I club alpini nella prima guerra mondiale tra neutralità, interventismo e rapporti internazionali

Autor(en): Morosini, Stefano

Objekttyp: Article

Zeitschrift: Histoire des Alpes = Storia delle Alpi = Geschichte der Alpen

Band (Jahr): 22 (2017)

PDF erstellt am: 09.10.2021

Persistenter Link: http://doi.org/10.5169/seals-696923

Nutzungsbedingungen Die ETH-Bibliothek ist Anbieterin der digitalisierten Zeitschriften. Sie besitzt keine Urheberrechte an den Inhalten der Zeitschriften. Die Rechte liegen in der Regel bei den Herausgebern. Die auf der Plattform e-periodica veröffentlichten Dokumente stehen für nicht-kommerzielle Zwecke in Lehre und Forschung sowie für die private Nutzung frei zur Verfügung. Einzelne Dateien oder Ausdrucke aus diesem Angebot können zusammen mit diesen Nutzungsbedingungen und den korrekten Herkunftsbezeichnungen weitergegeben werden. Das Veröffentlichen von Bildern in Print- und Online-Publikationen ist nur mit vorheriger Genehmigung der Rechteinhaber erlaubt. Die systematische Speicherung von Teilen des elektronischen Angebots auf anderen Servern bedarf ebenfalls des schriftlichen Einverständnisses der Rechteinhaber.

Haftungsausschluss Alle Angaben erfolgen ohne Gewähr für Vollständigkeit oder Richtigkeit. Es wird keine Haftung übernommen für Schäden durch die Verwendung von Informationen aus diesem Online-Angebot oder durch das Fehlen von Informationen. Dies gilt auch für Inhalte Dritter, die über dieses Angebot zugänglich sind.

Ein Dienst der ETH-Bibliothek ETH Zürich, Rämistrasse 101, 8092 Zürich, Schweiz, www.library.ethz.ch

http://www.e-periodica.ch I club alpini nelia prima guerra mondiale tra neutralità, interventismo e rapporti internazionali

Stefano Morosini

Zusammenfassung

Die Alpenvereine im Ersten Weltkrieg zwischen Neutralität, Interventionismus und internationalen Beziehungen

Der ßez'Zrzzg zznzz/yszerZ z/z'e po/z'Zzsc/ze zz/zz/ mz7z'Zzïrz.sc/ze ßez/ezz/zzzzg r/er w>z'c/zZz'g.sZe/z ezzropzzz.se/zen zznz/ zzzz.s.serezzropzzz'.sc/zen A/penverezne wzz/zrenz/ z/es Ersten We/z- Krieges m z'/zrer ßo//e sowo/z/ zz/s ße/wrvvorZer zz/s zzzzc/z Gegner z/es ATonJÏÏto. /Vzzc/z emera Vorwort zz/zer z/z'e Ver/n'nz/zzng zwz'sc/zen z/em ßergs/ez'gen ««<7 nzztz'onzz/en Aspe&Zen, Zzesc/zrezTzt z/er ßez/rzzg z/ze z/z'reDe 7ez7nzz/znze z/er A/penverez'ne zzn ez'ner £rzegs7>e/ZzrworZen

Armee/z zznz/ z/eren Zogz.sZz.se/ze GzzZer.vZzz'Zzzzzzg sowie z/en znZernzztzonzz/en Azzstzzzzsc/z zwz.se/zen zzZ/zzerZezz AZ/zezzverezzzezz.

Introduzione

L'articolo qui proposto fornisce alcuni primi riscontri comparativi in merito al ruolo politico e militare che i principali club alpini europei (e non solo) hanno assunto nel corso della prima guerra mondiale a sostegno o contro la guerra condotta dai rispettivi paesi. Come noto, la nascita delle più importanti asso- ciazioni alpinistiche è riconducibile alla seconda metà dell'Ottocento, epoca nella quale furono effettuate le prime ascensioni delle più importanti cime delle Alpi. Il primo sodalizio fu l'Alpine Club, fondato a Londra nel 1857; segul l'Österreichischer Alpenverein (ÖAV, Vienna, 1862), lo Schweizer AI- pen Club (SAC, Ölten, 1863), il Club Alpino Italiano (CAI, Torino, 1863), il

99 Deutscher Alpenverein (DAV, Monaco, 1869) e il Club Alpin Français (CAF, Parigi, 1874). All'interno di ciascuno di questi sodalizi, seppur con gradienti diversi, si realizzö un'integrazione tra pratica della montagna e dimensione scientifica. L'anelito a realizzare la prima salita di cime inviolate - in ciö gli alpinisti inglesi detenevano un primato per numéro e rilievo di ascensioni ef- fettuate - si coniugö infatti alio studio dell'ambiente alpino dal punto di vista geologico, topografico, naturalistico o fisiologico.' Nel 1854 i geologi austriaci Eduard Suess e Franz von Flauer avevano compiuto una campagna geologica in Tirolo durante la quale lanciarono 1'idea di fondare un club alpino dal carattere scientifico e intemazionale, ma l'ipotesi fu osteggiata dal giovane imperatore Francesco Giuseppe. Nel 1862 Edmund von Mojsiovic, Paul Grohmann e Gui- do von Sommaruga, allievi di Suess e frequentatori dell'Istituto Geologico di Vienna (diretto peraltro da Wilhelm von Haidinger, in contatto epistolare con Quintino Sella) fondarono insieme al loro maestro 1'Österreichischer Alpenve- rein3L'anno successivo Theodor Simler, professore di chimica all'Università di Berna, fondö il CAS sostenendo l'importanza di avviare un sodalizio dal carattere nazionale svizzero: «Mi domando perché i nostri scalatori di provata bravura non si costituiscano in un Club simile al Club alpino inglese. È evidente che noialtri svizzeri potremmo contribuire, ben più degli inglesi, alla verifica e al perfezionamento della topografia delle Alpi, soprattutto per quanto attiene alla storia naturale e alla geografia fisica delle Alpi e dei ghiacciai [...]. Il nostro Club alpino nazionale [...] sarebbe in grado di dare risultati notevoli, potendo contare su un'organizzazione appropriata»7 Le parole di Simler riecheggiano in quelle usate pochi mesi dopo da Quintino Sella, fondatore nell'ottobre del 1863 del Club Alpino (la denominazione Club Alpino Italiano fu assunta in seguito, nel 1867), quando egli si rivolse all'amico Bartolomeo Gastaldi, segretario della Scuola di applicazione per gli ingegneri di Torino: «A Londra si è fatto un Club Alpino, cioè di persone che spendono qualche settimana dell'anno a salire le Alpi, le nostre Alpi! Ivi si hanno tutti i libri e le memorie desiderabili; ivi gli strumenti tra di loro paragonati con cui possono fare sulle nostre cime osservazioni comparabili; ivi si leggono le de- scrizioni di ogni salita; ivi si conviene per parlare della bellezza incomparabile dei nostri monti e per ragionare sulle osservazioni scientifiche che furono fatte o sono a farsi; [... 1 ivi si ha insomma potentissimo incentivo non solo al tentare nuove salite, al superare difficoltà non ancora vinte, ma all'osservare quei fatti di cui la scienza ancora difetti» Sella propone quindi a Gastaldi di fare tesoro dell'esempio britannico e di

100 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22 ft*

Fig. 1: /far/ Lac/wig Prinz, Co/ c// Lana. Fonfe: Ze/fscAr//)' c/e.v Dea/scAen ant/ Ös/erre/cAwcAen A/penvere/ns, 47, 7976. applicarlo all'Italia:«Or non si potrebbe fare alcunché di simile da noi? Io crederei di si [...]. Ei mi pare che non ci debba voler molto per indurre i nostri giovani, che seppero d'un tratto passare dalle mollezze del lusso alia vita del soldato, a dar di piglio al bastone ferrato ed a procurarsi la maschia soddisfa- zione di solcare in varie direzioni e sino aile più alte cime queste meravigliose Alpi, che ogni popolo ci invidia. Col crescere di questo gusto crescerà pure l'amore per lo studio delle scienze naturali, e non ci occorrerà più di veder le cose nostre talvolta studiate più dagli stranieri, che non dagli italiani» A Gli esponenti di una comunità scientifica di levatura e respiro europeo intesero cosi formare dei consessi nazionali che sostenessero la conoscenza scientifica delle proprie montagne, ma che al contempo diffondessero una pedagogia délia pratica alpinistica rivolta soprattutto aile nuove generazioni. Più marcata in senso nazionale la fondazione del CAF, avvenuta nel 1874 in risposta al «forte senso di frustrazione dei sentimenti patriottici»® causato dall'esito délia guerra franco-prussiana combattuta quattro anni prima. Dopo taie lacérante sconfitta i soci fondatori intesero proporre l'alpinismo corne forma di «rigenerazione nazionale attraverso gli esercizi del corpo»7 Durante i primi anni di attività: «dietro una facciata di internazionalismo dominava lo sciovinismo; all'interno délia confraternita alpina tutto serviva per esaltare il sentimento patriottico.

Morosini: I club alpini nella prima guerra mondiale 101 Fortemente italofobo e germanofobo, il CAF prosegui sino in fondo la sua logica arrivando ad adottare nel 1903 il celebre motto Powr /a patrie par /a montagne» A Boston, dall'altra parte dell'oceano Atlantico, nel 1876 venne fondata l'Appalachian Mountain Club. Questo sodalizio nacque con le caratteristiche proprie di un'associazione ambientalista, impegnata a promuovere «un'azione di difesa della natura su larga scala, e in particolare in montagna, intesa come luogo di pratica sportiva e come mezzo di elevazione spirituale» 7 Almeno fino al termine dell'Ottocento gli alpinisti vissero ad ogni modo in un clima internazionale sostanzialmente positivo e improntato a sentimenti di fra- tellanza; si pensi alle annuali riunioni dei club alpini, come quella organizzata a Ginevra nell'agosto 1879, nella quale il CAI propose una sottoscrizione da devolvere al Deutscherund Österreichischer Alpenverein (costituitosi nel 1873 dopo la fusione tra ÖAV e DAV) a sostegno degli abitanti delle montagne dello Zillertal, colpiti da gravi inondazioni."' Le occasioni di scambio tra alpinisti di diverse nazionalità trovano anche riscontro nelle attestazioni di cortesia e réciprocité rivolte ai membri di sodalizi stranieri, come avvenne nel 1880 in occasione della visita a Torino di Theodor Patersen, présidente della sezione di Francoforte del DÖAV, il quale fu accolto calorosamente dopo che egli aveva «già fatto molto in Germania per far conoscere le montagne italiane»", o come si pub leggere nel necrologio pubblicato sulla P/v/sfa mensi/e de/ CA/ in memo- ria del generale austriaco Carl von Sonklar, socio onorario del DÖAV, il quale fu sempre «molto cortese verso il CAI regalandogli esemplari dei suoi libri e dimostrando simpatia verso la nostra istituzione»."Rientrano in questo discorso anche le dichiarazioni di William Mathews, présidente dell'Alpine Club, che lodö il «sentimento di fratellanza esistente tra i diversi Clubs nel proseguire concordi nel nobile scopo di promuovere lo studio delle montagne»", o le con- siderazioni di Charles E. Fay, professore di Letteratura alla Tufts University di Medford (Massachusetts), fondatore e présidente dell'Appalachian Mountain Club, il quale puntava a seguire l'esempio del DÖAV nello strutturare un ampio numéro di sezioni presso le principali città statunitensi.'* AU'interno dell'impero austro-ungarico si possono invece individuare asso- ciazioni alpinistiche dalle caratteristiche più marcate in senso politico-nazionale. La Société alpina del Trentino nacque a Madonna di Campiglio () nel settembre del 1872 alla presenza di ventisette soci fondatori, «patrioti, studiosi e garibaldini tridentini»." Se da un lato lo statuto della SAT denotava una sua sostanziale apoliticité, dall'altro l'attivité dei soci connotava un'esplicita missione

102 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22 patriottica e nazionale di matrice irredentista. Per questa ragione nel 1876 la Società alpina del Trentino subi un decreto di scioglimento da parte delle autorità austro-ungariche, dopo che questa ebbe organizzato una commemorazione dei caduti italiani nel decennale della battaglia di Bezzecca del luglio 1866.'® La ricostituzione della SAT fu immediata ed avvenne con la modifica nominale di Società degli Alpinisti Tridentini. Nel 1882 nacque a Vienna 1'Österreichischer Alpenklub, il quale sin dai primi anni di attività vide Tadesione di alpinisti di elevato livello tecnico che rifiutavano l'accompagnamento da parte delle guide alpine e si impegnarono a promuovere un approccio fry /air means (per usare il celebre detto di Alfred Mummery), imprimendo alla pratica alpinistica un carattere sportivo più che culturale o scientificoV A la Società Alpina delle Giulie nacque nel 1883 da un gruppo dirigente per molti versi riconducibile sia all'Unione ginnastica, la futura Società ginnastica triestina, fra le realtà più schierate in senso filoitaliano, che alla loggia massonica Alpi Giulie, guidata dall'esponente liberal-nazionale Felice Venezian." Nel 1893 nacque a Ljubljana la Slovensko planinsko drustvo: tra gli scopi statutari di questa associazione di matrice nazionale slovena era esplicitamente indicato quello di sostenere 1'opera di difesa degli alpinisti sloveni dalTinfluenza straniera." Nel 1895 fu poi fondata a Vienna la Touristenverein Die Naturfreunde. Di ispirazione socialdemocra- tica e di matrice ambientalista, alia Naturfreunde aderirono soprattutto giovani esponenti di estrazione operaia e piccolo borghese3° A partire dalla fondazione dei club alpini, durante tutta la seconda metà dell'Ot- tocento e fino alio scoppio del primo conflitto mondiale, le idéologie e le culture politiche nazionali si sono riflesse nell'agire pubblico, di dirigenti e soci delle associazioni alpinistiche dei vari paesi europei in parallelo con una pratica della montagna legata a scopi scientific/ oppure con una caratterizzazione più direttamente estetica (la visione degli straordinari panorami dell'alta monta- gna) o emozionale (il compiacimento e la soddisfazione di aver raggiunto una cima mai salita prima di allora). Queste differenti istanze riconducono ad una più ampia riflessione sull'ethos delle borghesie europee durante l'Ottocento e sulla costante attenzione che queste mostrano nel non disgiungere il dovere dal piacere, l'utile dal dilettevole?' La pratica dell'alpinismo poteva infatti essere letta come una forma ludica di ricerca del /o/s/r in un terreno selvaggio e stra- ordinariamente affascinante, tuttavia essa trovava giustificazione nel proprio ambito di relazioni sociali perché assumeva i caratteri di pratica scientifica, da cui derivava un riscontro tangibile sul piano della conoscenza e per suo tramite del progresso civile ed economico.^

Morosini: I club alpini nella prima guerra mondiale 103 Lo scoppio della prima guerra mondiale

La dialettica tra cosmopolitismo sociale, internazionalismo scientifico e patriot- tismo che caratterizzö le associazioni alpinistiche durante i primi decenni della loro attività mutö fortemente i propri assetti a partire dall'estate del 1914, con lo scoppio del primo conflitto mondiale. Nel clima di fervore nazionalista che caratterizzö i paesi che stavano entrando in guerra, i club alpini presero aperta- mente posizione chiamando i propri iscritti alla più ampia mobilitazione civile e militare. Come era stato per la socialdemocrazia austriaca e tedesca, anche la Naturfreunde in questo frangente si moströ favorevole all'ingresso in guerra, ma ben presto assunse posizioni fortemente critiche riguardo alia sua condotta e ai costi umani e materiali che essa implied." Nel caso del DÖAV, che era in assoluto il più grande club alpino europeo per numéro di iscritti (100000) e sezioni (400), alio scoppio della guerra si poteva leggere sulle pagine della sua Ze/rsc/zri/h «Gli ideali che inducono [l'alpinista] ad impegnare la sua vita [...] non sono forse gli ideali di un combattente? E non conosce anche lui, come il guerriero in battaglia, l'intrepido coraggio e l'intensificarsi del senso della vita che raggiunge il suo apice proprio di fronte alla morte?»" A queste parole di ispirazione nietzschiana e di aperta adesione alle ragioni del conflitto corrispose da parte del DÖAV un diretto supporto all'organizzazione e all'addestramento delle truppe pronte a combattere su terreno alpinistico, come le Hochgebirgs- kompanien o lé Bergführercompanien."Nell'estate del 1914 il celebre alpinista Hans Dülfer, che all'inizio del secolo si era distinto per una serie di prime salite di difficoltà molto elevata ed è ricordato per le innovazioni tecniche che introdusse (la discesa in corda doppia, abbandonata negli anni Sessanta del Novecento quando fu introdotto l'uso dell'imbracatura e dei discensori, e la tecnica di arrampicata in fessura che porta il suo nome), si arruolö volontario nell'esercito tedesco, e nel giugno del 1915 fu colpito da una scheggia di granata sul fronte occidentale. Dülfer fu sepolto nel cimitero militare di Bailleul, a Nord di Arras, non lontano dal confine tra Francia e Belgio. Guardando ora al caso italiano, dopo la dichiarazione di neutralità dell'agosto 1914, il CAI ha rappresentato un caso significativo di continuità fra la storica adesione ad istanze irrédentiste e un diretto impegno nella battaglia interven- tista. Nei decenni precedenti le occasioni di incontro (e le iscrizioni multiple) tra i soci del CAI, della SAT e della SAG erano state numerose e improntate a fraternité politica e nazionale, mentre già nel settembre del 1914 il sodalizio si schierö apertamente e assai precocemente a favore dell'entrata in guerra contro

104 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22 Fig. 2: La ScTiauiac/z- TzüZZe (2694 mj, d/sZrzzZ/a c7a//'arfz'g/zen'a zZa/z'ana ne//'a«fwnno c/

l'impero austro-ungarico. Al termine dell'assemblea ordinaria dei delegati che si era svolta a Torino il 13 settembre, il présidente generale Lorenzo Camerano concluse la propria prolusione in questi termini: «Nel pauroso sconvolgimento présente il più elevato dei sentimenti umani, quello délia patria, prorompe gigantesco e domina tutti gli al tri. Nel nome délia Patria, o colleghi, rivolgiamo il nostro sguardo con fede incrollabile al motto che splende nell'azzurro délia nostra bandiera: Excelsior, e nel nome délia Patria affermiamo altamente che in ogni occasione il Club Alpino Italiano saprà fare il proprio dovere».^ I mesi successivi trascorsero per il CAI in un clima di euforica attesa. Nelle sedi sezionali si svolsero numerose conferenze pubbliche dal taglio marcata- mente politico, come fu il ciclo di serate sui Cozz/zziz orz'erzZa/z c/e//a Pa/rz'a pro- mosso dalla sezione di Milano." Nel frattempo furono organizzate diverse gite alpinistiche di addestramento in collaborazione con i battaglioni paramilitari délia Sursum corda, nelle quali si rimarco l'«unione che affratella il Club Alpino

Morosini: I club alpini nella prima guerra mondiale 105 Italiano con le Truppe alpine»/*® Nella solennità del 24 maggio del 1915 il présidente Camerano diffuse a tutte le sezioni del CAI la seguente circolare: «Alpinisti Italiani! La Patria chiama tutti i suoi figli al fiero cimento. Accor- riamo con cuore acceso di sacro amore per la grande Madré comune e con fede incrollabile nei suoi alti destini e nella sua vittoria, a dare ad essa tutta l'opéra nostra e il nostro sangue. E l'opéra nostra sia degna di chi ha temprato l'animo e il corpo alla scuola ardita e forte délia montagna sublime. . Viva l'Italia! Viva il Re » La prima riunione del consiglio direttivo centrale del CAI avvenne il 25 luglio del 1915, due mesi dopo l'inizio delle ostilità da parte italiana. I punti all'ordine del giorno erano del tutto focalizzati sul nuovo ruolo che il sodalizio andava interpretando: fu ratificata l'istituzione di un fondo di solidarietà a favore delle famiglie delle guide alpine e dei portatori chiamati aile armi e si délibéra di sospendere la pubblicazione délia guida alpinistica délia regione Ortles-Ceve- dale perché: «sono ampiamente descritte e illustrate le regioni nelle quali si svolge l'attuale azione militare e si è ritenuto perciö non opportuno che la guida andasse per le mani di tutti [...]. La sezione di Milano ha messo a disposizione deU'autorità militare [/a gw/c/a NdR] perché se ne possa giovare». I consiglieri furono poi informati che la sezione milanese aveva proceduto alla radiazione degli 80 soci di nazionalità tedesca e austro-ungarica, badando bene che questi ultimi non militassero nelle file irrédentiste." Sempre più la Riv/sfa mensiVe de/ CAI assunse i toni di un bollettino militare. A partire dal numéro di giugno del 1915 furono infatti diffusi gli elenchi dei circa tremila (su un totale di diecimila) soci chiamati aile armi, con l'indicazione délia sezione di appartenenza, il grado militare, il reggimento e il battaglione di assegnazione. Coerentemente con l'identità elitaria del sodalizio, la gran parte dei nomi componeva i ranghi degli ufficiali di carriera o di complemento delle truppe alpine. Medici e ingegneri, per le loro specifiche competenze, potevano essere rispettivamente impiegati negli ospedali da campo, in artiglieria o nel genio, mentre uno speciale registre, suddiviso questa volta per località, indicava le guide alpine e i portatori in servizio. Un ultimo elenco, listato a lutto, riportava i nomi dei «caduti sul campo dell'onore», e ben presto iniziarono ad essere pubblicati i lore accorati necrologi. I volontari, più di trecento, godevano all'interno delle liste di una speciale menzione. Per molti versi l'impegno e la partecipazione diretta alla guerra dimostrata dal CAI e dai suoi dirigenti ha rap- presentato una forma di volontarismo istituzionale, e per questo motivo furono

106 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22 ben presto attribuite al sodalizio attestazioni di gratitudine e riconoscimenti da parte delle istituzioni politiche e militari che in quel frangente governavano il paese: «È riuscita preziosa la cooperazione di egregi Ufficiali già da prima molto stimati nell'Alpinismo nazionale per le imprese compiute nelle Dolomiti e per i contributi offerti alio studio geografico, topografico ed alpinistico della regione anche nelle pubblicazioni del Club Alpino Italiano. Hanno essi recato più di una volta nella preparazione e nello svolgimento di ardite azioni militari non solo la propria valentia tecnica e la conoscenza dei singoli gruppi di montagne, ma anche la propria coltura bibliografica, la conoscenza cioè perfetta di quanto a illustrazione di quei gruppi era stato pubblicato nelle Riviste e negli Annuari dei Sodalizi alpinistici».^ Da tutti questi riferimenti emerge in modo chiaro come l'opera del CAI, ma anche l'azione e l'identità stessa degli alpinisti/alpini, andarono sempre più coincidendo con lo svolgersi del conflitto, in una diretta partecipazione, mediazione e talora supplenza fra sfera politica (e ancor più militare) e società."

Le alleanze tra club alpini

All'entrata in guerra italiana corrisposero numerose ed immediate manife- stazioni di simpatia da parte dell'Alpine Club e del Club Alpin Français: «Ai nostri fratelli del C. A. I., ora alleati nella guerra di libertà e giustizia contro l'aggressione teutonica, i soci inglesi dell'Alpine Club inviano i più fervidi voti e i migliori auguri per la compléta realizzazione delle aspirazioni nazionali ita- liane».**11 présidente del CAI Camerano rispose ringraziando «con tutto l'animo il Club Alpino Inglese del suo caloroso augurio. Gli Alpinisti Italiani, fratelli agli Alpinisti inglesi nella lotta per la conquista della montagna eccelsa, sono orgogliosi di combattere al loro fianco per il diritto dei popoli e per la difesa delle nazionalità»Giunsero anche le attestazioni di fratellanza e gli auspici del présidente del CAF Édouard Sauvage: «Il Comitato di Direzione del Club Alpino Francese, riunitosi ieri per la prima volta dopo l'apertura delle ostilità fra la vostra Nazione e l'Austria-Ungheria, ha deciso, con voto d'entusiasmo di testimoniare al Club Alpino Italiano la nostra ardente simpatia. Ho l'onore di esprimerVi qui i voti energici che noi facciamo pel successo delle Vostre armi e d'inviarVi il fraterno saluto degli Alpinisti Frances!».^ Da parte italiana la risposta fu immediata, e intese ricambiare: «calorosamente gli auguri del Club Alpino Francese», nella speranza che «i voti comuni delle

Morosini: I club alpini nella prima guerra mondiale 107 Nazioni sorelle avfessero] compléta attuazione»." Anche Victor Spitalieri de Cessole, présidente della sect/on AZpes Mam/mes del CAF e socio onorario del CAI, scrisse al présidente generale Camerano rivolgendogli «i vivi sentimenti di simpatia dei propri Soci per la nobile Nazione italiana e gli auguri cordia- lissimi che mi hanno incaricato di esprimerLe pel trionfo delle Sue armi. Sono felice di unirvi l'espressione non meno sincera de' miei sentimenti personali».^ Anche a questa comunicazione da parte della dirigenza del CAI si rispose ri- badendo che «gli alpinisti italiani sono fieri di combattere a fianco dei valorosi Alpinisti Francesi per il trionfo dei comuni ideali».^ Nell'autunno del 1915 il CAF organizzo poi una «straordinaria cerimonia» propiziatrice ai 3143 metri della Cima dei Gelàs, nelle Alpi Marittime, raggiunta da una comitiva di circa 120 «soci dei Clubs Alpini Francese, Inglese, Italiano e Svizzero». A celebrare il rito religioso l'abate Attanoux, cappellano del santuario della Madonna delle Finestre, il quale «stese un gesto di benedizione sui paesi che confondono i loro sforzi e i loro sacrifici in un comune desiderio di vittoria». I partecipanti a questo singolare pellegrinaggio politico-religioso pregarono «pel successo delle Nazioni alleate»'"', e non fu affatto secondaria la partecipazione istituzionale del CAS, che anche «in anni cosi tragici ha saputo dare prova di grandissima attività» e a cui furono rivolti «sinceri complimenti»/" Spostando l'attenzione al contesto della frontiera italo-austriaca lungo la qua- le si stava combattendo la guerra bianca, il 19 giugno 1915 l'imperial-regia luogotenenza del Tirolo e del Vorarlberg aveva disposto l'immediato sciogli- mento della SAT «con la più alta severità per la sua condotta pericolosa per la sicurezza dello Stato, rivelatasi in molteplici occasioni».^ I vend rifugi che componevano il patrimonio del sodalizio trentino furono posti sotto sequestro, e nel settembre del 1916 furono ceduti alia Sektion Welschtirol del DÖAV, che aveva sede a Neumarkt-Egna e che non casualmente era stata fondata quello stesso anno/" Sull'0srermcZiZ.se/ie AZpenze/hmg di maggio 1916 apparve un articolo di Hans Wödl, AZ//irt/smws «n/Z PoZ/r/k, nel quale l'autore intendeva ribadire il carattere internazionale delFalpinismo, che «guardato oltre la ri- strettezza dei confini, pone ai suoi discepoli il compito di cercare e di onorare l'ospitalità di nazioni straniere e di considerare le conquiste alpinistiche come soluzioni di compiti comuni». Nello stesso articolo Wödl criticava fortemente il fatto che l'Alpine Club con «furia sciovinista» e «tradendo il proprio passato» avesse cancellato dall'elenco dei soci benemeriti Carl Diener, présidente ono- rario dell'ÖAK. L'autore concludeva auspicando che al termine del conflitto la comunità alpinistica internazionale potesse ritornare ad essere imparziale,

108 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22 giacché: «politicizzare l'alpinismo significa soltanto danneggiarlo. Nella lotta che stiamo conducendo, noi austriaci e tedeschi, contro l'Inghilterra e i suoi alleati, noi restiamo fedeli al fianco délia nostra Nazione e resisteremo cosi fino alla fine. Ma il nostro alpinismo, che con il ritorno délia pace sarà chiamato a tornare a pieno titolo un fattore culturale, lo vogliamo tenere libero da tutte le foghe passionali.»"" Vbm A/pmismws nac/z (Zern Afrzege (L'alpinismo dopo la guerra) era invece il titolo dell'intervento di Hans Biendl pubblicato sud'Oste/reic/zisc/m zezïnng. L'autore sosteneva che: «La penetrazione di correnti politiche nel terreno dell'attività alpinistica ha portato agli spiacevoli litigi che si sono ve- rificati negli anni scorsi in alcuni territori alpini lungo la frontiera linguistica e che in seguito hanno portato alio scioglimento di alcune associazioni turistiche che credevano di dover sottomettere il proprio obiettivo fondamentale a mire nazionalistiche. Oggi non è possibile dal punto di vista legale, né è il momento appropriato, discutere su chi debba occuparsi délia gestione turistica di questi territori dopo la guerra.»"' Biendl auspicava poi che nel dopoguerra le associazioni alpinistiche non dovessero più «ostacolarsi a vicenda» e che fosse anzi garantita «la liberté del traffico turistico». Tuttavia ciö comportava la risoluzione di una «questione inquiétante», ovvero la riconciliazione tra gli alpinisti austro-tedeschi e quelli appartenenti ai paesi nemici. Tornando al contesto italiano, dopo la sconfitta di Caporetto del novembre 1917, il CAI inviö aile presidenze dei club alpini alleati il testo dell'ordine del giorno votato ancora una volta ail'unanimité dal consiglio direttivo del 18 novembre 1917: «In questo grave momento i generosi soldati di Franciaed Inghilterra cementano, col loro sangue, sul suolo d'Italia, l'auspicata fratel- lanza delle nostre Nazioni nel nome délia civilté e del diritto. Il Club Alpino Italiano, memore che di questa fratellanza gli Alpinisti sono stati i precursori, porge ai Clubs Alpini Inglesi e Francese le espressioni délia sua profonda e commossa simpatia»."® Molto simili i contenuti dell'ordine del giorno votato all'unanimité dai membri dell'Appalachian Mountain Club il 29 novembre 1917, durante un pranzo sociale che si tenne a Boston. L'anno precedente, quando gli Stati Uniti non erano ancora intervenuti in guerra, l'Appalachian Mountain Club aveva inviato un messaggio «di saluto, di simpatia e di inco- raggiamento» firmato dal suo présidente Charles E. Fay e rivolto agli alpinisti inglesi e canadesi «a noi legati da vincoli di comune origine e di linguaggio». Dopo l'entrata in guerra americana dell'aprile del 1917 i sentimenti di vici-

Morosini: I club alpini nella prima guerra mondiale 109 nanza dell'Appalachian Mountain Club nei confronti dei sodalizi alpinistici dei paesi alleati poterono palesarsi in modo più esplicito: «La nostra Nazione non essendo più neutrale di fatto e per simpatia, riconoscendo che ci unisce ora un legame più forte che quello di razza e di lingua, desideriamo [...] che sia ricordata e trasmessa agli altri Clubs Alpini delle Nazioni nostre Alleate, ed in modo particolare al Club Alpino Francese ed al Club Alpino Italiano l'assicurazione della nostra alta valutazione per lo splendido contributo, che essi diedero e danno, alla grande impresa che uni gli sforzi di quattro quinti del mondo civilizzato». Gli alpinisti americani auguravano i migliori successi militari ai propri alleati non senza ammirazione per i soldati impegnati a combattere sul fronte alpino: «Come colleghi alpinisti, noi siamo fieri dei loro records, delle eroiche loro azioni non soltanto nelle trincee bagnate di sangue, ma sulle montagne ghiacciate che fanno barriera, ove l'alpinismo ha dimostrato la sua capacità nel preparare armate per l'azione sopra la linea delle nevi eterne. Ad essi ci uniamo nell'esprimere il compianto pei caduti che costituiscono il loro titolo d'onore». L'ordine del giorno espresso dai vertici dell'Appalachian Mountain Club si concludeva con un augurio alla vittoria alleata e al trionfo dei principi di salva- guardia della democrazia e del diritto internazionale che il présidente americano Woodrow Wilson esprimerà compiutamente nel gennaio del 1918 proclamando i suoi celebri 14 punti. Gli alpinisti americani augurarono infine i migliori sue- cessi militari a tutti i paesi alleati, ed espressero particolare ammirazione per i soldati impegnati a combattere sul fronte alpino: «Noi simpatizziamo colle loro aspirazioni nazionali, ed a queste fraterne espressioni vogliamo aggiungere, se pur fosse necessario, l'assicurazione della nostra ferma convinzione nel lieto successo finale della causa della Civiltà e dell'Umanità, in opposizione alia barbarie mascherata dalla cultura ed ai selvaggi procedimenti, mai prima d'ora praticati nelle guerre moderne. I nostri cuori sono con Voi, le nostre mani sono alle Vostre unite in una stretta più forte che mai» Durante l'assemblea generale dei delegati del CAF che si riuni a Parigi il 21 aprile 1918 anche il présidente Edouard Sauvage inviö al CAI un'«espressione de' propri sentimenti cordialissimi di fratellanza; essa tiene ad esprimere in pari tempo la propria fiducia inalterabile nella vittoria finale, ottenuta col concorso di tutti gli Alleati»."®

110 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22 Das Detachement Rhätikon. Militärische Bergerlebnisse aus der Mobilisationszeit. Von Otfto TPoWf.w (Sektion Weißensteiu).

Illustration nach Aufnahmen des Verfassers.

ganz eigenartiger, den Soldaten unbekannter Dienst rief unser im Frllhjahr 1918 an die Nordostmarken des Landes. Weniger waren es diesmal militärische Aufgaben, die unB zufielen, als vielmehr zollpolizeiliche. Der Mangel an Lebensmitteln und Bedarfsartikeln in den Zentralmächten zog einen blühenden Schmug- gel groß, der an der ganzen Ausdehnung der Nordostgrenzc einen für UnBer Land bedrohlichen Umfang angenommen hatte. Das Militär mußte ein- schreiten. Neben dem Hauptziel, den Schmuggel möglichst zu unterbinden, harrten unser als militärische Aufgaben Sicherung der Grenzübergänge und Beobachtung der Vorgänge an und jenseits der Grenze. Zu diesem Zwecke wurden an den geeigneten Punkten Posten aufgestellt, die ein reger Patronillenverkehr in steter Verbindung hielt. Diese Maßnahmen konnten den Schmuggel zwar nicht gänzlich aus der Welt schaffen, erschwerten ihn aber wesentlich und erhöhten vor allem die damit zusammenhängende Romantik. Ein riesiger Grenzabschnitt fiel dem Regiment zu, dessen rechter Flügel am Falknis Anlehnung suchte, derweil der linke bei Eglisau am Rhein verankert war. Unser Bataillon stand rechtB, vom Falknis bis in die Bodenseegegend. Die Einheit am äußersten rechten Flügel gab einen kriegsstarken, so gut es ging bergmäßig ausge- rüsteten Zug an das Territorialkommando Chur ab — das „Detachement Rhätikon".

Fig. 3: O. Wa//zser, «Das DeZac/zemezz? fiAMon. A/i/zVà'rzsc/ze 7?ergfe7z«z'.s.se der MoZzz7«ario/Mzez7». Fozzfe: 7a/zr7>«c/z efei Sc/zwez'zer A/pezzc/zzZz, 54, 7979.

Morosini: I club alpini nella prima guerra mondiale 111 Un difficile dopoguerra

I mesi che seguirono la fine del conflitto furono caratterizzati da frequenti tensioni tra i club alpini, che da un lato dovevano affrontare le gravi difficoltà economiche e sociali, dall'altro lato, in conseguenza dello spostamento dei confini interni all'Europa, avevano acquisito o perso territori entro i quali strutturare la propria attività. Per alcuni versi gli auspici furono tesi ad una ricomposizione délia comunità alpinistica internazionale. Nell'articolo redatto da Hans Biendl sull' ÖVerrezc/zAc/ze A/penzezïzzng si sosteneva infatti: «Gli alpinisti hanno sempre e ovunque adempiuto al loro dovere nei confronti della patria in modo cavalleresco e quindi si potranno incontrare senza arrossire. II terreno neutrale del ghiacciaio svizzero probabilmente sarà il primo luogo di questi incontri; la lingua penetrante della montagna e la consapevolezza di aver adempiuto al proprio dovere saranno per gli uomini che vi si incontreranno l'unico punto fermo, ma anche il più stabile, da cui partire per riallacciare i fili nelle diverse direzioni» Per altri versi Alfred Steinitzer, in un lungo scritto pubblicato nell'agosto 1917 sulle M/ffez'/z/zigezz des Dezztsc/zen zmd Ösfezrezc/zz'scen A/pe/zverezns e intitolato A/p/ms/ra/s, der Dezztsc/ze zz/zd Ö.v/errezc/zzsce A/pezzverezVz z/nd der Ärzeg, elencava tra i compiti primari del DÖAV per il dopoguerra «la ricostruzione del popolo tedesco».'" Con il termine del conflitto aH'interno del DÖAV si sostenne pie- namente la tesi che l'asse austro-tedesco non avesse perso il conflitto dal punto di vista militare, e che come tale andasse considerato invitto. Nell'autunno del 1919 fu organizzato a Norimberga un congresso del DÖAV nel quale diversi delegati riferirono dello scioglimento delle loro sezioni, come era avvenuto in Alsazia e Lorena con la confisca da parte francese di tutti i beni mobiliari e immobiliari, e con l'imposizione del divieto di ricostituzione di associazioni nemiche; o nel neonato regno dei Serbi, Croati e Sloveni, dove i rifugi furo- no venduti a privati; o in Cecoslovacchia, dove fu respinto ogni tentativo di accordo e le sezioni furono sciolte, o in Polonia, dove ancora si attendevano i risultati dei plebisciti. Nella stessa sede i soci iscritti alle sezioni sudtirolesi del DÖAV intervennero ponendo la questione dei loro numerosi rifugi posti sotto sequestra dal ministero della guerra italiano al termine della prima guerra mon- diale e in procinto di essere ceduti o affidati al CAI." Prima che l'applicazione dei trattati décrétasse l'annessione formale della Venezia Tridentina all'Italia (fatto che avvenne il 10 ottobre del 1920), si diffuse la notizia di una supposta trattativa in corso tra il DÖAV e l'Alpine Club per la vendita in blocco al so-

112 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22 Le /nan/'/esfaz/on/

In data 25 maggio 1915, 1' " ALPINE CLUB „ dl Londra spedlva alla Sede Centrale del C. A. I. Il telegramma seguente : " C/i/6 zl/p/no rta//ano - 7or/no, " Al nostri fratelll del C. A. I., ora nostri alleatl nella guerra dl llbertà e giustizla contro l'aggressione teutonlca, 1 socl Inglesi dell' " Alpine Club „ invlano i più fervidi votl e 1 mlgllori auguri per la compléta reallzzazione delle aspirazionl nazlonali Itallane. " Il Segretarlo dell' " Alpine Club

Fig. 4: /?/v/ifa /nensiZe JeZ CZ«Z> AZp/no 7raZ/ano, 6, 7975.

dalizio britannico di taie ingente patrimonio. Il 7 novembre 1919 il comando supremo dell'esercito italiano aveva inviato un'informativa nella quale chiedeva un riscontro urgente in merito alle decisioni prese dal «Club Alpino Austro- Tedesco per progettate vendite suoi rifugi alpini ad analoga SocietàInglese [...] onde evitare trovarsi fronte fatto compiuto irrimediabilmente»." A Londra il consiglio direttivo dell'Alpine Club discusse il 3 febbraio dell'anno successivo delle: «voci che sono circolate in Italia in merito al fatto che l'Alpine Club o dei suoi iscritti avessero avviato delle trattative a proposito dell'acquisto di rifugi austro-tedeschi in Sud Tirolo»." L'Alpine Club delibero pertanto di «inviare al Club Alpino Italiano una smentita ufficiale al proposito, in modo da ottenere il loro sostegno nel porre fine alla diffusione di queste falsità»'", ma sui notiziari del CAI non si trovano tracce di smentite ufficiali a riguardo. Anche in questa vicenda, il CAS varco una posizione di neutralità per biasimare l'appropriazione simbolica e sostanziale delle montagne sudtirolesi che il CAI stava operando mediante l'acquisizione dei rifugi. Nel giugno 1920, L'A/p/na. BoZ/ezrZno w///c/a/ A/p/no Sv/zzero pubblicö un articolo dal titolo Le nwove conJZzZonZ Je/Ze A//?/ Orienfrz/i nel quale si denunciava che la situazione fosse «relativamente aU'alpinismo, purtroppo molto precaria (Rifugi del Club derubati e devastati, guide malfidate, cattive coincidenze ferroviarie, incertezza se si possa o meno ricorrere all'eccellente corredo geografico del Club Alpino Tedesco ed Austriaco e se si possa inoltre servirsi delle guide dello stesso Club)». Per queste ragioni la rivista del CAS sconsigliava ai suoi soci la visita di quelle regioni, «malgrado i vantaggi illusori délia valuta». In seno al CAI queste critiche non sortirono «un'impressione certamente gradevole», ma ciö nonostante il sodalizio italiano non intendeva «accendere una disputa di questo

Morosini: I club alpini nella prima guerra mondiale 113 genere con chicchessia, meno che mai con il Club Alpino Svizzero, nel quale sono tanti nostri cari e stimati amici e colleghi»." Interessante e significativo infine il caso del dopoguerra francese. Come era stato per altri club alpini che prima délia guerra avevano costituito gruppi d'élite (si pensi al Club Alpino Accademico Italiano, fondato nel 1905) che poi con l'avvio della guerra sulle Alpi si erano distinti in particolari azioni alpinistico- militari, cosi nel 1919 venne fondato all'interno del CAF il Groupe de Haute Montagne, al quale erano «ammessi solo gli alpinisti di primissimo ordine».'® Sul numéro di luglio-agosto 1919 della rivista La Montagne fu descritta la prima ascensione dell'Aiguille Foch, «in onore del maresciallo francese vittorioso»", posta a 3254 metri nelle Alpi Cozie, lungo lo spartiacque italo-francese, non lontano dalla Brec de Chambeyron. Significativamente poi il CAF dall'8 al 16 settembre del 1919 organizzo un congresso in Alsazia e Lorena nel quale i partecipanti effettuarono escursioni al Ballon d'Alsace (1247 m), al Ballon de Guebwiller (1424 m), a La Schlucht (1139 m) e all'Hohneck (1361 m) e si recarono in pellegrinaggio sui campi di battaglia di Metz e di Verdun.'® Infine sulle Alpi Marittime le presidenze generali del CAF e del CAI ratificarono congiuntamente la modifica nominale della Punta Nord dell'Argentera (3286 m) in Pointe Garibaldi, a ricordo tanto dell'eroe dei due mondi accorso in aiuto delle truppe francesi nel 1870, quanto della legione di 2000 volontari italiani (in gran parte emigranti già residenti in Francia) impegnata sul fronte delle Argonne a partire dall'agosto del 1914 e guidata da Ricciotti Garibaldi, figlio di Giuseppe, fe dai suoi sei figli.^La vetta, visibile sia dal territorio italiano che da quello francese, testimonio «la loro infrangibile fraternité ed affetto».®"

Conclusione

I riferimenti qui proposti non riportano certo risultati esaustivi, ma forniscono almeno un primo riscontro di un più ampio percorso comparativo di studio e ricerca nel quale la dimensione individuale e associativa dell'alpinismo si è direttamente confrontata con un evento di radicale importanza storica corne il primo conflitto mondiale. Pur nella limitatezza numerica dei suoi praticanti, l'alpinismo puo quindi rientrare in una riflessione storiografica più ampia che si è sviluppata negli ultimi anni e che mira a mettere a confronto e ad inter- secare - da qui il termine di Histoire croisée®' - le formazioni sociali, culturali e politiche all'interno di una trama più ampia di tipo nazionale e internazionale.

114 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22 Per la loro preparazione fisica, per la competenza tecnica e per la capacità di muoversi e operare in alta montagna, gli iscritti alle varie associazioni alpini- Stiche ebbero un ruolo importante nei ranghi dei rispettivi eserciti, soprattutto per quelli che prevedevano al loro interno dei corpi speciali di tipo alpino. AI contempo fu alquanto significativo lo sforzo che i sodalizi sostennero a favore dell'azione politico-nazionale condotta dai propri paesi. Come si è potuto al- meno sommariamente riscontrare, tale sforzo determine) un chiaro superamento dell'internazionalismo culturale e scientifico che aveva caratterizzato l'attività sociale dei club alpini nei primi decenni d'attività. L'emergere di posizioni apertamente favorevoli all'intervento in guerra, l'impegno dei soci a supporta logistico, militare e propagandistico, e le alleanze (o le fratture) che si determi- narono tra i club alpini delle diverse nazioni lasceranno tracce indelebili nella pratica alpinistica degli anni successivi.

Note

1 O. Hoibian, D. Jacques (sous la dir. de), Deujt sièc/es d'a/pinisme européen. Origines et mutations des ac/iviVs de grimpe, Actes du coZ/opue international des 5 et 6y'ui/i 2000 organise' par /e /a- Moratoire , Parigi 2002; O. Hoibian, L'invention de i'aipinisme. La montagne et de /a bowrgeo/s/e cu/fiv&, 7756-7974, Parigi 2008; A. Pastore, A/pi/iwmo e s/oria d'/ta/ia. Dai/'Onità ai/a Res/stenza, Bologna 2003; Id., «Le Alpi come scuola per la nazione: etica, politica e scienza alle origini del CAI», in: A. Conte (a cura di), Le A/pi: da//a riscoperta a//a conpu/sta. Sc/enz/ati, a/pinisti e /'Accademia de//e Sc/enze di Torino ne//'Ottocento, Bologna 2015,pp.51-69. 2 R. W. Soukup, «. II ruolo del network scientifico intorno al geologo Eduard Suess nella fondazione dell'Österreichischer Alpenverein nei 1862», in: R. Cerri (a cura di), Come nace/ue /'a/pinismo. Da//'esp/orazione de//e A/pi a//a/ondazione dei C7u/> A/pini (7786-/S74), Alagna Valsesia 2015, pp. 184-205. 3 L'Lc/io des A/pes, 1, 1877, pp. 177-178. Citato in: M. Mestre, «Alpinismo svizzero e modello britannico. Conformité e spécificité», in: C. Ambrosi, M. Wedekind (a cura di), L'invenzio/ie di un cosmo fiorg/iese. Va/ori socia/i e fimßo/i cu/tura/i de//'a/pinismo nei seco/i X/X e XX, Trento 2000, pp. 91-92. Si veda anche: D. Anker, /Le/vetia c/ufi. 750 anni di C/u6 A/pino Svizzero. CAS. 7865-20/3, Berna 2013. 4 Q. Sella, Una sa/ita a/ ALonv/so. Lettera di guint/no Se//a a ß. Gasta/di, Torino 1863, pp. 60-61. 5 /Zu'd. Per quanto concerne le ultime acquisizioni in merito alia fondazione del CAI si veda: A. Au- disio, A. Pastore (a cura di), CA/ 750. 7/ /ißro. PußWicazione u/jücia/e dei/esreggiamenri, Torino 2013; F. M. Cardarelli, M. Gentilini (a cura di), G/i zzrcA/vz e /a S/wzA" m z7z Fao/o De Gasperis, Roma 2015. Per un confronto tra i caratteri originari del CAI e del CAS si veda: M. Marcacci, A. Pastore «150 anni in alta quota. Un solo anniversario per CAI e CAS», Arc/u'vio s/on'co 7ici/ie5£, 156, 2014, pp. 68-77. 6 M. Mestre, <«Pour la patrie par la montagne>. II Club alpino francese», in: Ambrosi/Wedekind (vedi nota 3), p. 105. 7 /Wd.,p. 105. 8 /Did., p. 107. Il corsivo riportato è présente nei testo originale. Si veda anche: D. Lejeune, Les

Morosini: I club alpini nella prima guerra mondiale 115 a/p/n/stes en France à /a/in du X/X' et au de'Autdu XX' sièc/e (vers / 875-vers 79/9/. Étude d'Ais- to/re soc/a/e, e'fude de menfa/ifé, Thèse de doctorat, Université de Paris X - Nanterre, Parigi 1988; M. Mestre, La mon/agae e/ /'a/p/nismi vecfewrs Je /'/Jeo/og/e aa/zona/zste Ja/zs /es Zs/a/s a/pzas azzjt X/X' et XX' sièc/es (/859-7950/, Thèse, Université de Provence, Aix Marseille 1998. 9 C. E. Fay, «The Appalachian Mountain Club», PAe Annals o//Ae American Academy o/Fo/itica/ and Soc/a/ Science, 2, 1910, p. 177. 10 R. H. Budden, Con/erenza infernaz/ona/e dei C/uA A/pini in Ginevra ne//'A#osra /S79- Festa de/ C/zzZ? A/pzno Svz'zzero ne//'Agos/o 7879, Torino 1880, p. 7. 11 Archivio storico délia Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano - Torino, Carteggio R H. Bud- den - Sezione di Torino, b. 82, fasc. 378, class. 1.6.1.2, Lettera di Budden al Présidente délia Sezione di Torino, 7 marzo 1880. 12 Biv/sfa mensi/e de/ CA/, 1, 1885, p. 12. 13 R. H. Budden, «VIII Riunione del Club Alpino Francese a Sixt e a Chamonix nell'agosto 1883», Z?zvzs/a a/pma z7a/za/za. ZVrzoJzco meas//e Je/ C/wZ? A/pmo Z/a/zazzo, 10, 1883, p. 113. 14 Fay (vedi nota 9), p. 184. 15 CAI, Commissione per il centenario, / cento anni de/ C/uA a/p/no ifa/tano, Milano 1964, p. 471. 16 C. Ambrosi, B. Angelini (acuradi), La SA7". Centotrent'anni (7872-2002), Trento 2002; D. Blan- chon, «Des montagnes au service de la cause nationale. La Société des Alpinistes du Trentin et l'irrédentisme de 1872 à 1915», Histoire, Économie et Socie'te', XIX, 1, 2000, pp. 133-147; M. Wedekind, La po/J/c/zzaz/one Je//a mozz/agzza. ßorg/ies/a, a/pzm'smo e aaz/ona/zswo /ra Oz/a e /Vovecenfo, in: Ambrosi/Wedekind (vedi nota 3), pp. 19-52. 17 N. Mailänder, «Die Ursprünge des Freikletterns. Die Bewegung der Führerlosen und die Wiener Schule», Bergsteiger, 1, 2016, pp. 148-161. 18 A. Millo, L'e'/ite de/ potere a Fr/esfe. I/na A/ogra/ta co/Zeft/va. 7897-7938, Milano 1989; L. I. Si- rovich, Fatti e mit/ irredentist/ e naz/ona/isti di un a/p/nismo di/rontiera. // caso dt Fr/esfe, in: AmbrosiAVedekind (vedi nota 3), pp. 53-64. 19 M. Waltritsch, S/ovensAop/aninsAo druiftvo v Gorici. 79H-/97/, Gorizia 1971. 20 L.W. Holt, A/ounta/ns, and Modernity. A Cu/tura/ History o/German and Austrian Mountaineering. /900-/945, Dissertation, University of Texas, maggio 2008. Si veda inoltre: G. Schügerl, 7rad/t/on und ForfscAr/rt. 80 /aAre Vatur/reunde Österre/cA, Vienna 1975. 21 T. Nipperdey, Come /a AorgAesia Aa inventato // moderne, Roma 1994. 22 Sul concetto di gioco come costante nei comportamenti culturali delle società evolute si veda: J. Huizinga, Homo /udens, Torino 1946. Sui rapporti fra ethos borghese e alpinismo: P. Veyne, «L'alpinisme. Une invention de la bourgeoise», L'Histoire, 11,1979, pp. 41^19. Si segnalano inoltre due convegni che rappresentano un importante punto di riferimento dal punto di vista metodolo- gico: il workshop Le e'/ites e /a montagna organizzato a Lugano dall'ISAlp e dall'Università délia Svizzera italiana frail 12e il 13 ottobre 2001,e il convegno/n vefta/L'a/pin/smo cornepro/ez/one di mode/// cu/tura/i e soc/a/i AorgAesi fra Otto e iVovecento organizzato a Trento dal Museo Storico in Trento e dall'Università degli Studi di Trento dall'8 al 10 maggio 2003. 23 Holt (vedi nota 20), p. 148. 24 C. E. Engel, Sfor/a de//'a/p/n/smo, Torino 1965, pp. 170-173. 25 D. Leoni, La guerra vertica/e. L/omini, an/ma// e maccA/ne su//ronte di montagna (79/5-/9/8), Torino 2015, p. 214. 26 R/v/sfa mensi/e de/ CA/, 11,1914, p. 360. Per un inquadramento più completo délia condotta assunta dal CAI a sostegno del conflitto si veda: S. Morosini, Su//e verte de//a Pafr/a. Po/if/ca, guerra e naz/one ne/ C/uA A/pino /fa//ano (7863-/922), Milano 2009, pp. 131-179. 27 Z?/v/s/a meHs//e Je/ CAZ, 12, 1915, p. 381. 28 B/v/sfa mensi/e de/ CA/, 4, 1915, p. 128. 29 B/v/sfa mensi/e de/ CA/, 5,1915, p. 129. 30 Milano, Archivio storico délia sede centrale del CAI, Verbali del consigliodirettivodall'anno 1911 a tutto il 1921, Verbale dell'adunanza del Consiglio Direttivo, 25 luglio 1915.

116 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22 31 Cm^wan/'an/zi J/ vite sez/one

Morosini: I club alpini nella prima guerra mondiale 117 medesimo autore: /Z meravig/i'oio pafrimon/o. / ri/ùgi a/pini m AZfo Adt'ge / SitdriroZ come ipie.vfione nazionaZe f79/4—7972), Trento 2016. 56 Engel (vedi nota 24). 57 FiW.vfa mensiZe deZ CÂZ, 1-2-3,1920, p. 31. 58 /ttvijftz m^5/7e

118 Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2017/22