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Anno VI N. 55 | Novembre 2017 | ISSN 2431 - 6739 Il dottor Stranamore ai tempi del renzismo ... Yeehawww, rottamiamo anche i circoli del cinema!

La nuova legge sul cinema è pronta, andiamo a incominciare (Vignetta del maestro Luigi Zara) Una legge sul cinema e i videogiochi Uno sguardo autolesionista internazionale Ora che e’ stato pubblicato il decreto attuativo sulla promozione cinematografica a un passo si- sull’associazionismo lente che perfino le lumache definirebbero lento, ribadiamo che siamo di fronte ad una opera- zione di controriforma volta a rottamare le forme resistenti dell’associazionismo democratico e di cultura di organizzazione del pubblico nel nostro Paese. Dopo due anni di ibernazione mibactoriale do- cinematografica con ve finanche il saldo del 2016 risulta congelato, e dove la programmazione del 2017 non potrà es- sere benedetta neppure dalle cosiddette sale della comunita’, tal decreto per l’associazionismo e’ i suoi risultati e suoi il colpo di grazia. Vietato riunirsi e vietato al volontariato puro di dotarsi degli strumenti mini- problemi mi per proseguire il proprio impegno volto all’ interesse pubblico della formazione e della cre- scita civile e critica del cittadino in quanto spettatore. Da questo punto di vista la legge - Nelle pagine a seguire espressioni spontanee schini e’ un autentico autogol, da Nicolai della politica. Le pagine che seguono sulla nostra sul tema, provenienti dall’Italia, Brasile, Rus- rivista continuano a darci un piccolo esempio di quanto importante e diffuso in Italia e nel sia, Argentina, Messico con obiettivi comuni, mondo sia il ruolo e il lavoro dell’associazionismo culturale cinematografico. In un medesimo esperienze diverse sostenute da dichiarazioni obiettivo e interesse di sviluppo della qualità del pubblico e dello stesso cinema. Tutto questo lo di resistenza per una diffusa accessibilità cul- si vuole cancellare, ora sappiamo che il doctor Stranamore e’ ancora vivo e lotta contro di noi! turale e inclusione sociale attraverso il cinema DdC come strumento di liberazione.

[email protected] n. 55 Comunicato e Contro-Comunicato sulla Festa del Cinema di Roma 2017 Comunicato (dalla cartella stampati presentazione della Festa) Il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini La Festa di Roma giunge alla dodicesima edizione in un anno molto importante per il settore cinematografico e au- diovisivo, in cui sono stati varati i decreti attuativi della nuova legge cinema approvata alla fine del 2016. Norme mol- to attese, che modernizzano l’impegno dello Stato nel sostegno del cinema italiano, incrementano del 60% le risorse disponibili con un ammontare minimo di 400 milioni di euro annui assegnati a un fondo autonomo, mettono in cam- po forti incentivi per i giovani autori e per gli esercenti che ammodernano le sale o ne realizzano di nuove, introduco- no più cinema nei palinsesti televisivi e aumentano gli investimenti delle televisioni nelle produzioni cinematografi- che. Il cinema italiano sta tornando a parlare al mondo e la nuova legge cinema ne sosterrà adeguatamente la crescita anche internazionale. In tutto questo la Festa di Roma si ripropone in tutto il suo brio di festival metropolitano diffu- so che coinvolge le sale e i cineclub della città in undici giorni in cui il cinema trionfa in tutti i suoi aspetti, dalla ricer- ca ai blockbuster, dalla animazione al virtuale. Romane e romani onoreranno con entusiasmo questo appuntamento, che rende ancora di più Roma un’autentica capitale del cinema, e renderanno merito alla passione, all’impegno e alla Dario Franceschini professionalità di chi ha fatto nascere e continua a far crescere la Festa. Contro-Comunicato Il Professor Giovanni Ernani - Partecipante alla Festa dalla prima edizione La Festa di Roma giunge alla dodicesima edizione in un anno molto triste per il settore cinematografico, perché la quota di film italiani nelle sale è scesa al 16% e per la paralisi amministrativa del settore dovuta all’approvazione di una nuova legge cinema, che non ha garantito la continuità con la precedente normativa, i cui decreti attuativi sono stati varati do- po un anno e i cui tempi di effettiva operatività sono ancora vaghi e incerti. Norme inattuali e poco innovative che con- fermano vecchie forme di assistenzialismo di Stato a pioggia estendendole, senza limiti e con conseguente riduzione della qualità, anche a settori finora dinamici come l’audiovisivo; incrementano del 60% le risorse a disposizione del go- verno con un ammontare minimo di 400 milioni di euro annui assegnati a un fondo non gestito da una banca o dal Mi- bact (e dai suoi funzionari pubblici assunti per concorso) ma ad un soggetto controllato dallo stesso governo, l’istituto Luce Cinecittà srl, tra l’altro beneficiario dei contributi che è incaricato di gestire; mettono in campo scarsi incentivi per Giovanni Ernani i giovani autori e risorse senza obiettivi concreti e verificabili per nuovi esercenti che volessero riaprire le sale, per esem- pio, a Civitavecchia o ad Avezzano; sembrano introdurre più cinema nei palinsesti televisivi ma rinviandone l’applicazione al 2019 e, quindi, do- po ulteriori rinvii, forse a mai; dovrebbero aumentare gli investimenti delle televisioni nelle produzioni cinematografiche senza però diminuire proporzionalmente l’assistenzialismo di Stato. Il cinema italiano non ha crisi di talenti ma non riesce a parlare agli stessi italiani e tantomeno al mondo e la nuova legge cinema ne potrebbe limitare la crescita anche internazionale affidata al controllo politico dell’Istituto Luce-Cinecittà, oberato anche delle passività dei Cinecittà Studios, che l’attuale governo ha fatto ricomprare allo Stato dai privati. Anche i contributi a festival, rassegne, convegni, pubblicazioni e qualunque forma di promozione del cinema, persino la qualifica di un film d’essai, saranno decisi dal gover- no e dai suoi burocrati di fiducia, imponendo il controllo diretto sul Cinema da parte dei politici e la fine di ogni diversità culturale non gradita. In tutto questo la Festa di Roma si ripropone in tutto il suo brio di festival metropolitano diffuso che coinvolge le sale della città in undici giorni in cui il cinema trionfa in tutti i suoi aspetti, dalla ricerca ai campioni d’incasso, dalla animazione ai film non solo per ragazzi e adolescenti di “Alice nella città”, dagli incontri con autori, registi e interpreti, chiamati impropriamente masterclass, ai soliti convegni, utili solo per chi li orga- nizza e finanzia e al buco-nero del MIA-Mercato Internazionale Audiovisivo. Si auspicherebbe che non solo romane e romani onorassero con en- tusiasmo questo appuntamento, che rende ancora di più Roma un’autentica capitale del cinema, ma anche abitanti del mondo intero, portatori di nuove idee e culture, che potrebbero arricchire e far crescere la Festa, trasformandola in laboratorio concreto di integrazione per i nuovi cit- tadini di prima e seconda generazione” Giovanni Ernani Filosofo, autore di “L’illusione di vivere” , del “Manuale di illusionismo amministrativo” e del “Manuale di illusionismo cinematografico” (in preparazione).

2 [email protected] Dopo il racconto sul cineclubismo in Messico, Diari di Cineclub prosegue le sue inchieste proponendo un intervento sulla importante presenza dei circoli del cinema nella storia del Brasile Panoramica sulla storia dei cineclub brasiliani “Cineclubismo è prima di tutto movimento, movimento di gente, di idee, di immagini e suoni a favore dell’attività cinematografica” (tratto dal MANIFESTO - Riarticolazioni, 2003) La memoria storio- gruppo molto attivo di appassionati cinefili, grafica del Movimen- frequentando i cinema Iris e Pátria e discuten- to Cineclubista Brasi- do poi sui film visti. Nella casa di Álvaro Ro- liano, ha bisogno di cha, per assistere a proiezioni come in un pic- una buona riorganiz- colo Cineclub, si riuniva con loro anche un zazione sistematica collezionista di film, Pery Ribas” (RUDÁ, An- della sua storia. I rife- drade, 1962). In realtà i Cineclub sono nati in rimenti bibliografici Francia su ispirazione del cineasta Louis Del- Diogo Gomes dos Santos sono sparpagliati e la luc e del critico d’arte Ricciotto Canuto, un documentazione di- italiano residente in Francia. Risulterebbe del sponibile è poca e carente. Solo dopo la cosid- 1913 il primo incontro di un pubblico che si ci- detta Seconda Riarticolazione del Movimento menta in un dibattito dopo la proiezione del Eduardo Paes Aguiar, attuale presidente del “Conselho Cineclubista Brasiliano, avvenuta all’inizio film: il film è La Comune di Parigi organizzato Nacional de Cineclubes Brasileiros” del secolo XXI, dal 21 al 23 novembre 20031, si dal gruppo del Cineclub del Popolo (MACEDO, è iniziato a pubblicare documentazione signi- Felipe, 2013). Il Chaplin Club fu creato nel 1924 ficativa come “Lavori conclusivi di corsi di for- a Rio de Janeiro, con l’intenzione di difendere mazione” e “Tesi di dottorato nel cinema”; li- il cinema muto dall’avvento del sonoro, pub- bri e documentari si sono interessati di questa blicando nove edizioni della rivista O FAN. Nel attività e delle sue forme organizzative, nuove 1931 promosse e divulgò il filmLimite di Mario riflessioni sono state pubblicate sulla diffusio- Peixoto, discutendolo e difendendone la ver- ne della cultura cinematografica e dell’audio- sione integrale della copia del film in loro pos- visivo brasiliano. In generale, all’interno della sesso, contro l’avversione stessa del regista “Memoria del Cinema Brasiliano” vive una che desiderava distruggerla. Si riuscì a salvar- storia ricca di sostantivi e aggettivi che sotto- ne la copia ma senza il negativo, “grazie all’im- lineano il ruolo molto importante avuto dal pegno di Plínio Sussekind Rocha, che lottò Cineclubismo nella cultura cinematografica per anni nell’importante lavoro di recupero nazionale, sia per quel che riguarda la promo- del film” (ISMAIL, 1978). Seppure questo film zione cinematografica che per la formazione fosse stato proiettato pochissime volte, esso di tanti operatori professionisti che hanno diventò una sorta di leggenda del Cinema poi lavorato nel cinema. A parere di Paulo Brasiliano del tempo, non solo per via delle César Saraceni, il Novo Cinema brazileiro è na- sue qualità tecniche, artistiche, estetiche, lin- to nei Cineclub, esattamente all’interno del Ci- guistiche e narrative, ma in particolare per la neclub della FNFI - Faculdade Nacional de Filoso- sua forma di libello a difesa del cinema muto fia di Rio de Janeiro. Dalle classi di studenti contro quello sonoro, come ci racconta Walter che lo frequentarono si sono formati grandi Lima Jr. (SIMONARD, 2006). Un ulteriore sti- registi: “Saulo Pereira de Melo, che fu presi- molo alla diffusione cinematografica avvenne dente del Cineclub, altri ancora come Miguel con il Circolo del Cinema di San Paulo fondato Borges e Marcos Faria”. Il Cineclub ha sempre nel 1940, quando il 7 ottobre 1946 promosse la fatto parte del Movimento del Novo Cinema ed Fondazione della Cinemateca Brasileira, guida- è da esso che è partito tutto, così come asseri- ta da Paulo Emílio Salles Gomes, Francisco sce Maurice Capovilla: “La nostra formazione Luiz de Almeida Salles, Rubem Biáfora, Múcio di Cineclubisti fu fondamentale“ (SIMONARD, Porphyrio Ferreira, Benedito Junqueira Duar- 2006). Nonostante le sue caratteristiche tutte te, João de Araújo Nabuco, Lourival Gomes brasiliane, il Novo Cinema ha avuto una forte Machado e Tito Batini, dando un decisivo im- influenza da parte del Neorealismo italiano e pulso all’attività cinematografica a San Paulo della Nouvelle Vague francese. Già all’inizio del (CINEMATECA). In Brasile il modello dei Ci- XX secolo, esattamente nel 1917, in Brasile si neclub francesi rimase influente sino alla metà può registrare l’attività del Cineclub Paredão di degli anni ‘50. Nella gran parte essi si forma- Rio de Janeiro, “con Adhemar Gonzaga, Álvaro rono nelle Università umanistiche, organizza- Assemblea Nazionale dei Cineclub brasiliani Rocha, Paulo Vanderley, Luís Aranha, Hercoli- ti da studenti e diretti da scrittori, critici cine- no Cascardo e Pedro Lima, che formarono un matografici, giornalisti, docenti, intellettuali del gruppo che fonda il Centro dei Cineclub liberali, che contribuirono decisamente al Statali dello Stato di San Paolo, ente poi dive- 1 La riorganizzazione del Movimento dei Cine- consolidamento delle basi del cinema nazio- nuto primo riferimento di rappresentanza club Brasiliani fu prevista dal programma di governo del nale, favorendo un indirizzo verso l’analisi del Movimento Cineclubista Brasiliano. Fu pro- presidente Luiz Inácio Lula da Silva, la sua RIARTICO- critica dell’opera cinematografica e la forma- prio questo nuovo Istituto a organizzare, LAZIONE ha avuto inizio a San Paulo a partire da un zione di professionisti del settore, determi- dal 5 al 10 febbraio 1959, la I° Giornata dei Ci- progetto di rassegne cinematografiche proprio a San Pau- nando successivamente la creazione di Istituzio- neclub Brasiliani (O ESTADÃO, 1956), evento lo, programmata dal presidente Lula e ulteriormente svi- ni fondamentali come le Cineteche, di Festival e che a partire dal 1962 continuò ad essere pro- luppata con l’elezione di Gilberto Gil al Ministero della altre manifestazioni di ambito cinematografico. mosso dal Consiglio Nazionale dei Cineclub [CNC], Cultura, Orlando Senna alla Segreteria degli Audiovisivi Il 29 ottobre 1956, Carlos Vieira si pone alla guida segue a pag. successiva e Leopoldo Nunes alla dirigenza della stessa Segreteria. 3 n. 55

segue da pag. precedente oppressione e violenza iniziando a pubblicare l’obiettivo di una “distribuzione alternativa” a così come avviene ancora oggi. Il CNC, che e distribuire giornali e riviste, ma molti di co- quella del mercato commerciale ufficiale cine- rappresenta l’insieme dei cineclub brasiliani, storo furono successivamente costretti a la- matografico. Emergeva così attraverso il mo- fu fondato infatti il 26 maggio 1962. Nel 1968, sciare il paese con tanti altri oppositori del re- vimento dei Cineclub, Sindacati, Comunità Ec- a causa delle sue attività in difesa della cine- gime. Alcuni di loro riuscirono a portare all’estero clesiastiche di Base legate alla Chiesa matografia nazionale e della libertà di espres- pellicole di cui era stata impedita la proiezione; Cattolica, movimenti sociali vari, perfino as- sione, fu chiuso dalla dittatura Civile Militare, pellicole che furono promosse in festival cine- sociazioni sportive studentesche, una realtà giunta al potere nel paese nel 1964. Senza que- matografici internazionali e che vennero con- che iniziava a fondare le basi per un Circuito Nazionale Cinematografico che si riconosceva con ciò che si stava muovendo nel cosiddetto Terzo Mondo. La fine degli anni ‘70 e i primi anni ‘80 sono caratterizzati dalla crisi petroli- fera, chiudono tante sale cinematografiche, vi è la propagazione e l’uso consolidato della vi- deocassetta, ritorna la ridemocratizzazione del Paese con la promulgazione di una nuova Carta Costituzionale e l’elezione di un civile alla presidenza della Repubblica, in un conte- sto di riflusso dei movimenti sociali, in cui in Germania avviene il crollo del muro di Berlino

Gruppo di lavoro dei Cineclub a San Paulo

servate nelle cineteche straniere per garantir- ne la conservazione e la divulgazione. Durante tutto questo periodo, le azioni di resistenza interna dei circoli consentirono anche, vice- versa, di far entrare nel paese film realizzati da collettivi di produzioni cinematografiche della guerriglia in Salvador, Nicaragua, Perù, Vietnam, Eritrea, Cuba e ancora altri film sul- le guerre di liberazione nazionale del Mozam- sta realtà rappresentativa, i Cineclub brasiliani bico, Angola, Palestina e così via. Un bel po’ di Il Movimento Cineclubista brasiliano in corteo contro la si indeboliscono e si riducono di numero, in questa filmografia riuscì a circolare in modo chiusura del cinema Cine Vita Rica, patrimonio cittadino, tutto il paese non superano la dozzina. Ma clandestino nel paese, seppure spesso la poli- come i Teatri considerati patrimonio del popolo. La perfino sotto la dittatura militare, dal 2 al4 zia riusciva a proibirne le manifestazioni e a manifestazione è stata positiva. Il cinema è stato riaperto febbraio 1974, si riesce a realizzare in modo sequestrarne le pellicole. Successe perfino che semi-clandestino nella città di Curitiba la VIII alcuni operatori provenienti dal movimento e in Brasile si chiude la Casa del Cinema brasi- Giornata Nazionale dei Cineclub, un evento che cineclubista si resero protagonisti del dirotta- liano, EMBRAFILME. E’ in tale periodo che i diventa prodromo per la riorganizzazione dei mento di un aereo per entrare nella lotta ar- dirigenti dei Cineclub non furono in grado di Cineclub in tutto il paese. Sotto questa spinta mata, altri invece a causa della loro attività guidare un’azione culturale che sapesse incide- e nonostante la Dittatura Militare, i Cineclub contro la dittatura furono arrestati o esiliati. re sulla nuova realtà nazionale, cosa che portò riuscirono a far nascere nel 1976 una Associa- Oltre alla circolazione nei Cineclub di film pre- gli stessi Cineclub a entrare in una fase di conge- zione di Distribuzione Nazionale di Film a 16 mm minentemente politici, la cui produzione arri- lamento (NARRATIVA-CINECLUBISTA, 2008). per Cineclub, nota come la DINAFILME, con vava dai paesi già citati, altre manifestazioni L’attività cinematografica brasiliana è rimasta due obiettivi fondamentali: cinematografiche si rifacevano al cinema eu- così ai margini di una cinematografia consu- 1. garantire l’esistenza del Movimento Ci- ropeo, in particolare quello italiano, tedesco e mistica e di un apparato statale che ad essa neclubista attraverso la distribuzione di francese, e a quello proveniente dai paesi del non dava alcun sostegno finanziario, cosa che film; blocco comunista sovietico, principalmente l’ha costretta a restare in un permanente e 2. creare le condizioni per un circuito alter- polacco, cecoslovacco e russo. Per un certo pe- persistente stato di resistenza passiva verso le nativo di proiezioni cinematografiche di riodo la Dinafilme si impegnò a non accettare e avversità culturali nazionali e i bisogni di con- film prevalentemente brasiliani, sulla distribuire film nord-americani provenienti da trastare l’invasione indiscriminata dei prodotti base delle condizioni presenti nel Movi- Hollywood e quando provò ad avere qualche cinematografici e televisivi, mercificanti e -su mento dei Cineclub [CINECLUBE, 1983]. dubbio, forti furono le pressioni di alcuni Cine- perficiali, di Hollywood. In Brasile, nonostante Nel periodo storico che va dal 1974 al 1989, i Ci- club per non far circolare e proiettare i film di queste difficoltà, iCineclub sono oggi riconosciu- neclub si ritrovano impegnati nella più vasta John Ford 2 (CADINA, S.D.). In tutto quel perio- ti dalla Legge come associazioni culturali de- lotta della società brasiliana contro il regime do i Cineclub, sempre attraverso la Dinafilme, ri- mocratiche che svolgono attività senza scopo dittatoriale. E’ in conseguenza della dittatura uscirono a realizzare e far circolare film indi- di lucro, nella maggioranza non hanno la for- militare che si impose nel paese una ferrea pendenti promossi dai movimenti sociali con za di costituirsi legalmente per mancanza di censura che obbligò la proibizione a far circo- fondi, per cui tutta la loro attività è basata sul 2 A San Paulo il Cineclub del Centro di Cultu- lare numerosi film, a incarcerare molti opera- puro volontariato. Nella loro composizione ra Operaia [CCO], attivo nel quartiere di Bela Vista, ri- tori e soci dei Cineclub, a chiudere diverse sedi essi sono rappresentati in ambito statale da fiutò di programmare il film Ombre rosse (Stagecoach, e a occupare dalla Polizia Federale per ben un unico organismo di rappresentanza, un 1939), diretto da John Ford, così come l’ Amministrazione due volte la stessa Casa del circuito di distri- unico ente nazionale di riferimento previsto Regionale della Dinafilme di Minas Gerais, sotto la re- buzione indipendente Dinafilme. Ciò avven- anche statutariamente, ovvero dal Consiglio sponsabilità della Federazione dei Cineclub di Mineira, ne il 1° marzo 1978 ed il 31 agosto 1979, in circo- Nazionale dei Circoli del Cinema, membro affilia- rifiutò e restituì una copia del film in questione, in quanto stanze che determinarono il sequestro di oltre to alla FICC/IFFS - Federazione Internazionale dei americano ma soprattutto per il fatto che a interpretare il 200 copie di pellicole. Gli operatori culturali Circoli del Cinema, alla cui presidenza da alcuni film era l’attore John Wayne, di cui pesava l’essere stato dei Cineclub reagirono a questa condizione di segue a pag. successiva presidente del Comitato sulle Attività Anti-Americane. 4 [email protected]

segue da pag. precedente principio che senza la visione e discussione Disponibile in www.diogo-dossantos.blogspot.com. anni c’è proprio un brasiliano, Antonio Claudi- collettiva del film non può esserci la coniuga- br sito consultato il 21/08/2017. no de Jesus. Con l’avvento del Governo di Luiz zione del verbo CINECLUBARE con la forma Disponibile in: http://www.academia.edu/6409070/ Inácio Lula da Silva, la spinta delle attività del stessa di un pubblico e del Cineclub. Cinema_do_Povo_o_primeiro_cineclube sito consul- Fórum Social Mundial e il passaggio del cinema tato il 21.08.2017. analogico alle nuove tecnologie digitali, le ini- Diogo Gomes dos Santos Disponibile in: http://www.cinemateca.gov.br/pagi- ziative di diversi rappresentanti dei Cineclub na/a-cinemateca-historia sito consultato il 21/o8/2017. hanno portato alla loro riorganizzazione, così Cineclubista, storico, è stato presidente della Federazione Giornale O Estadão, 28/05/1956, Documento dell’archi- da riuscire a realizzare, dal 21 al 23 novembre Paulista (1981 – 82) e del Conselho Nacional de Cineclu- vio Cineclubista Diogo Gomes dos Santos. 2003, la XIV Giornata Nazionale dei Cineclub. bes (1984 – 86), Amministratore Generale della Dinafil- Bollettino Cineclube, 1983, Documento dell’archivio Cine- Oggi i Cineclub in Brasile sono presenti in tutti me, fondatore associato del Cineclub Bixiga, ha fondato e clubista Diogo Gomes dos Santos. i 26 Stati e nel Distretto Federale. Con la rior- pubblicato il giornale ImageMovimento e la rivista Cine- Bollettino CADINA, 1982, Documento dell’archivio Cine- ganizzazione del mondo dei Cineclub, il tema clubeBrasil, sceneggiatore e regista cinematografico. clubista Diogo Gomes dos Santos. della produzione è passato ad essere il nuovo Disponibile in http://narrativa-cineclubista.blogspot. paradigma del cineclubismo brasiliano. Oggi il Referimenti Bibliografici Consultati com.br/ sito consultato il 21/08/2017. nome CINECLUB è diventato un marchio di ANDRADE, Rudá – Cadernos da Cinemateca nº 1, Cro- qualità, perfino la stragrande maggioranza dei nologia da Cultura cinematográfica no Brasil, São Paulo, canali televisivi che trasmette in chiaro o via ca- Fundação Cinemateca Brasileira, 1962. Traduzione: Pio Bruno vo hanno sessioni specifiche dedicate ai Cine- SANTOS, Diogo Gomes, Imagens do Imaginário, Pop- Supervisione alla traduzione: Ângela Patrícia Luís de club; associazioni, scuole e movimenti sociali Art, Cinema e Denúncia Social, Trabalho Conclusão Di- Oliveira Salvador Bruno programmano iniziative di cultura cinemato- sciplina, Pós-Graduação, O Ppapel do Documentário do grafica attraverso i Cineclub. Davanti ai cambia- Nuevo Cinema Latino-Americano, PROLAM/USP, São menti epocali della società brasiliana, conse- Paulo, 2017. guenza dei globali mutamenti socio-economici, SIMONARD, Pedro, A Geração do Cinema Novo, para culturali e del costume, gli orientamenti del uma Antropologia do Cinema, Rio de Janeiro, Mauad X, La prima e seconda parte della storia del cineclubismo in movimento cineclubista sono quelli di tener 2006. Messico è stata pubblicata sul nu. 50 e 52 “Metamorfosis conto delle trasformazioni avvenute anche in ISMAIL, Xavier, Sétima Arte: Um Culto Moderno, pp. del cineclubismo en México” a firma di Gabriel Rodriguez campo cinematografico, ma di tenere fermo il 201, Perspectiva, São Paulo, 1978.

L’inesorabile desertificazione dei cinema a Roma Prosegue, a Roma, la chiusura delle sale ci- nematografiche. Nel quartiere Primavalle ha cessato le attività, dopo 15 anni di proie- zioni, il cinema Galaxy Stefano Macera che è in realtà erede dello storico Niagara, una presenza pluridecennale nella zona, tanto che molti residenti lo associano a ricordi di vi- sioni collettive, in un periodo in cui attorno al cinema si delineava una dimensione sociale che oggi sembrerebbe essersi dispersa. Anche il Niagara, nel corso degli anni ‘90 (altra fase delicata per gli esercenti cinematografici), ha chiuso. E in quell’occasione è nato un comitato per impedire che venisse meno l’unico cinema P.za Capecelatro (Rm), 6 ottobre scorso, raccolta firme per la riapertura del cinema Galaxy del comprensorio Torrevecchia-Primavalle. La l’accento anche sulla necessità che la riapertura riapertura c’è poi stata, ma non si è andati oltre coincida con una filosofia diversa, rivolgendosi tre lustri di vita; invero, i primi anni sono stati a soggetti imprenditoriali sufficientemente in- i più promettenti: una programmazione non telligenti da comprendere i vantaggi derivanti schiacciata sui cinepanettoni e sui blockbuster, dalla diversificazione dell’offerta filmica e dalla unita a prezzi bassi, aveva garantito al Galaxy collaborazione con gli enti locali e le scuole. Di incassi non irrilevanti. Andando avanti, il peg- più, nella consapevolezza del fatto che, nel qua- gioramento della qualità dei film ha portato dro attuale, quella condotta a Primavalle è una con sé anche la diminuzione degli introiti, a ri- battaglia dalle valenze generali, il Comitato sta prova del fatto che quando ci si inoltra su terre- organizzando, per il 17 novembre, nella biblio- ni troppo battuti si fallisce pure sul piano com- teca di quartiere, un convegno significativa- merciale. Comunque, memori della battaglia mente intitolato “Un futuro senza cinema?”, in di vent’anni fa, alcuni abitanti del quartiere cui è previsto l’intervento di attori, registi, stu- hanno dato vita al “Comitato per la riapertura diosi di storia dello spettacolo e altri esperti del del cinema Galaxy”, nella consapevolezza che il settore. Garantita la presenza di Diari di Cine- venir meno di un cinema è sempre un impove- club e della FICC - Federazione italiana dei Cir- rimento, soprattutto nelle periferie romane, coli del Cinema con la presenza di Patrizia Sal- quanto mai desertificate sul piano culturale. vatori. Nei comunicati, però, il Comitato ha posto Stefano Macera

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L‘ostenteria di Ugo Baistrocchi “tra fantasia e realtà” Apparentemente una Legge. Riflessioni sulla legge Franceskini sull’audiovisivo e sul cinema Un po’ minculpop, un po’ ikea, un po’ bancomat, un po’ sòla, un po’ francese, un po’ “very bello”, un po’ spot, un po’ fuffa, un po’ bluff, un po’ isterica, ma soprattutto attempata, senza passione, senza innovazione, senza qualità, senza vergogna, brutta e senz’anima : un’occasione persa Il 2 novembre 2016 la questo è solo l’inizio perché il ministro, se non della politica culturale del Governo nello spettacolo, Camera dei rappre- verrà fermato dalle prossime elezioni, ha assi- una centrale di studio e di proposta: in grado di rac- sentanti ha approvato curato pubblicamente che se qualcosa non cogliere le notizie e gli elementi di conoscenza in ge- la nuova legge sul Ci- funzionasse nei decreti non c’è problema, lui nere relativi allo spettacolo in Italia e all’estero, ela- nema voluta dal mini- il prossimo anno ne emanerà altri e così via borarli in modo da individuare le linee di tendenza stro Franceskini, la all’infinito. generali e particolari del settore, porre a disposizio- numero 47 “Disposizio- UB: questo è un esempio di quel potere irresponsa- ne degli organi decisionali e consultivi tali elabora- ni sull’audiovisivo e sul bile e infantile al quale accennavi, che potrebbe de- zioni e consentire quindi una informata program- cinema”. Nonostante i finirsi la sindrome del Marchese del Grillo dei poli- mazione della spesa pubblica». trionfalistici annunci tici italiani. AF: appunto, e invece in 32 anni è diventato Ugo Baistrocchi del ministro, che parla AF: io la definirei la sindrome-ikea del- fac un’ennesima fonte di distribuzione di fondi di una riforma epoca- cio-tutto-da me. Questo atteggiamento infan- che ogni anno si limita a pubblicare una rela- le e vanta risultati eclatanti, la legge, che ri- tile del “datemi tutto il potere, poi ci penso io zione per il parlamento che è un elenco dei be- chiede l’emanazione di una ventina di decreti e farò miracoli” ha come conseguenza che ci si neficiari dei contributi: non una parola sugli attuativi, cinque decreti del presidente del preoccupa solo di avere il potere ma non di co- obiettivi, sulle risorse disponibili, non solo consiglio dei ministri, tre decreti legislativi e me utilizzarlo, tantomeno della qualità dei quelle del FUS, sui risultati e benefici conse- una decina di bandi, dopo un anno, è ancora provvedimenti, che sono emanati in fretta e guiti, sulle prospettive future in relazione ai ferma al palo. Per fare il punto sulla legge e furia e scritti male, perché tanto poi potranno bisogni culturali e sulle condizioni dei merca- una valutazione complessiva anche dei decre- essere modificati ancora e ancora. Senza pre- ti. Negli ultimi anni, poi, mancano informa- ti e sulla loro attuazione, si è pensato di par- occuparsi della paralisi amministrativa, del zioni proprio sui beneficiari dei fondi dell’Os- larne con un esperto: Antonio Fortuna, dirigente, clima di incertezze prodotto, tanto le conse- servatorio. ora in pensione, della Direzione Audiovisivo e Ci- guenze sono a carico dei cittadini non dei po- UB: Un altro coerente esempio di trasparenza di un nema del ministero della Cultura. Questo è il te- litici. ufficio pubblico che fornisce dati sugli altri uffici sto della trascrizione della lunga intervista-dia- UB: quindi secondo te la nuova legge sul cinema ... ma non su se stesso. logo. AF: permettimi d’interromperti. La legge 47 è AF: Ti ricordo che nel 2015 il Senato degli elet- Ugo Baistrocchi: Antonio da dove vuoi comincia- apparentemente e formalmente una legge ma ti aveva cominciato a discutere una nuova leg- re ? in realtà è un decreto del ministro. ge cinema che prevedeva la creazione di un Antonio Fortuna: prima di parlare della legge, UB: cosa vuoi dire? Non capisco. Centro nazionale per l’audiovisivo e il cinema, vorrei parlare del contesto politico in cui na- AF: voglio dire che la normativa che regola il presente in tutti i 31 paesi europei dell’EFAD sce. Prima osservazione: Renzi all’inizio del cinema ha perso di qualità, è scesa di un livel- (European Film Agency Directors), a parte noi suo periodo di governo propose e fece appro- lo. La legge 1213, quella del 1965, era una legge e la Svizzera, che avrebbe utilizzato le risorse vare la sua riforma della pubblica ammini- auto-applicativa, vattela a rileggere, che prati- finanziarie di una apposita tassa di scopo. La strazione in 44 punti. Ti ricordo, in particola- camente non richiedeva ulteriori decreti mi- Commissione cultura stava ascoltando tutti i re, che il punto 22 affermava solennemente: nisteriali per funzionare o quando erano ne- soggetti interessati alla legge, non solo i sin- “Leggi auto-applicative. Decreti attuativi, da cessari duravano per anni, non venivano dacati degli imprenditori, quando Franceski- emanare in tempi certi, solo se strettamente riemanati ogni anno paralizzando l’ammini- ni ha fatto lo sgambetto al Parlamento facen- necessari”. Seconda osservazione: Renzi, Ber- strazione per mesi e creando continue incer- do approvare dal Consiglio dei ministri, nel lusconi prima di lui, e i loro fautori e imitatori tezze tra il pubblico. La 1213, però, è stato il ri- gennaio 2016, il proprio disegno di una legge hanno un’idea infantile della politica, pensa- sultato di un animato e vivacissimo dibattito che ben lungi dall’essere auto-applicativa è no che si possa governare solo se si ha il pote- parlamentare avvenuto in un’epoca di vere ri- appunto una legge-ikea, una delega fate-da- re per fare quello che si vuole, senza nessuna forme basate su dati e fatti , su obiettivi preci- voi al ministro e ai suoi burocrati di fiducia mediazione, senza discuterne e senza tener si e concreti. Vatti a rileggere la relazione tec- per regolamentare il cinema e l’audiovisivo a conto dei fatti, delle persone e delle opinioni nica di quella legge. Scoprirai che negli anni loro piacimento. Il testo presentato al Senato altrui. Purtroppo per loro la realtà e la società ’60 avevano una visione internazionale del ci- a marzo, in meno di 200 giorni è stato appro- alla fine presentano il conto. nema e della situazione generale sia culturale vato da entrambi i rami ed è divenuto legge. UB: Non capisco dove vuoi arrivare? che economica del settore che Franceskini se UB: che ne pensi della lunghissima gestazione dei AF: è molto semplice. Volevo far notare che la la sogna. decreti attuativi? legge Franceskini è un esempio eclatante del- UB: ma Franceskini non dispone dell’Osservatorio AF: sono un ottimo esempio dei tempi certi le buone intenzioni di cui è lastricato il per- dello spettacolo? promessi dal punto 22 di Renzi. Confermano corso del governo Renzi e delle sue contraddi- AF: non ci pigliamo in giro. Mi pare che anche quanto ti ho detto. Lo scopo di fare una legge zioni. Prometteva, infatti, semplificazioni e tu ne abbia scritto in un articolo. come questa è solo quello di asservire il cine- leggi scritte in modo tale da non richiedere ul- UB: sì, è vero, ho scritto un breve articolo su questo ma e l’audiovisivo alla politica, o meglio ai po- teriori decreti e, comunque, in tempi certi e, stesso giornale. L’Osservatorio dello Spettacolo è litici di professione come Franceskini e Renzi, invece, ha prodotto la legge sul cinema più bu- stato istituito nel 1985 da un’altra vera legge di ri- senza avere vincoli e limitazioni imposti da rocratica e inutilmente complessa degli ulti- forma la 163/85, la famosa legge-madre che ha isti- una norma superiore. Tutto il cinema d’altra par- mi 90 anni. Una legge talmente pesante che tuito il FUS, Fondo Unico Spettacolo. Scusa, leggo te è, ormai, un feudo dei politici di professione. dopo un anno non si regge ancora in piedi. E dai miei appunti: doveva essere lo strumento principale segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente lo chiameranno la parentesi Franceskini. Sempre gran premio della Giuria. Ma è lo stesso a Ber- Un uomo per tutte le stagioni come Butelli è in tema di nazionalità mi ricordo di aver sentito lino, Locarno, Cannes. Il cinema israeliano presidente dell’Anica, Bollini presiedeva l’APT, con le mie orecchie Bordelli affermare a Venezia, produce film di qualità, e anche potenzial- sostituito adesso da Giancarlo Beone, le più durante l’ultima Mostra, mentre illustrava i decreti mente commerciali, che vincono premi dap- importanti imprese cinematografiche sono attuativi, che una delle novità del decreto sulla na- pertutto e vengono venduti o copiati anche amministrate da figli di politici di lungo corso zionalità sarebbe che adesso la nazionalità italiana dagli americani. E sai qual è l’importo dei fon- come Lecca e Meccanico. Quando nel gennaio è divenuta più europea perché i cittadini di qualun- di pubblici per il cinema in Israele? Meno di 2016 Franceskini ha presentato il suo disegno que paese dell’Unione sono equiparati a quelli ita- dieci milioni di dollari. di legge, se avesse avuto le idee chiare sul da liani. Ma non era già così con la precedente legge, il UB: Si potrebbe adattare la parabola dei talenti a farsi e non il solo obiettivo di ottenere i pieni decreto legislativo 28 di Urbani? questo caso. Il popolo affida 400 milioni a Fran- poteri e pensarci poi lui con comodo, a novem- AF: Sai bene che è così. L’articolo 5, mi pare ceskini e sei milioni al Film Fund israeliano e dopo bre, quando la legge è stata approvata e poi comma 3, del decreto 28 stabiliva che ai fini un anno torna a vedere che ne hanno fatto. Il Film quando a gennaio è entrata in vigore, ci si po- del riconoscimento dei requisiti soggettivi, i Fund mostra i premi vinti in tutto il mondo, gli in- teva tranquillamente immaginare che i decre- cittadini dei Paesi membri dell’Unione euro- cassi realizzati, il gradimento del pubblico di ogni ti attuativi fossero pronti e sarebbero stati pea sono equiparati ai cittadini italiani. Ma tu paese, il rafforzamento dell’immagine di Israele, emanati subito. Invece è cominciato questo ti ricordi Il Portaborse, il film? Ti ricordi la per cui ha decuplicato il valore della somma affida- teatro in cui per quasi un anno il ministro del- scena in cui il ministro Botero/Moretti dice al tagli. Franceskini dissotterra la relazione al FUS, o la cultura annunciava che i decreti sarebbero suo amico e speech writer “Caro Sebastiano ti un equivalente, e dimostra che ha distribuito i 400 stati pubblicati a febbraio, poi prima di Pa- ho nominato commissario straordinario milioni senza ricavarne niente, anzi la quota di squa, poi dopo Pasqua, poi dopo la Liberazio- dell’Ente cinema” e quello gli risponde “Ma io film in Italia e all’estero è diminuita. A questo pun- ne, poi prima dell’estate, è così via , venendo non so niente di cinema” e Botero replica “Ap- to il popolo dovrebbe lodare il Film Fund e cacciare sempre smentito dai fatti e facendo delle figu- punto, sarai un perfetto commissario”? Io il pessimo amministratore. racce incredibili. stesso ti ho spiegato più volte in passato che la AF: il tuo esempio mi è utile per continuare a UB: la scelta di sospendere l’efficacia di tutta la “conclamata incompetenza» è il requisito più rispondere alla domanda sui soldi. I politici di normativa in vigore senza che nel frattempo ce ne apprezzato dai politici di professione e garan- professione sono convinti che trovati i soldi il fosse un’altra non ti sembra sbagliata? tisce l’accesso alle più alte cariche. D’altra par- più è fatto. L’idea, anche questa molto inge- AF: dimostra l’arroganza e il dilettantismo di te Bordelli è parente dell’omonimo commis- nua e infantile, è: “intanto troviamo i soldi poi Franceskini o di chi lo ha mal consigliato. In- sario, reso famoso dai romanzi di Marco faremo progetti”. Invece è vero il contrario: vece di mantenere in vigore la vecchia legge Vichi. E ti ricorderai che non ha mai lavorato prima bisogna sapere cosa fare e come farlo e finché non entrava in vigore la nuova, garan- come funzionario del cinema. È entrato alla poi trovare le risorse per realizzarlo. Quindi tendo la continuità amministrativa, ha affer- direzione audiovisivo e cinema direttamente l’unico risultato certo della nuova legge è che mato imprudentemente che dal primo genna- come dirigente ed è diventato direttore senza sono aumentati del 60% i soldi a disposizione io tutto sarebbe cambiato poi non è stato in mai avere la responsabilità di uno degli uffici di Franceskini. grado di assicurare questo cambiamento. operativi, la produzione o la promozione, oc- UB: non pensi che la legge nasce senza disporre di UB: direi che da parte del ministro vi è stata una cupandosi soltanto di affari generali, bilancio dati e informazioni approfondite, senza un’analisi vera e propria mancanza di rispetto nei confronti e personale. E quando firmava i decreti di na- complessiva degli scenari, senza neanche una valu- dell’utenza. Non credi? zionalità di un film, li firmava e basta mica li tazione sui risultati della precedente legge? AF: Franceskini dovrebbe vergognarsi di co- istruiva o li scriveva lui. Quando gli avranno AF: la legge nasce male, ed è questo il suo pec- me sta gestendo questa legge. Ma tu hai mai detto che con la nuova nazionalità i cittadini cato originale, per mancanza di una visione conosciuto un vecchio democristiano che si europei sarebbero stati equiparati agli italia- complessiva e di uno scenario attendibile del vergogna, chiede scusa o si dimette? ni, avrà pensato, in buona fede, che fosse una sistema audiovisivo e per la mancanza di con- UB: i film continuano a dover avere la nazionalità novità e lo ha detto. Tutto qua. sapevolezza del proprio ruolo. Franceskini è il italiana anche con la nuova legge. Non ti sembra UB: Ma torniamo alla legge. È una legge-ikea e tu ministro della cultura non dello Sviluppo eco- incredibile che dal primo gennaio e fino ad ottobre sei stato molto chiaro a spiegare perché. È indubbio nomico, non è Kalenda. La legge Franceskini 2017, dopo la pubblicazione a fine agosto del nuovo però che con la Franceskini le risorse per il cinema non è sul cinema e l’audiovisivo ma sul finan- decreto sulla nazionalità, non ci sia stata la possibi- sono aumentate del 60% arrivando a 400 milioni ziamento dell’industria del cinema e dell’au- lità di chiedere la nazionalità di un film? annui. Che mi dici in proposito? diovisivo. Nell’articolo 1 dedicato agli obiettivi AF: guarda quella è veramente una storia ridi- AF: ho molte cose da dire. Innanzitutto i soldi. la legge fa riferimento agli articoli 9 (Cultura) cola ma significativa. Tu immagina se nel ca- La Franceskini nasce vecchia anche per que- e 21 (libertà di espressione) ma poi se ne di- so di modifica della legge sulla cittadinanza, sto. Sembra che per i politici di professione i mentica e si parla solo di soldi. Il cinema e quella che dovrebbe introdurre lo ius soli, si soldi risolvano ogni problema. Se è così qual- l’audiovisivo sono per 98% patrimonio , cioè stabilisse che finché non esce il regolamento cuno mi dica quanti soldi sarebbero necessari opere prodotte da oltre 10 anni, e per meno della nuova legge nessuno può denunciare per far migliorare la qualità del cinema italia- del 2% opere prodotte da meno di dieci anni. nuove nascite, cioè i bambini nascono ma non no? O per garantire il mantenimento del siste- Un ministro della cultura non dovrebbe occu- possono essere registrati perché non c’è il re- ma produttivo così com’è? O per incrementa- parsi anche di quel 98%, come fanno gli ame- golamento. Cosa succederebbe? Cosa dovreb- re la quota di cinema italiano in Italia o ricani da sempre e gli altri paesi europei da be succedere a un ministro che cancella la vec- all’estero? Voglio dire: sono pochi o sono tanti qualche anno? chia legge cinema, ne promette una nuova ed 400 milioni ? Dipende da cosa ci voglio o devo UB: anche l’argomento del patrimonio cinemato- efficace dal primo gennaio e poi riesce a farla fare. All’ultima Mostra del cinema - c’eri an- grafico e audiovisivo è molto interessante ed è origi- funzionare, tra l’altro con molte difficoltà, se che tu, ci siamo incontrati - sono stati presen- nale il modo in cui lo affronti, ma possiamo parlar- non quasi undici mesi dopo? Che interesse di- tati decine e decine di film italiani, tutti finan- ne dopo quando ci occuperemo della promozione, mostra per il cinema e i suoi utenti a parte ziati con denaro pubblico, veramente scadenti dei festival, dell’associazionismo, delle cineteche, quello che dichiara trionfalmente nei comu- e di bassa qualità, nonostante le dichiarazioni della digitalizzazione? Continua il discorso che sta- nicati-spot del suo ufficio stampa ? In un altro benevole di Barbera che, dopo aver detto nel vi facendo sulla mancanza dei dati e delle informa- paese si sarebbe già dimesso. 2016 che la produzione italiana cresceva in zioni necessarie per fare una nuova legge cinema UB: effettivamente penso che c’è stata molta super- quantità e perdeva di qualità, deve essere sta- minimamente attendibile. ficialità da parte del ministro. Mi chiedo come si to ben ben bacchettato. C’erano anche cinque AF: Da vecchio politico, Franceskini, si è ben spiegheranno tra qualche anno gli storici del cine- film israeliani - quelli che mi ricordo -uno guardato dal fare una valutazione dell’impatto ma italiano questo vuoto produttivo nel 2017. Forse meglio dell’altro. “Fox Trot” ha anche vinto il segue a pag. seguente 7 n. 55

segue da pag. precedente della precedente legge per verificare cosa an- dava e cosa non andava. Ti ricorderai che la legge Urbani prometteva sempre maggiore qualità per il cinema italiano con i tre referen- ce: quello delle imprese, solo le migliori avreb- bero avuto di più perché se lo meritavano; quello delle commissioni, che avrebbero avuto i migliori esperti per fare le scelte migliori; il reference dei progetti, per cui solo i progetti migliori avrebbero ottenuto un sostegno pub- blico. Era un impianto fortemente ideologico che nel giro di pochi anni si è rivelato inappli- cato e inapplicabile. Ma le mie sono valutazio- ni generiche non comprovate da dati perché non ne dispongo. Prima di passare ad una nuova legge sarebbe stato saggio studiare ac- curatamente gli esiti della legge Urbani per non ricascare in altre illusioni ideologiche. Come il mito della palingenesi e dell’anno ze- ro che vanno bene solo per i comunicati stam- pa. Si è sempre figli di qualcuno e si costruisce sempre sulle macerie del passato che ci condi- ziona comunque, anche se vogliamo illuderci Charles Chaplin in “City Lights”- Luci della città (1931) che così non è. Purtroppo Franceskini si è ac- contentato dei dati che gli fornisce, per tener- i soldi sono stati spesi (e forse neanche quel- Staremo a vedere se ho ragione io a pensar lo buono, il fantomatico centro studi che Bor- la). Le tre forme di contribuzione previste dal- male o tu ad essere ancora ottimista . delli si è inventato con l’Anica nella sua la legge sono le stesse che c’erano prima. Con- UB: continua le tue considerazioni sulla modernità segreteria. Sia il centro studi che la segreteria tributi automatici e selettivi ci sono dagli anni della legge Franceskini che mi sembrano molto in- non sono previsti dal decreto di organizzazio- 30. Le agevolazioni fiscali per gli esercenti ci teressanti. ne della DAC- Direzione Audiovisivo e Cine- sono dal secolo scorso e quelle per i produttori AF: Secondo te è modernità che solo lo 0,5% ma e, quindi, ovviamente, contano molto di erano previste dal 1985 e poi sono state intro- dei 400 milioni sia attribuito da una commis- più degli uffici veri previsti dalla norma. Per- dotte nel 2007 per il cinema e in seguito anche sione di esperti e tutto il resto sia assegnato in sonalmente mi permetto di dubitare della per l’audiovisivo. Il tax-shelter, la detassazio- base a decisioni di Franceskini o di Bordelli? neutralità delle elaborazioni di dati prodotte ne degli utili, l’unica agevolazione originale, Secondo me questa non è modernità ma un dall’Anica e dalla DAC, in quanto parti inte- innovativa e veramente di mercato, non come ritorno al Minculpop. Persino la qualifica ressate. Franceskini per la sua ingenuità o per il tax-credit che è uno sconto generalizzato e d’essai è attribuita ai film da Bordelli. E ades- la sua sicumera non si accontenta di avere indipendente dai risultati, è stata abrogata. so quel gioiellino di sistema qualità che era il una bussola molto poco attendibile ma prefe- Sarebbe stata la misura giusta per sostenere settore della qualifica e dei premi d’essai ha il risce navigare a vista o confidando sul suo na- l’audiovisivo e rafforzarlo invece di indebolir- suo punto nevralgico affidato al direttore so per definire la rotta da seguire. Così facen- lo mettendolo sullo stesso piano del cinema. dell’audiovisivo e del cinema, chiunque esso do corre il rischio di sbagliare direzione, Le misure a favore del credito per le imprese sia! cozzare contro un iceberg non previsto e af- non mi sembrano molto significative a fronte UB: Parleremo dei film d’essai e della promozione, fondare o semplicemente impantanarsi su un di quelle previste dalla vecchia 1213. Non vedo successivamente. Ti voglio invece chiedere se non ri- fondale basso, come ha fatto finora e non è novità solo un ricompattamento del vecchio e tieni che con la legge Franceskini la direzione si tro- ancora riuscito a liberarsi e prendere il largo. la conferma definitiva delle agevolazioni- fi vi a gestire una specie di bancomat. UB: Franceskini si vanta che grazie a lui dopo ses- scali. Non so poi se si può definire innovazio- AF: mi fa molto piacere la tua domanda per- sant’anni è, finalmente, arrivata la modernità. ne il fatto che praticamente quasi il 100% dei ché mi ricordo quando all’inizio del secolo AF: la modernità ci sarebbe stata se avesse la- contributi è a fondo perduto e a pioggia, quin- Bordelli, che si occupava di bilancio e perso- sciato lavorare il Parlamento, se fosse nato un di miseri e senza qualità. Nel 2004 la legge Ur- nale, comportandosi come nella favola della Centro nazionale del cinema e dell’audiovisi- bani stanziava 18 milioni all’anno per le opere volpe e l’uva, prendeva in giro noi dirigenti vo, dotato di proprie risorse e ampiamente prime, la Franceskini ne stanzia 3,7. Sono au- che gestivamo i contributi per la produzione e autonomo. Se si ricorresse all’associazioni- mentate le risorse per i giovani autori? Non la promozione. Diceva che eravamo come un smo culturale per promuovere veramente il credo proprio. La Franceskini ha abolito i con- bancomat, che i contributi erano solo soldi cinema in tutta Italia e all’estero, invece che tributi per i registi, per gli autori del soggetto, buttati, che se fosse stato per lui non avrebbe realizzare la promozione delle anteprime con della sceneggiatura, della fotografia, delle dato niente a nessuno. E all’epoca su cento do- i sindacati dei produttori. Se si fosse poten- musiche, del montaggio. Sarebbero queste le mande di contributo solo 25 venivano accolte. ziata la cultura cinematografica, come richie- misure a favore della creatività e della qualitá? Oggi con la legge Franceskini tutti, se rientra- de l’Europa, con misure a favore del pubblico Non credo proprio. no nei criteri decisi dallo stesso Franceskini, e avendo come obiettivo l’accessibilità univer- UB: però se con 3,7 milioni si seguisse il criterio di possono potenzialmente aspirare ad avere le sale a tutto il patrimonio cinematografico e Biennale-college, il progetto della Biennale di Ve- agevolazioni fiscali e i contributi automatici. audiovisivo. La legge non fa altro che riordi- nezia che ogni anno attraverso un concorso inter- E Bordelli ormai gestirà, se non verrà sostitu- nare i pezzi della vecchia legge Urbani smon- nazionale produce tre film di giovani autori con un ito per rotazione degli incarichi, un vero e tata a colpi di decreto nel corso degli ultimi budget di 150mila euro a film, si potrebbero finan- proprio bancomat. Paradossalmente invece dieci anni, per destinare le risorse sottratte al- ziare 25 opere di nuovi registi. che realizzare i propri sogni ha realizzato il le iniziative previste dalla legge ai progetti AF: purtroppo applicando le logiche democri- suo incubo. Le imprese avranno un loro conto speciali del Ministro. Anche sui risultati di tali stiane degli ultimi anni è più facile che si pre- sul quale saranno versati i contributi automa- progetti non c’è stata nessuna valutazione ferisca far contenti 37 nuovi autori con 100mi- tici e potranno prelevare dal loro conto i soldi d’impatto o di risultato. L’unica certezza è che la euro per uno o addirittura 74 con 50mila. segue a pag. successiva 8 [email protected]

segue da pag. precedente per fare altri film, proprio come se fosse un Messico: ricordando in Italia Il 70. bancomat. In realtà la gestione del bancomat è anniversario della nascita di FICC e IFFS affidata, a pagamento e inspiegabilmente, all’Istituto Luce -Cinecittà la società controlla- E’ con immenso piace- ta dal governo. Sempre al Luce il ministro ha re che vi invio per far- affidata la gestione del FoCA, il Fondo Cinema vele conoscere alcune e Audiovisivo che ha sostituito il FUS-Cinema pagine della rivista ci- e nel quale confluiscono sia i 400 milioni an- nematografica messi- nuali della nuova legge sia i residui di gestione cana ‘Toma 51’, appena della vecchia legge. Possibile che il Ministero pubblicata. L’uscita di della cultura, che ha 19mila dipendenti, non ne questo numero con- abbia a sufficienza per gestire da solo il FoCA e Gabo Rodriguez tiene un resoconto in- i contributi automatici? Che fine hanno fatto i teressante dell’incon- 54 dipendenti della liquidata, prima del falli- tro internazionale sul corso di formazione mento, Cinecittà-Luce, trasferiti senza con- degli operatori di cultura cinematografica che corso nei ruoli del Ministero della Cultura? si è svolto in Italia, a Cagliari, lo scorso marzo. Perché sono state assunte altre 20 persone dal- L’occasione e’ stata quella di ricordare i set- la liquidanda, tra qualche anno, Luce-Cinecit- tantanni della nascita della IFFS International tà, rinata sulle ceneri di Cinecittà-Luce? Possi- Federation of Film Societies e della FICC Fe- bile che per risparmiare, per ragioni di derazione Italiana dei Circoli del Cinema, che spending-review, non si possa neanche dare un per quest’ultima coincideranno con l’8 no- gettone di presenza ai componenti del CoSCA, vembre prossimo. ‘Toma’ è una delle riviste il Consiglio superiore del Cinema e dell’Audio- più importanti nel settore del cinema in Mes- visivo, che svolgono compiti, sulla carta, di ele- sico, che si occupa in particolare di questioni vata complessità e responsabilità e si possano sociali legate al cinema piu’ che del cartellone sprecare milioni di euro per far fare ad altri quello che il Ministero della Cultura potrebbe e dovrebbe fare da solo con le proprie risorse umane e finanziarie? UB: mi pare di poter dire che siamo tornati al tuo argomento iniziale: gli obiettivi di questa legge non sono l’audiovisivo e il cinema, dei falsi scopi, ma avere tanti soldi e la possibilità di distribuirli, senza le limitazioni imposte da una norma superiore ma secondo regole-ikea che mi faccio da me, attraverso un fondo e un bancomat non affidato a funzionari pubblici reclutati per concorso ma a società dipen- denti dal governo che utilizzano personale reclutato ad hoc. AF: è esattamente così. UB: senti, Antonio, si è fatto tardi. Dobbiamo anco- ra affrontare tantissimi argomenti: i decreti attuati- vi e come sono stati elaborati, la promozione, il pia- no sulla digitalizzazione, il piano straordinario per l’esercizio, il piano per le cineteche, il 3% per il poten- ziamento delle competenze cinematografiche dei giovani, il decreto sulle quote, la riforma della revi- sione cinematografica. Vorrei anche parlare con te e degli aspetti commerciali. Oggi il sistema ci- mondiale contengono l’impulso che proviene di un argomento praticamente tabù: il personale di- nema messicano sta vivendo un momento in- dai tanti paesi che rendono sempre vivo il ruo- rigente e non dirigente della Direzione Audiovisivo e teressante che coinvolge diversi soggetti, as- lo cosciente e critico del pubblico organizzato. Cinema che dovrà dare concreta applicazione alla sociazionismo e scuola in primo luogo, sia Su questi temi, grazie alla FICC, l’Italia in que- legge e dell’organizzazione della Direzione stessa. nello sviluppo e nello studio del linguaggio au- sti settantanni di vita e’ certamente tra i paesi Che ne dici se sospendiamo e riprendiamo più tardi. diovisivo che in quello dell’autoformazione del piu’ attivi e importanti, questa pubblicazione pubblico presente nel movimento cinematogra- ne e’ un concreto riconoscimento. AF: va bene. fico. Gli orizzonti del movimento cineclubista Gabo Rodriguez Ugo Baistrocchi (Rappresentante dei lavoratori Mibact-DGCinema)

L’intervista-dialogo sulla legge cinema n. 47 prosegue sul numero di dicembre

La Legge 14 novembre 2016, n. 220, recante Disciplina del cinema e dell’audiovisivo “tanto attesa”, sta suscitando in molti di noi per- plessità e timori che i tanti spunti dell’imma- ginaria intervista, a nostro parere, riescono DdC efficacemente a sviluppare. FICC IFFS 1947 - 2017 | 70 anni in circolo 9 n. 55 Visita alla città di Volgogrado Circoli del Cinema e Cultura nella gloriosa Stalingrado Dalla nostra inviata a Mosca Irene Muscarà, attrice

La città di Volgogra- studenti con lei sem- do in Russia si trova pre piena di attenzio- lungo le rive del fiu- ni nei loro confronti, me Volga. Ha circa insomma un punto di un milione di abitan- riferimento fonda- ti e un aspetto acco- mentale per tutti lo- gliente e vivace. Se ro. E’ lei che mi ha ac- non la conoscete con il colto in modo gioviale nome di Volgogrado, e deciso, spiegandomi la ricorderete sicura- il senso di questo im- mente con il vecchio pegno, “Il circolo del ci- Irene Muscarà nome di Stalingrado. nema ha una funzione Proprio qui, durante molto importante nella la seconda guerra mondiale fu combattuta nostra città, perché ha il quella cruenta e decisiva battaglia che se- compito di diffondere e gnò la ritirata e la prima grande sconfitta di distribuire i film di della Germania nazista. Durante la seconda Foto di gruppo del circolo del cinema universitario di Volgogrado autore e di qualità e di settimana di Ottobre si è svolto qui un festi- aprirci al mondo. Sono val dedicato al cinema e alla cultura italia- presidente del circolo del cinema, nonché iniziatrice di diversi progetti legati al cinema, na, a cui sono stata invitata per alcuni giorni docente di storia del cinema all’Istituto Vgi- tra cui il festival intitolato ‘Cinema senza confini in qualità di attrice e… anche di italiana. Que- ik dell’Università d’Arte e Cultura di Volgo- a Volgogrado’. Ma ci tiene a precisare e sotto- sto festival è stato promosso e organizzato grado. Galina Zhdankina è una insegnante lineare, “Senza l’aiuto dei giovani studenti che soprattutto grazie all’impegno del circolo di vecchio stampo. E’ colta e piena di ener- costituiscono l’anima viva, l’ossatura e la parte del cinema dell’Università di Volgogrado, gie. Una grande attrazione per i suoi organizzativa del circolo del cinema, la realizza- che raccoglie tanti studenti ap- zione di questi eventi sarebbe im- passionati di cinema. In questa possibile. Non è un caso che molti città sono stata invitata per re- dei giovani membri dei circoli del citare in particolare un mio mo- cinema presenti in città, dopo gli nologo teatrale, Gate A33, già co- studi scelgano attività e professioni nosciuto e apprezzato in altre artistiche”. E’ stata per me un’e- diverse manifestazioni e che nel sperienza indimenticabile che 2016, allo United Solo Festival di mi ha tanto arricchito e fatto New York, ha perfino avuto il incontrare una realtà sociale primo premio quale migliore in- bella e viva. In un altro tempo terpretazione. E’ un testo di una sembra impossibile immagina- semplice storia di un’anziana si- re questa città costretta in un gnora russa, bloccata all’aero- campo di battaglia e di morti, porto Kennedy di New York per- con milioni di soldati opporsi ché il suo volo è in forte ritardo. con coraggio e forte sacrificio , In attesa dell’aereo che la riporti casa per casa, contro l’invasio- a Mosca dopo tantissimo tempo ne e la disumanità dell’esercito vissuto all’estero, lei ha modo di nazista imperante in Europa. riflettere sulla sua città di cui ha Irene Muscarà e Galina Zhdankina responsabile del circolo del cinema universitario di Sono stata e sono tornata da solo un vaghissimo ricordo. So- Volgogrado Volgogrado con il cuore pieno lo alla fine si scoprirà la ragione di calore e di speranza. Il teatro, vera del viaggio della nostra il cinema e i circoli che lo pro- eroina. Un testo che mi è piaciu- muovono, la cultura in generale to scrivere sulla base di racconti hanno un grande valore per reali di immigrati russi. (ht- tutta Volgogrado. Ho visto così tps://www.youtube.com/wa- con i miei occhi come la cultura tch?v=xbtfCbNfKoc).Ho recita- abbia un posto fondamentale to questo monologo con vera nella vita e nelle speranze dei passione per il pubblico degli tanti ragazzi e giovani che aspi- studenti presenti e per i soci del rano ad un mondo migliore. Un circolo del cinema di Volgogra- mondo tranquillo e pacifico co- do. Sono rimasta colpita dall’at- me il fiume che attraversa la tenzione e dall’alto livello cultu- città che troppi orrori ha già rale di questi ragazzi, dalla loro dovuto subire e assistere. vivacità intellettuale e dal forte interesse nei confronti della cultura italiana. Ho incontrato in questo mio viaggio la professores- Irene Muscarà davanti alla statua ‘Madre Russia’, simbolo della resistenza al nazismo Irene Muscarà sa Galina Zhdankina, fondatrice e della battaglia di Stalingrado tra l’estate del 1942 e il 2 febbraio 1943 10 [email protected] Resoconto dell’incontro svoltosi a Santa Fe dei circoli iberoamericani Incontro dei Circoli del Cinema Iberoamericani A Santa Fe, in Argentina, si è svolto dal 4 all’8 ottobre il VII incontro delle delegazioni dei Circoli del Cinema Iberoamericani Erano presenti all’im- e giovani in modo da mettere insieme un pro- Infine, nell’ultimo giorno dei lavori, questi portante appuntamen- gramma da diffondere attraverso la rete di- obiettivi generali hanno portato i delegati a to dei circoli del cinema stributiva della IFFS, la CINESUD. Un altro elaborare e sottoscriverne l’impegno in un do- a Santa Fe, Cristina obiettivo che si affianca al precedente è quello cumento articolato in 7 punti, definito la Car- Marchese (Argentina), di preparare un programma di proposte cine- ta di Santa Fe. Mauricio F. Gómez (Ar- matografiche sempre realizzate da giovani da gentina), Claudino de proporre nel prossimo festival del cinema di (stralcio del verbale della relazione di Julio Lamaña, tra- Jesus (Brasil), Fernan- Santa Fe. E ancora, risulta ugualmente priori- duzione di Marco Asunis) do Henríquez (Uru- taria l’idea di realizzare una pubblicazione Julio Lamaña guay), Marcela Aguilar(Colom- La carta di Santa Fe bia), Joao Paulo Macedo (Portugal), Láz- Nella città di Santa Fe (Argentina) si è svol- aro Alderete (Cuba), Julio Lamaña (Cata- ta la VII Riunione dei Cineclub Iberoame- lunya), collegati in audiovideo con ricani (EIAC), nell’ambito della rassegna Gabriel Rodríguez (México), Laura Go- del Festival cinematografico di Santa Fe, doy (Ecuador) e Elizabeth Carrasco (Boli- realizzato tra il 4 e il 7 di ottobre del 2017. I via). L’incontro è servito per mettere a delegati presenti del movimento associa- punto lo stato del cineclubismo nei sin- zionistico cinematografico Ibero-America- goli paesi e per esaminare, in relazione no, al fine di riconoscere e rilanciare il ruo- a progetti da realizzarsi con la IFFS – lo dei circoli del cinema come associazioni International Federation of Film Societies, civili non profit quali enti di formazione del idee utili a costruire una solida Rete dei pubblico, concordano di: circoli del cinema Iberoamericani tesa a sviluppare iniziative comuni sul tema 1. promuovere la creazione di una rete del rapporto tra cinema e formazione. Il VII EIAC incontro iberoamericano dei cineclubs, si è svolto al Iberoamericana principalmente per La riunione ha fatto emergere quanto la Festival di Santa Fe - Argentina (foto di Julio Lamaña) lavorare per la formazione di nuovi crisi istituzionale ed economica di al- pubblici (soprattutto di bambini e cuni paesi stia in generale condizio- giovani), per promuovere l’incontro di nando l’organizzazione delle attività autori cinematografici impegnati nella dei Cineclub. Sebbene in alcune realtà cultura audiovisiva tra i paesi dell’America lo stato di salute dell’associazionismo latina; culturale cinematografico continui ad 2. incoraggiare i rapporti con i ministeri e essere eccellente, come lo è a Cuba con le istituzioni culturali e dell’istruzione, per il consolidamento del Premio Don Chi- lavorare nella formazione del pubblico sciotte presente nel Festival del Cinema cinematografico, attraverso le scuole e dell’Avana, o in Brasile dove è program- all’interno delle comunità dei nostri paesi; mata un’Assemblea straordinaria del 3. sostenere la continuità dell’apporto Consiglio Nazionale dei Cineclub per il pubblico al Festival di Santa Fe, sia per i loro rilancio. Il tema della ripresa com- contenuti cinematografici che esso plessiva appare cosa necessaria, in con- propone e sia per l’opportunità che offre Da sx: Julio Lamaña (Catalunya); Claudino de Jesus (Brasil), siderazione della stasi che si è venuta a della presenza di operatori del cinema e Cristina Marchese (Argentina), Marcela Aguilar (Colombia), determinare dopo l’incontro avvenuto del movimento cinematografico; Fernando Henríquez (Uruguay), Lázaro Alderete (Cuba), Joao nel 2015 ad Ostia (Italia), che ha portato 4. rafforzare i contatti con istituzioni Paulo Macedo (Portugal) (foto autoscatto di Julio Lamaña) ad uno stato di crisi interna. Da ciò cinematografiche, distributori, editori, l’impegno a lavorare nei prossimi mesi scuole di cinema e accademie cinemato- per una strategia che superi e risolva grafiche nazionali, per metterle in una difficile situazione. Molto utile e relazione con il lavoro cinematografico positivo è stato lo scambio delle singole internazionale; esperienze nazionali che i diversi dele- 5. organizzare e promuovere l’utilizzo gati hanno rappresentato, in particola- delle Videoteche nelle comunità, in re quello incentrato sul lavoro nelle funzione dell’educazione all’audiovisivo e scuole, sul tipo di sostegno delle istitu- all’inclusione sociale; zioni pubbliche, sulle differenze esi- 6. preparare una raccolta di cortometraggi stenti tra le realtà urbane e quelle rurali realizzata da bambini e giovani, da e sull’importanza della formazione cri- proporre ai circoli del cinema Iberoameri- tica del pubblico dei bambini nell’im- Riunione di lavoro del VII incontro iberoamericano dei cineclubs cani attraverso la piattaforma distributiva patto con i mezzi di comunicazione di (foto di Julio Lamaña) dei cineclub Cinesud, Cinema del sud; massa. Dal confronto è emersa ancora 7. diffondere il Don Quijote Awards l’esigenza di realizzare alcune proposte per l’im- specifica che inglobi le diverse esperienze sulla dell’International Cineclubs (FICC) tra i mediato futuro, quali quelle di raccogliere docu- metodologia dell’organizzazione del lavoro cinema e i Festival Ibero-Americani. mentazione audiovisiva realizzata da bambini nell’ambito del rapporto cinema e istruzione.

11 n. 55

Rassegne Pordenone, capitale del cinema muto L’annuale rassegna si è svolta al Teatro Verdi dal 30 settembre al 7 ottobre Silent movies. Cine- Christensen, che alla fine si rivela solo uno ma delle origini. Da 36 scherzo). E ancora dai film di viaggio sovieti- anni il cinema muto ci, con filmati di spedizioni etno-antropologi- ha fissato in Pordeno- che in luoghi remoti abitati da minoranze lin- ne (se si eccettua la guistiche e vari gruppi etnici (8), a film muti parentesi di Sacile) la giapponesi, ma distribuiti con colonna sono- sua capitale naziona- ra postsincronizzata (2), alla Grande Guerra le, addirittura mon- (15 opere, soprattutto sulle impressionanti diale, dove come in re- conseguenze del primo conflitto mondiale ligioso pellegrinaggio, sulle donne rimaste improvvisamente sole a Franco La Magna studiosi, storici, criti- causa della partenza dei mariti e padri, sui ci, conservatori di cineteche, restauratori o semplici cinephiles provenienti da ogni parte del pianeta giungono, come in pellegrinaggio, a quello che hanno appassionatamente defi- nito “il festival più bello del mondo”. Nato nel 1982 (con le proiezioni di una collezione di film di Max Linder) e diretto fino all’89 dallo storico Davide Turconi, eponimo degli storici del cinema (dallo scorso anno, dopo il quasi ventennio dell’inglese David Robinson, la di- rezione artistica è stata affidata al critico di “Variety” Jay Weissberg) il Festival - o come oggi è conosciuto le “Giornate del Cinema Muto di Pordenone” - riafferma ad ogni tor- nata la cruciale importanza assunta per la co- “Carmen” (1918) di Ernst Lubitsch, con Pola Negri www.giornatedelcinemamuto.it noscenza del cinema muto mondiale. Un pro- bambini denutriti e i soldati vittime di shock di un progetto triennale (“Luca Comerio 3”), gramma sontuoso, a tratti perfino cavillosamente da bombardamento…); fino a giungere alle passando da filmati sulla guerra coloniale del filologico, che dal 30 settembre al 7 ottobre ha “Origini del Western” (13 film, terza parte di 1912, alle prime adunate dei fascisti, al famoso incollato i sempre più numerosi aficionados un programma dedicato quest’anno ai we- carnevale di Nizza, ecc…; mentre dell’altro (anche giovani) alle poltrone del Teatro Verdi, stern europei sulla “mania del selvaggio West grande documentarista Roberto Omegna è passando dai sette film della prima parte di - si legge nel ricco, prezioso e meticoloso cata- passata una antologia di filmati neuropatolo- una retrospettiva scandinava (opere svedesi, logo - che furoreggiò specialmente in Francia, gici (sezione “Riscoperte e Restauri”). Cinque danesi, finlandesi e norvegesi) - sulla scia dei dove Gaumont divenne il produttore più im- programmi hanno mostrato la sezione “Nasty maestri Victor Sjostrom e Mauritz Stiller (ti- portante quando ingaggiò l’attore-sceneggia- women”, le irrefrenabili signore spregiudicate toli di punta La fidanzata di Glomdal, 1926, di tore-regista Joe Hamman…”). Tre le opere della commedia americana degli anni 10,Léont- Carl Theodor Dreyer, esempio classico di film scelte per omaggiare la polacca Barbara Apo- ine, Rosalie, Cunégonde, Lea, Bridgete… L’e- rurale norvegese, e il cupo ed opprimente La lonia Chałupiec (in arte Pola Negri), stella di spressione “nasty women” nasce dallo sprege- prova del fuoco, 1922, di Sjostrom), rassegna te- prima grandezza del firmamento hollywoo- vole fiotto di rabbia di Trump avverso Hillary sa tuttavia ad una rivalutazione di opere diano qui agli inizi d’una strepitosa carriera: Clinton durante la campagna elettorale (“such “dell’età dell’oro” rimaste però in ombra - a Mania (“Il calvario di un’anima”, 1918) regia di a nasty woman”, ossia “che donna odiosa”) quelli della Cineteca Italiana (tra cui Il Fiacre Eugen Illés, tragica ascesa sociale di un’opera- che da allora è diventato un hashatg virale su n.13, 1917, di Alberto Capozzi e Gero Zambuto, ia; Der Gelbe Schein (“La tessera gialla”, 1918) di Twitter, vero e proprio simbolo di rivendica- Victor Janson e Eugene Illés e infine l’atteso zione femminista. Tra domestiche, donne in- Carmen (1918) di Ernst Lubitsch, l’ormai cele- capaci di cucinare, ecc…ne succedono di tutti berrima vicenda della sensuale sigaraia di Si- i colori. Spiccano in “Canone rivisitato/The viglia, dove l’attrice-ballerina ha modo di ma- canon revisited” (8) due film di “matrice sici- nifestare tutto il suo fascino fatale, fino alla liana”, L’emigrante (1915) e Il fauno (1917), funesta conclusione. Del grande regista-do- quest’ultimo a cent’anni dalla realizzazione, cumentarista e produttore cinematografico entrambi dell’eclettico regista-sceneggiatore milanese Luca Comerio le “Giornate” hanno e soggettista messinese, di famiglia aristocra- poi proiettato ben 15 documentari, terza parte tica, Alfredo Giovanni Leopoldo Rodriguez (in arte Febo Mari). Mari vanta il primato d’esse- re stato il solo metteur en scène a dirigere Eleo- nora Duse in Cenere (1916), unica interpreta- zione cinematografica della grande attrice teatrale italiana, mentre emergono tra le sue “Il Fiacre n. 13” (1917) regia di Alberto Capozzi (nella più note apparizioni cinematograficheIl fuoco foto) e Gero Zambuto (1915, suo il soggetto e la sceneggiatura, che godè d’uno strepitoso successo di pubblico e dalla trama vertiginosa imbevuta di clamoro- fece assurgere la siciliana Pina Menichelli si colpi di scena; lo sperimentale Schatten: Eine nell’empireo delle grandi dive) e Tigre reale Nachtliche Halluzinazion, 1923, di Artur Robi- (1916), tratto dall’omonimo romanzo di Gio- son, privo di didascalie; lo stravagante, tene- vanni Verga, ambedue diretti Giovanni Pa- broso, demoniaco Seven footprints to Satan (“La strone, regista del celeberrimo Cabiria, l’opera scala di Satana”, 1929) di Benjamin “Il Fauno” (1917) di Febo Mari segue a pag. successiva 12 [email protected]

segue da pag. precedente (“Il Fiacre n. 13”). Altro capolavoro, per più nota di tutto il cinema muto italiano). quanto poco riproposto e qui fortunata- Fotografato da Giuseppe Vitrotti, Il Fauno è mente ripreso, è il pacifista, antibellicista e interpretato da Nietta (Antonietta) Morde- umanissimo inglese Dawn (1928) di Herbert glia (“Fede”, già primattrice giovane della Wilcox “uno dei più controversi film degli compagnia Galli e della compagnia Di Lo- anni ‘20, storia dell’infermiera britannica renzo); il catanese Oreste Bilancia - che con Edith Cavell, fucilata dai tedeschi all’alba i suoi oltre cento film interpretati a partire del 12 ottobre 1915 a Bruxelles per aver alle-

Anna Fougez in “Fiore selvaggio” (1921) di Gustavo Serena dal 1914 e fino al 1944, è in assoluto l’attore “Il principe studente” (1927) di Ernst Lubitsch siciliano più presente nel cinema nazionale inaugurata il 26 febbraio 1977) ed oggi vanta ed europeo - veste i panni di “Astuzia”. Nella un patrimonio di circa 18mila titoli in pelli- stessa sezione ancora il celebre The Crow cola, conservati nell’Archivio Cinema di Ge- (“La folla”, 1928), capolavoro di King Vidor, mona, oltre a 30mila titoli in vari formati, proposto altresì dalle “Giornate” come even- ed una biblioteca specializzata ricca di oltre to di apertura/opening night/special events Louise Brooks 25mila volumi e centinaia di riviste. Duran- il 30 settembre, con esecuzione dal vivo te le “Giornate” è stato consegnato il premio dell’Orchestra San Marco di Pordenone, di- stito una rete di aiuti a favore dei soldati dei “Jean Mitry” (assegnato a personalità o isti- retta da Carl Davis. Ma, altresì, di grande paesi alleati” (dal Catalogo). Una grande le- tuzioni che si siano distinte per l’opera di interesse appaiono l’americano A fool there zione umanitaria, superbamente interpre- recupero e valorizzazione del patrimonio was (1915) di Frank Powel, protagonista la tata dall’attrice Sybil Thorndike, opera che cinematografico muto). Master Class musi- vamp Theda Bara, la donna-vampiro (da cui provocò una lunga questione diplomatica cale, “Collegium” (dialoghi in senso platoni- deriva il termine “vamp”), che riduce in ce- ed in Gran Bretagna venne proiettata (al co di esperti e studiosi con i collegians, gio- nere gli uomini da lei accostati ed “amati” e contrario del Belgio) in versione censurata, vani che vogliono avvicinarsi al cinema alle “Giornate” ripresentato (con due finali muto, i quali alla fine hanno scritto un bre- leggermente diversi) in versione originale ve saggio, il migliore dei quali ha ricevuto faticosamente riassemblata con la scioccan- un premio mentre gli altri sono pubblicati te scena dell’esecuzione. Due i film antibol- sul sito delle “Giornate”) e come sempre la scevichi e antisovietici di provenienza USA, possibilità di visitare lo spazio del Festival da sempre ossessionati dal “pericolo rosso”. (“FilmFair”) “dove si possono trovare me- “Cinema delle origini/Early Cinema”, con i morabilia, dvd, libri e gadget sul cinema e programmi “Victorian Cinema” e “Tableaux anche il merchandising ufficiale delle Gior- Vivants” e l’attesissima sezione “Riscoperte nate” al secondo piano del Teatro Verdi di e restauri” - dove sono stati proiettati, tra Pordenone (dove il Festival si svolge), han- gli altri, circa venti minuti dell’americano, no costituito ancora un non trascurabile ritrovato al Narodni Filmovy Archiv di Pra- surplus di “attrattive” offerto ai partecipan- ga, Now we are in the air (“Aviatori per forza”, ti, il cui numero cresce di anno in anno. En- 1927) di Frank R. Strayer, protagonista la ce- ti promotori (Ministero dei Beni e delle At- “La prova del fuoco” (1922) di Victor Sjostrom leberrima Louise Brooks (una delle dive più tività Culturali e del Turismo-Direzione amate e icona del cinema muto, allora all’a- Generale per il Cinema, Regione Autonoma il fantascientifico russo Aelita, regina di Mar- pice della carriera) - ha concluso il program- Friuli Venezia Giulia, Comune e Provincia te (1924) regia di Jakov Protazanov. Dunque, ma 2017 che il 7 ottobre ha proposto come di Pordenone, Camera di Commercio Indu- donne e ancora donne, senza esclusione evento di chiusura The student prince in old stria Artigianato e Agricoltura di Pordeno- delle italiane Anna Fougez (al secolo Maria Heidelberg (“Il principe studente”, 1927) di ne, Fondazione Friuli). Una vera e propria Annina Pappacena), la sciantosa per anto- Ernst Lubitsch, esecuzione dal vivo dell’Or- pletora di sostegni, sponsor privati e colla- nomasia, protagonista dell’unico film ritro- chestra San Marco di Pordenone diretta da borazioni, incapaci tuttavia di reggere fi- vato (e da lei stessa scritto), Fiore selvaggio Mark Fitz-Gerard. Omaggio a Buster Kea- nanziariamente un Festival che ha visto (1921) regia di Gustavo Serena, in cui appare ton con il film The butcher boy (1917). Ottime, progressivamente e pericolosamente ridur- nei panni di una pastorella di cui s’innamo- come sempre, le performaces pianistiche e re i contributi al punto da metterne a ri- ra un talentuoso musicista e con il quale an- dei vari musicisti che hanno superato la ter- schio perfino la sopravvivenza, nella quasi drà a vivere, divenendo una donna elegante ribilità dell’immagine muta con composi- totale indifferenza di quelle stesse istitu- e raffinata. Ma l’intromissione dei bigotti zioni originali, decuplicando con l’indi- zioni che apparentemente ne difendono la genitori del compositore presto distruggerà spensabile supporto sonoro l’emotività e la conservazione. l’idillio…Non sono mancati anche film con commozione umana (ed estetica). Le “Gior- le altre dive nazionali: Leda Gys interprete nate” sono organizzate dalla Cineteca del di Trappola (1922) di Eugenio Perego (nella Friuli (diretta da Livio Jacob) che quest’anno sezione “Cineteca Italiana”) e Gigetta Morano festeggia i quarant’anni di attività (è stata Franco La Magna 13 n. 55 Cinema e marchette The Iron Lady, di Phyllida Lloyd (2011): quando il cinema si fa lacchè, quando la settima arte si fa cortigiana, e si prostra Prostituíre, da prostiùere, (lat.), per similitudine con prostàre, esporre per farne traffico, da pro, avanti e stitùere o statúere, porre, mettere, ma anche stare fermo, immobile, lasciando che gli altri facciano mal uso; (fig.) abbassare, avvilire;

Postríbolo, da prostíbulum, (lat.), da prostàre, essere esposto, messo in vendita sul pubblico mercato, da pro, avanti e stíbulum o stàbulum, star fermo immobile, stàbilis, essere stabile, stàbulum, taverna, o anche nel significato di bordello, luogo di prostituzione, lupanare, dove d’abitudine, le meretrici di basso stato, donne di strada, si direbbe oggi, sedevano sull’uscio dei fornici, in mostra per attrarre clienti, cosicchè venivano chiamate anche pro-stibulae.

Perché, se uno vende la sua bellezza per denaro a chiunque la desidera, lo chiamano prostituto […] e analogamente quelli che vendono per denaro la sapienza a chiunque, vengono chiamati […] prostituti. (Senofonte, Memorabili, I, 6, 132)

Facciamola finita, venite tutti avanti/nuovi protagonisti, politici rampanti,/venite portaborse, ruffiani e mezze calze,/feroci conduttori di trasmissioni false,/ che avete spesso fatto del qualunquismo un arte/coraggio liberisti, buttate giù le carte/tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese/in questo benedetto, assurdo bel paese./ (Francesco Guccini, Cirano, In D’amore, di Morte e di altre sciocchezze, 1996, Emi Music)

È triste, veramente tri- educativo-politica, in senso etimologicamen- reso al cinema, un pessimo servizio reso alla ste quando una gran- te forte, delle performances di un arista con- verità storica e alla crescita della coscienza dissima attrice come sapevole del proprio ruolo e della funzione politica, alla quale questo genere di cinema Meryl Streep, presta la dell’arte nel mondo, non risultano agli atti, deve guardare, se vuole davvero educare al ve- sua immagine, la sua per la regista, lavori cinematografici che pos- ro (umano) e al giusto (umano), attraverso la immensa bravura in- sano entrare anche solo nel novero dei film sinestesia dei suoi racconti. In questo senso, terpretativa per porta- decenti di evasione, quelli che per pura dispe- se non vogliamo parlare del sesso degli angeli, re sulla schermo una razione, quando il mondo esterno sembra ab- in altre parole, se siamo sinceramente inte- delle più spietate idea- bia deciso in blocco di abbandonarci, guardia- ressati alla giustizia sociale e non solo agli trici, fautrici ed esecu- mo, mezzo affogati nel divano di casa. Tanto scintillanti lampadari dei diritti civili, biso- Antonio Loru trici di politiche sfrenata- per sapere di chi e di che cosa stiamo parlan- gnerà pur dire che in arte, così come in politi- mente liberistiche, che al do, il film Mamma mia, è considerato, dagli ca, non tutto quello che le donne fanno è buo- contrario del suo illustre e antico connazionale esperti del nulla cinematografico, il suo lavoro no, esatto, vero! Se vogliamo buttarla in Robin Hood, lei invece ha rubato lo Stato socia- artisticamente meglio riuscito. Sti capperi sot- politica, per esempio, e parlare senza ipocri- le ai poveri per migliorare la qualità del cavia- to sale, direbbero a Roma!! Un cattivo servizio sia, falsi pudori, appiattimenti sul politica- le e dello champagne ai ricchi e smidol- mente corretto, dobbiamo affermare con lati lord delle finanza e dell’economia forza che la politica, che vuole cambiare della rendita d’impresa inglese; contem- davvero le cose, è lampante che invece poraneamente a un attore di mezza tac- dev’essere assolutamente scorretta e an- ca americano, il cow boy Ronald Rea- tagonista di quei valori egemoni che gan, che negli USA separava le vacche consentono il dominio del reale sul desi- grasse a vantaggio dei capitalisti ameri- derio dell’impossibile, cioè di un mondo cani, al resto, ai peones, per la delizia dei diverso, di una società immaginata a so- cultori dell’italiano àulico ai peoni, solo miglianza dei diritti della stragrande vacche magrissime, smunte, malate. maggioranza degli appartenenti ai po- Ancora più triste è che il cinema, la for- poli di tutto il mondo odierno, domina- ma d’arte più evoluta e caratteristica del to, anche grazie a questi racconti oppia- ‘900, si degradi a veicolo di pessima ide- cei, dal liberismo, oramai Bestia Trionfante ologia d’accatto, a fabbrica di falsi stori- in lungo e in largo il globo terracqueo. Se ci, utili a rendere nelle menti ottenebra- cominciamo a ragionare senza il pregiu- te degli uomini d’oggi, il liberismo dizio delle buone intenzioni dei radical clerico-bancario, qualcosa di naturale, chic, che per dare un tocco di vuota bel- inevitabile e financo immodificabile, lezza estetica sono posti dal potere a ca- così da presentarlo ai popoli del mondo, po di istituzioni ed enti privi in effetti di bovinizzati dal racconto del grande ap- qualsiasi potere politico reale, quel potere parato tecnico massmediologico di di- cioè che agisce sullo stato presente, strazione di massa, distruttore dei pochi sgombrando il campo dalle condizioni neuroni cerebrali rimasti ad abitare le che impediscono un reale progresso per grandi praterie semidesertiche di enti le classi lavoratrici e per quell’enorme intelligenti delle teche craniche, quale esercito che sempre più a livello mondia- unico e inevitabile sistema di vita, indi- le va ingrossando le sue file, quello che viduale e di gruppo, civile e soprattutto un tempo si chiamava sottoproletariato, sociale. Ora, se Meryl Streep si concede promuovendo al loro posto, e stabiliz- ogni tanto, (forse un po troppo spesso) zando, politiche concrete di aiuto agli alle lusinghe del botteghino incurante ultimi, perché prima possibile possano della qualità artistica e dell’importanza segue a pag. successiva 14 [email protected] segue da pag. precedente Lirica allinearsi, se non loro i loro figli, (ma meglio loro, perché di rimando in rimando si rischia di assuefarsi al tranquillante del gradualismo), sul- Il pirata di Vincenzo Bellini la linea di partenza, per concorrere a quella grande gara, (che il comunismo non annulla, è Torna alla Scala di Milano. Mancava dal 1958. Farà parte del una balla, la esalta invece), che culmina nel ri- cartellone 2017/18 conoscimento e nel premio al merito; ma il merito non sarà una medaglia o un gran pacco La prima sarà il 29 giu- questo repertorio. Come già riportato, la regia di denaro ai singoli, ma una società più vivibile gno 2018, di seguito è affidata a Christof Loy, al suo debutto alla per tutti; allora anche le quote rosa, le preferen- sono poi previste altre Scala, uno dei registi più interessanti della ze femminili semplici o doppie, appariranno sette repliche, l’ultima scena europea, che ha dato un contributo fon- non solo inutili, ma anche offensive, in primis il 19 luglio. Direttore damentale alla rivalutazione del repertorio per quelle donne, che davvero emancipate, vi sarà Riccardo Frizza belcantistico anche dal punto di vista dram- vedranno solo il penoso tentativo di coinvolge- con la regia di Cristof maturgico. Famose in particolare le sue regie re il loro genere nella responsabilità di questa Loy e i costumi di Ur- delle opere “Tudor” di Donizetti. Oltre alla sciagurata politica liberista che sta rendendo, sula Renzenbrink. Tor- Yoncheva fanno parte del cast Piero Pretti forse per la prima volta nella storia, uomini, na pertanto il Orazio Leotta donne, bambini, insomma tutti, dalla nascita belcanto belli- fino alla morte, schiavi, marionétte del grande niano al Teatro e unico potere clerico-bancario mondiale. Che alla Scala di Milano dopo anni di assen- tante porcate antipopolari, negli ultimi trent’an- za. Riscoprire il belcanto, tassello fon- ni, nel mondo e in Italia, portino la firma di don- dante e non abbastanza rappresentato ne, in politica così come nell’imprenditoria, della nostra tradizione, significa trova- nei partiti politici così come nei sindacati, è re voci che possano restituirne l’incan- ormai consegnato ai libri di storia, (Margareth to e la sfida e direttori che ne conosca- Hilda Thatcher, nata Roberts, è in questo sen- no i segreti. “Il pirata” è l’opera con cui so il paradigma universale dei danni che in po- il ventiseienne catanese Vincenzo Bel- litica una donna può fare quanto e meglio di lini, chiamato da Domenico Barbaja, Sonya Yoncheva un uomo). Chi se ne frega se a sbattercele in debuttò alla Scala nel 1827, inauguran- saccoccia queste nefandezze è un brutale ma- do un felice sodalizio artistico con il librettista (Gualtiero, tenore) e Nicola Alaimo (Ernesto, schione o una graziosa, elegante e distinta si- Felice Romani. Opera fondamentale nella dif- baritono). Quanto alla trama, l’azione si svol- gnorina, botticelliana nel sembiante ma’ don- fusione sulle scene italiane di una nuova tem- ge in Sicilia, nel Castello di Caldora e nelle sue na spietata, decisa a portare a compimento il perie romantica, tradotta in scena da tempe- vicinanze: il duca Ernesto di Caldora, potente proprio proponimento politico, incurante del- ste, naufragi e da una grande scena di pazzia signore siciliano, ama Imogene, che è inna- le lacrime e del sangue che per questo deve il per la protagonista. L’ultima apparizione morata di Gualtiero. Perciò si vendica del riva- popolo versare, o una sciattona condannata al dell’opera alla Scala risale al 1958, con la dire- le, fa trionfare il partito degli angioini, avver- nubilato perpetuo che magari si vendica, in- zione di Antonino Votto e Maria Callas che se- so a Gualtiero, e lo fa esiliare in Aragona. consapevolmente, di questo suo status ontoe- gnava una delle tappe più leggendarie della Gualtiero arma una squadra di pirati e per sistenziale, sul resto del genere umano, pro- sua carriera. Oggi la proibitiva parte di Imo- dieci anni fa la guerra agli angioini, sperando muovendo, licenziando, emanando leggi, gene è affidata a Sonya Yoncheva, che dopo il un giorno di poter rivedere e riconquistare decreti, provvedimenti, ordinanze che assimi- trionfo in Norma a Londra con Antonio Pappa- Imogene. In un decisivo scontro con Carlo lano la pensione all’orizzonte che si sposta nel no è il soprano più accreditato nel mondo in d’Angiò, la flotta dei pirati è sgominata, tran- tempo col trascorrere degli anni del lavorato- re, (che sempre più spesso rischia di non rag- giunge in vita il traguardo, o di godere per pochis- simi anni di un meritato riposo dignitosamente pagato, da costui strapagato con oltre quaran- ta [40!] anni di lavoro, e non dell’ETERNO RI- POSO, donato dal Signore DOMINEDEO), e deve anche sorbirsi le lacrime in mondovisio- ne di chi questa situazione l’ha ideato, firmata, licenziata! Credo che tanti di noi hanno perso- nalmente conosciuto persone per bene, che dopo il lavoro di una vita, di fronte alla vergo- Maria Callas gna di vedersi scippare la casa ipotecata dalle banca per poche migliaia di euri che non è riu- ne la nave di Gualtiero, che fa naufragio nei scito a pagare, si sono appesi a una corda, o pressi di Caldora. Il pirata rivede Imogene e fatti saltare il cervello sparandosi in testa. Il ci- l’accusa d’averlo tradito e d’aver sposato il suo nema che è stato, particolarmente dal Secondo rivale. Le chiede di fuggire con lui, ma la don- Dopoguerra fino agli Anni Settanta, il più po- na rifiuta, perché, ora che è madre e sposa il polare e diffuso strumento di elevazione spiri- suo posto è quello di stare accanto al marito. tuale delle coscienze operaie, contadine, studen- Ernesto, avvisato del naufragio, trova il rivale tesche, della vera emancipazione femminile, e lo sfida a duello, ma resta ucciso. Gualtiero è non deve essere sfacciatamente offeso da fil- condannato a morte ma, nonostante l’insur- macci come The Iron Lady, di Phyllida Lloyd. rezione dei pirati intervenuti per liberare il lo- ro comandante, si precipita in un burrone dall’alto di un ponte. Antonio Loru Spartito de “Il Pirata” (1826) di Vincenzo Bellini Orazio Leotta 15 n. 55 Aspettando la Festa del cinema di Roma Quest’autunno la SQ ad un bambino? Tornando al Festival di Ro- Libri che diventano film (Spettatrice Qualun- ma, andrà molto volentieri a vedere Una que- que) é più confusa del stione privata dei Taviani. Ha grandi attese sul- solito. Ancora non si è la trasposizione del bel romanzo, che molti ripresa dall’indigestio- definiscono un capolavoro; difficile che i Ta- ne di film visti a Vene- viani rovinino il racconto. Hanno sempre zia e già sente parlare trattato con cura e sensibilità le opere lettera- della Festa del cinema rie ispiratrici di molti loro film. Senza citarne di Roma. Nell’ultimo la ricca filmografia (come potrebbe farlo una Spettatrice Qualunque mese ha commesso un SQ, rischierebbe incursioni smascherabilissi- peccato mortale, non è me su wikipedia o al massimo su qualche bi- andata a vedere Blade Runner 2049. Poi ha gnamino di Mereghetti) La masseria delle allo- commesso un peccato da scomunica: ha com- dole l’ha colpita al cuore con l’atroce dramma prato il libro di Walter Siti Il Contagio per an- degli armeni narrato in modo mirabile. Poi dare a vedere, invece (inorridite suoi lettori, al posto di Blade Runner!!!!!), il film omonimo perso a Venezia. Dopo poche pagine, ha buttato il libro e ha deciso di non andare a vedere il film. C’è rimasta molto male per la delusio- ne di un libro che sfogliato in libreria aveva illusoriamente mostrato le sue parti migliori. Pagine di descrizione di borgate e dei loro abitanti comiche e commoventi allo stesso tempo. Il trai- ler del film mostrava un meraviglioso piano sequenza del palazzo dove sono ambientate le storie e una veloce pano- Il set in un condominio del Quarticciolo - Roma dove è stato girato ramica dei suoi abitanti. Ma poi il libro “Il contaggio” le è sembrato solo un susseguirsi mo- notono di penetrazioni anali e il carico da 90 andrà a vedere e, se le cose andranno così, tra l’ha aggiunto un suo amico confidandole che partigiani innamorati e morti americani ri- la visione dell’opera di Matteo Botrugno e Da- sentirà di nuovo l’attrazione fatale per Capi- niele Coluccini, se non fosse stato per le Gior- tan Mutanda e si rintanerà nelle proiezioni di nate degli autori, se la sarebbe volentieri rispar- Alice nella città. Ma la SQ da bambina era una miata. Con questo carico di peccati sulle persona seria e qui rischia di fare riflessioni spalle, la SQ, si è di nuovo trascinata in libre- non troppo superficiali. Infatti Ella si interro- ria e per entrare in sintonia con il Festival di ga su cosa sia più giusto per un adulto che vo- Roma, poiché le interessano sempre i film glia aiutare a far crescere dei ragazzi, formandoli tratti dai libri, ha deciso di leggere (è onesta, come persone serene e consapevoli. Spingere i non dice rileggere) Una questione privata di ragazzi verso l’autonomia anche a costo di ri- Beppe Fenoglio e Capitan Mutanda di Dav bellioni feroci e rischi drammatici o offrir loro Pilkey. La duplice, contemporanea, lettura il caldo del nido che dà forza e sicurezza an- l’ha un po’ disorientata. Per aiutarsi a scrivere che nel momento del volo? Dalle sinossi dei questo pezzo, ha guardato allora i film con film in programma per “Alice nella città” e da uscite prossime. A novembre ha trovato di alcune dichiarazioni ascoltate da Fabia Betti- nuovo Capitan Mutanda e La corazzata Po- ni e Gianluca Giannelli, curatori della sezione, temkin. La corazzata Potemkin che lei, come tut- sembra che “la fame di estremo che caratterizza ti (ok, come molti, la SQ chiede scusa ai CP-Ci- l’adolescenza” sia le fil rouge teso verso l’eman- nefili Puri) ricorda grazie a Paolo Villaggio cipazione a tutti i costi ma c’è una storia che quando faceva urlare a Fantozzi: “La Corazza- sembra protendere verso il nido. Un nido ta Kotiomkim è una cagata pazzesca” e non molto poco tranquillo, ma costruito in modo per Sergej M. Ejzenstejn. Ha capito così che tale e con tale forza da una madre tossica da Capitan Mutanda di David Soren sarà il film far sembrare l’infanzia di un bambino di sette sottendono funzioni educative: la SQ non sa cult dell’anno e già sta cercando di trovare anni, che vive in una casa dove le finestre sono quale messaggio trasmetterà quest’anno la una multisala dove proiettino i due film con- perennemente oscurate da lenzuola e dove le Festa di Roma. E, in fondo, il film premiato temporaneamente per andarci col nipotino. È persone con cui vive sono tossicodipendenti dal pubblico del 2016, Capitan Fantastic, da ovvio che al nipote farà vedere la Corazzata da eroina, la migliore del mondo (The best of all quale parte stava? Anticonformista senz’altro Potemkin mentre lei, emula dei CP che rive- worlds di Adrian Goinginger). Questo film che quel padre che teneva lontani i suoi figli dal dono più volte, volentieri, lo stesso film, an- la SQ spera proprio non deluda le sue aspetta- mondo delle mode e delle scelte tradizionali drà a rivedersi Capitan Mutanda giá visto al fe- tive le ricorda fortemente Room, la magia di ma quel bosco e quelle letture, in fondo non stival di Roma. D’altronde Capitan Mutanda una mamma che in una situazione orrenda erano un altro tipo di nido costruito da un “veloce come un elastico, potente come uno sciac- anziché trasmettere al figlio sensazioni clau- adulto per tenere lontane le sue creature dal quone, esplosivo come un petardo” le dicono è sta- strofobiche di una prigionia senza vie d’uscita mondo reale? La SQ, porca miseria, non an- to vietato in alcune scuole americane perché lo fa vivere in una fittizia-realtà di serena nor- dando al cinema nel mese di ottobre, è tornata ritenuto scorretto, con linguaggio volgare e malità: la stanza è il mondo, fuori il cosmo. ancora una volta in libreria, e, fidandosi incitante al teppismo, come, quindi, farlo vedere Quindi? I film per ragazzi, inutile negarlo segue a pag. successiva 16 [email protected]

segue da pag. precedente un’isola sperduta, Ester ha poco a che fare con la La bustina del Dott. Tzira Bella del fatto che un Ministro della cultura non vita mondana, e silenziosamente obbedisce ai possa che essere anche un bravo scrittore, ha suoi religiosi genitori. Xiaoyang è un bambi- Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario comprato l’ultima opera di Dario Franceschi- no di quinta elementare alla ricerca di un alle- della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes ato nella ribellione nei confronti del padre se- Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella vero. Guatemala, anni ‘80. Siamo durante i Estimatissimo Dottore Tzira Bella, Lei che è ma- giorni peggiori della guerra civile. Andrés ha 9 schio all’antica, lo sa che disgrazia grande sta per anni. La storia è incentrata su Luisa Palmeira, calare da in alto sui nostri figlioli maschi italiani? nata in Francia da immigrati portoghesi. Ah! non lo sa! Allora gli è e gli elo dico io: altro che Adrian, sette anni, vive con la madre Helga e il strage delli nocenti di Erode! Deus sin’dt campiri! suo compagno Gunter nella periferia della cit- tà di Salisburgo, un luogo tutto fuorché idillia- Panico nelle scuole co. La sedicenne Laura Chant vive con la ma- dre e il fratellino di quattro anni, Jacko, in un italiane! quartiere popolare ai margini della città terre- Apre il nuovo anno motata di Christchurch, in Nuova Zelanda. Wendy ha 28 anni. Ama ballare sulla note del scolastico e scatta l’obbligo suo iPod e fare maglioni per oggetti inanima- vagginnale per tutti! ti. Paryana, 11 anni, cresce sotto il governo del Taliban, nell’Afghanistan del 2001. E adesso la Il Ministero scrivendo la SQ è sempre più confusa, stanca di letture, circollare!! È venuto fuori: conferenze stampa, anticipazioni, ma com’è obbligo vagginnale per tut- finita, si chiede, in questo giro di gente che ti, invece dell’obbligo di fa- non può vivere senza andare al cinema, senza re il vaccinno, la pigotta, scaricare film, senza connettersi a Sky oa come si chiamava quando Netfilx? Chiedendosi ciò crolla addormentata che ieravammo piccolini e sogna un film che riassume così:Odessa 1905: noi grandi adesso! E sicco- a bordo dell’incrociatore Potemkin vi è un me che una circolare non la cambi neanche a bombe e Dott. Tzira Bella cari armati, l’unico figlio maschio che mia moglie ha fatto, dopo 9 femmine, (n o v e!!!) me lo operano a femmina!! N’di ammancare una fetti po fai una squadra de calciu, e sa mamma allennadora, ma- laittu su dimoniu!! E meno malle che mi chiamo di cognome Pilloni!! Ateru che Pilloni, mi dice l’i- dea di cambiare il cognome il mio della famiglia in Pillitu!!! Questa Sanitaria non ascolta ragioni: oramai la machina delle vagginnazioni è partita, per errore di battuta e non si può fermare: aviate pazienza! Ma io non ce la scendo, non la inghiot- to, ciara a mancai puru! Deu organnizzu un scio- pero, una manifestazioni, al grido: il penne di mio figlio è suo e mio, guai a chi cello tocca! Stoc- cada! Da quando le donne non vallevano a niente a quando adesso troppo! Piccioccheddus ragaz- zini, pancia a terra e mantenete a bastoni, (pode- rai a bastus, come diciamo noi), per non isperde- grave malessere. I marinai mal sop- re il sesso maschile dei maschietti! E i maestri, portano i soprusi del comandante ma cosa è che fanno!! Ne anno loro figli da vagginna- per fortuna arriva il Signor Grugno re? Eh! E is dottoris? Per bortire, sonno biettori trasformato in Capitan Mutanda che di coscenza, a crastare invece i figli maschi deli prende al volo il bambino della car- altri li crastano? Maschi di tutta Litaglia, se ‘nci rozzina che rotola per le scale ma che, avete le ali dove si deve, (diciamo così), volliamo inconsapevolmente, dopo aver inge- tutti a Roma, che gli è e gli elo facciamo vedere a rito il Super Succo, a causa di super- noi i pollittici, se ci devono fare a femminne tutti poteri gestiti male, si ritrova a Detroit i maschi piccolli! Ajo! Forza !! Ah? Ita esti? cinquant’anni fa, fra il 23 e il 27 luglio Mi scussi dotore, mia moglie coniuge, femmina 1967. Da lì riceve una telefonata che lo lei purre, mi istà dicendo una cosa dalla cucina: richiama Londra dove un fotografo di coossaaa? Ho leto malle io? Era iscritto obbligo di moda crede di aver visto (e fotografa- fare il vaccinno, maschietti e femminnuccie? Il ni: Disadorna. Conclusa la lettura, le è venuta to) un omicidio. A questo punto, miracolo, ar- vaccinno? La pigotta?! Allora i figli maschi non quindi un’idea di conversione al contrario, in- riva in soccorso Papa Francesco, sul pulmino celli fanno piu a femminna? E me lo dicci addes- vece che dal libro al film, dai film all’articolo ed volante guidato da Viggo Mortensen, accom- so che ho già speddito la letera al dotore, ita tiau- ha composto un collage degli incipit dei film pagnato da cinque ragazzi androidi di culture lu di nanta, … Dottore Tzira Bella cun patata? Mi in concorso “Alice nella città” intitolato: Cine Di- e mondi diversi, per nascondere tutti nel cuo- scussi dotore, come non iscritto! Ta bregungia, sadorno. Nel mondo crudele delle scuole me- re delle foreste del Nord America. The end. cessu, cessu! Itzega, arribbambida, istupida! Che die, Edwin vive in un costante stato d’ansia e alie- vergonia! nazione insieme al suo unico amico Flake su S.Q. Primo Unico Pilloni 17 n. 55 Captain Fantastic, una famiglia fuori schema Matt Ross, dopo aver lavorato come attore per 20 anni, arriva nel 2016 alla regia con Captain Fantastic , un film che racconta di una famiglia america- na che da 10 anni si e’ rifugiata a vivere in una foresta dell’Ore- Luisa Saba gon, chiudendosi in se stessa e rifiutando della società contempora- nea scuola, consumi, legami , impegni. Viggo Mortensen è Ben, capo della famiglia Cash, e la moglie Leslie (Trin Miller) allevano felice- mente i loro sei figli senza tv, senza elettrici- tà, senza cibo industriale, ma con tanto eser- cizio fisico, tanti libri, le utopie socialiste, la caccia e l’agricoltura biologica. La famiglia vi- ve di totale autosostentamento, alimentare, educativo, affettivo, simbolico: il contatto con la natura, i suoi ritmi, la ricerca di cibo, gene- rano difficoltà che temprano la squadra fami- liare, che vive di fatto come una piccola, com- patta setta religiosa. La morte della madre, ammalata di bipolarismo, porta il padre e i sei figli a lasciare la foresta e raggiungere la città critica radicale alla società dei consumi, che accesso ad un altrove trasfigurato che può es- dei nonni, dove la madre veniva curata. L’o- pure sembrano essere i temi più evidenti nella sere comunicato solo con la musica e la for- stilità dei nonni è fortissima, tanto che Frank scenografia scelta. La chiave, a mio parere, è la ma di abiti etnici, come i costumi degli india- Langella, il nonno, che rifiuta di vedere un ricerca e adesione ad una religiosità laica, al- ni nativi o dei figli dei fiori, adottati da Ben genero che ritiene responsabile della malattia le correnti di new age comparse negli anni 60 ed il suo clan. Capitan Fantastic rappresenta e della morte della figlia, chiede l’affidamento con i movimenti giovanili hyppies di cui il un bisogno profondo di sacralità, di forza vi- dei nipoti che ritiene abbiano bisogno e dirit- protagonista Ben sembra essere un rappre- tale, di spinta a ridare al mondo speranza e to di seguire una scuola regolare e di confron- sentante. Si tratta di una religiosità che dissa- senso, la necessità di riscattarsi da una razio- tarsi con il mondo concreto. nalità strumentale e da una vi- Inevitabilmente l’incontro con sione pragmatica della esi- la società dei “consumi“ mette stenza che ha creato un vuoto in luce la sostanziale differen- di valori e di senso. Negli ulti- za degli stili di vita e dei modi mi anni questa religiosità pa- di rapportarsi con la società: nica e questo bisogno di tra- severo, rigido, conformista ma scendenza ha lasciato il posto allo stesso tempo responsabile all’uso delle droghe, alle so- e concreto quello dei nonni e stanze euforizzanti, alla mani- dei parenti della famiglia, fra- polazione delle proprie espe- telli, sorelle, cognati, al contra- rienze personali, e sempre di rio creativo, irriverente, vellei- più ad un culto del corpo gio- tario ma anche profondo e vane e bello, che ha come san- solidale quello di Ben. Sinto- tuari le palestre, le beauty matico il confronto tra i cugi- farm, i prodotti biologici, il fa- ni di città, che frequentano già natismo per le diete, il cibo sa- le scuole secondarie ma non lutare e il culto dei masterchef. sanno dire cosa sia la Dichia- Matt Ross si ferma prima, la razione dei Diritti che sta alla sua ricerca di senso e di reli- base della Costituzione americana, mentre la cra e riconsacra il quotidiano con gesti che da giosità è propria della generazione post Wo- più piccola del clan, otto anni , oltre a cono- una parte simbolizzano la accusa di empietà odstock, e con questa generazione è destinata scerla a memoria ne dà una spiegazione com- alla famiglia e alla società tradizionale, dall’al- a estinguersi e morire: immaginiamo che i fi- pleta, esaltandone i valori politici e sociali. tra cercano la riconsacrazione delle emozioni gli di Ben Cash, a cominciare da quelli più Ancora interessante è vedere con che deter- collettive, nei riti del cibo, nei passaggi gene- grandi, vadano all’università e non seguano le minazione gioiosa e con quale unisono i figli razionali , nella trasmissione del testimone, orme del padre, pur amandolo profondamen- onorano la volontà della madre che desidera- nel culto di nuovi santi (Ciomsky!) nell’affra- te. Il direttore della fotografia è Stéphane va un funerale hyppy, da celebrare sotto la lu- tellamento nella cerimonia della morte, di Fontaine, il montaggio è di Joseph Krings e la na, in riva al lago, con canti propiziatori e ce- cui il funerale con falò è una mistica grandio- musica è di Alex Somers. Captain Fantastic, che neri da disperdere in forma prosaica ma sa rappresentazione. Si diffonde una sacrali- da un anno viene proiettato con grande suc- ...ecologica in una toilette, in modo che torni- tà non cristiana, una religiosità panica, ricca cesso, ha vinto il premio per la regia nella se- no anche esse alla natura! Tuttavia la chiave di scenografia, di luci e di suoni, con musiche zione: Un certain regard del festival di Cannes del film non sta tanto nella contrapposizione e canti che ricordano gli inni cattolici e prote- del 1916. radicale tra gli stili educativi e di vita, o nella stanti, con forme di divino che sono porte di Luisa Saba 18 [email protected] Un festival di bellezza per le piazze di Roma Ed ecco la I° edizione Un Pensiero Per Roma - Festival per le piazze contemporanee della città eterna Le piazze contempora- capitolina. Sono circa duecento opere uniche, elementi che compongono l’opera sono tutti nee delle nostre città senza costi pubblici grazie al mecenatismo di diseguali, come deve essere la pluralità delle non hanno una carat- aziende, che decorano luoghi di passaggio di espressioni. Colossea le vuol accogliere in una teristica, sono ridotte a migliaia di persone. Museo diffuso sono an- composizione a spirale, immagine del sapere parcheggi. Quali pro- che quello dei murali di Tor Marancia e la col- che avvolge, ma non rinchiude e non esclude. poste per renderle vivi- lezione di decine di opere, principalmente La struttura è formata da quarantaquattro bili e accoglienti? Lan- murales di autori di varie nazionalità, realiz- elementi in massello di ciliegio, indipendenti ciamo una campagna zata dal MURo, (Museo di Urban Art di Ro- e interamente smontabili, montati a castello. Antonio Bruni d’idee per inserire una ma), dal 2010 nel quartiere Quadraro. Perché Le giunture sono a incastro di spine, non in- scultura, moderna o non applicare questa formula anche alle piaz- collate. La lucidatura è trasparente. Può occu- classica (i magazzini dei musei ne pare dai sedici ai venti metri quadri, sono pieni) in ogni piazza. Si può or- con un diametro tra i quattro e i cin- ganizzare inoltre, intorno alla scul- que metri e un’altezza fino ai due tura, una pedana, con sedili e verde, metri e mezzo. Antonio Bruni realiz- per dare possibilità agli artisti di esi- za sculture di legno, reinterpretando birsi liberamente in un luogo pubbli- la funzione tradizionale del mobile. co deputato e organizzato e farne un L’opera si sviluppa dalla materia e centro d’incontro. “Sculture per le dalla sua bellezza intrinseca ed è co- piazze di Roma contemporanea” è il struita in maniera modulare intorno tema della prima edizione del festi- a questi elementi, senza tradire l’uso val d’idee Un Pensiero Per Roma dal 20 e la vivibilità dell’oggetto. Il mobile è al 27 ottobre 2017, nella Galleria Al- ripensato nella plasticità del suo as- berto Sordi, messa a disposizione da setto di particolari e d’insieme, sfi- Sorgente Group, con il patrocinio di dando la variabilità dei luoghi, degli Camera dei Deputati, MiBACT e del spazi e delle necessità. In prepara- Municipio Roma I Centro. Il festival, zione ci sono altri lavori ispirati alla ideato e diretto da Antonio Bruni, è città. Un pensiero per Roma è un festi- organizzato dall’associazione ON- val d’idee, un formato di partecipa- LUS, costituita da professionisti, ar- zione dei cittadini che potrebbe es- tisti e intellettuali, che ne garanti- Roma. Installazione temporanea della scultura libreria Colossea alla Galleria sere applicato ad altre città italiane. scono l‘autonomia e s’impegnano, a Alberto Sordi (foto di Maria Huguies) Tutti i giorni alle ore 19 si alternano seguito della manifestazione, a svi- interpretazioni di attori, musicisti e luppare le migliori mozioni e a sotto- autori, interventi di urbanisti, stori- porle all’attenzione dell’opinione ci dell’arte e comitati cittadini sul te- pubblica. Il festival sarà sviluppato ma dell’abbellimento urbano. Le se- in rete oltre la sua temporalità. Il co- zioni: Un’idea per piazza…? - Spazi per mitato è aperto: sono gradite e ne- la cultura. – Autori, interpreti e associa- cessarie nuove adesioni e la disponi- zioni per Roma moderna. bilità di volontari per organizzare l’evento. Il Festival non usufruisce di Antonio Bruni contributi pubblici, ma del sostegno degli iscritti. Che ambizioni ha Autore di programmi televisivi e già delegato quest’iniziativa? La decisione dell’in- Rai per i festival internazionali, ha pubblica- serimento di opere d’arte e di verde to poesie di attualità (UnoMattina e IL PO- organizzato in spazi pubblici, spetta POLO) e poemi in teatro con cinquanta inter- ovviamente ai Municipi e alle So- preti. Realizza sculture di legno, vrintendenze. Il festival vuol indivi- reinterpretando la funzione tradizionale del duare alcuni luoghi e suscitare idee. mobile. www.antoniobruni.it Per ogni piazza selezionata sarà or- ganizzato un comitato che formu- Installazione notturna (foto di Maria Huguies) Luogo Galleria Alberto Sordi, lato Piazza Co- lerà e sosterrà un progetto. Il dialogo lonna, aperta dalle ore 8,30 alle 21, davanti tra associazioni di cittadini e istituzioni potrà ze? Il Festival Un pensiero per Roma si svolge all‘installazione temporanea della scultura libreria Co- poi produrre risultati concreti. Incrementare davanti all‘installazione temporanea della lossea. la bellezza di Roma contemporanea è neces- scultura libreria Colossea. L’opera, che ricorda Il Festival si svolge dalle ore 19 alle 20. Ingresso e parteci- sario per renderla più vivibile e ridurre il con- nel profilo l’Anfiteatro Flavio, è prestata come pazione sono liberi. trasto tra l’anonimato della modernità e il pa- simbolo e luogo fisico e virtuale del Festival, Un pensiero per Roma trimonio storico. Collocando sculture nelle ma non è inseribile in una piazza, date le sue Associazione Promozione Sociale piazze, si potrebbe creare un nuovo grande caratteristiche di deteriorabilità all’esterno. Abbellimento urbano, spazi per la cultura, valorizzazione museo diffuso. Ce n’è già un altro, realizzato La sua esposizione è un invito alla raccolta degli artisti alla fine del novecento, poco percepito perché delle idee in una struttura aperta. La creazio- via Andrea Doria 48 int.8 – 00192 Roma – 335397594 – informale, ma valido e consistente: è quello ne di una libreria, in un tempo in cui il libro 333501184 CF 97945890586 dei mosaici firmati da artisti internazionali, sembra destinato a uscire dal mercato, è una www.pensieroXroma.it FB Un pensiero per Roma Fe- installati nelle stazioni della metropolitana sfida alla dispersione e alla superficialità. Gli stival; [email protected] 19 n. 55 L’impianto techno-narrativo in «Blade Runner» (1982) Il cinema techno evi- (pubblico, oltre che operatori) di avventurarsi transito tensivo verso poderose trasformazio- denzia la scientificità oltre il consequenziale con un impegno che, ni, innestandosi in una zona impervia e flut- di una prospettiva anziché ammutinare la posa, ne recupera nel- tuante che il regista recupera al film, tratto dal che, nell’allontanarsi la maniera, insieme all’ambientazione totale, romanzo di P. Dick Do androids dream of da qualsiasi utopia o la solvibilità della performance, ponendo l’at- electric sheep? (1968). In questi termini, tanto distopia, forgia un tualizzazione della sceneggiatura a inclusiva il libro, che il film si rappresentano come un modello capace di panoramica, alla quale spetta gestire la fun- saggio di comprensività, in cui insiste la dif- moltiplicare l’articola- zionalità, ma anche l’aspettativa. Da qui di- fusione del costante travaso tra umani e an- zione di tutti i lin- stinguo (e, a un tempo, assimilo) tra cinema droidi in un mondo pari a un laboratorio sin- guaggi (inclusi quelli tecnologico e techno-cinema: una vera e pro- tetico ed entropico, nel quale la perfezione, aleatori) e, pertanto, pria dissociazione da tessiture dell’ovvio o so- anziché passo suscettibile (in timore) e futuri- di assumere l’aspetto lo forgiate per apparire pleonastiche, munifi- stico (in reverenziale prospettiva), si palesa Carmen De Stasio di una costruzione in che di effetti speciali che puntino a singole quale maledizione (indotta) della durata fu- procinto continuo di dilatarsi in uno spazio azioni fulminee e stravaganti per una simul- nesta di quattro anni di vita concessi ai prota- inatteso, dalle connotazioni di un sistema vi- taneità vittoriosa sulla concreta realtà. In gonisti, incapaci di fertilizzare diversamente vente e vissuto che contrasta un sistema total- quest’ambito, ripongo la dimensione techno un’intelligenza meccanizzata. È proprio il ca- mente rettilineo e predisposto a un prima e a non soltanto con valore per ambiti fanta- rattere animativo della pellicola a coagulare un poi inflessibili. È lo sce- non tanto le tendenze cine- nario impressivo a dar me- matografiche successive, rito di una tale conforma- quanto l’insospettabilmen- zione: libera dalle palizzate te fatua mitizzazione di at- di una normografia che solo teggiamenti che incorpora- ingloba particolari, essa no la libertà d’azione con la cattura l’occhio associato a libertà di distruzione, ra- una penetrazione com- sentando la veridicità di un prensiva, tutt’altro che pre- pensiero che concima l’al- giudicata e addomesticata. terità e la distorsione e vei- Ed è un fatto che, a diffe- cola l’auto-assorbimento renza di un qualsiasi mano- umano (quali sono le carat- scritto, il cinema poggi su teristiche vere dell’esser in- un canovaccio che, nel ri- dividuo?) a scapito del ca- muovere astratti confini tra rattere di umanità (in cui l’immaginabile e l’immagi- convergono tutti i valori nario, ai prima e ai poi so- sociali, dalla collettivizza- stituisce l’immediatezza zione alla reciprocità, ecc.). derivandola da mezzi e La pellicola rivela l’univer- strategie che ottimizzano salità e la trasversalità di gli aspetti tecnici della per- decisioni afferrate a poteri formance e la rendono arte. fissi in coesa prospettiva Da tutto questo deriva l’in- frontale e che non permet- compiuta familiarità dei si- tono (ri)conciliazione alcu- stemi anche quando di essi na nel tracciato assoluta- non si possa espugnare al- mente rettilineo, entropico, cuna dimostrazione. È un appunto, e che, accecato da presente dell’essere attua- ritardi dell’uso della ragio- lizzato senza spiegazioni e ne, solo si attarda sull’eman- che si diffonde all’interno cipazione, senza, tuttavia, del territorio cinefilmico precisare su un’eventualità tanto in competenza, che in di svolta. In conclusione, lo necessaria incompiutezza. A tal scopo si può scientifici e meramente musicali. Quanto me- stile techno impone una nuova formula nar- palesare l’utilizzo di circuiti e ingegneristiche no, è bene evidenziare come, partendo pro- rativa che distoglie l’attore dall’alveo sulfureo canalizzazioni, piuttosto che di sistemi ap- prio dagli ambiti di primogenitura, esso si e lo riposiziona in una cinematografia dalle piattiti su uno spazio che, vitale solo nella sposti in un’integrazione cinematografica in sospensioni irregolari, dissuasive rispetto alla frontalità, nessuna reazione susciterebbe. Né virtù di elementi che, pur talora in palinodia miopia del ruolo, agente con tale speditezza potrebbe elevarsi ad alcun giudizio, che sia esplicativa, convergono nel medesimo ambito da convertirsi a deflagrante interpretazione specialistico o di fronda. Al contrario, insiste e qui coniugano il medesimo verbo: rendere mai equivoca. Onestamente crudele. Un vero su altri soggetti operanti e che (animati o ina- possibile; catturare l’altrui capacità ad ulterio- proprio gioco di ruoli svolto a più livelli e che nimati) compendiano il rapsodico svolgimen- re immaginazione mediante consistente e ne persegue continuamente altri, operando to, tanto da completare l’intero meccanismo pluriforme mobilità. Viene spontaneo soffer- sulla suscettibilità delle variazioni rapportate con multiple condizioni, concentrandone l’ef- marsi sulla sacralità gestionale del ruolo svol- a un tracciato che s’avventura in profondità e ficacia nel tempo atteso della pellicola.- Met to dall’attore, sulla personalità e, dunque, sul- si diffonde simultaneamente. tendo letteralmente in moto la capacità im- la reputazione della cinematografia. Un maginativa, posso dire che il cinema in modello che ritengo totale in tal senso è il film Carmen De Stasio formulazione techno assorba tutti gli aspetti Blade Runner di Ridley Scott, uscito nelle sale relazionabili al reale, comprendendone si- nel 1982. Rammentarne l’anno è capitale: in multaneamente l’oggettività e la soggettività e un tempo gravido di risvolti, la data è in sé * Prossimo numero: lasciando campo libero alle abilità di ciascuno parte di un evento declinato come cogente La libertà di essere Steve McQueen 20 [email protected] Mon Ami, Jules i Maigret dello schermo 1. Premessa. Georges ugualmente un “riparatore di destini”, un te- Simenon e il cinema rapeuta sociale.

Tutti i lettori di Diari 2. I Maigret dello schermo credo conoscano - cer- tamente di nome ma Complessivamente, i film tratti dalle opere di più probabilmente per Georges Simenon sono una sessantina (a me averne letto almeno ne risultano in verità sessantaquattro, basan- Stefano Beccastrini qualche libro - lo scrit- domi su una fonte affidabile quale il volume tore belga, nato a Lie- Georges Simenon...mon petit cinema: esso, però, gi ma poi vissuto per molti anni a Parigi e an- giunge fino al 2003 e dunque non conteggia, che in America (Stati Uniti e Canada) e in per esempio, il film del 2008 L’uomo di Londra Svizzera (era, del resto, un nomade: nella sua del regista ungherese Béla Tarr nè quello, del esistenza, oltre a scrivere centinaia e centina- 2014, La camera azzurra del regista francese ia di testi ed aver avuto relazioni intime con Matieu Amalric). Di essi, una quindicina han- altrettante donne, cambiò ben trentatrè volte no per protagonista il commissario Maigret residenza), che si chiamava Georges Sime- (tralasciamo, qui, gli oltre duecento sceneg- non. Prolifico e robusto narratore francofono giati televisivi su di lui prodotti un po’ in tutti - i suoi maestri furono Honoré de Balzac e i Paesi d’Europa). Tra i film ispirati dai “ro- Guy de Maupassant ma con a fianco Fedor manzi romanzi” - i quali posseggono già, nel- Dostojevskij e, a mio avviso, Joseph Conrad - lo stile con cui Simenon li ha scritti, un lin- egli è lo scrittore di lingua francese più tra- guaggio, un ritmo, un modo di costruire i dotto nel mondo dopo Jules Verne (l’inventore personaggi e le atmosfere d’ambiente già “ci- delle storie di fantascienza) e Alexandre Du- nematografici”: Simenon, in tal senso, sareb- mas padre (quello dei tre - che poi eran quat- be stato, e talvolta lo fu davvero, un eccellente Georges Simenon tro - moschettieri e del conte di Montecristo). sceneggiatore - ci sono opere di cineasti di va- assoluto, il primo film ispirato da un testo di Simenon scrisse una quantità enorme di ro- lore (o almeno di qualche fama) quali Marcel Simenon). Risale al 1932, è tratto dal romanzo manzi (centodiciassette “duri”, cioè quelli - Carné, , , Jan De- La notte dell’incrocio (La nuit de carrefour), è inti- che l’autore chiamava anche “romans ro- lannoy, Claude Autant-Lara, Jean-Pierre Mel- tolato - anche nella versione italiana - proprio mans” - senza il personaggio del commissario ville, Henri Verneuil, Henry Hathaway, Jac- come il romanzo d’origine (che invece, in Ita- Maigret, e settantacinque invece lia, circola come Il crocevia delle tre con tale “protagonista seriale”), di vedove) e ne è regista , il racconti (oltre cinquecento, di cui più geniale cineasta francese di ventotto con il commissario Mai- tutti i tempi. Il film, in lingua origi- gret) e di testi vari (narrazioni au- nale, è visibile su Youtube e consi- tobiografiche, resoconti di viaggio, glio a tutti i cinefili di godersi tale articoli di giornale e così via). Egli - chicca. Il personaggio di Maigret è che fu amico di vari cineasti quali interpretato dal fratello maggiore Jean Renoir, Jean Cocteau e Federi- di Jean, Pierre Renoir (che fu attore co Fellini: quest’ultima amicizia e impresario sia teatrale che cine- nacque nel 1960 quando lo scritto- matografico). Il critico/regista Je- re, da presidente della giuria a an-Luc Godard, che considerava La Cannes, s’innamorò de La dolce vita notte dell’incrocio “l’unico grande e riuscì a fargli dare la Palma d’Oro film poliziesco francese”, anni do- - non si è mai considerato un “lette- po ne fece l’elogio proprio per il rato”, preferendo autodefinirsi un Gino Cervi suo, perfettamente maigretiano, “artigiano della scrittura”, e ha “occhio da falco pigro”. Pierre Re- sempre ritenuto i suoi romanzi noir va senz’altro ricordato non sol- “duri” più importanti di quelli poli- tanto per essere stato, cronologica- zieschi con il celebre, ma ingom- mente parlando, il primo Maigret brante, commissario. Si tratta di dello schermo ma anche per essere un’ opinione diffusa anche tra il rimasto uno tra i migliori interpre- pubblico dei suoi lettori, quello più ti, appunto sullo schermo, del com- colto almeno, e sulla quale perso- missario. Personalmente lo porrei nalmente non sono affatto d’ accor- nel trio dei Maigret cinematografi- do. Ho sempre pensato, invece, che ci indimenticabili. Oltre che da lui, quanto ad ambiente, personaggi, tale trio è composto, nella mia trame i romanzi “duri” e quelli mente, anche da e da “maigretiani” si equivalgano com- Gino Cervi (Simenon elogiò molto, pletamente e ma che, in quelli mai- quale Maigret cinematografico, il gretiani, ci sia in più proprio lui, possente - sornione, brontolone, Jean Gabin mon ami Jules, il punto di vista sul volto costantemente imbronciato mondo - che resta il medesimo, piuttosto ques Deray, Edouard Molinaro, Bernard ma cuore tenero - Michel Simon: egli, tutta- squallido e triste, nell’uno e nell’altro tipo di Tavernier, Claude Chabrol. In questo articolo via, ha interpretato il commissario soltanto in romanzi - d’un burbero sapiente che di me- vorrei limitarmi, però, a focalizzare la mia at- un breve episodio, La témoinage d’un enfant de stiere avrebbe voluto fare il medico e si era poi tenzione soprattutto ai film con Maigret, co- coeur tratto dal racconto La testimonianza di un accontentato di fare il poliziotto però sentendosi minciando dal primo di essi (che è anche, in segue a pag. successiva 21 n. 55

segue da pag. precedente l’ultimo - per ora - di essi: Tsena Golovy, Una te- di un centinaio di voci o poco più. Per esem- chierichetto, del film, appunto a episodi, Brelan sta in gioco, versione russa, con Maigret inter- pio, parlando delle località fuori da Parigi in d’as del 1952 con la regia di Henri Verneuil, ci- pretato da Vladimir Somojlov, del già citato cui Maigret si è recato, per lavoro o vacanza, neasta d’origini armene che ha attraversato il romanzo La testa di un uomo (o La testa in gioco). sempre incappando in un delitto su cui inda- cinema francese cimentandosi, quasi sempre Mi limiterò, pertanto, a ricordarne soltanto gare: da Antibes (la città francese, in Costa con successo, in tutti i generi cinematografi- alcuni. Per esempio, i due interpretati, nelle Azzurra, ove Maigret giunse in treno per far ci). Tornando a Gabin e a Cervi: entrambi vesti di Maigret, dal già rammentato Jean Ga- ricerche sulla morte dell’australiano William molto bravi, offrono di Maigret due versioni bin. Egli compare in ben dieci film tratti da Brown, un ex agente segreto che colà posse- piuttosto diverse sebbene entrambe contem- testi di Simenon (un ferreo sodalizio, dunque, deva una villa dalla quale si allontanava una plate da Simenon. In Pietr il lettone, uno dei cementato da stima, amicizia, temperamen- volta al mese per recarsi al Liberty Bar di Can- suoi primi romanzi maigretiani, lo scrittore to, amore per la pipa e la cucina francese) e tre nes) a Vitry-aux-Longe (un piccolo borgo, nei infatti così descrive il commissario: “Portava di essi hanno, appunto, per protagonista il pressi della foresta d’Orleans, ov’era stato abiti di lana fine e di buon taglio. Inoltre si ra- commissario. Due, con la regia di Jean Delan- chiamato per indagare sulla morte, per accol- deva ogni mattina e aveva mani curate. Ma la noy, cineasta di tutto rispetto seppur non tellamento, d’una certa madame Marguerite struttura era plebea. Maigret era enorme e di amato - considerandolo troppo accademico - Potru). Ma sono previste voci anche relative ai ossatura robusta. Muscoli duri risaltavano dai giovani critici/registi della Nouvelle Va- luoghi di Parigi da lui più frequentati: dalla sotto la giacca e deformavano in poco tempo gue: si intitolano Il commissario Maigret, del Brasserie Dauphine - il bistrot, che letteraria- anche i pantaloni più nuovi”. Dunque Maigret 1957, dal libro di Simenon La trappola di Mai- mente si trova in Place Dauphine e dunque vi- risulta, a un tempo, ben vestito ma figlio del gret, e Maigret e il caso Saint-Fiacre, del 1958, dal cino alla sede della polizia in Quai des Orfèv- popolo, distinto funzionario statale ma di evi- libro omonimo. Il terzo ha invece la regia di res, ove va spesso a mangiare, da solo o con dente origini contadine. Così Jean Gabin darà Gilles Grangier, cineasta di non eccessive pre- qualcuno dei suoi ispettori, o dal quale si fa di lui la versione meno elegantemente com- tese: è del 1963 e si intitola Maigret voit rou- mandare panini imbottiti e birra in ufficio - al passata, più trasandata nel vestire, in fondo ge-Maigret e i gangster dal libro Maigret, Lognon boulevard Richard-Lenoir ov’egli abita, al nu- più popolaresca e sanguigna mentre Gino et les gangsters. Un altro cineasta di spicco del mero 123, con la moglie (si trova nell’XI Aron- Cervi - che però, a parte i tanti sceneggiati te- cinema francese degli anni 30/40 che si mi- dissement, vicino al cimitero del Pere-Lachai- levisivi, è apparso nei panni maigretiani in un surò con Simenon e con Maigret fu Julien Du- se e al Bataclan). E ci dovrebbero essere voci solo film vero e proprio:Maigret a Pigalle, 1967, vivier, l’autore del celebre Pépé le Moko, Il ban- anche sulle cose che egli ama mangiare (dal di Mario Landi - ne accentuerà la sobrietà, la dito della Casbah, del 1937, con un mitico Jean Cassoulet, che va spesso a gustare dall’amico paciosità, la decorosa serenità borghese (in- Gabin (poi, nel dopoguerra, venne in Italia a Pardon, alla Tripe à la mode de Caen, di cui somma: il Maigret di Cervi è più “uomo d’or- dirigere Fernandel e Gino Cervi in un paio di ogni tanto va a rimpinzarsi nel grande Merca- dine” di quello di Gabin). Non ho mai visto, film - da me scarsamente amati - tratti dalla to di Les Halles, quel “ventre di Parigi” che è purtroppo, L’uomo della Torre Eiffel - un film saga narrativa di Don Camillo e Peppone cre- scomparso con lui) e su quelle che ama bere americano del 1949, regia di Burgess Meredi- ata da Giovanni Guareschi). Duvivier girò, nel (dalla Birra al Pernod, passando per il Beaujo- th, tratto dal romanzo di Simenon La testa di 1933, La tete d’un homme, prima versione cine- lais e i Bianchini, per il Calvados e i Grog e un uomo che in Italia circola soprattutto con il matografica dell’omonimo libro di Simenon senza dimenticare l’ Acquavite di prugnola titolo Una testa in gioco - e dunque non so valu- che circola in italiano come Una testa in gioco dell’Alsazia che gli manda sua cognata: nep- tare quanto sia cinematograficamente mai- (il film, però, uscì in Italia con lo strano titolo pure i duri detective - i Philip Marlowe e i Sam gretiano il Maigret di Charles Laughton. De Il delitto della villa). Maigret era impersonato Spade - dell’hard boiled americano riescono, La notte dell’incrocio ha scritto lo stesso Renoir, da Harry Baur, attore teatrale e cinematogra- durante le loro inchieste, a bere quanto Mai- nella sua bella autobiografia La mia vita, i miei fico di grande carisma che però, nel 1942, fu gret!). E così via, non tralasciando, com’è logi- film: “La mia ambizione consisteva nel rende- arrestato e crudelmente torturato dalla Gesta- co, i tratti più distintivi del suo carattere re con le immagini il mistero di quella storia... po con l’accusa - da lui smentita - di essere (compresa la greve Pigrizia che pare avvolger- E intendevo far prevalere l’atmosfera sull’in- ebreo. Morì, per le conseguenze delle torture, lo quando le sue inchieste si avvicinano alla trigo. Il libro di Simenon evoca magnifica- l’anno successivo. L’unico vero film - oltre ai loro conclusione), il suo Metodo d’indagine mente il grigiore di questo incrocio a cin- molti sceneggiati televisivi - che fu girato da (così diverso, più attento agli ambienti e alle quanta chilometri da Parigi. Non credo che Mario Landi e interpretato da Gino Cervi nel persone che agli indizi materiali, da quello de- esista sulla terra un angolo più deprimente. ruolo del commissario Maigret fu infine, nel gli Sherlock Holmes e degli Hercule Poirot), i Quelle case sperdute in un oceano di nebbia, 1967, Maigret a Pigalle (tratto dal romanzo Mai- suoi rapporti con le Donne (che sono sicura- pioggia e fango descritte dallo scrittore avreb- gret au Picratt’s circolante in Italia con il titolo mente più complessi di quel che Georges Si- bero potute essere state dipinte da Vlaminck. Maigret al night-club). Mario Landi era un regi- menon non racconti) e così via. E infine, una Il mio entusiasmo per quell’atmosfera era an- sta televisivo più che cinematografico e mi pa- lunga voce su di lei, la Moglie: la sua Musa, la cora una volta riuscito a farmi dimenticare le re che, purtroppo, ci se ne accorga (però con- compagna di una intera vita, la - dolce e pa- mie convinzioni sul pericolo di trarre un film fesso che non rivedo quel film da diverso ziente, cuoca eccellente, donna sempre in at- da un’opera letteraria”. Simenon partecipò al- tempo: forse, vale la pena di rivisitarlo). tesa delle rare serate in cui può passeggiare o la stesura della sceneggiatura ma il film non andare al cinema con il suo indaffaratissimo ebbe molto successo di pubblico (magari, pro- 5. Mon ami, Jules. Conclusioni uomo - Madame Louise Léonard in Maigret prio a causa del disinteresse con cui Renoir si (che è personaggio più sfaccettato e profondo occupò del render chiaro l’intrigo: un po’ la Sono più di dieci anni che penso e ripenso - di quel che, a prima vista, non sembri: un paio stessa cosa accadde anche a Howard Hawks e mai decidendomi a scriverlo sul serio ma con- di volte è stata anche utile nel risolvere i casi alla sua versione cinematografica del chand- tinuando a predisporre appunti, bibliografie e polizieschi del marito). Ho raccontato ai letto- leriano Il grande sonno, la cui trama ingarbu- filmografie, schemi e citazioni - a un libro su ri di Diari di questo mio - quasi tutto ancora gliata pare sia rimasta anche a lui incomprensibi- Maigret. Non il personaggio creato da Geor- da scrivere - Mon ami, Jules. Piccolo Dizionario le). Il film di Renoir fu peraltro entusiasticamente ges Simenon ma proprio lui, Jules Maigret, Maigretiano perchè ormai mi son convinto riscoperto, alla fine degli anni 50, dai Cahiers du quasi fosse un reale commissario di polizia che, in realtà, non lo scriverò mai. Cinema e dai giovani critici/registi che poi in- francese da me incontrato molti anni fa a Pa- ventarono la Nouvelle Vague. Non vale la pe- rigi e di cui son rimasto amico fino alla sua na, in questa occasione, di parlare di tutta morte. Avendolo lungamente frequentato, lo quanta la quindicina di film su Maigret rea- conosco talmente bene da poterne parlare ai lizzati tra il 1932 e il 1992, anno in cui uscì lettori italiani tramite un piccolo dizionario Stefano Beccastrini 22 [email protected] Critica alla critica Obiettivo non sempli- commerciale. D’altronde il rischio opposto è teoria riecheggia le idee di una personalità ce quello di far la criti- quello di attribuire dignità artistica a pro- del valore dello psicologo berlinese Rudolf ca alla critica. Occor- dotti di cassetta, a lavori che semplicemente Arnheim autore di un testo fondamentale re, però, sottolineare assecondano i gusti della massa. Altro errore per gli studiosi del cinema quale “Film come come la critica cine- tipico è la contrapposizione netta tra conte- arte”: “La rappresentazione indiretta dei fat- matografica sia spes- nuto e forma. Spesso impera l’erronea con- ti in una sostanza che è loro estranea e il non so incorsa negli anni vinzione che l’opera artistica coincida con il rappresentare l’azione stessa ma soltanto le in alcuni errori di im- suo contenuto, tesi che porta a eludere qual- sue conseguenze è, del resto, un metodo ap- Fabio Massimo Penna postazione. Errori che siasi analisi della forma. A parere dello scri- prezzato in tutte le arti. Prendiamo un esem- hanno spinto nel 1965 vente il valore dell’opera artistica (e il film pio a caso: quando Francesca da Rimini, nar- la giornalista di cinema Drahomira Olivova a può essere considerato a tutti gli effetti arte) rando come si innamorò dell’uomo con cui riportare la domanda critico inglese Peter Ba- risieda essenzialmente nelle sue qualità este- stava leggendo, dice soltanto ‘Quel giorno ker “Sono inutile?” (È giovane chi cerca di capire tiche, essendo il lavoro creativo fondato su più non vi leggemmo avante’. Dante dice in AA VV, Per una nuova critica – I convegni pe- concetti quali bellezza e armonia. Questa così, indirettamente, accennando semplice- saresi 1965-1967, Marsilio editori, mente alle conseguenze, che in Venezia, 1989), questione attuale quel giorno i due si baciarono. E ancora oggi a distanza di cin- questa rappresentazione indi- quantadue anni. Se da una parte retta colpisce con straordinaria la volubilità del mestiere di criti- efficacia” (Rudolf Arnheim, Film co- co ne rende evanescenti i confini me arte, Giangiacomo Feltrinelli e le funzioni vi è da rilevare co- editore, Milano, 1989). L’Alighie- me alle volte sono stati i suoi ri avrebbe potuto scrivere sem- stessi rappresentanti a svilirne plicemente che i due si baciaro- l’utilità condannandolo all’inef- no perché a livello di contenuto ficacia. Le tendenze tra le quali questo fatto è ciò che conta ma essa ha oscillato convulsamente Dante è un artista eccelso e, nel corso degli anni sono una quindi, si preoccupa di dare alla certa condiscendenza verso pro- narrazione una forma estetica- dotti commerciali e standardiz- mente valida. A livello cinema- zati contrapposta a un consenso tografico può valere il caso di aprioristico nei confronti di tut- una pellicola come Barry Lyndon to ciò che si caratterizzava, a di Stanley Kubrick. Il film è di torto o a ragione, come anti-hol- una bellezza incredibile a livello lywoodiano. In questo secondo formale, con un impiego di car- caso la connotazione esclusiva- rellate all’indietro e panorami- mente negativa di essere contro che eccezionale, un’autentica fe- qualche cosa veniva elevata a va- sta per gli occhi. Il soggetto può lore assoluto, che emendava a essere considerato, invece, piut- priori l’opera da qualsiasi pecca tosto piatto trattandosi di un ti- o manchevolezza. Ci viene in pico racconto di ascesa e caduta, soccorso per esemplificare que- in cui il protagonista, autore di sto atteggiamento il critico An- una impetuosa scalata sociale, drew Sarris che, a proposito di alla fine, a causa della propria un regista americano afferma: inettitudine, perde tutto ciò che “Voleva forzare il pubblico a ha guadagnato e finisce per - vi guardare un vecchio sporco e vere in miseria. Alcuni critici derelitto, invece di una bella ra- hanno trovato una corretta defi- gazza, e si è meravigliato quan- nizione dell’opera dicendo che do i critici non ricompensarono “Kubrick non ha niente da dire la sua integrità con recensioni ma lo dice magnificamente”. Ar- entusiaste” (Andrew Sarris, Es- riviamo qui all’assunto conclusi- sere indipendenti non basta, in AA vo della nostra, un po’ caotica a VV, op. cit.). Spesso la critica ha dire il vero, dissertazione: alcu- premiato questo strampalato ti- ni saranno solo interessati al po di “integrità artistica” ma, ov- fatto che “Kubrick non ha niente viamente, se da una parte è ap- da dire” e si fermeranno all’ana- prezzabile il tentativo di andare lisi del contenuto, altri eviden- oltre l’idea del cinema come zieranno che comunque quel semplice “fabbrica dei sogni” nulla viene detto “magnifica- per farne uno strumento di cri- mente” ed esalteranno il gusto tica del reale dall’altra non biso- sublime delle riprese. Per quan- gna, però, trasformare tale to ci riguarda per noi l’arte è fat- obiettivo in un dogma assoluto ta di forma e contenuto ed en- che permetta di entrare di dirit- trambi meritano lo stesso livello to nella cerchia degli autori im- di attenzione critica e di analisi. pegnati solo per aver operato in contrapposizione al cinema Fabio Massimo Penna 23 n. 55

Cinema e letteratura in giallo I giorni del commissario Ambrosio - regia Sergio Corbucci (1988) Cast: Ugo Tognazzi, Athina Cenci, , Rossella Falk, Claudio Amendola, Cristina Marsillach, Amanda Sandrelli, Duilio Del Prete, Pupella Maggio, Teo Teocoli, Elio Crovetto, Andrea Montuschi I giorni del commissario ad altri film su Ambrosio. Il Ambrosio è un film del film aveva goduto di un cast 1988 diretto da Sergio sontuoso, lo stesso Corbuc- Corbucci e ha la parti- ci era un regista ben quota- colarità di essere stato to, forse se si vuole avanzare l’ultimo film interpre- qualche nota, riferendosi tato in Italia da Ugo anche ai commenti di allora, Tognazzi. In verità, il è che si poteva realizzare un Giuseppe Previti film doveva essere gi- soggetto più efficace, che rato con Lino Ventura doveva andare al di là di una protagonista, ma il popolare attore era ormai più o meno presunta possi- malato gravemente e non poté partecipare. Il bile realizzazione televisiva commissario Ambrosio è un personaggio cre- futura. Ma la base su cui ato dallo scrittore Renato Olivieri negli anni operare (V. Olivieri) era settanta, una serie di romanzi ambientati in buona, Tognazzi si trova a una Milano dalle atmosfere malinconiche. Lo meraviglia nei panni di stesso Ambrosio era un personaggio introver- questo commissario appar- so, sempre malinconico, molto esperto nel tenente un po’ dimesso e campo dell’arte. Sul lavoro era molto metico- poco interessato. Si presen- loso e non rifiutava mai alcun caso. Era dotato tano in Questura due testi- di un gran fiuto, tanto che una mattina men- moni di un incidente stra- tre fa colazione a un bar dai brandelli di una dale, un violinista (Carlo conversazione intuisce che si stava progettan- Delle Piane) e una signora do una rapina e fa arrestare tutti. Più tardi av- anziana un po’svampita. viene un incidente stradale in un parco, c’è Con l’aiuto del suo vice una vittima ma Ambrosio non è convinto dal- Claudio Amendola e grazie le dichiarazioni di due testimoni, e in più sco- al suo intuito investigativo pre che il morto è implicato nel traffico della ricostruisce una storia assai droga e della prostituzione. I testimoni sono intricata e piena di legami una donna anziana che portava il cane nel familiari. Via via conoscere- parco e un musicista. La vecchina dice di aver mo il fratello del morto (Du- visto l’uomo che cercava di prestare soccorso ilio Del Prete), uno spacciatore (Teo Teocoli), alla vita privata del poliziotto (entrano in alla vittima, il musicista dichiara che stava at- la moglie e la figlia del violinista (Carla Gravi- scena Athina Cenci e Amanda Sandrelli). Ab- traversando il parco per tornare a casa. Ad na e Cristina Marsillach), la moglie della vittima biamo riportato i nomi degli attori impiegati Ambrosio sembra strana la deposizione della (Rossella Falk). Vi è anche uno spazio dedicato da Corbucci, veramente un cast notevole, dal donna, sembra quasi voglia fornire un alibi quale forse ci si poteva aspettare di più: Pro- all’altro testimone. Il commissario indagando babilmente tutti, Tognazzi in testa, potevano sul morto scopre che la figlia del testimone essere utilizzati in maniera più approfondi- era stata indotta alla droga e alla prostituzio- ta, resta l’impressione che dopo una prima ne dallo stesso e che anche la madre era stata parte interessante e abbastanza innovativa amante della vittima. Ambrosio mette l’uomo si poteva fare di più. Comunque due buoni difronte a tutti questi fatti e questi alla fine motivi per suggerire la visione dì questo ammette che la figlia gli aveva confessato di film. Intanto il piacere di conoscere per chi avere ucciso l’uomo che le aveva rovinato la vi- non ne aveva letti i libri uno scrittore di asso- ta e lui era corso al parco per cancellare gli in- luto valore come Renato Olivieri, ricordan- dizi che potevano comprometterla. Intanto la doci che una delle fortune del cinema ameri- ragazza vuole suicidarsi gettandosi nel vuoto cano dell’hard boiled è di essersi avvalso dei ma Ambrosio riuscirà a convincerla a non fare testi di grandi autori come Chandler, Wool- pazzie. Renato Olivieri è stato tra i maggiori rich e tanti altri. Da noi questo si è verificato giallisti italiani, la sua prima indagine con il in misura molto minore. L’altro motivo è che commissario Ambrosio è del 1978, ci vorranno il cinema poliziottesco o poliziesco all’italia- dieci anni perché si realizzi un film dai - ro na dopo aver avuto un grande successo tra manzi di Olivieri. Il progetto in verità era più gli anni sessanta e ottanta, questo di Corbuc- ambizioso, si era pensato a una serie di tele- ci è un film che ci riporta all’indagine classi- film polizieschi, poi si è optato per questo ca, e all’attività...più cerebrale dell’investiga- film, affidato a Sergio Corbucci, Come già -ac tore. Era un tentativo interessante, peccato cennato si voleva costruire il personaggio su che abbia avuto poco seguito. Lino Ventura, poi si era passati a Tognazzi, probabilmente il fatto che in breve tempo fos- sero scomparsi entrambi non ha poi portato Giuseppe Previti 24 [email protected] Atollo K (Robinson Crusoe Land di L. Joannon e J. Berry - 1952): l’atomica della risata sul Sunset Bouleverard di una coppia intramontabile Progettato dall’Uni- nonsense la pesante insensatezza del vivere. appassionati rimane legato soprattutto alla versalia nel 1950, do- E’ a questo punto che entrano in scena i pro- malinconia che accompagna le loro gag anar- veva mettere insieme duttori europei, decisi a sfruttare la popolari- chiche; ma in Atollo K c’è anche un coraggioso sul set Stan Laurel, tà del Magro e del Grasso e a ravvivare l’atten- tentativo dei due di rinnovare la loro comici- Oliver Hardy, Totò (o zione internazionale sull’ormai vecchia e tà, puntando più sulla satira e su raffinate gag Walter Chiari) e Fer- stanca coppia comica. Una compagnia di pro- mute che sul classico repertorio burlesco. nandel per la regia di duzione francese domanda a Stanlio e Ollio se Nell’intenzione degli sceneggiatori doveva es- Lèo Joannon1, ma Fer- sono pronti a trascorrere tre mesi di riprese sere un film serio, una pellicola “impegnata”, Enzo Pio Pignatiello nandel abbandonò il sulla Riviera francese. Come possono rifiuta- con un fondo psicologico: i produttori – la progetto dopo poco re tale proposta? Purtroppo la decisione non francese Films Sirius, l’inglese London Films tempo e venne sostituito da Max Elloy, men- si rivelerà molto felice. L’elenco dei disastri S.A. e l’italiana Fortezza Film -, avevano chie- tre Totò firmò con la Golden Film per la realiz- inizia quando loro due giungono a Parigi, per sto al parigino Léo Joannon e all’americano zazione di quattro film e venne sostituito da scoprire che la trama non è stata ancora defi- John Berry di reclutare Stan Laurel e Oliver Luigi Tosi e Adriano Rimoldi. Atollo K , per i nita. Così Stan e una coppia di autori ameri- Hardy per un soggetto di Piero Tellini e René fans di Stanlio e Ollio è il film più struggente cani rapidamente mettono a punto una sce- Wheeler di tema pacifista, anti bomba atomi- tra quelli interpretati dalla grande coppia di neggiatura che vede i comici naufragare su ca. Un tema di viva attualità per l’epoca – e comici. E’ l’ultimo della loro carriera: e l’ulti- un’isola corallina nei Mari del Sud, e scoprirvi ahinoi non solo per quell‘epoca - : il 16 luglio ma inquadratura segna il loro definitivo ad- un giacimento d’uranio. In secondo luogo, 1945 ad Alamogordo, in New Mexico, scoppia- dio al cinema. La guerra, i divorzi con il pro- parte del cast parla fancese, altri parlano ita- va la prima bomba atomica sperimentale; il 6 duttore Hal Roach, qualche film che Oliver liano – si tratta di una co-produzione ita- agosto successivo il presidente americano Hardy gira senza Stan Laurel, nuovi contratti lo-francese – e Laurel e Hardy sono i soli a Truman dava l’ordine di sganciare sul Giap- con un colosso come la 20th Century Fox, che parlare in inglese. Nessuno, incluso il regista pone la prima bomba atomica. La deflagrazio- non accetta improvvisazioni sul set, avevano francese Leo Joannon, sa minimamente quel- ne avvenne su Hiroshima alle ore 8.15 e pro- spinto ai margini del cinema i due re della ri- lo che vuole. Per giunta, Stan si ammala gra- vocò la distruzione del 90 per cento della città sata. Laurel e Hardy, per capire se hanno an- vemente, è ricoverato in ospedale e sottoposto e la morte immediata di 71 mila persone (170 cora un posto al mondo, si imbarcano in una ad un intervento chirurgico per asportare un mila nel bilancio finale); tre giorni più tardi lunga tournée per l’Europa. E l’Europa li ap- ingrossamento della prostata. In quell’occa- un altro ordigno atomico veniva sganciato su plaude in ogni teatro in cui si affacciano. An- sione, si scopre che soffre di diabete. Durante Nagasaki: almeno quarantamila le vittime e che se le loro espressioni non hanno più il decorso della malattia, Stan perde venticin- un terzo della città raso al suolo. Alla cronolo- quell’innocenza infantile che ribaltava in que chili di peso. Ma, pur debole e sofferente, gia nucleare è legata anche la storia dell’atollo e con una equipe medica sempre presente sul set in caso di ricaduta, il comico vuole assolu- tamente onorare il suo contratto e prosegue le riprese. Più tardi, davanti ai risultati deluden- ti, rimpiange la fedeltà alla parola data. Il film, variamente titolato Atoll K, Robinson Crusoe- land e Utopia, fu girato, anziché in 12 settima- ne come da previsione, in ben 12 mesi! Per l’e- sattezza, da aprile 1950 ad aprile 1951. Da una durata iniziale di novantotto interminabili minuti, la pellicola fu ridotta negli USA – dove uscì tre anni dopo – ad ottantadue minuti, per passare poi in TV in una versione di appena mezz’ora. Per la versione italiana la voce di Laurel fu doppiata da Mauro Zambuto, men- Un vecchio zio ha lasciato una eredità. Ma quando il Stan Laurel e Oliver Hardy diretti da Leo Joannon tre quella di Oliver Hardy da Alberto Sordi, Grasso e il Magro vanno dall’avvocato per raccoglierla durante le riprese di Atollo K sulla Costa Azzurra. che volle doppiare Atollo K come atto di dove- hanno una brutta sorpresa... Secondo Hardy, il regista dedicò tre giorni a girare roso omaggio, nonostante fosse già molto af- immagini di un lago perché lo trovava fotogenico. fermato come attore. Purtroppo la versione Bikini, una delle 26 isole Marshall, nella Mi- Indossava una tenuta da cavallo con elmetto militare, e integrale in italiano di questa pellicola è stata cronesia, dove dal 1946 al 1958 gli Stati Uniti portava sempre un megafono. vista nei cinema solo nel 1951, distribuita dalla compirono 22 esperimenti nucleari: fu la pri- 1 Léo Joannon (Francia, 1904-1969). Laureato Minerva film. In seguito il film è stato ridistri- ma bomba a idrogeno, piazzata in un isolotto in giurisprudenza, fu assistente di Genina, Gallone e buito da una etichetta indipendente (1963) vicino a Bikini nel 1954, a provocare l’esplosio- Pabst. L’esordio alla regia avvenne con Six cent mille non utilizzando il negativo originale per crea- ne più potente mai sperimentata dagli Usa: francs par mois (Seicentomila franchi al mese, 1933), or- re le altre copie, bensì un positivo di circola- 1000 volte più devastante dell’ordigno di Hi- mai dimenticato così come del resto la sua rimanente ope- zione della prima proiezione già piuttosto roshima – l’atollo è stato dichiarato di nuovo ra dell’anteguerra, in genere basata su una comicità gros- malmesso e pieno di pezzi mancanti. Da allo- segue a pag. successiva solana e boccaccesca. Tuttavia già con L’avventuriera ra in Italia si trovano solo copie di questa se- (L’émigrante, 1939) cominciava a prendere in considera- conda edizione, accorciata di 10 minuti e pri- internazionale del cinema e delle arti» è stato presentato, zione alcuni problemi umani che caratterizzaranno poi la va dei titoli di testa italiani d’epoca . Notevoli come work in progress realizzato da Enzo Pio Pignatiello sua produzione degli anni Cinquanta, specialmente quelli frammenti e sequenze di raccordo sono state in collaborazione con la Cineteca del Friuli, il tentativo di relativi alla situazione psicologica e sociale degli apparte- sforbiciate, soprattutto la sequenza finale del ricostruire in video, da tutte le copie superstiti in pellicola nenti a ordini religiosi e alle loro contraddizioni. L’esem- film…2 Il ricordo di Stanlio e Ollio presso gli 35mm e 16mm, la versione italiana di Atollo K più vicina pio più noto di questo interesse è senza dubbio Lo spretato alla completezza. Si spera ancora che si ritrovino i negati- (Le défroqué, 1953), troppo didascalico tuttavia per essere 2 Il 20 settembre 2017, al Teatro Miela di Trie- vi da cui fu stampata la prima edizione, più ampia rispet- efficace. Di scarsissimo rilievo le sue opere seguenti. ste, nell’ambito della rassegna «I 1000 occhi – Festival to alle altre conosciute. 25 n. 55

segue da pag. precedente studio notarile attende Laurel e Hardy per abitabile solo nel 1997. La casa di produzione consegnar loro l’eredità lasciata dallo zio di franco-inglese con interessenza italiana volle Laurel. Un tipo, questo zio, che non aveva che ogni protagonista del film Atollo K incar- molta fiducia nelle banche. L’eredità, infatti, è nasse un personaggio della sua stessa nazio- tutta in contanti; dei bei mucchietti di banco- ne: secondo l’idea iniziale, quattro uomini di note, lire italiane e franchi francesi. Una bella quattro nazioni diverse, uno inglese, uno sommetta, ma purtroppo esattamente equi- americano, uno francese e uno italiano sono valente alle tasse di successione e alle spese naufraghi di un transatlantico in seguito allo notarili. Cosicché il terzetto di notai si ripren- scoppio di una bomba atomica nel mare ove de tutto. Ma non proprio tutto, come dice uno navigano. E si trovano tutti e quattro sull’Atol- dei notai ai nostri amici delusi: a loro resta un’isoletta nei Mari del Sud e naturalmente la relativa barca per arrivarci. In questo film le gag degne di essere ricordate non sono mol- tissime, ma ogni tanto se ne incontra qualcu- ...a bordo trovano due clandestini, l’apolide Antonio na veramente nuova. Come quella di Stanlio, (Max Elloy) e l’emigrante Giovanni (Adriano Rimoldi, che, durante la conversazione di Ollio con i a destra nella foto) notai, ha subito adocchiato i resti della cola- coproduzioni! – e il fatto di aver scelto come zione sul tavolo; prende una fetta di pane e la nascondiglio la vela ripiegata gli consente di cosparge di marmellata. E quando Ollio, con contribuire attivamente ad una lunga gag che uno dei suoi tipici gesti, porta la mano all’al- coinvolge gli altri tre personaggi. Pur se non tezza della fetta di pane, lui vi spalma sopra proprio nuovissima, la gag nella quale spari- altra marmellata, e solo al momento di adden- scono i cibi dal piatto e i bicchieri pieni dal ta- tare il suo bel panino si rende conto che una volo è sempre efficace; tanto più che in questo delle due fette è in realtà la mano di Ollio. La caso nascono i sospetti prima fra i nostri due particolarità di queste gag è che esse costitui- simpatici eroi e poi fra Stanlio e Ollio e il cuo- scono una sorta di “isola” nel continente-rac- co-motorista. Che motorista non è, come si scopra al momento in cui la barca si ferma, per mancanza di benzina – ma Stanlio se ne accorgerà solamente quando Ollio avrà già smontato il motore. Se il motore non va, si può andare a vela, ma anche qui l’incapacità ...Le tasse lasciano loro solo pochi spiccioli, un vecchio dei due navigatori è tale da far finire la vela in battello e un’isoletta nei mari del Sud. acqua e ad approfittare del vento resteranno i pantaloni di Ollio. A questo punto scoppia lo che ogni scoppio atomico produce sollevan- una tempesta, girata con tentativi di effetto do la terra sottostante all’acqua. I quattro fra- realistico che stonano un po’ con l’insieme; è ternizzano. Essendo privi quasi totalmente di vero che si tratta di un film girato 67 anni fa, vestiario e di cibi, si sentono uniti dalla stessa ma la combinazione di “racconto per bambi- sorte. Questa “società delle nazioni” in minia- ni”, com’è stilisticamente ogni film della cop- tura funziona bene fino al giorno in cui si vie- pia, male si accorda con la pretesa di mostrare ne a scoprire che l’Atollo K, nato dal fondo del S’imbarcano per la loro isola... effetti “catastrofici”. La tempesta, tuttavia, ha mare, contiene un potentissimo giacimento al suo attivo una lunga scena di cui è quasi so- di uranio. Solo allora la civiltà si ricorda dell’i- conto; la loro esecuzione realistica non tiene solotto. Ed ecco sopraggiungere i suoi alfieri: conto del fatto che ci siano altre persone ad soldati, governatori, missionari, spie, specu- osservare ciò che accade, e soprattutto esse latori, bandiere, emblemi. Scompaiono la non sono seguite da alcuna spiegazione, come tranquillità e l’armonia. Solo il finale dirà che se gli altri non le avessero neppure viste. Nel non esistono nazioni buone e cattive, ma uo- caso in questione, invece, i presenti non pos- mini che combattono per il male o per il bene, sono fare a meno di restare allibiti – tanto più a seconda della loro purezza d’animo. Il film, che Stanlio, per pulire la mano di Ollio dalla l’unico girato da Stanlio e Ollio fuori dall’Ame- marmellata, prende il fazzoletto che uno dei rica, fu realizzato a Nizza, negli studi cinema- notai ha nel taschino della propria giacca. I tografici della “Victorine”, fondati dal ricco nostri due amici si recano a visionare la barca californiano Rex Ingram, mentre buona parte che dovrà condurli nei Mari del Sud, dov’è l’i- delle riprese esterne fu effettuata ad Anthéor, sola di cui sono diventati proprietari. Avranno piccola stazione balneare del Cap Roux, due compagni di viaggio, uno ufficiale, l’altro nell’Esterel. Ma, come già anticipato, alla fine clandestino. Quello ufficiale è un apolide – ma Vengono presi da una violenta tempesta che li scaglia il cast fu modificato. E anche la trama, rispet- italiano - , che la polizia continua a respingere su di un’isola. Come moderni Robinson Crusoe si to agli intenti iniziali, subì delle variazioni. su qualche nave ogni volta che sbarca; se an- costruiscono una casa con i rottami della barca e Eppure, malgrado tutti gli handicap posti dal- drà con Stanlio e Ollio, facendo il macchini- vivrebbero sereni... la co-produzione e dalla regia il risultato non sta, ma anche e soprattutto, il suo problema è così sciocco come si sarebbe potuto pensare; sarà risolto; nell’isoletta dove i due ereditieri si lo protagonista Stanlio, quello dei due mag- merito del soggetto, in gran parte e, natural- recheranno potrà sbarcare tranquillamente e giormente in grado di sostenere, da solo, gag mente dei due grandi Laurel e Hardy, i quali, vivere in santa pace. Anche il passeggero clan- lunghe e articolate, come quella che lo vede, in nonostante l’età, tengono ancora magnifica- destino è un italiano – generosità delle questa circostanza, sfuggire la minaccia degli mente il campo. Ed ora passiamo a raccontare tratta da Luciano Lucignani, Atollo K – il meglio di oggetti che il mare grosso muove avanti e in- il film3. La storia ha inizio a Londra, dove uno Stanlio & Ollio: i film, le comiche, Armando Curcio edito- dietro – da notare, in particolare, la lotta col 3 La sinossi del film, riportata di seguito, è re,[s.l.],[s.d.], pp. 8-15. segue a pag. successiva 26 [email protected]

segue da pag. precedente dagli occupanti, con Ollio in prima linea che come se l’attore che ha sempre fatto ridere e tavolo e quella con il canotto di salvataggio. le offre il braccio, con grande entusiasmo. E sorridere con le sue scempiaggini, improvvi- Come Dio vuole, la tempesta finisce, dopo tutto filerebbe per il meglio se poi non si sco- samente diventasse serio e dicesse, nel suo to- averli gettati su un’isola emersa una volta pla- prisse, per il casuale intervento dell’ufficiale no sommesso: “Scusatemi, ma sono malato”. catosi il maremoto. E’ l’isola deserta che cer- di marina venuto a compiere un estremo ten- E’ come se Stanlio e Ollio avessero voluto que- cavano? Forse sì. Come si vive su un’isola de- tativo di riprendersi la ragazza, che nell’isola sta volta parlare ai grandi, dopo aver tanto serta? E Ollio, con l’aiuto di un librone, lo è presente il maggior giacimento di uranio parlato ai bambini, costruendo una favola spiega: come fece, a suo tempo, Robinson del mondo. Corsa, quindi, dei vari paesi per morale che dagli schermi di tutta la terra di- Crusoe – non dimentichiamo che il film, fra accaparrarsela e reazione dei primi occupanti cesse agli uomini la necessità di un accordo gli altri titoli, ha anche quello di Robinson Cru- per mantenerne la proprietà. E’ tutto inutile, generale per scongiurare la rovina totale del soeland; e subito tutti si danno da fare: chi pe- la forza della “civiltà” non conosce ostacoli: si mondo e dare la pace anche a Robinson Cru- sca, chi cucina, chi addirittura si improvvisa comincia a distruggere per costruire; nasco- soè. Sull’atollo deserto dove sono naufragati muratore. A questo punto, nel film c’è una rot- no litigi e sommosse e i nostri due eroi stanno vorrebbero fondare una specie di utopica re- tura. Inizia un’altra storia, quella, svolta con pubblica degli ideali, senza leggi, senza tasse, estrema rapidità, di una ragazza in procinto senza moneta, senza passaporti né prigioni. Ma i loro tentativi falliscono miseramente. E la morale è chiara: nessun sistema di governo esistente può risultare completamente effica- ce a causa dell’esperienza soggettiva di ogni singolo essere umano4. Ecco svelato l’autenti- co punto di forza di Atollo K. Ma proprio nella sua carica polemica e politica, nel suo amalga- ma di sentimenti anti-imperialisti ed an- ti-nucleari, nel rifiuto del principio del profit-

Sull’atollo deserto dove sono naufragati vorrebbero fondare una specie di utopica repubblica degli ideali, ...se non arrivasse una giovane e bella cantante (Suzy senza leggi, senza tasse, senza moneta, senza Delair) a farli innamorare... passaporti né prigioni… di sposarsi con un ufficiale di marina. La ra- per fare una brutta fine – sono state già alzate gazza fa la cantante e il futuro marito vuole le forche per impiccarli - , se l’intervento della che lei abbandoni la sua professione. E il ma- nave comandata dal testardo fidanzato della trimonio sfuma, così, dinanzi a un sindaco ragazza non arrivasse appena in tempo per imbarazzatissimo. Salita su una nave, la fan- salvarli. Insomma, una ennesima ripetizione ciulla viene abbandonata, con una scialuppa del ben noto “arrivano i nostri!” di tanto cine- di salvataggio, proprio – guarda caso! – in ma americano. Intanto, paurosamente, l’isola prossimità dell’isola sulla quale sono già arri- viene inghiottita di nuovo, pian piano, dalle vati i nostri. E’ il momento più debole del film. acque dell’Oceano. Così Stanlio e Ollio saran- Il provvidenziale arrivo della nave di Frazer, il Mai, in tutta la produzione precedente, il rac- no salvi, l’apolide tenterà ancora una volta di fidanzato di Chérie (Suzy Delair), li salva, mentre conto cinematografico aveva subito un’inter- frodare le autorità nascondendosi in una gab- l’atollo viene inghiottito dalle acque. Chérie e Frazer ruzione così drastica e così palesemente for- bia – ma gli va male, nella gabbia c’è già un le- si sposano: Laurel e Hardy sbarcano infine nella loro zata. Tuttavia, superato lo scoglio, il film one - e il marinaio-muratore tornerà nel suo isola...ma scoprono che avvocati, tasse e bolli hanno riprende bravamente la sua andatura e anzi, paese a fare il suo umile lavoro. Come abbia- “mangiato”quasi tutta l’eredità. dal punto di vista dell’avventura, procede fino mo detto, questa seconda parte è vivace, ha al termine con un ritmo abbastanza sostenu- buon ritmo, e segue, forse in modo un po’ pe- to, è insito il motivo che fece boicottare la to. Questa seconda parte vorrebbe avere an- pellicola negli Stati Uniti, già percorsi in lun- che un vago sentore di satira. L’isola deserta, go e in largo dalla paranoia maccartista e im- neppure segnata sulle carte nautiche, diventa pelagati nella tristemente nota “caccia alle subito, nelle mani dei nuovi conquistatori, streghe”ad Hollywood. Stanlio e Ollio entrano una realtà da sfruttare. Viene costruita rapi- insomma nell’era atomica, un mondo in cui le battaglie non si combattono più all’arma bianca delle torte in faccia. I bambini di un tempo sono ormai adulti che si incamminano nel sole del pomeriggio, lungo l’inesorabile viale del tramonto… “ma tutti noi ci portiamo dentro per sempre il bambino che fummo”5. E ...ma falliscono miseramente. La notizia della questo ci permette di continuare a sorridere, scoperta dell’uranio ha attirato una folla di avventurieri anche dinanzi ai drammi della vita. Sull’e- senza scrupoli, che si impadroniscono del potere e sempio insuperato di Stan e Oliver. condannano alla forca Hardy e i suoi amici. Nella foto, il primo a sinistra è Michael Dalmatoff, nel ruolo di Enzo Pio Pignatiello Alecto, capo dei facinorosi. ...e se non si scoprisse che l’isola è un ricchissimo dissequo, lo schema dei film d’avventura. Per giacimento di uranio...(a destra nella foto Max Elloy). Di 4 Su questi aspetti del film, cfr.E.P.P ignatiel- quanto riguarda Stanlio e Ollio, però, la parti- spalle è l’attore Luigi Tosi, nel ruolo del tenente Frazer. lo, «Stanlio e Ollio naufraghi sull’Atollo K: il viaggio, il ta si chiude in difetto. Soprattutto per Laurel, sogno, l’utopia», Roma, Pioda imaging edizioni, 2017, damente una capanna e, anzi, nel giro di po- bisogna dire. Il volto smagrito, il sorriso sten- con prefazione di Sergio M. Grmek Germani. chi giorni le capanne saranno due, perché la tato e, in genere, la debolezza delle gag danno 5 E. Giacovelli, «Parola di comico. Il cinema fanciulla arrivata è naturalmente accolta a queste ultime scene un tono di tristezza. E’ comico americano», Roma 2017, p.62. 27 n. 55

I dimenticati #36 Marcelle Romée Non tutti gli attori stesso autore, dove fu Eliane, col Ruy Blas di la chiamò il regista Anatole Litvak per vestire i francesi in voga nei Hugo, che la vide nella parte della regina. La panni di Cœur de Lilas nel film omonimo (’31; primi anni del sonoro stima dei colleghi la spinse ad un’audacia che Cœur de Lilas è anche il titolo italiano) accanto ebbero sorte propizia nell’illustre compagnia fu motivo di scandalo: ad André Luguet e Jean Gabin (e un quasi dopo essersi affermati Marcelle infatti dapprima chiese di poter en- esordiente Fernandel): un’opera poco cono- agli occhi del pubbli- trare come socia nella Comédie-Française, sciuta dallo spettatore italiano, pur trattando- co: abbiamo già visto poi, quando i soci pensarono di rispondere fa- si di un bellissimo film, che impose definitiva- il caso di Henri Garat, vorevolmente alla sua richiesta, lei rifiutò la pro- mente l’attrice all’attenzione della critica. morto quasi dimenti- posta, temendo di vedersi relegata nell’àmbito Girato tra uno studio di Montmartre, le forti- Virgilio Zanolla cato e in precarie con- di ruoli convenuti. C’era anche che, nel frat- ficazioni, alcuni quartieri della banlieue, le dizioni finanziarie, oggi presentiamo quello, tempo, aveva scoperto il cinema. A proporle il Halles e le rive della Marna, questo intrigante pur ben diverso, di un’attrice de ces années: primo ruolo fu il regista e sceneggiatore Louis poliziesco racconta di un ispettore, André Lu- Marcelle Romée. Marcelle Arbant, questo il Mercanton, che la volle per il personaggio di cot (André Luguet), che per scoprire l’assassi- suo nome anagrafico, era nata il 7 febbraio Leslie Bennet ne La lettre (1930), un dramma no del direttore di una fabbrica s’introduce 1903 a Neuilly-sur-Seine, città otto chilometri che lo scrittore britannico William Somerset sotto mentite spoglie nell’ambiente malavito- a nord-ovest di Parigi che col cinema, benché Maugham aveva tratto dal proprio racconto so d’una pensione-osteria dove vive Cou- quasi sempre indirettamente, ha avuto molto omonimo e che venne girato negli studi Para- choux, una bella ragazza detta Cœur de Lilas, a che fare: oltre alla Romée, infatti, vi nacque- mount di Joinville-le-Pont, nella valle della un cui guanto è stato trovato accanto al mor- ro Jean Cocteau, Pierre Mondy, Jean-Paul Bel- Marna; il film, interpretato anche da Gabriel to. Ben presto i due si sentono reciprocamen- mondo e Carole Bouquet, vi trascorsero l’in- Gabrio, Hoang Thi-The, Paul Capellani e An- te attratti: e Lucot, che la crede innocente, de- fanzia Michèle Morgan e Simone Signoret, vi dré Roanne, è la storia di una moglie infedele ve scontrarsi con l’innamorato di lei, l’apache abitarono Claude Chabrol e Jean Reno e vi che uccide l’amante, e dopo essere riuscita a Martusse (Gabin). Quando, durante una gita morirono tra gli altri Pierre Fresnay, Yvon- sull’Île d’Amour dove si festeggia un ma- ne Printemps, Jean Gabin, Tino Rossi, trimonio, Cœur de Lilas apprende dalla Anatole Litvak, François Truffaut e Pata- bocca di Martusse che Lucot è un poliziot- chou. Sulle sue origini e sulla sua infanzia to alla ricerca dell’omicida, dopo aver det- non si hanno molte notizie: dalla tomba di to la verità a quest’ultimo fugge da lui e al famiglia, nella division 65 del cimitero pa- termine di una pazza corsa lungo gli argi- rigino di Père-Lachaise, si sa che il padre, ni della Marna finisce per consegnarsi alla Louis, un esponente della piccola borghe- polizia e confessare la sua colpa. Tra Lu- sia di provincia, morì un anno dopo di lei guet, Gabin e la Romée è davvero difficile all’età di settantasette anni. Ragazza atti- stabilire chi sia il più bravo: sono tutti af- va e solerte, Marcelle si diplomò molto fascinanti e credibili, perfettamente in presto istruttrice di educazione fisica e ot- parte; Marcelle offre una grande prova tenne un posto d’insegnante presso una drammatica, ricca di sfumature, dove sguar- scuola di Parigi. Il suo sogno segreto era il di e silenzi hanno la stessa intensità di certe teatro: segreto, perché i genitori non vede- frasi gridate. Cœur de Lilas fu per lei il can- vano di buon occhio le sue aspirazioni ar- to del cigno. L’attrice, ormai considerata tistiche; per questo motivo, senza dir nulla in farsi dichiarare non colpevole nel processo una delle interpreti più valide del cinema e del casa ella seguì i corsi di recitazione del celebre che ne segue, confessa al marito di amare an- teatro francese, soffriva infatti da tempo di attore Jules-Louis-Auguste Leitner (1862-1940) cora l’uomo che ha ucciso. Con la sua recita- attacchi depressivi, al punto che dové rinun- della Comédie-Française, iscrivendosi al Con- zione moderna e incisiva Marcelle diede gran- ciare a partecipare a un nuovo film la cui lavo- servatoire National Supérieur d’Art Dramati- de credibilità al personaggio: come riconobbe razione era già iniziata per ricoverarsi ne La que di Parigi dove lui insegnava. I suoi compa- il critico di “Cine-Miroir” ella apportò al cine- Villa des Pages, una casa di cura tuttora attiva, gni di corso, che l’avevano soprannominata ‘la ma francese «il suo talento giovane e ardente, al 40 di rue Horace Vernet a Vésinet. Ma poco cavalletta verde’ sia a motivo del fisico fles- la sua sincerità nell’espressione, la sua cono- prima dell’alba del 3 dicembre 1932, sfuggita al- suoso e sottile, sia per un abito di quel colore scenza della dizione, pura, chiara, e sempre la sorveglianza dei custodi, s’avviò a piedi verso che ella indossava di preferenza, non tardaro- profondamente umana», non sfigurando nel l’antico ponte stradale di Chatou, situato in rue no a rendersi conto della sua bravura; dotata confronto con Jeanne Eagels, la star di Broa- du Port e da tempo scomparso: raggiunto il di un fisico gradevole e di un volto intenso, la dway che per prima aveva interpretato il ruolo quale, dopo qualche attimo d’incertezza si get- cui espressività era accentuata dalla mobilità in teatro. Il secondo film dell’attrice fu un al- tò nella Senna. Un testimone oculare affermò dello sguardo, Marcelle s’impose subito come tro dramma: Le cap perdu (1931) di Ewald André che prima di annegare nell’acqua gelida ella uno degli allievi più promettenti, tanto che Dupont, basato su una storia di Frank Harvey, mosse qualche bracciata. Questa circostanza nel 1926 ottenne il primo premio nella rappre- dov’ebbe accanto Harry Baur, Henri Bosc e Je- sollevò molti dubbi riguardo all’intenzionalità sentazione tragica; a quel punto non poté né an Max. Nel ruolo di Hélène, moglie infedele del gesto da parte dei colleghi della Coméd- volle più nascondere le sue ambizioni alla fa- del guardiano di un faro, che dopo essere sta- ie-Française: essi infatti rammentavano che miglia, e fu accolta come pensionante alla Mai- ta la causa di un omicidio viene allontanata Marcelle, soprannominata anche ‘la capra’ per via son de Molière, ovvero alla Comédie-Française, dal marito, Marcelle fornì un’altra intensa in- della sua agilità, era un’ottima nuotatrice: tut- col nome d’arte di Marcelle Romée. La sua car- terpretazione. Seguì Une nuit à l’hôtel (id.) di tavia le circostanze della malattia nervosa fi- riera di attrice teatrale ebbe inizio nel ’27 con Leo Mittler, con Jean Périer, Betty Stockfeld, nirono per persuadere tutti. Alle sue esequie Les Flambeaux de la noce di Saint-Georges de Maurice Lagrenée e Willy Rozier, ambientato presero parte tanti amici e anche diversi atto- Bouhélier, ebbe un’impennata nel ’30 con Le in un palazzo della Costa Azzurra: una sorta ri. Marcelle Romée aveva ventinove anni, no- trois Henry di André Lang, e proseguì sicura di grottesca tragicommedia basata su una gi- ve mesi e ventisei giorni. nel segno dei classici, con L’avaro di Molière, randola di tradimenti, che culmina col suicidio in cui ella interpretò Elise, con Il misantropo dello di Marion Barnes, appunto Marcelle. Subito dopo, Virgilio Zanolla 28 [email protected] Poetiche C’è come un dolore nella stanza

C’è come un dolore nella stanza, ed è superato in parte: ma vince il peso degli oggetti, il loro significare peso e perdita.

C’è come un rosso nell’albero, ma è l’arancione della base della lampada comprata in luoghi che non voglio ricordare perché anch’essi pesano.

Come nulla posso sapere della tua fame precise nel volere sono le stilizzate fontane può ben situarsi un rovescio d’un destino di uomini separati per obliquo rumore.

Amelia Rosselli Amelia Rosselli alla finestra della sua casa di Via del Corallo a Roma (foto di Dino Ignan). Amelia riposa nel (Parigi 1930 - Roma 1996) cimitero acattolico d Roma Testaccio Suicidio di una Poetessa 11 febbraio 1996 Si è gettata dal quinto piano, nel cuore della stato tenacemente inse- Roma più bella, a via del Corallo, pochi passi guito per ben due volte. da piazza Navona. Il volto scavato, gli occhi Prima ha tentato di but- chiarissimi e stralunati. Il volo di Amelia Ros- tarsi da un terrazzino in- selli s’ è concluso in una chiostrina interna di terno dell’ edificio, fuori dove abitava, un luogo inaccessibile nei giorni della sua mansarda. Qual- di festa, soltanto dai negozi vi si può entrare. cuno le ha gridato di fer- Ed era domenica. Un lungo volo verso l’ irrag- marsi, di tornare a casa. giungibile. I vigili del fuoco hanno avuto diffi- Amelia, docile, un po’ coltà a recuperarne il corpo. Nata a Parigi nel stordita, ha obbedito. Poi 1930, Amelia era una poetessa, una potente la telefonata a un’ amica voce della poesia. Il padre di Amelia si chia- cara, Giacinta del Gallo di mava Carlo, Carlo Rosselli, il principale ani- Roccagiovine, alla quale matore e teorico di Giustizia Libertà. Suo zio confida il suo disagio, la si chiamava Nello. Morirono nel 1937, accoltel- sua disperazione. “Aspet- La targa apposta a via del Corallo n. 24 a Roma, sotto l’abitazione della poetessa lati a Parigi. Quasi sessant’ anni più tardi ta, stai calma. Vengo su- Amelia s’ è gettata nel vuoto, dalla sua man- bito da te”. Le parole non servono. Una corsa, Siciliano. “La sua stessa poesia forse l’ aveva sarda silenziosa, accostando la sedia alla fine- l’ arrivo in via del Corallo, una porta spalanca- fin troppo soggiogata e confinata anche da se stra della cucina. Il suo corpo ha sfiorato i ra- ta, una sedia appoggiata alla finestra. Giacin- stessa. Accade spesso che la poesia possa far mi di un albero. Da anni stava male, soffriva ta racconta alla polizia che non era la prima torto alla persona del poeta: era questo il caso di disturbi mentali. Il suicidio era un pensiero volta che Amelia la chiamava per annunciarle di Amelia”. Anche Siciliano critica quegli am- ricorrente. “Soffriva di ossessioni persecuto- il suicidio. La notizia della sua morte è stata bienti della cultura e dei mass media nei quali rie”, racconta il cugino, Aldo Rosselli (figlio di accolta con commozione, ma senza sorpresa, “la moneta cattiva scaccia quella buona. La so- Nello). “L’ assassinio di mio padre e di suo pa- negli ambienti letterari. “Sapevo che stata vi- la consolazione è che la moneta buona non dre la ferirono in profondità. Era una ragazzi- vendo un momento particolarmente agitato”, perde valore. La poesia della Rosselli rimane na. Rimarrà segnata da un incubo terribile, il ha dichiarato il poeta Mario Luzi. “Io la cono- lì, non ce la toglie nessuno. Mentre altra ro- timore che i servizi segreti la seguissero per scevo appena, ma avevo colto in lei una rara baccia, di cui si chiacchiera molto, forse non ucciderla. Proprio tre giorni fa era uscita dalla intensità. E generosità”. Racconta Dacia Ma- esiste nemmeno nel momento in cui se ne casa di cura Villa Giuseppina in cui lei stessa raini: “Era una persona molto sola, costretta a parla”. “In questa mia casa”, disse una volta la si era fatta ricoverare per qualche tempo. Ieri vivere in un paese che purtroppo non ama i poetessa, “c’ è relativo silenzio. C’ è poco ru- le ho parlato, mi ha assicurato che stava molto suoi figli. L’ Italia corre dietro ai suonatori di more anche se tengo le finestre aperte. Quan- meglio. Ero riuscito a strapparle la promessa piffero, ma non ha rispetto di personalità fra- do l’ isolamento è eccessivo, esco a far quattro che sarebbe venuta a cena da me”. La poetessa gili e importanti come la Rosselli”. Una vita passi”. Amelia a quel silenzio dell’11 febbraio era spesso ospite di un giro di amici, che tenta- appartata, senza frivolezza, atteggiamenti este- 1996 non ha resistito. vano di colmare la sua grande solitudine. Sen- riori, consuetudine con la mondanità. “Una za successo. Quegli incubi dell’ adolescenza donna di cui certamente non si può dire che continuavano a tormentarla. Ieri il suicidio è avesse avuto una vita facile”, sostiene Enzo (Repubblica 12 febbraio 1996) 29 n. 55

I Circoli del cinema, Cineclub, Cineforum informano Nuovo CineClub Oristanese - FICC cinema contemporaneo, un intreccio di storie, paesi e tempi; perché qualsia- si racconto può essere interessante, se si usano le parole giuste, e il cinema, pensiamo noi, è prima di tutto saper raccontare storie, non importa se sto- rie di ieri, di oggi o di domani. Si parte con un trittico dedicato alle storie di fantascienza, che culminano con il ca- polavoro di Terry Gilliam Brazil: una storia di ieri, raccontata nel 1985, che attraverso la metafora di un mondo antiutopico del domani, racconta l’op- pressione, le storture e le ingiustizie dell’oggi, in bilico tra Kafka e Orwell. Tra storie d’amore adolescenziali, di mezza età e sul viale del tramonto, si L’Associazione Nuovo CineClub Oristanese è prosegue con maestri del cinema fran- lieto di annunciavi il programma della stagio- cese come Truffaut e Rohmer, passando ne autunnale 2017. Sono passati oltre 20 anni poi per gli spaccati di vita in Russia, tra dall’inizio di un percorso in comune con il i ricordi giovanili di un anziano ne Lo Centro Servizi Culturali U.N.L.A. di Oristano, Specchio di Andrej Tarkowskij e i dialo- che, all’interno della FICC, ha visto il Cine- ghi notturni di Taxi Blues, straordina- Club Oristanese organizzare la proiezione di rio esordio di Pavel Lungin premiato a centinaia di film provenienti da tutto il mon- Cannes come miglior regista nel 1990. do e di numerosi dibattiti ed eventi, facendolo Si conclude con la comicità e la satira, diventare una delle realtà più solide del pano- con una imperdibile strenna natalizia: Locandina creata dal vicepresidente del cineclub Umberto Siotto rama oristanese e non solo (o sar- do). I punti di riferimento dell’as- il primo esilarante film di Woo- sociazione rimangono quelli di dy Allen Prendi i soldi e scappa. Al sempre: la passione per il cinema momento abbiamo raggiunto e la cultura, e la voglia di discute- 87 iscrizioni... l’entusiasmo non re, promuovere e divulgare le bel- manca e il desiderio di percor- lezze della settima arte, cercando rere insieme questa meravi- di coinvolgere sempre più perso- gliosa avventura ci dà la forza ne in un dialogo in cui ogni asso- di andare avanti, sempre. Il ci- ciato è invitato a partecipare. E neclub ha inoltre aperto ai soci proprio in questa direzione van- la possibilità di iscrizione ad no le scelte fatte in vista della sta- un gruppo denominato simpa- gione 2017, a partire dal prezzo ticamente “CineRuote” rivolto popolare del tesseramento di 5 ai soci amanti della bicicletta euro e dalla totale assenza di bar- (mtb o strada), i soci interessati riere architettoniche del luogo di Da sx Gianni Zoccheddu, Carlo Cocco e Daniela Muru mentre presentano la serata. (foto verranno inseriti in un gruppo proiezione, l’Aula Magna del Li- del socio Mauro Marras) su WhatsApp per ritrovarci in- ceo Classico De Castro, grazie al- sieme a pedalare (cinema e non la collaborazione stretta con i diri- solo), al momento siamo otto genti dell’istituto scolastico, che iscritti ma è solo l’inizio. “Non vedrà l’organizzazione di confe- c’è nessuna forma d’arte come renze e seminari sul mondo del ci- il cinema per colpire la coscien- nema rivolti agli studenti, e con la za, scuotere le emozioni e rag- partecipazione di esperti e profes- giungere le stanze segrete sionisti del settore. Anche la pre- dell’anima” (Ingmar Bergman). senza dei sottotitoli e l’invito rivol- to ad ogni socio di mettersi in Il Direttivo vi ringrazia e vi saluta. gioco, proponendosi per la pre- sentazione di uno o più film in ca- lendario, sono scelte improntate Daniela, Umberto, Carlo, alla volontà di una partecipazione Marco e Gianni sempre più attiva dei vecchi e nuovi soci. Ultima, ma non me- Nuovo CineClub Oristanese: aperte le iscrizioni al Nuovo CineRuote, solo per i soci no importante, la scelta dei tito- Pagina Facebook: tesserati amanti della bicicletta! Abbiamo inaugurato la prima pedalata della stagione li: si va dal cinema d’essai euro- www.facebook.com/NuovoCineclu- autunnale “ieri, oggi,domani” ...60 km in libertà nonsolocinema! Vi aspettiamo per la peo a Hollywood, dalla bOristanese prossima pedalata insieme! P.S. inviare una mail al [email protected] con fantascienza alla satira sociale, la richiesta e numero di cellulare per essere così inseriti nel gruppo WhatsApp. GRAZIE! da produzioni degli anni ‘60 al [email protected] (nella foto di spalle la presidente con la treccia rossa e Carlo Cocco del direttivo) 30 [email protected] Mentre Dio si trasferisce ad Est The Putin Interviews, la miniserie firmata Oliver Stone su RAITRE L’ho seguito con atten- zione, sulle frequenze della tv di Stato italiana. Impareggiabile Oliver Stone, capace di restitu- irci, con vivacità, sce- neggiatura agile, ma al tempo stesso profon- da, mai banale, un Pu- tin finalmente affran- Giacinto Zappacosta cato dalle brume e dalla cortina fumogena spar- sa da noi occidentali. Per primo a seminare vele- no fu Jean Jacques Rousseau, il quale, a motivo della politica di Pietro il Grande, profetizzò incau- tamente e senza basi la perenne inconciliabilità tra Russia e il concetto stesso di civiltà. Il tempo, giudice inesorabile, ha dato torto al filosofo gine- vrino, che comunque ha errato anche in ordine ad altri vaticini. La vulgata dell’uomo malvagio e guerrafondaio, contrapposto agli Usa, viceversa luogo della democrazia e della libertà, patria dei all’uomo di successo, che si protrae all’infinito. capita in Occidente, suoni quale vetusta ripro- diritti, di ogni diritto, scricchiola a favore della ve- Da noi, perlomeno, le classiche teorie elitiste, che posizione di sistemi sviliti dal tempo. Anzi, rità. Ed era ora, a benefico di tutti. Se un regista possono non piacere, e il pensiero corre special- mentre parla lo ascolti, perché non ti aspetti newyorkese scruta nell’animo dell’ex funzionario mente a Pareto, hanno se non altro maggiore di- quelle frasi. E poi parla di popolo, il suo popo- del Kgb, e lo fa con i parametri e con la sensibilità mestichezza nel guardare in faccia, senza infingi- lo, parola che, in inglese, non suona con la me- che gli sono proprie, ma tuttavia con la vivida cu- menti, dinamiche e tendenze. Se il linguaggio, col desima valenza e la stessa forza evocativa che riosità che dovrebbe contraddistinguere qualsia- suo intimo contenuto, è comunicazione, o se si ha per esempio in italiano. Il popolo, spiega si indagatore, eccoti, in tutti i suoi risvolti, un preferisce la forma più alta di arte, il dialogo tra Putin, è un corpo, un organismo vivo con una uomo politico, un capo (un leader, propria sensibilità, concetto diffi- come diciamo noi Italiani nel cor- cilmente spendibile facendo ri- rettamente scimmiottare gli an- corso al termine “people”. Nel bel glo-sassoni) che può idealmente mezzo della discussione, quella guardare negli occhi il proprio popo- parola, a spiegare, con semplicità lo. Nessun altro, a Oriente come ad ed immediatezza, l’esistenza di Occidente, può proferire quelle pa- un ordine naturale indipendente role spese a pro dei connazionali e di dalla volontà dei singoli: “Lo vuole un minimale criterio distributivo: Dio”. Senza tante circonlocuzio- “Prima di me c’era una ristretta cer- ni, è il riferimento valoriale che chia di persone che guadagnava sostiene ben precise scelte legisla- troppo”. Non può dirlo il presidente tive a tutela della famiglia e, per degli Stati Uniti, chiunque esso sia, virtuosa ricaduta, della società confinato entro l’ambito, fattosi or- nella sua interezza. Non siamo mai asfittico, nell’animo come nelle abituati, noi che viviamo nella so- parole, dei miti fondanti la grande cietà liquida, priva di punti di ri- nazione americana, il “Sogno”, di fatto degradato Stone e Putin, con sapienti rimandi a filmati, in- ferimento solidi, ebbri soltanto del transeun- ad incubo a fronte delle ingiustizie sociali e raz- troduce il telespettatore in un alveo inesplora- te, a sentire un capo di Stato parlare di Dio, ziali, eppure riguardato come cornucopia di ric- to. Le battute di spirito del regista-intervista- quel Dio per la verità spesso nominato dai po- chezza per tutti. Per inciso, i dati macroeconomi- tore, che coinvolgono perfino lo ieratico litici nell’apoftegma “God bless America”. Ma ci registrano significative crescite, tra il 1890 e il presidente, le risposte, le repliche e contro-re- qui non si parla, come in Russia, del Dio di 1940 e tra il 1945 e il 1975, nel Regno Unito, Francia pliche, che a volte si susseguono a ritmo incal- Abramo, di Isacco e di Giacobbe, quanto piut- e Germania: come a dire, e dimostrare, che gli Eu- zante, godibile per chi è davanti allo schermo, tosto di un dio impersonale, ben più incolore ropei producono senza punto sognare. Ad oggi, proiettano la realtà russa in una dimensione di quell’essere sbiadito teorizzato da Voltaire. ed è forse l’epifenomeno più preoccupante, l’1% nuova per noi che viviamo ad occidente della In Russia ha preso casa la tradizione, solida, della popolazione Usa possiede il 37% della ric- catena degli Urali. Il linguaggio, per l’appun- che si coniuga con la volontà di favorire la ge- chezza nazionale. Il che, plasticamente e storica- to, diviene mezzo per sviscerare i problemi, neralità della popolazione. Putin non si vergo- mente, individua grandi masse dapprima poste per acclarare i punti di vista. Un linguaggio gna di farsi il segno della Croce. Noi sì. alla linea di partenza su un teorico piede di parità, scevro di pastoie sovrastrutturali, di stanchi e poi debellate a fronte di una ben dura realtà. Lo riferimenti burocratici, capace di renderti il Giacinto Zappacosta stesso dicasi per la popolazione dalla pelle scura, reale, di fartelo intendere, di svelarti partico- Abruzzese, 57 anni, maturità classica, laurea in Giuri- acculturata nei valori di riferimento propri di lari sui quali non avevi prima riflettuto o che la sprudenza, impiegato. Abruzzese, vive perlopiù a Taran- quella civiltà, per essere relegata entro il muro propaganda, che esiste anche da noi, ti aveva to, a diretto contatto con quello che rimane della Magna dell’intolleranza. Eppure, Oltreoceano si crede o, opportunamente nascosto. Putin dunque può Grecia. Di recente ha pubblicato, per i tipi di Aletti, “Con- il che tutto sommato è lo stesso, si fa finta di cre- parlare di tradizione, di religione, di valori, chiglie sparse”, un romanzo reso come sceneggiatura di un dere all’idea di progresso economico, riferito senza che questo, come sempre più spesso film 31 n. 55

L’importante retrospettiva a Locarno 70, lo scorso agosto Tornati ai Tourneur: Il padre, Maurice (prima parte) Quando, quarant’anni cui, al di là dell’Atlantico, lo fa Griffith…) en- fa, a Natale passarono trando come assistente all’Eclair, per passare a miglior vita due som- alla direzione nel ’12. La prima ventina di film mi cineasti, Chaplin e (la cui durata media era all’epoca ancora Hawks, la contempo- estremamente contenuta, non lo si dimenti- ranea dipartita del de- chi) in un biennio in Francia, poi durante il ’14 Nuccio Lodato cisamente meno noto, il gran salto negli Usa, col collega e amico almeno a livello gior- Chautard, favoriti dalla perfetta conoscenza nalistico, Jacques Tourneur, venne oscurata dell’inglese, in lui rinsaldata dalle peregrina- dall’esatto sovrapporsi di quella dei due gran- zioni teatrali, e dalla decisione dell’Eclair di di maestri americani. Al punto che non tutti i aprire una sede nel New Jersey, secondo uno quotidiani dell’epoca, schiacciati tra la man- schema espansivo tracciato, all’epoca, da più cata uscita di S. Stefano e l’accumulo dei lutti, di una casa produttrice della nazione che ave- riuscirono a registrarla. Che Tourneur jr non va orgogliosamente tenuto a battesimo il neo- sia stato però proprio un Signor Nessuno -an- nato cinema. L’identica traversata aveva com- zi...- lo ha testimoniato, oltre al valore oggetti- piuto, poco prima, da Londra anche Chaplin, vo di numerose sue opere, anche la decisione che però era andato anonimamente alla ven- del giovane recente neodirettore del Festival tura con la compagnia di Fred Karno. Mentre di Locarno (che compie settant’anni: auguri Maurice era, con Albert Capellani inviatovi da un piucchecoetaneo!), il valdostano Carlo dalla Pathé lo stesso, il primo europeo già di Chatrian, di dedicargli lo scorso agosto l’am- nome affermato a farlo, dall’alto dei suoi 41 , nato Maurice Thomas, (1876 - biziosa rassegna retrospettiva della manife- anni contro i 25 dell’imminente Charlot. Nel 1961) è stato un regista, sceneggiatore e produttore stazione di Piazza Grande, affidandone la cu- ’17 li avrebbe imitati Léonce Perret. Portando cinematografico francese naturalizzato statunitense ra a due competenti di eccezionale vaglia con sé i già riconosciuti dalla critica d’epoca nel 1921. quali Rinaldo Censi e Roberto Turigliatto. “acuto spirito d’osservazione, immutabile (nonno di Daphne: Trilby, 1915) e addirittura Scriveva però tanti anni fa un programmino garbo e crescente sensibilità figurativa”, Tour- Ibsen (Casa di bambola, 1918) con Conrad (Vit- mensile del CUC Genova, nei mitici anni in neur si potè altresì contare su di una squadra toria, 1919, a soli quattro anni dall’uscita del ro- cui ne veniva programmato il cinema “Cen- di collaboratori artistici e tecnici fissa e di pri- manzo), Stevenson (L’isola del tesoro, 1920) e trale: «Maurice Tourneur ha dato due grandi mordine: lo scenografo Carré, condotto dalla Cooper (L’ultimo dei Mohicani, id.), Verne (L’i- cose al cinema: suo figlio Jacques e la propria madrepatria; il direttore della fotografia An- sola misteriosa, 1926-29: firma un altro illustre grandezza nel muto». Infatti il discorso, se vo- driot, che l’aveva addirittura preceduto di un immigrato, Christensen, ma ci mettono an- gliamo essere precisi e completi, non si esau- anno nella traversata, e sarà presto affiancato che le mani tanto Tourneur che lo stesso sce- risce con Jacques, che è pure la figura domi- dal tedesco John van de Broek (morirà tragi- neggiatore Lucien Hubbard, in una disgrazia- nante e la sola cui è stata consacrata la camente a soli ventitrè anni sul set del loro ta via crucis realizzativa Metro aspirante al rassegna ticinese, e di cui ci si occuperà in una film Woman) e lo sceneggiatore statunitense colore, ma su cui già incombe l’avvento del so- seconda puntata. Si dà il caso, com’è del resto Maigne, presto passato poi a sua volta alla re- noro). Cormon e d’Ennery dopo il ritorno in noto, che il nostro fosse figlio d’arte, in quan- gìa. Tutte garanzie a priori di un livello ricer- Francia (Le due orfanelle, 1933: ci aveva già pro- to suo padre Maurice era stato a sua volta uno cato, per non dire addirittura sofisticato per il vato Griffith con le Gish nel ’21; ci torneranno dei più rilevanti cineasti dei decenni silenzio- gusto medio dell’epoca, nella produzione. Un ancora sopra da noi Gallone nel ’42, Gentilo- si, pur riuscendo ad affacciarsi con le sue ulti- cineasta “alto” e importante, con il me produzioni anche al quindicennio iniziale gusto spiccato per le trascrizioni del sonoro (ci fu un periodo, più o meno cor- letterarie, cui si rifarà presso che rispondente alla durata del secondo conflitto sistematicamente, e che lo indurrà mondiale, in cui padre e figlio calcarono sepa- a trasporre sullo schermo, tra gli ratamente ma in simultanea, come si vedrà, i altri, via via, per non parlare degli rispettivi sets). Maurice (parigino di Bellevil- autori i cui nomi oggi non ci dico- le, cognome anagrafico Thomas, famiglia no più nulla, e delle numerose agiata, classe 1873: di nuovo nella ville Lumière commedie nuove di successo a chiuderà gli occhi nel ’61…), prima di esordire Broadway trasposte al volo, parec- dietro la macchina da presa, si era fatalmente, chi nomi risonanti. Gyp (l’allora come molti cineasti “primitivi”, fatto le ossa in popolare romanziera discendente teatro. Da attore, era andato in… tournée in di Mirabeau: L’ultimo perdono, 1913) Europa e nelle Americhe, sul finire del secolo, e Dumas padre (La signora di Mon- con la compagnia della grande Réjane (che soreau, 1913); Courteline (L’allegro per Proust sarebbe stata insieme uno dei mo- squadrone, id.: lo rifarà sonoro ap- delli della Berma nella Recherche, tra le prime pena tornato in Francia nel ‘32) e “Cécile est morte” (1944) di Maurice Tourneur con Albert Préjean lettrici del capolavoro e addirittura, grazie al- Poe (Il sistema del dr. Catrame e del nel ruolo di Maigret. La pellicola è tratta dal romanzo “Un’ombra su la mediazione del figlio Jacques Porel, la pa- prof. Piuma, id.); Leroux (Rouletabil- Maigret” dello scrittore Georges Simenon drona di casa del suo ultimo domicilio cono- le e L’ultima incarnazione di Larsan, 1913), Willy mo nel ’54 e Freda nel ’65!), e infine, nel ’43-44, sciuto di rue Laurent-Pichat dal 1919) e aveva (lo sciagurato Pigmalione di Colette: Le friquet, istant film da un Maigret da Simenon, Cecile est collaborato col non meno grande demiurgo 1914: l’avrebbe ripercorso cinque anni dopo da morte, che in questa versione non ci è mai sta- profetico della regìa scenica André Antoine. noi Zambuto con Leda Gys) e O.Henry (Alias to dato di vedere in Italia. Una produzione Si accosta al cinema nel 1907 (lo stesso anno in Jimmy Valentine, 1915). George du Maurier segue a pag. successiva 32 [email protected]

sege da pag. precedente (come successe a Renoir per la Tosca italiana estremamente vasta e ricca: l’esplorarla a fon- poi conclusavi da Koch). L’esperienza di Tour- do trascenderebbe i limiti di questo piccolo neur riprese e salvò il film, sostenuto formida- memento. I film a lui riconducibili come regi- bilmente dalla teatralità irripetibile di Jouvet sta superano, tra muto e sonoro (la sua attivi- e dello stesso Dullin. Mezzo secolo fa, nell’at- tà si concluderà in Francia con Impasse des tualizzare il classico inglese protosecentesco, Deux Anges, 1948, con Simone Signoret e Paul Manckiewicz fece di meglio in Masquerade, Meurisse, mai importato in Italia: problema- potendo contare su Harrison, la Hayward e ticamente rintracciabile su youtube, ma ben Maggie Smith, fotografati da un Di Venanzo visibile in dvd francese) il centinaio; la paral- già condannato dalla malattia. L’ultimo Tour- lela attività di sceneggiatore e produttore di neur importato in Italia, La mano del diavolo se stesso è a sua volta imponente, mentre per (1943), trova finalmente d’accorso Morandini solo tre volte Maurice tornerà ad agirsi occa- “L’uccellino blu” - The Blue Bird (1918) di Maurice e Mereghetti: per il primo, “prodotto di buona sionalmente da interprete, dall’altra parte Tourneur qualità, che tiene in equilibrio il sapore popo-

“Impasse des Deux Anges” (1948), con Simone Signoret e Paul Meurisse, di Noel Roquevert e Pierre Fresnay in “La Main du Diable” (1943) di Maurice Tourneur, Maurice Tourneur dell’obiettivo. Osserviamo allora un po’ più da popolare del figlio: alla vigilia di quel conve- lare della vicenda, ricca di colpi di scena e di vicino solo un limitato numero di film, facen- gno di Brighton che avrebbe propiziato il personaggi bizzarri, e la raffinatezza di regìa, do talora leva –lo si ripeterà a maggior ragio- grande sdoganamento mondiale del cinema scenografia, fotografia, montaggio”; per - l’al ne nel prossimo giro per il figlio Jacques- sulla muto, iniziato nel ’75 col centenario della na- tro, “un film fantastico, dalla trama complica- diversa valutazione che Morandini e Mere- scita di Griffith. Il successivo, da lui idealmen- ta e stravagante, ricca di personaggi e di colpi ghetti ne hanno fornito nei loro rispettivi les- te mutuato, Le due orfanelle, già menzionato, è di scena, con piacere e talento evidenti, facen- sici. L’Uccellino Azzurro (1918) dall’allora recen- “ben pettinato, scenograficamente fastoso, do leva su un ritmo febbrile e inquietante e af- te Maeterlinck, a un decennio appena dalla convenzionale” per Morandini; “un film ben fidandosi al senso plastico delle immagini prima mondiale inscenata da Stanislavskij al fatto, curato nelle scenografie, ma non molto ereditato dal muto”. Appunto. suo Teatro dell’Arte di Mosca: pur situato nel- appassionante” Mereghetti. Tourneur avreb- la parte iniziale della carriera, è probabilmen- be voluto ambientarlo all’epoca dell’incorona- Nuccio Lodato te il capolavoro di Tourneur, su sceneggiatura zione imperiale di Bonaparte, la produzione di Maigne, con un fascino visivo e una forza di lo indusse a mantenere la temperie pre rivolu- penetrazione narrativa che resistono intangi- zionaria del testo originale (il negativo inte- Maurice Tourneur on line: la rete consente la visione, già bili ai novant’anni trascorsi. La stupenda fia- grale di 100’ è andato perduto, la versione cir- anche solo a livello gratuito, di numerosi suoi film sia ba sarebbe stata ripresa da Walter Lang nel colante è più corta di 13). Se Koenigsmark muti che sonori. Soltanto Youtube ne offre per parte sua ’40 (Alla ricerca della felicità, con Shirley Tem- (1935), dal romanzo di Pierre Benoit, già tra- una ricchissima scelta: soprattutto per chi non ne abbia ple: in Italia, complice la guerra, allora non si scritto da Perret un decennio prima, è “un dimestichezza, potrà essere interessante in particolare, vide: è stato necessario attendere il dvd) e dal convenzionale film in costume del buon arti- superato l’eventuale disagio iniziale, accostarsi all’espe- grande George Cukor a fine parabola nel ’76 in giano” (Morandini), Sorridete con me (1936), al rienza del muto, riscoprendone a poco a poco quella “mu- una strana, per allora, coproduzione Usa-Urss cui centro è Chevalier, rappresenta per lo sica della retina” di cui parlava Stan Brakhage. (Il giardino della felicità: rutilante divertimento stesso critico “un’apologia sperticata dell’otti- Maurice Tourneur in home video: la benemerita serie bo- con trimurti da cast stellare, Liz Taylor-Ava mismo, con vivace descrizione dell’ambiente lognese Ermitage ha edito in Italia i muti “L’uccello blu” Gardner-Jane Fonda). Non deluderà il succes- teatrale e protagonista in gran forma”, anche (1918) e Lorna Doone (1922); Mondadori Store “L’ultimo sivo Lorna Doone (1922), sostenuto da un plot se l’anno della sua uscita non doveva poi in- dei Mohicani” di Clarence Brown e Tourneur (1920). Ma, popolarissimo nella cultura angloamericana, durre a sperticati slanci. Assai più complesso se non ci sono preclusioni sulle edizioni originali in altre che avrebbero ripreso Dearden nel ’34 e Karl- il quadro realizzativo de L’avventuriero di Vene- lingue (raramente, se non mai, provviste di sottotitoli ita- son nel ’51, oltre a svariate, successive produ- zia (1941). All’origine c’era niente meno che liani…), la rete e i consueti Amazon, Ibs, Fnac, Feltrinelli zioni televisive. Al ritorno in Francia, il remake Volpone di Ben Jonson, nella riduzione scenica e Mondadori, con molti altri, mettono a disposizione, co- courteliniano de Lo squadrone bianco consolidante che tredici anni prima Charles Dullin si era modamente a domicilio e senza grossa spesa, assai nume- in decisiva misura l’attacco di carriera del giova- concesso il lusso di far ridurre per il suo teatro rosi altri titoli dell’antico cineasta. Ad esempio il simeno- ne Gabin. L’anno successivo la stessa cosa con addirittura da Jules Romains su di una base di niano “Cecile est morte” è disponibile presso la Fnac (che Madeleine Renaud per Donna di lusso, compre- Stefan Zweig (che si sarebbe suicidato in Bra- purtroppo si è ritirata dall’Italia) in edizione Gaumont. so, come ricorda Morandini, della retrospetti- sile nell’anno successivo al film, ponendo il si- va tv 1977 che in patria portò alla riscoperta del gillo definitivo al suo e universale Mondo di ie- grande regista, completamente dimenticato, an- ri). Le riprese le aveva iniziate de Baroncelli [ Tornati ai Tourneur: 2. Il figlio, Jacques alla prossima che per la sovrapposizione del grande successo nel ’38-39, poi la guerra aveva congelato tutto puntata… ] 33 n. 55 Quinto potere (1976) di S. Lumet: la delirante fascinazione del cinismo mediatico Dopo anni di esaltan- è suicidio, liquidarlo è un rischio; finirebbe al- te carriera, l’astro di la concorrenza. Va eliminato. Hackett e la Howard Beale (Peter Christensen arruolano la stessa ghenga sov- Finch), cronista di versiva sinistroide ingaggiata per i loro palin- punta della UBS-TV, sesti. L’attempato giornalista verrà giustizia- lentamente declina. to in trasmissione, e sarà un trionfo. Con i Ormai vedovo e avvez- suoi quattro Oscar (uno all’apocalittico Peter zo al bere - con un in- Finch), quattro Golden Globe e un “David” di dice di ascolto di 8 e Donatello, Quinto potere è un film bello e am- un gradimento del 12 morbante. La tormentata parabola esistenzia- Demetrio Nunnari per cento -, è licenzia- le di Howard Beale mette a nudo il diabolico to con breve preavvi- inganno di quella magica scatola che, se ri- so. Disperato, Beale fa la sua mossa e annun- schiara ogni cosa di una luce accecante, è in- cia al mondo un imminente suicidio in sensibile alle gioie e i dolori di qualsiasi desti- diretta. Gl’indici schizzeranno alle stelle, for- no. Sue vittime – quelle stesse che Beale se anche a 50. È il caos, e mentre il presidente avrebbe voluto salvare -, le masse anestetizza- del servizio notizie Max Schumacher (Wil- te dall’abulia intellettuale che non leggono li- liam Holden) cerca di sottrarre Beale al lin- bri, che si nutrono, si vestono, educano figli ciaggio mediatico, finisce irretito dalla bella e come in tivù e confidano nella sua suprema ri- spregiudicata responsabile dei programmi velazione. Ma è follia collettiva. Non sanno, Diana Christensen (Faye Dunaway) che già quelle masse, che la televisione - dispensatrice fiuta l’affare. Nel tentativo di rimediare all’ac- di conoscenza – in verità disinforma, poiché caduto Beale è rimesso in onda, ma rincara la la credulità popolare è il nutrimento del suo dose anziché recedere, e adduce a giustifica esistere. Non sanno, quelle generazioni, che il dell’insano proposito l’aver «finito le suo uomo, e avvilisce qualunque cosa cazzate». Il seguito del penoso sipa- tocchi, non ultimo il tenero, improba- rietto vacilla, e i vertici della major te- bile amore di lui. Sfogare in strada - levisiva vogliono un Beale meno ug- dall’alto del proprio attico - ogni ma- gioso e più mordace, arrabbiato. Così, lessere è, allora, urgente affrancarsi il vecchio «santone della notizia» si fa dalla sudditanza ai media. Capire che profeta e, per la prima volta, si sente la finestra del salotto di casa non è la ispirato come in un inebriante mo- tivù, e la tivù non è una finestra, e gri- mento di chiarezza. Sfoga tutto il suo dare al mondo: «sono incazzato nero, furore iconoclasta contro le false ide- e tutto questo non lo accetterò più!». ologie, e con un appello che pare un C’è tuttavia un che di perverso. Nel imperativo categorico incita il pubbli- preciso istante in cui il maestro spiri- co a casa ad urlare alla finestra il pro- tuale Howard Beale ordina e ottiene prio dissenso. Le linee telefoniche dai suoi discepoli che si spenga ogni della UBS sono roventi per le chiama- apparecchio, la UBS-TV pregusta un te; da Atlanta a Louisville è un imma- successo senza precedenti. E la men- ne subbuglio e la Christensen gongo- zogna risplende della luce della verità, la. Ha difatti ottenuto dal dirigente Frank senza che il paladino della giustizia scorga Hackett (Robert Duvall) la direzione del noti- l’impostura. Non riesce neppure dinnanzi al ziario di Schumacher, tagliando fuori il colle- presidente Arthur Jensen ed al suo folle assolo ga e amante. Lo Howard Beale Show sbaraglia drammatico: «lei (Beale) è un vecchio che pen- gli ascolti e diviene il business del secolo; ma sa in termini di nazioni e di popoli. Non vi so- mentre il conduttore farnetica dinnanzi alle no nazioni, non vi sono popoli […], non vi so- telecamere, Diana delira dietro le quinte. As- no terzi mondi, non c’è nessun ovest. Esiste solda, per una serie drammatica, una banda soltanto un unico, un solo sistema di sistemi di terroristi col vezzo di filmare i propri crimi- […], vasto, immane, interdipendente, intrec- ni rigorosamente in diretta. Se la tivù è spet- ciato, multivariato, multinazionale dominio tacolo, anche la spettacolarizzazione della dei dollari, petrol-dollari, elettro-dollari […] cronaca è nell’ordine delle cose. Beale, invece, che determina la totalità della vita su questo si scaglia contro le sfere più inaccessibili del pianeta». Si può biasimarlo, del resto? Per ci- potere, e rivela in studio un occulto gioco di nico che possa apparire, forse è davvero così. scatole cinesi che cederà la sua rete a danaro- La tivù è solo uno dei portati delle inesorabili se corporative bancarie. È un ladrocinio, e bi- leggi del business che disciplinano la nostra sogna impedirlo. Così, quando chiede che la modernità. Un mondo apatico e senza altra Casa Bianca sia sommersa da montagne di te- fede che quella nel feroce dio denaro, che ha legrammi di protesta, il miracolo puntual- potere di vita o di morte su chiunque osi ribel- mente avviene. Ma è il tracollo, poiché la UBS potente mondo dello spettacolo nulla ha a che larsi al suo verbo; come Howard Beale, il «pri- ha un buco finanziario spaventoso e non v’è fare col potente spettacolo del mondo. La mo caso conosciuto di un uomo che fu ucciso più scampo, ormai. Richiamato dal presiden- rampante Diana ne sia il segno. Personifica perché aveva un basso indice di ascolto». te Jensen ad uno stile più sobrio, Beale perde il un vivere vuoto e insensato; lei che farfuglia suo smalto ed è adesso una tara inutile. Tenerlo di flussi e diagrammi nella fugace intimità col Demetrio Nunnari

34 [email protected] Cinema e psicoanalisi Il Gabinetto del dr. Caligari: Realtà o follia? Sul piano letterario il indagare in maniera ossessiva sulla figura del si è aperta la strada nel buio dello stato di na- tema del “doppio” con- Dottor Caligari. Scoprirà che l’autore mate- tura. Tutti sentiamo di avere un corpo e un io, siste nel rapporto mol- riale dell’omicidio di Alan e di altri delitti declinato in varie accezioni: Coscienza, ani- to particolare che si commessi successivamente, fu proprio Cesa- ma, spirito, psichè per gli antichi greci. Il ci- instaura tra il prota- re che eseguiva pedissequamente il volere del nema “per tanti aspetti ricorda il meccanismo del gonista del romanzo e suo pigmalione. La trama circolare ci riporta sogno”, sosteneva Otto Rank - allievo di Freud un doppio che può es- all’inizio del film, mentre il personaggio anco- – nel suo saggio sul doppio e questo ne spiega sere un altro perso- ra sta raccontando, ci rendiamo conto che la l’interesse per tutte le forme di sdoppiamen- naggio (come ne l’An- panca sulla quale è seduto insieme all’altro si to. In questi casi lo spettatore (ma dovremmo Massimo Esposito fitrione di Plauto, Il trova all’interno del cortile di un manicomio il dire i neuroni dello spettatore), si trova di Sosia di F. Dostoievskj, a cui direttore è il dottor Caligari. L’epilogo, fronte a una duplicazione totale dell’io, da vi- Gregor Samsa ne La metamorfosi di Kafka) che Franz aveva ragione, il Dottor Caligari è pro- vere in tutta la sua ambiguità e in tutto il suo una mattina si sveglia e scopre di aver assunto prio il direttore dell’ospedale psichiatrico, ma perturbante effetto. Il turbamento deriva dal- le fattezze di un ragno. Un’ombra, una voce, ciò che, tuttavia, non riesce a capire è il perché la capacità del personaggio Caligari di essere un oggetto, un altro sé. In genere l’andamento di quella camicia di forza che lo immobilizza in grado di gestire e controllare un “doppio” e narrativo della vicenda si svolge come se il ed il perché Jeanne si attarda così tanto nel per ridurre questi effetti il produttore del film protagonista e il suo doppio facessero parte di giardino del manicomio. Forse il racconto di impose a Wiene il taglio dell’ultima scena che un’unica realtà dell’essere che è stata divisa e, Franz non è altro che il frutto della sua fanta- mostrava che il narratore era perfettamente per questo motivo, entrano in una sorta di sia. Franz, Jane e Cesare sono infatti pazienti sano di mente ma era stato fatto internare da conflitto anche interiore, che deve esse- Caligari per non venire accusato e per re in qualche modo risolto. Il film Il Ga- continuare tranquillamente i suoi espe- binetto del dr. Caligari (Das Kabinett des rimenti sul sonnambulismo. Questa scel- Dr. Caligari) Robert Wiene; Germania ta fu dettata dall’esigenza di non sciocca- 1920, è una pietra miliare della storia del re troppo gli spettatori. Conoscere se cinema tedesco e rappresenta allo stesso stessi può anche voler dire incontrare tempo un viaggio nelle pieghe buie delle ciò che non vorremmo essere, Il Sosia Ja- depressioni e frustrazioni umane. L’uso kov di Dostoevskij o il compagno mr. Hi- del chiaroscuro, delle ombre; l’atmosfe- de del dottor Jekill. L’osservazione della ra, carica di [1] perturbante tensione e di nostra immagine ci lascia sempre qual- assillante paura per ciò che potrebbe ac- che dubbio. Tuttavia il ragionamento cadere è costruita da scenografie dipinte interiore con il nostro doppio ci porta a con forme impossibili e dalle prospetti- cogliere il punto di vista dell’altro, la ve deformate. Ambientato nel 1830, il percezione che gli altri hanno di noi ci film si apre con un uomo, seduto in un aiuta a conoscerci. Pensieri inespressi e giardino che racconta ad un’altra perso- giudizi segreti che l’altro ha nei nostri na un fatto di cui lui è stato testimone (o confronti. Eppure, senza questo doppio protagonista?). Il racconto narra di una immaginario non potremmo neppure serie di omicidi commessi di notte da un son- del manicomio richiamati nel racconto e la condurre quel dialogo interiore che ci lega nambulo, di nome Cesare, esposto nelle fiere persona che Franz sostiene essere il dottor agli altri con tutte le difficoltà dei rapporti di paese da un certo dottor Caligari. Sempre Caligari altri non è che lo psichiatra dell’isti- umani. Dunque, per sfuggire alle paranoiche secondo il racconto di Cesare, il dottor Caliga- tuto correttivo. Il film si conclude con Franz paure verso il diverso, l’altro da noi, occorre ri era il direttore di un manicomio e si era pe- rinchiuso in cella di isolamento. Che sia tutto uno sforzo interiore per non giudicare la psi- ricolosamente identificato con un ipnotizza- un’allucinazione? Nel finale il Dottor Oscar gli che come a una malattia da guarire, ma come tore del settecento. Così si entra nella trama confida di aver scoperto la causa della sua ma- a un paesaggio, un luogo immaginario dove si che mostra un tenebroso ed oscuro personag- lattia e, quindi, di essere finalmente in grado narrano altre storie, altre vite, rispetto a quel- gio e la sua creatura infernale che si appresta- di curarlo. Due prospettive. Una sostanzial- la che crediamo di vivere. A noi (spettatori) è no a sconvolgere la vita della piccola cittadina mente di critica cinematografica che conside- lasciato il compito di stabilire quale sia la real- Holstenwall. Il Dottor Caligari arriva per l’an- ra l’opera di Weine come un capolavoro espres- tà! nuale fiera insieme a mercati e consuete at- sionista che denunciava l’ansia per la situazione Massimo Esposito trattive, proponendo al popolo spettatore il che caratterizzava il periodo storico tra le due classico fenomeno da baraccone per far leva guerre mondiali. Il film, all’epoca della sua [1] Freud parla del doppio come del “Perturbante”. […] sulla morbosa curiosità dell’animo umano. uscita riscosse un notevole successo, ma fu Unheimlich. Heim è la casa, Heimat è la patria, heimlich Cesare il sonnambulo, uomo dal potere in- censurato sia da Hitler che da Mussolini. In è ciò che è familiare. Unheimlich è ciò che non è familiare, quietante. Su ordine del suo padrone, si sve- questo senso si teorizzò che il Dottor Caligari è l’in-solito, ciò che sopraggiunge a nostra insaputa e per- glia e predice il futuro. Profezie di morte che rappresentasse Hitler, mentre Cesare il popo- ciò, dice Freud, “genera angoscia e terrore”. Nello stesso puntualmente si avverano. A farne le spese so- lo, anche a causa di un’instabilità psico-esi- periodo in cui Freud elaborava il concetto di Perturbante, no due amici, Alan e Franz, accomunati dalla stenziale, sonnambulo, composto da tanti au- Jung dava forma al concetto di Ombra come parte non stessa insana curiosità e dall’amore per la tomi senza volontà, pronti ad ubbidire accettata della personalità, il lato oscuro e negativo di stessa donna, Jeanne. Il desiderio di conosce- ciecamente a qualsiasi ordine del “capo”. L’au- ogni individuo. Eppure, scrive Jung, “incontro con se stessi re il futuro riveste per loro una fortissima at- toritarismo come unica soluzione per sentirsi significa anzitutto incontro con la propria ombra. L’om- trazione e Cesare appaga le loro voglie presa- liberi e superare le difficoltà. La seconda, più bra è, in verità, come una gola montana, una porta angu- gendo la morte di Alan all’alba del giorno profonda, ci indirizza verso il senso del sentirsi sta la cui stretta non è risparmiata a chiunque discenda dopo. Di fronte alla perdita del suo fraterno “doppi”. Sentire l’altro dentro, il doppio di noi alla profonda sorgente”. amico, Franz non si dà pace ed inizia una lo- stessi, è qualcosa su cui l’uomo riflette dalla gorante ricerca della verità che lo porterà ad notte dei tempi, da quando la nostra coscienza https://youtu.be/cxxXbyPuu6I 35 n. 55

I Circoli del cinema, Cineclub, Cineforum informano Band Apart (Oristano) - FICC L’Associazione Cultu- un programma stagionale elaborato ad inizio rale Cinematografica anno, per sposare un metodo più atipico basa- Band Apart nasce gra- to su mini rassegne aperiodiche e disconti- zie all’entusiasmo di nue, progettate e messe in opera di volta in otto appassionati ci- volta. Questa visione dinamica, per quanto nefili della provincia apparentemente frammentaria ci permette di Oristano, intenzio- una maggiore flessibilità organizzativa, e so- Giovanni Solinas nati a dare vita ad una prattutto offre la possibilità ai soci di parteci- associazione che met- pare in maniera concreta allo sviluppo delle tesse in primo piano l’amore per la vita asso- attività associative. Uno dei punti cardine di ciativa ed il buon cinema, con un occhio di ri- Band Apart è difatti quello di dare ai soci un guardo verso il cinema di genere, da sempre a ruolo di primo piano nell’ideazione, nella ge- cavallo tra cinema popolare e di qualità. Lo stione delle attività e nell’offerta artistica pro- stesso nome dell’associazione vuole richiama- posta dall’Associazione. Sono i soci, a gruppi o re questa apparente dicotomia, omaggiando singolarmente, ad essere propositori ed auto- contemporaneamente Jean-Luc Godard, uno ri delle rassegne in programma, sotto la su- dei padri della Nouvelle Vague france- se, e Quentin Tarantino, apologeta del e i desideri dei giovani “che restano” e cinema di exploitation e del pulp. Sa- di ciò che invece rimane dopo l’ab- cro e profano. Una delle massime bandono. Sono intervenuti con noi i espressioni dell’arte cinematografica ragazzi del gruppo Gnomos di Ori- assieme ad uno dei più grandi estima- stano; dei giovanissimi filmmaker tori delle cosiddette pellicole di serie che hanno presentato il loro primo la- B; due modi di fare cinema profonda- voro “Oristano dentro le mura”, ed il mente diversi ma uniti dal medesimo documentarista e blogger di “Sarde- desiderio di fuggire dalle convenzio- gna Abbandonata” Martino Pinna, ni. Ed è proprio dal rifuggire dalle che ci ha mostrato il suo documenta- convenzioni che prende vita il proget- rio “Adiosu” ed i primi episodi della to Band Apart. Una associazione che sua nuova docu-serie “Badde Suelzu”. nelle intenzioni dei suoi membri fon- Per le attività future abbiamo già va- datori vuole scommettere sull’amore rie idee in fase di lavorazione. Dal verso il cinema e sull’importanza e la thriller all’italiana alla fantascienza, necessità dell’associazionismo più Fabio Spanu sta introducendo il film “Adiosu” di Martino Pinna, che è dal cinema d’autore classico all’ani- puro. Ci piace pensare a Band Apart presente in sala (foto di Chiara Masia) mazione a passo uno, passando per la come ad una associazione dinamica, commedia, il western, l’horror e tutto aperta ed accessibile. Per tale motivo abbiamo pervisione e la guida dei vari operatori cultu- ciò che viene raccontato in questo enorme e scelto di non avere una veste grafica fissa, ma rali dell’Associazione e del Consiglio Direttivo, affascinante mondo che è il cinema. Senza di cambiarla periodicamente riflettendo ed a cui spetta il compito di coordinare al meglio volere pianificare eccessivamente davanti a omaggiando gli stili grafici dei poster, dei ti- e dare il giusto spazio a tutte le varie proposte. noi. Ci piace pensare al futuro di Band Apart toli o anche solo semplicemente dei periodi Questo ci ha permesso, nel breve arco di tem- come se fosse un cantiere sempre aperto. Un storici dei film di cui intendiamo parlare. po intercorso dalla fondazione dell’associa- percorso da affrontare un passo alla volta, Sempre per questo motivo abbiamo voluto ri- zione ad oggi, di realizzare ben quattro attivi- rassegna dopo rassegna, film dopo film. nunciare alla diffusa consuetudine di avere tà tra eventi, collaborazioni e rassegne, ed una quinta e una sesta sono già in fase di lavora- Giovanni Solinas zione. Abbiamo voluto iniziare le nostre atti- vità presentando l’associazione ed i suoi numi Informatico e assimilatore compulsivo di conoscenze. Ap- tutelari (Godard e Tarantino) come “Cattive passionato di cinema, fumetto, animazione, videogiochi e Compagnie”, e proseguito con un evento esti- di tutto ciò di ludico che esiste nel mondo vo intitolato “Al cinema dei fratelli Coen”, che ha visto come relatore e conferenziere lo scrit- tore e musicista (nonché direttore del museo di Casa Manno in Alghero) Mauro Porcu. Nel frattempo abbiamo avuto la felice possibilità di collaborare alla presentazione dell’autobio- Band apart grafia del maestro Ennio Morricone - “Inse guendo quel suono” con lo scrittore (e coauto- Circolo FICC re del libro) Alessandro De Rosa. Infine, per la nostra ultima attività, ci siamo voluti occupa- re del fenomeno delle migrazioni dei popoli in mail : [email protected] controtendenza con le vicende attuali che par- lano di immigrazione, rivolgendo lo sguardo facebook : https://www.facebook.com/ associazionebandapart all’emigrazione ed in particolare quella del po- polo sardo. Tre serate dedicate al tema, intro- sito : http://bandapart.altervista.org/ dotto con il film “Cainà” e proseguito con dei documentari che ci hanno mostrato i pensieri 36 [email protected] Editoria Togliatti e la democrazia italiana A cura di Alexander Hobel Questo libro, frutto di rapporto al movimento operaio internaziona- un convegno che ha le e la democrazia progressiva. Nella presente visto riunire impor- ricerca si dà il giusto riconoscimento alla figu- tanti studiosi, ha il ra di Palmiro Togliatti e al PCI per il ruolo di pregio di riflettere sul- fondatori della nostra Repubblica sottoline- la figura di Palmiro andone per esempio il decisivo contributo nei Togliatti oggetto in lavori dell’Assemblea Costituente. Inoltre ci passato una vera e fornisce molteplici spunti di riflessione sulla propria damnatio me- società odierna anche attraverso parallelismi moriae assieme a trop- ancora attuali: uno su tutti la questione della Giampiero Nicolini pi scivoloni storiografi- pace e il rischio della catastrofe nucleare e da ci. Si tratta, al contrario, qui il dialogo che vide protagonisti Palmiro di una rigorosa ricerca storica nella quale si Togliatti (con il famoso discorso di Bergamo comprende come la biografia politica di- To ai cattolici del 1963) e il Papa Giovanni XXIII. gliatti e la storia del PCI siano inseparabili Il libro sviscera il ruolo di Palmiro Togliatti dalla costruzione concreta della democrazia come padre costituente della Repubblica ita- in Italia e per questo motivo la bussola dell’a- liana e analizza come grazie alla sua figura e zione politica del PCI di Togliatti era l’applica- al ruolo del PCI le masse operaie e lavoratrici zione della Costituzione. Nel perseguire que- siano diventate protagoniste per la prima vol- sto obiettivo rivestivano un ruolo importante ta della vita politica del Paese. Un importante i partiti di massa dove la rappresentanza delle momento di riflessione anche per chi si ci- forze sociali nelle istituzioni era garantito dal menta nella costruzione di una sinistra mo- sistema elettorale proporzionale: in questo derna ma che non voglia tagliare le radici con modo il Parlamento diventava il luogo della Togliatti e la democrazia italiana. il proprio passato. sovranità popolare. Il saggio approfondisce A cura di Alexander Hobel tre fasi storiche decisive della nascita dell’Ita- Anno di pubblicazione: 2017 Editori Riuniti Giampiero Nicolini lia repubblicana: 1) dalla crisi dello Stato libe- Formato 15x21 cm., 336 pagine; Pensionato, ex operaio ATAC. È il Presidente dell’Associa- rale alla democrazia repubblicana; 2) dalla ri- Euro 18,00 zione culturale “Il Migliore” e direttore editoriale del pe- costruzione alle riforme e infine 3) Togliatti in ISBN: 9788864731940 riodico dei lavoratori dei trasporti “Le Rimesse”

Mostre Mangasia al Palazzo delle Esposizioni di Roma Una guida definitiva all’Occidente. Anche se i volti dagli zigomi disegnativo, compaiono alcuni elementi tipi- al fumetto asiatico. aguzzi, i capelli lisci e lunghi e gli occhi ridotti camente asiatici,come l’attenzione all’horror Così Paul Gravett defi- a fessure sottili - e misteriosamente ambigue, e alla crudeltà, per noi occidentali forse ecces- nisce il catalogo (edito per noi - ricordano la loro siva, anche se ormai film da Thames & Hudson) origine orientale. Ma non e fiction ci hanno abitua- che illustra la gigante- si guarda solo indietro,- ti. Penso a Due poli di Ma sca rassegna romana bensì pure al futuro. Le Wing Shing uscita ad dedicata ad un genere storie ad esempio prodot- Hong Kong nel 1999 che si che ha ormai invaso il te nel 2004 da Studio compiace di ritmi esplo- mondo. Non solo con Pierrot e ispirate alla se- sivi e di espressioni dolo- Mario Dal Bello le storie fumettisti- rie manga di Tite Kubo rose urlate al massimo che, ma anche con sono diventate un succes- grado. Siamo veramente film e fiction che ad esse si ispirano. Non solo so mondiale con le imma- dentro ad un mondo del i fumetti giapponesi, quelli più noti, almeno gini di eroi dinamici,scat- tutto particolare che affa- in Occidente. Ma la mostra offre una vasta pa- tanti,magri, dall’espressione scina,seduce e sorprende. noramica che comprende Cina e Corea, decisa e cupa, esplosivi di Tutti noi ne siamo coin- Thainlandia ed India..insomma il continente una rabbia e di una furia volti in qualche misura, asiatico. Sulla scia dei grandi disegnatori del si direbbe mondiale. E’ se non altro in certa grafi- passato - uno per tutti, Hokusai, morto nel un tipo umano che mi- ca pubblicitaria dei mani- 1849, di cui c’è sempre nella capitale una bella scela Oriente ed Occiden- festi,ad esempio, i cui se- rassegna all’Ara Pacis - si muove una schiera te, uomo-donna, dando gni zigzaganti e aguzzi di fumettisti dalle più varie ispirazioni, che vita a personaggi con una rivelano la loro origine trattano ormai ogni soggetto: politico (satira tinta androgina, ed insie- asiatica. Piacciono per- irriverente e perciò censurata), fantasioso, me mescolando tecniche chè hanno in sè quel di- erotico, avventuroso,sentimentale. Gli eroi diverse, paracinematogra- namismo frenetico che è sono antichi con tanto di mostri, draghi, appa- fiche come nel trhiller Moss 1 di Tae-Ho Yoon, la nostra vita, oggi. Fino al 21 gennaio. rizioni divine e moderne, dal fisico abbastanza apparso in Corea del Sud nel 2012. Accanto al Mario Dal Bello americanizzato e dai tratti che si avvicinano gusto favolistico, all’estetismo raffinato del tratto 37 n. 55 Hugo Pratt Viaggiatore incallito, sognatore d’altri tempi, abile cucitore di storie Il suo nome ci fa subi- qualcosa di relativo. Non ci sono ne buoni ne to udire l’eco del suo cattivi nel romanzo di Pratt, ma personaggi personaggio più fa- umani. Corto Maltese è una sorta di anti eroe moso, Corto Maltese. e insieme un personaggio romantico. La sua Eppure, nonostante patria è il mondo e la sua vita è un viaggio sen- della torta della cele- za soste, fatto di acque inquiete, fumo di siga- brità il marinaio gira- retta e occhi di donne. Quel suo sguardo placi- mondo mangerà la do, un sorriso appena abbozzato, sembra fetta più grande, nella appartenere a un’eternità, dove egli ha visto storia della sua prima già tutto e quello che non ha visto non può es- Davide Deidda apparizione è soltanto sere per lui fonte di preoccupazione, perché uno dei tanti volti che quando lo affronterà saprà come agire. Non si susseguono sul filo del racconto. Questa siamo però di fronte a una stoica atarassia: prima storia è Una ballata del mare salato e qui sotto quel cappello ci sono eccome ansie e tur- Corto non solo fa la sua apparizione dopo di- bamenti, paure ed amori, gioie e desideri, solo verse pagine, ma lo fa naufrago, legato a una che Corto, da abile navigatore, riesce a doma- zattera in balia del mare. Questo potrebbe re il mare in tempesta. Quello stesso mare che non sorprendere oggi ma un tempo ci si sa- è il vero protagonista di questa Ballata. È il rebbe aspettata una presentazione in pompa primo a rivolgerci la parola d’altronde. Dopo magna del protagonista, con tanto di trafilet- l’incipit di chiaro richiamo manzoniano (la to esplicativo, dove si celebravano origini e lettera che apre il libro, dove si parla di carte e imprese dell’eroe protagonista. Ma a quanto manoscritti), inizia il fumetto vero e proprio, pare così non fu nel caso di questo fumetto. Una ballata del mare salato fa la sua apparizione nel 1967, sulla rivista -distribuita solo a Geno- L’autore si preoccupa di inquadrare con preci- va e dintorni- Sgt. Kirk (in omaggio a uno dei sione storico geografica gli avvenimenti (sino personaggi prattiani), nata grazie alla lungi- al punto da disegnarci una cartina) e quando miranza del “mecenate del fumetto” Florenzo inserisce nel racconto una data nave, una pi- Ivaldi. Ma lo Stivale tutto la conoscerà solo nel stola, una divisa, la descrive minuziosamente. 1971, quando viene pubblicata a episodi nel Lo fa però senza usare una parola, solo inchio- Corriere dei Piccoli. Per i lettori dell’epoca signi- stro, pennino e pennello. Così riconosciamo il ficò trovarsi di fronte a qualcosa di totalmente caccia in dotazione all’esercito giapponese, ri- nuovo e spiazzante. Si tratta di uno dei primi conosciamo la pistola che Rasputin impugna esempi di romanzo a fumetti e la sua moder- mentre viene sorpreso da Corto Maltese a ori- nità risiede in diversi aspetti che hanno con- gliare i discorsi tra il tenente Slütter, Cain e tribuito a un evoluzione del fumetto come Pandora, in quel sottomarino tedesco; ricono- mezzo di espressione. Facciamo un salto in- sciamo le imbarcazioni dei popoli indigeni, le dietro di mezzo secolo e andiamo a vedere co- loro capanne e le loro maschere pittoresche. sa potevano aspettarsi i giovani lettori dell’e- Tutto questo grazie a un lavoro di ricerca mi- poca. Prima di tutto: la complessità. Non a nuzioso, al servizio di un perfezionismo che ci caso ho usato il termine “giovani” riferendomi ha regalato questo classico di quella forma ai lettori, dal momento che il fumetto era allo- d’arte che Pratt amava chiamare “letteratura ra un prodotto destinato per lo più a giovani e disegnata”. Riprendendo il canone del ro- giovanissimi e il mondo degli adulti ne rico- manzo d’avventura, da Melville a Stevenson, nosceva più nulla che poco il valore artistico Prima tavola (subito dopo la lettera iniziale) di “Una con in particolare un atto d’amore verso letterario. La quasi totale rinuncia di Pratt ballata del mare salato” di Hugo Pratt Stackpoole (l’autore de La laguna azzurra), il dell’utilizzo di didascalie di raccordo in aiuto fumettista di Rimini (anche se la sua patria al lettore, usatissime nel fumetto per spiegare con queste parole: <>. È il mare come Caniff e acquisendo sempre più uno stile per- di fronte a un racconto intricato, che vede fortuna, nel senso latino del termine. Il caso, il sonale, all’apparenza svogliato ma in realtà personaggi complessi e tridimensionali come destino, la provvidenza, Dio, come lo si voglia intelligente e al servizio del suo amore per la protagonisti. Cain, Pandora, Rasputin, il Mo- chiamare insomma: l’Imprevedibile. Sono narrazione. La freschezza di queste pagine è naco, Slütter, Tarao, Corto Maltese sono tutte tutti per forza di cose marinai in questo mon- tutt’oggi intatta, complice il fascino che i per- voci, ora gravi, ora acute, spesso stridenti, di do e in una sorta di “meta-Odissea” l’Itaca di sonaggi della Ballata ancora esercitano sul let- un romanzo corale che non vede più la classi- Corto Maltese è il mare stesso. Nello specifico tore, l’attrazione per l’esotico e soprattutto il ca lotta di un “buono” contro un “cattivo”. caso di questa prima storia, il mare è quello suo essere “romanzo d’evasione” nella sua più L’antimanicheismo che pregna le pagine della del Sud, degli arcipelaghi del nuovo continen- positiva accezione, intesa proprio come “fu- Ballata è una delle colonne portanti dell’affre- te, e il periodo è tra il 1913 e 1914, all’alba della ga” dalla realtà, regalandoci però la possibilità sco presentatoci dall’autore. Possono due per- Grande Guerra. Non vedremo nessuna trin- di riguardarla con occhi nuovi e viverla da sone passare il tempo a tentare di uccidersi e cea però, solo sottomarini e caccia torpedinie- nuove prospettive. E non stancarcene mai. poi salvarsi la vita a vicenda? La giustizia è ri. A schierarsi tedeschi, inglesi, giapponesi, sempre giusta? Il male e il bene diventano ad attirare l’attenzione carbone e colonie. Davide Deidda 38 [email protected] Teatro Le baruffe chiozzotte Commedia di popolo di Carlo Goldoni, da novembre sui palcoscenici italiani Tornano a distanza di comprendere la portata di questo nuovo alle- quasi trent’anni dall’ul- stimento delle “Baruffe” firmato da Paolo Va- timo allestimento di ri- lerio nato con l’intento di unire il meglio delle sonanza nazionale e espressioni artistiche e delle energie produtti- internazionale diretto ve venete per valorizzare un testo del reperto- da Gianfranco De Bo- rio goldoniano pensato nel segno della corali- sio ” Le baruffe chioz- tà. La commedia è tutta costruita sull’”umanità zotte” di Carlo Goldo- universale” di personaggi ingenui e scaltri che ni, il secondo testo soffrono, gioiscono, nutrono rancori, gli uo- teatrale italiano, dopo mini spesso assenti perché impegnati nel loro Giuseppe Barbanti i dialoghi di Angelo lavoro di pescatori, le donne a dilettarsi con il Beolco detto il Ruz- merletto in calle chiacchierando. E sono pro- zante, che abbia al centro una vicenda di cui pri i pettegolezzi su due coppie di innamorati sono protagonisti personaggi semplici, im- che portano in un crescendo, segnato da pro- mediati, diretti di estrazione popolare. Non messe di silenzio sistematicamente disattese, esita ad ammetterlo lo stesso Goldoni nelle allo scontro quasi fisico fra i componenti di sue Memorie dove annota essere stata “la due famiglie. I dialoghi ben presto rischiano commedia, espressamente fatta per il gusto di degenerare in dramma: balenano coltelli, del basso popolo…”. L’allestimento del testo, deve intervenire la pubblica autorità. Poi, gra- uno degli ultimi scritti dal drammaturgo (ri- zie al fatto che qualcuno dei chiamati in causa sale al 1762) prima di trasferirsi a Parigi, è una si è rivolto al giudice, le liti, sia pur faticosa- Paolo Valerio nuova produzione del Teatro Stabile del Ve- mente, si stemperano al punto che, come ac- neto- Teatro Nazionale, andata in scena in cade spesso nei testi goldoniani, le coppie che e consulente del regista - ma del tentativo di prima assoluta lo scorso luglio al Teatro Ro- erano sul punto di saltare si riappacificano e inventare una lingua popolare e teatrale ab- mano di Verona nell’ambito dell’Estate Tea- vengono annunciate le nozze . “Baleno e di- bassando e ricreando il veneziano popolare in trale, riannodando così nel 21° secolo il filo vertimose, zà che semo novizzi” (“Balliamo e un’idea di registro più naturale e affettivo.” rosso di un particolare rapporto fra la com- divertiamoci, già che siamo promessi”) dico- Ne esce in sostanza un … (falso o precario) media e il palcoscenico che segna con le sue no i fidanzati . “Ero stato uno degli interpreti chioggiotto, ovvero un veneziano popolare messe in scena tutto il ‘900. Venezia, dove dello spettacolo di De Bosio e ho cercato di re- straniato, abbassato, arricchito, ma soprat- quest’edizione de ” Le baruffe chioz- tutto “concertato” conclude Vescovo. zotte” è in cartellone a metà novem- “E’ una commedia che proprio per- bre al Teatro Goldoni, fu più di ot- ché torna così di rado sui palcosceni- tant’anni fa scenografia naturale in ci dovrebbe essere circuitata nelle campo San Cosmo nell’isola della stagioni dei più importanti teatri ita- Giudecca di un memorabile allesti- liani, un testo da repertorio perché mento all’aperto diretto dal critico consente di conoscere aspetti meno Renato Simonia. A metà degli anni noti della poetica goldoniana – con- ’50 il meglio delle compagnie venete, clude Valerio – purtroppo in questa un’esperienza secolare che di lì a poco stagione la nostra tournée è breve. si sarebbe dissolta, fu coinvolto Contiamo di riprendere lo spettacolo nell’allestimento delle “Baruffe” an- nella prossima. Intanto desidero fare dato in scena nell’ambito della Bien- un sincero ringraziamento a tutti i nale Teatro all’aperto al Teatro Verde tredici interpreti, un gruppo di attori nell’isola veneziana di San Giorgio di grande talento, anche i più giova- per la regia di Carlo Ludovici. Il fasci- ni, e di grande disponibilità al lavoro no del testo è contagioso e Giorgio “Baruffe” da sx Previati, Altavilla, Martini, Fasolo di insieme”. I componenti della com- Strehler con il Piccolo Teatro di Mila- pagnia appartengono a generazioni no a metà degli anni ‘60 ne dipinge l’indimen- alizzare un affresco che recuperasse sulla sce- diverse: accanto a Stefania Felicioli, Piergior- ticabile quadro di “una società popolare vista na la freschezza di un testo al tempo stesso di- gio Fasolo e Michela Martini, che furono, ov- dall’alto d’una malinconia nutrita dalla consa- vertente e capace di farci avvertire il colore viamente in ruoli diversi interpreti dell’edi- pevolezza della storia”. La risonanza dell’alle- della malinconia e la sensazione dello scorre- zione diretta da Gianfranco De Bosio nel 1988, stimento del regista triestino è tale che la re del tempo- spiega il regista Paolo Valerio – troviamo come accade sempre con questo te- commedia viene portata anche all’estero per Ho puntato sui movimenti di scena, che assu- sto un consistente nucleo di attori veneti: più stagioni e poi ripresa nella prima metà de- mono in qualche momento la valenza di vere e Giancarlo Previati, Marta Richeldi, Francesco gli anni ’90. Completa il quadro dell’odierna proprio coreografie, sulle musiche e sul canto, Wolf, Riccardo Gamba, Valerio Mazzuccato, fortuna de “Le baruffe “ l’esperienza de “Le ba- riprendendo per certi versi l’approccio di Si- Francesca Botti, Margherita Mannino, Leo- ruffe in calle”, edizione itinerante della com- moni nell’edizione veneziana del 1936”. La nardo De Colle, Luca Altavilla e Vincenzo To- media a cura di una compagnia amatoriale, il commedia pone anche il problema della lin- setto. Le coreografie sono di Monica Codena, Piccolo Teatro di Chioggia che, da 21 anni a gua impiegata dai personaggi: non si tratta, la scenografia di Antonio Panzuto privilegia il questa parte, nella prima decade di agosto va tuttavia, di una commedia davvero scritta in bianco e fa del palcoscenico un grande spazio in scena all’aperto fra canali e calli dell’odier- “chioggiotto”, dialetto che presenta specifiche aperto, le musiche sono del maestro Antonio na Chioggia per la regia di Pierluca Donin. peculiarità rispetto al veneziano, - scrive in una Di Pofi. Questa breve carrellata consente di meglio nota Pier Mario Vescovo, docente universitario Giuseppe Barbanti 39 n. 55 Central do Brasil. Un viaggio non convenzionale Un film brasiliano del 1998 diretto da Walter Salles, nominato all’Oscar come miglior film straniero La Rio de Janeiro degli del ragazzo, lontano da Rio ormai da anni. È anni Novanta, quella una lettera piena di rancore, ma annuncia co- delle favelas, caotica, munque la volontà della donna di far incon- spietata. Una metro- trare per la prima volta padre e figlio. Poco do- poli che non guarda in po, lei è investita mortalmente da un autobus faccia a nessuno, co- e al bambino, ormai solo e in balìa delle turbi- Andrea Fabriziani me i passeggeri che nose masse della città, non resta che andare a salgono sul treno dai conoscere suo padre chiedendo aiuto alla sola finestrini per occupare per primi i posti a se- persona che conosce in quel luogo confusio- dere. La Rio del popolo e della povertà, delle nario, la cinica ex insegnante che ha scritto la case color pastello in mezzo alla campagna o lettera. Il ragazzo, Josue (interpretato dall’al- degli analfabeti che vivono ogni giorno la lora dodicenne Vinìcius de Oliveira), non è Central do Brasil, principale stazione ferro- neanche lui il tipico e candido bambino a cui viaria della città, e quelle strade gremite in cui la cinematografia mainstream ci abitua:- di ci si perde. Il regista Walter Salles, allora al mostra da subito, dopo la tragedia, un innato suo primo film internazionale (candidato al premio Oscar come miglior film straniero) e che oggi è ricordato dal grande pubblico so- prattutto per I diari della motocicletta (2004) e On the road (2012), adattato dal romanzo omo- nimo di Kerouac, mostra nelle prime immagi- ni una comunità eterogenea, informe. Tutti confusi nel mucchio, quasi irriconoscibili, ep- Il regista Walter Salles pure dotati di un disperato bisogno di contat- viaggio che s’intraprende, la storia ci mostra to, di comunicare con qualcuno. Dora, la pro- senso di orgoglio, quasi una voglia sfrenata di due esistenze, estrapolate da quella massa di- tagonista del film interpretata da Fernanda sopravvivere alla perdita della madre, all’al- sordinata che popolava la stazione centrale, e Montenegro, sembra non far parte di questo lontanamento del padre e ad un ambiente so- che alla fine, dopo un lungo viaggio passato a mondo: lo abita in un modo particolare che la ciale duro e aspro. Così, allo stesso modo, la (mal)sopportarsi, riusciranno a comprendersi tiene vicina e al contempo distante da quelle protagonista femminile è spinta ad accompa- e ad avvicinarsi. E come un buon regista navi- stesse persone. È un’ex insegnante e, come gnare il giovane nel suo viaggio di ricerca pur gato, Salles raccoglie i codici di questo genere, espediente per arrotondare, li fa suoi, per poi rovesciarne scrive delle lettere per conto alcuni elementi fondamen- degli analfabeti di Rio, fa- tali. In senso molto ampio, cendosi dettare parola per l’audacia registica di consi- parola e qualche volta, la- derare ma di restare al di sciandosi andare a qualche fuori di determinati schemi consiglio. Si sistema in un narrativi convenzionali, angolo della stazione, croce- rende l’opera un gioiello del- via di tutti i viaggiatori, do- la cinematografia indipen- ve tutti quanti possono ve- dente, non piegato alle rigi- derla e approfittare del suo de e fredde regole servizio. Ragazzi innamora- commerciali che dettano pa- ti, anziani, disperati che cer- rola per parola come debba cano denaro dai parenti, dipanarsi il filo di una storia persone ed identità diffe- sul grande schermo, spesso renti, esistenze di tutti i tipi lasciandosi andare anche a si avvicinano al banco di Do- qualche consiglio (di trop- ra per chiederle di metterli po). Così, i protagonisti non in contatto con qualcuno, suscitano immediatamente un’altra esistenza lontana, le simpatie del pubblico, co- un contatto umano cercato me invece vorrebbe una ma non definito. In realtà, la Dora e Josue in un’immagine del film scuola di sceneggiatura più donna nasconde, dietro comune, e bisogna attende- questo lato così poetico e altruista, uno spic- di non averlo tra i piedi. O almeno questo è re buona parte della pellicola prima che le cato cinismo: alla sera rilegge, insieme alla quanto traspare alla fine del primo atto. Come emozioni prendano il sopravvento, prima che sua amica Irene, le lettere scritte poco prima ogni road movie che si rispetti, la vita dei per- cambino radicalmente l’animo di Dora, spigo- per poi decidere quali gettare via, quali strap- sonaggi principali cambia durante il viaggio, losa e ruvida per quasi tutto il film, e ci donino pare, quali tenere chiuse nel cassetto e quali, la loro visione del mondo sarà messa a dura un finale dolceamaro, catartico ma al tempo eventualmente, inviare. Non proprio la tipica prova ed infine, come da regola, troveranno, stesso lontano da ogni retorica filmica o da eroina di un dramma americano, dal compor- in un modo o nell’altro, ciò che realmente stan- ogni dettame della cinematografia di cassetta. tamento magari discutibile ma dalla moralità no cercando o ciò di cui hanno segretamente bi- edificante. Un giorno, una madre e suo figlio le sogno. Sottoposta alle leggi che vogliono che non dettano l’ennesima lettera, indirizzata al padre sia tanto importante la destinazione, quanto il Andrea Fabriziani 40 [email protected] I Circoli del cinema, Cineclub, Cineforum informano Cineclub Cagliari - FEDIC Il Cineclub FEDIC di Cagliari nasce nel 1953 per iniziativa di un gruppo di professioni- sti cagliaritani appas- sionati di cinema che, Pio Bruno affiliandosi alla Fede- razione Italiana Cine- club, sorta nel 1949, decidono di riunirsi per realizzare e proiettare dei corti in 16 o in 8 mm e divulgare le meraviglie del linguaggio cine- matografico. L’esempio di Elio Del Piano, An- tonio Foddis, Antonio Vodret e Mario Mura sarà seguito a ruota da iniziative simili a Sas- sari, Alghero, Olbia e Iglesias. Già nel 1954 al- cuni corti del cineclub ottengono riconosci- menti nazionali. Il tratto caratterizzante quindi di ripartire dall’approccio di Wid- questo primo nucleo di operatori di un ci- mar, spingendo però al massimo l’accele- nema low cost è la passione, e non per ratore: se i soci non sono più autori ma niente accanto all’espressione “cine-dilet- semplici spettatori, se gli autori non si tante” viene più spesso utilizzata quella iscrivono più al Cineclub, non resta che più affascinante, e meno riduttiva, di “ci- partire da queste basi e proporre delle se- ne-amatore”. Dalla fine degli anni ‘60 ini- rate a tema nelle quali l’autore non è più zierà la collaborazione con la neonata Ci- soltanto chi realizza film ma colui che neteca Sarda nell’ambito della Società concepisce e organizza le serate di proie- Umanitaria di Cagliari, che vede la luce zioni. Et voilà, il presidente del cineclub è nel ‘66 grazie agli sforzi congiunti di asso- l’ “event-maker”, l’editor dell’evento, dalla ciazioni come la FICC, del Cineclub ca- scelta dei film e degli autori, alla comuni- gliaritano e di quello sassarese fondato cazione degli incontri tramite affiches di- da Nando Scanu. Nuovi cineamatori si vulgate via “social” sino al commento associano al Cineclub: Piero Pintor, Vit- scritto, l’esegesi delle opere, e la redazio- torio Carcò, Giovanni Malagoli, Natalino 3 ottobre 2016 con Guido Daidone, a dx Pio Bruno Presidente del ne infine di un sito web. Un’impresa da Ridolfini, Francalisa Iannucci. Intanto Cineclub Cagliari (foto Giacomo Crobe) pazzi che ha dato però qualche risultato: tra gli anni ‘70 e il decennio successivo, la ad esempio, su proposta del Direttore pellicola cede lentamente, ma decisa- della Cineteca sarda, Antonello Zanda, la mente, il passo davanti all’avanzata del creazione del premio del Cineclub FEDIC VHS, di minore qualità ma più accessibi- Cagliari nell’ambito del Babel, il Festival le alle tasche di una nuova generazione di del Cinema in lingua minoritaria; e poi autori, meno legati ad ortodossie forma- un altro risultato che si prospetta ricco di li; inevitabile un periodo di interruzione fruttuose implicazioni come conseguen- delle attività del Cineclub e, segno dei za dell’incremento delle iscrizioni, ovvero tempi, il termine “videomaker” tende a l’acquisto da parte del cineclub di mate- soppiantare il caro e vecchio “cineamato- riale per la realizzazione di film, senza re”, e il perché non sfugge ad una prima pretese professionali certo, ma in grado analisi: la vecchia terminologia suggeri- Set cinema a scuola (foto Camilla Bruno) di offrire ai soci l’opportunità di cimen- sce una connotazione legata ad un’im- tarsi nella lavorazione di un corto targato magine dilettantistica dell’autore, autodidat- vecchio cineamatore si ritrova fianco a fianco FEDIC e di proporsi nelle scuole, in quanto ta casalingo che si rivolge alla storia del ai nuovi videomakers, e per alcuni anni il Ci- associazione culturale, come partner nella re- linguaggio cinematografico, alle sue forme e neclub rivive in affollati, e movimentati, in- alizzazione di video al fine di coinvolgere gli ai suoi contenuti d’antan; il nuovo termine in- contri: Pio Bruno, Roberto Pirodda, Lino Ariu studenti dell’ultimo triennio degli istituti su- vece vuole, o pretende, guardare al futuro, più e Franco Montis, Fulvio Colombo, Francesca periori in un percorso di attività configurabili neutro e atarassico nel significato (fabbrica- Ziccheddu e Massimo Coraddu, Alessio Libe- nell’ambito dell’ASL (l’Alternanza Scuola La- tore di video) e nel significante (l’utilizzo della rati, Paolo Deiana, Alessandro Dettori, Simo- voro) in convenzione con l’amministrazione lingua anglosassone) che rimandano alle nuo- ne Serreli, Paolo Carboni, Giovanni Coda. A scolastica. Siamo agli inizi, e il cammino è irto ve tecnologie, dall’elettronica al digitale, e a cavallo del terzo millennio si moltiplicano i fe- di difficoltà, ma per ora questa sembra essere culture d’oltreoceano, e rivelano un malcelato stival e le rassegne, si diffonde il digitale, si una strada percorribile affinchè il Cineclub entusiasmo, forse velleitario, verso future passa dal DV all’HD e al FullHD, e poi Internet torni ad essere un’associazione non più di soli produzioni (si parla meno di creazioni) che che diventa lo spazio nel quale gli autori indi- spettatori ma, come nel primo periodo della aggirino la frustrante distinzione tra dilettan- pendenti nascono e crescono, rendendo in sua storia, di autori che allo stesso tempo cre- te e professionale. Sarà Romano Widmar a ri- parte obsoleto il ruolo dei cineclub come luo- ano e discutono di cinema. prendere in mano le redini del Cineclub verso go di aggregazione e di confronto. Quando la metà degli anni ‘90: raccoglie i cocci di que- Pio Bruno viene eletto Presidente per assiste- Pio Bruno sto scontro generazionale e, in collaborazione re al capezzale un Cineclub moribondo, le con Peppetto Pilleri della Cineteca Sarda, or- possibilità di sopravvivenza non sono molte, Sito web: ganizza serate di proiezioni nelle quali il ma occorrono scelte immediate; si decide http://piobruno.wixsite.com/cineclub-cagliari 41 n. 55 Ibi, un film lungo dieci anni… È la storia di Ibi, portata al cinema da Andrea Segre C’è una sala cinemato- camorristici della zo- grafica tutta speciale na. Nel cuore di que- proprio nel cuore sta trasformazione, dell’Italia, la Camera Ibi fotografa e filma. dei deputati a palazzo Lo fa per costruirsi Montecitorio a Roma. un’altra vita, guada- Ci possono andare gnando per documen- tutti alla sala della Lu- tare matrimoni, bat- pa, anche senza essere tesimi, feste religiose onorevoli; tutti, se si (cattoliche, evangeli- Michela Manente viene invitati o accre- che, musulmane, sen- ditati… Il regista e sceneggiatore Andrea Se- za alcuna distinzio- gre ne è stato ospite due volte negli ultimi due ne). Lo fa per aiutare e mesi: il 6 settembre con L’ordine delle cose, lun- sostenere il Movi- gometraggio presentato fuori concorso a Ve- mento dei Migranti e nezia 74 e mercoledì 18 ottobre. L’ultima volta dei Rifugiati a cui ade- c’è tornato per Ibi, il documentario presentato risce assieme al marito fuori concorso al 70° Festival di Locarno e in nigeriano Salami, con anteprima alla sala della Lupa speciale prima entusiasmo trascinan- dell’uscita nelle sale il 19 ottobre scorso. Ibito- te, non solo per ottene- cho Sehounbiatou - per tutti Ibi - è la protago- re il suo permesso di nista della pellicola: una donna, una regista, soggiorno, ma anche una fotografa, un’immigrata irregolare, che perché crede ferma- ha fotografato e filmato la sua vita in Italia per mente nella necessità dieci anni. Il film, infatti, nasce dunque dalle di lottare tutti insie- sue immagini, dalla sua creatività. Per la pri- me contro le ingiusti- ma volta nel nostro continente siamo di fron- zie che vincolano le te ad un prodotto interamente basato sull’au- vite della maggioran- to-narrazione diretta e spontanea di una za dei migranti a Ca- donna migrante, che racconta sé stessa e la stel Volturno, in Ita- sua Europa ai figli rimasti in Africa. Il viaggio lia, in Europa. Ma intenso e intimo voluto dal regista padovano filma soprattutto per tra migrazione e arte nel difficile mondo, vivo raccontare la sua vita e colorato di un’artista visiva ai più sconosciu- ai suoi figli e a sua ma- ta è il pretesto, ancora una volta per Andrea dre, lontani e irrag- Segre, per parlare di migrazione, dopo i due giungibili: senza per- primi lungometraggi Io sono Li e La prima neve. messo di soggiorno Il progetto nasce proprio dall’energia di que- Ibi non può raggiungerli e non vuole che loro la notte del 19 maggio 2015 Ibi muore. Tra le sta sconosciuta artista visiva che viveva a Ca- partano come ha fatto lei. La Questura di Ca- braccia di suo marito, ma senza essere mai stel Volturno, il Comune più africano d’Euro- serta ritarda la convocazione di Ibi in com- riuscita ad avere il diritto di vivere in Italia e pa, ma anche dei circa 500.000 migranti, non missione per il diritto d’asilo. Quando final- di tornare a casa. “Nel film – spiega il regista solo africani, che oggi vivono in Italia senza mente verrà ascoltata in Commissione, - sono presenti molte immagini realizzate da documenti, integrati nella società italiana e nonostante un curriculum di impegno civile Ibi che abbiamo montato in una direzione impossibilitati a tornare a casa, ma non rico- di tutto rispetto, la Presidente non se la sente guidata non solo dalla comprensione di ciò nosciuti. Ibi è nata in Benin nel 1960, ha avuto di decidere favorevolmente per quella don- che a Ibi è successo (o meglio succede, nel tre figli e nel 2000, in seguito a seri problemi na, perché i suoi precedenti sono troppo pe- tempo presente delle sue riprese), ma anche economici, ha scelto di correre un grande ri- santi e nessuno ha il coraggio politico di su- dal fascino che la posizione etica ed estetica schio per cercare di dare loro un futuro mi- perarli. Partecipa a decine di manifestazioni, di Ibi raccontano. Vogliamo che lo spettatore gliore. Li ha lasciati con sua madre e ha accet- filma ore e ore di immagini, scatta centinaia possa seguire l’io pre-narrante di Ibi, rima- tato di trasportare della droga dalla Nigeria di foto e continua a costruire il suo mondo nendo con lei e non vivendola come oggetto, all’Italia. Ma non ce l’ha fatta. Scoperto il suo virtuale, imparando con photoshop a rappre- terza persona che testimonia una condizio- traffico, ha scontato tre anni di carcere, a Na- sentarsi insieme con i suoi figli in grandi po- ne di ingiustizia e sofferenza. Ibi ha sofferto, poli. Una volta uscita la donna è rimasta in ster coloratissimi dove lei appare sorridente ma ha soprattutto raccontato, lottato e sorri- Italia senza poter vedere i figli e la madre per affianco a loro e alla vecchia madre. Resisti so. È con lei che lo spettatore potrà stare, oltre quindici anni. Così ha deciso di raccon- mamma, non andartene, tra poco mi danno senza guardarla da fuori”. Ibi, 64 minuti da tarsi. Ibi inizia a fotografare prima e a ripren- il permesso di soggiorno e ti raggiungo. Non un’idea di Matteo Calore e Andrea Segre, è dere poi tutta la sua vita e quella della sua andartene prima! Ad aprile 2015 arriva la prodotto da Francesco Bonsembiante per Jo- nuova comunità, gli oltre diecimila africani buona notizia che la donna aspettava. La lefilm con Rai cinema, con la collaborazione che proprio in quegli anni ridisegnano la geo- commissione decide nuovamente di convo- di ZaLab e con il sostegno di Open So- grafia umana del litorale Domizio, abitando le carla e a breve avrà un appuntamento. È feli- ciety Foundations. Il film è distribuito nelle centinaia di villette-vacanza costruite spesso cissima ma il destino è beffardo e tragico. A sale italiane da Zalab. abusivamente negli anni ‘80-’90 da napoletani fine aprile inizia a stare male. Debolezza, e casertani e diventando mano d’opera dell’a- stanchezza, giramenti di testa. L’8 maggio, gricoltura e dell’edilizia, in molti casi intrec- in piena notte, le manca il respiro, trema, su- ciata a interessi criminali dei potenti clan da freddo. Viene ricoverata, ma non ce la fa: Michela Manente 42 [email protected] Bojack Horseman: molto più di un cartone animato Bojack Horseman è una pugnalata alle spalle. Hai intenzione di guardare qualcosa di leggero, non impe- gnativo, divertente; navigando su Netflix noti questa serie tv, un cartone animato, che narra le vicende Ilaria Lorusso di un cavallo antropo- morfo (Bojack, ap- punto) di mezza età, alcolizzato, celebrità di Hollywood finita nel dimenticatoio. Di fron- te a una cosa che sembra tanto assurda, non puoi fare a meno di pensare che tu abbia tro- vato quello che cercavi. Si capisce sin dall’ini- zio che questo non è un semplice cartone animato, che probabilmente se un bambino lo guardasse rimarrebbe un tantino trauma- tizzato; Bojack non fa altro che bere auto- commiserandosi, avere rapporti occasionali e maltrattare il povero Todd, un ingenuo ventenne senza casa che si è stabilito sul suo divano. Nella storia subentrano altri perso- naggi con cui il protagonista (rigorosamente controvoglia e sgarbatamente) interagisce: Princess Carolyn, esuberante gatta rosa sua agente ed ex amante; l’acerrimo rivale Mr. Peanutbutter, un labrador attore di sitcom al pari di Bojack che a differenza di lui è nel pieno della fama grazie alla sua simpatia; Diane, fidanzata di Peanutbutter, ghostwri- ter e unico personaggio che Bojack sopporta e con cui riesce ad instaurare un rapporto. È un cartone per adulti che fa ridere per la sua ironia onesta e pungente, ma anche critica, rivolta all’assurdo ambiente del cinema, fat- to di scoop, trasgressione e superficialità. Ma presto diventa chiaro che in realtà è mol- to di più, ed è a questo punto che Bojack Hor- in dipendenze tossiche, come accade a Sarah siamo Bojack. Le riflessioni sull’esistenza, e seman ti tradisce e ti cattura; questo cavallo Lynn, co-star della sitcom anni Novanta che su quanto si possa essere inetti e insignifi- burbero ed egoista ti trascina di puntata in ha reso Bojack una star, costretta a intra- canti, assomigliano così tanto a quei pensieri puntata mentre la risata del principio si fa prendere la carriera di attrice da bambina e che almeno una volta nella vita hanno sfiora- sempre più amara, e la serie si rivela essere ritrovatasi ad appena trent’anni a essere una to la mente di chiunque da non poter fare a uno dei prodotti televisivi più intensi e pro- tossicodipendente irrecuperabile. La serie meno di provare per se stessi la stessa ripu- fondi che si possa trovare negli ultimi tempi. Netflix (creata da Raphael Bob-Waksberg e gnanza che Bojack prova nei suoi confronti, E se sembra assurdo che un cartone animato disegnata dalla fumettista Lisa Hanawalt) è ma allo stesso tempo anche la sua voglia di che ha per protagonista assoluto un cavallo riuscita con un’accuratezza disarmante a riscatto, per quanto questo possa poi risulta- possa rivelarsi tale, la realtà è proprio questa. raccontare temi come depressione, incapaci- re illusorio. Il mondo surreale di anima- Bojack Horseman è un attore che ha deciso tà di comunicare e odio verso se stessi, e a li-persone riflette in modo incredibilmente di riemergere dalle sue stesse ceneri e torna- farlo paradossalmente nel modo più umano veritiero quello reale, nonostante gag e si- re alla fama, ma questa rinascita fa riappari- possibile, senza rinunciare ad un pizzico di tuazioni comiche portate all’estremo, ingre- re tutti gli errori, i rimorsi e gli inganni di ironico cinismo, una costante nell’atteggia- dienti indispensabili, coniugati alla profon- una vita intera. E proprio come ferisce irri- mento del protagonista e in generale di tutto dità dei soliloqui di Bojack e di tutte le mediabilmente ogni persona che incontra il suo mondo. I personaggi ricordano un po’ i situazioni drammatiche che si trova ad af- sulla sua strada, Bojack ha deciso di ferire Dubliners di Joyce, irrimediabilmente blocca- frontare. Un contesto, quello hollywoodiano anche te, dunque ti costringe a seguirlo nei ti nelle loro vite stagnanti, consapevoli della “animalizzato” da questo cartoon, che ci ri- suoi flashback e viaggi psichedelici, frutto di loro inadeguatezza ma incapaci di cambiare. corda, mutatis mutandis, l’allegoria satirica alcol e droga, per rivivere con lui i suoi stessi Ma ciò che rimane più impresso e che instau- che Orwell riversa nella sua Fattoria degli ani- dolori. La sua corazza fatta di arroganza e ra un rapporto di amore-odio, attrazione-re- mali, il luogo in cui tutte le illusioni e le uto- durezza si sgretola, e con essa tutte le appa- pulsione tra lo spettatore e la serie tv è che pie rivoluzionarie collettive vengono pun- renze e le vanità che ricoprivano l’intero durante la visione chiunque prova in tutti i tualmente tradite proprio come tanti sogni mondo di Hollywood e gli altri personaggi. modi a discostarsi dalle azioni meschine di individuali s’infrangono contro la severa e Ognuno di loro si ritrova a fare i conti questo personaggio unico, a biasimarlo, ma difficile realtà incarnata dalla “mecca del ci- con tormenti interiori e questioni irrisolte, presto si insinua, strisciante, la consapevo- nema”. riuscendo a fuggirne solamente rifugiandosi lezza che egli o ella stessa, cioè noi, tutti noi, Ilaria Lorusso 43 n. 55

YouTube Party #33 The Adpocalypse: What It Means Visualizzazioni - 595’707 (link) La trama – Uno dei maniera stilizzata come funziona la censu- parte più diabolica dell’Adpocalypse è pro- due Vlog Brothers, ra in una società liberista: una cappa plum- prio questa: è difficile capire in anticipo appartenente all’o- bea e asfissiante con un livello di pervasivi- quali siano le caratteristiche atte a rendere monimo canale, ci tà più alto di qualsiasi totalitarismo del un video demonetizzabile (anche perché istruisce in sintesi (4 secolo XX. In maniera piuttosto arbitraria, chi la decreta è un software, non una per- minuti) sulla piaga scegliamo il 1989 come l’anno dell’emersio- sona o un’istituzione), e ciò spinge i crea- biblica a cui è stato ne preponderante di questo modello para- tori di contenuti a errare nel senso inverso, dato il nome di noico e tiriamone le conseguenze: se in realizzando opere che sarebbero state giu- Massimo Spiga Adpocalypse (Adverti- Unione Sovietica la censura colpiva chiun- dicate insopportabilmente austere anche sement Apocalypse, Apocalisse della pubblici- que oltrepassasse i confini dettati dall’ide- nella Londra vittoriana. Inutile sottolinea- tà). Fin dall’alba dei tempi, i creatori di ologia di stato, nel contemporaneo Occi- re come, nel giro di un mattino, tutta l’in- contenuti su YouTube possono trarre un dente ci troviamo nella paradossale formazione indipendente sia stata privata profitto dal loro lavoro attraverso gli incas- situazione secondo cui qualsiasi prodotto di fondi. Al contrario dei comitati di cen- si pubblicitari; questi sono legati, com’è dell’intelletto non conforme ad un pubbli- sura classici, l’algoritmo di YouTube ana- ovvio, al numero delle visualizzazioni otte- co universale è da considerarsi marginaliz- lizza qualsiasi video: nulla può sfuggire al- nute. Nonostante quello dello YouTuber sia zabile. Il meccanismo è esattamente con- la sua perversa attenzione. Il messaggio è un mestiere estremamente alienante (nes- trario rispetto al modello di censura ormai «Conformati al mercato o muori», un sun diritto, pagamento a cottimo, orari vetusto: da una parte, abbiamo un organi- diktat reso ancor più kafkiano dal fatto che inumani, etc) e il prezzo della pubblicità smo centrale, lo Stato, che decreta alcune nessuno riesca a capire cosa quest’entità sulla piattaforma sia un cinquantesimo del opere come inaccettabili e le reprime atti- trascendente chiamata “Mercato” effetti- suo corrispettivo televisi- vamente desideri da noi vo, molti strinsero i denti mortali. e si crearono una profes- Il pubblico – L’autore della sione in questo settore. sintetica spiegazione Quando Donald Trump fu dell’Adpocalypse chiude il eletto, gran parte delle suo video con una consi- classi dirigenti democra- derazione ovvia: se You- tiche (sic) si convinsero Tube rende il nostro lavo- che questa tragedia socio- ro impossibile, andremo politica era dovuta in pri- a svolgerlo altrove. I com- mo luogo all’eccessiva li- mentatori, i quali sono no- bertà di Internet nel toriamente dei bastardi, veicolare contenuti fuori colgono l’occasione per dall’alveo del loro control- socializzare una pletora lo. Così, iniziò la campa- di sistemi di finanzia- gna stampa sulle cosiddette mento alternativi (Patre- fake news e l’elaborazione di on, modelli d’iscrizione a varie leggi sulla censura pagamento, sottoscrizio- in tutto l’Occidente. Nel ni popolari e via dicendo) caso di YouTube, la pressione mediatica si vamente, dall’altra abbiamo un organismo e appoggiano attivamente l’Internet Crea- indirizzò soprattutto alle aziende pubbli- decentralizzato, il Mercato, il quale delimi- tors Guild, un sindacato/lobby per creatori citarie e sottolineò come il loro scintillante ta una ristrettissima area come accettabile di contenuti. Altri mettono in dubbio il marketing talvolta veniva associato a video e censura tutto il resto, en masse, a prescin- concetto stesso di “pubblico universale”, inidonei (ad esempio, uno spot di pannoli- dere dal suo contenuto o contesto. Non si sottolineando come sia un costrutto artifi- ni ad un video del Ku Klux Klan). I più tratta di una censura attiva e mirata, ma di ciale escogitato dagli uffici di marketing grandi erogatori di pubblicità su YouTube una marginalizzazione passiva e onniper- delle grandi aziende ed evidenziano quan- si federarono e si ritirarono dalla piatta- vasiva, atta a rendere impossibile la produ- to sia paradossale che queste combriccole forma, provocando un tonfo azionario del zione di altro materiale analogo. Tra i mo- debbano decidere quale sia la produzione valore di 750 milioni di dollari in un gior- tivi per la demonetizzazione su YouTube, video di tutto il mondo. Certi commentato- no. YouTube rispose con l’Adpocalypse, ov- troviamo quelli più banali (razzismo, vio- ri si spingono fino a sostenere che il primo vero un nuovo algoritmo che valuta i con- lenza, propaganda politica, criminalità) e oggetto della censura debba essere la pubbli- tenuti di ogni video e decreta se esso sia quelli più insidiosi: se Vittorio Sermonti, cità stessa. Insomma, per quanto possa essere visibile da chiunque oppure no. Nel secon- in una sua conferenza su Dante Alighieri, grosso e cattivo il padrone, all’altra estremità do caso, sarebbe stato “demonetizzato”. pronuncia la parola “culo” (con annessa di questo ameno rapporto dialettico c’è qual- Ergo, ad esso non sarebbe stata associata trombetta), è probabile che quel video sarà che milionata di persone. Pretendere di pren- alcuna pubblicità. Ergo, il suo creatore non etichettato dagli algoritmi come spazzatu- derle a schiaffi, una per una, potrebbe funzio- avrebbe visto un centesimo. In un attimo, ra per adolescenti sboccati e, quindi, de- nare nel breve termine, ma nel lungo termine la maggior parte dei creatori di contenuti monetizzato. Allo stesso modo, una clip porta inevitabilmente a raggiungere i Roma- si trovò a perdere anche il 70% dei suoi in- non contenente scurrilità – definite in mo- nov nel freddo abbraccio della terra. troiti oppure a dover lavorare gratis, per- do estremamente lasco – ma comprenden- ché la loro produzione mal si adatta a un te argomenti “adulti”, come potrebbe esse- pubblico generalista. re la guerra in Siria, è demonetizzato anch’esso, L’esegesi – L’Adpocalypse ci mostra in perché inadatto a un pubblico generalista. La Massimo Spiga 44 [email protected] I figli d’arte nel mondo del cinema Strano destino quello dei figli d’arte, si pensa sempre che nella loro carriera artistica sia- no avvantaggiati ri- spetto ai loro colleghi ma in realtà, fin dal loro ingresso nel mondo dello spetta- colo, devono fronteg- Andrea David Quinzi giare difficoltà e pro- blemi, primo fra tutti proprio il pregiudizio di essere stati facilitati Sean e Jason Connery Ugo Tognazzi con tutti i suoi figli dal fatto di essere “il figlio di”. Se poi hanno successo dovranno sempre subire il confron- ma del padre non ricordava molto, essendo l’Italia è una terra ricca di figli d’arte, e anche to, spesso impietoso, con il famoso genitore, morto quando lui era ancora un adolescente. da noi non mancano le famiglie ‘allargate’ che spesso fa ombra ai successi del figlio. Come attore Ethan non ha avuto una grande frutto di diversi matrimoni e di relazioni ex- Forse è anche per questo che non tutti i figli carriera ma in compenso oggi è il direttore traconiugali. Da noi però il disagio o il turba- delle stelle del cinema intraprendono la stes- della John Wayne Cancer Foundation, impe- mento sono meno pesanti, il padre-attore fa- sa carriera, e ben pochi tra quelli che lo han- gnata nella lotta contro il cancro. Non sem- moso italiano, alla fine, mantiene sempre un no fatto brillano della stessa luce dei padri. pre è così, il già citato Michael Douglas, ad legame con i suoi figli, e la famiglia, per Certo a volte il DNA si ripete nelle generazio- esempio, dopo essere stato per molti anni so- quanto allargata, rimane sempre un punto di ni, creando vere e proprie dinastie di attori, lo il figlio di Kirk, nel corso della carriera si è riferimento e di aggregazione. Un caso em- basti pensare ad Henry Fonda, padre di Peter potuto togliere la soddisfazione di aver addi- blematico è quello di Ugo Tognazzi, padre di e Jane e nonno di Bridget Fonda o, per resta- rittura superato il padre aggiudicandosi due quattro figli, Ricky, Thomas, Gianmarco e re in Italia, a Vittorio, Christian e Brando De premi Oscar, quello per la sua interpretazio- Maria Sole, avuti sposando tre donne diverse Sica. Ma le difficoltà dei figli d’arte rimango- ne nel film Wall Street e quello ricevuto come e di diverse nazionalità, un’inglese, una nor- no sempre. Spesso i problemi si manifesta- vegese e un’italiana, e tuttavia è riuscito a no già nell’infanzia, quasi sempre agiata, dare vita ad una famiglia ancora oggi molto ma segnata dall’assenza del genitore famo- affiatata ed unita, che vede tutti e quattro i so, impegnato per lavoro lontano da casa. E figli attivi nel settore cinematografico. -An maggiore è la fama e maggiore è il distacco, che un altro grande del cinema italiano, Vit- che spesso ha trasformato l’adolescenza dei torio Gassman, con quattro donne diverse e figli d’arte in un periodo difficile e sofferto, di diversa nazionalità, di cui solo tre sposa- quasi sempre aggravato dal divorzio dei ge- te, ha avuto dei figli: Paola, Vittoria, -Ales nitori e da successivi matrimoni, da cui na- sandro e Jacopo, dando vita, anche in que- scono fratellastri e sorellastre accomunati sto caso, ad una vasta famiglia che lo ha dallo stesso destino di infelicità, a cui si ag- molto amato. Certo in passato nel nostro giungono altri fratelli frutto di scappatelle o paese, in cui il divorzio è stato introdotto relazioni fugaci. Il caso più famoso è senz’al- solo nel 1970, non era facile per i padri-atto- Anthony Delon Massimo Dapporto tro quello di Marlon Brando che ebbe ben 12 ri famosi, oltre che illegale e socialmente figli da 8 donne diverse, di cui solo tre furono produttore del celebre Qualcuno volò sul nido scandaloso, avere figli da mogli diverse, e, anche sue mogli. Il suo primogenito Chri- del cuculo, mentre il padre, nonostante le tre quando ciò accadeva, chi aveva spirito pater- stian, dopo un’infanzia segnata dalla madre candidature raccolte negli anni ’50, solo nel no doveva cavarsela con grande inventiva. alcolizzata e dall’uso di droga, nel 1990 uccise 1996 si è visto assegnare l’Oscar alla carriera. Vittorio De Sica, che aveva già una figlia, con un colpo di pistola il fidanzato della so- Entrambi, invece, sono stati purtroppo acco- Emilia, nata dal primo matrimonio e due fi- rellastra Cheyenne nella lussuosa villa del munati da figli con problemi di droga. Nel gli, Manuel e Christian, nati dalla donna che padre a Beverly Hills. Al processo, Marlon 2004, nel suo appartamento di New York, solo molti anni dopo divenne la sua seconda Brando tenne un lungo discorso in cui di- venne ritrovato morto per probabile overdo- moglie, escogitò ogni mezzo per riuscire a chiarò: “Ho fallito come padre!”. Christian se la se Eric, figlio del secondo matrimonio di mantenere in piedi affetti e tradizioni con cavò con una condanna a 10 anni di reclusio- Kirk e fratellastro di Michael il quale, a sua entrambe le famiglie, e i suoi figli sono cre- ne di cui ne scontò solo 5, alla sorellastra volta, ha dovuto vedere suo figlio Cameron, sciuti senza eccesivi traumi. In altri casi, in- Cheyenne invece andò molto peggio, nel 1995 nato nel 1978 dal suo primo matrimonio, vece, la soluzione fu quella di mantenere il dopo due tentativi falliti, si suicidò impic- condannato a nove anni e mezzo di prigione segreto, come fece il grande attore Carlo candosi in casa della madre. Tredici anni do- per possesso di droga. Per fortuna non sem- Dapporto che, per quasi venti anni, manten- po moriva anche Christian, ad appena 49 an- pre la relazione tra padri famosi e figli si ma- ne il segreto su sua figlia Giancarla, avuta da ni. Dai risvolti meno drammatici il destino nifesta in forme così drammatiche, tuttavia i una relazione extraconiugale, avendo già della numerosa prole di un altro celebre divo rapporti tra loro sono quasi sempre molto te- due figli, Massimo e Dario, nati dal suo ma- di Hollywood, John Wayne. Il ‘Duca’, come lo si. Nel corso della mia attività professionale trimonio. Massimo poi è diventato anche lui chiamavano gli amici, si sposò tre volte ed nel campo cinematografico ho avuto modo un attore, dando un dispiacere a suo padre ebbe sette figli, sei dei quali hanno intrapre- di conoscere molti figli d’arte che hanno se- Carlo che sperava di vederlo laureato, e una so la carriera cinematografica, ma nessuno guito le orme paterne, tra i quali Jason Con- grande gioia al suo vasto pubblico di ammi- si è avvicinato alla fama del padre. Nel 1992, nery, Anthony Delon, Peter Fonda, Chris ratori che lo hanno seguito per anni al cine- sul set della miniserie Piazza di Spagna, diret- Lemmon, e sinceramente, se non ostilità, ri- ma in teatro e in televisione, e che sperano di ta da Florestano Vancini, ebbi il piacere di cordo di aver avvertito sempre una certa ‘ir- rivedercelo tornare al più presto. conoscere Ethan Wayne, l’ultimo figlio di ritazione’ quando, inevitabilmente, si parla- John, un ragazzo simpatico e molto cordiale, va dei loro celebri padri. Naturalmente anche Andrea David Quinzi 45 n. 55 L’azzardata scelta di Sofia: L’inganno (The Beguiled) Nel corso dello svilup- tensioni e competizioni. Cioè la materia prin- della fotografia, il francese Philippe Le Sourd. po storico del cinema cipe del suo cinema! Quello che in generale si E, allo stesso modo, la regista è brava nel farci americano classico si deve rimproverare alla Coppola però è la teme- percepire il simultaneo e graduale cambia- notano alcune singola- rarietà e l’azzardo del remake: il film di Siegel mento dello stato d’animo delle sette donne ri e ricorrenti “patolo- del 1971 non è affatto un film di serie B: al con- presenti, la cui vita in quel momento sembra gie”. La prima è quella trario è, a nostro giudizio, un quasi-capolavo- inevitabilmente sconvolta da un avvenimento relativa ai sequel e ro, se non fosse che l’usura del tempo (quasi così inusuale come l’ospitalità offerta ad un sol- prequel di alcuni film. cinquanta anni sono trascorsi da quel film!) è dato nordista. Ancora una volta, in definitiva, Quando un film ha evidente in alcune scelte stilistiche e in alcuni anche nella prova più rischiosa, dati i prece- molto successo, ai pro- passaggi con eccesso di realismo che oggi ma- denti, la regista riesce bene, come in quasi tutti Marino Demata duttori viene spesso la gari sarebbero evitati. Ma per tutto il resto il gli altri film, a gettare un fascio di luce sull’uni- voglia di sfruttarlo il film del bravissimo regista nato a Chicago non verso femminile, cogliendone le pulsioni, so- più possibile, organizzando un secondo e ma- ha nulla da invidiare al recentissimo remake di gni, le frustrazioni. Ma, a parte questi meriti, gari terzo episodio e poi magari il prequel, in Sofia Coppola. Innanzitutto il confronto fra i che sono i medesimi di altri film, tanto che alcuni casi anche molti anni dopo, quando due protagonisti maschili è a tutto svantaggio qualcuno si è chiesto “ma come mai Sofia Cop- nessuno ne avvertirebbe più il bisogno. Uno del film uscito nelle sale poche settimane fa. pola gira sempre lo stesso film?”, resta la debo- per tutti, citiamo lo strano caso de L’esorcista di Don Siegel ha avuto la capacità e l’abilità di ri- lezza dell’opera in sé, nel raffronto perdente William Friedkin del 1973: il grande successo con quella di Siegel. Quest’ultimo riesce a ha consigliato di “spolpare l’osso” il più possi- creare straordinarie atmosfere surreali, por- bile, con la seconda e la terza edizione del tando sullo schermo immagini oniriche di film e infine, ben trenta anni dopo l’originale, grande impatto visivo, e vere e proprie atmo- di organizzare un prequel imbarazzante, di sfere post-gotiche soprattutto nella seconda cui addirittura sono state girate due versioni! parte, quando gli eventi precipitano, e alcune L’altra patologia hollywoodiana è quella dei delle donne si sentono beffate dalle scelte e remake. Rifare un film, anche quando non se preferenze del soldato e sembrano precipita- ne sentirebbe la necessità, che abbia avuto o re in un vortice di disillusioni e di desideri di non avuto successo è un’altra mania di pro- vendetta. Un film, quello di Don Siegel, che duttori ed anche di registi spesso a corto di non ebbe all’epoca della sua uscita, una buo- ispirazioni originali. Sofia Coppola, che nella na accoglienza da parte della critica e del sua pur breve filmografia si è segnalata come convertire un attore come Clint Eastwood, che pubblico americani: molti storcevano il naso al regista originale e sensibile soprattutto alle sembrava esclusivamente votato ai film di coraggio ed alla sfrontatezza con la quale Sie- problematiche dell’universo femminile, ha azione, ai western di Sergio Leone e ai polizie- gel, che per l’occasione fu anche accusato di scelto come ispirazione per il suo ultimo film, schi da lui diretti, in una parte melodrammati- misoginia, aveva impostato il suo film, che cer- The Beguiled/L’inganno, cioè un bel romanzo ca di grande efficacia, nella quale l’attore mo- tamente, rispetto alle canoniche regole hol- ambientato durante la guerra di secessione stra una straordinaria duttilità e attitudine lywoodiane, sembra in più di un passaggio as- americana e scritto da Thomas P. Cullinan, che all’improvviso cambiamento di ruolo e di regi- sai trasgressivo. Si pensi al coraggio col quale il in un primo tempo aveva come titolo A Painted stro. Stiamo parlando evidentemente di un regista ha girato la scena nella quale il soldato Devil del 1966. Il problema è che un film tratto grandissimo attore, capace, tra l’altro, di in- ringrazia la dodicenne ragazzina che lo ha sal- da quel romanzo era già stato girato pochi anni trattenere uno stretto e proficuo rapporto pro- vato con un bacio in bocca! Dunque Siegel può dopo la sua pubblicazione, nel 1971, per la regia fessionale ed empatico con i registi che lo han- a giusta ragione essere considerato un regista di Don Siegel, con un cast molto importante no utilizzato, al punto che Sergio Leone lo borderline tra la classicità hollywoodiana e la capeggiato da Clint Eastwood e da Geraldine sceglie per tre film western e lo stesso Don Sie- trasgressività del nuovo cinema indipendente, Page. Inevitabili a questo punto i confronti tra gel lo elegge protagonista per ben cinque suoi quale si manifesta proprio in questo film. E i due film, il remake della Coppola e il prece- film! Il risultato di questo ragionamento sta non a caso il regista, in controtendenza rispet- dente di Don Siegel, distribuito in Italia con il sotto gli occhi di chiunque voglia rivedere il to alla critica americana, considerava The Be- solito titolo demenziale nostrano: La notte brava film del 1971: Clint è perfettamente in parte e ri- guiled il suo film migliore. E probabilmente del soldato Jonathan. Si tratta di una scelta, quel- esce ad esprimere il meglio di sé sia quando si aveva visto nel giusto. Insomma siamo in pre- la della brava regista, che francamente risulta tratta di abbindolare le varie presenze femmi- senza di un grande film all’epoca criticato e tra- per alcuni versi imbarazzante. Certo possiamo nili del collegio, sia quando viene colto da vio- scurato perché troppo al di fuori delle regole anche comprendere le motivazioni che hanno lenti attacchi di collera per quelli che sono i ma- del cinema classico con due attori protagonisti spinto la regista a privilegiare quella storia già li patiti e le vendette subite. E invece il punto al meglio della loro forma: il superlativo Clint e apparsa sugli schermi. Perché la storia in que- debole del film della Coppola sta proprio nella la bravissima Geraldine Page in una delle sue stione ben rientrava in quel filone al femmini- scelta del protagonista, che non può non far interpretazioni decisamente migliori, nella le, tanto caro alla Coppola, così sensibile allo rimpiangere il grande Clint. Infatti Colin Far- parte di una melliflua pitonessa, sconvolta a tal studio della psicologia della donna inserita rell si dimostra campione di inespressività, ag- punto dall’evolversi degli avvenimenti da per- all’interno di un gruppo. Come il gruppo delle gravata da un malaccorto tentativo di recitare dere ogni autocontrollo psicologico. E anche in vergini suicide o quello della corte femminile sopra le righe nell’ultima parte del film, quan- questo caso il paragone col medesimo perso- che ruotava attorno a Maria Antonietta, o quel- do cioè gli avvenimenti prendono una piega naggio interpretato dall’algida Nicole Kidman lo dei giovani ladruncoli di Bling Ring. Anche drammatica e ci sarebbe stato bisogno di ben è decisamente perdente per quest’ultima! E nel caso di The Beguiled il collegio femminile di- altra performance. Riconosciamo invece alla così, paradossalmente, alla fine, di fronte agli retto dall’austera e rigida Martha Farnsworth regista la capacità di esprimere in maniera rea- evidenti limiti del remake, si dovrà ammettere (Nicole Kidman), con la collaborazione della fi- listica la vita monotona del collegio, scandita che il merito maggiore e involontario del film da Edwina Morrow (Kirsten Dust) e ridotto dalle lezioni di musica e di francese, e dagli ef- di Sofia Coppola è stato quello di averci fatto ri- dalle circostanze della guerra a sole cinque al- ficaci momenti di vita collettiva attorno al tavo- scoprire un capolavoro misconosciuto e di- lieve, offriva l’opportunità alla giovane regista lo per consumare insieme i pasti e per pregare. menticato come The Beguiled del grande Don Sie- di portare alla ribalta un interessante spaccato In una atmosfera di luci soffuse offerte dalle gel. del mondo femminile, con le sue dinamiche, candele e molto ben rese da un gran maestro Marino Demata 46 [email protected] In difesa di Mother! di Darren Aronofsky Fischiato a Venezia, Mother!, per alcuni e’ un grande film. Elogio al film di Darren Aronofsky presentato in Concorso all’ultimo Festival Internazionale del Cinema di Venezia La storia. Una coppia del creatore che vuole manifestare il proprio del cinema è la incredibile abilità di rendere vive in una casa isola- orgoglio quale padre di un mondo con il quale ciò che risulta impossibile in qualcosa di pos- ta dalla città. L’uomo è vorrebbe stabilire incontri impossibili. Il crea- sibile. Madre! è un film atipico che mette in uno scrittore afferma- tore si manifesta debole e incapace di vedere mostra le capacità di un bravo regista in gra- to ed è orgoglioso di che la bellezza che ha creato appare sprecata. do di esplorare campi molto complicati del quanto riesce a creare. La scelta dell’accondiscendenza che fa Dio, pensiero umano, creando atmosfere orrifiche La donna cerca la se- accompagnata da una fede incerta sull’irra- che ci portano nel territorio dell’inconscio e renità, si preoccupa zionale, non può che portare irrimediabil- dell’incubo. Aranofsky realizza il suo film con- della casa e la difende mente verso l’apocalisse. Aronofsky produce centrandosi su questo punto di vista. Il com- dall’attrazione di pre- una riflessione critica sul presente, ci dice co- portamento della Madre! è incentrato sulla fi- senze estranee. Com- me il mondo si sia degradato e come l’umani- gura di Jennifer Lawrence, che col suo aspetto Àngel Quintana pare nella storia uno tà sia stata in grado di avviare un processo di allucinante ci permette di penetrare in questo strano oggetto, una autodistruzione. Alla fine, tuttavia, dopo il universo dietetico, in cui ciò che risulta nor- sorta di cristallo magico che ricorda il monoli- grande caos la luce sembra ritornare, la pietra male può diventare assurdo per trasformarsi to di Kubrick in Odissea 2001 nello spa- poi in qualcosa di reale. Ci troviamo di zio, a ricordare il mistero delle origini fronte a una storia in cui l’allegoria del mondo. La moglie cerca in tutti i gioca con alcuni altri generi classici e modi di tutelare la loro convivenza. Un dove la capacità cinematografica rie- giorno ricevono la visita inattesa di un sce a coinvolgere lo spettatore e a pro- ospite che su insistenza del marito fi- vocarne una sensazione trasgressiva nisce per stabilirsi in casa loro. Subito da qualsiasi legge narrativa. Nel mon- dopo li raggiunge anche la moglie del- do diegetico di Aronofsky le leggi di lo sconosciuto. Questa invadente cop- verosimiglianza alla realtà vengono pia di estranei sarà l’origine del caos e costantemente portate al limite, pro- della tragedia, a partire da quando en- vocando nello spettatore una sensa- trando nella camera personale dei pro- zione di vertigine e impotenza. Lo prietari, i coniugi ospiti romperanno spettatore non trova punti di suppor- l’oggetto così originale, misterioso e to. Esso può contare solo sullo sguardo potente. A partire da questo istante .... della protagonista, ma è uno sguardo Darren Aronofsky è un regista che co- disturbato. Così l’impotenza assale il struisce allegorie molto semplici. Non pubblico con l’unica lettura che gli re- ci vuole molto per trovarle in Mother!, sta incentrata sull’allegoria che, al di là che ha elementi di riferimento chiara- della semplice interpretazione bibli- mente biblici. Come prima ipotesi ca, si sviluppa attraverso un camuffa- nell’interpretazione del film si potreb- mento dei diversi livelli per generare be pensare alla casa in cui si svolge la nello spettatore un vero e proprio storia come una sorta di idea di para- sconvolgimento. Madre! finisce per di- diso terrestre. L’uomo che crea è para- ventare come un labirinto in cui tutti i gonabile a Dio e la donna che lo ac- pezzi si compongono, ma dove poi è compagna può rappresentare la Madre anche molto difficile trovare la porta Natura. La presenza dei due estranei in d’uscita. Questa sensazione non è il ri- questa casa può rappresentare l’inse- sultato della improvvisazione, né della diamento di Adamo ed Eva, causa pri- follia, ma di un lavoro meticoloso, che maria del caos seguente in paradiso. Il rivela come la narrativa di Aronofsky cristallo è il frutto tentatore e la sua sia molto vicina a quegli universi chiu- rottura potrebbe rappresentare il pec- si rappresentati da Roman Polansky, cato originale. Se poi proseguiamo con specialmente nel suo film Repulsione, la trama del film, troveremo anche la anche se i riferimenti a Rosemary’s presenza di Caino e Abele, figli dei due Baby sono inevitabili. Tuttavia, altri ospiti, che anch’essi insediandosi nella casa viene ricostruita, anche se nulla assicura che il accostamenti possono farsi con il film Eyes daranno origine a una tragica violenza frater- male possa rinascere, perché ancora il peccato Wide Shut di Stanley Kubrick, Viridiana di na. Caino infatti ucciderà Abele. A rendere un può insediarsi posto che la storia dell’umanità Buñuel, finendo con i gesti profani che richia- po’ più complessa questa dimensione dei fatti non è altro che un continuo ed eterno moto mano l’Antichriste di Lars Von Trier. Dopo la dalla evidente metafora biblica, Aronofsky va circolare. Ovviamente questa interpretazione sua proiezione all’ultimo festival di Venezia, avanti con la fiaba indirizzandola verso la rap- del film come riferimento biblico è solo una una certa sezione di critici ha parlato del film presentazione di una idea sull’umanità. Il pa- possibile lettura, anche se comunque questa come di una provocazione. Sono convinto che radiso perduto è causato dall’invasione di ele- non può che essere compresa se non attraver- l’aggettivo provocatorio non è altro che una menti estranei ad esso - gli esseri umani -, che so una chiara visione allegorica. Tuttavia, pro- scusa per sfuggire a una analisi diretta di determinano il nihilismo della società, con babilmente, ciò che interessa meno del cine- quello che io considero invece un grande film. conseguenze del proprio decadimento e per- ma di Darren Aronofsky è proprio la sua versione per ogni morale. Madre Natura lotta allegoria. In alcuni dei suoi film essa è ben ela- Àngel Quintana Morraja per preservare la purezza del proprio habitat, borata, in altri scade nella semplicità. Quello ma i suoi sforzi appaiono inutili. A differenza che mi interessa di più della sua concezione (traduzione dal catalano di Marco Asunis)

47 n. 55 Pasolini e la lingua del cinema Breve analisi di alcuni passi raccolti in empirismo eretico Pasolini è fermamen- sulla base di questo, aventi vita propria così anche l’immaginazione sono costituiti da im- te convinto dell’indi- da poter essere studiati aprioristicamente. La magini significative e le stesse si pongono a spensabilità dell’anali- speculazione di Pasolini avanza incessante- fondamento “strumentale – tecnico” della co- si semiotica; condicio mente onde gettare le basi della postulazione municazione cinematografica eppure, consi- sine qua non della teo- di un codice comunicativo cinematografico dera lucidamente Pasolini, la comunicazione rizzazione di un “lin- che abbia caratteristiche simili al sistema dei visiva su cui innesta le sue radici il linguaggio Giorgia Bruni guaggio del cinema” o segni visivi di cui tutti gli individui sono uten- cinematografico è per improntare qual- ti. Non è un caso se Pasolini guarda al cinema estremamente rozza, quasi animale4 sivoglia discorso che abbia il suo focus nel ci- come l’arte, la tecnica la cui prima e più rile- dunque permane, per sua ontologia, ai confi- nema quale lingua espressiva perché: vante vocazione è raccontare la realtà attra- ni dell’umano costituendosi di strutture pri- […] a differenza della letteratura che fonda verso la realtà stessa motivo per cui anche il marie e basilari. Ne consegue l’irrazionalità ogni sua invenzione poetica sulla “base istitu- linguaggio non deve avere, per l’intellettuale come peculiare impronta dello strumento lin- zionale” di lingua strumentale appannaggio di valenza mistificante ma sempre volta alla mi- guistico su cui si impianta il cinema e ciò spie- qualsivoglia individuo parlante o uditore sempli- mesi. Realtà e verità si identificano nell’uni- ga la profonda “qualità onirica” del cinema ri- ce di una parola che il suo velandone la capacità di far orecchio è in grado di sciogliere coesistere, nel suo sublime para- dall’enigma semantico, i lin- dosso, l’astrazione e la concretiz- guaggi del cinema sembra- zazione contemporaneamente. Il no non fondarsi su nulla os- sistema semantico degli im – se- sia sono privi di una lingua gni è assai più sfuggevole rispetto comunicativa che indossi le al dizionario dei linsegni che, vesti del sostrato “reale” su sebbene non siano univoci, sono cui essi fondano.1 In fede al a disposizione e “pronti per l’u- preambolo del cineasta do- so”; ciò rende quantomai arduo il vremmo, dunque, considera- lavoro dell’autore cinematografi- re la comunicazione cinema- co. Non esiste, infatti, neppure tografica arbitraria e aberrante un dizionario di immagini ap- in assenza di precedenti stru- pannaggio dell’artista anche per- mentali effettivi che siano as- ché, tautologicamente, qualora similati in una dimensione di esistesse sarebbe infinito e, a mo- “normalità” e, azzardiamo, tivo dell’infinitezza, di impossibi- anche mera quotidianità da le consultazione. Perché mai, tutti. Tuttavia proprio perché vien da chiedersi, allora ci si do- il cinema comunica, la sua vrebbe appellare alla settima arte forma di comunicazione non dopo aver constatato le primor- può basarsi su immagini in diali tortuosità di sentieri che de- sequenza casuale scevre di un possibile svi- verso pasoliniano quale unico e indissolubile vastano l’eterogeneo suo territorio? Probabil- luppo di senso. Ciò implica che anche la setti- valore. La realtà “reale” deve disperatamente mente per noi e sicuramente per Pasolini che ma arte, decodificando il primo asserto, deve trovare il suo frammento mancante e comple- si accostò al cinema in prima linea alla vene- fondare la sua essenza deontologica e artisti- tarsi con la verità. randa età di quarant’anni, perché non è data ca su un comune patrimonio di segni. Ma guai a chi muore amato dagli uomi- alcuna altra arte e/o mezzo evocativo così po- Poiché il cinema non è solo un’esperienza ni, tente, misterioso, magico e reale per esprime- linguistica ma, proprio in quanto ricerca linguistica, è vuol dire che non ha amato la verità.3 re la realtà unendo i poli dell’astratto e del un’esperienza filosofica.2 Tornando al codice dei segni l’essere umano concreto, dell’individuale e dell’universale e La semiotica si pone indifferentemente da- custodisce, nel suo intimo, tutto un mondo non v’è maggior poesia della sequenza di im- vanti ai sistemi di segni in quanto, nell’ottica che si esprime prevalentemente attraverso magini significanti sorrette da linsegni e su- pasoliniana, essa parla di “sistemi di segni lin- immagini significanti; da qui deriva il neolo- blimate dall’applicazione musicale; altro po- guistici” perché fattivamente esistono ma, gismo di Pasolini “im – segni” ossia immagini tente canale di ascensione alla trasfigurazione. nello stesso tempo, la prima premessa non aventi significato in sé stesse, tale personale Facendo ritorno al non esistente dizionario di esclude l’esistenza anche di altri sistemi di se- universo popolato da fluttuanti immagini si- immagini, l’autore cinematografico si trova a gni come, ad esempio, i segni mimici che si gnificanti non è palpabile o recintato da confi- placare le ombre nell’infinito caos delle possi- vanno a mescolare, nel panorama del quoti- ni netti poiché è l’universo del sogno e della bilità. L’operazione ch’egli compie è duplice: diano e in maniera conscia – inconscia – memoria che giace placido e apparentemente in primis carpisce l’im – segno dal caos e lo sub-conscia che sia, al sistema “fattivo ed ef- non interferente in ciascuno di noi. Ogni sfor- rende possibile, in secundis, alla medesima fettivo” dei segni linguistici o della lingua in zo della memoria produce un “seguito di im – stregua dello scrittore, plasma il suddetto im- termini universali. Pasolini muove un passo segni” ossia una primordiale sequenza cine- segno attribuendogli il “soffio” dell’individua- in più postulando l’ipotesi che i sistemi di se- matografica motivo per cui ne possediamo lità dotandolo, cioè, della qualità espressiva. gni esulanti il linguistico non siano un amor- tutti i codici comunicativi. Il cinema, come la In cosa consiste, tuttavia, la vera differenza/ fo caos di enigmi insolubili ma che anch’essi vita, è realtà che smarrisce i suoi confini per- discrepanza tra un autore cinematografico e possano essere “assoluti” nel senso latino del meando il terreno dell’onirico, dell’enigma, di uno scrittore? Esattamente nella duplice vocabolo ossia “sciolti” “slegati” “isolati” e, quell’altrove caro a Pasolini. operazione del cineasta. Lo scrittore è autore 1 P.P.PASOLINI, Empirismo Eretico, cit. pg 175, L’evocazione, il ricordo, il sogno (ossia il ricor- di un’invenzione estetica pura mentre il ci- Garzanti 2015. do della percezione astratta interiore) ma neasta struttura e crea il sostrato linguistico, 2 S.MURRI, Pier Paolo Pasolini, collana Il Casto- 3 P.P.PASOLINI, Bestemmia, tutte le poesie tomo II, segue a pag. successiva ro/ l'Unità, cit. pg 13, 1995. Garzanti. 4 P.P.PASOLINI, Empirismo Eretico, cit. pg 177. 48 [email protected]

segue da pag. precedente ideologica e poetica della realtà che ha l’autore l’autore appartiene e in cui, per questo, non si comunicativo per poi operare a livello esteti- in quel dato momento storico della sua esi- dà una vera e propria identificazione ma, co. Il “miracolo” del cinema risiede nel mira- stenza. L’elemento oggettivo coesiste con l’e- semmai, l’accorpamento di un, più o meno colo dell’uomo; potremmo definire l’uomo un lemento soggettivo costituendo la duplice na- conscio, alter ego dell’ideatore. Il discorso in- coacervo di paradossi simmetrici: l’im – segno tura del linguaggio degli im – segni: codice diretto libero risulta, infatti, assai più natura- è oscuro e appartenente all’infinito e indefini- linguistico proprio unicamente alla settima listico dando ampia rilevanza alla condizione to maxi cosmo del caos incalcolabile e “ineti- arte. Esplicitando un ulteriore binomio me- sociale del personaggio in quanto essa si con- chettabile” ma, nello stesso tempo, quelle im- ramente cinematografico, il codice comuni- figura quale causa prima determinante la lin- magini – ombra fanno parte del patrimonio cativo del cinema racchiude la permanente gua di quest’ultimo. Il discorso indiretto libero, umano; ci dicono qualcosa. Esse parlano al ambivalenza della metaforicità poetica possi- teorizzando l’applicazione pratica, equivale al- nostro vissuto e all’esperienza prima ancora bile solo se unita costantemente alla comuni- la scomparsa dell’ideatore – scrittore – autore dell’agire del potere evocativo personale/indi- catività prosastica. L’interrogativo, tuttavia, cinematografico e alla sua totale mimesi con il viduale, si riconoscono parte di un sostrato nei meandri del quale va a crogiolarsi la spe- personaggio. Per Pasolini se nel cinema il di- comune all’umanità. La labilità scorso diretto corrisponde alla sog- stessa del cinema si identifica con gettiva in cui l’autore scivola in un la labilità dell’uomo: il prodotto ci- cono d’ombra e i suoi personaggi nematografico è unnovo ma non del sono i veri protagonisti, come si tutto ex novo. La realtà si disperde configura, a cosa corrisponde e nell’astratto e anche la sua ontolo- qual’è lo statuto semantico del di- gia si fonda sul binomio io – mondo scorso indiretto libero? La risposta (individualismo / collettività) ed ec- a queste domande rappresenta la co che il cinema, fermo restando in chiave di volta e, mi si conceda il linea con il pensiero di Pasolini, ri- termine di svolta per ricomporre le percorre il perimetro del reale fra fila del pensiero pasoliniano sul ci- due mondi paralleli: il reale – vissu- nema e, di conseguenza, per ri- to – individuale che ognuno assimi- comporre le fila del perché, passio- la ed elabora a seconda del proprio ne a parte, egli abbia deciso a background esperienziale e socio – quarant’anni di esprimersi filman- culturale e, contemporaneamente, do la realtà. Indubbiamente è pos- il collettivamente vero e conosciu- sibile, per il cineasta, la “soggettiva to. Ciò tuttavia non va ad implicare libera indiretta”. Tale tecnica è, una molteplicità differenziata e di- d’altronde, assai più limitante sul vergente della realtà e quindi della territorio audiovisivo giacché im- verità bensì ne illumina l’aspetto possibilitata ad avvalersi della lin- “privato”. gua e configurandosi allora quale […] il cinema è fondamental- una sorta di ibrido equidistante e mente onirico per la elementarità dei parallelo, destinato a non sfiorare suoi archetipi.5 mai né il monologo interiore né, Il reale è uno e molteplice ma la tanto meno, il discorso libero indi- molteplicità con cui convive e di cui retto. L’operazione nel cinema ha si nutre non è sintomo della sua mera valenza stilistica eppure ciò, frammentazione in più realtà con- anziché depauperarla, non può trastanti tra loro. Il codice “irrazio- non renderla più interessante e nale” del cinema, insomma, non “sottile” in quanto lo stesso statuto può non coincidere con il sottile ontologico della soggettiva libera confine che separa razionale da irra- indiretta fa da fondamenta alla na- zionale nella quotidianità umana. Pa- scita di una possibile tradizione solini si chiede, poi, se la lingua del della lingua tecnica della poesia nel cinema è da considerarsi allora po- cinema. Volendo chiudere citando etica. In certo qual modo, si ma tut- un emblematico esempio pratico: ta la tradizione cinematografica […] lo sguardo di un contadino precedente ha usufruito di un lin- – magari addirittura di un paese o di una guaggio prosastico eppure anche la regione in condizioni preistoriche di sotto- prosa, tra schermo e pubblico, sarà sviluppo – abbraccia un altro tipo di realtà sempre peculiare in quanto presen- che lo sguardo, dato a quella stessa realtà, zia stabile l’elemento irrazionale di un borghese colto: i due vedono in con- del cinema. L’altro binomio, sussistente e coe- culazione pasoliniana è il seguente: creto “serie diverse” di cose, non solo, ma anche una cosa sistente in entrambe le sue parti, consiste E’ possibile nel cinema la tecnica del discorso in se stessa risulta diversa nei due “sguardi”. Tuttavia, nell’opposizione soggettivo – oggettivo; il lin- libero indiretto? ciò non è istituzionalizzabile, è puramente induttivo.7 guaggio degli im – segni è infatti soggettivo e Pasolini, in cinema come in letteratura, per Non dovrà stupire che il cineasta bolognese oggettivo nello stesso tempo. Quando il regi- discorso libero indiretto intende: abbia anche definito un film: sta si trova ad elaborare un “dizionario” di im semplicemente l’immersione dell’autore parola senza lingua.8 – segni egli compie un’operazione oggettiva e nell’animo del suo personaggio e, quindi l’adozione, da soggettiva dove l’oggettività risiede nel pano- parte dell’autore, non solo della psicologia del suo perso- rama di immagini possedute, quando più naggio, ma anche della sua lingua.6 quando mento da tutti, mentre la soggettività Da non confondere, però, con il monologo in- si manifesta nell’individuale scelta di quelle teriore in cui il personaggio rivive il discorso Giorgia Bruni precise immagini determinate dalla visione mai spostandosi dal ceto sociale a cui anche 7 Ivi, pg 187. 5 Ivi, pg. 180. 6 Ivi, pg 184. 8 Ivi, pg 254. 49 n. 55

E’ uscito Cineforum 558 SOMMARIO 558 editoriale Silvio Soldini p. 32 Adriano Piccardi Francesco Saverio Marza- Traversate p. 03 duri La storia dell’amore di Le prime righe dell’introduzione alla sezione Radu Mihăileanu p. 35 veneziana di questo numero potrebbero nella Simone Soranna, France- loro sostanza introdurre anche l’exploit di fi- sco Rossini, Tina Porcelli, ne estate, immediatamente precedente la Mo- Antonio Termenini, Giu- stra del Cinema e per questo quasi apripista seppe Previtali alla conferma di quell’estetica della contiguità Baby Driver. Il genio della «tra classico e moderno, omaggio al passato e fuga – La vita in comune – ricerca di un futuro possibile» che – prean- The Teacher. Una lezione nunciata quattro anni fa, come fanno notare da non dimenticare – Miss Fabrizio Tassi e Roberto Manassero – pare Sloane. Giochi di potere – aver chiuso il cerchio con l’edizione 2017. Con In Dubious Battle. Il corag- il termine “exploit” riferiamo ovviamente a gio degli ultimi p. 38 Dunkirk, cui «Cineforum» dedica questo mese 74° Mostra Internazionale un corposo speciale che cerca di dare ragione d’Arte Cinematografica di della sua collocazione nella produzione del Venezia p. 44 suo autore, nel quadro delle precedenti rico- Fabrizio Tassi e Roberto struzioni cinematografiche dell’evento, dei Manassero Quel cinema un suoi inevitabili rapporti con la Storia tout po’ veneziano p. 45 court, delle sue specificità stilistico/linguisti- Le pagelle di «Cineforum» che (ovviamente). Nel panorama del cinema Pietro Bianchi, Chiara Bor- odierno, Nolan incarna, insieme a pochi altri roni, Gianluigi Bozza, Mas- (Villeneuve, sicuramente: altro exploit, roba simo Causo, Andrea Chi- di questi giorni, su cui torneremo nel prossi- mento, Simone Emiliani, mo numero) proprio la figura dell’autore-ol- Leonardo Gandini, Federi- tre-l’autore che, scardinando riferimenti e co Gironi, Alessandro Lan- metri di ieri, è riuscito di film in film a impor- franchi, Roberto Manasse- re la necessità di saggiare la tenuta di un nuo- ro, Matteo Marelli, Alberto vo profilo concettuale in cui collocare l’idea Morsiani, Federico Pedro- stessa di autorialità. Tutto questo fra scossoni individuale come un bisogno che gli salverà la ni, Edoardo Peretti, Lorenzo Rossi, Stefano critici, dichiarazioni d’amore, sospetti di vita. Andrea Segre e Andrea Magnani raccon- Santoli, Simone Soranna, Fabrizio Tassi, An- troppo calcolata intelligenza, talvolta fragoro- tano due storie, tanto diverse tra loro, con una tonio Termenini, Alessandro Uccelli, Rinaldo se dichiarazioni di guerra seguite da altret- sicurezza di sguardo e di giudizio morale che Vignati p. 47 tanto fragorose reazioni della parte avversa. ci restituisce il senso del cinema di cui sentia- Il meglio delle varie sezioni L’“ambiente” critico di «Cineforum», com’è mo la necessità per poter parlare del presente Concorso nella sua tradizione, cerca di mantenere atti- nel quale viviamo. Fuori concorso – Fiction ve le condizioni favorevoli a un ragionamento primopiano Dunkirk p. 04 Fuori concorso – Non fiction sull’oggetto del contendere, capace di fornire Emanuela Martini Keep calm and carry on p. 06 Orizzonti elementi di discorso e non soltanto prese di Giampiero Frasca Presi in mezzo: identifica- Giornate degli Autori posizione (ma ci sono anche quelle…). Se No- zione primaria e gestione della suspense p. 09 Settimana della Critica lan fa la parte del leone, in questo numero tro- Luca Malavasi Una disciplina emotiva del di- Virtual Reality p. 50 vano spazio due film italiani che a loro volta ci sordine p. 13 Locarno 2017 p. 82 parlano di traversate: una destinata a fallire, Simone Soranna Il numero 10 p. 15 Tina Porcelli Concorso p. 83 quella di Swada in L’ordine delle cose: tentativo Giuseppe Ghigi Variazioni (interessate) sul Pasquale M. Cicchetti Sezioni parallele p. 85 di raggiungere l’Europa dalla Libia con l’aiuto tema p. 18 Intervista a Serge Bozon a cura di Gloria Zer- di un funzionario di polizia italiano, troppo i film binati p. 87 dedito al dovere per dare respiro alla speranza Roberto Chiesi Safari di Ulrich Seidl p. 23 le lune del cinema (ma non siamo dalle parti della banalità del Anton Giulio Mancino L’ordine delle cose di a cura di Nuccio Lodato p. 92 male?). L’altra è invece quella di Isidoro “pio- Andrea Segre p. 26 niere di se stesso”, che in Easy. Un viaggio facile Edoardo Zaccagnini Easy – Un viaggio facile Cineforum Redazione facile trova il nuovo mondo in un’Ucraina con- facile di Andrea Magnani p. 29 Via del Pignolo 123 | 24121 Bergamo tadina riscoprendo il valore della responsabilità Paola Brunetta Il colore nascosto delle cose di T. 035.361361 F. 035 341255 50 [email protected] L’isola di Medea Sergio Naitza, critico che ancora la chiama tutte le notti, tormen- pagine alternate di gioia e di solitudine, di cinematografico, -or tandola. La donna, a questo proposito, si con- melanconia e di stima, che Naitza inserisce mai da alcuni anni si è fidava con la Stancioff e le altre sue collabora- tra le immagini disegnate, sovrapposte, “ne- dedicato alla regia do- trici: “un mostro, un porco!”. I giorni di Grado gate” di Davide Toffolo, una scelta sicuramen- cumentaristica, privi- sono assai faticosi per tutti: fa un caldo oppri- te originale, seppur a volte stridente con quel- legiando prevalente- mente e i fantastici costumi disegnati per le parole “letterarie” e, nello stesso tempo, mente temi legati alla “Medea” dalla geniale Gabriella Pescucci - la intime. Tra le testimonianze, mentre quella di storia dei film e dei quale insieme a Piero Tosi contribuisce a rico- Dacia Maraini rivela le illusioni della Callas, Elisabetta Randaccio suoi protagonisti. Tra struire la lavorazione dell’opera pasoliniana - so- invitata da Pasolini anche negli avventurosi gli altri, dedicati a que- no pesantissimi da indossare. La Callas profes- viaggi in Africa con la scrittrice e l’allora suo sto argomento, ricordiamo Per noi il cinema era sionalmente non si lamenta mai, chiederebbe compagno Alberto Moravia (“mi chiese se Pier Proibito (2011), una godibile ricostruzione del pochi primi piani (“odiava il suo naso che Paso- Paolo, secondo me, l’amava”), l’intervista a Ni- set sardo della pellicola di Mario Monicelli lini, invece, adorava e paragonava al profilo di netto Davoli è un racconto divertente narrato tratta molto liberamente dalla Madre di Gra- un vaso greco”), subisce con discrezione per- con la naturalezza colorita e la simpatia del zia Deledda, premiata, tra l’altro, al “Sardinia sino gli incidenti, tra cui un piccolo incendio personaggio. L’attore riferisce alcuni aned- Film Festival” e L’insolito ignoto. Vita acrobatica che le brucerà in parte gli abiti di scena. Maria dotti evocando anche la passione del regista di Tiberio Murgia (2012), intervista al caratteri- e Pier Paolo sembrano una vera coppia: lui la romano per Grado, dove il suo amore per quel sta reso celebre da I soliti ignoti. Naitza colla- protegge, la lusinga, lei lo ascolta estasiata. Si tipo di paesaggio è totale e lo porta a scrivere, bora nel suo lavoro di regista con il team di a dipingere, a accentuare la sua “disperata Karel (Luca Melis direttore della fotografia, vitalità”. A Ninetto, Pasolini, aveva fatto Davide Melis al montaggio), produttore pe- sentire, prima della realizzazione di “Me- raltro anche di quest’opera insieme alla “La- dea”, la voce della Callas attraverso dei di- gunamovies”, a Erich Jost e alla Friuli Vene- schi (“io non la conoscevo, a me piaceva Ce- zia Giulia Film Commission, ottenendo lentano”) e, quando il ragazzo la incontra, risultati sempre di buon livello artistico e di riesce a stabilire subito un rapporto diretto, importante testimonianza storica. L’ultimo raccogliendo pure le confidenze della gran- suo documentario è stato scelto da RAI 5 de artista (“Un giorno mi disse come Onas- per ricordare i quaranta anni della morte sis le avesse fatto un particolare regalo per il della grande Maria Callas ed è, forse, il suo compleanno ‘Che cosa, Maria?’ ‘Una petro- lavoro più emozionante. Si tratta di L’isola liera ‘Ammazza..!’), che scarrozzerà sulla di Medea, che, sulla carta, dovrebbe essere spider di Pasolini in una goffa visita nella l’evocazione dei giorni trascorsi da Pasolini periferia di Roma. Anche le parole di Giu- e la sua troupe a Grado, scelta dal regista ro- seppe Gentile sono preziose per ricostruire mano per il suo film dedicato alla protago- l’aria dei tempi delle riprese di Medea. In- nista eponima della tragedia di Euripide, tanto, sia l’atleta sia la Callas firmano un interpretato dalla soprano greca e da Giu- contratto in cui si dice che non gireranno seppe Gentile, atleta, saltatore in lungo, al- nudi, ma, poi, le scene d’amore saranno lora fresco di medaglia alle Olimpiadi di sensualissime. Gentile, inoltre, sottolinea Città del Messico. In realtà, il film di Naitza, quanto si sia trovato bene con Pasolini e soprattutto attraverso testimonianze pre- con la troupe, seppur in un ambiente a lui ziose, offre un ritratto toccante di due arti- non congeniale e, a questo proposito Fer- sti, apparentemente lontani, che riuscirono nando Franchi, il production manager del a unirsi in un forte sentimento d’amicizia e film, ci rivela come Giuseppe Gentile gli d’affetto, sebbene squilibrato nell’intensità: Maria Callas e Pier Paolo Pasolini a Napoli, settembre 1970 avesse chiesto una stanza lontana da “tutti la Callas si innamorò con trasporto, Pasolini quei froci”...Le didascalie nel cartello finale la adorava come complice, come compagna, scambiano effusioni, riprodotte dai fotografi de L’isola di Medea ci ricordano come, piano come artista, ma non poteva pensarla come la dei giornali scandalistici nei magazine di pet- piano, l’amicizia Pasolini-Callas si spense tra- sua donna. Ne L’Isola di Medea”, l’assistente tegolezzi, dove le battute sono spesso di una volta non solo dalla disillusione della donna, della soprano Nadia Stacioff racconta il primo volgarità intollerabile. Naitza dà la parola non ma pure dall’incombere di impegni, di distra- incontro tra il regista e Maria, inizialmente solo agli amici e conoscenti dei due, ma inter- zioni. Nella raccolta di poesie “Trasumanar e prevenuta nei confronti di chi aveva diretto vista anche chi partecipò con meno glamour organizzar”, scritta da Pasolini nei primi anni Teorema, un film da lei ritenuto troppo “scan- alla produzione e lavorazione di “Medea”, ac- settanta, però, possiamo trovare un ritratto daloso”. Ma quel primo approccio fu una sor- cumulando, dunque, piccoli particolari inedi- che non facciamo fatica a associare a Maria presa. Pier Paolo Pasolini apparve pacato, ti su come si svolgevano le riprese le quali, per Callas, capace di mostrare con delicatezza un educato, sensibile, colto, raffinato nei gusti, chi frequentò Grado in quei giorni, furono si- sentimento dolorosamente impossibile: “Ep- dolce e affascinante. La Callas non ebbe, dun- curamente un’esperienza straordinaria. Così, pure lei, lei, la bambina,/basta che per un que, alcun dubbio ad accettare la sua prima qualcuno ricorda come Pasolini fece costruire istante sia trascurata/si sente perduta per (sarà pure l’ultima) prova d’attrice e, in poco la zattera del film due volte, altri la dolcezza e sempre;/ah, non su isole immobili/ma sul ter- tempo, diventerà docile interprete e amica af- disponibilità della Callas e le sue abitudini ali- rore di non essere, il vento scorre/il vento di- fettuosa di un uomo, apertamente omosses- mentari, altri ancora l’affetto esibito che li le- vino/che non guarisce, anzi si ammala sem- suale, ma che lei, come viene detto nel film at- gava. Tutto questo viene documentato anche pre più;/e tu cerchi di fermarla, quella che traverso il bel ricordo della scrittrice Dacia attraverso immagini di repertorio girate sul voleva tornare indietro,/non c’è un giorno, Maraini, “vorrebbe guarire”... D’altronde, Ma- set e da splendide fotografie non solo del re- un’ora, un istante/ in cui lo sforzo disperato ria non era ancora guarita dal trauma dell’ab- porter di scena. Sicuramente una parte del possa cessare;/ti aggrappi a qualunque cosa/ bandono di Onassis, del cui matrimonio con film estremamente emozionante sono le let- facendoti venire voglia di baciarti.” Jackie Kennedy venne a conoscenza dai gior- ture della corrispondenza scambiata dal regi- nali. Il suo ex appare come un uomo terribile, sta e dalla cantante per almeno quattro anni: Elisabetta Randaccio 51 n. 55 High Noon Mezzogiorno di fuoco. L’archetipo degli archetipi

Regia: Fred Zinnemann; soggetto: dal racconto The Tin Star di John W. Cunningham; sceneggiatura: Carl Foreman; fotografia: Floyd Crosby; musica: Dimitri Tiomkin; montaggio: Elmo Williams, Henry Gerstad; interpreti: Gary Cooper (Will Kane), Grace Kelly (Amy), Katy Jurado (He- len Ramires), Thomas Mitchell (Jonas Henderson), Lloyd Bridges (Harvey Pell), Otto Kruger (Percy Mettrick), Lon Chaney jr. (Martin Howe), Harry Morgan (Sam Fuller), Ian MacDonald (Frank Miller), Lee Van Cleef (Jack Colby); produzione: Stanley Kramer e United Artists; durata: 85’ – b/n So tutto di questo film, lo conoscevo a memo- ria già prima di averlo visto per la prima volta in tv, una trentina di anni fa, quando era da tempo diventato un classico del cinema Natalino Piras western. Una delle ul- time volte che lo ho trattato è stato per una rassegna su Fred Zinnemann, Un uomo per tut- te le stagioni, all’Ariston di Bitti, nell’inverno del 2015. Magistrale l’intervento di Bachisio Bandinu sull’andanza dello sceriffo Kane. Due le tracce, insieme all’analisi dettagliata delle inquadrature e delle sequenze, seguite da Ba- chisio. La prima è il significato della parolaan - danza ripescato da un libro di viaggio di un nostro compaesano, Salvatore Sanna-Battol- lianu, emigrato in Argentina nell’immediato secondo dopoguerra. Nel suo libro, rimasto ancora inedito, Battollianu ricostruisce le vite e le morti, le ascese e le cadute dei bittesi che sono andati a cercare, lui compreso, fortuna alle Americhe. Per riuscire nell’im- non adesso. Kane chiede aiuto alla presa si è messo in cammino, tra moglie e ai cittadini di Hadleyville cordigliere e pampas, tra luoghi ma tutti glielo negano. La confes- sperduti e metropoli, sperimentan- sione religiosa cui Amy appartiene do più che ritrovamenti di un paese non ammette la violenza. Dice a sodale le solitudini del cercatore. Kane che lo lascerà al suo destino e Battollianu definisce questo suo che andrà via con il treno di mez- viaggio con un termine che forse si zogiorno, lo stesso che porta Frank inventa, andanza, “questa mia an- Miller. Lo sceriffo si muove allora danza”. L’altra traccia seguita da per cercare aiuto al saloon, in chie- Bachisio Bandinu è una sequenza sa, in altri luoghi. In un crescendo in versi in un mio libro di poesie, di codardia i concittadini, uno per Nella terra sospesa (2002): Continua a uno, rifiutano di stare con lui per combattere/contro i fantasmi/lo sceriffo affrontare i quattro banditi. Spara- Kane/invano bussa/alla porta dei co- toria finale. Amy, già salita sul tre- dardi. Siamo in situazione da High no, ne ridiscende, torna sui suoi Noon. Alto mezzogiorno, dovrebbe passi e aiuta il marito – ma c’è an- significare. Qui da noi, come paesa- che il Fato a soffiare - a fare giusti- nità di luoghi caldi, “sulla punta di zia. Tutti i banditi restano sul ter- mezzogiorno” indica la pericolosità reno. È allora che la gente di dell’ora, quando girano fantasmi come la sposa Amy, una ragazza quacchera. Stanno Hadleyville esce dalle case e tutti si fanno in- mamma del sole che esce per portarsi via i per andar via quando si sparge la voce che col torno, aria non più di paura e di ripulsa di so- bambini. Meglio stare ciascuno dentro casa treno di mezzogiorno arriverà un feroce ban- lidarietà, a Will. Lo sceriffo, ferito nella spara- sua. Una metafora, presa dal reale che rende dito, Frank Miller, da lui arrestato anni prima toria, li guarda con sprezzo e con sprezzo bene High Noon, Mezzogiorno di fuoco in italia- e adesso graziato. Torna ad Hadleyville per butta la stella di latta per terra, nella polvere. no, uno dei film più famosi di tutti i tempi. vendicarsi e per una resa dei conti con lo sce- Poi sale sul calesse insieme a Amy. Si allonta- Ebbe 4 Oscar: miglior attore protagonista, co- riffo. Amy chiede al marito di partire, andare nano, vanno via da Hadleyville. Do Not Forsake lonna sonora, canzone e montaggio. “Ad af- via, insiste, Will non è più lo sceriffo. Ma non Me, oh My Darling accompagna ancora la loro fiancareGary Cooper che ottiene il suo secon- si può andare via da Hadleyville. Lo sceriffo andanza verso il The End. My Darling riferito a do Oscar, c’è la semisconosciuta Grace Kelly, Kane decide di restare per difendere la citta- Amy è un tema che adatta alla situazione di che con questo film viene definitivamente dina da Miller a dai tre complici che lo aspet- High Noon il My Darling Clementine (1946, in lanciata, entrando nei sogni degli uomini co- tano alla stazione. Sale il ritmo, l’orologio bat- italiano Sfida infernale) di John Ford, archetipo me contraltare a Marilyn Monroe”. La trama. te, scandisce il tempo. Ossessivo e quanto mai della sfida all’O. K. Corral. La solitudine là Hadleyville, 26 giugno 1898. È l’ultimo giorno narrante il tema musicale Do Not Forsake Me, spetta a Victor Mature, Doc Holliday, che dentro di servizio per lo sceriffo Will Kane. Alle 10,30 oh My Darling, non mi abbandonare mia cara, segue a pag. successiva 52 [email protected]

segue da pag. precedente Kramer, le streghe, il maccartismo. Dopo la fi- è tutta una serie di atti concreti dello Spirito il saloon, davanti al bancone, si mette a recita- ne della seconda guerra mondiale ci fu in mol- dentro la Storia. Il muoversi dello sceriffo Ka- re Essere o non essere dall’Amleto. Così come, a ta parte del mondo, quasi tutto Occidentale, il ne, la sua andanza dentro la notte del maccar- proposito di femminino, Katy Jurado-Helen tempo della guerra fredda, dei blocchi con- tismo è riflessa e parallela a quella che spinge Ramires, che è stata la donna di Miller, ora del trapposti. La Nato e i paesi satelliti dell’Urss, il il teologo Dietrich Bonhoeffer, fiero opposito- vice di Kane, Jeff Bridges-Harvey Pell (ma lei disastro nucleare come minaccia sempre in- re di Hitler, a muoversi nella notte del nazi- lo disprezza), più che infatuata di Kane (quan- combente. A Hollywood, fabbrica del cinema smo etsi Deus non daretur, come se Dio non ci to spinge a convincere Amy che è suo dovere fabbrica dei sogni, si scatenò una nuova cac- fosse. Bonhoeffer fu impiccato nel lager di scendere dal treno e andare in aiuto al mari- cia alle streghe. Le streghe erano i comunisti. Flossenbürg il 9 aprile 1945, pochi giorni pri- to), la ritroveremo invecchiata e dolente, la Durante il maccartismo si scatenò un tragico ma dell’arrivo degli americani. Nella Storia, donna del bandito Alamosa (Jack Elam) che fu e insieme grottesco balletto di menzogne, ac- anche nella storia del cinema, tout se tient, amico di Billy the Kid e che Billy ammazza in cuse, tradimenti. Chi aveva ostentato un pro- tutto è collegato, tutto finisce per intrecciarsi un duello truccato, perché Alamosa ha tradito: gressismo di comodo, buono per ogni gover- in un gioco di rimandi se nella narrazione e in Pat Garrett and Billy the Kid (1973) di Sam no, fu tra i primi a diventare delatore, a fare nelle sue interpretazioni è il senso del giusto a Peckinpah. Ancora archetipica la scena della nomi pur di salvarsi. Robert Rossen, Edward muovere, a fare andanza. Cinema of Resistance, stella nella polvere per tanti western, anche Dmytryk, Elia Kazan, tutti registi famosi, di Resistenza, dice lo stesso Zinnemann per all’italiana. Resta impressa la scena di quando hanno avuto nella loro vicenda intellettuale High Noon. C’è nello svolgimento del racconto in Per qualche dollaro in più (1965), il Monco questo marchio d’infamia generato dal mac- la tensione dell’attesa. Ne emerge un quadro (Clint Eastwood, cacciatore di taglie sino ad cartismo. La furia della caccia alle streghe si sociale significativo, una comunità che lascia allora solitario, poi entrerà in società con il co- placò intorno al 1954 dopo che lo stesso Mc solo colui che mostra coraggio. Il western lonnello Mortimer, Lee Van adatta una storia, ribadisce il Cleef, uno dei banditi di High grande André Bazin, che Noon), toglie la stella allo sce- avrebbe potuto benissimo riffo complice di ladri e assas- trovare il suo sviluppo in un sini e, buttandola per terra, di- altro genere. Tempo reale e ce alla gente di un luogo vicino tempo filmico coincidono, a El Paso, di cercarsene un al- compongono nell’andare solo tro. Il Monco ha appena riscos- dello sceriffo Kane le tre unità so i soldi della taglia di tanti ta- aristoteliche: luogo, spazio gliagole da lui ammazzati. tempo. Il ticchettio di un oro- Come un tradimento dell’etica logio scandisce i passi del portante di High Noon, che si giusto e insistente si fa la can- basa invece sul dovere di cia- zone Do Not Forsake Me, oh My scuno di affrontare, secondo Darling. Nemmeno Helen, un coscienza, le proprie respon- tempo amante di Kane e poi sabilità. Come fa lo sceriffo di Miller, vuole aiutare lo sce- Kane. Lui affronta i banditi riffo. A mezzogiorno in pun- perché Miller ha mandato a di- to, Frank Miller arriva ad Ha- re che proprio lui, lo sceriffo, dleyville e lo sceriffo Kane si vuole affrontare. Impossibile prepara ad affrontarlo. Inizia fuggire. Tanti i rimandi, ma la sparatoria nelle strade de- High Noon, resta unico. Pro- serte. Nell’udire i colpi, Amy prio perché i fantasmi della Grace Kelly e Gary Cooper in “Mezzogiorno di fuoco” (1952) di Fred Zinnemann salta giù dal treno, decisa ad finzione provengono dal reale. In questo ca- Carthy, un brutale alcolista, divenne vittima a aiutare il marito. Lo fa sparando ad uno dei polavoro in bianco/nero, il dato tecnico più sua volta di una Commissione d’inchiesta. Al killer. Kane uccide gli altri tre. Hadleyville è fi- evidente è che tempo reale e tempo filmico tempo del maccartismo, faccio rinvio a quan- nalmente salva. “La commissione per le attivi- coincidono. La quasi un’ora e mezza di durata to ho scritto, qui in Diari di Cineclub, su Dal- tà antiamericane, il maccartismo morente, del film giustifica il fatto che il western è -ca ton Trumbo, persecutore fu Richard Nixon, il mugugnò (la sequenza della stella da sceriffo pace di raccontare tutte le storie, in ogni lati- presidente “boia” della guerra del Vietnam, gettata nella polvere era una novità, all’epoca), tudine e in ogni tempo. Insieme alle metafo- costretto a dimettersi dopo lo scandalo Wa- ma ormai i temi stavano cambiando. Per nulla re, come tempo storico, c’è il maccartismo. tergate. Al tempo del maccartismo era un gio- invecchiato, High Noon è uno dei più grandi Dicevamo, al tempo del Goya y Lucientes, vane avvocato, un inquisitore pervaso dallo western di sempre. Nell’andare solo di Kane si gente della Cineteca di Espiritu, paesani so- zelo di uno che nutriva un profondo disprez- avverte suspence. Il film è un modello di co- gnatori di rivoluzioni, richiamato nei versi zo per l’intelligenza. High Noon, film dell’ami- struzione ritmica del racconto, in cui gioca un della Terra sospesa, che “Solo un produttore il- cizia rifiutata più che dell’amicizia tradita, ri- ruolo di primo piano la musica di Dimitri luminato come Stanley Kramer poteva affida- flette appieno questo clima. Il film lo doveva Tiomkin, che modella gli stacchi del montag- re a Zinnemann la regia di Mezzogiorno di fuo- realizzare Joseph Losey ma era troppo espo- gio. Ma anche una galleria di personaggi cui co, metafora del maccartismo e della caccia sto. Finirà per emigrare in Inghilterra dove bastano poche battute per entrare nella me- alle streghe”. Cos’è il maccartismo? Chi sono sarà artefice di diversi capolavori. Stanley moria, e una riflessione sulla violenza tutt’al- le streghe? E questo Stanley Kramer che chi Kramer, il produttore regista liberal, insieme tro che banale, nella linea del cinema civile scrive aveva messo a soprannome di Papa a Dore Schary, per antonomasia (tra i più fa- che piaceva al produttore Stanley Kramer”. Charlie (già soprannome) alias Tony Cossellu? mosi Guess Who’s Coming to Dinner, Indovina L’incedere sicuro e la mimica marmorea dello Papa Charlie, panettiere, figlio di Plinio e fra- chi viene a cena? 1967), affida la regia a Zinne- sceriffo Kane nascondono dietro la solennità tello di Lupone (Pietro Cossellu), era Stanley mann, meno esposto, col maccartismo, di Lo- arcaica (sottolineata dalla ballata di Tiomkin) Kramer produttore illuminato perché, pro- sey. A volte i capolavori nascono per tutta una la paura. Abbiamo ripetuto, come in moviola, prietario di “Radio Studio 10” permetteva a serie di casi fortuiti. È che c’è, in questo avve- come al ralenty, parole e sequenze di High No- chi scrive e altri cinefili del Goya y Lucientes, rarsi del caso, l’intenzione della Resistenza co- on. Era necessario. È un film sempre attuale. di fare molta informazione cinematografica. me atto dello Spirito che soffia dove vuole. Come Anche fuori dai canoni dei benpensanti. Stanley nella Resistenza al nazifascismo in Europa che Natalino Piras 53 n. 55

Editoria Una poetica civile in forma di cinema Un viaggio intenso ed affascinante all’interno del mondo cinematografico di Marco Tullio Giordana attraverso un libro di Marco Olivieri e Anna Paparcone Nel film I cento passi, Stati Uniti, dove stava scontando Peppino Impastato e una lunga pena detentiva. E, tut- sua madre leggono tavia, è doveroso riconoscere che è una poesia di Pier Pa- stata proprio la ricostruzione ef- olo Pasolini, tratta da fettuata nel film della morte di Le ceneri di Gramsci; in Peppino (7 maggio 1978), che si vo- un’altra sequenza, si leva far passare per un suicidio o immagina che, nel un incidente, a far rinviare a giu- Nino Genovese Circolo “Musica e Cul- dizio Badalamenti, e che il «Cen- tura” di Cinisi, si stia tro di Documentazione “Giuseppe proiettando Le mani sulla città di Francesco Impastato”», che si prefigge di Rosi. Orbene, questi tre nomi - Gramsci, Pa- continuare la lotta contro la ma- solini e Rosi - sono emblematici per com- fia, ha contribuito attivamente al- prendere la personalità artistica di Marco Tul- la sua realizzazione. Gli ideali e i lio Giordana, autore di una serie di film che valori del Sessantotto si ritrovano, rivelano il suo impegno “politico” (nel signifi- nella loro fulgida esaltazione, ol- cato etimologico) e prettamente “civile”. Non tre che nelle loro inevitabili con- per nulla, il libro di Marco Olivieri e Anna Pa- traddizioni e nelle drammatiche parcone su Marco Tullio Giordana (edito da propaggini sfociate nel terrori- Rubbettino di Soveria Mannelli) – che, pre- smo, anche nel film (della durata sentato dallo scrivente durante l’ultima edi- di ben 6 ore) La meglio gioventù (ti- zione del “Taormina Film Fest”, sarà presen- tolo mutuato da Pasolini), risalen- tato anche a Roma Casa del Cinema il te al 2003, che ci fa immergere “in prossimo 27 novembreà – reca come sottotito- toto” in quel momento “particola- lo Una poetica civile in forma di cinema: “manife- re”, che fa ormai parte della Sto- sto programmatico” dell’avventura cinemato- ria, ma che solo chi ha vissuto in grafica del regista milanese, che attraversa la prima persona (come lo scrivente, storia d’Italia. Così - da un punto di vista fil- all’epoca studente universitario) Marco Olivieri, Anna Paparcone mico - si va dal periodo del Fascismo e della può comprendere in tutta la sua Marco Tullio Giordana “guerra civile” (tratteggiato in Notti e nebbie, portata ideologica e “rivoluziona- Una poetica civile in forma di cinema 1984, e in Sanguepazzo, 2008, sui due attori ria”, in tutta la sua carica eversiva. Il cinema di Marco Tullio Giordana in rapporto con la Storia, dal Fascismo Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, “giustiziati” Si tratta, infatti, di un periodo alle rivolte sessantottine, dalla violenza negli stadi al fenomeno dell’immi- dai partigiani) a una dolente riflessione sulle che, con la sua ventata di aria grazione in Italia, dal terrorismo degli anni Settanta alla lotta contro le generazioni del ’68 e sugli anni bui del terrori- nuova, di libertà e creatività, ha mafie. Un cinema civile che non rinuncia però a canoni espressivi frutto di smo (Maledetti vi amerò, 1980, che è anche il cambiato il volto compassato, bor- un’approfondita riflessione estetica, di una passione accentuata per la let- suo primo film; La caduta degli angeli ribelli, ghese e conservatore (quando non teratura e la musica e di un costante lavoro sullo stile filmico. L’analisi dei 1981; La meglio gioventù, 2003; Romanzo di una pure nostalgico del fascismo ) della vari temi si avvale di riflessioni teoriche su realismo e postmodernismo, strage, 2012, su Piazza Fontana); dall’omicidio società di allora, sconvolgendone ra- cinema d’autore e cinema di genere. Inoltre evidenzia un’osmosi feconda di Pasolini (Pasolini. Un delitto italiano, 1995) ai dicalmente le incrostazioni e le so- tra realtà storica e finzione nell’ambito di una più complessa visione della delitti di mafia (I cento passi, 2000) e di ‘ndran- vrastrutture, avallate pure da una storia collettiva e dell’umanità del singolo, senza dimenticare la figura gheta (Lea, 2015), fino all’attualissimo tema Chiesa “conservatrice”, che, in femminile. La lezione di Gramsci si combina con la poetica pasoliniana in dell’immigrazione clandestina (Quando sei na- quell’inquieto periodo, ha risco- un cinema che mette in gioco rimozioni, desideri di rinascita e aneliti a una to non puoi più nasconderti (2005). Ma i suoi perto gli autentici valori del Van- bellezza forse perduta per sempre. film più famosi sono certamente I cento passi e gelo, accostandosi perfino al vitu- Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (Catanzaro), aprile 2017 La meglio gioventù. Nel primo, risalente al perato marxismo, di cui non ha pp. 236; €. 16.00 2000, è ricordata la figura di Peppino Impa- esitato a riconoscere le affinità e stato, giovane di Cinisi che, attraverso la sua una certa comunanza di intenti e di ideali, in delineato nella bella monografia di Olivieri e “radio libera”, denunzia i crimini della mafia una visione autenticamente “moderna” della Paparcone, frutto di ricerche capillari, densa siciliana, cui si contrappone Tano Badalamen- religione, che solo ora ha trovato nuova linfa di spunti di estremo interesse, di pertinenti ti, che ha davvero “le mani sulla città”. In una vitale in Papa Francesco. Un percorso ricco ed citazioni ed accurati riferimenti bibliografici, famosa scena del film, Badalamenti, rivolgen- affascinante, dunque, quello di Giordana, di note approfondite, assai valida nella sua dosi a Peppino, gli dice sprezzantemente: nell’ambito del quale i punti di riferimento co- impostazione “scientifica”, ma anche scorre- «Mischino, tu si nuddu ammiscatu ccu nnenti» stanti del regista e dei suoi validi collaboratori vole e di piacevole lettura, tale da farne un’o- (Meschino, tu sei nessuno mischiato con (Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Claudio Fava pera accurata e ineccepibile sotto il profilo niente); ma i fatti hanno dimostrato che i veri ed altri) sono stati autori come Visconti, Ros- dell’apparato critico-informativo, ma anche valori hanno il sopravvento e che il “nessuno sellini, Pasolini, Rosi, Bertolucci, Bellocchio, da appassionare il lettore, che riesce, così, ad mescolato con niente” non è certo Impastato, Amelio, Truffaut, ed anche il siciliano Roberto entrare nel vivo del percorso artistico di un re- il cui nome è ricordato con ammirazione e co- Andò (cui Marco Olivieri ha pure dedicato una gista, che occupa un posto di rilievo nell’ambi- stituisce un esempio da imitare, quanto pro- monografia, edita da Kaplan di Torino, di cui to della cinematografia non solo italiana. prio il boss mafioso, condannato, sia pure dopo è uscita la nuova edizione, ricca di aggiorna- vent’anni, all’ergastolo, e morto in carcere, negli menti); un itinerario autoriale sapientemente Nino Genovese

54 [email protected] Ammore e malavita Esilarante, ironico, originale, queste alcune delle caratteristiche dell’ultimo film dei Manetti e Bros, in questi giorni nelle sale cinematografiche con il titolo Ammore e malavita. Presentato alla 74. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il film concilia la sceneggiata napoletana con il musical caratterizzando i personaggi con simpatia e accuratezza Splendida l’interpre- Donna Maria, che escogita un piano apparen- fuga nei paesi extraeuropei: “Tu sei Vincenzo tazione di Carlo Buc- temente perfetto ma che crolla di fronte all’a- Ranieri...io mi chiamo Grazia Chelli!”, con il cirosso, focoso boss more inossidabile di Ciro e Fatima che si in- sogno di riscattare le umili origini grazie ad che ha impalmato la contrano dopo molti anni nella clinica dove è un nome simile a quello della Principessa Gra- donna di servizio in- ricoverato il boss, creduto morto. A Ciro tocca ce Kelly. Indimenticabile anche la scena del terpretata da Claudia il compito di eliminare Fatima che ha visto funerale dove Donna Maria fa sfoggio delle Gerini, molto credibi- Strozzalone ancora vivo, ma gli occhi della ra- sue doti attoriali fingendosi una vedova addo- le nel ruolo di Donna gazza e i ricordi di un amore ancora vivo im- lorata e disperata. Nella cassa da morto sta in- Maria, irresistibile in pediscono all’uomo di portare a termine il suo vece il sosia di Don Vincenzo, proprietario di alcune scene dove la compito. Ritenuto un traditore Ciro viene pe- un negozio di calzature che miracolosamente Paola Dei verve ironica si unisce dinato persino dall’amico a Rosario, fedele riesce a cantare da morto e persino a danzare alla drammaticità della vedova inconsolabile compagno di molti anni con il quale si sono per raccontarci la storia dal suo punto di vista. che non rinnega mai le sue umili origini. Ben protetti a vicenda. A questo punto entra in I due fratelli Manetti hanno riempito il lungo dosata anche l’interpretazione di periodo di convalescenza di Strozza- Gianpaolo Morelli, l’Ispettore Colian- lone con rocambolesche vicissitudini dro della TV, che ritrova in ospedale il nelle quali entra pure il nipote emi- suo primo e unico amore interpreta- grato in America con il cuore al sud to da Serena Rossi, alias Fatima, che Italia e una fedeltà inossidabile allo sfodera le sue doti canore dopo i suc- zio. Nelle scene si fondono tutte le ar- cessi ottenuti a Tale e quale show. ti a partire dal canto per giungere poi Simpatica, ironica, fresca, l’attrice ha alla danza, al teatro, al cinema, alla conquistato il pubblico di tutte le età fotografia in un tripudio di colori che nella parte della fidanzatina fedele al inneggia alla napoletanità seppur grande amore dell’infanzia che ten- narrata da cineasti romani. Alcune terà di redimere. Innamorata al pun- immagini potremo addirittura defi- to da rischiare la morte incatenando- nirle tattili tanto ci conducono den- si a lui con le manette, Fatima con tro ad una firma di visualità aptica, brani cantati riporta Ciro all’adole- che suscita in noi spettatori sensazio- scenza, quando con gli occhi negli oc- ni e memorie. Certo non possiamo chi sognavano un futuro insieme e disegnava- scena lo zio di Ciro, ricattato dal nipote di definire il film un’opera profonda, tutt’altro, il no cuori e iniziali lungo le vie del paesello Strozzalone. Quattro anni dopo il successo rischio è infatti quello della superficialità, ma dove vivevano. Accanto a loro altre esilaranti di Song’e Napule i fratelli Manetti esplorano in- l’intelaiatura e la tessitura hanno il pregio di interpretazioni di Raiz, Franco Riccardi, An- sieme a Michelangelo La Neve per la sceneg- divertire e raccontare in maniera colorata e tonio Buonomo e un delizioso cameo del Ma- giatura e Francesca Amitrano per la fotografia, divertente una parte di storia senza la pretesa estro Pino Mauro seduto su un trono con i suoni e i colori della città partenopea esaltan- di essere esaustivi. Un assaggio per adden- fiamme rosso fuoco che in mezzo a Piazza done tutti gli stereotipi, senza mai scadere nel trarci fra i meandri dei clan malavitosi am- Plebiscito intona frasi appassionate. La storia già detto in maniera banale e con una grande bientandoli nei loro luoghi: Scampia, Posilli- è quella di Vincenzo Strozzalone, un malavi- capacità di creare ambientazioni ed atmosfe- po, Rione Sanità e Pozzuoli. toso “re del pesce” che riesce a scampare ad un re degne delle migliori commedie napoletane. attentato. Ferito al fondoschiena decide di Indimenticabile la frase che donna Maria dice cambiare vita aiutato dalla creativa moglie al marito mostrandogli i passaporti per la loro Paola Dei

55 n. 55

Festival La prima edizione di MEDIR: “Popoli fuori luogo” Un team di operatori culturali e sociali si è riunito intorno all’Istituto Multimediale Diritti Umani-IMDI di Roma, diretto da Susi Fantino, per dare vita alla prima edizione di MEDIR- Festival Internazionale di Cinema, Diritti Umani e Ambiente, presso l’Apollo Undici di Roma. “Diari di Cineclub” ne è stato media partner Il Festival Medir copre andino, restituendo, con un esile ge- un vuoto e rappresen- sto, vita a minuscole comunità piom- ta una delle poche bate nell’oscurità per via della crisi esperienze, nel nostro energetica. Con Bon Voyage di Marc paese, che affronta, e Raymond Wilkins (Svizzera) -un cor- senza elusioni, tema- tometraggio già presentato alla 17esi- tiche così complesse ma edizione del Festival Internacional ed importanti: i diritti de Cine de Derechos Humanos FICDH umani, l’ambiente. Per a Buenos Aires-, conosciamo una agia- Enzo Lavagnini la prima edizione di ta coppia di turisti che sta vivendo una MEDIR riflettori acce- bellissima vacanza in barca a vela nel si sul tema imprescindibile ed urgente delle Mediterraneo, quando si imbatte in migrazioni, con il sottotitolo appropriato “Po- un’imbarcazione carica di migranti, poli Fuori Luogo”. Già nel tema il film docu- mentario Ibi di Andrea Segre (Italia), alla pre- senza del regista. Presentato al 70° Festival di Locarno, “Ibi” è prodotto da Jolefilm con Rai Cinema e distribuito da ZaLab. E’ nelle sale dal 19 ottobre. Siamo di fronte ad un film inte- ramente basato sull’auto-narrazione diretta; un flusso di coscienza di una donna migrante, Ibi (Ibitocho Sehounbiatou), proveniente dal Benin che racconta con le sue immagini se stessa e la sua Europa ai suoi 3 figli rimasti in Africa con la nonna. Ibi ha dovuto lasciare il suo paese per la povertà. E’ andata via per cer- care di dare ai suoi figli un futuro migliore, ma non ce l’ha fatta. Davanti a lei si sono aper- ti i precipizi della droga e del carcere, ma ha lasciato tanta, preziosa, spontanea documen- tazione della sua dolorosa vita di migrante. Di grande impatto visivo e simbolico District Zero (Spagna) di Pablo Iraburu, Jorge Fernández Mayoral, Pablo Tosco, documentario prodotto dalla Commissione Europea e Oxfam. Entria- mo a Zaatari, il secondo campo profughi più grande al mondo, letteralmente un oceano di persone gli ospitati, per scoprire cosa c’è den- sul punto di affondare. tro il telefono di una persona rifugiata. Quali Nel pieno dramma, il film ricordi, quale la sua identità, quali i contatti illustra le speranze ed i ti- con il mondo dal quale son dovuti fuggire. Il mori degli uni e degli al- tutto prende vita, con rara maestria registica, tri. Legati alla sopravvi- e con semplicità empatica, in un piccolo nego- venza quelli dei migranti, zio che ripara cellulari presente nel campo. A solo al rispetto delle con- piedi nudi (Francia-Italia), il documentario di venzioni quelli della cop- Christian Carmosino racconta del Burkina pia. Una bambina, restata Faso, quando per sei giorni e sei notti nell’ot- nascosta nella loro barca, tobre 2014 il popolo è insorto contro il presi- sarà un poco come la loro dente Compaoré e il suo tentativo di cambiare coscienza. Non sarà sem- in senso autocratico la Costituzione. Il regista plice non portarsela via segue la rivolta attraverso i suoi protagonisti con se, in Europa. che con la loro lotta consentiranno al Burkina Faso di ottenere le sue prime elezioni demo- Enzo Lavagnini cratiche. Poetico e minimo, davvero delicato il corto Hombre elettrico (Cile), di Álvaro Muñoz www.facebook.com/imdi- Rodríguez: qui la fiction di un ragazzo con la talia/ sua bicicletta dotata di un generatore che por- ta l’elettricità nei villaggi sperduti del deserto https://imditalia.org/

56 [email protected] Cinema in Puglia ed è subito occupazione sul territorio e sviluppo Volge al termine un Puglia); Smetto Quando Voglio Masterclass di alle lavorazioni audiovisive in corso o in fase nuovo anno di attività Sydney Sibilia, con la scena principale dell’as- di post produzione. Daniele Basilio, respon- per il Sistema Cinema salto al treno girata a Brindisi; e quattro titoli sabile delle produzioni nella Fondazione, rac- della Puglia ed è ormai con riprese unicamente nella regione e pro- comanda la nuova serie televisiva dedicata ai tempo di bilanci. In dotti nonché distribuiti da case di produzio- Carbinieri: Il Capitano Maria, girata in Puglia ordine ai film usciti o ne pugliesi: La Ragazza dei Miei Sogni di Save- tra Dicembre 2016 e Marzo 2017 (presto su Rai Adriano Silvestri in uscita nelle sale nel rio Di Biagio (Draka production); La Guerra 1, con protagonista Vanessa Incontrada): ha 2017, alle produzioni dei Cafoni di Lorenzo Conte e Davide Barletti portato benefici sul territorio per 18 settima- televisive in onda o in programmazione, alle (Ismaele Film), presentato al Festival Annecy ne consecutive di lavorazione. Ma sono state lavorazioni audiovisive in corso o in fase di Cinéma Italien; Varichina di Antonio Palum- già girate Basta un paio di Baffi di Fabrizio Co- post produzione, fino agli attori pugliesi im- bo e Mariangela Barbanente e Casa : 2 = Risate sta per la serie Rai Purchè finisca bene, In Viag- pegnati ed alle maestranze inserite sui diversi di Roberta Bellini. Intanto già il 2 Novembre gio con Adele con Isabella Ferrari e una nuova set, con la conseguente ricaduta economica arriva nelle sale il nuovo film Non c’è Campo di serie tv di Ivan Cotroneo (prodotta da Indigo ed occupazionale sul territorio, oltre che co- Federico Moccia (Fabula Pictures). Presto Film). Sono in fase di riprese a Bari la serie I me motore di promozione turistica. È un’in- verranno distribuiti i film presentati nei festi- Figli di Giacomo Campiotti; Duisburg Linea di dustria matura, fatta di alta professionalità, val: Tulips/ Tulipani di Mike Van Diem, proiet- sangue diretta da Enzo Monteleone (entram- che mobilita risorse fisiche e culturali. La fi- tato al Fooco Itàlia a Rio de Janeiro; The Little be ambientate tra Calabria e Sicilia) e La Vita liera dell’audiovisivo nella Regione va dallo Crusader (Il Piccolo Crociato) di Václav Kadrn- promessa di Ricky Tognazzi (Picomedia). Tut- sviluppo iniziale alla lavorazione, dai servizi ka, premiato come Miglior Film a Karlovy to questo lavoro procura ricadute economi- ai finanziamenti, dalla produzione alla pro- Vary, e Rudy Valentino Divo dei Divi, presentato che e sociali sul territorio. Diari di Cineclub mozione, e dalla distribuzione arriva alla sala a Pechino dal regista pugliese Nico Cirasola. hanno già pubblicato un altro studio, diffuso o alla messa in onda. Il sistema cinema si con- in Aprile durante il Bif&st, effettuato dall’A- clude con la conservazione, la formazione e genzia Acume di Roma, per calcolare l’impat- l’audience development. Operano 130 aziende to complessivo del settore audiovisivo in Pu- di produzione, 90 imprese di servizi e decine glia. La Commission supporta le produzioni di altre attività, fino a raggiungere i 200 con bandi “a sportello”, per cui le somme cor- schermi presenti in Città e nei Paesi. La Pu- risposte alle case di produzione vengono rap- glia è risultata al secondo posto in Italia, se- portate agli importi che - durante la lavora- condo una ricerca effettuata a fine estate da zione – queste pagano a imprese, fornitori, JFC di Faenza, che ha redatto una classifica artisti e tecnici operanti nella Regione. A delle Regioni «Film-Friendly», che agevolano fronte di undici milioni di Euro, erogati nel le produzioni audiovisive. Lo studio eviden- periodo 2007/ 2015, gli impatti sono stati di zia i vantaggi concessi alle case di produzio- cinque volte tanto. Oltre alla ricaduta diretta, ne: tax credit, fondi regionali, supporti per la “Ricchi di fantasia” film in lavorazione con Sergio c’è anche un moltiplicatore, in termini indi- ricerca delle location, agevolazioni per l’ospi- Castellitto e Sabrina Ferilli di Francesco Miccichè retti, di almeno di uno a otto. È stato rilevato talità di cast artistici e troupe tecniche. La To- girato a Polignano, Monopoli, Carovigno e Accadia, che, anche se gran parte delle opere filmiche scana domina questa classifica, con un indice con il sostegno logistico di Apulia Film Commission e girate vengono prodotte da società aventi se- del 14,5 per cento. È la regione più ricercata l’impiego di 31 lavoratori pugliesi de fuori dalla Regione, esse lasciano sul terri- dalle produzioni, specie straniere, e ambita Sono numerosi i film in fase di post produzio- torio grandi competenze e procurano tanto soprattutto per i paesaggi; ospita la Fonda- ne, che arriveranno nelle sale il prossimo an- lavoro. Fanno crescere le aziende locali e con- zione Sistema Toscana, sede della Italian no: Il Bene Mio di Pippo Mezzapesa, prodotto sentono uno sviluppo complessivo della Pu- Film Commission. La Puglia si colloca al se- dalla pugliese Altre Storie; La Bambina Sinteti- glia. A Monopoli, sul set del film Ricchi di fan- condo posto a livello nazionale, con il 9,2 per ca, opera prima di Karole Rita Di Tommaso tasia, Simonetta Dellomonaco, consigliere di cento, grazie a disponibilità di fondi, funzio- (BiBi Film); La Cornice/ L’Encadrement opera amministrazione della Commission, sottoli- nalità della Fondazione Apulia Film Commis- prima del regista pugliese Francesco Marino; nea la contentezza di Sabrina Ferilli per l’ac- sion, basse tariffe di soggiorno, burocrazia Dei di Cosimo Terlizzi (Buena Onda); Il Giorno coglienza ricevuta e ricorda gli ultimi dodici leggera e bellezza del territorio. La ricerca evi- più bello di Vito Palmieri, Diversamente Family/ progetti filmici finanziati, le lavorazioni che denzia che la Puglia è la regione che concede i Come i Lemmins del duo Nuzzo/ Di Biase; The procedono in tutte le provincie della Regione, maggiori contributi alle produzioni ed è la Story of Mary Magdalene di Garth Davis; Sem- gli impatti grandissimi, un livello di occupa- più virtuosa nel combinare turismo e cinema. bra mio figlio di Costanza Quadriglio; Polvere zione molto alto e tante nuove opportunità Il clima gradevole per buona parte dell’anno, Rossa di Marco Amenta (Eurofilm); Rafael di per il territorio. Tutti questi risultati non pas- la luce, il cielo e il sole sono lo sfondo ideale Ben Sombogaarte (Verdeoro); At The Break of sano inosservati nel panorama nazionale, per le tante diverse location. E ciò vale soprat- Dawn di Marco Cacioppo (9.99 Films); Cobra tanto che Apulia Film Commission è stata tutto per i film usciti o in uscita nel 2017, che Bianco di Mauro Russo e Anche senza di Te, gi- premiata in Marzo scorso come Miglior Film il pubblico in parte conosce. Nel fascicolo pre- rato a Taranto da Francesco Bonelli. Ci sono Commission dell’anno, durante il Busto Arsizio cedente abbiamo parlato de La Vita in Comune, altre produzioni in corso: Ricchi di fantasia del Film Festival. Il presidente Maurizio Sciarra titolo presentato a Venezia da Edoardo Win- regista Francesco Miccichè con la coppia Fe- ha ricevuto il riconoscimento da Steve Della speare, interamente girato in Puglia. Mentre rilli-Castellitto; La Vita ti arriva addosso di Pao- Casa, direttore artistico, e da Emilio Bottini, è appena terminata la programmazione nelle lo Sassanelli e molte scene del film Vita Speri- presidente della Film Commission della Pro- sale del film Chi m’ha visto, in gran parte gira- colata di Marco Ponti. Altre produzioni sono vincia di Varese e dell’Alto Milanese: «La Fon- to e ambientato nella Regione da Alessandro pronte per l’inizio delle riprese: Il Grande Spi- dazione si è dimostrata un punto di riferi- Pondi con Beppe Fiorello. Tra i titoli più ap- rito di Sergio Rubini (a Taranto, prodotto da mento sicuro e credibile per i registi e i prezzati durante l’anno vanno ricordati Won- Fandango). Si aggiungono produzioni ama- produttori italiani, contribuendo in modo de- der Woman di Patty Jenkins, con una location a toriali: Nun the Movie, horror di Giovanni Aloi- cisivo alla rinascita del nostro cinema e unen- Casteldelmonte (L’assessore regionale Loreda- sio; Sarà un mondo migliore di Mino Chetta e do la cura per il territorio con una visione am- na Capone lo ha presentato con orgoglio agli Tony Zecca; Tutto fumo e niente arrosto di Sabino pia e illuminata del rapporto con gli autori.» operatori stranieri interessati al turismo in Matera. Un cenno alle produzioni televisive e Adriano Silvestri 57 n. 55 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di ottobre. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo

Corto reale - I corti di https://youtu.be/38iXUvnIVdw Cecilia Mangini CORTOREALE ANNO https://youtu.be/ “Anno”. Le puntate sono compo- w3glZCx1UyU ste con una selezione di cortome- Cortoreale - I corti di traggi, il cui nulla osta ministeria- Vittorio Sala le (il “visto censura”) è compreso https://youtu.be/il- nei 12 mesi dell’anno in questione. NEfCmjb5w Per la ricerca dei visti censura è Nicola De Carlo Cortoreale - I corti di stato interpellata la Direzione Ge- Gianfranco Mingozzi nerale per il cinema del Ministero https://youtu.be/9x2JKgRA2FM dei Beni Artistici e Culturali. Sono Cortoreale - I corti di Florestano Vancini presenti in puntata, per una più https://youtu.be/CpHtRGrQ4LU ampia contestualizzazione stori- Cortoreale - I corti di Vincenzo Gamna ca, immagini dei principali fatti dell’anno e la Cani dietro le sbarre (1958) https://youtu.be/oNDJ5as24lE classifica dei maggiori incassi al botteghino, https://YouTu.be/ICCCpHHwYeE Cortoreale - I corti di Libero Bizzarri al fine di rendere idea di quale fosse il più va- Cortoreale - Il 1968 https://youtu.be/mKa_-04czFk sto scenario economico del cinema italiano https://youtu.be/xbcQjtXSpxc Cortoreale - I corti di Ennio Lorenzini del periodo. Palermo 1963- Li mali mistieri-di Gian Franco https://youtu.be/NhsFgA8u5QY Cortoreale - Il 1958 Mingozzi Cortoreale - I corti di Florestano Vancini https://youtu.be/246Yjym77DM https://youtu.be/ehBbg9TqerE https://youtu.be/CpHtRGrQ4LU I bambini e gli animali (1958) Giuseppe Ferrara 1962.-Minatori di zolfara. Cortoreale - I corti di Michele Gandin https://youtu.be/ehBbg9TqerE https://youtu.be/34BAY_P0V3o

Quell’attimo... quell’attimo prima è una cosa meravigliosa

John Cassavetes e Gena Rowlands (sua moglie) 58 [email protected] Diari di Cineclub riceve e volentieri Diari di Cineclub è media partner dei festival pubblica Sardinia Film Festival | Festival Internazionale del cortometrag- Caro Direttore, gio – Sassari | Alghero | Villanova Monteleone | Bosa Diari di Cineclub è veramente – come recita il www.sardiniafilmfestival.it sottotitolo – portatore di cultura e informazio- ne cinematografica. Aspettati di ricevere a No- Valdarno Cinema con XXXV Edizioni nel 2017 – San Giovanni Val- vembre, quando inizieranno i corsi della SNCI darno (Ar) ( Scuola Nazionale di Cinema Indipendente ) cinemafedic.it/home/ a Firenze, tutte le mail degli allievi che ti in- vierò personalmente perchè possano ricevere il vostro periodico che considero strumento Festival Internazionale di Cinema – Diritti Umani e Ambiente nel indispensabile di sostegno, conoscenza e ri- mediterraneo - Roma flessione nel loro percorso di formazione. imditalia.org/ Grazie ancora e sempre sia “Buona la prima !”

Sergio Ciulli Attore e docente di recitazione

Il festival del Cortometraggio di Roma - Roma www.romafilmcorto.it

Progetto di accessibilità culturale per la resa accessibile del pro- dotto culturale alle persone con disabilità sensoriali e cognitive www.cinemanchio.it/

La Spezia Short Movie | Festival Internazionale di Cortometraggi laspeziashortmovie.wordpress.com

“Succede in Corea” di Pierfrancesco Uva

“I don’t belong here” - Acquarello su carta – 83x55 disegno digitale (2017) di Giampiero Bazzu 59 n. 55

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (X) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni. Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione (Non abbiamo la certezza che questa citazione sia di Giacomo Devoto o Ennio Flaiano, ma va bene lo stesso. il concetto tiene. La profezia si è avverata)

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Fabrizio Frizzi Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 60 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Marina Ripa di Meana Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

61 n. 55 Se Dio vuole (scena “Mi costringevi ad ascoltare Guccini, De Gregori, De Andrè!...”) “Mi ricordo quando da ragazzina mi costringevi a sentire Guccini, De Gregori, De Andrè…far ascoltare De Andrè a una bambina di 7 anni è una cattiveria. Lo capisci? Ora ti voglio dire una cosa che ti farà molto ma- le. Mi piace Gigi D’Alessio, si hai capito bene. Gigi D’Alessio perché è un grande, mi emoziona, mi fa sentire una persona migliore”. Bianca De Luca (interpretata da Ilaria Spada) rivolta al padre prof. Tommaso De Luca (Marco Giallini)

“Se Dio vuole” (2015) con Alessandro Gassman e Marco Giallini, scritto e diretto da Edoardo Falcone Il regista: Nel percorso di maturazione del personaggio di Giallini c’è anche l’accettazione di una figlia con questi gusti musicali. Perché no”. la canzone finale, ‘Cose’, di Francesco De Gregori. La canzone ascoltata in macchina da Giallini: un inaspettato Gigi D’Alessio d’annata, in particolare la canzone ‘Comme si fragile’.

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