Il confronto quotidiano con nuove opere, con coloro Mario Puccini. che devotamente le custodiscono, la revisione della Una collezione ritrovata letteratura critica hanno favorito nuove indagini e scoperte (come nel caso delle lettere inedite di Puc- Nadia Marchioni cini conservate nel Fondo Ojetti dell’Archivio della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, pub- blicate da Gianni Schiavon nel suo puntuale testo in catalogo) e attualizzato, con coraggioso e filologico approccio storico critico, la lettura dell’opera dell’ar- tista (il cui rapporto con Van Gogh è stato quasi pro- Una rivelazione per me sono state le cose di Mario vocatoriamente introdotto nel titolo, con una citazione Puccini, un selvaggio pittore livornese allievo del da Emilio Cecchi, e sapientemente contestualizzato Fattori: ha circa 50 anni. È un Van Gogh involonta- rio: fortissimo; tu vedessi che colori, tu vedessi che nel panorama europeo nel testo in catalogo di Vin- fiere, che paesi, che mari, che barche in porto, am- cenzo Farinella). massate, catramose. Ci sono del Puccini cose poco Tornare dopo brevi anni a scrivere di un artista im- felici, ma ce ne sono, e sono le più, magnifiche: è un pone, a fianco della revisione del processo di analisi Fattori più intenso, più francese, direi; ma di una messo in atto nella precedente ricerca, un obbligo di “coltura” spontanea; è uno che ha fatto il braccian- 1. B. Miniati, te, il cameriere, il venditore di aghi e cotone, etc., sintesi che permetta, anche a chi si avvicini al pitto- Ritratto fotografico etc., un personaggio dostoevskijano.1 re per la prima volta, di coglierne il dato saliente, la di Mario Puccini, 1907 circa qualità che lo differenzia e lo rende unico, in ciascu- Sei anni fa s’inaugurava un’esposizione che voleva na delle sue opere, l’essenza della sua coscienza al riaccendere l’interesse su Puccini, proponendo ve- contatto con il reale. rifiche, precisazioni, puntualizzazioni riguardo alla Ciò che stupisce e meraviglia in Puccini è la rinno- biografia e all’opera dell’artista livornese2; nella com- vata intensità e l’incessante curiosità con cui, nelle plicata ricerca dei suoi dipinti, ad oggi quasi tutti in prove migliori, ma anche negli studi più corsivi, af- collezioni private, mancavano all’appello alcuni lavori fronta la realtà, come un’ancora di salvezza per non apicali della sua attività, raggiunti, infine, solo oggi, addentrarsi troppo in territori intimi e privati, in quel grazie alla generosità e sensibilità degli eredi dell’ap- lago di sensibilità che trapela da ogni sua visione, che passionato collezionista Ugo Rangoni. Queste rare qua- gli era, evidentemente, necessario contenere entro i lità (davvero non comuni in un universo collezionistico limiti di uno spazio contratto, a dispetto, quasi, della – e mercantile – in cui rivalità e segreti professionali potenziale vastità offerta dal paesaggio marino del- sembrano, negli anni, divenire sempre più profondi e la propria città, della quale, come giustamente viene senz’altro, almeno nel nostro Paese, lontani dal favorire sottolineato nel testo di Giorgio Mandalis in catalogo, lo scambio di idee) hanno permesso oggi di presentare l’artista rifugge i luoghi riconoscibili o celebrati, iso- nella sua città natale, ad un anno dal centenario della landosi sulle banchine del porto, sul lungomare, nelle morte del pittore e a oltre sessant’anni dall’ultima mo- vicine campagne. stra dedicatagli dalla municipalità3, opere lontane da- La possibilità di studiare da vicino, lungamente, ope- gli occhi del pubblico da oltre mezzo secolo, in alcuni re che per molti anni non è stato possibile osservare casi mai esposte e addirittura inedite, illuminandone i dal vero ha guidato la realizzazione della mostra, con momenti salienti o i più oscuri, offrendo l’occasione di tutta l’emozione della rivelazione di dipinti a lungo ripercorrere il filo delle sue ricerche e della sua biogra- immaginati; proprio attraverso questi si è scelto di ri- fia, aggiungendo nuovi tasselli alla conoscenza di un percorrere la storia dell’artista, nel persistente silen- artista di insondabile profondità (fig. 1). zio dei rari documenti, proponendo sezioni che, dopo Senza il generoso impegno della famiglia Rangoni, una sorta di autopresentazione costituita dai suoi tre cui devo uno speciale ringraziamento, a fianco a quel- più celebri autoritratti affiancati dall’immagine dello lo dovuto a tutti i collezionisti privati, ai direttori dei studio (cat. 4), illuminano i suoi esordi prima del disa- musei pubblici e delle fondazioni private che hanno gio mentale manifestatosi nel 1893; segue il confronto concesso le loro opere, quest’esposizione non sarebbe con l’indimenticato maestro Fattori e con gli amici ar- stata possibile. tisti, il ritorno alla pittura (dopo i quasi cinque anni

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di reclusione in manicomio) a partire dall’alba del gli ocra ed arancio ritorna nel Sottoportico a Digne Novecento. Da questo momento, nella penuria di dati e nel Villaggio alpino. Digne (cat. 86-87), mentre i certi cui affidare una precisa cronologia delle opere, saltuari soggiorni a Seravezza, fra il 1912 ed il 1915 si è scelto di seguire la traccia dei soggetti prediletti portano i possenti buoi che trainano blocchi di marmo da Puccini, per ricomporre le tessere del suo universo sulle luci abbassate dell’alba o del tramonto, quando umano e artistico, concludendo l’esposizione con una era possibile assistere all’incredibile spettacolo che sezione che inserisce la sua opera nel contesto della doveva riportarlo a reinventare i profili degli animali ricerca europea, evocando il contatto con il celebre fattoriani. dipinto di Van Gogh osservato dall’artista probabil- Ci sono poi gli assolati scorci di Castiglioncello, dove mente alla Prima Mostra italiana dell’Impressionismo dai primi anni dieci Puccini frequentava con ripetuti (aprile-maggio 1910), poi certamente nella collezione soggiorni l’amico e collezionista Romolo Monti; qui fiorentina di Gustavo Sforni, il collezionista pittore spesso la campagna si confonde col mare (Marina che favorì l’incontro con gli esempi d’Oltralpe e sep- a Castiglioncello, cat. 83) ed è un’esplosione di tur- pe riconoscere la sua statura artistica ed intellettuale. chesi, gialli, verdi brillanti. Di difficile collocazione Il mondo del porto, i paesaggi marini sono il più par- cronologica i soggiorni maremmani, da sempre collo- tecipe omaggio che l’artista rende alla propria città: la cati sulla fine dell’esistenza di Puccini, ma forse da luce accecante del sole sul mare abbassa lo sguardo immaginare anche già intorno al 1915, se la tela Casa del pittore, che si fa penetrante, onnivoro degli scorci colonica presso Orbetello (cat. 103) è quella cui l’arti- con barconi e velieri; da qui si può immaginare una sta si riferisce in una lettera a Ojetti, che porterebbe successione che porta dalle darsene di più tradizio- ad analoga datazione anche lo straordinario dipinto nale ispirazione (cat. 14) allo splendore unico e ma- Guardiana di porci, in cui si riconosce la medesima estoso di tele come il Mandraccio a o Vele al specie di alberi e il cielo è analogamente solcato da vento (cat. 66-67); ma è necessario abbandonare la lunghe, saettanti pennellate rosa (cat. 104)4. citazione della singola opera e soffermarsi a riflettere Quest’opera, dove la figura si perde nell’immenso a come un unico soggetto dia luogo ad una infinita paesaggio, permette di introdurre ad un’altra tipolo- varietà di sperimentazioni: spesso Puccini addensa gia di dipinti, che svelano in Puccini il pittore della la realtà osservata sui pochi piani, che affondano ap- vita quotidiana: ritagli brevi, rapsodici, della realtà pena in prospettiva, si verticalizzano, in rapida suc- osservata si ricompongono come geometrici strappi cessione, si incastrano e si confondono, traversati da cromatici sulla tela; come il maestro Fattori, è inter- alberi di velieri, cordame, vele, a creare una sorta di prete fiero e dimesso di un universo umile: contempla reticolo che imprigiona spazi e pensieri, impedendo donne, uomini e anche bambini, molto spesso, intenti di perdersi troppo lontano; talvolta studia incredibili al lavoro nei campi o in momenti di ozio che equivale, effetti di luce, come nel caso della Barca con pesca- nell’età felice, alla noia, e sembra di vederlo, osserva- tore (cat. 74), dove la singolare invenzione della ban- re con sguardo rapido per cogliere l’attimo e far risuo- china dorata in basso a contrasto con il fondo scuro nare attraverso il proprio appassionato temperamento delle vele e degli scafi lascia che a dominare la scena il soggetto, restituendolo in pittura con gesto tanto po- siano, piuttosto che la figura umana, i luminosi fila- tente da creare nuovi autonomi frammenti di realtà. menti delle sartie in primo piano che dividono con Sono le figure di bambini o anziani còlte in ozio sulla irrazionali geometrie l’intero dipinto. soglia di casa, angoli solitari, che divengono prota- Puccini, descritto come un grande camminatore, gonisti di vertiginose costruzioni cromatiche, come amava inoltre spingersi ai margini della città, verso nell’Angolo di giardino (cat. 22), in cui si legge per la campagna, esplorare nuovi paesaggi; i pochi viaggi la verticalità dell’impaginato compositivo il rapporto e soggiorni lontano dal mare sono caratterizzati dalla stretto col maestro Fattori, modernamente attualizzato particolare luce del luogo che permette di avvicina- con dinamiche pennellate costruttive (cat. 21). re, nella sua opera, dipinti come lo sperimentale e La fortuna di Puccini, sulla scorta dei contatti con ultrasintetico Mercato di montoni a Digne (cittadina prestigiosi collezionisti e mercanti a partire dai pri- dell’Alta Provenza dove l’arstista si reca a trovare il mi anni Dieci, lo vide dedicarsi anche al genere della fratello cantante lirico nel 1910 e nel 1912) (cat. 85) natura morta, che interpretò con grande intensità, a dove la tavolozza schiarita e giocata tono su tono de- partire dalla piccola Pesca (cat. 117), donata e dedi-

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cata nel 1910 da Mario Galli alla moglie, al più com- concentrata nella visione, eliminando dal proprio piuto Pesche mature (cat. 118), ai numerosi esempi di farsi qualsiasi procedimento che non fosse il mette- nature morte di pesci e fiori, dove il segno e il timbro re in forma il rapporto fra il visibile e la coscienza medesima. Una realtà assolutamente formale si so- cromatico assumono valori assoluti e divengono cifra stituisce – forse anche per autodifesa – alle limita- inconfondibile del temperamento pittorico dell’artista. zioni e alle miserie del reale quotidiano e investe, Una volta in contatto con prestigiosi committenti, il pit- con una sorta di assillante totalità, l’intera sua vita. tore riprese anche a frequentare il genere del ritratto, I vent’anni che gli rimarranno non hanno cronaca; in cui tiene evidentemente un doppio registro, anche […] Di contro l’atto del dipingere diverrà onnivoro. Non si può pretendere da un’attività siffatta un ri- stilistico; incredibilmente capace di restituire le quali- gore autocritico che ne elimini gli eccessi di forma tà umane di ogni personalità, immortalò l’immagine di e le sazievoli ripetitività. […] È come se in esse collezionisti, mercanti, conoscitori e amici secondo il il pittore scaricasse gli eventi, tutti i fermenti del peculiare tratto morale di ciascuno: in mostra è la fe- viver pratico in lui sigillati e inesprimibili se non in licissima immagine dell’ingegnere Emanuele Rosselli, questo continuo bruciare dell’occhio sui rovelli di una realtà breve, ma capace nei frequenti momenti collezionista, imprenditore e uomo incredibilmente d’attiva coscienza di divenire persino fulgida5. energico, che volle essere ritratto a Viareggio, dove l’artista dovette raggiungerlo, con il mare alle spalle, in un abbagliante sfarzo di azzurri (cat. 127). Il ritratto Porsi nuovamente di fronte a Puccini, dopo gli indi- di Rosselli è rappresentativo di quello che potremmo menticabili scritti dedicatigli da Monti, è di per sé assimilare al genere antico del ritratto ufficiale, in cui una sfida; per le acute letture delle opere, i lirici pas- è evidente il desiderio di affermare soprattutto l’im- saggi ecfrastici, la pertinenza dei riferimenti alla tem- magine pubblica dell’effigiato. Altro registro è quello perie culturale toscana di fine Ottocento di cui l’arti- ripreso da Puccini per una serie di ritratti molto intimi, sta fu partecipe, è saggio affidarsi alla rilettura delle in cui il confronto con il modello sembra rispondere sue parole, riservando a questo intervento il tentativo soprattutto ad un esigenza interiore dell’artista; qui si di ricostruire la sua avventura umana e pittorica, ap- ritrova il suo sguardo più verace: nel Ritratto di donna, parentemente semplice, eppure tanto profonda e, per come in Donna con gli occhi abbassati, nella leggerez- così dire, misteriosa, da sfiorare la vertigine. za dei toni e delle velature impercettibili del Ritratto Già Monti, nel suo ultimo, partecipe scritto, volle di- di giovinetta con fiore allo scollo, con ogni probabilità chiarare apertamente la “difficoltà di Puccini”: la cognata cantante Alix Cheillan, appare tutta la sen- sibilità dell’anima a confronto con i diversi tipi umani L’affaticamento di scrittura che si può avvertire in (cat. 126, 128, 131). questo tentativo di compiere una lettura di opere Oltre all’unico dipinto di nudo ad oggi noto del pitto- siffatte è, mi si voglia scusare, la conseguenza ine- re, tutt’altro che canonico e lontanissimo da leziose vitabile di un discorso critico tenuto solamente sui valori formali. Oltre quello che ho tentato di tra- divagazioni sulla bellezza muliebre, antigrazioso, po- scrivere, Puccini non descrive niente: non un per- trebbe dirsi, ma per questo incredibilmente moderno sonaggio, non un evento che disperda la narrazione nella sintesi delle forme (cat. 129), sono esposti in in aneddoto, nessun elemento allusivo o simbolico. mostra due esempi dell’attenzione di Puccini al mon- Ed è così che, nascendo da questa vera e propria do dell’infanzia: il Ragazzo sulla poltrona rossa e Ra- inclemenza narrativa, il solo potere della forma può sollevar folate di vento ristagnato, di salmastro, di gazzo rachitico (già appartenuti a Sforni), quest’ultimo canapi; gli odori e le luci a mozzafiato che il porto estremo omaggio del pittore al mondo popolare che lo di Livorno possiede in misura particolare forse per circondava, all’universo dei vinti (cat. 132-133). il suo fondale scoglioso, o per il tornar continuo e Magistralmente Raffaele Monti aveva colto l’essenza assillante dei venti di libeccio6. di questo possente interprete della vita delle perso- ne umili (Il viandante, cat. 111) e dei paesaggi della “L’inclemenza narrativa” sottolineata da Monti a pro- propria terra, riflettendo sul suo ritorno alla pittura posito delle opere di Puccini riguarda anche, com’è ai primi del Novecento dopo gli anni di silenzio del- ben noto, la povertà di documenti e testimonianze la malattia mentale (1893-1898) e svelandone la co- scritte contemporanee, come se quel vento di libeccio scienza: avesse voluto spazzar via anche il ricordo di quell’uo-

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2. M. Puccini, Ripercorriamo, dunque, la biografia dell’artista dal Ritratto della sorellastra suo inizio, anzi, da qualche anno prima della sua na- Carlotta, 1887, olio su tela, scita, poiché non sembra inutile evidenziare che alla 42x23 cm, ubicazione ignota già numerosa famiglia costituita dal padre Domenico e dalla madre Filomena Andrei si debba aggiungere una figlia di primo letto del padre, ritratta in uno dei rari dipinti giovanili che rappresenta un prezioso do- cumento nella ricostruzione degli esordi artistici di Puccini (fig. 2)7. L’esibita ed esattissima datazione del ritratto (9 aprile 1887), circostanza quantomai rara per l’artista, lascia presupporre l’esecuzione per un’occasione partico- lare, che le ricerche archivistiche hanno confermato essere il ventottesimo compleanno della giovane don- na; Concetta Maria Carlotta Eugenia nacque, infatti, a Livorno, da Domenico Puccini e Teresa Cerri, il 10 aprile 1859. Il dipinto, di straordinaria importanza poiché risulta essere, ad oggi, il primo numero del suo catalogo, pre- cedendo il noto La fidanzata al ritorno dalla messa di due anni, deve essere apprezzato come un regalo di compleanno alla graziosa sorellastra e rappresenta un sicuro documento figurativo anche per confermare la precoce frequentazione fra Puccini e Plinio Nomel- lini, che nello stesso anno datava il ritratto Signora in nero (cat. 10), caratterizzato da un analogo sfondo neutro, una più breve, ma altrettanto definita ombra portata, una posa più ordinaria e dimessa, più natu- ralistica, nella definizione del dettaglio della mano mollemente adagiata lungo il corpo. La sorella di Puc- mo sofferente, morto in solitudine, a Firenze, senza cini, in una posa frontale, ma niente affatto bloccata, il conforto di un familiare, di una compagna, senza nell’atteggiamento e nella sicurezza con cui occupa lo eredi. spazio mostra una ben diversa modernità nella sinte- L’estrema rarità di fonti primarie e l’esistenza turbata tica traccia delle mani e nella scomposta esplosione dell’artista hanno stimolato nella letteratura pucci- del mazzolino di fiori, in cui si apprezzano gli stilemi niana un proliferare di notizie e aneddoti non verifi- del tardo Lega; anche l’ombra che si addensa ai suoi cabili, favorendo la costruzione della fittizia figura di piedi è senza esitazioni prolungata oltre il formato del un Puccini pazzo e primitivo, già a suo tempo osteg- dipinto, mentre l’intenso sguardo, tutto spostato verso giata, come vedremo, dai più accorti contemporanei, sinistra, asseconda la leggera torsione del volto confe- primo fra i quali il collezionista fiorentino Gustavo rendo un fremito di dinamismo all’impassibile figura. Sforni. In mostra è possibile osservare una diversa versio- Con questo scritto si intende contribuire a chiarire, ne pucciniana del Ritratto della fidanzata all’uscita attraverso la revisione delle fonti note, integrate da dalle chiesa (cat. 11), la cui incredibilmente mo- nuovi documenti, la sua vita e la sua opera, nella cer- derna potenza sintetica nel trattamento della figura tezza che, soltanto attraverso una ricostruzione sto- e l’impostazione geometrica dello sfondo avevano rica dell’uomo Puccini e degli stimoli culturali che già sedotto Monti, pur nella difficoltà di mantenerla poté elaborare, la sua pittura troverà finalmente la cronologicamente in prossimità del 1889, anno cui è giusta collocazione all’interno del panorama figurati- datata la sua “gemella” nomelliniana; il mistero del- vo nazionale ed europeo. la datazione di questo dipinto, finché non soccorrano

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prove documentarie, resterà tale, nella tentazione di di emulazione nella scuola di proiezioni ortogonali spostarlo in un momento successivo e più maturo, dell’Accademia, ottenendo, dopo aver superato gli quando l’influenza di Ghiglia potrebbe aver suggeri- esami di luglio, anche l’abilitazione per l’insegna- to di reinterpretare il medesimo soggetto alla luce di mento del disegno nelle scuole tecniche. nuove sintetiche visioni. Ultima notizia biografica certa, dopo questi successi, Niente sappiamo delle relazioni di Puccini con i fa- è una cartolina inviata al compagno di studi Dante miliari, se non ciò che l’aneddotica fiorita attorno Galli, in cui lo delega al ritiro della medaglia conse- all’artista ci suggerisce; certo è che il figlio del forna- guita: io Domenico dovette dimostrarsi particolarmente do- tato se, già nel 1883, all’età di quattordici anni, aveva Al sig. Dante Galli R. Istituto di Belle Arti, via Ri- conseguito l’abilitazione all’insegnamento dopo aver casoli Firenze, 9 dicembre 90 frequentato la Scuola tecnica comunale di Livorno. Io sottoscritto autorizzo il sig. Dante Galli a ritirare Due anni dopo lo troviamo per la prima volta iscritto dal R. Istituto di Belle Arti di Firenze, la medaglia nei registri dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, d’argento da me conseguita nel concorso di Emula- dove i racconti dei contemporanei vogliono fosse sta- zione nella scuola di proiezioni ortogonali dell’anno to indirizzato dallo stesso Fattori, probabilmente già scolastico 89-90. dall’anno precedente. Firmato Mario Puccini Eccoti servito e colgo l’occasione presente per rin- Nel 1887, come dimostra il Ritratto della sorellastra graziarti nuovamente ed augurarti una buona fine Carlotta, il diciottenne Puccini è già un artista matu- ed un principio idem. Tuo Puccini ro per il suo esordio pubblico con l’esposizione di uno Saluta il sig. Mazzoli8. Studio di testa alla Promotrice fiorentina e nello stes- so anno lo si trova iscritto, presso l’Accademia, alla Dopo questa sbrigativa comunicazione dell’artista, le Scuola di Figura; l’anno successivo (1888) è di nuovo sue notizie documentarie si perdono in un inviolato presente alla Promotrice con i dipinti Macchiette e silenzio. Ave Maria, con ogni probabilità da identificarsi con la Si può solo supporre che, una volta rientrato a Livor- bambina dallo scialle rosso, di smaccato accento na- no, il professor Puccini abbia tentato la via dell’in- turalista esposta in mostra (cat. 7), formalmente assai segnamento, sfruttando l’abilitazione ottenuta in gio- lontana dall’immagine del ritratto della sorellastra di vanissima età, ma nessun esito hanno dato in questo appena un anno precedente, rappresentando, di fatto, senso le ricerche negli archivi cittadini; sappiamo un unicum nella produzione pittorica ad oggi nota. però che nel 1892 frequentava presso l’Accademia di Ave Maria permette di avvicinare gli esordi di puccini Belle Arti di Firenze la Scuola libera del nudo sotto il nella ritrattistica all’opera di , altro mo- magistero di Fattori. dello, accanto al mai dimenticato Fattori, che condi- La storia di Puccini riprende nell’autunno del 1893, ziona le sue prime prove, come dimostra il confronto quando cominciarono a palesarsi i primi segnali del con Busto di contadina (cat. 6) del pittore di Modi- disturbo che doveva condizionare la sua esistenza gliana che, assieme al Ritratto di contadina di Fattori con oltre quattro anni di reclusione in manicomio e (cat. 5), chiude il cerchio delle più strette frequenta- far fiorire la leggenda del pittore pazzo, primitivo, zioni ideali di questo momento, permettendo di evo- istintivo e, soprattutto, intorno al quale si è fondata care ancora Lega per la libertà pittorica del bouquet la romanzata personalità del “Van Gogh italiano”, di fiori sul cappellino de La modella (la fidanzata), un episodio che merita di essere ulteriormente chia- fondamentale riferimento anche per il Ritratto di rito, per comprendere meglio un artista per il quale, signora di Nomellini, mentre ancora Fattori si pone più che per molti altri, la vita coincise con la propria a modello dell’intenso volto del pucciniano Lupo di opera. mare (cat. 9, 8, 12). Nel procedere su questo accidentato terreno ci soc- Tornando ai dati biografici verificabili, sappiamo che corrono alcuni documenti, la cui difficoltà di lettura, ancora con uno Studio di testa, verosimilmente diver- particolarmente per lo storico dell’arte, è data da una so da quello con cui aveva esordito due anni prima, corretta interpretazione dei termini e dei parametri si presentò alla Promotrice del 1889, mentre l’anno di valutazione clinica adottati dalla scienza medica seguente conseguì la medaglia d’argento al concorso tardo ottocentesca.

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In questa sede non resta che tentare di riscrivere la anni come quegli uomini? Ed ecco che si è se- storia dell’artista in quegli anni basandosi sui vec- duto di nuovo, ha camminato un po’ e si è seduto chi e nuovi documenti rinvenuti nell’Archivio storico di nuovo […]. E poi? Restar sempre così sedu- to, come un idolo, a pensare? No, questo non era della Asl 7 di Siena, il cui significato clinico è stato possibile! […] Andrèj Efìmyc andò alla finestra e chiarito grazie al supporto della moderna psichiatria9. guardò i campi […]. “Mi son perso d’animo, mio Per tentare di comprendere quale scenario lo attende- caro” mormorò tremando e asciugandosi il sudor va dopo aver varcato i cancelli del Manicomio di San freddo […] “mi son perso d’animo” […]. “Non si Niccolò in Siena il 4 febbraio 189410, non sarà inu- può riuscire a nulla, a nulla. Noi siamo deboli, caro…Io ero indifferente, ragionavo in modo ardi- tile affidarsi alle parole di uno straordinario medico to e sano, ma è bastato solo che la vita mi toccasse prestato alla letteratura, come amava definirsi Anton rudemente per farmi perder d’animo…per pro- Čhecov, che nel 1892 pubblicò uno dei suoi celebri strarmi…Noi siamo deboli, vili…E voi pure, mio racconti dal titolo La corsia n° 6. Nel racconto si nar- caro. Voi siete intelligente, nobile e col latte della rano le vicende di un medico in un ospedale della madre avete succhiato nobili inclinazioni, ma ap- pena siete entrato nella vita vi siete esaurito ed provincia russa, la cui sempre più assidua frequenta- ammalato…Deboli, deboli! […] Io me ne andrò di zione di un paziente particolarmente “intelligente ed qui, mio caro” disse. “[…] non posso stare così… interessante”, ricoverato nel padiglione psichiatrico, non sono in grado…”11 permette ai colleghi di dubitare della sua integrità mentale, allontanandolo dal lavoro, finché egli stesso Il giovane Puccini, ventiquattrenne, professore di di- non giungerà realmente a soffrire nell’anima al punto segno e artista “intelligentissimo e molto abile e sti- da offrire, a un giovane collega ansioso di sostituirlo, mato nella sua professione”, intento nella città natale l’occasione per internarlo in quel medesimo padi- a dipingere con grande sensibilità i volti e le figure glione n° 6 dove troverà, quasi immediatamente, la dei familiari e delle persone a lui vicine, dall’autunno morte. Il racconto può suggerire più di uno spunto di 1893 “si fece sempre più strano nei modi e nelle abi- riflessione circa la vicenda vissuta di lì a poco da Ma- tudini; cominciò a risentire malanimo verso il fratello rio Puccini, permettendo di conoscere più da vicino, maggiore e il padre. Diceva di essere affiliato a una in mancanza di documenti di prima mano dell’artista, Società Politica, e che il padre voleva darlo in mano la realtà che egli dovette vivere e, incredibilmente, agli Anarchici, dai quali si dichiarava perseguitato. riuscire, senza aiuti medici, a superare in quei quat- Per questo delirio più volte ha espresso, a quanto ci tro dolorosi anni, dal momento in cui, come Andrèj narrano, minacce, e idee di vendetta” 12. Efìmyč, Possiamo, a questo punto, immaginare che in una data a noi ancora ignota, verosimilmente all’inizio del indossò il vestito dell’ospedale; le mutande erano 1894, Puccini sia stato accompagnato dal padre pres- molto corte, la camicia era lunga e la veste da ca- so l’ospedale di Livorno e che questi abbia narrato, in mera sapeva di pesce affumicato. “Se Dio vorrà, sua vece, gli eventi descritti nella Modula informativa guarirete,” ripeté Nikìta. Egli raccolse in una brac- 13 ciata i vestiti di Andrèj Efìmyc e uscì, chiudendo e sopra riportati . dietro di sé la porta.“Fa lo stesso…” pensava An- Così, anche per le cause che possono aver indotto in drèj Efìmyc, avviluppandosi nella veste da camera lui la “demenza primitiva” diagnosticata dai medici, e sentendo che nel suo nuovo costume somigliava sarà stato il padre a suggerire loro “eccessivi strapaz- a un forzato. “Fa lo stesso…Fa lo stesso, il frac, la zi nel bere e nella venere”, aggiungendo poi l’affati- divisa, questa veste d’ospedale… camento eccessivo “per i suoi studi”14. Ma e l’orologio? E il libriccino degli appunti che stava nella tasca laterale? E le sigarette? Dove D’altro canto i medici riferiscono di non essere riu- Nikìta aveva portato i vestiti? Ora, forse, fino alla sciti, nel periodo di degenza a Livorno, “a scoprire in morte, non gli sarebbe più accaduto di infilarsi i lui il delirio da cui si ritiene affetto. Anzi, ha sempre pantaloni, il panciotto e gli stivali. Tutto questo era parlato sensatamente, dicendo di stare bene, e non si in certo modo strano e perfino incomprensibile nei è potuto porlo[?] mai nel suo delirio”. primi momenti […].Si alzò, fece qualche passo e si La gravità del disturbo dell’artista deve dunque es- sedette di nuovo. Ecco è là seduto già da mezz’ora, da un’ora, e si sere stata tale da condurre il padre a accompagnarlo annoia fino allo spasimo; che davvero è possibi- in ospedale, conscio della possibilità di reclusione le vivere un giorno, una settimana e perfino degli che minacciava la libertà del figlio; già il 29 gennaio

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1894, infatti, un’ordinanza del Tribunale Civile e Pe- 3. Manicomio nale di Livorno intimava “il passaggio di Mario Puc- di San Niccolò, ingresso, cini dallo stato di provvisoria a quello di definitiva Siena associazione al Manicomio di Siena” (fig. 3)15. Nel periodo in cui era ricoverato a Livorno, Puccini doveva aver avvertito chiaramente questo pericolo, che aveva provato goffamente a scongiurare con un tentativo di fuga dall’ospedale16 e cercando di fuor- viare la diagnosi dei medici nascondendo loro la pro- pria ossessione e affermando, per contro, il suo buono stato di salute. Nonostante i disperati tentativi di Puccini per sfuggi- re alla reclusione nel Manicomio senese, vi approda- va il 4 febbraio, perfettamente consapevole di ciò che lo aspettava. che gli si addebita. Al suo arrivo il paziente si mostrò tranquillo e colla- I sentimenti affettivi sono a parole assai vivi, ma a fatti risentono dell’apatia e indifferenza generale borativo, giungendo nuovamente a negare l’esistenza con cui accetta ciò che gli accade; mai cerca notizie stessa di quel delirio di persecuzione che gli era stato dei suoi e non ha loro scritto perché non sa cosa imputato durante la degenza all’ospedale livornese, deve scrivere. Di religione si occupa assai, ma noi mentre per la prima e unica volta, nei documenti crediamo senza convinzione e prende le pratiche giunti fino a noi, si ha notizia dei maltrattamenti che religiose come un diversivo alla vita monotona che l’artista avrebbe subito dal padre: qui conduce; si dichiara credente; è notevole che ha chiesto già di confessarsi e che è rimasto indif- “7 febbraio 1894. Il Puccini è presentemente calmo ferente quando gli si è negato. e tranquillo e si presta ben volentieri all’esame che La volontà è un po’ fiacca e non persiste a lungo in dobbiamo praticargli. La sua attenzione si mantie- una iniziativa presa; gl’istinti non appaiono perver- ne sempre sufficientemente e la percezione è sem- titi, come non si riscontrano tendenze pericolose a pre completa e abbastanza pronta. L’ideazione che sé o ad altri; non parla mai di suicidio e sembra anzi a prima giunta sembrerebbe integra e normale, a molto attaccato alla vita. lungo andare rivela qualche disturbo nel formali- Nega che esistano lesioni della sensibilità centrale. smo logico delle idee, nella rettitudine dei giudizi, Del delirio di persecuzione, cui accenna la modu- nel considerare giustamente i fatti e le cose avve- la informativa poco è rimasto, se pure non simula, nute: essa procede a sbalzi, poco ordinata e ogni astenendosi dall’estrinsecarlo; cosa anche questa tanto vengono fuori delle idee puerili, fatue e che molto probabile, perché già in altre cose si è ri- mal si addicono a persona, come egli è, educata e scontrato facile a mentire. A suo dire, è sicuro che sufficientemente istruita; mentre sembra persuaso e nessuno lo perseguiti e non nutre malo animo né convinto di una cosa, torna a parlarne come se non contro il fratello maggiore, né contro il padre, che avesse ben compreso il giudizio che gli si è dato, accusa di sevizie e maltrattamenti verso lui e che e si arriva a comprendere che esiste in realtà una sarebbe giunto fino a percuoterlo malamente senza certa debolezza intellettuale, per cui non è capace ragione. Nel parlare vanta sempre il proprio titolo di giudicare rettamente e di rettamente pensare. di professore di disegno e le sue qualità, forse un Tuttavia non si riscontra alcun vizio nella associa- po’ esagerandole. zione delle idee. Il sonno è normale, la loquela integra, la scrittura La memoria sembra ben conservata, ma al solito è qui unita17. ai fatti avvenuti dà spiegazioni del tutto arbitrarie; così, p. e. al fatto della tentata evasione dallo spe- dale di Livorno egli crede dare giustificazione col Le sue parole circa l’inesistenza del proprio de- dire che era amico dei medici dello spedale, che lirio, annotate dai medici al suo ingresso nel ma- non potevano perciò prendere la cosa a male e che nicomio, sono altresì chiaramente contraddette in se anche ne fosse andato, come ne andò, punito una lettera contenuta nella nosografia, redatta in qualche servente, egli lo avrebbe poi indennizzato del danno patito. Di tutto ciò che gli sta a carico un momento non precisato della sua reclusione, come fenomeno della sua malattia egli dà spiega- ma certamente dopo il 1895, come si evince dal zioni a suo modo, quando non nega recisamente ciò documento stesso:

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Ill. mo Sig. Direttore 31 marzo. Continua a mantenersi apatico, indiffe- Presentando le mie più umili scuse la prego a scu- rente, senza punto occuparsi in qualsiasi lavoro, sarmi se con la presente io Le chiedo il permesso anche per impiegare le lunghe ore della giornata in di sospendere per qualche tempo la corrispondenza qualche distrazione; sta sempre sdraiato, scompo- con i Miei. sto, disordinato nel vestire e non esprime mai né un Le cause che ella può facilmente rintracciare nella desiderio, né un sentimento, tranne quello d’esser diagnosi primitiva sono tali da scusare forse questo mandato fuori di qui. Mangia assai e sta benissimo desiderio con il quale “per difesa e diritto personale” di salute fisica. intendo tutelare e difendere la dignità e la vita da atti brutali come quelli confessati, riportati e scritti nella 30 aprile. È sempre lo stesso ed è continuamen- diagnosi suaccennata fatta nell’anno 94-95 nell’uffi- te inoperoso; i suoi discorsi sono improntati alla cio di questo Manicomio di San Niccolò. massima apatia e indifferenza e per l’inerzia in cui Con umili ossequi quale figlio mi firmo trovasi non attende nemmeno alle cure della perso- M. Puccini na. Parla poco, non si occupa di quanto gli accade Prof. Pitt. Autore18. d’intorno e sembra non abbia mai nulla da dire. La notte è quieto senza bisogno d’ipnotici. Nonostante la volontà di Puccini di allontanare da sé anche il ricordo dei familiari nella solitudine delle 9 luglio. Nella speranza che un ambiente morale e sale del manicomio, i documenti parlano dell’interes- materiale più omogeneo lo renda più contento, ri- se mostrato dal padre nei suoi confronti, attraverso il svegli l’amor proprio e ritempri la volontà, la fami- tentativo di sollevarlo, almeno in parte, dall’alienante glia si è decisa a passarlo nella sezione dei rettanti alla 5a[?] classe, ed oggi appunto è trasferito alla realtà del luogo, chiedendo il suo trasferimento alla Villa e viene vestito dei propri abiti21 Villa di salute nel parco della struttura, dove la de- genza, economicamente a carico dei familiari, risul- 1 agosto 1894. Il cambiamento di ambiente ha por- tava meno penosa19. tato un leggero miglioramento nel contegno ed ha Il diario della sua permanenza al San Niccolò è sta- solleticato un po’ l’amor proprio fino al punto di de- to redatto dal personale medico; oltre quattro anni di siderare di occuparsi nella pittura. La cura idrote- esistenza condensati in un foglio protocollo sulle cui rapica ha ridonato un po’ di energia fisica al malato il quale va ingrassando ed acquistando buon colo- quattro facce le annotazioni si fanno, con il passare rito. Si nota però tuttora deficienza di riflessione, del tempo, sempre più rare e laconiche…: puerilità di giudizi e di determinazioni, debolezza di sentimenti affettivi e morali, e, per quanto il ma- 14 febbraio 1894. Il Puccini, appena inviato alla lato cerchi di giustificarsi, una grande svogliatezza 3° sala Livi, si era posto a fare la treccia, ma ben e poca attitudine a un lavoro serio e proficuo. presto si è stancato ed è divenuto assai apatico e in- differente; ha dell’esigenze, vuol andare alla scuola 31 dicembre 1894. È rimasto presso a poco nelle 20 di disegno e starvi quanto gli fa comodo , non vuo- condizioni psichiche sopra notate, e sebbene a pa- le adattarsi alla disciplina comune e vanta la sua role mostri buoni propositi e faccia credere di avere posizione per sottrarsi agli ordini generali. La notte energia e riflessione, pure all’atto pratico si mostra dorme regolarmente e fisicamente sta bene. incostante, poco serio e strano, tanto da far perfino in certi momenti sospettare che si voglia prendere 21 idem. Si va facendo sempre più apatico e svo- giuoco di qualcuno. Il suo stato fisico generale è gliato; anche nel disegno conclude poco, e non s’interessa in nulla; commette delle stranezze senza eccellente. darne ragione, piglia tutto con leggerezza e mostra un indebolimento intellettuale piuttosto pronunzia- 25 settembre 1895. Mantenendosi presso a poco to. Di contegno è quieto e tranquillo. nelle condizioni psico-fisiche su accennate, passa, per ragioni amministrative, quest’oggi al quartiere 28 idem. L’indebolimento intellettuale si manifesta centrale. ogni giorno di più; non va più al disegno, è scompo- sto nel vestire, non si rammenta mai della famiglia 31 dicembre 1896. È alla 3° sala Livi torpido, apa- e ora esterna l’idea di farsi frate e desidera che il tico, inerte, senza che mostri interesse per qualsi- curato dello stabilimento gli indichi l’ordine reli- asi cosa; anche gli affetti sono assai sopiti e non si gioso in cui deve entrare. Sta tutto il giorno semi- occupa d’alcuno mentre i suoi mostrano assai inte- sdraiato sulla panca, inerte ed ozioso. La notte è resse per lui; poco proprio nel vestire, sta sempre quieto. in ozio, silenzioso e indifferente. Di fisico sta bene.

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31 dicembre 97. È un poco più sveglio e regolare alla vita artistica presentando alla Terza esposizione nel contegno; cura [parola illeggibile] la proprietà d’arte livornese il dipinto Paese Gabbro. delle vesti; si occupa a disegnare sebbene con poco profitto, parla meglio e con maggiore assennatezza. Fisicamente sta bene. Il Novecento si apre per Puccini anche con un nuo- vo, preziosissimo, documento figurativo. “1902” è 5 maggio 1898. Il risveglio intellettuale non ha fat- la data apposta dall’artista alla tavoletta La darsena to ulteriori progressi ed il malato, sia nei discorsi, recante la dedica all’amico mercante Mario Galli, sia negli atti, si dimostra molto puerile, debole di vergata in data 5 maggio 1916, che sembra essere la riflessione e di sentimenti affettivi. Richiesto dal prima opera datata giuntaci dopo la lunga parentesi padre viene affidato alla custodia domestica. senese (Farinella, fig. 3). La procedura per ottenere la dimissione di un recluso La sua vita, dal momento della dimissione, resta a nel manicomio senese implicava una ferma volontà oggi un mistero, rischiarato in parte dal ricordo comu- da parte di chi intendesse intraprenderla; come si nicatoci da Lloyd il quale, nel volume Tempi andati apprende dai documenti, infatti, richiedeva un’Or- (1951), rievoca l’esperienza pucciniana dedicandole dinanza del Tribunale, contenente, nel nostro caso, ben tre capitoli del proprio scritto. la formula della “custodia domestica” che implicava, Secondo questa fonte l’artista, rientrato a Livorno, vi- oltre all’accudimento materiale del soggetto, anche veva in povertà, sebbene risultasse impiegato come una responsabilità di sorveglianza nei confronti dei cameriere nella trattoria La Bohème, che il padre suoi comportamenti. gestiva nei pressi della centrale piazza Cavour, e si Puccini fu dunque “richiesto” dal padre pur non es- adoperasse personalmente in una minuscola attività sendo guarito dal proprio male, come informa il diario commerciale. Il primo incontro di Lloyd con Puccini medico sopra riportato alla data della dimissione e avvenne mentre si recava con al come è confermato dal “Registro statistica uomini” in suo studio e vide “questi salutare un uomo che era cui viene congedato come “migliorato”22. appoggiato al muro, presso lo sporto di una botteghi- L’artista avrebbe finito i propri giorni nel manicomio na. Sai chi è quello? mi disse Micheli: quello è Pucci- senese, se il Tribunale Civile di Livorno, per interes- ni. Osservai: Ma Puccini, non è un pittore? sì, infatti samento del padre, il giorno 3 maggio 1898 non aves- – rispose Micheli – egli ha lì una bottega e fa disegni se emesso l’Ordinanza, per cui per le ricamatrici. Ripassando di lì, all’imbocco di Borgo Cappuccini venendo dal Ponte Nuovo, vidi che Viste le carte riguardanti lo stato di mente di Puccini in una piccola vetrina c’erano esposti dei disegni per Mario recluso nel Manicomio di Siena come affetto da ricamo a punto a smerlo. Spesso passavo di lì, e sem- demenza primitiva pre lo vedevo al muro, solo, a testa bassa, pensoso”25. Ancora Lloyd lo descrive in quegli anni in un’altra Veduta la Requisitoria del Procuratore del Re in data veste, quella di merciaio ambulante, che vagava per 3 Maggio 1898 le campagne livornesi con la cassetta dei colori da pittore e l’altra contenente articoli per il cucito, da Attesoché dalle carte partecipate risulta che il Puccini vendere alle contadine nei casolari lontani dalla città. Mario essendosi fatto calmo e docile e regolare di con- tegno né dimostrando di essere dominato da pericolose Queste piccole occupazioni, nelle quali, forse, lo stes- tendenze può essere dimesso dal Manicomio e affidato so padre tentava di tenerlo impegnato, si affiancano, alla custodia domestica del proprio padre Domenico23. dunque, dopo il periodo della reclusione, al suo in- credibile ritorno alla pittura, di cui ci informa la tavo- Congedatosi dal San Niccolò, l’artista rientrò a Livor- letta sopra citata. no presso l’abitazione del padre, residente ancora al Agli albori del secolo Puccini si riaffacciava alla vita civico 1 di via Maggi, come risulta da un indirizzario artistica con uno sguardo non più rivolto all’indagine ancora conservato presso l’Archivio della Società di della figura umana, come se la sua mente non fosse Esecutori di Pie Disposizioni24. per il momento in grado di rapportarsi alla psicolo- Nessun documento illumina la sua nuova esistenza da gia di un altro essere, non ancora pronta a superare uomo libero, presto provata dalla morte della madre, quella soglia fatale che protegge il mistero di un’altra nel 1901, anno in cui il pittore sembra riaffacciarsi anima.

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4. G. Micheli, Il porto di Livorno (Barche nel porto), 1890-1895, olio su tela, cm. 51x90 (foto courtesy 800/900 Artstudio Livorno Lucca)

D’ora in avanti troverà conforto e sicurezza nella com- to, come si è visto, nei ritratti degli esordi, poteva ai plessa struttura della realtà; uscito dal buio dell’ani- primi anni del Novecento rappresentare senz’altro un ma si affida allo studio della luce, ne indaga le poten- esempio per un’interpretazione che si affrancava dal zialità esasperandone le qualità, facendo risuonare ‘vero’ fattoriano per ricercare nel paesaggio echi sim- fino al parossismo i suoi riflessi mutevoli, come av- bolisti (dai quali Puccini resterà costantemente lonta- viene nel piccolo capolavoro del 1902 dalla tavolozza no) evocati anche grazie all’impiego antinaturalistico completamente rinnovata, che esibisce una struttura del colore, come mostrano i tronchi violetti degli al- grafica e compositiva di dirompente forza costruttiva beri nella sua Pineta (cat. 33). Accanto a Nomellini rimeditata sulle spericolate prospettive del maestro è Alfredo Müller, come si vedrà ampiamente citato Fattori, con uno stile che s’impossessa dell’essenza da Fattori nella celebre “lettera a un gruppo di sco- stessa del reale, restituendolo sulla tela attraverso un lari”, l’altro esempio per Puccini verso una maggiore commosso, dolente sentimento26. libertà cromatica e di condotta pittorica (si osservi, Considerando i ritratti eseguiti da Puccini intorno a questo proposito, la sua liberissima Campagna to- al 1890, ancora legati all’esempio di Fattori e Lega, scana, cat. 32), ispirando un aggiornamento in senso niente lascerebbe presagire l’inaspettato mutamento “europeo”, che maturerà nel Nostro, come vedremo, nella sua pittura all’alba del secolo, probabilmente solo a contatto diretto con le opere francesi. stimolato dalle opere di amici concittadini come No- I confronti proposti in mostra fra i dipinti di Pucci- mellini, Ulvi Liegi, Micheli; quest’ultimo, già negli ni e degli artisti appena citati mostrano quali stimoli anni Novanta dell’Ottocento si dedicava allo studio agirono nella sua pittura per portarlo a risplendere di dei riflessi cangianti della luce sulle indolenti acque una nuova luce; se, infatti, le composte iridescenze intorno ai barconi ormeggiati nel porto (cat. 15), ag- del porto di Micheli (fig. 4), pur in un’immagine ben giornando, nel formato della tavoletta, la pittura del più tradizionale per composizione e stesura pittorica, maestro Fattori (cat. 14) con pennellata più libera e rimandano alle mobili acque inondate da multicolori più libere cromie, processo individuato e portato a riflessi del maturo Puccini, la costruzione del nomel- compimento, negli anni seguenti, da Puccini, come si liniano Forte di San Benigno (fig. 5) tutta sbilancia- osserva nel corsivo dipinto Darsena (cat. 16). ta verso la parte alta del dipinto, nella presentazio- Nomellini, amico di Puccini dai tempi del comune ne di un piano inclinato semplificato in luogo di un alunnato presso la fiorentina Accademia di Belle sapiente affondo prospettico, conduce direttamente Arti, artista col quale il Nostro già si era confronta- alla tela pucciniana Vele al vento (cat. 67), dove la

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distesa marina scivola analogamente sulla superficie 5. P. Nomellini, Forte di pittorica, spingendo le imbarcazioni presso il margi- San Benigno, 1890 circa, ne superiore. Una similare soluzione a-prospettica è olio su tavola, 54x38 cm, foto courtesy Società di proposta da Puccini anche nella tavola Il lazzaretto di Belle Arti Viareggio Livorno, (cat. XX) dove l’attenzione dell’artista è ra- pita da un luogo che gli donerà, negli anni, molteplici suggestioni. In questo dipinto l’architettura si staglia sugli scogli formando con essi un unico piano croma- tico seguendo la verticale del formato, permettendo all’azzurro infuocato del cielo nella parte alta della tela di riflettersi negli specchi d’acqua salata al mar- gine estremo inferiore, intrappolati dalla bassa marea fra gli scogli sbrecciati, orlati da un nervoso segno grafico di diretta derivazione fattoriana. Uscito dalla sua prigione, Puccini ripartì da ciò che sentiva più vicino e urgente, mosso da quel legame speciale che vincola, anche nell’età matura, allievo e maestro, tornando ad affidarsi ai suoi rari precetti, codificati e trasmessi nella scuola di Micheli, rias- sunti icasticamente nella citata lettera agli allievi, in cui Fattori denunciava esplicitamente in Müller colui che aveva importato le novità d’Oltralpe in Toscana

Io amo il realismo e ve l’ho fatto amare - le mani- festazioni della natura sono immense, sono grandi, non sempre si presenta viva di luce, non sempre si tudine, di fronte al grande mistero del creato. presenta triste e buia - gli animali, gli uomini, le La forte impronta del Maestro livornese persiste at- piante hanno una forma, un linguaggio, un senti- mento. Hanno dei colori, della gioia da esprimere: traverso un tenace rispetto del disegno, percepibile metterò un eccetera, perché non è delle mie forze nel nettissimo segno scuro che profila Lo scoglio e la fare uno squarcio letterario: però nella nuova via Vegliaia (cat. 68), mentre un ribollente magmatico che credete di avere preso avete pensato a tutto intarsio di colori investe e circonda la roccia nell’as- questo? […] Dissi una volta, fate qualcosa in arte senza totale di presenza umana che evoca quel senti- che urti noi vecchi; ma questo urto presente non è mento profondo di mistero, racchiuso in quel “vero” per il tentativo di luce che cercate, ma per un’arte senza forma, né concetto, e per la dimenticanza af- che Puccini seppe tornare a osservare con coraggio fatto di rapporto di colore e di chiaroscuro, non è e, crediamo, piacevolmente, “urtando” il vecchio Muller il quale tornato da Parigi ha veduto Manet, Maestro con cromatismi sovreccitati, febbrili, con Pizarro [sic], ed altri che lui, dietro il sentimento di una pennellata franta in maniera personalissima, che quei sommi ha curato di fare un’arte tutta sua […]; non trova, per vigore, confronti coi colleghi toscani, faccia pure quell’arte che crede e a noi starà a farne con una “sprezzatura” quasi violenta nell’aggredire la critica, a lodarlo, ma a voi ch’io ho sempre pre- dicato ad ognuno sia se stesso ed invece il primo ve- la tavola attraverso energiche pennellate multicolori, nuto che trovate la sua pittura d’ombre blu e la luce espressione pittorica della celebre equazione di Ma- di fior d’arancio, che ci correte dietro […]. Se a Li- rio Tinti “Puccini sta a Fattori, come Van Gogh sta a vorno non ci era Muller voi restavi quali eri![…]27. Cézanne; ed entrambi i due coloristi, Puccini e Van Gogh, tramutano in masse fluide e vibratili i serrati e L’osservazione del vero, che Fattori raccomandava ai compatti blocchi dei due costruttori” 28. suoi discepoli, quindi, tornava a essere il suo credo: Questa affermazione, che proietta la pittura del Mae- il “vero” delibato attraverso un’anima sensibilissima, stro e del discepolo verso le massime glorie dell’arte risuonante a ogni palpito della natura, un’anima con- europea contemporanea, offre la possibilità di entra- tratta e ferita, ma ancora capace di sbocciare, in soli- re nel vivo dibattito che ha segnato la bibliografia

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6. P. Gauguin, Il contadinello tutt’oggi, il problema della presenza e della visibili- bretone e l’oca, 1889, da tà nel capoluogo toscano del manifesto gauguiniano V. Pica, Gl’Impressionisti La visione del sermone32 e da valutare, a proposito Francesi, 1908 del Nostro, la portata dell’influenza del nabis Mauri- ce Denis a Fiesole nel 1907 33, poiché al sintetismo bretone gauguiniano, ereditato e diffuso da questa “confraternita” artistica, sembrano potersi ricondur- re alcune semplificazioni formali pucciniane (fra cui l’intensa tela La fontina del molo vecchio, cat. 54) che culminano nell’incredibile Contadina del 1914 (fig. 7).. Nella primavera del 1910, difficilmente Puccini avrà potuto mancare la mostra fiorentina dell’“Im- pressionismo”, che presentava altresì un vasto pano- rama della pittura francese arricchito, fra le altre, da immagini fotografiche di dipinti di Cézanne, Degas, Gauguin, Van Gogh 34. Firenze era città popolata di personaggi ed eventi stimolanti e la circolazione del- le idee avrà senza dubbio rinfrescato di nuova linfa lo spirito inquieto dell’artista, sia direttamente, sia attraverso le mediazioni dei citati Nomellini, Müller, Ulvi Liegi, da tempo programmaticamente impegna- ti nell’aggiornamento della cultura nostrana in senso specificamente francese. Questa apertura internazionale era favorita nel capo- pucciniana circa l’eventuale assimilazione da par- luogo toscano da Gustavo Sforni (fiancheggiatore della te dell’artista di stilemi diffusi Oltralpe dalla fine Prima mostra italiana dell’Impressionismo del 1910) dell’Ottocento. Dal momento che non sono emerse, che avrebbe ospitato Puccini nella propria residenza com’era prevedibile, nuove testimonianze dirette fiorentina, dove l’artista livornese vide Il giardiniere circa l’adesione del Nostro alle contemporanee cul- vangoghiano e fotografie di opere di Van Gogh e Céz- ture figurative europee, e che le sue opere ci parla- anne mostrategli dal collezionista, esperienza mini- no in una lingua squisitamente personale, seppure mizzata a favore di una lettura tutta toscana della sua con spiccate assonanze nei confronti degli esempi opera nella biografia dedicatagli da Lloyd in Tempi stranieri, è ragionevole immaginare, partendo dai andati, ma che le parole stesse di Sforni, più avanti testi figurativi, un artista curioso delle più avanzate riportate, consigliano di ripensare altrimenti, poiché ricerche nazionali e internazionali29, queste ultime il piacere dello scambio intellettuale fra collezioni- veicolategli anche dall’esempio dei vecchi compagni sta e pittore è espresso con chiarezza dal primo, che d’Accademia, in particolare da Nomellini. Attraverso invalida con la sua lettera tutte le attestazioni di un il legame con l’amico livornese, infatti, potrà essere Puccini incolto e barbarico aprendo a una prospettiva venuto a conoscenza dell’articolo pubblicato da Viani pienamente europea, come argomentato nel testo di su Van Gogh nel 191030, così come, due anni prima, Farinella in catalogo. potrà aver riflettuto sull’articolo di Soffici su Cézanne La modernità di Puccini trova la più convincente con- uscito su “Vita d’Arte”. Il 1908 è anche l’anno in cui ferma nelle coraggiose e assertive prove certamente fu dato alle stampe da Vittorio Pica il volume Gl’Im- databili all’inizio del secondo decennio del Novecen- pressionisti Francesi, arricchito da 262 illustrazioni to, che lo mostrano già nella sua piena maturità. Non che ricostruivano la storia dell’Impressionismo fino sarà un caso che proprio nel 1911, dopo oltre venti alle sue derivazioni puntinista e sintetista, includen- anni di assenza dalle esposizioni pubbliche, interrot- do uno degli autoritratti di Van Gogh con l’orecchio ta solo, dopo la malattia, da una fugace apparizione tagliato e chiudendosi con Il contadinello bretone e con Paesaggio Gabbro a Livorno, nel 1901, l’artista l’oca di Gauguin (fig. 6) 31.. Rimane inoltre aperto, a si senta di nuovo pronto a riprendere il percorso ab-

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bandonato prima della sua reclusione ripartendo dal- 7. M. Puccini, la Società Fiorentina di Belle Arti (dove espose nel Contadina, 1914, 1889 uno Studio di testa) cui affidò il suo nuovo esor- olio su tavola, collezione privata dio nel 1911 continuando a cullare in privato i propri dipinti già apprezzati da una ristretta cerchia di amici e conoscitori. L’anno precedente lo aveva visto impegnato in uno dei rari viaggi, a Digne-les-Bains, nell’alta Provenza, dove si era recato in veste di testimone per le noz- ze del fratello Amedeo, cantante lirico, con la colle- ga Henriette Alix Cheillan 35. Proprio il 1910 fu per Puccini un anno cruciale; da qui sembra riprende- re veracemente la sua storia pittorica, con rarissime opere datate, come Lungomare a Livorno (cat. 18), probabilmente eseguito prima del soggiorno francese e dell’incontro diretto con la pittura “impressionista” alla mostra fiorentina dell’aprile-maggio di quell’an- no; siamo ancora nel momento di estrema vicinanza al Maestro, lontani dalle esuberanze cromatiche degli anni immediatamente successivi, la pittura è tonale, il confronto con Fattori si materializza con la tavolet- ta Tramonto sul mare (cat. 17), dove non è difficile scorgere il portato romantico della figura solitaria, ritratta di spalle al cospetto dell’infinito orizzonte al tramonto. collocare la spinta verso una pittura più internaziona- Dello stesso anno, un paesaggio agreste giocato sui le a seguito delle discussioni con Sforni e del contat- toni del giallo (fig. 8), cui si può avvicinare, per l’a- to diretto con la sua collezione, sebbene il legame di naloga impostazione compositiva e gamma cromatica Puccini con il sensibile e raffinato collezionista-pitto- il dipinto Nel pian di Pisa (cat. 88), dove una rigorosa re sia stato finora collocato all’anno successivo, frutto geometria divide il formato del cartone in un susse- di un incontro favorito da Oscar Ghiglia, il più colto guirsi di piani che mostra la struttura sintetica e dise- e forbito fra i colleghi livornesi, intorno al 5 febbraio gnativa da cui generano queste opere. 1911 sulla base di una lettera di Puccini a quest’ulti- La stessa temperatura cromatica è espressa nella più mo recante questa data. vasta tavola Inverno sulla banchina (cat. 63), databile La missiva (incredibilmente il primo documento scrit- to pucciniano giuntoci dopo la lettera al direttore del grazie a quel 1911 che segue la firma dell’artista nel manicomio, databile agli anni 1896-1898), redatta da bozzetto Uomo ricurvo (cat. 62), ritratto negato di un Puccini in presenza di Gino Romiti, non fornisce al- uomo di spalle, alle prese con un piccolo fuoco sulla cuna esplicita notizia al riguardo e potrebbe anche banchina, nel dipinto più vasto proiettato contro lo essere ricondotta ad un interessamento di Ghiglia nei sfondo della Fortezza Vecchia arrossata dalle luci del confronti di Puccini per la selezione delle sue opere tramonto. da inviare all’Esposizione retrospettiva cinquantena- Incredibile immaginare queste opere intorno allo ria italiana e regionale toscana del 1911, dove proprio stesso 1910 cui sono databili le tre versioni delle Vele Romiti, assieme a Corrado Michelozzi e Renato Nata- al sole (fig. 9), risposta tutta personale alle serie mo- li, presentarono due suoi disegni ed un olio, segnando nettiane 36, in cui le vele nell’ora meridiana riflettono il riaffacciarsi dell’artista allo sguardo del pubblico potentemente la luce del sole come elettriche esplo- dopo ben dieci anni di latitanza 37: sioni creando astratti arabeschi che si rifrangono nell’acqua del porto. “Carissimo Oscar, È a questo momento, successivo al ritorno dal sog- la tua lettera mi è giunta oggi. Ti sono grato della giorno a Digne dell’estate 1910, che si è tentati di tua speciale considerazione per me, approvo e sti-

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8. M. Puccini, Padule (Stagno in Maremma), 1910, olio su tavola, 27,1x39,7 cm (foto courtesy 800/900 Artstudio Livorno Lucca)

mo ciò che fai per Puccini nostro, egli è ben merite- grazie alla loro indispensabile “presentazione”, che vole di ogni più lusinghiero apprezzamento. Ho già Puccini tornò ad esporre le proprie opere pubblica- riferito al Puccini ciò che hai intenzione di fare per mente, guadagnandosi una nuova visibilità. lui, ne è entusiasta ed infinitamente contento. Egli stesso qui sotto ti dirà la sua intenzione in proposito Il problema del tramite fra il nostro artista e Sforni e […] del preciso momento del loro incontro resta quindi, tuo sempre aff.mo Gino Romiti a livello documentario, di complicata definizione, Caro Ghiglia, sebbene ancora un artista livornese, Lloyd, ricordi sono lieto della nuova prova di amicizia che dimostri il proprio ruolo di guida durante la visita di Puccini per me e te ne ringrazio affettuosamente. Rispondo insieme a Gino per dirti che trattandosi di una cosa alla collezione Sforni, citando i due celebri episodi, così importante mi sono deciso (non avendo pronto dal sapore bozzettistico, secondo cui l’artista non quel che vorrei) a fare apposta dei lavori che io in avrebbe riconosciuto i propri quadri incorniciati persona porterò a Firenze da te e fra i quali tu ne alle pareti e si sarebbe annoiato, con rassegnata pa- farai la scelta. Conto di essere a Firenze verso la fine di gennaio [sic]. Ti avvertirò del mio arrivo. Ti ringra- zienza, di fronte alle molteplici fotografie di dipinti zio nuovamente abbracciandoti tuo amico Puccini 38. di Van Gogh e Cézanne che il collezionista volle mo- strargli 40. Dal tono confidenziale di questo scambio epistolare si Notizie certe dell’incontro fra Sforni e Puccini si han- comprende che il sentimento di stima e amicizia fra no dall’intenso carteggio, avviatosi nel 1909, intercor- questi pittori doveva essere da tempo consolidato; fu so fra l’illuminato cosmopolita collezionista e Ghiglia, probabilmente grazie all’incoraggiamento di Romiti, testimonianza privata di un legame profondissimo. Natali e Michelozzi, in quel momento particolarmente Fra queste carte la prima traccia dell’apprezzamen- vicini a Puccini per il comune impegno nella deco- to da parte di Sforni dell’opera di Puccini è offerta razione delle sale del Caffè Bardi 39 (cat. 42, 49), e dal commento circa il dipinto La via di un sobborgo

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pubblicato da Tinti nelle pagine de “Il Vaglio”, nel numero del primo marzo 1913:

Quando poi ho aperto la pagina di Puccini son ri- masto ammirato e preso: bello, perdio, bello, bello. Bella cosa! Peccato che ci sia il pezzo di sopra, dei tetti, che è un po’ fuori; ma quel cavallo bianco! E quei movimenti! Perbacco che pittore, che anima: che consolazione grande e unica! 41.

La singolare unione di una personalissima pennellata divisa, che definisce sul piano i volumi, e del sus- seguirsi, incurante delle leggi prospettiche, di piani giustapposti, dà luogo in questo dipinto a un’acciden- tata costruzione verticale dovuta, appunto, a una sorta di “compressione prospettica”, dove la pianeggiante via Garibaldi 42 assume l’aspetto di un’erta collinare, in cui la tenda di una bottega sulla sinistra diviene un triangolo che s’incunea nei volumi semplificati delle quando lo vedrai. Altro che incoscienza!! Rimar- 9. M. Puccini, Vele al sole case. rai sorpreso. Io credo che quell’uomo lì è ancora in (Porto di Livorno), 1910, Sempre nella primavera del 1913 Sforni si trova a tempo a superare di gran lunga quello che ha fatto olio su cartone, 26,5x44 Livorno, in compagnia di Benvenuti e altri amici ar- fino a ora”44. cm (foto courtesy Società di tisti, e desidera far partecipe Ghiglia di un episodio Belle Arti Viareggio) riguardante Puccini raccontatogli dall’amico e avve- Il valore dei punti esclamativi di Sforni a seguito nuto poco prima, nella stessa serata: della presunta incoscienza pucciniana assumono il significato del pieno riconoscimento, dopo un lungo Benvenuti mi raccontò che poco prima Puccini ave- scambio di opinioni, di una sensibilità raffinata (for- va incontrato un amico e che questi per scherzo gli se al punto di renderlo estremamente vulnerabile nel toccò il cappello: e Puccini quasi impazzito gli tirò confronto con il “mondo volgare”45) unita a un intel- una terribile bastonata in un braccio e poi se ne andò letto brillante e a una vasta cultura, che spaziava, at- tranquillo del suo passo come se niente fosse 43. traverso la lettura di riviste d’avanguardia come “La Voce”46, ben oltre il panorama cittadino e toscano, Questo inciso pucciniano, all’interno di una lunga mostrando un artista perfettamente informato delle lettera, sembra rispondere a una preoccupazione cir- polemiche culturali e artistiche del proprio tempo, ca la tranquillità psicologica dell’artista condivisa che proprio su quella rivista imperversavano. da Ghiglia e Sforni, i soli che, con la loro partecipe Un esempio storicamente verificabile delle dispute sensibilità, sembrano realmente interessati a curare intellettuali seguite con partecipazione da Puccini è l’esistenza solitaria di quel loro fragile amico. offerto dall’articolo pubblicato da Angiolo Cecconi a È ancora Sforni, in quell’anno particolarmente as- seguito dell’esposizione dei futuristi presso la fioren- siduo a Livorno, che comunica a Ghiglia le proprie tina Galleria Gonnelli nel 1913 (illustrato dal dipinto impressioni dopo una serata trascorsa fra artisti e, so- di Carrà Donna + casa + bottiglia come espansione prattutto, con Puccini, lasciandoci il più convincente plastica nello spazio) per il quale Puccini desidera documento circa le qualità pittoriche e intellettuali complimentarsi personalmente con l’autore attraverso dell’artista, fugando ogni possibile dubbio sull’aura un biglietto che rivela, letto assieme a detto articolo, di personaggio naif e inconsapevole che, come avver- la condivisione di una comune poetica: tono le parole del collezionista, già circondava l’arti- sta, agli occhi dei suoi contemporanei: Egregio cariss. Avvocato, … Ho ammirato il suo articolo sulla Voce e più am- “La mia serata a Livorno è stata bellissima: ho tro- miro il buon animo con cui lei porta il nobile contri- vato tutti e ho passato un paio d’ore con Puccini buto al solo monumento che la civiltà ha innalzato che è un vero artista e con lui si respira: sentirai alla grande memoria del Maestro: l’affetto e l’ammi-

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razione imperitura per la sua opera, per parte dei dal circolo di amici e collezionisti vicini a Puccini, pochi che possono comprenderla così come testimonia l’urgenza di Sforni di comunica- 47 con stima M° Puccini . re all’amico Ghiglia le affermazioni di Papini:

Nel nome del Maestro era verosimilmente sorto il cubismo e futurismo secondo lui non sono in con- sentimento di stima reciproca fra Puccini e Cecconi, trasto con Fattori, Ghiglia, Puccini; anzi: a lui inte- che nel 1914 dava alle stampe il volumetto XXXV Ri- ressa tutto ciò in cui c’è ingegno e apprezza tanto produzioni di opere di della raccolta Boccioni come Cèzanne 50. lasciata in eredità dall’Autore a Giovanni Malesci, quest’ultimo amico di Puccini e probabile tramite Attraverso questo illuminato giudizio, Puccini entra- dell’incontro fra l’artista e lo scrittore che ricambiava, va a buon diritto nel contemporaneo dibattito sulla in una dedica vergata sulla copia del volume inviato pittura, com’era stato compreso dai molti altri colle- in dono a Puccini, la stima manifestatagli 48. zionisti che presero a interessarsi alla sua opera (l’ar- Alcuni stralci dall’articolo di Cecconi sopra citato, in cui gomento del collezionismo di Puccini è approfondito lo scrittore, riconoscendo l’audacia degli “amici futuri- nel testo di Elisabetta Matteucci in questo catalogo). sti”, li sprona tuttavia a non perdere di vista il contatto Nel 1913 esplodeva, dunque, l’astro di Puccini, che con il reale, fonte, per lui, irrinunciabile per qualsia- Ghiglia sollevava, assieme a Lloyd, al di sopra de- si forma d’arte, avranno entusiasmato particolarmente gli altri colleghi livornesi che esposero quello stesso Puccini, stimolandolo a inviare il citato biglietto, poiché anno alla mostra cittadina presso i bagni Pancaldi, perfettamente aderenti alla sua poetica figurativa: accusati di “un mucchio di meschinità…che mi fan- no vergognare d’essere livornese [...] Fra questi esclu- Arte è visione intensa del concreto e del reale. do Puccini, spirito mite ed umile d’artista vero sacri- Invece di fantasticare emozioni possibili, l’artista ficato dall’ambiente” 51. deve profondarsi con tutta l’anima e con tutte le for- ze nel reale e nell’obiettivo. La sua forza soggetti- Fondamentale, dunque, appare, anche alla luce di va, la sua emozione e la sua potenza di suggestione questa lettera, l’intenso rapporto di Puccini con Sfor- sono in ragione diretta dell’ardore, della docilità, ni, che lo aiutò ad allontanarsi dal più chiuso clima dell’umiltà e dell’abnegazione con cui saprà donar- cittadino e lo introdusse in un ambiente dove più va- si tutto e abbandonarsi nella visione e ammirazione sta era la circolazione di uomini e di idee; forte di della realtà oggettiva […]. Creare in arte non è alterare la realtà, è sfrondarla questa apertura su Firenze e sull’Europa, Puccini si delle frasche inutili per coglierne l’essenziale, to- apprestava ad affrontare un’intensissima stagione che gliere dalla pietra il troppo che nasconde la figura. doveva dar luogo ai suoi maggiori capolavori, difficil- Intensificare la visione, approfondire l’osservazione mente raggiungibili senza la riflessione intensissima equivale in pittura a semplificare la rappresenta- sul contesto europeo discusso verosimilmente con gli zione, a farla più rapida, più espressiva, più effi- cace. Ma non è buona semplificazione artistica se amici concittadini, ma specificamente con Ghiglia e non quella che accentua ed esalta il carattere vitale l’appassionato collezionista-pittore. Fra i magistra- della realtà rappresentata […]. li dipinti di questo periodo sono almeno da citare le La bellezza è, in un certo senso, intemporale. Per- due versioni delle grandi tele dedicate al lazzaretto di ciò gli artisti veri poco si curano di sapere se fanno Livorno (una delle quali realizzata per il Caffé Bar- opera del presente o del futuro; sanno che facendo di) e in quest’occasione, per la prima volta, riunite opera bella fanno opera contemporanea di tutte le età; né punto si curano di staccarsi da quelli che li per un serrato confronto (cat. 42, 43), che realmente, precedettero49. dal ductus pittorico alla luminosa giustapposizione dei gialli con il turchese, richiamano i più smaglianti La complessità e la rapidità con cui si susseguivano colori provenzali del maestro olandese, cui riportano e si intersecavano i mutamenti artistici e culturali in anche le cromie della celebre Metallurgica. quel periodo d’oro della contemporaneità, in cui all’e- Sempre in questi anni si colloca uno dei suoi maggiori stetica futurista alcuni, non meno attuali, fermamente capolavori dalle più consuete e ridotte dimensioni, la opponevano le ragioni di una pittura che intendeva versione del Ponte alla sassaia (cat. 75) in cui lo slan- evolvere, fondandosi sulle proprie radici storico-cul- cio del sott’arco scuro contrasta violentemente con le turali, verso nuovi sviluppi figurativi, è ben compresa tarsie cromatiche delle costruzioni del porto e dei loro

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riflessi, mentre una pioggia di pennellate rosa anima le sue dimensioni, coincidenti con quelle della nota un cielo più che azzurro, contro cui si staglia, minuta, Metallurgica, che il critico avrebbe voluto ottenere una figura seduta, il volto, inesorabilmente, bruciato dall’artista, il quale propose, invece, un dipinto di dal sole. paese di analogo formato, quest’opera permette di Innumerevoli gli esempi di successivi capolavori che riflettere sulla rarità dei dipinti di medie e grandi l’artista realizza in questo secondo decennio del se- dimensioni nel catalogo del pittore; l’esigenza di la- colo, in un corto circuito di suggestioni formali che vorare sul vero, secondo l’insegnamento fattoriano, lo portano a riflettere ora sulla pennellata a corpo di impose che molte opere di dimensioni eccessiva- ascendenza esplicitamente vangoghiana (Il fienaiolo, mente vaste e da condursi, quindi, necessariamente Sul ponte al tramonto, Il molo di Livorno, Pagliai cat. in studio, furono destinate a fallire, come nel caso di 52, 57, 58 e 102), ora su sintesi estreme di forma-co- una marina di cui Puccini scriveva nel maggio 1918 lore (come nel Mercato dei montoni a Digne cat. 85), a Giovanni Malesci ora sulle arditezze grafiche del maestro Fattori nei buoi dai mantelli azzurri osservati a Seravezza, con Ho il telaio in studio della marina che farò, è 3 me- cromatismi suggeriti dalle luci trattenute della valle tri per 2. Ma c’è il dito della fatalità fra me e questo e animate talvolta sorprendentemente da una sorta di quadro. Difficilmente ora si può lavorare sul mare raro puntinismo (cat. 90, 91), ora su mirabolanti cie- e poi non c’è colori se non cattivi ed a caro prezzo. Io godo sentendo che puoi fare qualche cosa. Credo li turchesi solcati da lunghe pennellate rosa sospese che potrai farti un avvenire se porterai a casa buoni sopra l’intrico di matasse iridescenti di sterpaglie, do- studi dell’ambiente di guerra. minate dall’esile figura di una bambina che, dimen- Tuo amico Puccini 53. ticato il prosaico compito di Guardiana di porci (cat. 104), rimane estatica con lo sguardo fissato verso un La grande marina non fu probabilmente mai esegui- meraviglioso azzurro orizzonte; le analoghe cromie e ta, ma l’importanza di questa lettera, forse anche per le medesime pennellate distribuite sulla tela a sottili la valutazione dell’ultimo periodo pucciniano, è data filamenti indicano la prossimità di questo dipinto al dalla preoccupazione dell’artista circa la scarsa qua- paesaggio Casa colonica presso Orbetello (cat. 103), lità dei materiali pittorici disponibili nell’ultimo anno confermando il precedente cenno alla variazione del- di guerra, osservazione che suggerisce di riconside- la tavolozza nell’opera dell’artista a seconda dei luo- rare le parole di Lloyd 54, secondo il quale l’artista ghi ritratti e permettendo di ricostruire, come eviden- avrebbe addirittura, nei momenti di maggiore diffi- zia il percorso espositivo, una sorta di geografia dei coltà economica, impiegato dell’olio alimentare per luoghi pucciniani, fra l’amata Livorno, le campagne diluire i propri pigmenti. adiacenti, Digne, Castiglioncello e la Maremma. Complessa dovette essere anche la gestazione di un A conferma dell’importanza della suggestione che ar- dipinto a lungo studiato a Seravezza nel 1914, e for- tisti come Puccini traevano dalla frequentazione di se identificabile con la tela Incontro dei buoi con i nuovi paesaggi, si cita il seguente brano, tratto da una mulattieri, proprio per la grande mole del supporto lettera da Castiglioncello, inviata da Ghiglia a Sforni che Puccini si sarebbe apprestato a dipingere al suo nel 1913 dove, significativamente, l’amico pittore è ritorno a Livorno, come si legge in una lettera a Mario inserito fra i grandi artisti che rappresentavano, per lo Galli 55. Il vasto dipinto, probabilmente abbandonato scrivente, imprescindibili punti di riferimento: e compiuto solo il 20 ottobre 1916, come indica una scritta sul retro, è caratterizzato da una tonalità scura Qui vedo delle cose nuove….Qui ho visto la ragione totalmente atipica per il luminoso artista, che tuttavia, della sensibilità di Fattori e dopo che me ne son liberato, quella di Puccini della quale pure mi son nei soggiorni in Alta Versilia, abbassa notevolmente sentito fuori, poi Cézanne in un modo indicibile i toni della propria tavolozza, prediligendo vedute di quasi angoscioso […]52. paesaggio colte all’alba o al tramonto, momenti in cui era possibile dedicarsi allo studio di quei forzuti buoi, Tornando alla tela Casa colonica presso Orbetello, tanto amati dal suo Maestro, il cui Pio bove (cat. 30) che in questa occasione, grazie alla lettura del breve appare citato quasi alla lettera nel Bove Giacente (cat. carteggio fra Puccini e Ojetti, possiamo ipotetica- 31) e nell’angoloso vibrante disegno delle ossa che si mente datare all’estate del 1915 proprio in virtù del- indovinano sotto la magra pelle dell’animale anima-

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to da vigorose pennellate azzurre nel piccolo cartone incolto barbaro un po’ stralunato, schiudendosi solo Bove giaciente (cat. 29). al tocco di personalità dalla sensibilità altrettanto La questione del mutamento della tavolozza puc- profonda. ciniana, sollevata già da Lloyd e ripresa da Monti a Da quell’intenso agosto del 1914 Puccini doveva proposito dei soggiorni dell’artista in Alta Provenza, ancora dipingere molte opere, spesso raggiungendo merita ancora di essere rimarcata poiché, anche al ancora l’alta nota creativa del capolavoro. Gli ri- fine di sottolinearne la validità, l’esposizione procede manevano sei anni da vivere, gli ultimi affetto dalla raggruppando dipinti legati ai diversi soggiorni; dai tubercolosi, che ignorava per quanto poteva; non gli confronti proposti emerge l’acume dell’intuizione di restava che concludere il proprio tempo dedicando- Monti, che spiegò attraverso lo speciale sentimento si interamente alla propria passione, alla sua stessa che i diversi paesaggi e le diverse luci avrebbero su- ragione di vita. Come scriveva all’amico Malesci, al scitato nella sensibilità dell’artista quel suo variare fronte, nel febbraio 1918: dei toni della tavolozza. A questo proposito non sarà necessario evidenziare che le smaglianti tinte della Caro Gianni, mi fa piacere ricevere tue notizie per- sua Livorno non trovarono alcun riscontro nei pano- ché così so che sei in buona salute. Io pure attual- mente non ho di che lamentarmi giacché la stagione rami ammirati altrove dal pittore. buona mi permette di lavorare tutti i giorni e tu sai La specificità della luce tirrenica, unita a quella sorta che per noi quando si può lavorare è la felicità com- di “spirito barbaro” sottolineato dal Tinti a proposi- pleta 57. to della sua città, è rievocata anche in una lettera di Sforni a Ghiglia, dell’agosto 1914: Il carteggio di Puccini con Giovanni Malesci, com- posto da 13 carte inviate nel periodo della Prima Mi son fermato qualche ora a Livorno e Livorno mi Guerra Mondiale, principalmente per informarsi sulla ha colpito più del solito. Tutto è così intenso che fa sua condizione di soldato, è l’unica documentazione venir voglia di morire: Benvenuti mi ha fatto vedere autografa che illumina i suoi ultimi anni, assieme a molte cose di Puccini che desideravo conoscere (Il famoso ponte ecc.)…Pare che Puccini si sia dato qualche missiva diretta a Mario Galli, che sembra ora a guadagnare: fa ogni giorno un paio di impres- confermare la preoccupazione di Sforni circa la serie sioni e sulle tavolette in cui si prepara a dipingere di dipinti eseguiti da Puccini dietro precisa commis- c’è la firma di uno o dell’altro compratore col prezzo sione dei suoi più affezionati collezionisti 58. Nella che si impegna a pagargli prima di averla vista. Che penultima lettera a Malesci, redatta nel maggio 1918, miserie! Tutte persone che due anni fa lo avrebbero si coglie la stanchezza e forse anche l’incedere della lasciato morir di fame senza rimorso. Per quanto sia difficile pensare che un uomo d’ingegno si sciupi, malattia, che cominciava a piegare il pittore, tuttavia pure riflettendo che Puccini ha patito tanto non si ancora pronto a sfidare “il tornar continuo ed assil- può non temere che ora egli si lasci prendere dal lante dei venti di libeccio”: piacere di guadagnare56. Caro Gianni, Ricevuto tua lettera. Mi fa piacere che Il collezionista torna di nuovo a preoccuparsi per l’a- tu ti ricordi di me. Ma, cosa vuoi, io non ho più né mico fragile e ribadisce, ancora una volta, la propria 25 né 30 anni. Sono una persona anziana, non vec- chio, ma quel tanto che basta a fare inchiocciolire stima mista ad apprensione per quell’“uomo intel- anche le fibre più vivaci. Cosa vuoi, lavoro per mia ligentissimo”, la cui anima non era probabilmente passione − lavoro per fastidio del mondo volgare – accessibile a tutti quelli che lo scambiarono per un di qui immagina quello che fo 59.

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1 E. Cecchi, lettera alla moglie Leonetta Cecchi suo tempo, il dipinto che ritrae Carlotta Puccini. mativa destinato al nome del paziente; eviden- Pieraccini dopo la visita alla raccolta di Mario La tela (cm 42x23), presentata alla Vendita 2235 temente le domande dovevano essere rivolte dal Galli, Firenze, 10 novembre 1913, ricontrolla- della casa d’aste Christie’s, è firmata e datata in medico direttamente al padre di Puccini. ta sull’originale e già pubblicata in R. Fedi, C. basso al centro “9 aprile 87 M. Puccini”, e reca 14 Ivi. Mori (a cura di), Emilio Cecchi, catalogo del- sul retro un’antica etichetta di esposizione con il 15 Ordinanza del Tribunale Civile e Penale di Li- la mostra (Firenze 1979), Firenze, Gabinetto numero 2382 e una scritta a inchiostro marrone vorno, ASAS, Serie documenti dei malati 1158, Vieusseux edizioni, 1979, p. 18. “Dono di mio cognato Mario Puccini/alla mia se- fasc. n. 4967. 2 N. Marchioni, E. Palminteri Matteucci (a cura di) conda moglie Carlotta/Prof. E. Ghiselli/Via Costan- 16 Di questo tentativo di evasione dall’ospedale di Mario Puccini. La passione del colore da Fattori za 9 Livorno”, cfr. Importanti dipinti e arredi, ven- Livorno ci informa la Nosografia 2522, cit., dove al Novecento (1869-1820), catalogo della mostra dita 2235 della casa d’aste Christie’s, Roma 8 - 9 si legge: “Benché non sia detto nella modula in- (Seravezza 2015) Firenze, Maschietto Editore, giugno 1992, lotto 566, Roma 1992. Notiamo che il formativa, sappiamo che architettò un piano di 2015. Sull’artista cfr. A. Baboni, Mario Puccini cognato di Puccini, prof. Ettore Ghiselli, autore di fuga dall’ospedale medesimo”. per una catalogo dell’opera, Firenze, Edizioni alcuni volumetti per fanciulli, pubblicò il racconto 17 Nel documento si legge, inoltre: “Il suo atteg- Pananti, 1989; R. e F. Tassi, R. Monti, Mario Da ciabattino a pittore, Palermo 1910, dove sem- giamento è di persona apatica e indifferente, Puccini, Firenze, Edizioni “Il Torchio”, 1992; R. bra di riconoscere alcuni degli episodi della vita prende con molta leggerezza cose anche serie e Monti, G. Matteucci (a cura di ), Prima dell’a- di Puccini narrati da Romolo Monti nella propria commette stranezze e stravaganze ingiustificabi- vanguardia, da Fattori a Modigliani catalogo autobiografia Il mio solco, Modena, Stabilimento li. Di contegno si è sempre mantenuto calmo e della mostra (Aosta-Tolosa 1986), Firenze, Arti- Poligrafico Artioli, 1934 ed in G. Razzaguta, Virtù tranquillo. Lo stato fondamentale della psicopa- ficio Edizioni, 1985; R. Monti, G. Matteucci (a degli artisti labronici, Livorno, Società Editrice Tir- tia consiste in un incipiente indebolimento delle cura di), I Postmacchiaioli, catalogo della mostra rena, 1943. facoltà intellettuali”. (Roma e Livorno 1993-1994), Roma, Edizioni De 8 M. Puccini, cartolina postale a Dante Galli, 9 18 Lettera di M. Puccini al direttore del Manicomio di Luca, 1993; F. Dini (a cura di ), Da Fattori a Cor- dicembre 1890, riprodotta in R. e F. Tassi, R. San Niccolò, contenuta in Nosografia 2522, cit.. cos a Ghiglia: viaggio pittorico a Castiglioncello Monti, op. cit., p. 15. 19 Bilancio debitori per spedalità di dementi a retta tra ‘800 e ‘900, catalogo della mostra (Castiglion- 9 Desidero ringraziare a questo proposito la dott. speciale dall’anno 1890 all’anno 1899, Archivio cello 2008), Ginevra-Milano, Skira editore, 2008; ssa Elena Farinella (e i suoi colleghi presso il della Società di Esecutori di Pie Disposizioni V. Farinella, G. Schiavon (a cura di), L’eredità reparto di Psichiatria della Clinica Ospedaliera (d’ora in poi ASEPD), E V 5. di Fattori e Puccini. Il Gruppo Labronico tra le di Pavia), il dott. Fabrizio Piagentini (psichia- 20 Un disegno, studio accademico di nudo maschile, due guerre, catalogo della mostra (Livorno 2011), tra, Asl 5 di Lucca) e il dott. Fulvio Pieraccini è stato riprodotto attribuendolo al periodo della Ospedaletto, Pacini Editore, 2011. (psichiatra, Asl 7 di Siena) che concordano nel reclusione in manicomio da M. Tinti, Mario Puc- 3 R. Monti, Mario Puccini, in occasione della ricondurre l’antica diagnosi di demenza primiti- cini, Bergamo, Istituto Italiano di Arti Grafiche, mostra retrospettiva alla Casa comunale della va a una forma particolarmente grave di disturbo 1931, p. 45. Notizie sulla scuola di disegno del cultura, Livorno - Luglio 1957, estratto dalla nervoso causato, verosimilmente, da una forte Manicomio si leggono in S. Colucci, Il San Nic- “Rivista di Livorno”, n. 4, Livorno, Stabilimento situazione di stress psicofisico e aggravato forse, colò di Siena da monastero francescano a villag- Poligrafico Belforte, 1957. fino al delirio di persecuzione, dall’abuso di so- gio manicomiale: storia, architettura e decorazio- 4 Per la lettera di Puccini ad Ojetti cfr. il testo di stanze alcoliche o stupefacenti. ne (1810 - 1950), fonte da cui si apprende che G. Schiavon in catalogo. 10 Su questa struttura, d’avanguardia per la tipolo- era diretta dal pittore, decoratore Antonio Ridolfi, 5 R. Monti, Mario Puccini. La sua città, i suoi ma- gia architettonica ed il trattamento dei pazienti, per il quale cfr. C. Sisi, E. Spalletti (a cura di ) estri, i suoi amici, in Mario Puccini. La sua città, e la sua storia si veda F. Vannozzi (a cura di), La cultura artistica a Siena nell’Ottocento, Cini- i suoi maestri, i suoi amici, catalogo della mostra San Niccolò di Siena. Storia di un villaggio ma- sello Balsamo, Amilcare Pizzi editore,1994. Dai (Livorno 2002), a cura di R. Monti, Livorno, Sil- nicomiale, Milano, Mazzotta, 2007. documenti dell’ASAS è emersa l’esistenza di un labe 2002, p. 35. 11 A. P. Čechov, La corsia n°6 (1892), in id., Rac- disegno di Puccini, probabilmente lo stesso pub- 6 Ivi, p. 40. conti , vol. II, decima edizione, Milano, Rizzoli, blicato da Tinti, sottoposto all’attenzione di Pèl- 7 Puccini fu il quinto dei sei figli di Domenico e 2000, pp. 690, 692 e 693. eo Bacci dal dottor D’Ormea, allora direttore del Filomena Andrei. Per gli approfondimenti archivi- 12 Ospedale Civile di Livorno, Modula informativa San Niccolò, fra il dicembre 1930 ed il gennaio stici e una revisione documentaria della biografia per l’ammissione degli infermi nel Manicomio 1931, cfr. ASAS Serie documenti dei malati cit. pucciniana si rimanda a L. Dinelli, Nota biografica di S. Niccolò di Siena, 2 febbraio 1894, Puc- L’importanza e singolarità del disegno nell’opera e Puccini e Livorno, in Marchioni, Palminteri Mat- cini 4467, contenuta in Società di Esecutori di di Puccini fu già, a suo tempo, sottolineata da R. teucci, op. cit., pp. 173 e 31-45. Per la biografia Pie Disposizioni, Manicomio di San Niccolò, Monti, Appunto sulla grafica di Puccini, in F. e R. di Puccini restano fondamentali anche A. Baboni, Nosografia 2522, anno 1894, Archivio Storico Tassi, R. Monti, op cit., pp. 99 - 101. Mario Puccini, per un catalogo dell’opera, op. cit.; della Asl 7 di Siena (d’ora in avanti ASAS), Se- 21 Si noti, a questo proposito, l’importanza dedica- R. e F. Tassi, Progetto biografico, in R. e F. Tassi, rie Cartelle cliniche dei malati, n. 17, cartella ta da Čechov alla descrizione del momento in R. Monti, Mario Puccini, op. cit.; M. P. Winspe- 2522. Desidero ringraziare Giovanni Malpelo e cui il vecchio medico viene spogliato delle pro- are, Mario Puccini, in R. Monti, G. Matteucci, I Francesca Roggi per la competente e paziente prie vesti e costretto negli abiti manicomiali. postmacchiaioli, Roma, Leonardo-De Luca Editori assistenza fornitami, a suo tempo, durante la 22 “Puccini M. 3676. Condizione: avente il ne- 1991, pp. 205-206; A. Conti, Mario Puccini, in L. consultazione dei documenti conservati presso cessario. Passato fino dal 9 luglio 1894 a retta Lloyd, Tempi andati (1951), a cura di D. Matteo- l’Archivio Storico della Asl 7 di Siena. [illeggibile] 5. Cause: eredità esclusa. Abuso di ni, Firenze, Olschki 2007, pp. 173-175. Desidero 13 A questo fa pensare anche la cancellatura della bacco e venere e di lavoro intellettuale. Esito: ringraziare Laura Dinelli per avermi segnalato, a voce “Domenico” nel campo della Modula infor- 5 maggio 1898: migliorato” cfr. ASAS, Registri

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statistica uomini, n. 1604. Scotland) nella collezione di Henry des Pruraux viato da Livorno, via dell’Arena Alfieri n. 7 e 23 Ordinanza del Tribunale Civile di Livorno, a Montughi cfr., da ultimo, V. Farinella, Il “cielo reca la data 19/5/1914 “Egregio sig. Avvocato. ASAS, Serie documenti dei malati, cit. fattoriano” sopra Livorno. Eredità (e tradimenti) Ho ricevuto il suo pregevole dono e la graziosa e 24 ASEPD, Bilancio debitori per spedalità di de- di Fattori tra gli artisti labronici, in L’eredità di molto lusinghiera dedica che sarà per me un caro menti a retta speciale dall’anno 1890 all’anno Fattori e Puccini, op. cit., p. 15 nota 20. ricordo della sua per me tanto preziosa amicizia. 1899, E V 5. 33 Soffici presentò l’artista in un articolo riccamen- La ringrazio tanto poiché il dono dà nuova vita ai 25 L. Lloyd, op. cit., p. 34. te illustrato dal titolo Maurice Denis, in “Vita miei occhi, al venerato maestro che con l’opera 26 Questa sorta di salvezza dell’anima attraverso la d’Arte”, n. 24, dicembre 1909, pp. 504-514. Per sua ci sprona ancora al ben operare. Riceva una pratica artistica, in un solitario e muto confronto la vicenda e la fortuna italiana di Denis cfr. C. stretta di mano e la solenne testimonianza di de- con il reale, richiama alla mente un suggestivo Zappia, Maurice Denis e l’Italia: journal, carteg- ferente rispetto per lei che sollevando ben alta la passo vangoghiano tratto da una lettera a Emi- gi, carnets, Perugia, Università degli Studi di bandiera del culto della patrie virtù fa rifulgere di le Bérnard, della quale si cita un passaggio per Perugia, 2001. nuova gloria la figura del nostro grande”, ripro- l’affinità all’atteggiamento di Puccini: “Per tut- 34 Per l’apertura del capoluogo toscano alla pittura dotto in F. e R. Tassi, R. Monti, p. 25. Desidero to l’anno ho pasticciato dal vero, senza pensare impressionista e post-impressionista cfr. F. Fer- ringraziare Alberto Rizza, cui devo la segnala- all’impressionismo, né a questo né a quello. […] gonzi, Firenze 1910-Venezia 1920: Emilio Cecchi, zione della presenza di un disegno di Puccini Quindi attualmente lavoro sugli ulivi, cercando i quadri francesi e le difficoltà dell’Impressioni- nell’archivio degli eredi Cecconi. gli svariati effetti di un cielo grigio su terreno smo, in “Bollettino d’Arte”, n. 79, maggio-giugno 49 Th. Neal (Angelo Cecconi), Alla pittura di do- giallo, con nota verde-nero del fogliame; […] Be’, 1993 e J. F. Rodriguez, La réception de l’Impres- mani, in “La Voce”, a. V, n. 50, 11 dicembre mi interessa più delle astrazioni di cui sopra. Se sionisme à Florence en 1910, Venezia, 1994. 1913, pp. 1217-1218. 35 è da tanto che non scrivo, è che dovendo lottare Un documento, conservato presso gli archivi co- 50 G. Sforni, lettera a O. Ghiglia, aprile 1913, in P. contro la mia malattia e calmarmi la testa, non munali di Digne-les-Bains, attesta la richiesta di Stefani, op. cit., lettera n. 81, p. 133. avevo voglia di discutere, e trovavo pericolose passaporto della cognata di Puccini per recarsi a 51 Lettera di O. Ghiglia a U. Ojetti, agosto 1913, in queste astrazioni. Lavorando in tutta tranquillità Milano nel 1913; ringrazio sentitamente Rémy P. Stefani, op. cit., lettera 93, p. 147. i bei soggetti verranno da soli; si tratta davvero Garcin (Archives communales Mairie de Digne- 52 O. Ghiglia a G. Sforni, 11 luglio 1914, in P. Ste- di ritemprarsi bene nella realtà, senza un piano les-Bains) per avermi fornito i documenti relativi fani, op. cit., lettera 109, pp. 166-167. progettato in anticipo, senza un partito preso pari- alla famiglia di Amedeo Puccini contenuti in un 53 Lettera di M. Puccini a G. Malesci, circa 23 gino. […] Mi sono lasciato ben impregnare dell’a- fascicolo conservato presso il suddetto archivio. maggio 1918, pubblicata in R. e F. Tassi, R. ria delle montagnole e dei frutteti; poi vedrò. La 36 Il portale della Cattedrale di Rouen verso sera e Monti, op. cit., p. 28. mia ambizione si limita a qualche zolla di terra, al Il portale della Cattedrale di Rouen nel pomerig- 54 L. Lloyd, Tempi andati, op. cit., p. 35. grano che germoglia, un oliveto, un cipresso”, V. gio sono le tavole pubblicate in grande formato, 55 La lettera di Puccini a Galli, recante la data del v. Gogh, lettera a Emile Bérnard, Saint-Rémy, 20 affiancate in V. Pica, op. cit., p. 62. timbro postale 10 ottobre 1914 ed inviata da Livor- novembre 1889 circa, oggi in Vincent van Gogh. 37 Per la storia espositiva di Puccini si rimanda al no, oggi in R. e F. Tassi, R. Monti, p. 25, informa Lettere a un amico pittore, a cura di M. M. Lam- testo di G. Schiavon in catalogo. il mercante: “Tornato da Seravezza con gli studi berti, Milano, Rizzoli, 2006, pp. 131-132. 38 Lettera di Gino Romiti e Mario Puccini a Oscar per il quadro, è naturale che comincio il quadro. 27 G. Fattori, lettera “A un gruppo di scolari”, Fi- Ghiglia, 5 febbraio 1911, in P. Stefani, Oscar Ghi- renze, febbraio 1891, in P. e F. Dini, Giovanni glia e il suo tempo, Firenze, Vallecchi Editore, Questo mi occupa in modo tale che non posso di- Fattori. Epistolario edito e inedito, Firenze, Edi- 1985, n. 41, pp. 78-80. stogliere nemmeno un giorno dal mio lavoro […]”. 56 zioni Il Torchio, 1997, p. 380. 39 Per la storia del Caffè Bardi si veda il testo di Lettera di G. Sforni a O. Ghiglia [Firenze, ago- 28 M. Tinti, op. cit., p. 11. M. Pierleoni in questo catalogo. sto 1914], in P. Stefani, op. cit., lettera 110, pp. 29 Alcune proposte in direzione addirittura fauve 40 Il passo è riportato interamente nel testo di E. 167-168. 57 ed espressionista sono state avanzate, sulla scorta Matteucci in questo catalogo. Lettera di M. Puccini a G. Malesci, 13 febbraio delle riflessioni di M. Tinti (op. cit.) da F. Ca- 41 G. Sforni, lettera a O. Ghiglia, Cagliari [marzo 1918, pubblicata in R. e F. Tassi, R. Monti, op. gianelli, Il “disfacimento romantico della mac- 1913], in P. Stefani, op. cit., lettera 76, p. 127. cit., p. 28. 58 chia” da Mario Puccini a Renato Natali: verso 42 Per la corrispondenza della strada dipinta con la “Caro Galli, […] Ricevuto il vaso e le spannoc- il fauvisme, in L’Officina del colore. Diffusione via Garibaldi a Livorno cfr. L. Dinelli, Puccini e chie. Appena posso ti farò una buona cosa di fiori del fauvisme in Toscana, catalogo della mostra Livorno, cit., pp. 39 e 44. arancio [?] (se potrò averli) e potrai offrirli alla di Crespina 2000, a cura di F. Cagianelli e E. 43 G. Sforni, lettera a O. Ghiglia [Firenze, aprile signora”, Lettera di M. Puccini a M. Galli, pub- Lazzarini, Ospedaletto, Pacini Editore, 2000, 1913], in P. Stefani, op. cit., lettera 81, p. 133. blicata in Monti, Tassi, p. 26; in una successiva pp. 9-15 e, recentemente, da A. Baboni, Ma- 44 G. Sforni, lettera a O. Ghiglia [estate 1913], in P. missiva del dicembre 1913, Puccini confermava rio Puccini. Il colore dopo la macchia, Firenze, Stefani, op. cit., lettera 89, p. 143. “Ti ho fatto la natura di fiori e aranci”, ivi; il di- Mauro Pagliai Editore, 2009. 45 Cfr. nota 59. pinto può essere identificato con Natura morta 30 L. Viani, Un profeta. Vincent Van Gogh, in “Ver- 46 La notizia della lettura de “La Voce” da parte con arance o Fiori ed arance, entrambi già in col- silia nova”, I, 17 dicembre 1910, p. 6, da I. Car- di Puccini è offerta in un biglietto indirizzato lezione Mario Galli e riprodotti in R. e F. Tassi, R. dellini Signorini, Lorenzo Viani, Firenze, CP&S, all’Avvocato Angelo Cecconi, trascritto per este- Monti, op. cit., nn. 434 e 435, pp. 277 e 407. 1978, pp. 305 e 308. so più avanti nel testo. 59 Lettera di Mario Puccini a Giovanni Malesci, 31 V. Pica, Gl’Impressionisti Francesi, Bergamo, Isti- 47 Il biglietto da visita personalizzato dalla stampa presso il 10° corpo d’armata, 60° Auto drappel- tuto Italiano di Arti Grafiche, 1908, pp. 208, 212. “prof. Mario Puccini pittore Livorno” è riprodot- lo, Zona di Guerra, il 23 maggio 1918, riprodot- 32 Per la presenza del celebre dipinto La visione to in F. e R. Tassi, R. Monti, cit., p. 25. ta in A. Baboni, Mario Puccini per un catalogo del il sermone di Gauguin (National Gallery of 48 Il secondo biglietto di Puccini a Cecconi fu in- dell’opera, op. cit., p. 48.

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