Casa Capetti Ora Borghetti a Prognol Di Marano Di Valpolicella
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Pierpaolo Brugnoli 133 Casa Capetti ora Borghetti a Prognol di Marano di Valpolicella rosio, a 4 km da Sondrio, a 656 metri sul livello zattere (rates appunto) che venivano qui segati per del mare, è centro abitato della Valtellina, sulla farne travi e travicelli, assoni e sottopelli, e quanto do- Gdestra del fiume Adda, in quella porzione cioè veva servire all’edilizia del tempo quando, anche se le dell’alta Lombardia donde è attestata, per i secoli xv e strutture verticali erano in pietra o in laterizio, quelle xvi, una forte emigrazione di mano d’opera anche orizzontali (soffittature e pavimentazioni, orditure dei verso Verona e il Veneto. Tale corrente migratoria vide tetti) erano, almeno ai piani alti, sempre in legno. l’esodo da quella regione soprattutto di maestri mu- Il termine ‘radarolo’, nel medioevo senz’altro riser- ratori e lapicidi: da Adrara (Bergamo) come da Avera- vato solo ai trasportatori di legname, finí poi, già dai ra (Bergamo), da Campione (Como) o da Caravaggio secoli di cui ci stiamo occupando, per indicare anche (Bergamo), da Chiavenna (Sondrio) o da Giarola coloro che tale merce accoglievano nei loro magazzini (Sondrio), dalla Val d’Intelvi e da Laino (Como) come di città, molti dei quali provvisti di segheria. Le seghe dalla Val Bragaglia e da Piuro (Sondrio), da Porlezza di San Tommaso, all’Isolo, lasciarono il loro ricordo (Como), dalla Valsolda e da Puria (Como) come dalla anche nella toponomastica in quel vicolo che è l’inter- Val Vestino (Brescia) o da Trezzo d’Adda (Milano) rato del canale detto appunto delle seghe, sul lato di non si contano le famiglie che approdarono in quei piazza Isolo dietro la via di Santa Maria Rocca Mag- decenni a Verona; abili lavoratori della pietra, ma an- giore1. che addetti ad altre attività: maestri muratori o car- Fondaci di legname, all’Isolo di Verona, prospera- pentieri, conciatori di pelli o battitori di rame, sarti vano allora da tempo, da quando cioè al volgere del o radaroli. xii secolo questo vasto isolotto, determinato dall’Adi- ge e dai suoi rami secondari, fu bonificato dapprima e Da Grosio a Verona poi via via lottizzato e dotato delle due chiese: di San- Da Grosio appunto emigrò a Verona, nei primi de- ta Maria Rocca Maggiore e di San Tommaso Cantua- cenni del Cinquecento, anche un radarolo, un tra- riense. Sicché alla fine del Quattrocento il poeta Fran- sportatore cioè via Adige, dal Trentino ai magazzini cesco Corna da Soncino poteva cosí ricordare – in e alle segherie di Sant’Eufemia e dell’Isolo, di grossi versi assai appropriati – la vivacità commerciale del carichi di legname da opera: tronchi perlopiú d’abete quartiere: «Da la man drita l’acqua si disparte / in due e di larice (bore) tenuti insieme tra loro a modo di canali, e fa l’Isolo grande, / e del menor canal se fa doe 134 Pierpaolo Brugnoli Casa Capetti-Borghetti prima dei recenti interventi di restauro (1980 circa). parte: / tra mezo quili, uno Isoleto spande. / Dreto a fondaci erano ricoverati soprattutto legnami da opera quei son edifici cum arte, / con seghe de legnami da e da bruciare, cosí come ancora Francesco Corna ogni bande, / et eli è pelacani e tentorie, / ma sopra i puntualmente descrive: «Di verso sera è l’Isolo mazo- ponti sono barbarie». re, / dove che vien a terra le cepate / con mercantie de Nell’Isolo venivano a terra zattere con mercanzia grande valore, / e fontechi gli son come arsenate, / de di grande valore che trovavano poi ricetto nei fondaci legname da foco e da lavore; / la via lo divide in doe ai piani terreni delle abitazioni piantate direttamente, contrade, / et è formà quasi a modo de ovo. / Da sera come a Venezia, nel greto dell’Adige e dei canali. Nei parte bate el ponto Novo». Casa Capetti ora Borghetti a Prognol di Marano di Valpolicella 135 Prospetto principale dell’edificio allo stato attuale. L’Isolo aveva i suoi confini al ponte delle Navi, do- e de piú mercantie si risponde: / chi va, chi viene sale, ve era la dogana per le merci che attraverso l’Adige vino e biave, / fero, corame, olio e spiciarie / come re- entravano in città da Venezia e dall’Adriatico. Qui, ri- chiede a far le mercantie». corda infine Francesco Corna, giungevano molte bar- È questo, con quello dell’ottava precedente, un che cariche di sale, vino, biade, ferro, cuoio, olio e spe- quadro vivissimo dell’importanza che aveva l’Adige zie: «Questo Isolo da un capo ha le sue sponde / di per la Verona di un tempo, prima cioè che, alla fine verso l’ostro, al Ponto de le Nave, / e ivi molte barche del secolo scorso, la preoccupazione di salvare la città si ve aponde, / però che l’acqua gli è grande e suave, / dalle frequenti inondazioni, distruggesse questo in- 136 Pierpaolo Brugnoli dettato a Verona il 2 novembre 1554 nella contrada dell’Isolo di Sopra, in cui egli dichiara anzitutto, con la sua professione, anche la sua origine: «Gregorius radarolus quondam ser Iacobi Terabini de Capetis de Gros Vallistelline abitator Verone, in contrata Insuli Superioris». I testimoni presenti all’atto sono tutti suoi conoscenti e quasi tutti dell’Isolo Inferiore: c’è uno Zenone marangone originario da Vigasio, uno Zambello fabbro, uno Stefano e un Battista entrambi marangoni originari da Arzignano, un Pietro di Be- rardo, anch’egli da Grosio di Valtellina, e un Sebastia- no speziale: gente che perlopiú, per il mestiere che esercitava, doveva essere in relazione anche d’affari con l’intraprendente radarolo dal quale acquistavano la materia prima necessaria alle loro attività. Già da questo suo primo testamento sappiamo che Gregorio ha sposato in secondo matrimonio tale Ca- terina Marchesini, sempre da Grosio di Valtellina. Ha un fratello, Bartolomeo, che risiede ancora a Grosio assieme ai figli. Ha anche due figli: Michele, che viene designato come l’erede, e Orsola, convolata a giuste nozze con il pittore Angelo Sommariva, anch’egli abi- tante all’Isolo Superiore 3. Da un’anagrafe fiscale redatta invece tre anni ap- presso (egli è quindi sopravvissuto alla dettatura del- L’arco di ingresso comparabile scenario, togliendo definitivamente al le sue ultime volontà) sappiamo che nel 1557 aveva già sul lato ovest fiume e a Verona stessa la loro grande importanza sot- 60 anni; la moglie Caterina 56; il figlio Michele 28; della corte to il profilo economico2. Laura, consorte di costui, 28, e una nipote, Costanza, e ora ricostruito a sud. 16 anni4. Il fondatore del ramo veronese Gregorio detta poi, il 9 febbraio 1559, sempre a Ve- Ma si torni adesso a quel radarolo qui giunto da rona e sempre all’Isolo Superiore, un altro testamen- Grosio nei primi decenni del Cinquecento. Egli si to; alla presenza questa volta di soli radaroli tutti della chiamava Gregorio ed era figlio di Giacomo Terabino sua contrada: Gerolamo quondam ser Tursi de l’Al- de Capetis. Di lui possediamo un primo testamento bertina e suo figlio Antonio, Leonardo quondam ser Casa Capetti ora Borghetti a Prognol di Marano di Valpolicella 137 stanza che vive in casa con lui e che era figlia di suo fratello Bartolomeo); a Lucieta e Giacoma pure figlie di suo fratello Bartolomeo; a Natalina sua nipote; alla figlia Orsolina, moglie del pittore Angelo Sommaria, e ai figli di costei Lucieta e Augusto; egli dichiara infine il figlio Michele suo erede universale5. A Prognol di Marano In un’anagrafe fiscale del 1583, Michele figlio del fu Gregorio de Capetis – che chiameremo Michele I – dichiara 54 anni, sua moglie Laura ne ha pure 54, ma i due coniugi non sembrano aver avuto figli. In casa c’è un cugino Paolo del fu Faustino di 35 anni con la moglie Elisabetta di 30 e le figliolette Margherita e Dorotea, rispettivamente di 7 e 3 anni. C’è anche una nipote: Margherita, figliola adottiva del suddetto Mi- chele, di 18 anni6. Michele deve essere stato il primo dei de Capetis a investire parte dei redditi dell’impresa commerciale e della segheria nella terra, rivolgendosi a terreni che gli riuscí ad acquistare proprio alla fine del secolo in quel di Prognol di Marano, appena sopra l’abitato di Valgatara. Il Campion delle strade e dei dugali redatto nel 1589 ricorda come in contrada Pro- gnol ci sia una arteria la quale, staccatasi dalla princi- pale che risale la valle di fronte alle terre di Michele Il prospetto esterno Francesco de Coratis, Giacomo quondam Dionisio Capeto, si dirige poi verso Novaia7. dell’edificio rusticale Coltrani, Giacomo quondam Giovanni de Mastinis da Che a questa data Michele Capeto avesse qui dei che chiude la corte a sud. Grosio di Valtellina, Stefano quondam Giacomo Fu- possessi ci viene confermato anche da un piú tardo mar. C’è anche un brentaro (che è ancora un consu- estimo di Marano – del 1628, per la precisione – dove matore di legname): Valentino quondam Gianantonio sta un elenco con la stima dei campi che qui avevano Molani, originario di Avio. acquistato, a partire dal 1575, vari gentiluomini di Ve- In questo suo secondo testamento Gregorio di- rona, avendoli dai contadini del posto. Tra i campi di chiara di voler essere sepolto nella chiesa di San Tom- questi «zentilomeni che à a faro in Maran» sono an- maso; fa alcuni legati a Costantina sua nipote (la Co- che quelli «che ano comprato il signor Michele ‹II, ni- 138 Pierpaolo Brugnoli pote del nostro Michele I› che però comprati per uno Dal barba Michele I i beni di Marano, ma anche suo barba ‹lo zio, cioè il nostro Michele I›, da l’anno quelli di città, transitano dunque al nipote Michele 1575 in qua».