DI SQUINZANO PROVINCIA DI Ambito Territoriale Sociale di

APQ Benessere e Salute Avviso pubblico n.1/2015 - Infrastrutture sociali e sociosanitarie per Beneficiari Pubblici

RISTRUTTURAZIONE DI FABBRICATO ESISTENTE DA DESTINARE A CENTRO NOTTURNO DI ACCOGLIENZA PER PERSONE SENZA FISSA DIMORA

(art.81 ter del Reg. n.4 del 18.01.2007)

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All.A PREMESSE L’Ufficio Tecnico Comunale di Squinzano, a seguito dell’Avviso pubblico n. 1/2015 per il finanziamento di strutture ed interventi sociali e sociosanitari per soggetti beneficiari pubblici – approvato con A.D. n. 367 del 06 agosto 2015 - ha redatto il Progetto Esecutivo , riguardante i lavori di “Ristrutturazione di fabbricato esistente da destinare a Centro notturno di accoglienza per persone senza fissa dimora ”, dimensionato per ricevere numero 25 ospiti oltre al personale di servizio così come previsto dal R.R. n.4. In particolare l’intervento riguarda l’utilizzo di immobili già esistenti di proprietà pubblica e verrà realizzato rispettando i requisiti e gli standard minimi dettati dal Regolamento Regionale 18 gennaio 2007, n°4 (art. 81 ter -Centro notturno di accoglienza per persone senza fissa dimora).

1 TERRITORIO DI RIFERIMENTO

Squinzano è un comune italiano di 14.618 abitanti della provincia di Lecce in Puglia.

Territorio Situato nel nord , ai limiti più settentrionali della provincia leccese, confina con la parte meridionale della provincia di Brindisi e dista 17 km dal capoluogo provinciale di appartenenza. Il territorio comunale, confinante con la provincia di Brindisi, si estende per 29,28 km² e comprende anche la piccola isola amministrativa denominata "Settedolori" interclusa nel comune di Torchiarolo. È parte della Valle della Cupa, ossia di quella porzione di pianura salentina, intorno al capoluogo leccese, caratterizzata da una grande depressione carsica. Il territorio risulta compreso tra i 15 e i 57 metri sul livello del mare, con l'altezza massima che si raggiunge presso la Serra di Sant'Elia. Squinzano confina a nord con i comuni di Cellino San Marco (BR) e San Pietro Vernotico (BR), a est con i comuni di Torchiarolo (BR) e Lecce, a sud con il comune di , a ovest con il comune di Campi Salentina. Classificazione sismica: zona 4 (sismicità molto bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003 Dal punto di vista meteorologico Squinzano rientra nel territorio del Salento orientale che presenta un clima mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la

2 temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +24,7 °C. Le precipitazioni, frequenti in autunno ed in inverno, si attestano attorno ai 626 mm di pioggia/anno. La primavera e l'estate sono caratterizzate da lunghi periodi di siccità. Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del Salento orientale sono influenzati fortemente dal vento attraverso correnti fredde di origine balcanica, oppure calde di origine africana

Cenni Storici Rimasto per secoli un minuscolo casale abbandonato, si sviluppò accogliendo un gran numero di profughi della vicina città messapica di Valesio, distrutta dal re normanno Guglielmo il Malo nel 1157. Durante il medioevo seguì le vicende dalla Contea di Lecce. Con Tancredi d'Altavilla visse un periodo di prosperità dovuto ai privilegi concessi e all'esonero da molte tasse. Nel 1520, nel corso della guerra ispano-francese per la dominazione sul Mezzogiorno italiano, fu teatro di uno scontro tra gli opposti eserciti svoltosi sul "monte della Battaglia". Nel 1560 Squinzano divenne, con regio decreto, libero Comune demaniale, ma nel 1623 motivi economici costrinsero a rivendere tale titolo per tornare ad essere un Comune feudale, del quale fu beneficiario il nobile spagnolo Giovanni Enriquez. Questi, amante dell'Ordine Francescano, fece costruire un convento adiacente alla preesistente chiesa di Santa Maria delle Grazie, inaugurato nel 1625 e successivamente ampliato. Sempre in questi anni, nel 1627 fu portata a compimento la costruzione della chiesa della Santissima Annunziata, la cui edificazione fu incentivata dall'evento prodigioso dell'apparizione della Madonna a una pia donna del paese, tale Maria Manca, nel 1618. Alla morte di Giovanni (1626) successe il figlio Gabriele Agostino, il quale ottenne il titolo di Principe di Squinzano. Dopo la morte senza figli di quest'ultimo, il titolo principesco passò ai nobili Filomarino di . L'abolizione del feudalesimo riuscì a liberare il territorio di Squinzano dalle soggezioni nobiliari ed ecclesiastiche e lanciò il paese verso lo sviluppo economico, demografico ed urbano.

La situazione economica si accrebbe notevolmente; tra il 1869 e il 1891 venne costruita la stazione ferroviaria che, posta in una posizione intermedia tra Brindisi e Lecce, trasformò il paese in centro delle attività dell'intero comprensorio. Tra il 1870 e il 1910 la popolazione aumentò fino a raggiungere i 7.500 abitanti e superò quota 10.000 all'indomani della prima guerra mondiale. Il periodo del ventennio fascista e successivo alla Liberazione del 1945 è comune a tutti i centri agricoli del Sud, gravato da numerosi sacrifici economici e pieno di grandi speranze per il futuro.

3 Architetture religiose

Chiesa di San Nicola

La chiesa madre, dedicata al patrono San Nicola, fu edificata tra il 1590 e il 1612, quando sorse come chiesa parrocchiale in sostituzione della chiesa della Visitazione di dimensioni non più adeguate all'accresciuto numero di abitanti. La chiesa sorge sui resti di un antico luogo di culto con cripta dedicato a San Nicola risalente a prima del XII secolo e officiato dai monaci Basiliani. Presenta una facciata in pietra di carparo, con caratteristiche rinascimentali, tripartita da paraste con decorazioni ovali simili a quelle del Sedile di Lecce. Il portale d'ingresso, finemente decorato da una cornice in pietra leccese del 1612, è sovrastato da una nicchia contenente la statua di San Nicola (1969). In corrispondenza delle porte laterali si aprono due rosoni riccamente scolpiti. Il campanile a pianta quadrata, realizzato dall'architetto locale Saverio Tommasi e ultimato nel 1658, si innalza su cinque piani per 32 metri. L'interno è a croce latina, diviso in tre navate da sedici poderosi pilastri che reggono la copertura a volte. All'incrocio del transetto con la navata centrale si innalza una cupola ellissoidale realizzata nel 1801. L'abside accoglie l'altare maggiore, acquistato dal Convento di Santa Chiara a Napoli nel 1828, e un coro ligneo intagliato in noce scuro del 1843, sul quale campeggia un organo a canne costruito, in sostituzione del vecchio, nel 1964. Lungo le navate laterali e nel transetto si dispongono gli altari dedicati (dalla navata sinistra a quella destra) all'Annunziata, a San Francesco d'Assisi, allo Spirito Santo, al Santissimo Sacramento, a San Nicola, al Crocifisso, alla Madonna del Rosario, a Santa Maria dei Martiri, alla Pietà, a Sant'Oronzo

4 Chiesa di Santa Maria delle Grazie

La costruzione della chiesa di Santa Maria delle Grazie avvenne dal 1559 al 1583; verso la fine del XVII secolo venne restaurata e ampliata a tre navate per volontà del guardiano Padre Ambrogio di San Nicola. Nel 1623, il feudatario Giovanni Enriquez incoraggiò la venuta dei Frati Minori Riformati i quali presero possesso della chiesa ed edificarono l'attiguo convento. Chiuso nel 1652 da Innocenzo X per la scarsità di frati che lo abitavano, fu riaperto nel 1671 dai Frati Minori Scalzi e nel 1675 fu adibito a noviziato. Dopo la soppressione degli ordini religiosi (1866) il convento fu trasformato in ospedale e ricovero di mendicità dove i frati vi rimasero per opere di assistenza. Fra i frati che dimorarono nel convento è da menzionare Sant'Egidio Maria da Taranto, al quale si collega il culto verso la Madonna del Pozzo. La chiesa, ora sede parrocchiale, presenta una sobria facciata scandita da paraste poggianti su alti basamenti e caratterizzata da cinque bifore, di cui quella centrale posta in asse con il portale d'accesso. A coronamento del prospetto è posto un timpano triangolare sul quale è raffigurata la Vergine tra angeli oranti.

La chiesa della Santissima Annunziata , fondata nel 1618 da parte della devota Maria Manca in seguito a un evento prodigioso, fu terminata nel 1627. La facciata, inquadrata da due paraste con capitelli corinzi, è caratterizzata da un elegante portale barocco, sormontato dalla statua del Redentore e affiancato da due nicchie ospitanti le statue dell'Arcangelo Gabriele e della Madonna. In asse col portale vi è un decoratissimo finestrone rettangolare il cui timpano interrompe il cornicione sul quale sono incise in latino le prime parole dell'Ave Maria. Un motivo di quattro festoni attraversa tutto il prospetto. La facciata termina con un timpano mistilineo nel quale si apre una nicchia vuota. L'interno, a navata unica con volta a botte unghiata, è un susseguirsi di opere d'arte. Lungo le pareti si aprono quattro arcate per lato nelle quali sono contenute le tele a soggetto mariano della Visitazione, della Purificazione, dell'Immacolata, della Natività, dell'Assunzione e della Presentazione. Sul fondo del presbiterio è addossato il barocco altare maggiore, realizzato in pietra e contenente un'immagine della Madonna col Bambino di epoca cinquecentesca. A lato dell'altare vi è l'organo settecentesco e il coro.

La chiesa di San Giovanni Battista fu edificata nel XVII secolo essendo documentata per la prima volta in una visita pastorale del 1670. Intorno alla metà del XVIII secolo, divenuta sede della Confraternita dell'Immacolata, subì un radicale intervento di restauro resosi necessario per le precari

5 condizioni in cui versava la struttura. A questo periodo si deve la sostituzione dell'originario soffitto ligneo con l'attuale volta in muratura. La sobria facciata, priva di decorazione, si caratterizza per il portale d'ingresso inquadrato da due semicolonne corinzie che sorreggono l'architrave. Due nicchie murate sono posizionate ai lati del portale. L'edificio è dotato di campanile a vela con due fornici.

La chiesa di Mater Domini , sede dell'omonima parrocchia, ha antiche origini sebbene l'attuale struttura sia stata terminata nel 1727 come si evince dall'iscrizione posta sul cartiglio sovrastante il portale d'accesso. La facciata, delimitata tra due paraste lisce, si connota per la sua semplicità e per l'attenzione rivolta all'elemento del portale barocco con stipiti elegantemente decorati. Sull'architrave del portale campeggia il cartiglio commemorativo dell'inaugurazione dell'edificio e al centro si apre una finestra lobata. La terminazione superiore è caratterizzata dalla presenza delle tipiche volute di raccordo tra la trabeazione e il frontone curvilineo sommitale sul quale sono posizionati alcuni acroteri. La chiesa è dotata di campanile a vela nel quale si apre una bifora ospitante le campane.

La cappella di San Giuseppe presenta una sobria facciata in carparo, con copertura a capanna, sulla quale si apre il portale d'ingresso timpanato e sovrastato da un finestrone rettangolare. Sul portale è incisa la data 1696. L'interno, a navata unica, è scandito in tre campate ed è caratterizzato da medaglioni, disposti tra volute, nei quali sono raffigurate scene della vita di San Giuseppe e gli Evangelisti. Oltre all'altare maggiore dedicato al titolare, sono presenti tre altari minori dedicati a Sant'Anna, all'Addolorata e al Sacro Cuore di Maria.

La cappella di San Leonardo risale al XVII secolo e fu innalzata su iniziativa di tal Santi Serrati. L'edificio presenta una facciata con portale d'ingresso sormontato da un timpano triangolare, elemento architettonico riproposto anche sul coronamento superiore. Arricchiscono il prospetto due alte lesene ioniche percorse da un motivo a losanghe e legate da tre festoni. L'incisione SS. ROSARIO, posta sulla base del timpano, ricorda l'originaria intitolazione della chiesa. L'interno è a navata unica con volta in muratura realizzata nel corso del XIX secolo. L'altare, collocato sulla parete di fondo, è un tipico esempio di barocco salentino.

La cappella della Madonna dei Martiri è un piccolo edificio settecentesco, originariamente di pertinenza del Seminario diocesano di Lecce. Sul semplice prospetto a capanna, delineato da una

6 liscia cornice, si apre il portale d'ingresso e una finestra circolare. Sulla sinistra si erge un campanile a vela. L'interno, ad aula unica con volta a stella, custodisce un altare con tela raffigurante la Vergine col Bambino.

La chiesa di Maria Regina , iniziata nel 1954 per volontà di don Nicola Leone, fu completata e consacrata il 31 maggio 1969. Possiede una struttura ovale in stile moderno ed è costruita in carparo e cemento; internamente di rilevanza artistica è un gigantesco mosaico, opera della ditta Mellini di Firenze, raffigurante la Vergine titolare del tempio nella sua celestiale regalità; sulla parte anteriore dell'antistante altare maggiore si nota un paliotto in bronzo fuso, diviso in tre sezioni sulle quali sono raffigurati tre episodi biblici relativi ad altrettanti personaggi: Abele, Abramo e Melchisedek; lateralmente vi è l'altare del Sacramento, anche questo ricoperto nella parte anteriore da un paliotto e sormontato da un pregevole Crocifisso.

Convento di Sant'Elia

Il convento di Sant'Elia fu costruito nel 1575 per volontà del barone di Campi Luigi Maria Paladini, il quale volle nel suo territorio una comunità di Cappuccini. Il complesso conventuale sorse su preesistenze monastiche basiliane e normanne e riprende i semplici canoni costruttivi imposti dall'ordine francescano. Soppresso nel 1811 in seguito all'ordinanza murattiana, il convento fu chiuso e incamerato dallo Stato e successivamente acquistato da privati. Nonostante rientri nei confini amministrativi del comune di Trepuzzi, per tradizione è collegato alla cittadina di Campi

7 Salentina. La città meno distante è tuttavia Squinzano. Nel 2002 i tre comuni hanno sottoscritto un accordo per la gestione associata finalizzata al recupero e alla fruizione del monumento. Alla struttura conventuale, costituita dal chiostro, dal refettorio, dalla foresteria e dalle celle per i monaci, è addossata una chiesa di modeste dimensioni restaurata nel 2008. Il restauro ha riportato alla luce i resti mortali di alcuni frati traslati il 23 novembre dello stesso anno nel convento dei frati Cappuccini di Campi Salentina.

Villa Cleopazzo

Di proprietà comunale, viene utilizzata come sede di manifestazioni, mostre ed eventi della città. Dal 2003 è anche sede della Biblioteca Comunale, arricchitasi successivamente con l'attivazione delle sezioni della Mediateca e dell'Emeroteca. La villa fu edificata per volere di Ermanno Cleopazzo tra il 1913 e il 1917. In stile Liberty, si articola su due piani; il piano terra destinato ad ospitare la servitù, la cucina e i magazzini, il primo piano occupato dagli ambienti della famiglia padronale.

Palazzo Baronale

Il palazzo Baronale fu edificato nel XVII secolo dalla nobile famiglia spagnola degli Enriquez, principi di Squinzano. Dell'originario edificio, radicalmente restaurato verso la fine dell'Ottocento, rimane solo l'elegante portale d'ingresso che si affaccia su Piazza Plebiscito. Annessa è una piccola cappella gentilizia dedicata alla Madonna del Carmine. Attualmente il palazzo è conosciuto con il nome delle famiglie proprietarie Campa-Sansonetti.

8 ECONOMIA Importante centro agricolo, dalla forte vocazione olearia, ospita aziende collegate al settore per la produzione di vini tipici come il Negroamaro e il Malvasia, oltre che di ortaggi. La grande produzione di olio di oliva è proveniente da piante in prevalenza della tipologia "oglialora" e "nardò", riconoscibili per l'imponente struttura delle chiome. Presente è anche l'attività manifatturiera legata all'abbigliamento, all'artigianato del legno, della lavorazione di infissi e al settore metalmeccanico. Numerose le medio-piccole ditte di costruzioni edile, attività commerciali, aziende artigiane e di trasporti rappresentano una cospicua percentuale dell'indotto imprenditoriale della città. Buona parte dell'indotto economico è dato dai numerosi impiegati (statali e del comparto artigianale) che lavorano nella vicina città di Lecce e quello dei pendolari a medio-lunga distanza (da Brindisi e Bari), quale il personale dei comparti difesa e sicurezza. Nella media regionale il tasso di disoccupazione. Squinzano - Redditi Irpef Anno Dichiaranti Popolazione %pop Importo Media/Dich. Media/Pop.

2005 5.543 15.040 36,9% 85.775.590 15.475 5.703

2006 5.788 14.947 38,7% 91.986.977 15.893 6.154

2007 5.697 14.803 38,5% 101.920.087 17.890 6.885

2008 5.876 14.727 39,9% 105.928.136 18.027 7.193

2009 5.867 14.631 40,1% 106.781.930 18.200 7.298

2010 5.803 14.537 39,9% 107.029.687 18.444 7.363

2011 5.764 14.440 39,9% 108.662.911 18.852 7.525

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Strade I collegamenti stradali principali sono rappresentati da: Strada statale 613 Brindisi-Lecce Strada statale 7 ter Salentina Il centro è anche raggiungibile dalle strade provinciali interne: SP4 Squinzano-Campi Salentina, SP5 Squinzano-Torchiarolo, SP95 Squinzano-Cellino San Marco, SP96 Squinzano-Casalabate, SP100 Squinzano-Casalabate-intersezione SP236 per , SP357 San Pietro Vernotico- Squinzano-Trepuzzi. Ferrovie La cittadina è servita da una propria stazione ferroviaria della linea Adriatica delle Ferrovie dello Stato. È attualmente attiva per il servizio passeggeri sulla linea Bari–Lecce: presso di essa effettuano fermata vari treni regionali e nazionali.

9 Evoluzione demografica

Anno % 0-14 % 15-64 % 65+ Abitanti Indice Vecchiaia Età Media

2007 13,4% 65,8% 20,8% 14.947 155,9% 42,9

2008 12,9% 65,8% 21,3% 14.803 165,1% 43,3

2009 12,7% 65,6% 21,7% 14.727 171,4% 43,6

2010 12,4% 65,4% 22,2% 14.631 179,0% 44,0

2011 12,1% 65,4% 22,4% 14.537 185,0% 44,3

2012 12,2% 64,7% 23,1% 14.440 189,6% 44,7

Dati coniugati e divorziati

Anno Celibi/Nubili Coniugati/e Divorziati/e Vedovi/e Totale %Coniugati/e %Divorziati/e 2007 6.268 7.465 109 1.105 14.947 49,9% 0,7% 2008 6.168 7.418 111 1.106 14.803 50,1% 0,7% 2009 6.120 7.397 113 1.097 14.727 50,2% 0,8% 2010 6.042 7.359 118 1.112 14.631 50,3% 0,8% 2011 5.999 7.322 126 1.090 14.537 50,4% 0,9% 2012 5.892 7.311 144 1.093 14.440 50,6% 1,0%

10 Maschi (2012) Stato Civile Quanti Percentuale Celibi 3.008 43,9%

Coniugati 3.597 52,5% Divorziati 44 0,6% Vedovi 207 3,0% Totale 6.856

Femmine (2012) Stato Civile Quanti Percentuale Nubili 2.884 38,0%

Coniugate 3.714 49,0% Divorziate 100 1,3% Vedove 886 11,7%

Totale 7.584

Totale (2012) Stato Civile Quanti Percentuale Celibi/Nubili 5.892 40,8%

Coniugati/e 7.311 50,6% Divorziati/e 144 1,0% Vedovi/e 1.093 7,6% Totale 14.440

11 PRONTO INTERVENTO SOCIALE, SIGNIFICATO ED OBIETTIVI Il Centro notturno di accoglienza per persone senza fissa dimora, è una struttura che offre ospitalità ed assistenza ad adulti o minorenni da 14 anni in su, senza fissa dimora, presenti o che transitano sul territorio comunale, in grave stato di disagio sociale ed abitativo, in possesso di un valido documento di riconoscimento o di regolare permesso di soggiorno. Il Centro è una struttura a carattere comunitario a regime semiresidenziale destinato ad ospitare, nelle ore notturne, persone adulte prive di adeguata sistemazione abitativa. Esso interviene per favorire un percorso di recupero della persona in grave stato di disagio sociale. Per la progettazione del Centro notturno di accoglienza per persone senza fissa dimora, si è fatto riferimento alla Legge Regionale n. 19 del 10 Luglio 2006, “Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini di Puglia" ed all’art. 81 ter del “Regolamento regionale n. 4 del 18/01/2007”. La riscoperta e l’attivazione delle risorse individuali insieme alla valutazione della motivazione presente nel soggetto costituiscono elementi essenziali di questo processo, che porta poi a concordare gli obiettivi da raggiungere insieme agli ospiti.

LEGGE DI RIFERIMENTO Art. 81 ter del R.R. 4/2007 (Centro notturno di accoglienza per persone senza fissa dimora)

Il centro notturno di accoglienza per persone senza fissa dimora si configura quale servizio socio assistenziale per il pronto intervento sociale in favore di adulti senza fissa dimora, ed ha le seguenti caratteristiche strutturali ed organizzative.

Dimensioni, Descrizione e Standard Tipologia e carattere;

Destinatari: Il centro notturno è un servizio a carattere socio-assistenziale a regime semiresidenziale costituente luogo in grado di permettere l’erogazione di prestazioni minime legate al riposo e alla igiene personale di soggetti senza fissa dimora, ma con carattere di stanzialità. Il centro assicura l’apertura per 12 ore giornaliere, dalle ore 20,00 alle ore 8,00 e per 7 giorni alla settimana. Ciascun utente può usufruire delle prestazioni del centro per un periodo continuativo non superiore a 90 giornate. Nel centro non possono essere presenti ospiti con età inferiore a 14 anni, salvo che per i bambini accompagnati da almeno uno dei due genitori naturali.

Ricettivita: Il centro è distinto in due sezioni separate, una per le persone di sesso maschile e una per le persone di sesso femminile e assicura l’ospitalità fino ad un massimo di 24 utenti, per ciascuno dei due moduli attivati. Solo in situazioni di emergenza le stanze di uno dei moduli possono essere messe a disposizione della utenza dell’altro modulo e per un periodo non superiore a 30 giornate.

Prestazioni e attività: Il centro organizza la residenzialità notturna, tenendo conto delle esigenze dell’utenza, nonché le esigenze di ordine pubblico e di sicurezza. Assicura l’apertura nella fascia oraria serare (ore 20,00 – ore 8,00). Deve assicurare l’espletamento

12 delle attività e delle funzioni quotidiane connesse al riposo e alla igiene personale degli individui, anche mediante prestazioni a carattere assistenziale, correlate alle eventuali terapie mediche già prescritte dal SSN, e si avvale di prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Regionale per l’erogazione di eventuali prestazioni aggiuntive a carattere sanitario.

Personale: Il centro è coordinato da un operatore nella funzione di coordinatore della struttura. Al coordinatore si aggiunge il seguente personale: - n. 1 assistente sociale, per minimo 9 hh settimanali; - n. 1 operatore OSS ogni 24 utenti ospiti della struttura, per l’organizzazione dell’accoglienza e per mantenere l’igiene e la salubrità dell’ambiente. Il centro può acquisire dall’esterno servizi aggiuntivi per la pulizia straordinaria degli ambienti. Fino al termine del triennio dalla entrata in vigore del presente regolamento, l’operatore OSS può essere sostituito da figure professionali con qualifiche inferiori (OSA, ADEST, OTA, ausiliario) nelle more del completamento del processo di riqualificazione in atto.

Modulo abitativo: Il centro può configurarsi come entità edilizia autonoma ovvero come spazio aggregato ad altre strutture, purchè abbia spazi riservati alla funzionalità del centro e ingresso distinto e separato, fermi restando i requisiti previsti da ciascuna struttura. Gli ambienti devono essere dotati di sistemi di climatizzazione o di ventilazione.

La struttura deve prevedere: - stanza singola di mq. 9, stanza doppia di mq. 14; - stanza tripla di mq. 18, stanza quadrupla di mq. 21; - un servizio igienico ogni 4 ospiti (di cui almeno 1 ogni 12 ospiti attrezzato per la non autosufficienza); - un servizio igienico riservato agli operatori, con annesso spogliatoio; - n. 1 doccia ogni 5 ospiti; - locale accoglienza ospiti e locale per l’erogazione del servizio colazione: mq 30; - eventuale locale cucina; - eventuale locale lavanderia.

FINALITÀ DEL PROGETTO Tra le novità inserite nella nuova programmazione sociale regionale spicca l’introduzione di precisi obiettivi di servizio nell’area del Contrasto delle povertà, con l’attivazione in ogni ambito territoriale di un punto di pronto intervento sociale.

Il Centro per persone senza fissa dimora, è una struttura semiresidenziale a carattere comunitario dedicata esclusivamente alle situazioni di emergenza, è suddiviso in due sezioni separate per sesso, maschile e femminile; le funzioni del centro sono di seguito riassunte:

13 • Offre ospitalità a persone senza fissa dimora con carattere di stanzialità, riservandogli una struttura qualificata ed accogliente tale da permettergli un soddisfacimento dei bisogni primari (lavarsi, vestirsi, dormire) anche al fine di un reinserimento sociale. • Il centro assicura l’apertura per 12 ore giornaliere, dalle ore 20,00 alle ore 8,00 e per 7 giorni alla settimana. • Ciascun utente può usufruire delle prestazioni del centro per un periodo continuativo non superiore a 90 giornate. • Nel centro non possono essere presenti ospiti con età inferiore a 14 anni, salvo che per i bambini accompagnati da almeno uno dei due genitori naturali. • Il centro organizza la residenzialità notturna, tenendo conto delle esigenze dell’utenza, nonché le esigenze di ordine pubblico e di sicurezza. Assicura l’apertura nella fascia oraria serale (ore 20,00 – ore 8,00). • Deve assicurare l’espletamento delle attività e delle funzioni quotidiane connesse al riposo e alla igiene personale degli individui, anche mediante prestazioni a carattere assistenziale, correlate alle eventuali terapie mediche già prescritte dal SSN, e si avvale di prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Regionale per l’erogazione di eventuali prestazioni aggiuntive a carattere sanitario. • Assicura, infine, il servizio di prima colazione ed eventualmente distribuzione di capi di abbigliamento a persone senza fissa dimora. E’ possibile accedere al Centro di Pronta Accoglienza fondamentalmente attraverso tre modalità: - Richiesta diretta presso il Centro; - Contatto diretto attraverso i Volontari; - Invio attraverso i Servizi Sociali comunali. Il Centro può essere una soluzione per quelle persone adulte ad alto disagio sociale e che vertono in una situazione di povertà. Il Centro offre servizi di cura alla persona, azioni volte a garantire una pronta risposta ai bisogni primari della persona. L’articolo 81 ter del Regolamento Regionale n. 4/2007 prevede che il centro sia adeguatamente arredato e dimensionato in relazione ai bisogni degli ospiti prevedendo stanze singole con uno spazio notte individuale di non meno di mq. 9, doppie con uno spazio complessivamente non inferiore a mq. 14 per due posti letto, triple con uno spazio complessivamente non inferiore a mq. 18 per tre posti letto e quadruple con uno spazio complessivamente non inferiore a mq. 21 per quattro posti letto, nonché la dotazione di almeno un locale per servizi igienici ogni 4 ospiti di cui almeno uno ogni 12 ospiti attrezzato per la non autosufficienza ed una doccia ogni 5 ospiti.

14 La struttura deve comprendere la sala accoglienza ospiti e un locale per l’erogazione del servizio colazione.

CENTRO NOTTURNO DI ACCOGLIENZA PER PERSONE SENZA FISSA DIMORA EX MERCATO COPERTO Le opere consistono nei lavori di adeguamento e ristrutturazione di un immobile esistente, ubicato all’incrocio tra via Geremia Re e Via Guido Rossa, nell’immediata periferia di Squinzano in piena zona 167. La struttura, originariamente è stata realizzata come mercato coperto ed è di proprietà comunale. L’Amministrazione intende trasformarla in un Centro notturno di accoglienza (art. 81 ter - Reg. n.4/2007 ) per ospitare contemporaneamente non più di 25 utenti divisi per sesso in due sezioni.

Il Centro notturno di accoglienza, rispetterà gli standard riguardanti la sicurezza, l’igiene, le barriere architettoniche e quanto previsto dalla legislazione vigente e dagli Enti competenti. Il Centro ha sede in via Geremia Re angolo via Guido Rossa. Presenta un ampio parcheggio esterno asfaltato, in origine necessario anche per le operazioni di carico e scarico per le attività commerciali ospitate nell’edificio adibito a mercato coperto. La struttura è dislocata in zona PEEP e si trova in prossimità delle provinciali di collegamento con gli altri comuni limitrofi ed è servita da arterie comunali che lo rendono percorribili sia con veicoli a motore che con biciclette.

15 OBIETTIVI L’intervento proposto sarà in grado di ospitare al massimo 25 soggetti ospiti e le prestazioni saranno erogate da n. 2 operatori OSS, uno ogni 24 ospiti, da 1 coordinatore della struttura ed un assistente sociale per minimo 9 ore settimanali . Saranno acquisite dall’esterno le mansioni per le pulizie straordinarie degli ambienti. Tale progetto è in linea con gli obiettivi e le strategie previste dal nuovo Piano Regionale Politiche Sociale e soprattutto con le azioni mirate al contrasto della povertà. Infatti, il Piano Regionale delle Politiche Sociali 2013-201 5, ed i successivi Piani Sociali di Zona degli Ambiti territoriali sociali pugliesi, assumono un ruolo cruciale nell’articolare le risorse finanziarie complessivamente disponibili rispetto a tutti i prioritari obiettivi di copertura delle domande sociali espresse dalla popolazione pugliese, al fine di evitare il rischio che la concentrazione, comunque positiva, di maggiori risorse e di più linee di attività sulle fasce demografiche estreme e sugli obiettivi specifici della conciliazione per la prima infanzia e della non autosufficienza per gli anziani, non lasci scoperti obiettivi di intervento altrettanto cruciali, nell’ottica della prevenzione e della promozione – si pensi agli interventi per l’infanzia e l’adolescenza, per le dipendenze patologiche, per le responsabilità genitoriali - e nell’ottica dell’inclusione sociale e del contrasto dei rischi di marginalità sociale e di povertà. Peraltro, a tal riguardo, va evidenziata la multidimensionalità della nuova programmazione 2014-2020 che, con riferimento alla “ Qualità della vita e inclusione sociale ”, pone al centro gli Obiettivi tematici seguenti: Ob. 8- Promuovere l’occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori Ob. 9- Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà Ob. 10-Investire nelle competenze, nell’istruzione e nell’apprendimento permanente da cui emerge, dunque, un quadro di opportunità assai ricco e adeguato rispetto alla prospettiva di superare la concezione degli interventi per il welfare come un costo, per considerarli invece un investimento per lo sviluppo dei territori e per la loro maggiore attrattività. Costituiscono, quindi, assi portanti della programmazione sociale regionale le seguenti priorità strategiche di intervento: 1. Sostenere la rete dei servizi per la prima infanzia e la conciliazione dei tempi 2. Contrastare le povertà con percorsi di inclusione attiva 3. Promuovere la cultura dell’accoglienza 4. Sostenere la genitorialità e tutelare i diritti dei minori 5. Promuovere l’integrazione sociosanitaria e la presa in carico integrata delle non autosufficienze

16 6. Prevenire e contrastare il maltrattamento e la violenza

In particolare, il progetto di intervento si inquadra nell’ambito di azione per la “ Riduzione della povertà e dell’esclusione sociale” per accrescere l’efficacia della presa in carico sociale delle persone in condizioni di marginalità, di povertà estrema o di fragilità con l’attivazione percorsi integrati di inclusione sociale. In tale ambito si prevede il finanziamento di progetti nelle principali aree urbane e nei sistemi urbani di interventi mirati per il potenziamento della rete dei servizi per il pronto intervento sociale (sportelli dedicati per la presa in carico, alloggio sociale temporaneo per adulti in difficoltà, docce e mense, alberghi diffusi per lavoratori stagionali nelle zone rurali) e per il contrasto del disagio abitativo con interventi di housing sociale, strutturazione sistema di gestione degli aiuti alimentari a livello regionale ed di monitoraggio delle nuove povertà.

Come definito nel Piano Regionale e nel Piano dell’Ambito Territoriale di Campi Salentina, che comprende Squinzano, contrastare le povertà attraverso la promozione dell’inclusione sociale, vuol dire favorire l’accesso, per la più grande quantità di persone, ai servizi sociali (istruzione, sicurezza, salute, abitazione, ambiente non inquinato, assistenza sociale) e all’autonomia economica rispetto a fonti di reddito stabili e autonome (lavoro, pensioni). Per “inclusione sociale” si intende, infatti, a livello comunitario, l’accesso di tutti i cittadini alle risorse di base, al mercato del lavoro, ai servizi sociali e ai diritti necessari per “partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale e per godere di un tenore di vita e di benessere considerati normali nella società in cui vivono”. Analizzando il fenomeno delle povertà nelle sue diverse configurazioni, nel nuovo Piano si ritiene opportuno implementare una strategia integrata e complementare che preveda almeno due fasi di intervento collegabili ad altrettanti momenti del percorso di vita (e di esclusione) che una persona (o più spesso un nucleo familiare) si trova a vivere. Anzitutto vi è la fase che possiamo definire acuta, in cui occorre un primo intervento in due direzioni principali disegnando un welfare dell’emergenza: a) da un lato vanno attivate forme di sostegno economico diretto e immediato con la necessità di prendere in carico la persona o il nucleo familiare e definire un piano individualizzato di azione evitando interventi non finalizzati, riducendo lo spazio delle erogazioni a pioggia, senza progetti individualizzati e, talvolta, con tutti i rischi di una deriva clientelare e di dipendenza dal sussidio, che complessivamente non aiutano ad affrancare gli individui dal bisogno, sia pure contingente;

17 b) dall’altro, è necessario dotare e/o consolidare sul territorio la rete di servizi e strutture integrati per la pronta accoglienza per diverse categorie di persone (dagli adulti in difficoltà, alle madri con figli minori, dagli immigrati ai soggetti che sono costretti ad abbandonare il proprio nucleo familiare per situazioni di rischio immediato, ai senza fissa dimora, alle persone con problematiche di dipendenza, disagio psichico, detenzione, etc.). È necessaria, in tal senso, una rete allargata e caratterizzata da una forte collaborazione tra istituzioni locali (Comuni, Distretti sociosanitari, …) e organizzazioni di volontariato e Terzo settore che organizzi e consolidi interventi e servizi di prossimità e di welfare leggero (mense, banco alimentare, banco farmaci, prima accoglienza).

Quella dell’emergenza è una fase iniziale, di transizione, inserita in un piano personalizzato nel quale prevedere, sebbene in maniera dapprima meno dettagliata, un’ipotesi di intervento per l’integrazione sociale (welfare inclusivo), da definire progressivamente in maniera più strutturata attraverso un percorso di reinserimento che, partendo dall’ambito occupazionale, si preoccupi di organizzare, a favore della persona, una serie di interventi volti a favorire la graduale integrazione nel proprio tessuto comunitario con azioni mirate in relazione allo specifico bisogno di cui il soggetto è portatore (immigrato, donna vittima di violenza o soggetto con esperienza di detenzione a carico, senza fissa dimora, persona con patologie da dipendenza e/o con problemi di disagio psichico) e valorizzando le sue capacità/potenzialità che gli consentono di mantenere la sua integrità esistenziale. Occorre, dunque, all’interno del sistema locale di welfare, consolidare forme di sostegno al lavoro “protetto”, mediante forme di tutoraggio attivo, tirocini formativi, borse-lavoro, che spingano maggiormente verso l’attivazione di una rete sia con il tessuto produttivo locale, (immaginando, per esempio, forme di accordi bilaterali volti a promuovere imprese socialmente ed eticamente responsabili perché disponibili ad accogliere persone provenienti da tali percorsi), sia con i soggetti istituzionalmente preposti alla presa in carico delle persone inserite nei percorsi terapeutici-riabilitativi (si pensi al Dipartimento per le Dipendenze Patologiche e a quello della Salute mentale della ASL, così come all’Amministrazione penitenziaria e al ruolo dell’esecuzione penale esterna, etc.). Accanto al reinserimento lavorativo occorre, in maniera convinta e determinata, definire ed attuare – mediante la necessaria integrazione con le politiche attive del lavoro e delle politiche formative - una serie di interventi più ampi che vadano dalla formazione e riqualificazione professionale ai percorsi di accompagnamento all’inserimento socio-lavorativo. In questo contesto i Comuni potranno programmare, in collaborazione con i servizi per l’impiego,

18 interventi di sostegno a tirocini formativi, a incentivi per l’assunzione, a progetti di autoimpiego e di autoimpresa in forma cooperativa per soggetti svantaggiati, finanziati in particolare con il PO FSE 2014-2020.

Dal punto di vista dell’offerta, il sistema regionale dei servizi sociali e sociosanitari presenta un’ampia e articolata rete di servizi comunitari e a ciclo diurno, diffusa però in modo non omogeneo sul territorio regionale e per le diverse aree di bisogno. A tal proposito si precisa che per quanto riguarda il nostro Ambito-Zona, la presenza di servizi comunitari a ciclo diurno risulta essere carente. Nell’area anziani alcuni Comuni del nostro territorio dispongono di centri sociali polivalenti o di luoghi di socializzazione anche di tipo associativo, finalizzati a soddisfare la domanda ed i bisogni di relazione della popolazione anziana con servizi di tipo sociale, ricreativo e culturale. Per l’area minori la domanda ed i bisogni di socialità sono soddisfatti in larga parte dall’offerta privata di servizi, quali i Centri ludici ed alcuni oratori, mentre l’offerta pubblica risulta poco presente. Nel contempo nel nostro territorio, è cresciuta la consapevolezza, da parte delle famiglie, della necessità di avere un sostegno al ruolo educativo e genitoriale. Estremamente carente risulta invece la rete dei servizi a ciclo diurno, di tipo educativo e riabilitativo, finalizzati al mantenimento e al recupero dei livelli di autonomia delle persone con disabilità. I servizi comunitari a ciclo diurno e tutti i servizi connessi all’ accessibilità e alla fruizione di detti centri rappresentano la più concreta alternativa al ricovero di persone non autosufficienti in strutture residenziali, così come una delle più efficace azioni di prevenzione del rischio di disagio e marginalità dei minori così come degli adulti che vivono in condizioni di svantaggio. I servizi comunitari a ciclo diurno, inoltre, consentono di perseguire obiettivi di integrazione sociale e generazionale, inserimento socio lavorativo, orientamento e formazione, politiche complessivamente rivolte alla prevenzione del disagio e alla promozione attiva degli individui. Ad oggi, quindi, non è attivo nessun Centro di pronta accoglienza per adulti nel territorio gestito dall’ambito di zona di Campi Salentina cui Squinzano appartiene.

19 DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGETTO DI INTERVENTO, INQUADRAMENTO TERRITORIALE E FINALITA’ DELL’INTERVENTO

La struttura si collocherà nella rete dei servizi sociali territoriali, caratterizzandosi per l’offerta di una pluralità di attività ed interventi; l’edificio si trova in un lotto di proprietà comunale, con al centro una struttura un tempo adibita a Mercato Coperto. L’area, in zona PEEP, compreso tra due arterie stradali che portano alla periferia sulle provinciali che collegano Squinzano con i paesi limitrofi. L’area seppur facilmente accessibile ha le caratteristiche per garantire serenità e riservatezza.

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Dati catastali L’immobile dalla visura catastale è così identificato nel Comune di Squinzano Comune Foglio particella Categoria Classe Consistenza Rendita SQUINZANO 24 367

STATO DEI LUOGHI L’intervento riguarda un fabbricato ubicato nel Comune di Squinzano, angolo via Geremia Re con via Guido Rossa. L’edificio è di proprietà comunale ed è stato realizzato come mercato coperto con grande parcheggio esterno ma povero di area verde, limitata a poche aiuole sui passaggi pedonali pavimentati con mattoni di cemento. L’edificio è isolato, all’interno di un lotto e con un ampio accesso carrabile e fruibile da entrambe le vie, planimetricamente si sviluppa ad un solo piano e si presenta con una geometria regolare perfettamente rettangolare. Lo spazio geometrico di intersezione rappresenta un atrio centrale sul quale affacciano le i negozi e le zone a servizi. Sui due lati lunghi del rettangolo si attestano le uscite verso lo spazio esterno, quattro uscite alle estremità di due corridoi gallerie su cui insistono gli ingressi dei negozi e due uscite centrali per un totale di sei uscite.

21 Il complesso edilizio, nella sua interezza è costituito da un solo piano fuori terra, sorge su un’area di mq 3.343 circa e sviluppa una superficie coperta totale di mq 1.068 circa.

Il fabbricato risale agli anni ’90, realizzato con struttura con travi e pilastri in cemento armato in rilievo rispetto allo schema planimetrico, con paramenti murari di cm 25 e solai piani in latero- cemento. Il fabbricato oggetto di intervento, risulta in mediocre stato di conservazione, non presenta particolar problematiche strutturali e non si notano quadri fessurativi di rilievo. L’elemento estetico che caratterizza la struttura è il grande arco centrale in cemento armato che sottolinea l’ingresso principale del mercato coperto. Lo schema planimetrico parzializzato in piccole stanzette con vani accessori si presta senza grandi sconvolgimenti strutturali ad una fruizione come centro di pronta accoglienza.

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Il progetto, in linea con quanto prescritto dal regolamento regionale n° 4/2007, mira a rifunzionalizzare il fabbricato, attraverso la realizzazione di un Centro di accoglienza per persone senza fissa dimora come previsto nell’art. 81 ter del R.R. 4/2007 Il Centro sarà dimensionato per accogliere contemporaneamente non più di 25 utenti suddivisi in due sezioni: Sezione femminile n.7 utenti; Sezione maschile n.18 maschi . Particolare cura sarà necessaria nella scelta degli infissi al fine di ottenere una ottima classificazione energetica dell’edificio.

23 STATO DI PROGETTO

L’edificio si sviluppa al solo piano terra e subirà minimi interventi di demolizione e nuova realizzazione solo per muri di tamponamento al fine di ricavare bagni ed antibagni alle camere per gli ospiti e a zone di servizio riadattati dagli spazi precedentemente adibiti a negozi. L’impianto quindi, riprendendo lo schema originario comprenderà uno spazio principale, illuminato grazie alle finestre alte derivanti dalla maggiore altezza del solaio, spazi di disimpegno che affacciano sull’atrio principale fungeranno da collegamento per gli accessi alle camere. Uno dei lati corti dell’edificio alloggerà un’area dedicata ai servizi, cucina, spogliatoi e servizi igienici. Nelle adiacenze dell’ingresso principale sono posizionati gli spazi per l’accoglienza degli ospiti e la zona prima colazione. Nello specifico, la nuova struttura si compone di:

− Ingresso filtro mq 5,60 − Sala Prima colazione-locale accoglienza mq 102,19 − Disimpegno 1 mq 45,20 − Ripostiglio mq 5,60 − Camera 1 mq 18,97 − Bagno 1 mq 4,48 − Camera 2 mq 18,97 − Bagno2 mq 4,22 − Camera 3 mq 19,12 − Bagno3 mq 4,22 − Biancheria 1 mq. 3,51 − Camera 4 mq 14,02 − Bagno4 mq 4,58 − Camera 5 mq 18,48 − Bagno5 mq 4,30 − Camera 6 mq 10,12 − Bagno6 mq 4,30 − Camera 7 mq 18,97 − Bagno7 mq 5,60 − Disimpegno 7 mq 3,28 − Camera 8 mq 18,97 − Bagno8 mq 5,60 − Disimpegno 8 mq 3,28 − Camera 9 mq 27,83 − Bagno9 mq 5,25 − Biancheria 2 mq. 4,50 − Disimpegno 2 mq 7,15 − Cucina mq. 14,02 − Disimpegno 3 mq 18,90 − Bagno ospiti zona giorno mq. 7,88

24 − Lavanderia mq 3,84 − Disimpegno 4 mq 2,52 − Bagno spogliatoio mq 5,86 − Spogliatoio mq 8,71

Piano terra Totale mq 450,04

SUPERFICIE DEL LOTTO 1677,00 mq Superficie coperta 557,00 mq

Particolare cura sarà posta nella sistemazione dell’esterno poiché lo spazio verde antistante costituirà uno spazio integrante e visibile da ogni lato della struttura. Si sceglieranno piante autoctone locali con siepi ed alberi ad alto fusto che permetteranno l’ombreggiatura estiva per gli utenti che vorranno sostare all’aperto.

Sistemazione esterna

OPERE DI ADEGUAMENTO PREVISTE: Nella determinazione degli spazi funzionali sono state considerate tutte le esigenze per il corretto funzionamento dell’attività. Allo stato attuale per la rifunzionalizzazione del fabbricato, con la normativa vigente e la nuova tipologia d’uso, gli interventi da eseguirsi sia a livello architettonico (igienico-edilizio) che

25 impiantistico (impianto idrico-fognante, climatizzazione, elettrico, telefonico etc.) possono riassumersi nei seguenti lavori: - Modifiche e completamenti a mezzo di: • realizzazione di rampa d’accesso per diversamente abili; • nuove aperture e chiusure di vani porte; • suddivisione di ambienti con nuove tramezzature; • tinteggiature • nuovi infissi interni ed esterni • Realizzazione di nuove pavimentazioni in gres porcellanato; • Realizzazione dei servizi igienici, rispettando la normativa per i diversamente abili; • Pulitura delle facciate del fabbricato e successivo rivestimento a base di resine silossaniche; - Risistemazioni esterne del giardino consistenti in: • allargamento delle aree a verde; rifacimento delle pavimentazioni; • esecuzione di nuove sedute; • realizzazione di un nuovo muro di cinta; • realizzazione di rampa d’accesso per diversamente abili;

- Realizzazione totale dell’impianto elettrico ed organi illuminanti, sia interno che esterno, telefonico e televisivo; - Realizzazione dell’impianto idrico-fognante; con allaccio idrico e scarichi alle reti esistenti (AQP e rete fognante cittadina); - Realizzazione dell’impianto di riscaldamento mediante nuovo impianto di climatizzazione;

La struttura destinata a Centro notturno di accoglienza per persone senza fissa dimora, presenterà le seguenti caratteristiche tecnico-costruttive: − Struttura portante con travi e pilastri in cemento armato esistenti − Copertura in solaio latero-cemento; − Tramezzature interne: saranno eseguite con blocchi di mattoni/tufo dello spessore min. di cm 12; − Intonaci interni: in malta ordinaria di tufina e calce a tre strati; − Pavimenti : in grès porcellanato;

26 − Pitturazione : tutte le murature dei locali, saranno trattate con pittura traspirante lavabile; − Infissi esterni: con profili estrusi in lega di alluminio a taglio termico, con tipologia ad anta-ribalta e/o a vasistas e vetrocamera bassoemissivo ed a controllo solare; − Infissi interni: le bussole saranno eseguite in profilati di alluminio e pannellature in melamminico; − Facciate: tutta la struttura sarà rifinita con rivestimento a base di resine silossaniche; − Servizi igienici: saranno rifiniti internamente con intonaco civile e saranno pavimentati e rivestiti con ceramica; il rivestimento verticale sarà eseguito fino ad un'altezza di mt 2,00 dal pavimento.

Nella progettazione dei servizi per diversamente abili sono stati adottati i criteri per l'accessibilità fissati dall'art. 4 del DM LL.PP. 14 giugno 1989, n. 236, atti a garantire le manovre di una sedia a ruote e l'utilizzazione degli apparecchi igienico-sanitari. Le porte di accesso ad ogni ambiente di larghezza minima di cm 90, consentiranno un agevole transito; i lavabi avranno il piano superiore posto a cm 80 dal calpestio e saranno senza colonna con sifone preferibilmente del tipo accostato o incassato a parete per consentire un agevole accostamento frontale della sedia a ruote. I water saranno di tipo sospeso, e in particolare l'asse della tazza sarà posto ad una distanza minima di cm 40 dalla parete laterale, con il bordo anteriore a cm 75-80 dalla parete posteriore e il piano superiore a cm 45-50 dal calpestio e saranno garantiti gli spazi necessari per l'accostamento delle sedie a ruote al water. Lo stesso è stato dotato di opportuni maniglioni o corrimano in tubolare d’acciaio verniciato per facilitare il trasferimento; il campanello di emergenza, il pulsante dello sciacquone e la carta igienica saranno posizionati a lato del water per essere facilmente raggiungibili dalla persona seduta.

Impianto elettrico: gli impianti di cui trattasi sono soggetti a progettazione ai sensi dell’art. 5 comma 2 lettera a) del D.L. 22 gennaio 2008 n.37 (impianti con potenza impegnata superiore a 6kW). La consegna dell’energia elettrica avverrà alla tensione di 400V-50Hz da rete ENEL in bassa tensione di alimentazione, avente potenza impegnata pari a 35,00 kW;

Dal punto di consegna ENEL, ubicato sulla parete di recinzione del lotto, l’energia perverrà al quadro generale QGEN ubicato in apposito vano. Considerata la distanza tra di esso ed il punto di fornitura, si è previsto, a monte dello stesso, un ulteriore quadro elettrico contenente la protezione della linea di alimentazione ( QAV ).

27 Dal quadro elettrico generale su citato e dai due quadri di zona previsti, si dipartiranno le linee di alimentazione di tutte le utenze previste. Così come desumibile dagli schemi elettrici allegati, è prevista l’installazione di interruttori del tipo magnetotermico differenziale di adeguata corrente nominale, atti a proteggere dai sovraccarichi e, tramite il dispositivo differenziale, dai contatti diretti, le linee di alimentazione delle utenze. L’impianto elettrico non seguirà alcuna prescrizione particolare non essendo soggetto alla norma CEI 31-33 ( Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas ) e non essendo applicabili le misure restrittive previste dalla norma CEI64-8 per i luoghi MARCI ( a MA ggior Rischio in Caso di Incendio ), non ricadendo quest’ultimo locale in alcuno dei casi previsti dall’art. 751.03.2 della CEI64-8/7: La distribuzione fra i quadri elettrici e le utenze avverrà tramite cavi flessibili posati entro tubazioni in PVC flessibile tipo pesante poste in opera sotto traccia o interrate ed intervallate da cassette di derivazione e/o transito o pozzetti per facilitare le operazioni di infilaggio cavi. I cavi utilizzati saranno rispondenti alla norma CEI20-22. Il dimensionamento degli stessi è stato effettuato in maniera tale da contenere le cadute di tensione complessive tra il secondario del trasformatore e le utenze entro il 4% della tensione nominale.

La messa a terra di protezione di tutte le parti degli impianti sarà effettuata collegando le parti interessate ( masse e masse metalliche) ad un impianto di terra unico costituito da dispersori e corde disperdenti.

(Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione specifica)

Impianti elettronici: a servizio del centro si sono previsti i seguenti impianti elettronici: • impianto televisivo: prevede l’installazione di nuove antenne di captazione su palo con annessi accessori di filtraggio ed amplificazione che smisteranno il segnale alle prese di utenza ubicate nei vari locali; • impianto cito-telefonico: costituito da due centralini ad 1 linea urbana e 5 derivati che saranno in grado di interconnettere le linee esterne con i derivati interni, garantendo al contempo l’intercomunicazione tra i diversi derivati;

(Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione specifica)

28 Impianto adduzione metano: l'impianto in questione dovrà alimentare il boyler per la produzione di ACS avente potenzialità pari a 23.9kW. L’impianto sarà realizzato in acciaio a vista e polietilene interrato e seguirà le prescrizioni di cui alla Norma UNI 7129/2008.

Impianto fotovoltaico: sarà realizzato un impianto da 6,00 KWp, costituito da pannelli al silicio policristallino, installati sulla copertura solare con la corretta inclinazione ed esposizione. L’impianto fotovoltaico sarà costituito da 24 moduli da 250Wp distribuiti su tre stringhe. Completeranno l’impianto un gruppo statico di conversione ed i quadri elettrici a corredo.

(Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione specifica)

Impianto di climatizzazione invernale: l’impianto di Climatizzazione Invernale sarà costituito da un refrigeratore aria-acqua in pompa di calore da 35,6kW. Tale generatore, tramite distribuzione a dorsale, alimenterà i fan-coil e i radiatori in ghisa a piastra ubicati nei vari ambienti. Completeranno l’impianto la centralina di termoregolazione, i termostati ambiente e la rete di raccolta della condensa. (Per maggiori dettagli vedasi relazione tecnica specifica di cui all'articolo 28 della legge 9 gennaio 1991, n. 10, attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico degli edifici e successivi D.P.R. n° 412 del 26 agosto 1993, D.P.R. n°551 del dicembre 1999, Decreto Legislativo n° 192 del 19 agosto 2005, Decreto Legislativo n° 311 del 29 dicembre 2006, D.P.R. n° 59 del 2 aprile 2009, UNI TS 11300 parti 1, 2 e 4 )

Impianto di produzione ACS: la produzione di ACS verrà realizzata tramite un bollitore istantaneo alimentato a metano di rete integrato da n. 2 collettori solari a caduta naturale che scambiano, ciascuno, in un serbatoio d’accumulo coibentato da 200lt. La distribuzione avverrà con tubazioni in polipropilene PP e multistrato opportunamente coibentate e dimensionate.

(Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione specifica)

Impianto solare termico: sarà realizzato da n. 2 collettori solari a caduta naturale che scambiano, ciascuno, in un serbatoio d’accumulo coibentato da 200lt installati sulla copertura solare con la corretta inclinazione ed esposizione. La produzione di acqua calda dell’impianto sarà tale da rispettare i requisiti in materia di energie rinnovabili di cui all’Allegato 3 del D-Lgs 28/2011 relativamente ai fabbisogni per ACS e per riscaldamento

29 (Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione specifica)

Impianto idrico: L'approvvigionamento idrico dell’edificio avverrà dalla rete del pubblico distributore. Le reti di distribuzione saranno realizzate in realizzate in polipropilene PP e multistrato di idonei diametri.

(Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione specifica)

Impianto fognante : l’edificio in oggetto sarà dotato di impianto fognante per la raccolta degli scarichi provenienti dai sanitari in esso ubicati. La rete di smaltimento sarà realizzata tramite tubazioni in PVC della serie pesante poste in opera sotto pavimento con pendenza di circa il 2% e dimensionate secondo le regole di buona tecnica. Le tubazioni di scarico saranno dimensionate secondo le necessità dell'utenza e l'intero scarico, dopo il convogliamento nelle colonne fognanti, verrà riversato nella rete di smaltimento liquami per poi riversarsi nella rete di fognatura pubblica.

(Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione specifica)

Abbattimento barriere architettoniche Le opere previste sono conformi alle norme sul superamento delle barriere architettoniche previste dalla legge 13/89, dalla legge 104/92 e dal Decreto Ministero L.L.P.P. 236/89.

Verifica sismica

L'O.P.C.M. 3274 del 2003 obbliga tutti i proprietari, pubblici e privati, di edifici strategici ai fini della protezione civile o rilevanti in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, realizzati precedentemente al 1984, ad eseguire la valutazione di vulnerabilità sismica su tali manufatti: “…. 3. E' fatto obbligo di procedere a verifica, da effettuarsi a cura dei rispettivi proprietari, ai sensi delle norme di cui ai suddetti allegati, sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, sia degli edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso. Le verifiche di cui al presente comma dovranno essere effettuate entro cinque anni dalla data della presente ordinanza e riguardare in via prioritaria edifici ed opere ubicate nelle zone sismiche 1 e 2, secondo quanto definito nell'allegato 1. …. 5. Nel caso di opere progettate secondo le norme vigenti successivamente al 1984 e relative, rispettivamente, alla prima categoria per quelle situate in zona 1, alla seconda categoria per quelle

30 in zona 2 ed alla terza categoria per quelle in zona 3, non è prescritta l'esecuzione di una nuova verifica di adeguatezza alla norma. …..” La Regione Puglia, a seguito di tavolo tecnico tenutosi con il Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha emanato la D.G.R. n. 153/2004 (pubblicata sul BURP n. 33/2004), con la quale ha recepito i summenzionati O.P.C.M. 3274/03 e Decreto del Capo della Protezione Civile 21.10.2003, indicando le tipologie di edifici da verificare sul territorio regionale. Dette tipologie sono state distinte in due elenchi. Il primo elenco (Elenco A) si riferisce agli "edifici strategici", il secondo elenco (Elenco B) si riferisce agli "edifici rilevanti". Successivamente la DGR n.1214 del 31.05.2011 ha dettagliato meglio l’individuazione degli edifici strategici e rilevanti e, per questi ultimi, ha stabilito che: "… B) “Edifici e opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso”. Gli edifici, il cui uso prevalente è da considerarsi rilevante per affollamenti e, quindi, ricadenti in classe III ai sensi del punto 2.4.2 del D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove Nome Tecniche per le Costruzioni”,sono individuati come di seguito riportati:

B1.Strutture per l’Istruzione sia pubbliche che private a) Asili nido, scuole di ogni ordine e grado, centri di formazione professionale comprese le strutture funzionali primarie annesse; b) Palestre annesse agli edifici scolastici; c) Sedi universitarie, accademie, conservatori e relative strutture gestionali e di coordinamento.

B2. Strutture Civili Edifici destinati a Uffici amministrativi dei Comuni, delle Province, della Regione e delle Prefetture; Edifici destinati a Uffici amministrativi dell’A.R.P.A. Puglia, del C.N.R., dell’A.N.A.S. e Società di gestione autostradale; Uffici con notevole accesso al pubblico (uffici postali e bancari principali, centri civici, centri per convegni, mense e centri di aggregazione giovanili, ecc.); Uffici giudiziari e penitenziari; Edifici con elevato contenuto artistico e/o storico e/o patrimoniale quali musei e biblioteche; Edifici per il culto con superficie utile > 200 mq; Strutture fieristiche, ricreative, culturali, sale per lo spettacolo, teatri, cinema, sale da ballo, con capienza utile > 100 persone; Edifici adibiti ad attività sportive o ad esse funzionali e destinati al pubblico, con capienza utile maggiore di 100 persone (Stadi, tribune, palazzetti dello sport); Grandi magazzini di vendita, mercati coperti, centri commerciali e similari con superficie di vendita > 1500 mq; j) Edifici con destinazione alberghiera con capacità ricettiva > 50 persone; k) Strutture sanitarie e/o socio-assistenziali con ospiti non autosufficienti (orfanotrofi, case di riposo, oratori, ecc.). …” Il termine entro il quale i proprietari dei suddetti edifici avrebbero dovuto effettuare le verifiche di vulnerabilità sismica era stato fissato, dopo ripetute proroghe, al 31 marzo 2013.

31 Si ricorda che c'è l'obbligo della verifica per i casi previsti dall'O.P.C.M.3274, mentre, in via generale, non c'è l'obbligo di esecuzione degli interventi di adeguamento (vedi la Circolare di chiarimenti sulla gestione degli esiti delle verifiche sismiche, da Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della protezione civile del 04-11-2010). Al termine della verifica di vulnerabilità sismica obbligatoria, nel caso in cui l’opera non sia pienamente in grado di sopportare i livelli di azione sismica previsti dalle norme vigenti, le stesse norme prevedono che non si debba pensare di imporre l’obbligatorietà dell’intervento o del cambiamento di destinazione d’uso o, addirittura, la messa fuori servizio dell’opera: le decisioni da adottare dovranno necessariamente essere calibrate sulle singole situazioni (in relazione alla gravità dell’inadeguatezza, alle conseguenze, alle disponibilità economiche e alle implicazioni in termini di pubblica incolumità). Saranno i proprietari o i gestori delle singole opere, siano essi enti pubblici o privati o singoli cittadini, a definire il provvedimento più idoneo, eventualmente individuando uno o più livelli delle azioni, commisurati alla vita nominale restante e alla classe d’uso, rispetto ai quali si rende necessario effettuare l’intervento di incremento della sicurezza entro un tempo prestabilito. a seconda dell’esito della verifica il proprietario deve programmare eventuali interventi da realizzare entro un determinato periodo di tempo, in funzione appunto dei risultati della verifica stessa. Ma c’è un’ulteriore imposizione normativa da ricordare: al di là dell’obbligo di verifica sismica ai sensi dell’ordinanza citata, le norme tecniche per le costruzioni attualmente vigenti (DM 14/01/2008 punto 8.3) stabiliscono che in determinate condizioni sia obbligatorio procedere alla valutazione della sicurezza non solo sismica, e cioè nei casi di:

– riduzione evidente della capacità resistente e/o deformativa della struttura o di alcune sue parti dovuta ad azioni ambientali (sisma, vento, neve e temperatura), significativo degrado e decadimento delle caratteristiche meccaniche dei materiali, azioni eccezionali (urti, incendi, esplosioni), situazioni di funzionamento ed uso anomalo, deformazioni significative imposte da cedimenti del terreno di fondazione; – provati gravi errori di progetto o di costruzione; – cambio della destinazione d’uso della costruzione o di parti di essa, con variazione significativa dei carichi variabili e/o della classe d’uso della costruzione; – interventi non dichiaratamente strutturali, qualora essi interagiscano, anche solo in parte, con elementi aventi funzione strutturale e, in modo consistente, ne riducano la capacità o ne modifichino la rigidezza. Si precisa inoltre che, ai sensi del punto 8.4.1 delle NTC 2008:

"È fatto obbligo di procedere alla valutazione della sicurezza e, qualora necessario, all'adeguamento della costruzione, a chiunque intenda: a) sopraelevare la costruzione; b) ampliare la costruzione mediante opere strutturalmente connesse alla costruzione; c) apportare variazioni di classe e/o di destinazione d'uso che comportino incrementi dei carichi globali in fondazione superiori al 10%; d) effettuare interventi strutturali volti a trasformare la costruzione mediante un insieme sistematico di opere che portino ad un organismo edilizio diverso dal precedente."

32 Tale “valutazione della sicurezza” deve stabilire il livello di adeguatezza di tutte le strutture che compongono la costruzione rispetto alle norme in vigore al momento della verifica, e cioè: se l’uso della costruzione possa continuare senza interventi, se l’uso debba essere modificato (declassamento, cambio di destinazione e/o imposizione di limitazioni e/o cautele nell’uso) o se sia necessario (anche solo localmente) procedere ad aumentare o ripristinare la capacità portante. In sostanza, quindi, il tecnico chiamato ad effettuare la verifica di vulnerabilità sismica obbligatoria dovrebbe poter escludere esplicitamente l’evenienza dei casi sopra indicati, oppure valutarne rigorosamente la sicurezza strutturale. L’insieme dei due obblighi, che scaturiscono dall’OPCM 3274/2003 e dal DM 14/01/2008, si può così riassumere:

− nel caso in cui non siano soddisfatte le verifiche tecniche relative alle azioni controllate dall’uomo, ossia prevalentemente ai carichi permanenti e alle altre azioni di servizio, si impone per l’opera la necessità improcrastinabile di “intervento” o “declassamento”; − nel caso invece in cui si manifesti l’inadeguatezza dell’opera rispetto alle azioni ambientali non controllabili dall’uomo (neve, vento, sisma) e soggette ad ampia variabilità nel tempo ed incertezza nella loro determinazione, si impone principalmente la necessità di predisporre piani temporali di intervento, secondo gli esisti delle verifiche stesse.

Alla luce di quanto sopra, per l’edificio oggetto di intervento si può affermare che:

− passando da mercato coperto a centro diurno per anziani (30 ospiti) perde la caratteristica di ‘edificio rilevante’ con (classe d’uso III) rientrando ora in quella relativa alle costruzioni il cui uso prevede normali affollamenti e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali (classe d’uso II); − viene meno l’obbligo della valutazione della vulnerabilità simica previsto dalla OPCM 3234; − non essendo verificata nessuna delle condizioni sopra elencate (punto 8.3 e 8.4.1 NTC2008) non vi è l’obbligo di procedere alla valutazione della sicurezza.

Ausili domotici Termoregolazione Descrizione: Il sistema consente di garantire la temperatura ideale nei vari ambienti nel rispetto della massima economia di esercizio. La suddivisione in zone distinte dell’impianto di riscaldamento consente infatti di gestire profili di temperatura differenti, evitando sprechi di risorse energetiche.

Gestione energia - Visualizzazione consumi e gestione carichi energetici Descrizione: Visualizzare i consumi e tenere sotto controllo la gestione dei carichi: queste sono le soluzioni per: • realizzare un contesto dove vivere nel massimo comfort, utilizzando solo l’energia e il calore che servono. • migliorare la classificazione energetica dell’edificio.

33 Il sistema di visualizzazione consumi permette, grazie all’utilizzo di interfacce contaimpulsi e misuratori di energia elettrica a toroidi, di visualizzare sui dispositivi Touch-Screen i consumi di elettricità, gas, acqua e i dati provenienti dai sistemi di contabilizzazione di calore. I dispositivi per la visualizzazione dei consumi possono essere integrati direttamente sul Bus dell’impianto Automazione/Termoregolazione oppure appartenere ad un impianto dedicato. Con i misuratori di energia elettrica e le interfacce contaimpulsi è possibile, collegandosi all’impianto fotovoltaico ed all’impianto solare termico, stabilire quanta energia elettrica viene prodotta e quanta acqua viene riscaldata. Antifurto Descrizione: L’impianto consente di garantire la massima sicurezza della struttura al fine di evitare intrusioni indesiderate. Videocitofonia Descrizione: Le soluzioni di videocitofonia consentono di effettuare un efficace controllo degli accessi alla struttura attraverso la veicolazione di messaggi acustici o visivi di chi si presenta al cancello di ingresso. Diffusione sonora Descrizione: La Diffusione Sonora consente di scegliere e controllare il suono diffondendolo contemporaneamente in più ambienti con elevata qualità sonora. Amplificatori e diffusori, variamente distribuiti, consentono l’ascolto sia da una fonte esterna come un impianto Hi-Fi che dalla radio FM integrata. Caricatori di sovratensione SPD Descrizione: In qualsiasi impianto elettrico è buona norma prevedere a monte dell’impianto elettrico dei validi scaricatori di sovratensione o SPD in grado di proteggere efficacemente l’impianto e gli apparecchi ad esso collegati ( es. televisori, Personal computer, ecc .) dal pericolo di scariche e sovratensioni elettriche provenienti dall’esterno a causa di agenti atmosferici o sbalzi di tensione. L’utilizzo di questi mezzi di protezione risulta quanto mai consigliabile in presenza di un impianto domotico, strutturalmente composto da componenti elettronici e digitali. Automazione luci Descrizione: Il sistema consente una drastica riduzione dei consumi energetici dedicati all’illuminazione artificiale. L’obiettivo è eliminare lo spreco di energia attivando l’accensione automatica dei corpi illuminanti in modo intelligente: il sistema fornisce la luce necessaria, al momento giusto e nell’ambiente dove è richiesta. Il sistema consiste in una gamma completa di dispositivi – attuatori, dimmer, sensori, comandi, unità di controllo, software – che consente la centralizzazione delle logiche di programmazione dell’impianto per una supervisione tramite PC. Rispetto ai dispositivi dell’impianto elettrico tradizionale, i dispositivi dispongono di un circuito elettronico con logica programmabile e sono collegati tra loro in parallelo mediante un cavo BUS a 2 conduttori, per il trasporto delle informazioni. In funzione del dispositivo l’alimentazione può essere presa direttamente dalla linea (27 Vdc) oppure alla rete a 230 Vac.

34 L'importo complessivo delle opere in progetto ammonta a Euro 730.000,00 ripartito come risulta dal Quadro Economico Generale.

Squinzano, Firma

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