutazioni competitive da parte delle banche centrali. Per quanto concerne l'impatto di un deprezzamento dell'euro sulle esportazioni dei Paesi dell'Eurozona vi sono molte ragioni per ritenere che gli effetti sarebbero molto più contenuti rispetto al passato. La maggiore rilevanza della qualità dei prodotti e della forza dei marchi, l'affermarsi delle catene globali del valore, le marcate differenze nei costi di produzione tra Paesi "maturi" e Paesi emergenti, sono tutti fattori che hanno prodotto una minore reattività delle esportazioni rispetto ad una variazione dei prezzi relativi indotta da variazioni nei cambi. Un deprezzamento della valuta risulta normalmente più efficace quando ha luogo tra Paesi simili, caratterizzati da specializzazione produttiva e struttura dei costi più simile. Non è sorprendente, quindi, che recenti analisi abbiano stimato che gli effetti di una variazione del cambio reale sul commercio intra-Ue risultano più significativi rispetto a variazioni dell'euro nei confronti delle altre valute. Se la Germania è stata in grado di generare un deprezzamento reale del suo tasso di cambio, altri Paesi facenti parte dell'Unione monetaria hanno registrato perdite di competitività non solo verso il resto del mondo ma anche all'interno dell'Eurozona. In particolare, i Paesi "periferici" dell'Unione se, con l'avvento dell'euro, hanno avuto accesso al mercato dei capitali a tassi più bassi rispetto a quelli pagati quando avevano una propria valuta, non sono stati in grado, tuttavia, di attuare quei processi di aggiustamento necessari per evitare perdite di competitività ed una conseguente sopravalutazione del tasso di cambio reale. Da qui, al di là dei possibili, e comunque incerti, effetti di un deprezzamento del valore nominale dell'euro, la necessità, da parte dei Paesi caratterizzati da disavanzi strutturali, di perseguire azioni in grado di dar luogo a più efficaci meccanismi di svalutazione interna che aiuterebbero questi Paesi a riguadagnare competitività non solo all'interno dell'Eurozona ma anche sui mercati internazionali.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 40 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 41 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'ANALISI Se il mercato scommette sul nuovo piano industriale Alessandro Plateroti

«La Borsa approva la svolta al vertice Ferrari: il titolo Fiat sale di quasi il 2%». I titoli delle agenzie di stampa semplificavano così, ieri, il giudizio della Borsa sull'ormai scontato cambio della guardia nel presidio più importante della galassia del Lingotto. Scontato non perché annunciato o confermato dalla proprietà, da cui ancora si aspetta una parola sul caso, ma perchè questa è la percezione generale: se la Exor tace la parola di Marchionne è la parola dell'azionista, e tanto basta per il mercato per scommette apertamente non solo su una presidenza dello stesso amministratore delegato della Fiat a Maranello, ma persino su un'accelerazione di alcuni progetti «strategici» per Fiat-Chrysler e per Ferrari che sono stati «strategicamente» chiusi nella cassaforte del Lingotto per più di un anno e di cui importanti banchieri hanno buona conoscenza. Per il mercato, insomma, la «spettacolarizzazione» della rottura tra i due manager e in particolare della frattura insanabile tra Montezemolo e il ramo dominante degli eredi Agnelli, è stata certamente poco edificante per l'immagine del nostro capitalismo e forse una caduta di stile per quella che era considerata come la «famiglia Kennedy italiana», ma non c'è dubbio che dietro alla brutalità di questo scontro ci sia molto di più di un semplice regolamento di conti tra i rami della famiglia. Fermandosi al giudizio morale, insomma, si rischia di non vedere il disegno industriale e finanziario di fondo, di non cogliere la vera sostanza dei fatti e gli obiettivi che hanno spinto la proprietà ad eliminare l'ultima isola semi-indipendente del gruppo Fiat affidandone la gestione al suo leader indiscusso, Sergio Marchionne. Se il Ceo del Lingotto - come tutto lascia pensare - diventerà anche presidente della Ferrari, sarà non solo il primo top manager della Fiat ad aver assunto questo incarico a Maranello, ma anche il garante unico e plenipotenziario del progetto originario che lo aveva portato dalla Svizzera al Lingotto: l'uscita progressiva della famiglia Agnelli dall'auto (volontà annunciata alcuni anni fa e ribadita in più occasioni dallo stesso John Elkann), la ricerca di un partner industriale o di un vero acquirente per Fiat-Chrysler, la valorizzazione borsistica della Ferrari (con Maserati e Alfa) con il passaggio del suo controllo dalla Fiat all'Exor. In quest'ottica, secondo i ben informati, il licenziamento di Montezemolo sarebbe dunque solo la prima mossa di un risiko di ben più vasta portata che avrebbe al centro tutti i satelliti della galassia Agnelli: la Fca, la Ferrari e la Exor. In sostanza, questo è lo scenario e i ragionamenti che ne sono alla base. Partiamo da Fca. Per la famiglia Agnelli, la quotazione a Wall Street del gruppo Fca è necessaria non solo perchè, come è stato detto da Elkann e Marchionne, «si tratta del più importante mercato dei capitali», ma per ragioni più ampie: in America, e soprattutto in Delaware dove è oggi incorporata Fiat Usa, ci sono regole diverse e più favorevoli per avviare negoziati riservati con controparti o per difendersi in caso di take-over, senza contare il contatto diretto con la finanza di supporto e la maggiore facilità negoziale con tutte le grandi corporation dell'auto e in particolare con i colossi cinesi dell'auto, di cui la gran parte sta valutando l'ipotesi di una quotazione a Wall Street dopo quella di Hong Kong. Se gli Agnelli vogliono trovare un partner per la Fca, New York è la sede adatta per farlo, l'Olanda per deliberalo, Londra per minimizzare le tasse. Il problema, se così si può definire, è però la Ferrari: a Wall Street non hanno mai nascosto il forte gradimento sulla scuderia di Maranello come unità indipendente dalla Fiat, perorando l'opportunità di un suo spin-off dal gruppo. È noto a tutti, del resto, che il titolo Fiat è oggi valorizzato sulla base degli utili che gli porta la Ferrari, non certamente delle perdite che genera Fiat Auto: con la quotazione separata, il titolo Ferrari potrebbe correre in Borsa più velocemente di quanto non faccia in pista. Le azioni scorporate di Maranello sarebbero quindi assegnate agli azionisti della Fiat, con la Exor che resterebbe quindi saldamente in controllo della scuderia quotata. E il titolo Fiat? Per il titolo Fiat (o Fca) sarebbe un colpo durissimo l'uscita della Ferrari dal proprio perimetro: già oggi si calcola che su 9 miliardi di capitalizzazione di Borsa di Fiat, circa 5 siano il contributo della Ferrari. Il titolo potrebbe però godere di un fattore di sostegno importante: la prospettiva di una cessione del gruppo o dell'ingresso di

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 42 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

un partner industriale. Senza la Ferrari in pancia alla Fca, infatti, gli analisti ritengono che la famiglia Agnelli sarebbe ben più libera dai condizionamenti italiani su un cambio di proprietà dei suoi marchi: un conto è cedere la Fiat senza la Ferrari - vero e forse ultimo grande simbolo del made in Italy e dell'italianità nei beni di lusso - un altro è far entrare un gruppo cinese al vertice della holding Fca che controlla la Ferrari. È ovvio che in quest'ultimo caso il Lingotto rischierebbe di finire sotto tiro dell'opinione pubblica per aver svenduto all'estero il Cavallino Rampante. Detto questo, resta Exor: se i piani di cui si discute dietro le quinte andranno avanti, la holding degli Agnelli diventerà la cassaforte della Fiat (finchè è loro) e soprattutto della "nuova Ferrari", l'asset più importante che oggi c'è sul tavolo. E con in portafoglio un marchio tanto visibile e importante per il made in Italy, è probabile che altre operazioni nel campo dello stile italiano potrebbero diventare realtà. Tra queste, si rumoreggia anche di un possibile ingresso di Exor nel gruppo Armani: tra lo stilista e gli Elkann-Agnelli ci sono infatti legami di parentela e amicizie personali che potrebbero favorire una svolta clamorosa tra le due realtà. Ma questa è un'altra storia. Che succederà, dunque, di qui ai prossimi mesi? La risposta non è facile, anche perchè molto dipenderà dall'esito della quotazione di Fca a Wall Street, prevista entro metà ottobre, e dalle condizioni del mercato finanziario americano. Senza contare le condizioni del mercato dell'auto: qualunque operazione strategica su Fca o su Ferrari dovrà infatti tenere conto anche dell'andamento congiunturale del settore automobilistico. Lo scenario, come i progetti descritti, è dunque delicato e complesso, di respiro industriale e finanziario. Ma è soprattutto di valore strategico per il futuro della famiglia Agnelli, che appare ben determinata a non subire pressioni o interferenze di alcun genere nella sua attuazione: è per questo che la sede fiscale è stata spostata a Londra e quella legale in Olanda. E questa è certamente una delle ragioni alla base del caso- Montezemolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PAROLA CHIAVE Holding Una holding company è una società che detiene il controllo di un gruppo di aziende, attraverso il possesso diretto o indiretto di una rilevante quota del pacchetto azionario di ciascuna in misura tale da controllarne la gestione. Le società che hanno azioni o quote la cui proprietà è detenuta dalla medesima holding sono dette «consociate». All'interno di questa categoria, se la partecipazione societaria nella consociata è significativa ma non sufficiente a controllarne l'amministrazione, la consociata è chiamata, più specificatamente, «collegata». Se invece la partecipazione societaria nella consociata è sufficiente a controllarne l'amministrazione, la consociata è chiamata, più specificatamente, «controllata».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 43 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 5 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'ANALISI Due decimali utili anche nella «partita» del deficit 2014

Rossella Bocciarelli I l ritocchino al fotoshop dell'Istat c'è, ma di certo non ci cambia i connotati. Rimettendo insieme le buone notizie apprese ieri, in occasione della rivalutazione del Pil 2011, abbiamo uno scalino all'insu del livello del Pil pari a 59 miliardi, una leggera riduzione della pressione fiscale, un miglioramento dell'indebitamento netto dello 0,2 per cento (del quale, anche se non è affatto scontato, si può sperare una traslazione sui dati del 2013, con conseguente allentamento del nodo scorsoio rappresentato dal tetto al 3% per il deficit); una più che probabile, prossima attenuazione del rapporto fra debito e Pil di circa un paio di punti percentuali. Last, but not the least, quel numero fastidioso che quando si parla dell'Italia tutti hanno nelle orecchie, ovvero un peso dell'economia sommersa intorno al 16% (ultima stima dell'Istat, risalente al 2008) è diventato, per effetto delle nuove stime e nuove metodologie statistiche - che oltre tutto impediscono il confronto con il passato - un più modesto 11,5% del Pil. Al quale però, da ieri, occorre aggiungere anche un altro 0,9%, che è il peso sul Pil di prostituzione, droga e contrabbando. Già, è qui il nervo scoperto, l'aspetto che è stato a lungo discusso tra molti Paesi anche in sede Eurostat (a questo proposito, il comunicato dell'Istat parla pudicamente del «superamento delle riserve europee sull'implementazione del Sec 95»). È giusto, come hanno deciso in questo periodo molti Paesi europei, tra i quali l'Olanda ma non, ad esempio, la Francia, conteggiare nel Pil elementi di attività illegale, quelle che sono frutto di transazioni e per le quali è possibile stimare anche un sistema di prezzi? Molti hanno eccepito sotto il profilo morale. Altri, come l'economista Marcello Esposito su lavoce.info, hanno sostenuto che l'inclusione dell'economia criminale all'interno del Pil avrebbe un senso "economico" solo se l'Europa intendesse legalizzare quel tipo di attività. Così, invece, rappresenta una fonte di errori statistici. La risposta del presidente dell'Istat Giorgio Alleva è che il compito dell'Istat è di evidenziare attraverso i dati statistici anche questi fenomeni, così com'è stato fatto lasciando emergere il sommerso che è anch'esso caratterizzato da numerose attività illegali, in modo da aiutare chi è chiamato a decidere e a perseguire ciò che non va nel nostro Paese. Un fatto, comunque è certo: nessuno può sperare che sarà la cosmesi contabile a risolvere i problemi economici dell'Italia. Anche se è vero che dal passaggio ai nuovi standard hanno tratto qualche vantaggio in tanti (la Germania ha rivalutato il Pil del 3,4%, la Francia del 3,2, il Regno Unito del 4,6%) perché in tempi di crisi un aspetto contabile "più sano e più bello" aiuta; anche se è prevedibile che una parte di queste rivalutazioni stimate potrà risultare opinabile (pare che in alcuni virtuosi Paesi del nord si tenda a sottovalutare considerevolmente il peso dell'illegalità), i primi a sapere che senza una ripresa vera della capacità di generare reddito il nostro Paese non va da nessuna parte, siamo noi italiani. È un vaccino sufficiente per rifuggire dalle tentazioni delle scorciatoie statistiche. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 44 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1.23 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Riassetti. Ieri lungo faccia a faccia tra i due manager a Maranello - L'ipotesi di un cda Fiat che deliberi sulle condizioni del divorzio IL CASO FERRARI/1 Ferrari, Marchionne al comando Si tratta sulla buonuscita di Montezemolo: si parte da 14 milioni, l'ipotesi dei 25-30 - La Consob interviene IL CONFRONTO Sul tavolo le divergenze sul futuro strategico del Cavallino e la consapevolezza che la frattura è insanabile Laura Galvagni

MILANO Dopo il botta e risposta a distanza è arrivato il faccia a faccia. Il ceo di Fiat Sergio Marchionne ha incontrato ieri a Maranello il presidente di Ferrari Luca Cordero di Montezemolo. Il confronto si è tenuto poco prima della pausa pranzo in un clima che non si può certo definire disteso, complice il tono degli ultimi giorni. Tanto più che, dopo anni di convivenza forzata, il faccia a faccia si è presentato come l'occasione per mettere le carte sul tavolo. D'altra parte, al di là, della sostanziale incompatibilità umana negli ultimi mesi a fare la differenza sono state le profonde divergenze sul piano della gestione strategica del brand Ferrari. Punti di vista talmente differenti da rendere la distanza incolmabile. L'incontro, dunque, è durato il tempo necessario per capire che la frattura è insanabile e il divorzio è già agli atti. Per questo, si attendono evoluzioni in tempi assai stretti. Qualcuno ipotizza che ciò possa avvenire oggi in giornata o, al più tardi, in occasione del consiglio di amministrazione della Ferrari convocato domani a Maranello per approvare i conti del semestre. Un board al quale parteciperà anche Marchionne dopo aver presentato a Balocco la nuova Jeep Renegade. L'addio di Montezemolo potrebbe dunque subire nelle prossime ore una brusca accelerazione. Anche per questo, della questione ora se ne starebbe occupando pure Consob. L'autorità starebbe monitorando attentamente la situazione fin da lunedì. Al punto che, si apprende da fonti vicine alla Fiat, ieri la Commissione avrebbe sollecitato un'informativa sullo stato dei fatti da inviare direttamente agli uffici di Roma. D'altra parte, il giugno scorso l'Autorità guidata da Giuseppe Vegas ha imposto alle società quotate di fornire agli investitori ampia comunicazione su indennità e altri benefici riconosciuti ai manager in caso di cessazione dalla carica o scioglimento del rapporto. E Fiat non potrà esimersi dall'alzare il velo sull'intesa con Montezemolo. La buonuscita Passaggio chiave dell'accordo è evidentemente il costo dell'addio. Secondo la relazione sulla remunerazione a Montezemolo spetta un'indennità pari a cinque volte la componente fissa dell'ultimo stipendio percepito. Stando al bilancio 2013, dunque, si parte da almeno 14 milioni di euro di buonuscita. Montezemolo, da parte sua, non essendo propenso ad aprire un dolorso mercanteggiamento, avrebbe formulato alla famiglia la richiesta che gli venga riconosciuto quanto previsto dal contratto fino alla scadenza del mandato. Il che significa che ai 14 milioni se ne potrebbero aggiungere un'altra decina, considerati gli anni che mancano al termine dell'incarico, due, e che il 2014 dovrebbe essere pagato a stipendio pieno, ossia parte variabile più fissa. Se il desiderata non dovesse essere soddisfatto, ipotesi difficile da immaginare, la trattativa evidentemente si sposterebbe su un altro livello e le carte passerrebero direttamente in mano ai legali. Del resto Montezemolo ha trascorso 23 anni al vertice della Ferrari trasformando il brand in una vera e propria icona. Ecco perché qualcuno si spinge a ipotizzare che la "liquidazione" potrebbe essere decisamente più rotonda, volendo anche superiore ai 50 milioni. Allo stato, si tratterebbe tuttavia solo di congetture. Certo è che, si fa notare, non è escluso che l'accordo sull'indennità da versare a Montezemolo non debba essere oggetto di un opportuno consiglio di amministrazione della Fiat da convocare in tempi rapidi. Il nuovo vertice D'altra parte, in concomitanza con l'uscita di Montezemolo va definito anche il nuovo assetto di vertice della Ferrari. Un assetto che, stando alle attuali indiscrezioni, vede Sergio Marchionne proiettato verso la poltrona da presidente del Cavallino. Tema ancora aperto, invece, sarebbe quello dell'amministratore delegato. In pole position ci sarebbe Harald Wester, numero uno dell'Alfa Romeo e della Maserati. Alcuni sottolineano, però,

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 45 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1.23 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

che il manager risulta già piuttosto impegnato salvo che, l'idea di candidare Wester non vada nella direzione di mettere a fattor comune i tre brand forti del made in Italy, seppure con la consapevolezza che ciascuno meriti un approccio dedicato. In ogni caso, si fa notare, il manager che raccoglierà le deleghe in Ferrari sarà scelto tra gli uomini già disponibili in Fca. Al contempo, già si guarda al futuro di Montezemolo. Il ruolo centrale che il manager ha giocato al tavolo con Etihad per Alitalia lo proietta verso il vertice della nuova Alitalia. E suonano come un'investitura le parole di un socio importante qual è Giorgio Castellucci, ceo di Atlantia: «Le competenze e la conoscenza dell'operazione sono tali che ne farebbero un ottimo presidente», ha affermato ieri. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le grandi liquidazioni della storia italiana Lemaggiori buonuscite. Dati in milioni di euro Società Manager Buonuscita Cesare Romiti Fiat 101,5 Alessandro Profumo UniCredit 40,59 Matteo Arpe Capitalia 37,4 Roberto Colaninno Telecom 25,8 Cesare Geronzi Capitalia 20 Andrea Guerra Luxottica 11,4* Foto: Il confronto. Sergio Marchionne (a sinistra) e Luca Cordero di Montezemolo Foto: - * Arriva a 45 milioni con l'esercizio delle stock options

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 46 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 23.24 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il riassetto. La holding Exor detiene il 30% di Fca, ma con il meccanismo del voto multiplo per i soci stabili potrà pesare fino al 46% IL CASO FERRARI / 2 Famiglia Agnelli pronta al nuovo corso Dalla proprietà pieno appoggio alle scelte di Marchionne e grande riconoscenza per Montezemolo I PIANI ALTI Il riassetto tra gli azionisti di Fca potrebbe continuare: alla fine Exor potrebbe non restare l'unico socio stabile con voti plurimi sulle azioni Marigia Mangano

Da Torino il no comment è di rigore. La famiglia Agnelli, a cui fa capo attraverso Exor la quota di riferimento del 30% in Fca, guarda con attenzione agli sviluppi del confronto tra Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat-Chrysler, e Luca Cordero di Montezemolo, da ventitrè anni in Ferrari. Ma la dinastia di Villar Perosa si attiene strettamente al ruolo di azionista. Dunque: pieno appoggio alle scelte manageriali e industriali di Marchionne e un grande riconoscimento al lavoro portato avanti da una persona cara alla famiglia come Luca Cordero di Montezemolo. Che il passaggio sia delicato è però evidente. Del resto al quarto piano del Lingotto, dove hanno sede gli uffici di Exor, si è perfettamente consapevoli che il gruppo è proiettato verso un nuovo corso. Con il debutto a Wall Street, la doppia sede ad Amsterdam (legale) e Londra (fiscale) la svolta del Lingotto è epocale. Per l'azionista di riferimento, Exor appunto, e per l'intero gruppo. Questo perché, e Sergio Marchionne lo sa bene, il nuovo mercato verso cui sta andando la Fca è molto diverso da quello italiano. Così come sono destinati a essere modificati anche gli equilibri che per decenni hanno governato la Fiat. Il tassello Ferrari rappresenta così, sotto certi aspetti, il primo banco di prova per confermare gli equilibri tra management e proprietà finora in perfetta sintonia. Equilibri che subito dopo la quotazione a Wall Street dovranno anche confrontarsi con nuovi assetti proprietari. Il meccanismo del voto multiplo apre infatti diversi scenari per il libro soci del gruppo italo americano. Exor, ha affermato agli inizi di agosto il presidente John Elkann, «non può cambiare atteggiamento in un momento in cui le prospettive per Fiat-Chrysler sono così buone». In pratica la quota del 30,04% di Fca che farà capo alla holding di casa Agnelli resta ferma a quella soglia, né qualcosa in più né in meno. Nella nuova Fiat- Chrysler che verrà quotata a Wall Street il pacchetto di Exor, del resto sarà molto più pesante. Grazie al meccanismo del voto multiplo, che premia ai fini del controllo gli azionisti fedeli nel tempo, il 30% della holding che fa capo ai diversi rami della famiglia Agnelli potrà valere fino al 46,2% (se nessun altro chiederà di beneficiare del voto multiplo). In pratica, in questo modo, si aprono per la famiglia ampi spazi di manovra sulla partecipazione, che potrebbe essere diluita o ceduta parzialmente senza mettere in discussione il controllo. Questo anche ai fini di eventuali alleanze. Al momento, si ribadisce da Torino, il pacchetto è e rimarrà lo stesso. Acquisita Chrysler e celebrata finalmente la fusione, Exor punta ad arrivare al 2016 con la quota di oggi, che equivale alla possibilità di valutare alleanze in posizione di forza, cioè senza perdere il controllo del gruppo. È altrettanto vero, però, che la mappa dei soci di Fiat è ancora tutta da verificare. Ed Exor potrebbe non essere l'unico azionista a richiedere la possibilità di accedere al voto multiplo. Nel medio periodo, dunque, la holding probabilmente non è destinata a rimanere da sola all'interno dell'azionariato stabile del Fca. Con il risultato finale che gli interlocutori dell'amministratore delegato del gruppo automobilistico saranno più numerosi rispetto alla situazione attuale. Quegli stessi interlocutori a cui dovrà, in futuro, essere presentata la nuova strategia della Ferrari targata Marchionne. Le scelte manageriali sulla Ferrari non necessariamente andranno a impattare sul percorso industriale tracciato per la casa di Maranello, al momento definita nel piano industriale icon car e destinata a produrre 7 mila vetture l'anno. Proprio di recente il manager ha smentito seccamente l'Ipo della Rossa, ma è altrettanto vero che dopo lo sbarco di Fca a New York non è escluso che si mettano in moto altre fasi del riassetto. Analisti e case d'affari si sono già esercitati sulle possibili mosse della Ferrari di Marchionne, dalla quotazione, appunto, allo spin off della Casa di Maranello. Tutte ipotesi però che si concretizzeranno

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 47 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 23.24 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

eventualmente non in tempi stretti. E che dovranno evidentemente tener conto dell'orientamento della nuova "proprietà" dove la famiglia Agnelli potrebbe essere affiancata da altri investitori o gruppi: una Ipo, inevitabilmente, si tradurrebbe in una minor presa degli azionisti di Fca sulla Ferrari, mentre attraverso uno spin off i futuri soci del gruppo italo americano potrebbero ottenere una presa diretta sulla redditiva casa di Maranello. © RIPRODUZIONE RISERVATA Quotedella famiglia Agnelli La galassia Dati in % GRUPPO GRUPPO MARIA SOLE GRUPPO GRUPPO GRUPPO CRISTIANA AGNELLI GRUPPO CLARA AGNELLI GRUPPO GIOVANNI NASI GRUPPO CAMERANA LAURA NASI GRUPPO FERRERO CLARA NASI GRUPPO EMANUELE NASI FONDAZIONE GIOVANNI AGNELLI* FIDUCIARIE E AZIONI PROPRIE 0% 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 36,38 12,56 11,35 5,55 0,06 0,29 8,56 5,35 4,41 3,24 0,92 11,32 SAPAZ 51,50% 30,05% 27,11% Foto: - Nota: *categoria B

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 48 10/09/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'ANALISI Perché non siamo diventati più ricchi TITO BOERI

NON illudiamoci. Non siamo diventati, come d'incanto, più ricchi. Al contrario, gran parte (due terzi per la precisione) di quei 60 miliardi in più di reddito nazionale ieri certificati dall'Istat dobbiamo proporci di farli sparire, perché sono frutto di attività illegali o sono comunque realizzati con mezzi illeciti. Bene perciò che nessuno questa volta voglia imitare Bettino Craxi. < PAGINA QUANDO nel 1987 brindava al sorpasso della Gran Bretagna da parte dell'Italia grazie alle nuove stime dell'economia sommersa. Non c'è proprio nessuna ragione per esultare. Anche perché questa rivalutazione non modificherà in modo sostanziale i nostri saldi di bilancio evitandoci aggiustamenti dolorosi. Al contrario, farà lievitare il nostro contributo al bilancio europeo. Al massimo, ci potrà risparmiare una nuova manovra nel 2014 per stare sotto al 3 per cento nel rapporto deficit/pil. Ma nel 2015 dovremo pur sempre reperire 20 miliardi di tagli alla spesa, a meno di una brusca accelerazione nel cammino delle riforme. La rivalutazione del prodotto interno lordo di cui ha dato ieri comunicazione l'Istat è un'operazione molto discutibile. Non se ne può dare colpa al solo istituto di via Balbo perché è stata decisa a livello europeo e l'Istat non ha fatto altro che conformarsi alle nuove regole contabili (Sec 2010). Ma il governo, valutando il tasso di crescita della nostra economia e gli effetti delle sue politiche, farà bene a continuare a prendere come riferimento le vecchie definizioni. Non vorremmo, infatti, che un domani il progresso nel reprimere l'attività criminale provocasse l'entrata del nostro paese in una recessione! Una parte consistente della rivalutazione dipende dal fatto che vengono incluse nel reddito nazionale produzioni illegali di beni illegali. Sin qui solo l'economia sommersa - produzione di beni legali in modo illegale perché evadendo le tasse- veniva inclusa nel pil. Era un'operazione comunque discutibile perché, come gli italiani sanno bene, le statistiche sul prodotto interno lordo vengono comunemente utilizzate per valutare la capacità di un paese di ripagare il proprio debito. Il pil viene infatti preso come riferimento nei trattati internazionali sottoscritti dal nostro paese come una misura di base imponibile. Come tale, dovrebbe includere solo attività che contribuiscono a raccogliere tassee contributi. Ora questa distorsione è stata ulteriormente accentuata, non solo con nuove e più generose stime dell'economia sommersa, ma anche con l'inclusione di "attività vietate dalle leggi nazionali, ma oggetto di uno scambio volontario". Avremo così il paradosso di una riduzione del volume di attività proibite per legge, si presume sulla base di criteri condivisi dalla maggioranza dei cittadini, che comporta, di per sé, un calo del reddito nazionale. Inutile sottolineare le difficoltà presenti nello stimare il volume di queste attività illegali. Basta prendere in mano il documento predisposto dall' Office for National Statistics britannico per rendersene conto. Propone di stimare il valore aggiunto associato al traffico di droga moltiplicando il potenziale numero di consumatori di sostanze stupefacenti con congetture sulle dosi di cui fanno uso, senza preoccuparsi di controllare (sarebbe troppo complesso, si scrive) che queste cifre abbiano una qualche corrispondenza con gli accertamenti giudiziari e della polizia sul traffico di droga. Il contributo dato dalla prostituzione al prodotto interno lordo viene invece stimato guardando all'offerta anziché alla domanda, che sarebbe presumibilmente stata data dal numero di... utilizzatori finali. L'Ons ha così raccoltoi dati sul consumo di preservativi, il numero di "abiti da lavoro" delle prostitute (ritenute fornitrici "volontarie" di questi servizi) e le abitazioni in affitto adibite a ricevere i clienti. Non sappiamo quale metodo abbia utilizzato l'Istat, ma le cifre diramate ieri implicano che ogni maschio italiano con più di 14 anni spenda circa 200 euro all'anno per andare con prostitute. Quale affidabilità possiamo attribuire a stime di questo tipo? Come possono essere comparabili tra paesi e nel corso del tempo? Come già rimarcato, non si può attribuire all'Istat la responsabilità di questa operazione. Ma nessuno obbliga il nostro istituto di statistica a mettere in prima pagina del suo comunicato i nuovi dati sulla pressione fiscale. Che senso ha evidenziare il calo di un punto percentuale del peso delle tasse sul

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 49 10/09/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

reddito nazionale quando è frutto soprattutto dell'inclusione nel denominatore di attività che, per definizione, non pagano le tasse e i contributi sociali? Per favore, ci risparmino questa presa in giro. Oltre al danno di pagare le tasse anche per chi conduce attività illegali o opera nel sommerso, dobbiamo subire la beffa di vederci certificare una pressione fiscale più bassa di quel che è. E magari qualche politico cercherà di approfittare di questa operazione contabile per rivendicare la sua capacità di tagliare le tasse. Bene perciò che il governo resista fermamente alla tentazione di brindare a questa rivalutazione. Meglio che la usi il meno possibile. Dovremo, in ogni caso, monitorare gli effetti delle sue politiche guardando alla definizioni di pil che escludono l'economia illegale e possibilmente la stessa economia sommersa. E l'aumento dell'economia legale, quella che paga le tasse e opera legalmente, ciò che deve interessare nel valutare l'azione di un governo. Nel momento in cui si opera una scelta contabile così discutibile, che in qualche modo inficia la trasparenza dei nostri conti pubblici, importante anche fare un'azione di trasparenza a tutti i livelli. Come ricorda Marcello Esposito su lavoce.info, è stata proprio la Grecia a dare il cattivo esempio, rivalutando il proprio pil sulla base di stime gonfiate dell'economia sommersa pur di abbassare il rapporto deficit/pil. Per essere credibili bene anche evitare di rivendicare come realizzazioni sul sito passodopopasso.it atti di cui non è ancora disponibile un testo. Dov'è il tanto sbandierato decreto sblocca-Italia? Dov'è il testo della riforma della giustizia? E dove sono i dati predisposti dal Commissario Cottarelli a completamento della sua rassegna della spesa dei ministeri? Renderli pubblici servirà a capire meglio quali sono i margini di manovra e i vincoli che stanno di fronte all'azione di governo. Potremmo poi meglio giudicare le sue scelte, quando queste verranno fatte. PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it www.vaticano.va

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 50 10/09/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La spesa pubblica Tagli, i ministeri si fermano a 6 miliardi Levata di scudi nel governo: così si mette in crisi il sistema. Palazzo Chigi chiederà una lista dei risparmi ai singoli dicasteri Le pensioni non saranno toccate, meno assicurazioni per il settore sanitario Sono necessari 10 miliardi per poter rinnovare il bonus di 80 euro ROBERTO PETRINI

ROMA. La tabella dalla quale si parte, e che in questi giorni viene girata e rigirata sui tavoli di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia, è quella delle spese che graveranno il prossimo anno sul bilancio dello Stato: è più o meno la stessa da parecchi anni. Nel 2015 il totale, al netto degli interessi ammontaa 735 miliardi. Ma non è questa la cifra dalla quale partirà oggi il confronto tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e gli agguerriti ministri di spesa, che abbasseranno oggi la bandierina dello start della grande corsa della legge di Stabilità che durerà circa un mese. Se infatti si considerano i tre grandi aggregati della spesa pubblica - pensioni, sanità e stipendi come incomprimibili, e come ha in qualche modo fatto supporre ieri Renzi, la massa da aggredire scenderebbe a 200 miliardi e allora la partita diventa più difficile da giocare: il 3 per cento, parola d'ordine dei tagli, non basta a fare 20 miliardi, ma solo 6 miliardi. La torta da aggredire sembrerebbe ridursi sempre di più e ieri il presidente del Consiglio è sembrato assecondare questa tendenza. Ha dichiarato che non toccherà le pensioni alte e dunque presumibilmente neanche quelle basse: «Non vogliamo suscitare panico», ha detto. Al riparo potrebbe tornare anche il comparto degli stipendi pubblici: per ora Renzi ha annunciato che si possono trovare le risorse per lo sblocco dei salari e per gli scatti di anzianità delle forze dell'ordine. Meno assicurazioni sono giunte per la sanità anche se il presidente del Consiglio si era impegnato, prima dell'estate, a non intervenire. «Chiederò ai ministri la lista dei tagli», ha annunciato ieri il premier nel salotto di Bruno Vespa. Ma i titolari dei dicasteri di spesa già rumoreggiano. In prima linea il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin: "Un ulteriore intervento? Metterebbe in crisi il sistema universalistico». Levata di scudi anche da parte del ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini: «Le risorse per la cultura non si toccano», ha detto ieri. Più cauta Federica Guidi, ministro per lo Sviluppo economico, che ha detto di essere pronta a «fare la propria» parte. Il clima è tuttavia caldo. Per Renzi inoltre i 20 miliardi, dovunque si troveranno, non serviranno per ridurre il deficit, operazione del resto sconsigliata con la recessione in atto da tre anni consecutivi. Al contrario la "Stabilità" sarà espansiva: 10 miliardi saranno necessari per rinnovare il bonus da 80 euroe parte delle risorse recuperate dalla manovra saranno «reinvestite» (per 1 miliardo al piano scuola ed altre andranno a «settori strategici»). Cruciale sarà dunque il metodo. Non quello dei tagli lineari: nel senso che l'obiettivo è il 3%, su un aggregato che si riduce di giorno in giorno. Ma tagli «semilineari», dunque con una qualche correzione di spending review intervenendo solo in parte sulla base dei suggerimenti mirati di Cottarelli per il resto i ministeri faranno quello che potranno. Ci sono altre risorse fuori del perimetro tradizionale dei tagli? Una delle poste su cui si conta, è quella della spesa per interessi, in discesa dopo le mosse di Mario Draghi: almeno 3 miliardi potrebbero essere risparmiati e utilizzati. Invece solo una piccola «mancia» verrà dalla rivalutazione del Pil: 0,1 sul deficit che Renzi stesso ha definito «robetta». L'altra fonte di gettito, valutata dal premier in 3 miliardi sarà la lotta all'evasione: tutta da rilanciare contando sull'Agenzia delle entrate di Rossella Orlandi e sul rientro dei capitali dalla Svizzera che dalla prossima settimana entrerà in dirittura finale in alla Camera. In questo quadro solo la partita europea potrà rappresentare una ciambella di salvataggio. Se il vertice in «camicia bianca» con i leader del Pse avrà forza di impatto su Bruxelles, e soprattutto riuscirà a superare la forte opposizione di Angela Merkel, si potrà aprire qualche varco. Tre i sono i settori che l'Italia punta ad escludere dal calcolo del deficit-Pil: gli investimenti, il cofinanziamento dei fondi europei e la cassa integrazione. Nel frattempo il

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 51 10/09/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

governo sembra aver deciso di non tenere conto dell'obiettivo di deficit-Pil fissato nel Def dell'aprile scorso all'1,8 per cento e di salire al 2,3e forse ancora più in alto, ma restando sotto il 3. Le voci di spesa dello Stato CONTO ECONOMICO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (VALORI IN MILIONI) FONTE DEF, APRILE 2014 Redditi da lavoro dipendente 163.015 Consumi intermedi 131.109 Prestazioni sociali 335.280 Pensioni 266.330 Altre prestazioni sociali 68.950 Altre uscite correnti 60.418 Totale spese correnti netto interessi 689.822 Interessi passivi 82.096 Totale spese correnti 771.918 Spesa sanitaria 113.703 Totale spese in conto capitale 45.925 Investimenti Þssi lordi 24.835 Contributi in c/capitale 17.957 Altri trasferimenti 3.133 Totale spese netto interessi 735.747 Totale spese Þnali 817.843 di cui di cui di cui di cui PER SAPERNE DI PIÙ www.tesoro.it www.lavoro.gov.it

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 52 10/09/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA GIORNATA Utility, prove di nozze tra Milano e Torino per unire A2a e Iren Riparte il risiko con gli incentivi del governo Cdp: a disposizione 500 milioni per le fusioni l.pa.

MILANO. Riparte il risiko delle aggregazioni tra utility. Le sostiene il governo, pronto a "incentivare" i Comuni che decideranno di vendere le proprio controllate per dare vita a nuove accorpamenti. Sono favorevoli i sindaci, pronti a cogliere l'occasione di usare i soldi ricavati dalle cessioni delle municipalizzate al di fuori del Patto di Stabilità. E anche la Cassa depositi Prestiti è disposta a fare la sua parte, con un sostegno finanziario alle operazioni di fusione tra aziende di servizi pubblici locali. Come ha confermato ieri, durante un convegno a Milano sulle tema delle infrastrutture in Italia, l'amministratore delegato di Cdp, Giovanni Gorno Tempini: «Attraverso il Fondo Strategico italiano abbiamo messo a disposizione 500 milioni per sostenere il processo di consolidamento del settore delle utility. Lo facciamo perché si tratta di un settore estremamente frammentato e pertanto è difficile trovare le dimensioni critiche per attirare capitale per fare quegli investimenti di cui c'è bisogno». Un sostegno al progetto del governo che vuole ridurre da oltre 8mila a non più di mille le partecipate e che ha previsto all'interno del decreto SbloccaItalia una serie di misure a favore delle fusioni. Possibilità colta subito da Giuliano Pisapia e Piero Fassino: il sindaco di Milano ha accettato l'invito del collega torinese e ha invitato il consiglio di amministrazione di A2a a valutare la possibile integrazione con Iren. Nel caso, nascerebbe una azienda con una capitalizzazione a Piazza Affari di poco più di 4 miliardi: per dare una idea, la stessa valutazione - agli attuali corsi di Borsa - del gruppo Mediaset. Foto: I SINDACI Nella foto in alto, i primi cittadini di Milano e Torino, Pisapia e Fassino

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 53 10/09/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Segnali di ripresa dal fronte mutui erogazioni +30% nei primi 7 mesi I dati Abi: ammontare di 14,6 miliardi E per Crif domande +14,7% a luglio A favorire la dinamica, anche il calo dei prezzi delle abitazioni e lo stock degli invenduti LUCIO CILLIS

ROMA. Riparte il mercato dei mutui in Italia. Dopo una lunga stagnazione- rileva l'Abi- su un campione di 84 banche pari all'80% della totalità del mercato italiano, tra gennaio e luglio le erogazioni hanno toccato i 14,6 miliardi di euro rispetto agli 11,4 miliardi dello stesso periodo del 2013. L'associazione degli istituti di credito spiega che l'incremento su base annua sfiora il 30% (29,2%). Se si considera l'intero mercato, partendo dai dati di Banktalia, il tasso annuo di crescita è del 16%. I primi sette mesi del 2014 confermano, quindi, la ripresa del mercato dei finanziamenti per l'acquisto delle abitazioni. Non solo: l'ammontare delle nuove erogazioni di mutui nel 2014 è superiore anche al dato del 2012, quando si attestarono sui 13 miliardi di euro. Nel solo mese di agosto le richieste di mutui da parte delle famiglie italiane sono cresciute del 14,7% rispetto allo stesso mese del 2013, terzo incremento in doppia cifra consecutivo. I dati sono contenuti nell'ultimo aggiornamento del Barometro Crif, che rileva le variazioni percentuali mensili relative alle richieste di mutui giunte agli istituti di credito e monitorate da Eurisc, il sistema di informazioni creditizie che raccoglie i dati relativi ad oltre 77 milioni di posizioni. A conferma del lento, ma costante recupero verso i volumi pre-crisi va sottolineato come secondo questo osservatorio complessivamente nei primi 8 mesi del 2014 la domanda di mutui abbia fatto registrare un +11,5% rispetto al corrispondente periodo 2013. In particolare, nei primi 8 mesi dell'anno l'importo medio richiesto per i mutui si attesta a 124.342 euro, contro i 127.778 del corrispondente periodo del 2013, con una dinamica che risulta, quindi, in progressiva contrazione rispetto alle somme richieste in passato, segno che le famiglie e i contraenti sono meno propensi ad accollarsi prestiti troppo alti. In termini di distribuzione in funzione dell'importo, la classe prevalente nei primi 8 mesi dell'anno è quella tra i 100mila e i 150mila euro, con una quota del 28,5% sul totale, seguita a ruota da quella al di sotto dei 75mila euro, con il 28,3% del totale. «Questa dinamica- spiega il Crif- risulta agevolata dalla progressiva riduzione del prezzo degli immobili residenziali e dagli stock di invenduti disponibili sul mercato, che stanno rendendo l'acquisto più convenientee alla portata di un crescente numero di famiglie». Per durata del finanziamento, si preferisce oscillare tra i 25 e i 30 anni: in totale la prediligono 28 famiglie su 100. Per quanto tempo ci indebitiamo Fino a 5 anni DOMANDE DI MUTUI GENNAIO-AGOSTO 2014 1,6% Da 5 a 0 anni 10,0% Da 10 a 15 anni 16,8% Da 15 a 20 anni 22,4% Da 20 a 25 anni 19,5% Da 25 a 30 anni 27,7% Oltre 30 anni 2,0% 28,3% Quanti soldi chiedamo DISTRIBUZIONE IMPORTO MEDIO RICHIESTO MUTUI GENNAIO-AGOSTO 2014 (DATI INEURO) 20,2% 18,5% 20,0% 3,0% 0-75.000 75.000-100.000 100.000- 150.000 150.000-300.000 Oltre 300.000

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 54 10/09/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:104189, tiratura:173386) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Boom dei mutui: +16% in 7 mesi Ma calano ancora i prestiti alle imprese Francesco Ninfole

Boom dei mutui: +16% in 7 mesi Ma calano ancora i prestiti alle imprese (a pag. 11) Il credito fatica a riprendersi in Italia, eccetto che per una categoria di prestiti: i mutui. Il flusso di nuovi finanziamenti per l'acquisto della casa è in aumento grazie al calo dei tassi, ai lievi segnali di miglioramento del settore immobiliare (sostenuto dalla domanda delle famiglie superiore a quella delle imprese) e alla tipologia più sicura di credito (che incontra maggiormente il favore delle banche). Dal campione Abi di 84 banche, che rappresenta circa l'80% del mercato italiano, è emerso che tra gennaio e luglio i nuovi mutui sono stati pari a 14,6 miliardi di euro rispetto agli 11,4 miliardi dello stesso periodo del 2013. L'incremento su base annua è stato del 29,2%. Se si considera l'intero mercato, sulla base dei dati Banca d'Italia, il tasso annuo di crescita ha sfiorato il 16%. I nuovi mutui nel 2014 hanno superato anche quelli erogati nel 2012, quando si erano attestati attorno a 13 miliardi. I dati dei primi sette mesi del 2014, ha rilevato l'Abi, «rafforzano ulteriormente la ripresa del mercato dei finanziamenti per l'acquisto delle abitazioni». I valori riportati dall'associazione bancaria includono quelli delle surroghe, che sono in aumento per la convenienza dei mutui a tasso variabile. Secondo l'Osservatorio Mutuionline, la percentuale di richieste di mutui per sostituzione e surroga è passata dal 13% del secondo semestre 2013 al 35% di agosto 2014. In questa fase la liquidità non è un problema per le banche. I mutui hanno il vantaggio di essere meno rischiosi rispetto ai prestiti alle imprese, per i quali c'è anche minore domanda a causa della debolezza dell'economia italiana. Il credito alle aziende è sceso anche a luglio (-3,9%), un dato peggiore di quello del mese precedente (-3,1%), secondo i dati di Banca d'Italia pubblicati ieri. Il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze è ancora elevato ed è risultato pari al 20,5% (20,8% a giugno). I prestiti alle famiglie sono diminuiti a tassi nettamente inferiori: -0,8% a luglio, come nel mese precedente. I mutui in particolare stanno beneficiando anche della riduzione dei tassi: quello medio è stato pari al 3,49% a luglio, dal 3,55% del mese precedente. Nelle rate si fa sentire soprattutto il calo dell'Euribor, che negli ultimi anni ha avvantaggiato chi ha sottoscritto un mutuo variabile. L'ufficio studi dell'Abi ha calcolato che oggi la rata mensile è scesa di circa 300 euro per chi ha sottoscritto un mutuo di 100 mila euro nel 2008 (a un tasso Euribor a tre mesi +120 punti base, si veda la tabella). L'Euribor a tre mesi, ha ricordato l'Abi, era pari al 4,6% nel 2008, mentre oggi viaggia attorno allo 0,1%. La significativa variazione dei tassi interbancari ha influenzato le preferenze di chi acquista casa: la quota di mutui variabili è salita dal 60,7% del secondo semestre 2013 al 66,5% del mese di agosto 2014, secondo l'osservatorio di Mutuionline. Le indicazioni arrivate dalla Bce fanno pensare che i tassi resteranno bassi ancora a lungo. Il costo di finanziamento delle imprese nel frattempo è rimasto stabile o in lieve aumento. A luglio i tassi d'interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono risultati pari al 3,96% come nel mese precedente; quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia al 2,47% (2,44% a giugno). Per le aziende italiane, che continuano a pagare tassi superiori di quelli nel Nord Europa, la speranza è che si faccia sentire il beneficio sui tassi legato ai rifinanziamenti T-Ltro della Bce. (riproduzione riservata) Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/banche RISPARMIO MENSILE SULLE RATE DEI MUTUI 2008 2005 2009 2006 2007 2004 2010 GRAFICA MF-MILANO FINANZA -400 -100 -200 -300 0 Variazione in euro della rata oggi rispetto all'anno di accensione Nota: Ipotesi di mutuo ventennale con capitale iniziale di 100.000 euro acceso in vari anni, dal 2004 al 2010. Tasso pari all'Euribor a 3 mesi + 120 punti base di spread Fonte: elaborazione ufficio studi Abi -302 -107 -71 -170 -262 -95 -46

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 55 10/09/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 16 (diffusione:104189, tiratura:173386) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato COMMENTI & ANALISI La rivoluzione del commercio online in Cina è una manna per gli investitori Karine Hirn*

Aoggi avrete sentito tutti parlare di Alibaba, la principale società cinese di e-commerce. La sua imminente quotazione a New York sarà probabilmente la più grande ipo nella storia degli Stati Uniti, raccogliendo circa 20 miliardi di dollari, con stime sulle valutazioni della società che variano tra i 140 e i 200 miliardi di dollari. Basato a Hangzhou, Alibaba è il maggiore venditore al dettaglio online al mondo per volumi di vendite. Le sue due principali fonti di business sono la piattaforma consumer-to-consumer Taobao e quella business-to- consumer Tmall. In verità Taobao è decisamente predominante, si stima che detenga una quota pari al 90% del mercato consumer-to-consumer cinese. La società è valutata così tanto perché gli acquisti online in Cina sono sempre più popolari, crescono di circa il 40% all'anno e rappresentano già l'8% del totale del prodotti di consumo venduti al dettaglio. La Cina solitamente sorprende quando si tratta di cifre dato che la sola dimensione della sua popolazione fa aumentare i numeri. E internet non fa eccezione, con più di 630 milioni di utilizzatori e il più grande mercato del commercio online del mondo. I compratori attivi su Alibaba non realizzano meno di 49 ordini online all'anno in media. Ai cinesi piace comprare online perché è spesso più economico ma anche perché permette di risparmiare tempo. Nel periodo in cui ho vissuto a Shanghai, una città enorme con lunghi spostamenti per i pendolari in cui le persone lavorano molte ore, ho capito perché qualsiasi cosa che permetta di risparmiare tempo sia così preziosa. È interessante il fatto che gli utilizzatori cinesi di internet usano sempre di più il loro cellulare per connettersi. Nel 2009 erano 233 milioni le persone che usavano il loro cellulare per Internet. Ora sono più di 500 milioni. E fanno anche sempre più acquisti online (il 55% di chi utilizza Internet rispetto al 19% negli Stati Uniti). L'abbigliamento rappresenta la maggior parte delle vendite online, con il 35%, mentre l'intrattenimento e l'istruzione sono al secondo posto con il 20%. La settimana scorsa una mia amica cinese è venuta a trovarmi a Hong Kong da Shanghai e mi ha sorpreso sapere che aveva già comprato online la tessera per i trasporti di Hong Kong, il biglietto per un parco divertimenti e per il Grande Buddha. Semplicemente era più economico e più comodo, ha detto. Internet in Cina è un ecosistema affascinante che continua a svilupparsi con innovazioni, alleanze e servizi nuovi quasi ogni giorno. La cosa notevole (e piuttosto indicativa della velocità di adattamento dei consumatori cinesi) è la rapidità con cui alcuni settori si sono trasformati grazie a internet. Quello che per noi più conta in quanto investitori è come internet può cambiare le abitudini dei consumatori e come le società si posizionano per lanciarsi in queste opportunità o sfide. Il numero di visitatori dei centri commerciali è diminuito, le società del settore consumer aumentano gli investimenti dedicati alla loro strategia online, gli sviluppatori immobiliari creano sistemi di sconto basati sull'ammontare delle vendite di Taobao, le reti delle stazioni di rifornimento avviano collaborazioni con piattaforme di social media, e così via. Yu e Bao, il fondo lanciato a giugno 2013 che raccoglie somme considerevoli da AliPay, il sevizio di pagamento del gruppo Alibaba, è cresciuto esponenzialmente fino a diventare il quarto più grande fondo monetario al mondo, con più di 93 miliardi di dollari in gestione. Tencent, la nostra posizione principale nell'East Capital China Fund, è divenuta anch'essa un gigante nel settore dei giochi, dei social media e dell'e-commerce, con la sua app WeChat che ha raggiunto i 600 milioni di utilizzatori. Il titolo è salito del 27% quest'anno. Recentemente abbiamo investito in Yahoo, azionista di Alibaba, per ottenere un'esposizione indiretta. Noi, come molti altri investitori a Hong Kong, non vediamo l'ora di sentire maggiori dettagli sul roadshow dell'ipo di Alibaba. (riproduzione riservata) * partner, East Capital

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 10/09/2014 56

SCENARIO PMI

4 articoli 10/09/2014 Corriere della Sera - Brescia Pag. 3 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'intervista La nuova Rubinetterie Bresciane, inaugurata sabato dal premier Renzi e da Squinzi, è costata 50 milioni di euro Aldo Bonomi: la tradizione sposa il futuro «Automazione sempre più esasperata Per questo servono nuovi contenitori» I nostri collaboratori hanno meno di 30 anni, un ambiente sano è essenziale Roberto Giulietti

Un gioiello di tecnologia, funzionalità ed estetica. Un investimento da 50 milioni di euro. Questo il costo delle nuove Rubinetterie Bresciane inaugurato sabato a Gussago dal premier Matteo Renzi e dal leader di Confindustria Giorgio Squinzi. Ma si sa, i sogni soprattutto quelli che si realizzano, non hanno prezzo. E puntare sul futuro costa ma per Aldo e Carlo Bonomi, alla guida di un gruppo che lo scorso anno ha fatturato più di cento milioni di euro, dà lavoro a 300 persone e ha sedi sparse in mezzo mondo, è anche l'unica strada per continuare a crescere. Puntando sull'automazione, sulla tecnologia, sulla capacità di produrre di più e meglio a costi inferiori. Ed i numeri del nuovo impianto attivo da gennaio di quest'anno sono lì a dimostrare l'importanza dell'obiettivo. Oltre 60 mila valvole a sfera, 30 mila raccordi in ottone, 200 mila particolari da plurimandrino e 40 tonnellate di particolari stampati rappresentano la capacità di produzione media giornaliera dello stabilimento e frutto del lavoro di oltre 200 dipendenti. L'unità produttiva è stata progettata e realizzata anche con l'obiettivo di abbattere i consumi energetici grazie all'utilizzo delle tecnologie più avanzate. Per questo è stato certificato in classe A consentendo al gruppo di diventare la prima Green Company lombarda del settore. Presidente Aldo Bonomi, uno sforzo economico ed organizzativo molto importante. Quali sono state le motivazioni che vi hanno convinto della validità di un investimento così impegnativo? «Non potevamo che continuare ad investire in quello che so fare. Continuo a credere nel manifatturiero e l'Italia, nella produzione di valvole, ha una filiera importante che le consente di giocare un ruolo anche a livello internazionale. Sono finiti i tempi degli investimenti nella finanza o nel settore immobiliare anche perché ne abbiamo visti i risultati». Quali sono le caratteristiche di questo nuovo stabilimento? Quali che conseguenze sulla produzione? «Automatizzazione esasperata. Dalla barra, senza che nessuno la tocchi mai, si arriva al prodotto finito. Un processo che tradotto vuol dire migliorare quantitativamente la produzione, massima qualità a costi inferiori. Tutto questo senza rinunciare alla ricerca che rimane elemento fondamentale per reggere il confronto con i concorrenti. Ma nel nuovo stabilimento c'è molto di più. Nella progettazione abbiamo chiesto ci fosse una particolare attenzione alle persone, al luogo che li deve ospitare. I nostri collaboratori hanno un'età media inferiore ai 30 anni, farli lavorare in un ambiente sano è un dovere per l'imprenditore ma se è anche piacevole o almeno più accogliente si può ridurre l'assenteismo e sperare che trovino maggiore soddisfazione nel lavoro». Tra le caratteristiche dello stabilimento anche una particolare attenzione al risparmio energetico. «Risparmio appunto ma anche un utilizzo dell'acqua senza sprechi e, tra l'altro, un impianto fotovoltaico capace di produrre 1 megwat di energia». A proposito perché la scelta di Gussago come nuova sede? «Il paese è vicino a Brescia, aveva manodopera disponibile, ha vie di comunicazioni funzionanti come l'ingresso della Brebemi. Il vecchio stabilimento di Lumezzane è stato rimodernato ed è diventato la sede di un'altra azienda del gruppo, la Valbia». In occasione della recente inaugurazione ha ricordato che questo è solo l'inizio. Ma dove volete arrivare? «Di progetti ne abbiamo tanti che riguardano l'oil & gas o l'automazione ma l'inizio al quale mi riferivo era quello delle nuove generazioni che sono entrare in azienda e la mia maggiore soddisfazione è quella di riuscire a trasmettere loro la passione, l'entusiasmo e soprattutto l'amore per il nostro lavoro».

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 10/09/2014 58 10/09/2014 Corriere della Sera - Brescia Pag. 3 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Imprenditore Aldo Bonomi

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 10/09/2014 59 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Rapporto Ocse. Baban (Confindustria): serve un programma di politica industriale per aiutare le aziende più dinamiche Fisco e costi d'avvio zavorra per le Pmi GLI IMPEGNI DEL MINISTERO Guidi: «Al lavoro per razionalizzare gli incentivi Sul credito d'imposta per la ricerca troveremo le risorse nella legge di stabilità» Carmine Fotina

ROMA Il paradosso è avere in casa il potenziale migliore ma anche alcuni degli ostacoli più evidenti alla sua esplosione. È l'Ocse, con lo Studio su Pmi e imprenditorialità in Italia, a indicare la rotta al governo sulle politiche per le piccole e medie imprese. Spicca il suggerimento a tagliare il cuneo fiscale, perché l'Italia è fortemente penalizzata dai contributi sociali pagati dagli imprenditori, pari al 24,3% del costo del lavoro lordo (la media Ocse è del 14%). L'Italia fa progressi nei tempi per avviare un'impresa (6 giorni contro i 14 medi dell'area Ocse) ma pesano ancora oltremisura i costi fissi e le tasse necessarie (14,2% del reddito medio pro capite contro il 3,6% Ocse). Il terreno, sottolinea l'organizzazione internazionale, è fertilissimo. Le Pmi rappresentano il 99,9% del totale dell imprese, l'80% dell'occupazione e il 67% del valore aggiunto e resta elevata la propensione all'autoimprenditorialità. Ma, nonostante un costante processo di semplificazione amministrativa, il contesto non sempre è favorevole - si vedano le complicazioni burocratiche della giustizia civile - e, a guardare le fasce di aziende divise per addetti, c'è un problema di maturità. Le imprese di taglia media (50-249 dipendenti) spesso eccellono nelle loro nicchie di mercato e presentano una produttività addirittura superiore a quella di imprese comparabili in Germania e Francia. Il problema, rileva però l'Ocse, è che le imprese di dimensione media rappresentano solo lo 0,5% del totale e le cosiddette "gazzelle" (aziende giovani a forte crescita economica ed occupazionale) appena lo 0,2% delle imprese manifatturiere e lo 0,4% di quelle dei servizi. Insomma, secondo l'Ocse l'agenda politica dell'Italia dovrebbe concentrarsi sull'incremento della produttività media delle Pmi con iniziative per ridurre il divario Nord-Sud, per includere un numero maggiore di giovani e di donne, per far fronte a un'autentica piaga rappresentata dall'economia sommersa che, secondo il metodo di calcolo più esteso, raggiunge il 27% del Pil e vede l'Italia in sesta posizione Ocse dopo Turchia, Estonia, Messico, Grecia e Polonia. Secondo l'Ocse il lavoro da fare va in molte direzioni. C'è ancora confusione, ad esempio, nella governance delle politiche per le Pmi e nella gestione degli incentivi. Su quest'ultimo punto qualcosa però potrebbe concretizzarsi a breve, anche in ottica spending review, come annunciato dal ministro dello Sviluppo Federica Guidi nel suo intervento conclusivo. «Stiamo lavorando a una razionalizzazione degli incentivi perché siano meno polverizzati e usati in maniera più efficace. Se dati bene e più focalizzati, possono essere utili: una risposta arriverà entro poche settimane». Dal ministro arriva anche l'ammissione che sul credito d'imposta per la ricerca, istituito con il Dl Destinazione Italia e ancora inattuato, non è stato ancora sciolto il rebus risorse. «Su questo voglio rassicurare Confindustria. Permangono problemi di copertura ma stiamo cercando di risolverli in sede di legge di stabilità». Per Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindustria, serve un piano di politica industriale per sfruttare il nostro potenziale. «Dobbiamo agire subito sul contesto per valorizzare al meglio le capacità delle nostre aziende più pronte a internazionalizzarsi e a innovare: ce ne sono 20mila capaci di raddoppiare le loro performance, sono i nuovi driver che possono trainare l'intero sistema». © RIPRODUZIONE RISERVATA LO STUDIO Al ministero Lo studio "Ocse su Pmi a imprenditorialità in Italia" è stato presentato al ministero dello Sviluppo economico con gli interventi di Sergio Arzeni e Salvatore Zecchini (Ocse), Ludovica Agrò e Giuseppe Tripoli (Mise),

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 10/09/2014 60 10/09/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 2 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Alberto Baban (Piccola Industria di Confindustria), Aldo Bonomi (Consorzio Aaster), Giorgio Merletti (Rete Imprese), Mauro Lusetti (Alleanza Cooperative) La legge che non c'è L'Ocse rileva progressi italiani nell'adozione dello «Small business act» e giudica positivo lo Statuto delle imprese ma ricorda come la legge annuale per le Pmi, prevista proprio dallo Statuto, non sia mai stata approvata Foto: - Fonte: Word Bank Doing Business database

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 10/09/2014 61 10/09/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 1 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Russia, così le imprese italiane aggirano le sanzioni europee

Conti » pag. 11 - 14 Con il decreto presidenziale numero 560 del 6 agosto firmato da Vladimir Putin e trasformato nella risoluzione 778 del 7 agosto sono state bloccate per dodici mesi le importazioni del comparto agroalimentare. Ecco la risposta russa alle sanzioni dell'Unione europea per l'intervento diretto di Mosca nella crisi ucraina e alle multe inflitte dagli Stati Uniti per il rinnovo del visto triennale a Edward Snowden, quello dello scandalo Datagate. I destinatari dell'embargo, oltre alle aziende del Vecchio continente e degli Usa, sono anche l'Australia , il Canada e la Norvegia . Motivazione ufficiale: il mancato rispetto dei parametri sanitari del Paese previsto dalla Rosselkhoznadzor, ovvero dall'autorità sanitaria federale. Una botta per i piccoli e medi imprenditori italiani che operano nel settore. E che ora si trovano con i camion bloccati alle frontiere pieni di merce ormai da buttare. Per non parlare dei Tir che ritornano alla base carichi di pere o insalata. Una partita di mele Granny Smith è stata rispedita nelle scorse settimane nel veronese, 60 camion-frigo con 12 mila quintali di pesche sono rientrati in Piemonte . I trasportatori macinano chilometri, contattano amici, aspettano istruzioni. In alcuni casi la frutta viene anche scaricata in Lituania o in Po - lonia e poi si aspetta. QUALCHE NUMERO per rendersi conto dell'im - patto dell'embargo: il valore dell'export alimentare dell'Italia ha raggiunto i 500 milioni di euro l'anno, secondo gli ultimi dati dell'Interna - tional Trade Center. Per le aziende agroalimentari italiane il mercato russo pesa per il 2% e il 25% dell'import italiano dalla Russia è rappresentato da questi prodotti. Escludendo il vino e l'olio di oliva. Come fare per evitare il tracollo? Bisogna trovare degli escamotage imparando proprio dai russi. La legge valutaria applicata da Mosca prevede una responsabilità penale e amministrativa e come pena la reclusione fino a tre anni. Per aggirare il limite di trasferimento di euro e l'acquisto di prodotti dalla Ue, le aziende russe hanno creato società satellite in Belize , a Cipro o in Nigeria . Copiando questa tecnica collaudata, le aziende italiane possono bypassare l'embargo di Mosca con il passaggio attraverso altro Paesi. Come il Montenegro e la Serbia, che non compaiono nella lista nera dei "nemici e bannati" da Putin. La triangolazione è stata sperimentata già da alcune aziende in Veneto e funziona così: l'impresa italiana vende all'azien - da montenegrina o serba che poi vende la merce in Russia. Non è un caso se sugli scaffali di Mosca un giorno vengono esposte mele con provenienza italica e il giorno dopo, le stesse mele e la stessa confezione portano un'etichetta diversa con provenienza serba. Il Montenegro esporta sul mercato russo già 8-10 milioni di euro tra vino e carne, mentre la Serbia viaggia attorno ai 10 milioni ed è pronta ad accreditare altre 30 imprese presso il ministero dell'Agricoltura russo. Non è un caso se a Podgorica stanno spuntando come funghi nuovissime società import-export che per i piccoli produttori nostrani rimangono l'unica chance. Altrimenti bisogna ripiegare sull'Ungheria che, però, acquista solo a prezzi stracciati: 40 centesimi al chilo, la Russia compra a un euro. SEGUENDO la strada balcanica si salva dal macero la produzione tricolore ma si mette a rischio il made in Italy. E poi gli slavi, conoscendo le gravi difficoltà in cui si sono ritrovate alcune nostre aziende, pretendono di comprare a prezzi stracciati. Un altro Paese che avrà dei vantaggi con l'embargo ordinato da Putin è la Bielorussia do - ve gli agricoltori stanno cominciando già a coltivare in serre riscaldate gli ortaggi e ad aumentare il numero di vacche per la produzione di latticini raddoppiando le forniture alla Russia. Quando si presenteranno problemi climatici, emergeranno i deficit tecnologici e le difficoltà nel rispettare gli standard qualitativi previsti per l'ingresso delle merci, gli imprenditori bielorussi probabilmente acquisteranno a prezzi bassissimi dalle imprese italiane finite in ginocchio. Certo, potrebbe essere un ' occasio ne di investimento per le nostre Pmi che producono macchinari per l ' agri coltura. Nel frattempo, però, la Bielorussia ha vietato la riesportazione attraverso il suo territorio di prodotti provenienti da Paesi colpiti dallo stop russo. Come la Sv i zze ra che è stata esclusa dall ' embargo e si è rifiutata di aiutare i fornitori europei di carne, latticini e verdure ad aggirare il boicottaggio imposto dal Cremlino. Un portavoce dell ' Ufficio federale ha spiegato che Berna deve emettere certificati di igiene per l ' export di alimentari, cosa

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 10/09/2014 62 10/09/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 1 (tiratura:100000) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

che non può fare se i prodotti non hanno origine nel Paese. All ' oppo sto alcuni importatori russi hanno chiesto mozzarella italiana o gouda olandese a produttori elvetici di formaggi. Anche il Pa k i st a n si propone come importatore di carne d ' agnello in sostituzione dell ' Australia, mentre Ec u a d o r , B ra s i l e , Ci l e e A r ge n t i n a stanno incrementando la produzione casearia e di carne. Ma i costi di trasporto delle bistecche argentine sono più alti di quelli dalla Ue e il potere d ' acqui sto della maggior parte della popolazione russa è in netto ribasso. Intanto in Italia continua la conta dei danni: in questi giorni quintali di nettarine partite da Padova e destinate alle tavole russe girano per mezza Europa. Se tornano indietro, il mercato crolla. Foto: AMICO-NEMICO Il presidente russo, Vladimir Putin, oggetto delle sanzioni Ue La Pre ss e

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 10/09/2014 63 09/09/2014 Effe - Risparmio e Investimenti - N.9 - settembre 2014 Pag. 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ANALISI Che affare l'AIM Ma lo è anche per gli investitori? La risposta è sì, purché si sia disposti a concedere fiducia su un orizzonte di medio-lungo termine e naturalmente a patto che si riescano a selezionare le storie di maggior successo. Ecco qualche "dritta" per provarci grazie ai numeri più aggiornati MARCO BARLASSINA

La risposta è sì, purché si sia disposti a concedere fiducia su un orizzonte di medio-lungo termine e naturalmente a patto che si riescano a selezionare le storie di maggior successo. Ecco qualche "dritta" per provarci grazie ai numeri più aggiornati Nel pur breve elenco dei successi italiani del 2014 merita sicuramente uno spazio quello dell'AIM Italia, il listino delle Pmi. Nato nel 2012 sul modello dell'omonimo britannico, è arrivato a contare 54 titoli dopo essere stato l'indiscusso protagonista delle Ipo made in Italy nel 2014, con 18 sbarchi sul mercato (contro i soli quattro del listino maggiore). Le ultime società approdate sull'AIM, lo hanno fatto ancora ad agosto inoltrato. Si tratta di GO Internet, Tecnoinvestimenti e TechValue. Un mezzo miracolo per una Borsa Italiana che negli ultimi anni ha visto contrarsi il suo peso sul Pil con un numero di nuove quotazioni ridotte al lumicino. E un successo che si spiega con le difficoltà di accesso al credito che hanno convinto numerosi imprenditori ad aprire il capitale delle loro aziende per raccogliere le risorse destinate a sostenerne i progetti di crescita. La più aggiornata lettura del mercato stilata dall'ufficio studi e ricerche di IR TOP spiega che dopo le quotazioni di agosto il listino delle Pmi ha una capitalizzazione complessiva di 2 miliardi di euro, pari a una capitalizzazione media di 36 milioni. Solo quattro società superano i 100 milioni di capitalizzazione (Methorios Capital, attiva nella consulenza finanziaria; Net Insurance, compagnia assicurativa; Rosetti Marino, società di servizi d'ingegneria; Tecnoinvestimenti, che si occupa di distribuzione di soluzioni informatiche). I settori più rappresentativi sono quelli del green, délia finanza e dell'economia digitale, ossia alcuni tra i settori più innovati. Proprio quelli in cui le cronache vedono l'Italia sempre un passo più indietro rispetto alle altre nazioni industrializzate. Investitori soddisfatti a metà Non è stato perô tutto rose e fiori per gli investitori. Perché non tutte le quotate hanno dato soddisfazioni e anche per la scarsa liquidità dei titoli. A titolo di esempio, il mercato è rappresentato da un indice composto da tutti i titoli quotati sull'AIM, il FTSE AIM Italia, solo dal luglio del 2013. A partire da taie data e fino al 21 agosto 2014 ha registrato una flessione del 6,43% a fronte di un contemporaneo progresso del 17,86% da parte dell'indice FTSE Mib. La capacità di selezionare i titoli di maggior valore è quindi stata fino a oggi determinante. Perché se vi sono società come Frendy Energy e Fintel Energia che dall'Ipo hanno pressoché raddoppiato il loro valore, esistono tanti altri casi in cui il bottino è stato ben più ma- • gro. Inoltre la liquidité del mercato è migliorata nel primo semestre 2014, con un controvalore medio giornaliero scambiato di 45.164 euro contro i 35.854 euro del 2013. Tuttavia nel periodo gennaio-giugno 2014 la percentuale di giorni in cui si verificano contrattazioni sul totale delle giornate di negoziazione è stata pari al 69 per cento. Significa che ci sono società che non scambiano un'azione per intere sedute. E' meglio del 6 5 % registrato nel 2013, ma è un livello sempre troppo basso per assicurare il pronto smobilizzo delle posizioni da parte degli investitori. Cosa dicono i numeri Cerchiamo pero di capire, numeri alla mano (più che dagli erratici andamenti di Borsa), quali sono i punti di forza di questo mercato meritevoli di essere messi in luce e soprattutto dove si nascondano le storie societarie più interessanti. La prima notizia positiva viene dalla struttura delle operazioni che usualmente approdano sull'AIM. Il 9 2 % dei capitali emerge dai dati rilevati a metà agosto - sono raccolti in Offerte pubbliche di sottoscrizio ne, ossia rappresenta no risorse fresche che vanno ad aumentare il capitale della società, mentre solo l ' 8 % sono rappresentativi di Offerte pubbliche di vendita, ossia provengono dalla vendita di azioni da parte degli azionisti precedentemente iscritti nel libro soci. Un caso, quest'ultimo, che non è di certo un bel biglietto da visita per un'operazione di quotazione, in quanto gli investitori potrebbero essere portati a pensare che gli azionisti decidono per la quotazione solo per disfarsi dei loro titoli a una quotazione magari di favore. Si tratta di una fattispecie che avviene molto più spesso nelle quotazioni sul listino

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 10/09/2014 64 09/09/2014 Effe - Risparmio e Investimenti - N.9 - settembre 2014 Pag. 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

maggiore. Una seconda indicazione favorevole giunge dai fondamentali delle aziende presenti sull'AIM. Evidenza non scontata considerato che l'AIM è caratterizzato da requisiti relativamente meno stringenti circa le comunicazioni che le aziende quotate sono tenute a fornire al mercato (si veda box a lato). Ebbene anche sotto questo punto di vista l'AIM dà dei punti ai listini con maggiore anzianità. In un contesto recessivo che non accenna ad abbandonare l'Italia (come testimoniato dai dati sul Pil del secondo trimestre 2014) e che sta mettendo in difficoltà proprio le piccole e medie imprese, le aziende dell'AIM sembrano dimostrare che i criteri di selezione applicati per l'ingresso sul mercato stiano funzionando a dovere. Nel 2013 il fatturato medio delle società presenti nell'AIM ha registrato un incremento del 2 5 % sull'anno precedente (con una media di 27 milioni di euro), mentre l'Ebitda, che misura il margine operativo lordo, ossia la capacità dell'azienda di creare valore aggiunto, è cresciuto mediamente del 1 0 % (a 3,5 milioni di euro). Addirittura il 4 7 % del campione delle società AIM ha messo a segno una crescita del fatturato superiore al 50%. E anche l'Ebitda è cresciuto del 5 0 % per il 3 4 % delle aziende. I singoli titoli A fare meglio in ordine all'andamento del giro d'affari sono state società come Methorios Capital, IKF, HI Real, W M Capital e GO Internet, che in alcuni casi hanno più che raddoppiato i valori dell'anno precedente (si veda tabella 1 nella pagina accanto). Sul fronte della crescita dell'Ebitda i top 5 sono Leone Film, Gruppo Green Power, Italia Independent Group, Energy Lab e Mp7 Italia. (si veda tabella 2 nella pagina accanto). Un altro parametro da tenere in considerazione osservando i singoli titoli presenti nel listino è l'interesse che suscitano presso gli investitori istituzionali. Le società con il maggior numero di istituzionali nel capitale sono Italia Independent Group (dove sono presenti 15 investitori), Industrial Stars of Italy (12), Net Insurance (11), Green Italy1 (9) e Leone Film Group (9). A livello complessivo nell'azionariato delle società appartenenti ad AIM Italia sono presenti 63 istituzionali, di cui 41 italiani (pari al 65%) e 22 esteri (35%). Il numero complessivo delle partecipazioni detenute da investitori istituzionali è di 115, per un investimento medio di 2,9 milioni di euro. Tra i più attivi: Zenit Sgr, Lemanik SA, Nextam • Partners Sgr, Anima Sgr, Sella gestioni Sgr e Arca Sgr, seguiti da alcuni colossi dell'asset management come A X A Investment Managers, Janus Capital e Credit Suisse Asset Management. I punti ancora da rivedere Da qui a fine anno su AIM Italia dovrebbero sbarcare altre cinque o sei società, ma resta naturalmente ancora molto da fare. Sul problematico fronte della liquidità, come accennato, e soprattutto per aumentare il livello di disclosure delle aziende presenti nel listino. Il commento che riassume questa problematica è affidato ad Anna Lambiase, amministratore delegato di IR TOP: "Solo il 2 2 % del mercato spiega -annuncia piani strategici e solo 5 società su 51 (Digital Magics, Enertronica, First Capital, Innovatec e Primi sui Motori) forniscono obiettivi quantitativi; la trasparenza dell'informazione finanziaria è condizione per attrarre gli investitori e alle PMI è richiesto uno sforzo ulteriore per essere più appetibili". Cosa resta ancora da fare quindi? Oltre a migliorare il grado di liquidità e ad aumentare il livello di trasparenza su strategia e previsioni è necessario dare vita a un polo di investitori specializzati, ambito dove sta muovendo i primi passi 4AIM (si veda in proposito il box a pagina 28). Finché questi nodi non saranno sciolti l'AIM Italia dovrà essere considerato un mercato denso di opportunità ma ancora un po' rischioso per i piccoli investitori, che dovrebbero pertanto approcciarsi ad esso investendovi una quota solo ridotta del proprio portafoglio e con un orizzonte di medio-lungo termine, magari come "scommessa" sulla dinamicità e sulla capacità di rinnovarsi del tessuto delle piccole e medie imprese italiane. F 31 GALA ROSSETTI MARINO NET INSURANCE FINTEL ENERGIA GROUP Methorios Capital TECNOINVESTIMENTI INIZIATIVE BRESCIANE THE GROUP ITALIA INDEPENDENT GROUP TRIBOO MEDIA PLT ENERGIA NOTORIOUS PICTURES LUCISANO MEDIA GROUP LEONE FILM GROUP FRENDY ENERGY INDUSTRIAL STARS OF ITALY EXPERT SYSTEM PRIMI SUI MOTORI GREEN ITALY1 vrway communication AGRONOMIA GRUPPO GREEN POWER ENERGY LAB MAIL UP KI GROUP FIRST CAPITAL DIGITAL MAGICS ECOSUNTEK NEUROSOFT INVEST MC LINK SAFE BAG GO INTERNET AMBROMOBILIARE TECH-VALUE MP7 ITALIA MONDO TV FRANCE SACOM INNOVATEC WM CAPITAL ENERTRONICA SOFTEC TE WIND VALORE ITALIA HOLDING DI PARTECIPAZIONE POLIGRAFICI PRINTING ARC REAL ESTATE COMPAGNIA DELLA RUOTA IKF SOFT STRATEGY BLUE NOTE SUNSHINE CAPITAL INVESTMENTS

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PMS VITA SOCIETA' EDITORIALE HI REAL FINTEL NET INSURANCE Le società presenti nell'AIM hanno chiuso il 2013 con valori medi di fatturato ed Ebitda in crescita del 25% e del 10% TAB.1 - CRESCITA % FATTURATO SOCIETA' MACROSETTORE DATA IPO FATTURATO 2013 VAR% Methorios Capital Finanza luglio 2010 27,7 108% IKF Finanza maggio 2009 14,1 103% HI Real Prodotti e servizi gennaio 2011 8,9 233% WM Capital Prodotti e servizi dicembre 2013 3,3 97% GO Internet Media&Digital agosto 2014 2,7 102% fonte: Il mercato AIM Italia - Osservatorio sul mercato azionario per le PMI, IR TOP TAB. 2 - CRESCITA % EBITDA SOCIETA' MACROSETTORE DATA IPO EBITDA 2013 VAR% Leone Film Group Media & Digital dicembre 2013 12,6 88% Gruppo Green Power Green gennaio 2014 4,8 147% Italia Independent Group Fashion & Lifestyle giugno 2013 4,7 57% Energy Lab Green maggio 2014 1,8 115% Mp7 Italia Media & Digital luglio 2014 0,8 186% fonte: Il mercato AIM Italia - Osservatorio sul mercato azionario per le PMI, IR TOP TARGET PRICE SOCIETÀ AIM ITALIA SOCIETA' PREZZO UPSIDE MEDIA TP Digital Magics 5,90 54% 9,10 Energy Lab 1,94 3% 2,00 First Capital 1,00 17% 1,17 Frendy Energy 1,46 143% 3,53 Gala 10,00 45% 14,50 Innovatec 2,30 70% 3,90 Italia Independent Group 33,30 35% 45,00 MC Link 5,93 43% 8,50 Methorios Capital 0,67 126% 1,51 PLT energia 2,39 31% 3,15 MP7 Italia 2,40 17% 2,81 Primi sui Motori 29,68 30% 38,50 TBS Group 1,69 138% 4,02 Triboo Media 4,47 52% 6,78 WM Capital 0,99 23% 1,22 TOTALE 55% fonte: Il mercato AIM Italia - Osservatorio sul mercato azionario per le PMI, IR TOP (dati al 22.07.2014) Il management di 4AIM. Da sinistra verso destra: Dante Ravagnan, Gianluigi Costanzo e Davide Mantegazza 4AIM: l'investing company che investirà sulle quotate all'AIM 4AIM, prima Investing Company italiana dedicata allo sviluppo del mercato AIM Italia, si prepara allo sbarco sul mercato AIM di Borsa Italiana in autunno. Lo ha dichiarato il management della società nel mese di luglio presentando il modello di business focalizzato su investimenti strategici in Pmi quotande e quotate in mercati non regolamentati europei, caratterizzate da solidi fondamentali, management qualificato e ad elevato potenziale di crescita. L'obiettivo di 4AIM è quello di effettuare investimenti stabili in molteplici settori ad esclusione del settore immobiliare e investing companies, sia a livello nazionale sia internazionale, con un orizzonte temporale di medio-lungo periodo (compreso tra i 18 e i 36 mesi). 4AIM di prassi non acquisirà quote superiori al 4,99% del capitale della società quotanda, soglia che potrà essere superata in casi eccezionali fino al limite massimo del 10 per cento. 4AIM inoltre non entrerà nella gestio ne societaria delle partecipate. La società è presieduta da Gian Luigi Costanzo, già chief investment officer di Banca Intesa e fino al 2013 presidente di Generali fund management. L'amministratore delegato di 4AIM è Davide Mantegazza e la carica di chief investment officer sarà ricoperta da Dante Ravagnan. Ma gli analisti cosa dicono? Buy buy AIM. Non è un saluto, ma il giudizio pressoché unanime degli analisti sulle azioni comprese nell'AIM Italia. Da un'analisi condotta su 18 studi di analisti finanziari che coprono le società AIM Italia emerge un buon livello di positività per il 2014. Il 93% delle raccomandazioni riporta un giudizio Buy (comprare), il 7% riporta il rating outperform (sovraperformante) e il potenziale di rialzo dei titoli è in media pari al 55%. Tra i principali analisti specializzati su AIM Italia si annoverano: Integrae SIM, Intermonte SIM e UBI Banca. Il management di 4AIM. Da sinistra verso destra: Dante Ravagnan, Gianluigi Costanzo e Davide Mantegazza Da qui alla fine dell'anno su AIM Italia è previsto lo sbarco di almeno altre cinque società AIM e Minibond La quotazione sull'AIM rientra tra le fonti di finanziamento alternativo delle aziende. Un ambito che ha conosciuto uno sviluppo in Italia con la nascita del mercato dei Minibond, che si è andato ad affiancare alla pratica ormai consolidata dell'intervento nel capitale e nel management delle aziende da parte del private equity. Anche alcune società presenti sull'AIM hanno emesso obbligazioni, Minibond o prestiti obbligazionari convertibili nel 2014 quale fonte alternativa di finanziamento, per un valore delle emissioni pari a 35,7 milioni. Primi sui Motori e TE Wind hanno emesso obbligazioni negoziate su ExtraMot Pro, segmento riservato agli investitori professionali.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 10/09/2014 66 09/09/2014 Effe - Risparmio e Investimenti - N.9 - settembre 2014 Pag. 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Perché le Pmi scelgono l'AIM Il mercato AIM Italia nasce nel marzo 2012 dall'accorpamento dei mercati AIM Italia e MAC, al fine di razionalizzare l'offerta dei mercati dedicati alle PMI e proporre un unico mercato pensato per le PMI più dinamiche e competitive del nostro Paese, con una formula che fa leva sulle specifiche esigenze del sistema imprenditoriale italiano dall'altro. E' concepito per offrire un percorso più rapido e flessibile alla quotazione, ma al contempo tutelare gli investitori, grazie ad un efficiente impianto regolamentare che risponde ai bisogni delle piccole imprese e degli investitori specializzati. In fase di ammissione non è richiesta la pubblicazione di un prospetto informativo e successivamente non è richiesta la pubblicazione dei resoconti trimestrali di gestione. Il mercato si basa sulla presenza di una figura chiave: il Nominated Adviser (Nomad), soggetto responsabile nei confronti di Borsa Italiana, incaricato di valutare l'appropriatezza della società ai fini dell'ammissione e in seguito di assisterla, guidarla e accompagnarla per tutto il periodo di permanenza sul mercato. Non è prevista una dimensione minima o massima della società in termini di capitalizzazione, mentre è prevista una soglia minima di azioni sul mercato in termini di flottante, che deve essere almeno del 10% (suddiviso tra almeno 5 investitori professionali o 10 investitori di cui 2 professionali). In tema di corporate governance, non sono previsti requisiti particolari, cosl come non sono previsti requisiti economico-finanziari specifici. In fase di ammissione, la società deve predisporre soltanto il documento di ammissione, che riporta le informazioni utili per gli investitori relative all'attività della società, al management, agli azionisti e ai dati economico-finanziari. Una volta quotata, la società non deve presentare i resoconti trimestrali di gestione, ma solo il bilancio e la relazione semestrale e non deve pubblicare altra documentazione per effettuare aumenti di capitale successivi. AIM Italia offre alle imprese una serie di vantaggi: consente alle imprese di minori dimensioni di accedere al mercato dei capitali in modo rapido e a costi più contenuti rispetto al mercato principale, assicurando al contempo trasparenza e liquidità per gli investitori. Attraverso l'AIM le imprese potranno accedere a un mercato realmente globale, beneficiando di visibilité internazionale e godendo della credibilità conquistata dall'AIM inglese e dai mercati di Borsa Italiana. AIM ITALIA - MERCATO ALTERNATIVO DEL CAPITALE MTA AIM ITALIA - MERCATO ALTERNATIVO DEL CAPITALE MTA REQUISITI DI AMMISSIONE No capitalizzazione minima Tecnologico 10% flottante minimo (quota di capitale sociale sul mercato) Tecnologico No numero minimo di anni di esistenza della società Tecnologico No struttura di governo societario specifica Tecnologico Nomina struttura che deve rimanere sempre al fianco della società Beni di consumo DOCUMENTI PER L'AMMISSIONE Documento di ammissione Prospetto informativo No altri documenti 3 bilanci certificati, di cui 2 IFRS Un bilancio certificato (IFRS o principi contabili italiani) QMAT, piano industriale, memorandum sul sistema di controllo di gestione, documento di valutazione PROCESSO DI AMMISSIONE No due-diligence di Borsa Italiana Due diligence CONSOB per nulla osta al prospetto informativo e due-diligence Borsa Italiana per ammissione a quotazione No due-diligence di Consob (si, se in presenza di offerta pubblica) Due diligence CONSOB per nulla osta al prospetto informativo e due-diligence Borsa Italiana per ammissione a quotazione ADEMPIMENTI POST- QUOTAZIONE No resoconti trimestrali Resoconti trimestrali Obblighi di informativa al mercato Obblighi di informativa al mercato Specialista per il sostegno della liquidità del titolo Specialista obbligatorio per il solo segmento STAR fonte: Elaborazione F su dati Bloomberg

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