S.A.Bro.M S.p.A.

AUTOSTRADA REGIONALE INTEGRAZIONE DEL SISTEMA TRANSPADANO DIRETTRICE --MORTARA

PROGETTO DEFINITIVO

PARTE GENERALE CAVA DI – CASCINA RIVOLTA

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

A Febbraio 2013 Emissione B. CIPULLO P. FERRARI D. SPOGLIANTI Rev. Data Descrizione Redatto Controllato Approvato Attività: A.131.S.101.D1 Documento: GN_CAV_CA02_SD_002_A

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INDICE

OGGETTO E CONTENUTO DELL’ISTANZA ...... 5 LOCALIZZAZIONE E CONTENUTI DEL PROGETTO ...... 6 S.1 QUADRO PROGRAMMATICO ...... 8 S.1.1 UBICAZIONE E LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA E CATASTALE DEL SITO .... 8 S.1.2 PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE ...... 9 S.1.2.1 Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) e Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R.) ...... 9 S.1.2.2 Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Pavia 14 S.1.2.3 Il Piano per l’assetto idrogeologico del bacino del fiume Po (PAI) 24 S.1.2.4 Strumentazione urbanistica locale ...... 25 S.1.3 VINCOLI AMBIENTALI E TERRITORIALI ...... 27 S.1.4 FINALITÀ E MOTIVAZIONI STRATEGICHE DELL ’OPERA ...... 29 S.1.5 VALUTAZIONE TECNICO ECONOMICA ...... 30 S.2 QUADRO PROGETTUALE ...... 31 S.2.1 ANALISI DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE ...... 31 S.2.2 DESCRIZIONE DELL’OPERA IN PROGETTO ...... 38 S.2.3 PIANO DI COLTIVAZIONE DEL GIACIMENTO ...... 39 S.2.4 ATTREZZATURE E PERSONALE IMPIEGATO ...... 40 S.2.5 RECUPERO AMBIENTALE ...... 41 S.2.6 AZIONI DI PROGETTO ...... 42 S.2.7 ANALISI INCIDENTALE E QUADRO DELLA SITUAZIONE DI RISCHIO 43 S.2.7.1 Analisi del rischio geologico ...... 45 S.2.7.2 Rischio geotecnico ...... 45 S.2.7.3 Rischio idrogeologico ...... 47 S.3 QUADRO AMBIENTALE ...... 51 S.3.1 - ATMOSFERA ...... 53 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 53 A.1 Analisi climatica ...... 53 TEMPERATURE ...... 55 PRECIPITAZIONI ...... 55 EVAPOTRASPIRAZIONE POTENZIALE ...... 55 A.2 Qualità dell’aria allo stato attuale ...... 57 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 60 B.1 Azioni di progetto influenti sul clima ...... 60 B.2 Azioni di progetto influenti sulla qualità dell’aria ...... 60 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 66

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C.1 Clima ...... 66 C.2 Qualità dell’aria ...... 66 S.3.2 - LITOSFERA ...... 67 S.3.2.1 SUOLO ...... 68 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 68 CLASSIFICAZIONE SUOLO ...... 69 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 71 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 72 S.3.2.2 – SOTTOSUOLO ...... 73 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 73 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 75 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 75 S.3.3 – IDROSFERA ...... 76 S.3.3.1 – IDROGRAFIA SUPERFICIALE ...... 78 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 78 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DI PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 79 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 79 S.3.3.2 IDROGEOLOGIA ...... 80 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 80 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DI PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 82 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 83 S.3.4 - BIOSFERA ...... 84 S.3.4.1 – VEGETAZIONE E FLORA ...... 84 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 84 VEGETAZIONE POTENZIALE ...... 86 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 91 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 93 S.3.4.2 FAUNA ...... 94 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 94 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 101 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 103 S.3.4.3 ECOSISTEMI...... 104 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 104 ECOSISTEMA AGRARIO ...... 105 ECOSISTEMA ANTROPICO ...... 106 ECOSISTEMA SEMINATURALE ...... 106 ECOSISTEMA ACQUATICO ...... 107

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 110 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 113 S.3.5 - AMBIENTE FISICO ...... 114 S.3.5.1 RUMORE E VIBRAZIONI ...... 114 A) CARATTERISTICHE DELLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 114 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 120 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 122 S.3.5.2 RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI ...... 123 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 125 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 126 S.3.6 - AMBIENTE ANTROPICO ...... 127 S.3.6.1 PAESAGGIO E BENI CULTURALI ...... 127 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 127 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 132 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 134 S.3.6.2 ASSETTO TERRITORIALE: USO DEL SUOLO E TRAFFICO INDOTTO ...... 135 A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE ...... 135 B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE ...... 137 C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE ...... 139 S.3.7 - MONITORAGGIO AMBIENTALE...... 140 S.3.7.1 GESTIONE E BONIFICA DI EVENTUALI SVERSAMENTI DI SOSTANZE CONTAMINANTI NELL’AREA DI INTERVENTO ...... 141 S.3.8 - CONCLUSIONI ...... 146

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OGGETTO E CONTENUTO DELL’ISTANZA La Società SABROM S.p.A., con sede legale in via Felice Casati 1/a, 20124 Milano, è la concessionaria individuata, a seguito della conclusione della procedura ad evidenza pubblica per la progettazione, realizzazione e gestione della nuova Autostrada Regionale Broni Mortara, dalla concedente Infrastrutture Lombarde S.p.A. mediante convenzione in data 16 settembre 2010. Il potenziamento infrastrutturale riveste una rilevanza strategica e prioritaria per lo sviluppo socioeconomicoambientale e territoriale della Lombardia e rientra tra gli obiettivi del Programma Regionale di Sviluppo della VIII legislatura, approvato con deliberazione del Consiglio regionale 26 ottobre 2005, n. VIII/25. Il progetto preliminare dell’opera è stato sottoposto a Conferenza di Servizi, favorevolmente conclusasi con la sessione del 7 febbraio 2007, le cui determinazioni furono successivamente assunte da parte della Giunta regionale, con deliberazione n. VIII/4659 del 4 maggio 2007, Progetto preliminare relativo all'autostrada regionale "Integrazione del sistema transpadano direttrice Broni-Pavia-Mortara". Assunzione delle determinazioni della Conferenza di servizi indetta con D.G.R. n. VIII/3540/2006. Trattandosi di rete viaria di interesse regionale il progetto definitivo dell’opera, acquisito il parere favorevole della valutazione dell’impatto ambientale rilasciato dal Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è approvato nel suo complesso, ai sensi della delle Legge regionale della Lombardia n. 9 del 4 maggio 2001 e del relativo regolamento di attuazione n. 4 dell’8 luglio 2002, da specifica Conferenza di Servizi indetta dalla Regione Lombardia. La presente Relazione tecnica riguarda la coltivazione ed il contestuale/successivo recupero di una cava di sabbia e sabbiaghiaiosa, ubicata nel di Ferrera Erbognone (provincia di Pavia), a SO dell’area industriale comunale. I materiali inerti estratti da detta cava sono interamente ed esclusivamente destinati alla realizzazione di parte dell’opera pubblica.

L’individuazione del sito interessato dal presente intervento, le modalità di coltivazione e recupero, le volumetrie estraibili, la durata dell’intervento, la viabilità da utilizzarsi e l’impatto del traffico veicolare, il quadro dei vincoli pubblicistici e della strumentazione urbanistica locale sono stati preliminarmente definiti e verificati all’interno di un apposito Piano di reperimento dei materiali litoidi (Piano Cave), predisposto nel contesto della progettazione definitiva dell’opera autostradale. Nel predetto Piano Cave sono stati preliminarmente individuati e definiti i fabbisogni complessivi di materiali litoidi occorrenti per la realizzazione dell’opera e le loro caratteristiche. Detti fabbisogni discendono dall’avvenuto completamento della progettazione definitiva dell’opera principale, delle opere connesse e delle esigenze legate alla cantierizzazione. Prima di procedere alla stesura del Piano Cave, inoltre, la società concessionaria ha esperito iniziative finalizzate a verificare la disponibilità di reperimento sul mercato locale di tutto o parte dei materiali litoidi occorrenti,

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale rivolgendo richieste scritte in merito ai titolari di attività di cava in esercizio nelle aree prossime al futuro tracciato autostradale. La constatazione che il vigente piano cave della provincia di Pavia è calibrato per soddisfare unicamente le esigenze e le richieste del mercato “ordinario” dei materiali inerti, la limitata disponibilità riscontrata, l’aleatorietà e frammentazione della stessa, unita all’incertezza sui tempi e sui volumi di approvvigionamento/giorno necessari – a fronte di tempi prefissati per il completamento dell’opera – hanno determinato la scelta di garantirsi autonomi siti e modalità di reperimento dei materiali, attraverso la predisposizione del richiamato Piano Cave e di specifiche progettazioni in relazione ai singoli siti di reperimento individuati. Il Piano cave, allegato alla progettazione definitiva dell’opera, ha inteso pertanto affrontare in modo unitario l’intera problematica del reperimento dei materiali inerti, garantendo omogeneità e correttezza nell’individuazione e nell’applicazione di specifici criteri di salvaguardia, tutela ambientale e uso delle risorse estrattive del territorio interessato. Il Piano può costituire, a tutti gli effetti, uno strumento di programmazione delle attività finalizzate al reperimento dei materiali occorrenti per la realizzazione dell’opera e può rappresentare il quadro di riferimento per le successive decisioni in ordine all’autorizzazione all’apertura delle singole cave di prestito. In forza di questa “funzione strategica”, esso pertanto si configura come lo strumento di gestione/controllo di un’importante trasformazione territoriale avente, come finalizzazione ultima, la realizzazione dell’opera pubblica, ma potenzialmente in grado di incidere sui sistemi ambientali coinvolti con le attività di coltivazione dei materiali di cava e l’approvvigionamento dei materiali inerti. Il richiamato Piano Cave ha inteso inoltre definire un quadro di garanzie ambientali adeguato allo stadio di pianificazione (proprio del medesimo Piano), in funzione delle possibili scelte di siti alternativi o concorrenti ed in esso si dà conto della metodologia seguita e dei criteri adottati per giungere alla puntuale definizione e perimetrazione del sito oggetto del presente Studio di Impatto Ambientale (si rinvia, nel merito, al citato Piano Cave, ed in particolare alla Scheda tecnico-descrittiva n. 12, Ferrera Erbognone, località C.na Rivolta). Il presente progetto è stato redatto con riferimento a quanto previsto dalla normativa regionale tecnica vigente (in particolare la L. R. n. 14/98 e successive modificazioni ed integrazioni) e tenendo contro delle prescrizioni e raccomandazioni, allegate alla deliberazione di approvazione del progetto preliminare dell’opera.

LOCALIZZAZIONE E CONTENUTI DEL PROGETTO L’intervento previsto ricade interamente in aree ad attuale destinazione agricola, su terreni pianeggianti, posti in prossimità del terrazzo alluvionale del Torrente . L’area è delimitata a NO dalla S.P. n28, mentre verso ONO è prossimo all’intervento estrattivo indicato sul Piano Cave provinciale come ATE g20, e verso SO con l’intervento estrattivo ATE g21. Oltre al Torrente Agogna che scorre a circa 100 m ad O del sito in esame, il reticolo idrografico locale è costituito dalla Roggia Cavallero (detta anche

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Roggia Cascinassa) che lambisce il limite occidentale e prosegue verso SE alla base del terrazzo morfologico, e da una serie di fossi irrigui secondari a servizio dei singoli appezzamenti coltivi. Relativamente all’accessibilità al futuro cantiere autostradale, il sito di cava si colloca a circa 16,0 km di distanza da esso, che può essere raggiunto impiegando la viabilità ordinaria. L’area interessata ha una superficie complessiva di circa 469.520 m 2 mentre l’area concretamente interessata dalle operazioni di scavo presenta un’estensione pari a circa 367.310 m 2.

Il progetto si configura in parte come “ cava a fossa ” in s.s., ed in parte come un arretramento del terrazzo morfologico del Torrente Agogna, costituendo di fatto la prosecuzione dell’intervento estrattivo già in corso d’opera nell’ATE g21. Infatti il settore nordorientale dell’area di intervento (posto a NE della strada di accesso alla c.na Rivolta) sarà a tutti gli effetti una cava a fossa separata dal resto dell’intervento proprio dal rilevato stradale, mentre il settore sudoccidentale dell’intervento si collegherà omogeneamente all’area ribassata dell’ATE g21, dopo l’abbattimento del setto che separa le due aree. Tuttavia, poiché l’attivazione della cava in oggetto avverrà prima del completamento dell’ATE g21 e dell’abbattimento del setto frapposto fra le due aree, dal punto di vista esecutivo anche il settore sudoccidentale del presente progetto si configurerà a tutti gli effetti come una “ cava a fossa ” e solo in un secondo momento costituirà un vero e proprio arretramento di terrazzo. I lavori comporteranno un ribassamento dell’attuale piano di campagna compreso tra i 7,0 e i 9,0 m, a seconda delle oscillazioni dell’attuale piano di campagna, con il raggiungimento di una quota di massimo scavo compresa tra i 74,0 m s.l.m a SO ed i 78,5 m s.l.m. a NE

L’ evoluzione dei lavori avrà una durata complessiva di 5 anni, suddivisa in altrettante fasi di coltivazione della durata media di 1 anno ciascuna, nel corso dei quali saranno ultimati anche i lavori di ripristino (anch’essi contenuti all’interno della presente documentazione progettuale). L’intervento è sottoposto a procedura di VIA, ai sensi dell’art. 5 della L. R. n. 5/2010, Norme in materia di valutazione di impatto ambientale.

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S.1 QUADRO PROGRAMMATICO

S.1.1 UBICAZIONE E LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA E CATASTALE DEL SITO

Il sito in oggetto è ubicato nel territorio comunale di Ferrera Erbognone (PV), nel settore meridionale del territorio comunale, immediatamente a S dell’area della raffineria petrolifera, in località C.na Rivolta; l’area risulta in parte interclusa tra due aree di cava inserite nel Piano Cave provinciale (ATE g20 ed ATE g21). Il sito è cartografato alla scala 1:25.000 nella tavoletta II N.E. " Sannazzaro de’Burgondi " del Foglio n. 58 " Mortara " della Carta Geografica d'Italia, edita dell'Istituto Geografico Militare (Tav. A.1.1), e alla scala 1:10.000 nella Sezione A8D1 della Carta Tecnica Regionale, edita dal Servizio Cartografico della Regione Lombardia (Tav. A.1.2). All’ allegato 2 – Inquadramento geografico è riportata l’ubicazione dell’area vasta alla scala 1:25.000. Le coordinate GaussBoaga baricentriche dell'area richiesta in autorizzazione sono le seguenti: E 1.489.491 N 4.992.458

I terreni oggetto dell’istanza sono censiti sulle seguenti mappe del Catasto Terreni del Comune di Ferrera Erbognone ( All. 8 – Planimetria catastale ): • Foglio n. 19 – mappali, 5, 6, 7, 9, 15, 16, 24, 25, 86 e 203 • Foglio n. 20 – mappali 6, 12, 13, 53, 54, 55, 56, 59, 69, 70, 73 e 74;

L’area di intervento interesserà una superficie catastale di circa 469.520 m 2 dei quali 367.310 m2 saranno direttamente interessati dalle operazioni di escavazione.

Alla tavola A.1.3 è riportata l’ubicazione dell’area su foto aerea alla scala 1:10.000.

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Tavola A.1.1 Ubicazione dell’area di intervento - I.G.M. F° 58 - Tav. II N.E. Scala 1:25.000

Area di intervento Tav. A.1.2 Ubicazione del sito di intervento - C.T.R. Elemento A7E5 Scala 1:10.000

Tavola A.1.3 Ubicazione dell’area di intervento - Foto aerea Scala 1:10.000 AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale

S.1.2 PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE L’area oggetto d’intervento è interessata da diversi livelli di pianificazione a carattere generale territoriale e/o urbanistica (regionale, provinciale, locale) e da specifiche pianificazioni e programmazioni di settore, ampiamente analizzate nello specifico Piano Cave redatto per l’intera opera autostradale, e di seguito riportate.

S.1.2.1 Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) e Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R.) Il Piano territoriale regionale (PTR), approvato con DCR n. 951 del 19 gennaio 2010, in applicazione dell’art. 19 della L. R. n. 12/2005, ha natura ed effetti di Piano territoriale paesaggistico ai sensi della vigente legislazione nazionale in materia (D. lgs. n. 42/2004). Il nuovo PTR in tal senso recepisce, consolida ed aggiorna il Piano territoriale paesistico regionale vigente in Lombardia dal 2001, integrandone ed adeguandone contenuti descrittivi e normativi e confermandone impianto generale e finalità di tutela. Il Piano paesaggistico regionale (PPR) diviene così sezione specifica del PTR e disciplina paesaggistica dello stesso, mantenendo comunque una compiuta unitarietà ed identità. Le indicazioni regionali di tutela dei paesaggi di Lombardia consolidano e rafforzano le scelte già precedentemente operate, in merito all’attenzione paesaggistica estesa a tutto il territorio e all’integrazione delle politiche per il paesaggio negli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, ricercando nuove correlazioni con altre pianificazioni di settore, in particolare con quelle della difesa del suolo, ambientali e infrastrutturali. Le misure di indirizzo e prescrittività paesaggistica si sviluppano in stretta e reciproca relazione con le priorità del PTR al fine di salvaguardare e valorizzare gli ambiti e i sistemi di maggiore rilevanza regionale: laghi, fiumi, navigli, rete irrigua e di bonifica, montagna, centri e nuclei storici, geositi, siti UNESCO, percorsi e luoghi di valore panoramico e di fruizione del paesaggio. L’approccio integrato e dinamico al paesaggio si coniuga con una lettura dei processi di trasformazione dello stesso e l’individuazione di strumenti operativi e progettuali per la riqualificazione paesaggistica e il contenimento dei fenomeni di degrado, anche tramite la costruzione della “rete verde”. Gli elaborati che costituiscono il PPR sono i seguenti: • Relazione generale, che esplicita contenuti, obiettivi e processo di adeguamento del Piano; • Quadro di riferimento paesaggistico, che introduce nuovi significativi elaborati ed aggiorna i Repertori esistenti; • Cartografia di Piano; • Normativa e documenti di indirizzo, che comprendono la parte normativa e l’integrazione/aggiornamento dei documenti di indirizzo.

La Relazione generale

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La Relazione generale esplicita contenuti, obiettivi e fasi del processo di adeguamento della pianificazione paesaggistica regionale, alla luce anche del nuovo quadro normativo di riferimento e dei risultati di applicazione della pianificazione previgente. L’introduzione alla Relazione generale del Piano paesaggistico regionale (PPR) rileva come “la Convenzione Europea del paesaggio nel 2000 abbia richiamato l’attenzione delle amministrazioni pubbliche, di tecnici e cittadini sul fatto che tutto il territorio è paesaggio e merita, pertanto, attenzione paesistica. L’azione pubblica deve essere in tal senso indirizzata verso politiche complesse e diffuse, strategie ed orientamenti atti a: • salvaguardare i caratteri connotativi dei diversi paesaggi; • gestire i processi di sviluppo governando le trasformazioni paesaggistiche da essi provocati; • pianificare le azioni volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi”. La tutela e la valorizzazione paesaggistica dell’intero territorio regionale è quindi la scelta di fondo operata, coinvolgendo e responsabilizzando l’azione di tutti gli enti con competenze territoriali in termini pianificatori, programmatori e progettuali, nel perseguimento delle seguenti finalità di tutela esplicitate all’art. 1 della Normativa di Piano: • conservazione dei caratteri che definiscono l’identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia, attraverso il controllo dei processi di trasformazione, finalizzato alla tutela delle preesistenze e dei relativi contesti; • miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli interventi di trasformazione del territorio; • diffusione della consapevolezza dei valori del paesaggio e loro fruizione da parte dei cittadini.

Le tre finalità si collocano sullo stesso piano e sono tra loro interconnesse. Il Piano del paesaggio lombardo si presenta come un sistema organico della pianificazione paesaggistica, articolato su più livelli, in base al principio di sussidiarietà e responsabilità dei diversi enti di governo del territorio e al principio di integrazione tra pianificazione territoriale e urbanistica e politiche di tutela, valorizzazione e riqualificazione del paesaggio. Il nuovo PPR, quale sezione specifica del Piano territoriale regionale, conferma ampiamente, aggiorna ed integra lo schemabase del precedente Piano territoriale paesistico, ribadendone i principi ispiratori: • non vi è efficace tutela del paesaggio senza una diffusa cultura del paesaggio, la cui costruzione passa innanzitutto per la conoscenza e la condivisione delle letture del paesaggio; • tutto il territorio è paesaggio e merita quindi attenzione paesaggistica, anche se obiettivi di qualificazione paesaggistica ed incisività della tutela sono differenziati a seconda delle diverse realtà e delle diverse caratteristiche di sensibilità e vulnerabilità dei luoghi;

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• la pianificazione paesaggistica è necessaria al fine di guidare e coordinare le politiche per il paesaggio, ma la tutela e la valorizzazione dei differenti valori paesaggistici presenti sul territorio richiedono, per essere efficaci, di intervenire anche sulle scelte progettuali e sulle politiche di settore. Il piano ha pertanto una duplice natura: • quadro di riferimento per la costruzione del Piano del paesaggio lombardo; • strumento di disciplina paesaggistica attiva del territorio.

Il PPR, in quanto strumento di salvaguardia e disciplina del territorio, è potenzialmente esteso all’intero territorio (e quindi si applica all’intero territorio interessato dal Piano Cave appositamente redatto). Esso opera effettivamente là dove e fino a quando non siano vigenti atti a valenza paesaggistica di maggiore definizione. Occorre pertanto, nel caso del territorio interessato dalla presente analisi, procedere ad una sua lettura ed applicazione correlata con altri strumenti di pianificazione, in primo luogo con i Piani per i parchi.

Il quadro di riferimento paesaggistico Il quadro di riferimento paesaggistico contiene la descrizione dei paesaggi di Lombardia (già esistente nella pianificazione precedente) integrata da due nuovi significativi elaborati: • una lettura generale, a scala regionale, dei principali fenomeni di degrado in essere o potenziale, volta ad evidenziare, con riferimento alle possibili cause, le priorità di attenzione per la riqualificazione ed il contenimento di futuri fenomeni di degrado (si tratta di un documento di analisi, da cui discendono, prescrizioni ed indirizzi, di particolare rilievo in riferimento alla materia ed alle problematiche trattate dal presente Piano); • l’Osservatorio dei paesaggi lombardi.

La cartografia di Piano La cartografia allegata al Piano di riferimento per la redazione della Relazione paesistica che accompagna i singoli progetti (si veda oltre) – è composta dalle seguenti Tavole: • Tavola A – Ambiti geografici ed unità tipologiche di paesaggio • Tavola B – Elementi identificativi e percorsi di interesse paesaggistico • Tavola C – Istituzioni per la tutela della natura • Tavola D – Quadro di riferimento della disciplina paesaggistica regionale • Tavola E – Viabilità di rilevanza paesaggistica • Tavola F – Riqualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione regionale • Tavola G Contenimento dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione regionale • Tavola H – Contenimento dei processi di degrado paesaggistico: tematiche rilevanti .

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Componenti e caratteri percettivi del paesaggio: alcuni tematismi Tra i temi di nuova attenzione introdotti, con riferimento alle priorità di salvaguardia e preservazione ambientale e paesaggistica del PTR e alle disposizioni del D. Lgs. n. 42/2004 e della L. R. n. 12/2005, vi sono prioritariamente (tra gli altri): • l’idrografia naturale e artificiale, che contraddistingue storicamente la Lombardia come un paesaggio delle acque, connotandone scenari naturali e agrari oltre che l’organizzazione storica degli insediamenti; • i monumenti naturali, i belvedere e le visuali sensibili, i luoghi dell'identità, ecc.; • la rete verde, spesso correlata all’idrografia, che riveste elevate potenzialità in termini di ricomposizione dei paesaggi rurali ma anche di ridefinizione dei rapporti tra città e campagna, di opportunità di fruizione dei paesaggi di Lombardia e di tutela della biodiversità regionale; • il grande tema della riqualificazione delle situazioni di degrado paesaggistico e di contenimento dei processi che potrebbero portare a nuove forme di degrado, abbandono o compromissione dei valori e delle diverse connotazioni paesaggistiche regionali (vedi paragrafo successivo). L’attenzione per la tutela della rete idrografica naturale (e, con riferimento al territorio oggetto di analisi del Piano Cave appositamente redatto per l’intera opera autostradale, di un tratto dei sistemi fluviali del Sesia, Agogna, Terdoppio, Ticino e Po) afferma innanzitutto il riconoscimento della rilevanza paesaggistica dei sistemi fluviali, sia per l’ambito di specifica tutela paesaggistica (individuato nel D. Lgs. n. 42/2004), sia individuando quale ambito di riferimento della tutela paesaggistica del sistema vallivo il limite esterno della fascia C del PAI. La rete irrigua nel suo complesso costituisce un valore paesaggistico regionale, le province e i parchi individuano, con i consorzi irrigui e i consorzi di bonifica, criteri e modalità di manutenzione e riorganizzazione della stessa tenendo conto del valore ecologico, del valore storicotestimoniale e del ruolo di strutturazione del disegno del paesaggio rurale delle diverse componenti. I PTC di parchi e province definiscono in tal senso misure, azioni, criteri e cautele in merito a: • salvaguardia e integrazione della vegetazione ripariale, con specifico riferimento al potenziamento della rete verde provinciale e regionale; • preservazione del fondo naturale, con specifico riferimento ai corsi d'acqua di maggiore rilevanza dal punto di vista ecologicoambientale; • tutela e recupero delle opere idrauliche e delle opere d'arte di valore storico e tradizionale; • salvaguardia e integrazione delle zone alberate e dei filari; • cautele relative ad interventi di gestione o adeguamento della rete.

L’articolazione normativa è volta a focalizzare l’attenzione di enti locali ed enti gestori dei consorzi di bonifica e di riordino irriguo sul valore paesaggistico ed ambientale del sistema idrografico artificiale, nonché a promuovere la

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale cooperazione su obiettivi di tutela e valorizzazione paesaggistica condivisi e di livello sovralocale e sovrasettoriale. Per i navigli e per i principali canali di bonifica ed irrigazione,le norme prevedono un migliore coordinamento dei criteri di intervento su canali ed alzaie per l’intera asta, l’individuazione di una fascia di maggiore tutela con norma transitoria di salvaguardia fino a 50 metri dalle sponde in attesa dei PGT, la previsione di utilizzo della fascia dei 10 metri contigua alle sponde per soli interventi di valorizzazione del sistema naviglioalzaie e per la gestione idraulica. Vengono individuati criteri generali di salvaguardia e valorizzazione paesaggistica ed ambientale della rete irrigua nel suo complesso, con riferimento anche ai compiti ed alle competenze dei PTC provinciali e dei piani dei parchi, in coordinamento con i consorzi di riordino irriguo. E’ prevista la tutela dei fontanili ancora attivi, in virtù del valore ecosistemico, simbolico e culturale, che essi rappresentano nel paesaggio della pianura irrigua.

La Rete verde Il Piano riconosce la Rete verde quale strumento e sistema di ricomposizione paesaggistica del territorio e pone in evidenza il carattere progettuale della tutela e della valorizzazione delle componenti verdi del paesaggio naturale e periurbano, che si coordinano con lo schema di rete ecologica regionale, perseguendo l’obiettivo specifico di messa in valore dei paesaggi regionali, di riqualificazione paesaggistica dei contesti degradati o destrutturati e di riconnessione dei paesaggi urbani e rurali, di promozione di forme sostenibili di fruizione del territorio.

L’esame paesistico degli interventi di trasformazione Il PPR conferma e rilancia la metodologia di esame paesistico (introdotta in termini operativi con la DGR n. 11045 dell’8 novembre 2002), quale strumento utile al miglioramento della qualità paesaggistica delle trasformazioni ed al potenziamento della sensibilità locale ai valori paesaggistici che sostanziano la qualità dei luoghi dell’abitare ed il contesto rurale. La normativa di Piano conferma come momento centrale dell’azione di tutela e di promozione della qualità paesaggistica, l’esame degli interventi di trasformazione, sotto il profilo della loro incidenza sulla trasformazione del paesaggio. L’esame paesistico ha per oggetto tutti i progetti di intervento sul territorio che incidono sul paesaggio e la sua percezione (e, pertanto, riguarda tutti gli interventi estrattivi previsti dal Piano Cave appositamente redatto per la costuenda autostrada). Poiché la selezione degli interventi secondo la rilevanza non avviene più automaticamente in base alla preventiva classificazione del territorio, è necessario seguire un altro e diverso criterio (illustrato in dettaglio nella DGR sopra richiamata). Questo criterio è stato individuato nell’impatto, inteso come combinazione fra progetto e contesto: l’impatto paesistico di un progetto non dipende né soltanto dalle caratteristiche del sito nel quale si colloca, né soltanto dalle caratteristiche dell’intervento stesso, ma

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale dall’interazione tra le caratteristiche dell’uno e dell’altro. L’entità dell’impatto è l’elemento che suggerisce l’opportunità di un confronto/valutazione relativo alle scelte operate in termini di trasformazione del paesaggio, per arrivare al giudizio di impatto, come specificato nella normativa e nella DGR n. 11045 dell’8 novembre 2002. L’efficacia normativa del PPR è estesa all’intero territorio regionale. Esso opera come disciplina del territorio ed è integrato dagli atti a specifica valenza paesaggistica di maggiore definizione quando essi divengono vigenti.

S.1.2.2 Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Pavia Il Piano territoriale di coordinamento della provincia di Pavia è stato approvato con deliberazione del Consiglio provinciale n. 53/33382 del 7 novembre 2003. E' redatto ai sensi dell'art. 20 del D. Lgs n. 267/2000 e dell'art. 3 della L. R. n. 1/2000 e costituisce lo strumento di pianificazione strategica e d'indirizzo della provincia di Pavia e si riferisce a tutto il territorio provinciale. Assume quali obiettivi generali il perseguimento dello sviluppo sostenibile e la valorizzazione delle specificità e delle identità locali. In coerenza con quanto definito dal quadro programmatico regionale, promuove ed indirizza i processi di trasformazione territoriale e sviluppo economico, definisce le strategie d'assetto e riequilibrio territoriale, nonché quelle di tutela e valorizzazione delle risorse paesistiche ed ambientali. Ha natura ed effetti di Piano territoriale e natura di Piano territoriale paesistico, ai sensi degli artt. 149 e seguenti del D. Lgs. n. 490/1999 ed ai sensi dell'art. 18 della L. R. n. 18/1997. Assume i contenuti e gli indirizzi dei Piani territoriali di coordinamento dei Parchi e delle Riserve naturali (tra i quali, in relazione alle aree oggetto di analisi da parte del presente piano, la pianificazione riguardante il Parco del Ticino) e recepisce i contenuti e gli indirizzi del Piano stralcio per l'assetto idrogeologico del bacino del fiume Po (PAI), approvato con DPCM pubblicato sulla Gazzetta ufficiale in data 8 febbraio 2001. Il PTCP si struttura rispetto a quattro sistemi di analisi e valutazione per l'orientamento delle scelte e per il supporto alle decisioni: • il sistema paesisticoambientale; • il sistema insediativo; • il sistema socioeconomico • il sistema della logistica e delle infrastrutture per la mobilità.

In conformità ai compiti ed alle funzioni attribuite alle province,il PTCP orienta le proprie scelte d'assetto e sviluppo del territorio e del paesaggio attraverso: • la valorizzazione del sistema ambientale, con la prevenzione degli stati di rischio idrogeologico, sismico e tecnologico, con la tutela di tutte le risorse fisiche e con la prevenzione dell'inquinamento e del degrado ambientale; • la valorizzazione del paesaggio, individuando le zone di particolare interesse provinciale da tutelare, in aggiunta alle aree vincolate ai sensi del D. Lgs n. 490/1999;

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• la valorizzazione delle destinazione territoriali ad agricoltura; • i criteri per la trasformazione e per l'uso del territorio nei limiti della compatibilità con la conservazione dei valori fisiconaturali e storico culturali; • lo sviluppo delle polarità urbane [....]; • la disciplina dello sviluppo insediativo [....]; • l'inquadramento, il coordinamento e la verifica di congruità della pianificazione comunale. Il PTCP si articola in dispositivi di tre tipi: direttive, indirizzi, prescrizioni, riprendendo criteri ormai ampiamente condivisi ed utilizzati nella pianificazione (e meglio dettagliati rispetto alla loro efficacia e cogenza, negli artt. 58 delle NTA).

Costituiscono elaborati del PTCP: • la Carta unica e condivisa dell'intero territorio della provincia di Pavia, composta di tre tavole: Sintesi delle proposte: gli scenari del piano ; Previsioni di tutela e valorizzazione delle risorse paesistiche ; Quadro sinottico delle invarianti ; • la Relazione del PTCP; • le Norme tecniche di attuazione.

Il PTCP individua ambiti tematici per tipologie territoriali, che costituiscono sub aree del territorio provinciale, individuati quali primi momenti di applicazione di forme di coordinamento intercomunale in funzione dell'evidenza di problematiche territoriali, ambientali e infrastrutturali di carattere strategico, ai fini dell'attuazione degli obiettivi del PTCP stesso. Per ciascun ambito territoriale tematico sono individuati specifici indirizzi di carattere programmatico. Essi costituiscono il primo riferimento di strategie di sviluppo e coordinamento. Data la natura e la definizione degli ambiti, affidata a criteri che sviluppano le tematiche in funzione della loro rilevanza rispetto agli obiettivi generali del Piano Cave, è possibile l'appartenenza di un singolo comune ad una pluralità di ambiti territoriali, generando una sovrapposizione di questi ultimi. Gli ATT sono riportati sulla Tavola 3.1 del PTCP. Gli indirizzi per questi ambiti territoriali sono indicati all'art. 26 delle NTA.

Il territorio di analisi del Piano Cave appositamente redatto interessa, in tutto in parte, i seguenti ambiti territoriali: • ambito territoriale n. 1, Ambito del fiume Po • ambito territoriale n. 2, Ambito del fiume Ticino • ambito territoriale n. 5, Ambito della valle del torrente Agogna • ambito territoriale n. 7, Ambito del Terdoppio • ambito territoriale n. 10, Ambito della valle del Sesia • ambito territoriale n. 12, Sistema urbano insediativo della conurbazione Paviasud • ambito territoriale n. 15, Sistema urbano dei comuni attestati sulla direttrice codognese

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• ambito territoriale n. 16, Sistema urbano insediativo dei comuni attestati sulla direttrice dei Cairoli • ambito territoriale n. 24, Ambito di rinaturalizzazione e recupero ambientale di siti degradati

Il Titolo IV del PTCP (artt. 29 e segg.) raccoglie le Norme, con carattere di indirizzo ad esclusione di alcune disposizioni immediatamente operative, per la tutela e la valorizzazione delle risorse paesisticoambientali. Gli indirizzi normativi sono articolati per ambiti unitari (indirizzi generali) e per elementi costitutivi e per sistemi di rilevanza sovracomunale (indirizzi specifici). Le stesse disposizioni costituiscono il riferimento di base per la valutazione dell'impatto paesistico delle opere infrastrutturali e più in generale per la determinazione della specificità dei luoghi ai fini dell' Esame paesistico degli interventi di cui all'art. 37 delle Norme. L'efficacia della disciplina paesistica del PTCP è estesa a tutto il territorio provinciale, fermo restando quanto previsto nella normativa nazionale e regionale per il territorio delle aree protette (Parco del Ticino). Ambiti unitari (o unità di paesaggio) costituiscono l'articolazione del territorio provinciale in macroaree aventi caratteri sufficientemente omogenei dal punto di vista paesisticoambientale (vedi art. 31 NTA). Gli indirizzi di tutela individuati per ciascun ambito costituiscono il primo inquadramento paesistico da adottare negli atti di pianificazione territoriale e settoriale. Gli ambiti sono individuati con apposita simbologia grafica sulla tav. 3.2. del PTCP, Previsioni di tutela e valorizzazione delle risorse paesistico-ambientali.

Gli ambiti unitari, in tutto o in parte, presenti nell'area di analisi individuata dal Piano Cave citato sono i seguenti: • ambito A valli dei principali corsi d'acqua: Po e Sesia • ambito B pianura irrigua

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ambito A valli dei principali corsi d'acqua: Po e Sesia delimitazione e carattere 1. si estende lungo i fiumi Po e Sesia e comprende, connotativi oltre alle aree golenali, le aree delle vecchie golene bonificate 2. si tratta di ambiti caratterizzati dalle divagazioni, antiche o recenti, dei due principali corsi d'acqua (escluso il Ticino) 3. gli elementi morfologici di delimitazione (scarpate definite) rappresentano un importante fattore di articolazione e di differenziazione del paesaggio 4. l'area golenale presenta frequenti elementi di interesse naturalistico sia per la sua struttura idrografica che per la presenza di formazioni boschive ancorché frammentarie indirizzi a) la tutela dei caratteri morfologici e più in generale del sistema fluviale storico con i suoi contenuti naturalistici (reticolo idrografico e vegetazione) b) limitazione dello sviluppo insediativo lungo le fasce fluviali ed a ridosso delle delimitazioni morfologiche. In particolare per il Po, nelle fasce C del PAI occorre considerare, con attenzione, anche le limitazioni previste, per le fasce B dalle Norme di attuazione del PAI, relativamente all'installazione di impianti di smaltimento dei rifiuti, ivi incluse le discariche di qualsiasi tipo, sia pubbliche che private, il deposito a cielo aperto, ancorché provvisorio, di rifiuti di qualsiasi genere, ad esclusione degli impianti relativi alla normale attività agricola c) ricognizione, identificazione e tutela dei manufatti che hanno storicamente caratterizzato il sistema fluviale d) valorizzazione del contesto con azioni tese a favorirne la fruizione anche mediante l'organizzazione di una rete di percorsi escursionistici.

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale ambito B pianura irrigua lomellina delimitazione e carattere 1. si estende fra la golena della Sesia ed il Parco del connotativi Ticino 2. l'elemento connotativo primario di quest'ambito è determinato dall'assetto agricolo ad orientamento risicolo, con la sua tipica organizzazione colturale (fitto reticolo irriguo con presenza d'acqua stagnante) ed aziendale (cascine) 3. l'assetto ecosistemico del territorio risulta connotato dalla dominante presenza della risicoltura, mantenendo caratteri ancora soddisfacenti in presenza dei corsi d'acqua principali, delle risorgive (fontanili) ed in alcune aree con particolari caratteri morfologici (dossi) indirizzi a) dovranno essere salvaguardati e valorizzati i sistemi d'interesse ambientale corrispondenti ai principali corsi d'acqua (Agogna, Terdoppio), alle aree delle risorgive e dei dossi, favorendone la fruizione anche attraverso la realizzazione e la promozione di percorsi verdi ( green- way ) c) i Piani di sviluppo agricolo e i PRG, compatibilmente con le esigenze di produttività agricola e nell'ambito delle rispettive competenze, dovranno prevedere incentivi e norme tese a: accrescere la complessità dell'ecosistema contenendo le spinte alla monocultura e prevedendo la conservazione e l'incremento delle biocenosi frammentarie (i filari, boscaglie, ecc.); regolamentare l'uso di diserbanti e pesticidi; salvaguardare i caratteri dominanti della trama paesistica quali il reticolo idrografico e gli elementi consolidati della tessitura; salvaguardare la vegetazione sparsa quale elemento importante sia dal punto di vista ecologico che paesistico; salvaguardare e valorizzare gli elementi tipici della pianura irrigua quali i fontanili, le risorgive, i prati marcitoi e le marcite vanno individuate norme ed incentivi per il recupero degli insediamenti tipici (cascine, casali), prevedendo anche usi complementari a quelli agricoli, purché compatibili con l'attività agricola e con le tipologie interessate devono essere studiate e promosse idonee tipologie costruttive per i nuovi impianti a servizio dell'agricoltura, che si pongano in un corretto rapporto con le preesistenze.

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L'art. 32, Indirizzi specifici per la tutela degli elementi costitutivi del paesaggio , contiene disposizioni riguardanti gli elementi più significativi che compongono e caratterizzano il sistema paesisticoambientale pavese e costituiscono un orientamento specifico per qualsiasi attività che comporti trasformazione del territorio: • corsi d'acqua • specchi d'acqua, bacini artificiali e naturali • corpi idrici sotterranei e suoli vulnerabili • zone umide e palustri • fontanili • paleoalvei • emergenze geomorfologiche • boschi • vegetazione diffusa • tracciati interpoderali, sistema irriguo • siti di interesse archeologico • elementi e sistemi della centuriazione romana • viabilità di interesse storico • navigli • centri e nuclei storici • edifici e manufatti di interesse storico, architettonico e/o tipologico • parchi storici.

Tra le "emergenze geomorfologiche" sono ricompresi i dossi emergenti sul piano fondamentale della pianura. Il principio generale da adottare è quello della conservazione dei caratteri morfologici e della valorizzazione paesistica. Per quanto riguarda la tutela della vegetazione diffusa, la regolamentazione puntuale è demandata alla pianificazione locale, con l'obiettivo primario della tutela dell'esistente, nel rispetto delle esigenze fitosanitarie e biologiche delle cenosi e con riferimento all'assetto ecosistemico paesaggistico complessivo della zona. La pianificazione locale individua e sottopone a salvaguardia gli ambiti caratterizzati da tessiture che assumono valore documentario, storico, culturale e funzionale. Gli interventi dovranno essere compatibili con i segni e le memorie dell'antica organizzazione agraria, evitando sostanziali trasformazioni della morfologia, dell'assetto irriguo e infrastrutturale. Gli interventi di miglioramento fondiario dovranno essere subordinati a specifici studi e/o progetti di dettaglio.

L'art. 33, Indirizzi specifici relativi ai sistemi di rilevanza sovracomunale , riguarda quegli ambiti e/o sistemi che per caratteristiche, estensione, fattori relazionali assumono rilevanza paesisticoambientale di livello sovracomunale. Essi concorrono alla definizione della "Rete verde territoriale" (si rinvia per la loro individuazione alla Tavola 3.2. del PTCP, allegata in stralcio al presente capitolo). Gli ambiti ed i sistemi così individuati e cartografati sono i seguenti:

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• aree di consolidamento dei caratteri naturalistici • aree di riqualificazione e di ricomposizione della trama naturalistica • corridoi ecologici • aree di particolare interesse paesistico (paesaggi tipici) • ambiti di consolidamento delle attività agricole e dei caratteri connotativi • il sistema storicoinsediativo • viabilità di interesse paesistico • visuali sensibili.

Gran parte dell'area analizzata dal Piano Cave, tra cui quella in oggetto, è interessata da questi ambiti e sistemi. Si riportano, pertanto, per le parti di interesse stralci di questo articolo, al fine di una verifica della compatibilità delle scelte e delle proposte del Piano in relazione al quadro pianificatorio vigente.

Aree di consolidamento dei caratteri naturalistici (aree con caratteri omogenei, interessate da fattori specifici o dalla presenza combinata di aspetti fisici, naturalistici ed agrari, di valore congiunto. Pur nella loro connotazione a tratti fortemente antropizzata, questi ambiti conservano un ruolo significativo nella struttura ambientale della Provincia, quali "aree di connessione"). Obiettivi a) consolidamento dei caratteri naturalistici e paesistici presenti; b) controllo e orientamento delle attività e delle trasformazioni secondo criteri di compatibilità. Le modificazioni territoriali, e in particolar modo quelle connesse alla realizzazione di opere infrastrutturali, alle attività estrattive, alle bonifiche agrarie, dovranno essere attuate coerentemente con gli obiettivi di cui sopra, tenendo conto delle specificità che caratterizzano l' area (caratteri ed elementi rilevanti), degli specifici indirizzi di tutela (art. 32) e previa verifica di compatibilità ambientale. La coerenza degli interventi dovrà essere valutata in base agli elementi conoscitivi ed alle valutazioni contenute nel Quadro territoriale di riferimento del PTCP corredate dai necessari approfondimenti. Dovranno essere previsti adeguati criteri di mitigazione e di compensazione atti a favorire l'inserimento degli interventi nel contesto ambientale di riferimento. Per quanto riguarda in particolare le attività estrattive, fermi restando gli indirizzi generali di cui all'art. 22 per il piano delle attività estrattive, dovranno essere previsti interventi di recupero rispondenti alle seguenti finalità: a) continuità paesistica con le aree circostanti. Quando queste presentano caratteri di precarietà e/o degrado dovranno essere incluse in un più esteso progetto di recupero paesistico volto a ripristinare aspetti tipici del contesto di appartenenza; b) valorizzazione dei siti e loro utilizzo secondo funzioni compatibili (didattiche, ricreative, turistiche).

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Aree di consolidamento dei caratteri naturalistici - disposizioni integrative relative agli ambiti di pertinenza dei corsi d'acqua Nelle aree appartenenti agli ambiti dei seguenti corsi d'acqua: • Po e Sesia, limitatamente alle aree inondabili in regime di piena ordinaria (zona delle golene attive) così come identificate sulle Tavole PTCP; • Agogna, Terdoppio, Olona, Lambro, Staffora, Coppa, Scuropasso, Versa. In questi ambiti, oltre alle indicazioni dei punti precedenti e fatte salve le disposizioni dell'Autorità di bacino, valgono i seguenti indirizzi: • l'escavazione di materiali di cava dovrà essere limitata alle esigenze di regimazione idraulica del corso d'acqua; • modeste escavazioni potranno essere autorizzate in relazione a specifiche esigenze di bonifica agricola (con esclusione quindi delle aree già adibite a colture specializzate) nel rispetto degli elementi di particolare interesse ambientale quali orli, scarpate morfologiche, ecc.; • dovranno essere salvaguardati e recuperati (compatibilmente con lo stato di conservazione) tutti gli elementi di interesse storicotestimoniale quali: vecchi mulini, presidi agricoli, canali di derivazione, muri di difesa ed altri manufatti legati allo sfruttamento e governo del corpo idrico. corridoi ecologici Trattasi di elementi lineari naturali o naturalizzati quali: torrenti, corsi d'acqua minori, canali, orli e scarpate morfologiche ecc. potenzialmente idonei per la creazione di corridoi ecologici principali. Obiettivo della tutela è la "messa in rete" del sistema naturalistico provinciale. Gli elementi così individuati vanno salvaguardati nella loro funzione naturalistica e paesistica. Dovranno essere altresì individuate idonee fasce di rispetto in relazione ai caratteri fisici del territorio, all'interno delle quali dovranno essere promossi interventi di riqualificazione e di rinaturalizzazione. ambiti di consolidamento delle attività agricole e dei caratteri connotativi Riguardano aree con assetto agrario ed ecosistemico di complessità sufficiente; aree nelle quali la pressione agricola ha comunque risparmiato i principali elementi della trama paesistica. In questi ambiti dovrà essere consolidata ed incentivata l'attività agricola in atto, sia per il suo valore produttivo che paesistico. viabilità di interesse paesistico Il sistema della viabilità di interesse paesistico definito dal PTCP è costituito da: • rete viaria di struttura (comprendente i tracciati di grande comunicazione regionale e nazionale, quelli che collegano i principali centri urbani provinciali o che conducono alle province confinanti, i principali assi di penetrazione valliva fino ai passi appenninici), • percorsi di fruizione panoramica e ambientale (dai quali è possibile fruire il paesaggio con ampie e ricorrenti visuali; tracciati che attraversano per

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tratti significativi zone dotate di particolari caratteri paesisticoambientali; che appartengono ad un sistema specifico; che conducono a siti di rilievo paesistico sia a carattere naturalistico che storico). Rispetto alla viabilità come sopra definita, il Piano persegue la conservazione e la valorizzazione dei caratteri di panoramicità e di fruibilità del paesaggio; il controllo delle trasformazioni volto a garantire l'ordine ed il decoro delle aree che si affacciano su tali percorsi. La rete viaria di struttura, a prescindere dalla specificità dei territori attraversati, assume importanza paesistica per l'elevato grado di fruizione e di comunicazione che determina rispetto ai medesimi. visuali sensibili Il PTCP individua le aree che, per fattori relazionali con elementi di particolare significato paesistico e per sensibilità percettiva, necessitano di una specifica salvaguardia.

Ugualmente rilevanti i contenuti dell'art. 34, Prescrizioni relative alle aree di elevata naturalità (emergenze naturalistiche e aree di elevato contenuto naturalistico) ed alle emergenze naturalistiche (elementi puntuali o areali che, per interesse specifico e/o per rarità rispetto al contesto di appartenenza, costituiscono emergenze di notevole significato ecologicoambientale). L'obiettivo perseguito è l'assoluto rispetto e la naturale evoluzione degli equilibri ecologici, nonché la loro valorizzazione per scopi didattici e scientifici. In queste aree non si potranno ammettere interventi modificativi ed attività che contrastino con il suddetto obiettivo. Per le emergenze già ricomprese nelle aree protette, di cui alla L. R. n. 86/83 valgono le norme previste nell'atto istitutivo o nel piano di gestione ove presente. Per le aree non incluse in questi provvedimenti sarà promosso dalla Provincia un apposito studio settoriale finalizzato alla individuazione di specifiche modalità di tutela e di gestione delle diverse emergenze. Fino all'approvazione del Piano di cui sopra in queste aree non sono ammesse attività, anche di carattere temporaneo, che possano modificare lo stato dei luoghi e gli equilibri ivi compresi. In particolare non sarà possibile: (...) e) aprire cave o torbiere, riattivare quelle inattive e comunque estrarre materiali inerti; f) effettuare sbancamenti o altre alterazioni allo stato dei luoghi.

Obiettivi della tutela: • conservazione dei valori che caratterizzano l'area e gli equilibri ecologici esistenti, favorendo l'evoluzione dei dinamismi naturali in corso; • consolidamento delle attività agrosilvopastorali nelle forme compatibili con la tutela dei caratteri ambientali, quali elementi di presidio e di salvaguardia del territorio;

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• valorizzazione dell'ambiente attraverso forme di turismo sostenibile. Ogni intervento in queste aree deve essere compatibile con i suddetti obiettivi. Vale, tra le altre, pertanto la seguente prescrizione: non sono ammesse nuove attività di cava e di discarica. Per quelle in atto e/o previste nel Piano provinciale vigente dovranno essere attuati interventi di recupero, coerenti con i caratteri naturalistici e paesistici dell'ambito interessato.

L'art. 37 contiene disposizioni relative all'esame paesistico dei progetti, così come disposto dal PTPR regionale (vedi). Per la determinazione della sensibilità del sito si farà riferimento ai seguenti elaborati del PTCP: • quadro territoriale di riferimento aspetti paesisticoambientali • sintesi valutativa il sistema paesisticoambientale • previsioni di tutela e valorizzazione delle risorse paesisticoambientali • relazione.

I riferimenti conoscitivi a qualsiasi scala possono essere integrati, precisati ed eventualmente rettificati mediante analisi specifiche allegate al progetto di intervento, certificate dal progettista e/o da esperti settoriali, quando riguardano aspetti specifici di carattere naturalistico, geomorfologico e storico architettonico. In presenza di atti di pianificazione a maggior definizione paesistica, i riferimenti conoscitivi di cui sopra saranno integrati ed eventualmente sostituiti da quelli allegati al Piano di maggiore dettaglio. All'interno delle aree protette costituiscono atti di dettaglio paesistico quelli facenti parte del PTC del Parco o del Piano di gestione della Riserva. Nelle zone soggette a vincolo paesistico ai sensi degli artt 2, 140 e 146 del D. Lgs. n. 490/99, i criteri per la definizione della sensibilità del sito e dell'incidenza paesistica del progetto sono integrati da quelli per l'esercizio della subdelega di cui all'art. 3 della L. R. n. 18/1997, deliberati dalla G. R. con atto n. 30194 del 25 luglio 1997.

Può essere utile, nel contesto delle problematiche delle scelte da operarsi da parte del citato Piano Cave, il riportare parte dell'art. 12 delle NTA, dedicato agli indirizzi per la redazione e/o l'adeguamento dei piani provinciali di settore, relativamente Piano delle attività estrattive. Il Piano delle attività estrattive costituisce lo strumento per la pianificazione in materia di localizzazione ed esercizio delle attività estrattive e di recupero delle aree di cava, ai sensi dell'art. 4 della L. R. n. 14/98, tenuto conto delle linee programmatiche definite dalla Regione Lombardia. Gli aggiornamenti e le integrazioni di questo Piano sono redatti in coerenza con gli indirizzi e le valutazioni sintetizzate nell'ambito degli elaborati che costituiscono la Carta unica e condivisa del territorio della provincia di Pavia. In particolare esso prevede: a) la localizzazione d'ambiti territoriali estrattivi in funzione della minimizzazione degli impatti sull'ambiente, il paesaggio e le infrastrutture;

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale b) la localizzazione d'ambiti territoriali estrattivi in funzione dei possibili recuperi d'ambiti territoriali caratterizzati da fenomeni di criticità ambientale; c) la localizzazione d'ambiti territoriali estrattivi mediante la razionalizzazione del numero dei poli e la promozione del recupero di situazioni già interessate e compromesse da escavazioni attive o dismesse, autorizzando la coltivazione dei nuovi lotti in funzione del recupero di quelli precedentemente escavati; d) l'attuazione di misure di recupero e ripristino ambientale dei siti in grado di sviluppare con soluzioni di maggiore dettaglio gli indirizzi del PTCP rispetto alle proposte di nuova fruizione delle aree sottoposte a ripristino naturalistico e ambientale; e) Il Piano cave della provincia per le attività estrattive in esaurimento al termine delle attività dovrà dettare delle linee d'indirizzo per il recupero totale dell'area eventualmente costituendo una fascia boscata ed in ogni caso inserendola nel sistema (verde) provinciale. Queste aree potrebbero, secondo le caratteristiche del recupero, costituire dei gangli primari o secondari.

S.1.2.3 Il Piano per l’assetto idrogeologico del bacino del fiume Po (PAI) Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico del bacino idrografico del fiume Po (PAI) – approvato con il D.P.C.M. 24 maggio 2001 è stato redatto, adottato ed approvato ai sensi della Legge n. 183/89, quale “Piano stralcio” del piano generale del bacino del Po. Il Piano, attraverso le sue disposizioni, persegue l’obiettivo di garantire al territorio del bacino del Po un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico, attraverso il ripristino degli equilibri idrogeologici ed ambientali, il recupero degli ambiti fluviali e del sistema delle acque, la programmazione degli usi del suolo ai fini della difesa, della stabilizzazione e del consolidamento dei terreni, il recupero delle aree fluviali ad utilizzi ricreativi. L’ambito territoriale di riferimento del Piano è costituito dall’intero bacino idrografico del fiume Po. Ai sensi dell’art. 17, comma 3, lett. e) della legge n. 183/89, il PAI contiene la programmazione e l’utilizzazione delle risorse idriche, agrarie, forestali ed estrattive. Il PAI, come è noto, riprende – ed estende ad altri corsi d’acqua del bacino del fiume Po il Piano stralcio delle fasce fluviali (si veda il Titolo II del PAI). Per quanto riguarda natura, contenuti ed effetti del Piano per la parte relativa all’estensione delle fasce fluviali, l’art. 28, “Classificazione delle fasce fluviali”, individua e classifica le fasce: la fascia di deflusso della piena (la fascia A); la fascia di esondazione (la fascia B); l’area di inondazione per piena catastrofica (la fascia C). Gli artt. 29 e successivi definiscono le attività ammesse e consentite rispetto alla classificazione per fasce, mentre la parte II del Titolo II, “Norme per la programmazione degli interventi”, definisce la compatibilità tra obiettivi e finalità del Piano e tipologie e caratteristiche degli interventi. Il Piano interessa marginalmente le aree golenali e perifluviali dei fiumi e torrenti Agogna, Po, Sesia, Terdoppio e Ticino. Per questi corsi d’acqua sono state definite le fasce fluviali indicate in precedenza. A questi territori, pertanto, si applicano le disposizioni del PAI.

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Con riferimento alla natura ed alle problematiche dell’intero Piano Cave, due aspetti possono essere richiamati: la compatibilità e/o l’ammissibilità di eventuali interventi in aree caratterizzate da dissesto idraulico ed idrogeologico e la compatibilità delle attività estrattive. Rispetto al primo caso, il PAI individua e delimita le aree interessate da dissesto idraulico ed idrogeologico e definisce le limitazioni alle attività di trasformazione e d’uso del suolo derivanti dalle condizioni di dissesto idraulico ed idrogeologico (artt. 69). La compatibilità delle attività estrattive è richiamata agli artt. 22 e 41. Questa compatibilità è, nelle sue linee generali, individuata nell’ambito di Piani di settore, che ne garantiscono la compatibilità con le finalità del PAI. Infatti, fatto salvo quanto previsto da vigenti leggi di tutela maggiormente restrittive, le attività estrattive nelle fasce A e B sono ammesse se individuate nell’ambito dei Piani di settore. L’art. 22, comma 1 e l’art. 41, comma 4 delle Norme tecniche di attuazione del PAI stabiliscono che i Piani di settore in materia di attività estrattive o gli equivalenti documenti di programmazione redatti ai sensi delle leggi regionali devono essere comunicati all’atto di adozione all’Autorità di bacino, la quale esprime un parere di compatibilità degli stessi con la pianificazione di bacino. L’area di intervento ricade all’esterno delle perimetrazioni del PAI.

S.1.2.4 Strumentazione urbanistica locale Lo strumento urbanistico comunale di Ferrera Erbognone è rappresentato dalla Variante al Piano di Governo del Territorio (P.G.T.), approvata dal Consiglio Comunale con Delibera n. 13 del 24/04/2010. Dall’elaborato cartografico “ PR01 – Tavola della previsioni di piano” alla scala 1:10.000, l’area oggetto dell’intervento è classificata in parte come “ Aree non soggette a trasformazione urbanistica –cave ” normate dall’art. 46 delle N.t.A. di Piano, ed in parte come “Aree destinate all’agricoltura” normate dall’art. 44 delle N.t.A. All’ allegato 6 – Stralcio da P.G.T. è riportato lo stralcio cartografico alla scala 1:5.000 mentre di seguito si riporta lo stralcio delle citate norme tecniche.

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PGT DEL COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE

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fabbricati relativi ad impianti per i quali si dimostri la necessità di maggiore elevazione, previo parere favorevole della Commissione Paesaggio b. parcheggi privati: come prescritto nell’ARTICOLO 29, comma 5; c. piantumazione: come prescritto nell’ARTICOLO 30, comma 3. 6. Prescrizioni generali All’interno delle Aree consolidate produttive è fatto obbligo il rispetto delle seguenti prescrizioni generali: a. nel caso in cui l’indice di utilizzazione esistente sia maggiore dell’indice di utilizzazione massimo, di cui al precedente comma 4, lettera “a”, è ammesso un ampliamento una tantum pari al 10% (dieci per cento) della superficie utile esistente, come definita nell’ARTICOLO 5, comma 3, con un massimo di 111515550mq0mq (((cento(centocentocinquantacinquanta metri quadrquadratiatiatiati)))); b. gli interventi devono essere realizzati in coerenza con la Rete Ecologica Regionale (RER), la Rete Ecologica Provinciale (REP) e la Rete Ecologica Comunale (REC), individuate nell’elaborato intitolato “DP09c – Tavola delle previsioni di Piano e rete ecologica comunale di previsione – scala 1:10000”, e con le prescrizioni del PTCP vigente. 7. Prescrizioni particolari All’interno delle Aree consolidate produttive per le Aree del polo petrolchimico è fatto obbligo il rispetto delle seguenti prescrizioni particolari: a. gli interventi specifici sono soggetti alla legislazione vigente in materia e in particolare sono assoggettati a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA),, nei casi previsti dalle leggi vigenti in materia. b. inoltre gli stessi sono soggetti al rispetto di quanto stabilito per l’Impatto paesaggistico dall’articolo 25 delle Norme Tecniche di Attuazione del PTPR della Lombardia, nonché dall’articolo 37 delle Norme Tecniche di Attuazione del PTCP di Pavia, come specificato nell’ARTICOLO 27, comma 2, lettera “b”.

CAPO III AREE DEL TERRITORIO AGRICOLAGRICOLOOOO

ARTICOLO 44 AREE DESTINATE ALL’AGRICOLTURA 1. Aree destinate all’agricoltura Le Aree destinate all’agricoltura comprendono le parti del territorio comunale, dove prevalgono le attività di coltivazione agraria e gli insediamenti connessi agli usi rurali, ovvero tutte le parti del territorio comunale di valore agronomico. Le Aree destinate all’agricoltura sono individuate nell’elaborato “PR01 – Tavola delle previsioni di Piano – Aree del territorio comunale – scala 1:10000”, e inoltre negli elaborati “PR02a - Tavola delle previsioni di Piano – Settore Nord del territorio comunale - scala 1:2000” e “PR02b – Tavola delle previsioni di Piano – Settore Sud del territorio comunale - scala 1:2000 con apposito retino puntinato.

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Inoltre nell’elaborato “PRcascine – Schede dei nuclei cascinali e degli interventi – scala 1:2000”, all’interno delle Aree destinate all’agricoltura, sono individuate le seguenti tipologie di edifici: a. gli edifici o elementi di alto valore architettonico, tipologico, storico o ambientale, da conservare e valorizzare; b. gli edifici o elementi caratterizzanti il complesso storico e la sua struttura, che costituiscono parti tipologiche di rilievo da mantenere; c. gli edifici o elementi di recente costruzione o ricostruzione; d. gli edifici o elementi di scarso o nullo valore; e inoltre sono anche individuati: e. gli edifici dismessi dall’attività agricola, contrassegnati con il simbolo di asterisco (*). 2. Destinazioni d’uso Nelle Aree destinate all’agricoltura sono vietate le destinazioni d’uso, come definite nell’ARTICOLO 32, non incluse nel seguente elenco, fermo restando quanto di seguito specificato: a. destinazioni d’uso principali: tutte le destinazioni d’uso agricole di tipo “Ea”, “Eb” ed “Ec”; b. destinazioni d’uso compatibili: le destinazioni d’uso produttive di tipo “Pc”. Nelle Aree destinate all’agricoltura, per gli edifici dismessi dall’attività agricola, di cui al precedente comma 1, lettera “e”, è ammessa la modifica delle destinazioni d’uso degli edifici esistenti, con cambio dalle destinazioni d’uso agricole a quelle comprese nel seguente elenco, fermo restando quanto disposto nell’ARTICOLO 34: le destinazioni d’uso residenziali di tipo “Ra”; destinazioni d’uso commerciali di tipo “Ca”; tutte le destinazioni d’uso terziarie tranne quelle di tipo “Tf”; le destinazioni d’uso ricettive di tipo “Aa”; tutte le destinazioni d’uso per servizi tranne quelle di tipo “Fi”. Nelle Aree destinate all’agricoltura è sempre ammessa la riqualificazione e sviluppo della viabilità e della sosta, ai sensi dell’ARTICOLO 29, comma 1. 3. Modalità di intervento Fermo restando quanto prescritto nell’articolo 59 e seguenti della LR n.12/2005 e s.m.i., gli interventi nelle Aree destinate all’agricoltura, si attuano tramite intervento diretto, con permesso di costruire o denuncia di inizio attività, secondo quanto previsto nell’ARTICOLO 31, commi 3 e 4, fermo restando che nei casi di interventi edilizi e urbanistici sull’esistente che prevedano spostamenti o ampliamenti della volumetria e nei casi di interventi edilizi di nuova costruzione, gli stessi tramite intervento diretto, con permesso di costruire, secondo quanto previsto nell’ARTICOLO 31, comma 3. Nelle Aree destinate all’agricoltura, per tutti gli edifici sono sempre ammessi gli interventi di manutenzione ordinaria e manutenzione straordinaria, nel rispetto dei successivi commi e soprattutto delle prescrizioni particolari del comma 7. Nei casi

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di interventi edilizi e urbanistici sull’esistente sono obbligatori: a. per edifici o elementi di alto valore architettonico, tipologico, storico o ambientale, di cui al precedente comma 1, lettera “a”, gli interventi di risanamento conservativo, come specificati nell’ARTICOLO 23, comma 4; b. per gli edifici o elementi caratterizzanti il complesso storico e la sua struttura, di cui al precedente comma 1, lettera “b”, gli interventi di ristrutturazione edilizia, come specificati nell’ARTICOLO 23, comma 5, con l’obbligo di mantenimento della tipologia esistente; c. per gli altri edifici, di cui al precedente comma 1, lettera “c” e “d”, gli interventi di ristrutturazione edilizia, come specificati nell’ARTICOLO 23, comma 5, senza l’obbligo di mantenimento della tipologia esistente. Gli eventuali interventi edilizi di nuova costruzione con destinazioni d’uso agricole di tipo “Ea”, sono ammessi nelle Aree destinate all’agricoltura solo se le esigenze abitative non possano essere soddisfatte attraverso interventi sul patrimonio edilizio esistente. 4. Indici territoriali Fermo restando quanto specificato nel precedente comma 3, nelle Aree destinate all’agricoltura devono essere rispettati i seguenti indici territoriali: a. indice di fabbricabilità massimo nel caso di destinazioni d’uso agricole di tipo “Ea”, calcolato nel seguente modo: IF = 0,06 mc/mq su terreni a coltura orto-floro-vivaistica specializzata; IF = 0,01 mc/mq, con un massimo di 500 mc (cinquecento metri cubi) di volume per azienda, su terreni a bosco, a coltivazione industriale del legno, a pascolo o a prato-pascolo permanente; IF = 0,03 mc/mq sugli altri terreni agricoli; b. rapporto di copertura massimo nel caso di destinazioni d’uso agricole di tipo “Eb” o “Ec” e di destinazioni d’uso produttive di tipo “Pc”, calcolato nel seguente modo: RC = 10 % dell'intera superficie aziendale; RC = 20 % dell'intera superficie aziendale per le aziende orto-floro-vivaistiche; RC = 40 % dell'intera superficie aziendale per le serre della predetta superficie. Ai fini del computo e della verifica degli indici territoriali di cui sopra, è ammessa l'utilizzazione di tutte le Aree destinate all’agricoltura, anche non contigue, nonché delle Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche e anche delle Aree non soggette a trasformazione urbanistica, componenti l'azienda, comprese le aree agricole esistenti su terreni di comuni contermini, fermo restando che su tutte le aree computate ai fini edificatori è istituito un vincolo di non edificazione debitamente trascritto presso i registri immobiliari. 5. Altri parametri Fermo restando quanto specificato nel precedente comma 3, nelle Aree destinate

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all’agricoltura devono essere rispettati i seguenti altri parametri: a. distanze degli edifici: come prescritto nell’ARTICOLO 9, fermo restando quanto specificato nelle successive prescrizioni particolari; b. altezza dell’edificio massima: H = H esistente oppure 8,50 m per per ogni edificio residenziale, 10,00 m per ogni edificio produttivo, 18,00 m nel caso di serbatoi, silos allo stretto servizio delle attività agricole; c. parcheggi privati: come prescritto nell’ARTICOLO 29, comma 5; d. piantumazione: come prescritto nell’ARTICOLO 30, comma 3. 6. Prescrizioni generali Fermo restando quanto specificato nel precedente comma 3, nelle Aree destinate all’agricoltura è fatto obbligo il rispetto delle seguenti prescrizioni generali: a. per le destinazioni d’uso produttive di tipo “Pc” le stesse non possono realizzarsi a distanza inferiore a 200 m (duecento metri) dal perimetro del centro edificato; inoltre la distanza tra edifici, come definita nell’ARTICOLO 9, comma 2, tra fabbricati di allevamento e fabbricati con destinazioni d’uso residenziali, non può essere inferiore a 100,00 m (cento metri) nei casi di allevamenti di bovini, equini e canini, e 200,00 m (duecento metri) nei casi di allevamenti suinicoli, avicoli e cunicoli; le stesse distanze devono tenersi nei casi di interventi edilizi e urbanistici sull’esistente che prevedano spostamenti o ampliamenti della volumetria e nei casi di interventi edilizi di nuova costruzione con destinazioni d’uso residenziali; b. per i reflui zootecnici, nonché concimi azotati e ammendamenti organici, oltre a quanto disposto dalla legislazione vigente in materia, è fatto divieto il loro accumulo temporaneo a distanza inferiore di 30,00 m (trenta metri) dalle sponde dei corsi d’acqua superficiali, come individuati negli allegati, di cui all’ARTICOLO 2, ed è anche vietato il loro utilizzo agronomico in una fascia con ampiezza di almeno 10,00 m (dieci metri) dalle sponde degli stessi corsi d’acqua superficiali e di 30,00 m (trenta metri dalle zone umide e dai fontanili); in tali fasce, dove tecnicamente possibile, è obbligatoria una copertura vegetale permanente, anche spontanea, ovvero la piantumazione di alberi e arbusti al fine di costituire siepi e superfici boscate. c. per le piantagioni di pioppi e in genere per le attività di arboricoltura la distanza degli alberi dal confine, come definita nell’ARTICOLO 10, comma 1, non può essere inferiore a 10,00 m (dieci metri); d. per la coltivazione del riso le stesse devono essere matenute a 150,00 m (centocinquanta metri) dal centro edificato, come definito nell’ARTICOLO 13, comma 1, e a distanza non inferiore a 10,00 m (dieci metri) dai fabbricati con destinazioni d’uso residenziali o con destinazioni d’uso agricole di tipo “Ea”, come specificato dal “Regolamento speciale per la coltivazione del riso nella Provincia di Pavia”, approvato dal Consiglio Provinciale il 22 gennaio 1999; e. gli interventi devono rispettare la Rete Ecologica Regionale (RER), la Rete Ecologica Provinciale (REP) e la Rete Ecologica Comunale (REC), individuate nell’elaborato intitolato “DP09c – Tavola delle previsioni di Piano e rete

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ecologica comunale di previsione – scala 1:10000”, e con le prescrizioni del PTCP vigente. 7. Prescrizioni particolari Fermo restando quanto specificato nel precedente comma 3, nelle Aree destinate all’agricoltura si devono rispettare le seguenti prescrizioni particolari: a. ai fini dell’Impatto paesaggistico, secondo quanto previsto nell’ARTICOLO 27, comma 2, lettera “b”, tutti gli interventi edilizi e urbanistici sull’esistente e gli interventi edilizi di nuova costruzione devono rispettare le modalità compositive, i materiali, i colori, verificati nei fabbricati del contesto rurale, anche in base a quanto precisato nel Regolamento Edilizio comunale.

ARTICOLO 45 AREE DI VALORE PAESAGGISTICOPAESAGGISTICO----AMBIENTALEAMBIENTALE ED ECOLOGICHE 1. Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche Le Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche comprendono le parti del territorio comunale sottoposte a salvaguardia del paesaggio e dell’ambiente rurale, con orientamento verso una progressiva rinaturalizzazione, anche in funzione a tutela e valorizzazione del centro abitato e del territorio di Ferrera Erbognone. Le Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche sono individuate nell’elaborato “PR01 – Tavola delle previsioni di Piano – Aree del territorio comunale – scala 1:10000”, e inoltre negli elaborati “PR02a - Tavola delle previsioni di Piano – Settore Nord del territorio comunale - scala 1:2000” e “PR02b – Tavola delle previsioni di Piano – Settore Sud del territorio comunale - scala 1:2000 con apposito retino differenziato e sono suddivise in: a. Aree di valore paesaggistico-ambientale di interesse naturalistico b. Aree di valore paesaggistico-ambientale di interesse geomorfologico c. Aree di valore paesaggistico-ambientale con aree boschive d. Aree di valore paesaggistico-ambientale di valorizzazione e. Aree di valore paesaggistico-ambientale del paesaggio agrario tradizionale Nel loro insieme le Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche costituiscono la Rete Ecologica Comunale (REC) esistente, da salvaguardare e sviluppare, in rapporto alla Rete Ecologica Provinciale (REP) e alla Rete Ecologica Regionale (RER). 2. Destinazioni d’uso Nelle Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche sono vietate le destinazioni d’uso diverse da quelle eventualmente già insediate, dalle Aree per attrezzature per lo sport e il tempo libero e dalle Aree pubbliche a verde urbano, di cui all’ARTICOLO 38, commi 12 e 13. Nelle Aree dididi valore paesaggisticopaesaggistico----ambientaleambientale ededed ecologiche è sempre ammessa la cessione di aree per servizi e la realizzazione di aree per il verde, il tempo libero e lo sport cchhee non comportino l’edificazione di volumi o superfici coperte.

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Nelle Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche è sempre ammessa la riqualificazione e sviluppo della viabilità e della sosta, ai sensi dell’ARTICOLO 29, comma 1. A tal fine sono ammesse strade di sorveglianzasorveglianza e lilimitatemitate aree a parcheggio integrate con il verdeverde. Nelle Aree dididi valore paesaggisticopaesaggistico----ambientaleambientale ededed ecologiche è inoltre sempre ammessa la recizione di tali aree con pali e rete o con altra tipologia compatibile con il contesto paesaggistico limitrofo, ppreviorevio parere favorevole della Commissione per il Paesaggio 3. Modalità di intervento Nelle Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche è vietata qualsiasi trasformazione territoriale e in particolare tutti gli interventi edilizi di nuova costruzione, fino a eventuali modifiche del presente Piano di Governo del Territorio. 4. Indici territoriali Nelle Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche sono applicati gli indici territoriali precisati nel precedente ARTICOLO 44, fermo restando che la capacità edificatoria derivante dagli stessi si può trasferire solo ed esclusivamente nelle Aree destinate all’agricoltura. Per gli edificedificiiii esistenti sono ammessi gli inteventi di manutenziomanutenzionene ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia con mantenimento delle volumetrie esistenti e la possibilità di ampliarea mpliare le stesse fino a un massimo del 20%. 5. Prescrizioni generali Fermo restando quanto specificato nel precedente comma 3, nelle Aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche si devono rispettare le seguenti prescrizioni generali: a. è vietata qualsiasi trasformazione territoriale che produca alterazioni morfologiche delle aree, che ne pregiudichino la conservazione, ivi comprese le bonifiche agricole. b. per i reflui zootecnici, nonché concimi azotati e ammendamenti organici, oltre a quanto disposto dalla legislazione vigente in materia, è fatto divieto il loro accumulo temporaneo a distanza inferiore di 30,00 m (trenta metri) dalle sponde dei corsi d’acqua superficiali, come individuati negli allegati, di cui all’ARTICOLO 2, ed è anche vietato il loro utilizzo agronomico in una fascia con ampiezza di almeno 10,00 m (dieci metri) dalle sponde degli stessi corsi d’acqua superficiali e di 30,00 m (trenta metri dalle zone umide e dai fontanili); in tali fasce, dove tecnicamente possibile, è obbligatoria una copertura vegetale permanente, anche spontanea, ovvero la piantumazione di alberi e arbusti al fine di costituire siepi e superfici boscate. c. per le piantagioni di pioppi e in genere per le attività di arboricoltura la distanza degli alberi dal confine, come definia nell’ARTICOLO 10, comma 1, non può essere inferiore a 10,00 m (dieci metri); d. per la coltivazione del riso le stesse devono essere matenute a 150,00 m (centocinquanta metri) dal centro edificato, come definito nell’ARTICOLO 13, comma 1, e a distanza non inferiore a 10,00 m (dieci metri) dai fabbricati con

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destinazioni d’uso residenziali o con destinazioni d’uso agricole di tipo “Ea”, come specificato dal “Regolamento speciale per la coltivazione del riso nella Provincia di Pavia”, approvato dal Consiglio Provinciale il 22 gennaio 1999; e. gli interventi devono rispettare la Rete Ecologica Regionale (RER), la Rete Ecologica Provinciale (REP) e la Rete Ecologica Comunale (REC), individuate nell’elaborato intitolato “DP09c – Tavola delle previsioni di Piano e rete ecologica comunale di previsione – scala 1:10000”, e con le prescrizioni del PTCP vigente

ARTICOLO 46 AREAREEE NON SOGGETTE A TRASFORMAZIONE URBANISTICA 1. Aree non soggette a trasformazione urbanistica Le Aree non soggette a trasformazione urbanistica comprendono le parti del territorio comunale già individuate e perimetrate dal vigente Piano Cave della Provincia di Pavia. Le Aree non soggette a trasformazione urbanistica sono individuate nell’elaborato “PR01 – Tavola delle previsioni di Piano – Aree del territorio comunale – scala 1:10000”, e inoltre negli elaborati “PR02a - Tavola delle previsioni di Piano – Settore Nord del territorio comunale - scala 1:2000” e “PR02b – Tavola delle previsioni di Piano – Settore Sud del territorio comunale - scala 1:2000 con apposito retino. 2. Destinazioni d’uso Nelle Aree non soggette a trasformazione urbanistica sono vietate le destinazioni d’uso, come definite nell’ARTICOLO 32, diverse da quelle eventualmente già insediate. Nelle Aree non soggette a trasformazione urbanistica è sempre ammessa la riqualificazione e sviluppo della viabilità e della sosta, ai sensi dell’ARTICOLO 29, comma 1. 3. Modalità di intervento Nelle Aree non soggette a trasformazione urbanistica è vietata qualsiasi trasformazione territoriale e in particolare tutti gli interventi edilizi di nuova costruzione.

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S.1.3 VINCOLI AMBIENTALI E TERRITORIALI

Vincoli L’area in esame non è compresa in zone sottoposte a vincolo idrogeologico (R.D. n. 3267/1939), militare, né risulta inclusa in aree protette, SIC o ZPS (circa 900 m ad O è presente la Garzaia di Gallia, SIC IT2080012); ricade invece in minima parte in una “zona di interesse archeologico da tutelare ai sensi dell’art. 142, comma 1, lettera M del D.Lgs. n. 42/04” (come individuata dal PGT di Ferrera Erbognone), che tuttavia non sarà interessata dai lavori di scavo. Allo stesso modo il settore sudoccidentale dell’area rientra all’interno della fascia dei 150 m dal Torrente Agogna, che non sarà interessata dall’escavazione; pertanto l’area non risulta soggetta al Vincolo ambientale paesaggistico ex D.Lgs. n. 42/04. L’area rientra in minima parte, nel settore SE, nella fascia C del P.A.I. (Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico) del T. Agogna; tuttavia, anche in questo caso, tale settore non sarà interessato dagli scavi. L’area di intervento non interferisce infine con le aree di salvaguardia di pozzi idropotabili, definite ai sensi del D.lgs. 152/06. All’ allegato 5 – Carta dei vincoli sono riportati i vincoli ricadenti sull’area alla scala 1:10.000.

Infrastrutture Nell’immediato intorno dell’area di scavo sono presenti le seguenti infrastrutture:  la S.P. n. 28 Sannazzaro che corre in direzione SO÷NE delimitando il margine nordoccidentale dell’area;  la Roggia Cavallero (detta anche Roggia Cascinassa), che scorre in direzione NO÷SE, delimitando il margine sudoccidentale dell’area;  la Cascina Rivolta, posta circa a metà del margine sudorientale dell’area, a ridosso di questo;  la Cascina Gallona, posta a SE dell’area, a circa 100 m dal limite di disponibilità;  la strada interpoderale che collega la S.P. n. 28 alla C.na Rivolta, attraversando l’area nel settore nordorientale;  le linee elettriche M.T. che corrono all’interno dell’area in direzione OSO÷ENE e N÷S, a raggiungere la C.na Rivolta,  la Raffineria di Sannazzaro, la cui recinzione perimetrale è posta ad oltre 400 m a NE dello spigolo nordorientale dell’area;

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 l’ATE g20, area estrattiva inserita nel Piano Cave provinciale, posta a NO dell’area di intervento, oltre la S.P. n. 28;  l’ATE g21, area estrattiva inserita nel Piano Cave provinciale, posta a SO dell’area di intervento, a circa 50 m dal margine sudoccidentale, e che si raccorderà morfologicamente con l’area di intervento;  la strada interpoderale che consente l’accesso all’ATE g21 dalla S.P. n.28;  il Torrente Agogna che scorre con andamento meandriforme da NNO verso SSE, a circa 100 m ad O dello spigolo occidentale dell’area. Il presente progetto garantirà il mantenimento delle seguenti distanze minime: • distanza minima di 20 m: o dalle recinzioni della raffineria; o dagli edifici della C.na Rivolta; • distanza minima di 10 m: o dalla S.P. n. 28; o dalla Roggia Cavallero; o dalla strada interpoderale della C.na Rivolta; o dai sostegni delle linee elettriche; Dai terreni confinanti di proprietà di terzi sarà infine mantenuta una distanza minima pari alla massima profondità di scavo (distanza solonica ) ai sensi dall’art. 891 del Codice Civile, fatta eccezione per la porzione sudoccidentale prossima all’ATE g21, dove gli scavi si manterranno in aderenza al limite in disponibilità, per consentire il successivo abbattimento del setto e la continuità morfologica tra i due interventi estrattivi. L’intervento estrattivo infine non interesserà la zona di interesse archeologico precedentemente descritta. Le infrastrutture descritte sono evidenziati alla Tav. A.2.1.

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Tav. A.2.1 Carta delle Infrastrutture Scala 1:10.000

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S.1.4 FINALITÀ E MOTIVAZIONI STRATEGICHE DELL ’OPERA L’attività estrattiva è finalizzata alla realizzazione del collegamento autostradale BroniMortara e rientra, pertanto, nell’ambito delle cave di prestito. Il potenziamento infrastrutturale riveste una rilevanza strategica prioritaria per lo sviluppo socioeconomicoambientale e territoriale della Lombardia e rientra tra gli obiettivi del Programma Regionale di Sviluppo della VIII legislatura, approvato con deliberazione del Consiglio regionale 26 ottobre 2005, n. VIII/25. I materiali inerti estratti da detta cava sono interamente ed esclusivamente destinati alla realizzazione di parte dell’opera pubblica. L’individuazione del sito interessato dal presente intervento, le modalità di coltivazione e recupero, le volumetrie estraibili, la durata dell’intervento, la viabilità da utilizzarsi e l’impatto del traffico veicolare, il quadro dei vincoli pubblicistici e della strumentazione urbanistica locale sono stati preliminarmente definiti e verificati all’interno di un apposito Piano di reperimento dei materiali litoidi (Piano Cave), predisposto nel contesto della progettazione definitiva dell’opera autostradale. Nel predetto Piano Cave sono stati preliminarmente individuati e definiti i fabbisogni complessivi di materiali litoidi occorrenti per la realizzazione dell’opera e le loro caratteristiche. Detti fabbisogni discendono dall’avvenuto completamento della progettazione definitiva dell’opera principale, delle opere connesse e delle esigenze legate alla cantierizzazione.

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S.1.5 VALUTAZIONE TECNICO - ECONOMICA L’intervento che verrà effettuato risulta atipico, in quanto il materiale estratto non verrà commercializzato pur avendone i requisiti necessari. Si tratta infatti di una cava di prestito finalizzata al reperimento di materiale per la realizzazione di un’opera pubblica rappresentata dal collegamento autostradale BroniMortara. Il materiale estratto sarà dunque destinato interamente alla realizzazione del rilevato autostradale della S.A.Bro.M. e pertanto verrà trasportato ai siti di conferimento dislocati lungo il tracciato autostradale.

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S.2 QUADRO PROGETTUALE

S.2.1 ANALISI DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE Nel contesto dello Studio di impatto ambientale è prevista e richiesta la descrizione delle principali alternative tecnologiche e localizzative considerate, inclusa l’ipotesi di non realizzazione del progetto e la giustificazione della scelta compiuta (vedi la legge regionale 2 febbraio 2010, n. 5, Norme in materia di valutazione di impatto ambientale , che disciplina le procedure di valutazione di impatto ambientale). L’individuazione del sito interessato dal presente intervento, le modalità di coltivazione e recupero, le volumetrie estraibili, la durata dell’intervento, la viabilità da utilizzarsi e l’impatto del traffico veicolare, il quadro dei vincoli pubblicistici e della strumentazione urbanistica locale sono stati definiti e verificati all’interno di un apposito Piano di reperimento dei materiali litoidi (Piano Cave), predisposto nel contesto della progettazione definitiva dell’opera autostradale. Nel predetto Piano Cave sono stati preliminarmente individuati e definiti i fabbisogni complessivi di materiali litoidi occorrenti per la realizzazione dell’opera e le loro caratteristiche. Detti fabbisogni discendono dall’avvenuto completamento della progettazione definitiva dell’opera principale, delle opere connesse e delle esigenze legate alla cantierizzazione. Prima di procedere alla stesura del Piano Cave, inoltre, la società concessionaria ha esperito iniziative finalizzate a verificare la disponibilità di reperimento sul mercato locale di tutto o parte dei materiali litoidi occorrenti, rivolgendo richieste scritte in merito ai titolari di attività di cava in esercizio nelle aree prossime al futuro tracciato autostradale. La constatazione che il vigente piano cave della provincia di Pavia è calibrato per soddisfare unicamente le esigenze e le richieste del mercato “ordinario” dei materiali inerti, la limitata disponibilità riscontrata, l’aleatorietà e frammentazione della stessa, unita all’incertezza sui tempi e sui volumi di approvvigionamento/giorno necessari – a fronte di tempi prefissati per il completamento dell’opera – hanno determinato la scelta di garantirsi autonomi siti e modalità di reperimento dei materiali, attraverso la predisposizione del richiamato Piano Cave e di specifiche progettazioni in relazione ai singoli siti di reperimento individuati. Il Piano cave, allegato alla progettazione definitiva dell’opera, ha inteso pertanto affrontare in modo unitario l’intera problematica del reperimento dei materiali inerti, garantendo omogeneità e correttezza nell’individuazione e nell’applicazione di specifici criteri di salvaguardia, tutela ambientale e uso delle risorse estrattive del territorio interessato. Il Piano può costituire, a tutti gli effetti, uno strumento di programmazione delle attività finalizzate al reperimento dei materiali occorrenti per la realizzazione dell’opera e può rappresentare il quadro di riferimento per le successive decisioni in ordine all’autorizzazione all’apertura delle singole cave di prestito. In forza di questa “funzione strategica”, esso pertanto si configura come lo strumento di gestione/controllo di un’importante trasformazione territoriale avente, come finalizzazione ultima, la realizzazione dell’opera pubblica, ma potenzialmente in grado di incidere sui

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale sistemi ambientali coinvolti con le attività di coltivazione dei materiali di cava e l’approvvigionamento dei materiali inerti. Il richiamato Piano Cave ha inteso inoltre definire un quadro di garanzie ambientali adeguato allo stadio di pianificazione (proprio del medesimo Piano), in funzione delle possibili scelte di siti alternativi o concorrenti. Il Piano oltre alla definizione dei fabbisogni e delle caratteristiche e tipologie dei materiali ha trattato ed esaminato i seguenti aspetti: • riferimenti normativi in materia di coltivazione di cava, di valutazione di impatto ambientale, di valutazione di incidenza, di istituzione e pianificazione delle aree protette; • definizione di un’area di analisi , al fine di circoscrivere la ricerca e l’individuazione delle potenziali aree estrattive: si tratta di un’area parallela al tracciato dell’opera, di dieci chilometri per lato, ulteriormente delimitata a Sud dal corso del fiume Po e dall'autostrada A1 e sul lato Nordest dal corso del fiume Ticino. Sono stati inoltre stralciate piccole porzioni di territorio (ad Ovest) ricadenti amministrativamente all'interno della Regione Piemonte. Relativamente a questa area, sono state elaborate specifiche tavole riportanti i diversi vincoli pubblicistici: parchi regionali, aree protette, siti d’importanza comunitaria, zone di protezione speciale, fasce fluviali, zone di interesse archeologico, aree e immobili vincolati ai sensi delle leggi n. 1497/39, n. 1089/39 e n. 431/85 (di cui al decreto legislativo n. 42/2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio ), vincolo idrogeologico, altri vincoli e normative d’uso del territorio derivanti dalla pianificazione regionale e provinciale; • analisi della geolitologia , dell’ uso del suolo in atto , della capacità d’uso dei suoli , della vegetazione naturale potenziale e del paesaggio relativamente all’intera area di analisi, in precedenza definita; • esame delle norme, delle prescrizioni e degli indirizzi contenuti nella pianificazione regionale e provinciale e/o derivanti dalla pianificazione delle aree protette istituite, laddove presenti; • esame della programmazione di settore , in relazione in particolare al Piano Cave delle province di Pavia; • illustrazione della ricerca di disponibilità condotta in merito ai materiali disponibili negli ATE a contorno dell’asse autostradale e della disponibilità di materiali riciclati. E’ stato successivamente predisposto un Quadro sinottico del complesso dei vincoli e delle complementari idoneità del territorio in scala 1:50.000 (All.. 1 0902 GN_CAV_0000_CR_009_B), derivante dall’intersezione fra le caratteristiche geogiacimentogiche e le caratteristiche territoriali ed ambientali del territorio indagato. Si è così giunti a qualificare l’area di analisi, rispetto alla sua “idoneità” alla sfruttamento della risorsa estrattiva. In particolare, sono state individuate e cartografate, le seguenti tre categorie di idoneità:

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• situazione di non idoneità : aree nelle quali, per le condizioni accertate e normate, di particolare sensibilità, è da escludersi la possibilità di autorizzare attività estrattive o aree nelle quali, per le diverse incompatibili destinazioni d’uso in atto e/o previste, è esclusa la possibilità di autorizzare attività estrattive; • situazione di idoneità condizionata : aree in cui l’attività estrattiva è considerata compatibile con le caratteristiche del sito, ma nel rispetto delle condizioni specifiche fissate da strumenti o soggetti che definiscono particolari vincoli (PAI, Piani paesistici, Piani territoriali, D. lgs. n. 42/2004, ecc.); • situazione di idoneità potenziale : aree in cui l’attività estrattiva è consentita e resa possibile senza condizioni di carattere generale (o con indirizzi e direttive di tutela e salvaguardia che possono considerarsi “attenuate” rispetto a quelle previste per le situazioni descritte ai punti precedenti) subordinatamente alla valutazione tecnica del progetto, effettuata secondo le procedure di legge. Si riportano, di seguito, i paragrafi – tratti dal citato Piano Cave – relativi ad opzioni, indirizzi e criteri seguiti nella localizzazione dei siti potenziali di approvvigionamento.

Elementi ed indirizzi di fondo, relativamente alle problematiche del reperimento dei materiali inerti Nella predisposizione del Piano Cave e nelle successiva preliminare individuazione di alcuni siti potenziali di reperimento e, successivamente, nella definizione dei siti di approvvigionamento proposti e nelle modalità di coltivazione e recupero, si è prioritariamente tenuto conto dei seguenti elementi ed indirizzi: • previsione di un mix di modalità diverse per il soddisfacimento dei fabbisogni richesti, al fine di diversificare le fonti di approvvigionamento e contenere gli impatti derivanti dall'apertura di nuovi siti estrattivi; • notevole attenzione posta al riutilizzo dei materiali di scavo (terre e rocce da scavo) derivanti dalla realizzazione dell'opera autostradale; • individuazione di cave apposite per quanto riguarda l’approvvigionamento dei materiali inerti, una volta verificata l’impossibilità di reperire questi materiali sul mercato ordinario, nei volumi, nei tempi e nelle modalità richiesti dall’opera; • contestuali e successivi recuperi e ripristini ambientali, tenendo conto delle indicazioni della normativa, della pianificazione e della programmazione di settore regionale e provinciale; • attenzione ed importanza, anche sotto il profilo culturale e progettuale, attribuita agli aspetti naturalistici e paesaggistici del contesto complessivamente interessato dalle opere.

La scelta del tracciato, la sua lunghezza e le sue caratteristiche tecniche non costituiscono oggetto del presente Piano. Le volumetrie occorrenti per la

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale realizzazione delle opere e le specifiche caratteristiche dei materiali occorrenti per la sua realizzazione costituiscono un input del Piano stesso, difficilmente modificabile.

Il quadro dei criteri che hanno informato le scelte del Piano Tenuto conto degli elementi, indirizzi, scenari e considerazioni delineati sopra e nei capitoli precedenti, la metodologia seguita e i criteri adottati per costruire il Piano e, nel contempo, per giungere alla concreta individuazione delle aree di potenziale interesse estrattivo, sono stati i seguenti: • definizione e caratterizzazione di un’area di analisi (si veda cap. 4) in adiacenza al tracciato autostradale (fascia di dieci chilometri per lato), quale area privilegiata per l’individuazione delle aree di potenziale interesse, al fine di limitare l’impatto sui trasporti del materiale, in considerazione della densità abitativa e di traffico veicolare dell’area interessata e della sezione stradale di gran parte della viabilità presente e per permettere il reperimento del materiale stesso con costi sostenibili dal Piano economico finanziario; • esame delle indicazioni derivanti dalla Carta geologica-geomorfologica , dalla Carta litologica e dalla Carta idrogeologica . Le carte mettono in evidenza le diverse caratteristiche, sotto il profilo geologico e geotecnico, dei terreni oggetto di analisi; • definizione di un Quadro sinottico del complesso dei vincoli e delle complementari idoneità del territorio in relazione all’individuazione di potenziali siti estrattivi e predisposizione, di conseguenza, di una Carta delle potenzialità . Dalla sovrapposizione e correlazione dei documenti di pianificazione e programmazione regionale, provinciale e locale scaturisce un quadro dei vincoli, delle limitazioni, delle vocazioni territoriali, delle scelte e delle opzioni delle comunità locali. Relativamente alle problematiche di carattere ambientale, necessariamente presenti e rilevanti nella materia del Piano cave, la Carta permette di fare emergere un quadro territoriale in cui sono presenti diversi livelli di “idoneità” e “compatibilità” dell’intervento estrattivo.

All’interno del Piano Cave si è sottolineato come la quasi totalità delle aree sia classificabile quale “ potenzialmente idonea ”, a seguito della presenza (e spesso del sovrapporsi) di vincoli di natura naturalisticoambientale e di norme e/o prescrizioni contenute nella strumentazione di Piano relativa ad aree protette o derivanti dalla pianificazione regionale o provinciale o da direttive comunitarie. Il presente Piano ha considerato come aree “potenzialmente idonee” anche aree individuate quali Zone di protezione speciale (ZPS Risaie della Lomellina), nettamente, però, circoscrivendo questa possibilità e subordinandola ad un esito favorevole della procedura di Valutazione d'incidenza. Il Piano considera invece aree non suscettibili di localizzazione di attività estrattive le aree classificate quali Riserva naturale, geosito, SIC o parco naturale o comunque identificate dalla normativa e dalla cartografica di piano

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale quali aree di particolare valore e interesse naturalistico, ambientale o paesaggistico. In merito a possibili localizzazioni alternative, il Piano ha valutato che l'individuazione di tutti i siti estrattivi al di fuori di aree tutelate (o con presenza di vincoli di carattere naturalisticoambientale, paesaggistico o idraulico) comporterebbe ricercare questi siti a notevole distanza dal previsto tracciato e dai cantieri dell’opera, anche al di fuori dei confini regionali. E' stato contenuto (nel numero di tre siti), il ricorso a siti estrattivi ubicati al fuori della richiamata area di analisi. Si tratta in due casi di siti adiacenti ad ATE in attualità di coltivazione e previsti dal Piano Cave provinciale vigente e di un ulteriore sito, che offre la possibilità di reperimento di materiali inerti di qualità, non facilmente reperibili all'interno dell'area di analisi. I punti che seguono richiamano, inoltre, alcune ulteriori esigenze: • esigenza di dislocare i siti estrattivi lungo il tracciato, in relazione alle esigenze di approvvigionamento delle singole tratte, al fine – anche in questo caso – di ridurre l’impatto sulla viabilità e sui costi di realizzazione dell’opera e, contestualmente, al fine di non concentrare i diversi impatti legati all’approvvigionamento dei materiali inerti in un’area ristretta; • scelta dei siti in funzione della distanza dalle aree di cantiere. Una scelta di questo genere permette di contenere gli impatti (non solamente quelli relativi al trasporto dei materiali, ma anche quelli di carattere ambientale, in senso più generale) e, nello stesso tempo, di ridurre i costi; • contenimento nel numero dei siti di cui è prevista l'attivazione, attribuendo nel contempo un ruolo marginale alle cosiddette "bonifiche agrarie", in quanto per il reperimento dei volumi occorrenti sarebbe stato necessario "mettere in gioco" e contemporaneamente superfici troppo estese; • privilegiare, nei limiti del possibile, la localizzazione dei potenziali siti estrattivi quali cave di prestito in adiacenza alle areeATE esistenti, al fine di limitare l'apertura di nuovi "scenari" estrattivi sul territorio e sul paesaggio ed al fine di massimizzare gli aspetti legati alla logistica (impiantistica, viabilità di accesso alle aree estrattive, ecc.); • dimensionamento della proprietà fondiaria, al fine di ridurre il numero dei siti complessivamente da attivarsi ad un numero ragionevole e sostenibile, sotto il profilo ambientale e paesaggistico, sotto il profilo dell’ottimizzazione delle attività di cantiere e logistiche, sotto il profilo amministrativo.

Alcune considerazioni conclusive Una corretta progettazione ed esecuzione degli interventi estrattivi le cautele ed accortezze poste nella definizione del progetto, nelle attività di scavo e nel recupero e riqualificazione dell’area, durante ed a fine coltivazione – possono notevolmente contribuire a minimizzare gli impatti derivanti dalla attivazione e dalla coltivazione delle aree estrattive previste dal presente Piano. Sono, pertanto, la sede progettuale e la procedura di VIA (che esaminerà i singoli progetti) ad offrire una corretta garanzia della compatibilità dell’intervento.

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I siti potenziali così individuati sono stati complessivamente in numero di 21 (si veda il cap. 13 del Piano Cave). Per ogni singolo sito è stata redatta una Scheda tecnico-descrittiva , contenente gli elementi ritenuti essenziali per l’individuazione dell’area, per illustrare la sua accessibilità, per descriverne gli aspetti ambientali, paesaggistici e giacimentologici, per individuarne la superficie e le volumetrie estraibili, per definire le ottimali modalità di coltivazione e di contestuale/successivo recupero ambientale e naturalistico ed un’eventuale successiva diversa destinazione d’uso. Il Piano ha inoltre un apposito capitolo dedicato alla illustrazione dei possibili modelli di coltivazione e di recupero, in cui sono prese in esame anche potenziali alternative in merito alle modalità di coltivazione, riassetto morfologico e ripristino ambientale delle aree stesse.

Siti potenziali individuati, loro localizzazione, giudizio sintetico sull'idoneità del sito N. Comune/comuni località Idoneità del sito Note 1 C.na Angiolina idoneità condizionata 2 Castelletto di C.na Giovanotta Idoneità presso ATE a84 Branduzzo condizionata 3 San Fedele idoneità ampliamento ATE condizionata g24, in connessione con realizzazione viabilità 4 Cava Manara adiacente a SP 193bis idoneità potenziale 5 Seirano idoneità condizionata 6 Sommo linea FFSS VCMortaraPV idoneità potenziale 7 , C.na Mare idoneità ampliamento ATE condizionata g08 8 Dorno sponda sin. torrente idoneità Terdoppio. condizionata area industriale 9 , C.na Trombone idoneità ampliamento ATE Sannazzaro de' condizionata g22 Burgondi 10 incrocio SP19/Sp29 non idoneo area vincolata (dosso) 11 subdiramatore sin. Canale non idoneo area vincolata Cavour (dosso) 12 Ferrera Erbognone C.na Rivolta idoneità presso ATE g20 e condizionata g21 distanza oltre 10 km 13 Tromello Cavo Brielli idoneità potenziale 14 Mortara C.na Cattanea idoneità potenziale area vincolata (dosso) 15 Mortara C.na Cortelezzi idoneità potenziale 16 Mortara C.na Pinchiarola, idoneità potenziale

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SS211 17 Olevano di Lomellina San Barnaba idoneità potenziale 18 Olevano di Lomellina C.na Nuova, sponda ds. idoneità torrente Agogna condizionata 19 Sant'Angelo di C.na Pittardina idoneità Lomellina condizionata 20 C.na Cesarina idoneità distanza oltre 10 km condizionata 21 C.na Buscagliona idoneità presso ATE g32 condizionata distanza oltre 10 km

All’interno del Piano Cave, attraverso un’indagine di area vasta e la valutazione delle possibili opzioni alternative (sia in merito alla localizzazione dei siti, sia in merito alla specifiche modalità di coltivazione e recupero dei medesimi siti,) sono state pertanto valutate e comparate le potenziali alternative localizzative e le diverse soluzioni praticabili in merito alle modalità di coltivazione, recupero e riuso delle diverse aree. Si è provveduto ad un esame comparato dei documenti di pianificazione e programmazione regionale e provinciale e della strumentazione urbanistica locale, del quadro dei vincoli e delle tutele operanti, degli aspetti geogiacimentologici, idraulici, idrologici, morfologici e paesistico ambientali dell’area vasta e delle potenziali idoneità del territorio, unitamente all’esame delle distanze e delle caratteristiche della viabilità cava/cantieri e dei potenziali impatti nei confronti di recettori sensibili.

La scelta del sito oggetto della presente istanza si è pertanto posta al termine di un complesso percorso di analisi territoriale, in cui è stato vagliato un numero ampio di siti potenziali. Il Piano Cave, in precedenza succintamente riassunto, fornisce – passo dopo passo – il percorso di analisi, comparazione e valutazione seguito. Preso inoltre atto dell’ovvia necessità di comunque definire aree di reperimento – non potendosi più porre, se non astrattamente, l’ipotesi di non realizzazione del progetto – il procedimento da operarsi, così come ampiamente sviluppato nel contesto del Piano Cave, è solamente quello di una comparazione tra possibili opzioni di localizzazione, tra di loro alternative. La Tabella indicata in precedenza espone pertanto, per tutti i 21 siti potenzialmente individuati, una serie di parametri e di elementi di valutazione, permettendo un confronto tra i siti stessi, nel contesto e nel vincolo – inoltre – di specifiche opzioni e modalità progettuali. E’ così pertanto possibile ripercorrere il processo di valutazione e comprendere, in modo semplice ed inequivocabile, la situazione relativa ad ogni sito individuato e proposto dal Piano, l’esistenza o meno di alternative agli stessi e, più in generale, i criteri seguiti dal proponente per attribuire un giudizio di idoneità (o di non idoneità) al territorio e, all’interno di questo, il giudizio di opportunità rispetto al singolo sito.

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S.2.2 DESCRIZIONE DELL’OPERA IN PROGETTO Il presente progetto si configura, dal punto di vista morfologico, come una cava a fossa separata in due bacini distinti (uno nordorientale ed uno sudoccidentale) separati tra loro dalla strada interpoderale che conduce alla C.na Rivolta; tuttavia il settore sudoccidentale verrà in futuro unito morfologicamente all’intervento di arretramento di terrazzo alluvionale del Torrente Agogna attualmente operato dall’intervento estrattivo ATE g21, costituendo in tal modo un unico intervento di arretramento. Il progetto prevede il raggiungimento di una profondità massima di escavazione compresa tra i 7,0 ed i 9,0 m dal piano di campagna medio, mediante l’utilizzo di escavatori idraulici a benna rovescia, con il raggiungimento di una quota di fondo scavo compresa tra i 74,0 m ed i 78,5 m s.l.m. L’area di intervento interessa una superficie totale di 469.520 m 2, dei quali 367.310 m 2 circa saranno quelli direttamente interessati dalle operazioni di escavazione, per un volume totale lordo di circa 2.823.740 m 3 di cui 2.676.820 m3 circa di sabbie e sabbieghiaiose e 146.920 m 3 circa di terreno vegetale. I lavori di escavazione saranno suddivisi in 5 fasi evolutive, ciascuna delle quali inizierà con lo scotico del terreno vegetale per uno spessore medio di 0,40 m mediante l’utilizzo di pala meccanica; i lavori di scavo veri e propri saranno condotti mediante la realizzazione di successive strisciate parallele, allineate grossomodo secondo la direttrice NO÷SE, di circa 5,0 m di ampiezza e 2,5 m di altezza, con un arretramento del fronte di scavo verso NE. Il piano di fondo scavo si attesterà ad almeno 1,0 m al di sopra del livello minimo di soggiacenza della falda freatica, garantendo in tal modo il rispetto di un franco indicato all’art. 30 del Piano Cave Provinciale. La modalità di escavazione adottata consentirà peraltro di poter lavorare contemporaneamente su più fronti di coltivazione in modo da garantire una maggiore produttività giornaliera in funzione delle esigenze di approvvigionamento del cantiere autostradale.

La morfologia finale dell’area in configurazione di massimo scavo è riportata nell’Allegato 9, mentre la configurazione al termine dei lavori di recupero ambientale è illustrata nell’Allegato 15.

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S.2.3 PIANO DI COLTIVAZIONE DEL GIACIMENTO I lavori avranno inizio dal settore sudoccidentale e proseguiranno senza soluzione di continuità verso NE, per una durata complessiva di 5 anni durante i quali saranno avviati contestualmente ed ultimati anche gli interventi di ripristino e recupero ambientale.

Le tre fasi di escavazione procederanno con un fronte di scavo orientato grossomodo NO÷SE in arretramento verso NE, e per ciascuna di esse saranno eseguite le seguenti operazioni: • scotico del terreno vegetale mediante l’impiego della pala cingolata (dozer) per uno spessore medio di 0,40 m ed accantonamento temporaneo in cumuli; • escavazione del giacimento utile per successivi ribassamenti di circa 2,5÷3,0 m ciascuno, sino a raggiungere la massima profondità di scavo prevista, mediante l’utilizzo di escavatori idraulici a benna rovescia; • contestualmente all’escavazione avverrà il carico del materiale su autocarri ed il trasporto al previsto luogo di conferimento del cantiere autostradale. Con il procedere della coltivazione saranno avviati anche i lavori di ripristino e recupero ambientale, non appena saranno realizzate superfici di lavorazione sufficientemente ampie affinché non vi siano intralci tra i mezzi d’opera di escavazione e quelli di recupero.

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S.2.4 ATTREZZATURE E PERSONALE IMPIEGATO Nell’arco della durata del presente progetto, pari a 5 anni, verranno movimentati in totale circa 2.823.740 m 3 di materiale di cui circa 146.920 m 3 circa di terreno vegetale, ed i restanti 2.676.820 m 3 circa di sabbie e sabbieghiaiose. Considerando un’attività operativa media pari a 220 giorni/anno, nel corso dell’attività estrattiva in oggetto saranno movimentati poco più di 2.500 m 3 di materiali al giorno. A seguito di dette stime, per le operazioni di scotico, escavazione, carico e trasporto del materiale estratto, è previsto l’impiego dei seguenti macchinari: • n. 1 pala cingolata (dozer) per lo scotico del terreno vegetale; • n. 3 escavatori idraulici a benna rovescia, adibiti alle operazioni di escavazione e carico del materiale sugli autocarri ed alle operazioni di ritombamento; • autocarri per il trasporto del materiale, il cui numero sarà adeguato alle volumetrie giornaliere richieste dal cantiere stradale ed alla distanza del punto di conferimento dalla cava. Nell’arco della durata del presente progetto è prevista l’ordinaria manutenzione dovuta all’usura dei mezzi d’opera.

Il personale complessivamente impiegato per la conduzione delle operazioni previste sarà composto da 3 unità, esclusi gli autisti degli autocarri. Il numero ed il tipo dei mezzi meccanici, così come il numero degli addetti ai lavori, potranno subire variazioni nel corso dell’attività estrattiva a seconda delle esigenze di approvvigionamento del cantiere autostradale.

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S.2.5 RECUPERO AMBIENTALE Il recupero ambientale, effettuato contestualmente alle operazioni di scavo e che si concluderà entro i 6 mesi successivi alla scadenza dell’autorizzazione, consisterà nel ripristino del precedente uso agrario sulle aree ribassate. La configurazione morfologica che l’area assumerà al termine dell’intervento sarà pertanto caratterizzata dalla presenza di un’area ribassata rispetto ai terreni circostanti. In considerazione di quanto sopra esposto, il progetto di recupero ambientale costituisce il primo e più importante intervento di compensazione degli impatti negativi. Gli interventi che saranno realizzati sono i seguenti: a) Riporto terreno vegetale circa 146.920 m 3, potenza media di circa 0,40 m ; b) Messa a dimora di siepi campestri lungo SP28 La siepe avrà una lunghezza complessiva di circa 1.300 m . Le specie da mettere a dimora saranno le seguenti: esemplari arbustivi: Prunus spinosa prugnolo Cornus sanguinea sanguinello Rosa canina rosa selvatica Corylus avellana nocciolo Viburnum lantana lantana Viburnum opulus pallon di maggio Sambucus nigra sambuco esemplari arborei di IV grandezza (h < 10 m): Malus sylvestris melo selvatico

Saranno messi a dimora 132 esemplari arborei e 484 esemplari arbustivi , equamente suddivisi tra le specie elencate. c) Messa a dimora di un filare arboreo All’interno dell’area oggetto di intervento, lungo la strada di accesso alla Cascina Rivolta, sarà impiantato un doppio filare arboreo di frassini ( Fraxinus excelsior ). Tale filare avrà una lunghezza pari a circa 730 m. Lo schema d’impianto prevede la messa a dimora di alberi distanziati 6 metri uno dall’altro; saranno pertanto impiantati 122 esemplari arborei di frassino maggiore . d) Inerbimento Complessivamente saranno necessari circa 187,7 q di semente su circa 46,9 ha .

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S.2.6 AZIONI DI PROGETTO Si intendono, con il termine “azioni di progetto”, gli elementi di intervento che costituiscono la sorgente di interferenza sull’ambiente circostante e ne sono quindi causa di perturbazione. Le interferenze (impatti) sono state valutate prendendo in considerazione il valore naturalistico delle componenti ambientali interessate e gli effetti che potenzialmente le azioni di progetto potrebbero indurre su queste. Tali azioni sono state individuate come di seguito riportato: • scotico e accantonamento del terreno vegetale;

• operazioni di scavo;

• carico e trasporto dei materiali estratti;

• interventi di recupero ambientale.

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S.2.7 ANALISI INCIDENTALE E QUADRO DELLA SITUAZIONE DI RISCHIO La sicurezza di un sistema può essere definita come la sua capacità di evitare che accada, al suo interno, una disfunzione critica e catastrofica, sempre nell’ambito di un confine fisico e di parametri di studio ben definiti. La sicurezza viene misurata in termini probabilistici; le conseguenze, siano esse dirette o indirette, chiamate nelle loro accezioni più generale “danni”, combinate con la probabilità portano ad una valutazione del rischio. Nel concetto di rischio sono presenti diverse componenti (Ricci, Cirillo, 1982): l’elemento che può accadere, l’incertezza relativa all’elemento stesso; è quindi possibile affermare che l’incertezza costituisce la caratteristica fondamentale del “rischio”, ovvero ciò che lo distingue dal “danno” o dall’ "impatto” reali e sicuramente prevedibili (Malcevschi, Marchetti, 1988). Esistono varie definizioni per il significato dei suddetti termini e, rifacendosi alla procedura dell’Unesco, è possibile distinguere: pericolosità o pericolo (hazard) : esprime “la probabilità che in una zona si verifichi un potenziale evento dannoso 1, con una certa intensità entro un dato periodo di tempo (può essere il tempo di ritorno); vulnerabilità (vulnerability) : esprime “l’attitudine di un determinato elemento (popolazione umana, edifici, infrastrutture, attività economiche ecc.) a sopportare gli effetti in funzione dell’intensità dell’evento”. In pratica esprime il grado di perdite di un dato elemento o di una serie di elementi risultante dal verificarsi di un fenomeno di data magnitudo , espresso in una scala da 0 (nessun danno) a 1 (distruzione totale); valore o valore esposto o esposizione (element at risk) : si riferisce all’elemento che deve sopportare l’evento; esso può essere espresso dal numero di presenza umane o dal valore di una proprietà (terreno, costruzioni ecc. ecc.) o dalla capacità produttiva (industrie, aziende agricole) o da una risorsa naturale (acqua, suolo, bosco) utilizzata o utilizzabile dalla società, esposti ad un determinato pericolo. In relazione a quanto esposto sino ad ora, le conseguenze per l’uomo in termini di perdite di vite umane, danni materiali, perdita di efficienza e funzionalità di infrastrutture, sono date dal prodotto della vulnerabilità per il valore. Questo prodotto rappresenta una quantificazione di ciò che l’uomo ha realizzato sul territorio e la severità delle conseguenze che un determinato fenomeno può provocare. Attraverso la pericolosità, la vulnerabilità e il valore si può definire il rischio : rischio = esprime il numero atteso di perdite di vite umane, di feriti di danni a proprietà, di distruzione di attività economiche o di risorse naturali, dovute ad un particolare evento dannoso :

Rischio = f (pericolosità vulnerabilità x valore)

1 L’evento dannoso può essere: • un fenomeno naturale (terremoto, inondazione, subsidenza indotta ecc.); • un fenomeno di origine antropica (incidente nucleare, incidente industriale, inquinamenti di una falda idrica).

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In sintesi il rischio è il prodotto delle dimensioni del danno atteso per la probabilità che l’evento accada. Gli studi di rischio si basano sovente su probabilità stimate che devono essere sottoposte a verifiche nel lungo termine con aggiornamenti continui dei risultati di studio. Nell’analisi del rischio la valutazione dei possibili incidenti legati direttamente ad errori umani riveste un ruolo fondamentale; tralasciando quelli che sono gli atti volontari di dolo, generalmente l’imperizia rappresenta circa l’80% delle cause di innesco delle problematiche ambientali.

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S.2.7.1 Analisi del rischio geologico I rischi geologici rivestono un’importanza preminente negli studi di impatto, secondo due tipologie di approccio: infatti l’opera può incrementare i pericoli per l’ambiente naturale e la società, oppure i rischi geologici insistenti sull’area che ospita l’opera, possono manifestarsi durante le fasi di realizzazione o gestione della medesima, trasformandosi in danno dell’opera stessa. Ad ogni modo facendo riferimento all’attività in progetto, è possibile individuare diversi scenari di rischio legati essenzialmente ad alcune problematiche relative a: • stabilità delle scarpate di scavo in fase di coltivazione e delle scarpate finali (inteso come rischio geotecnico); • dinamica e vulnerabilità della falda superficiale (inteso come rischio idrogeologico); • dinamica e processi del reticolo idrografico superficiale (inteso come rischio idrogeologico);

S.2.7.2 Rischio geotecnico L’analisi del rischio geotecnico è stata incentrata sulla definizione della massima inclinazione raggiungibile, garantendo il mantenimento di una configurazione stabile, delle scarpate di coltivazione. In particolare è stata pertanto condotta un’analisi di stabilità delle scarpate nella configurazione di maggiore criticità, rappresentata da un’altezza massima di 9,0 m intervallate da un gradone di 4,0 m di larghezza posto a metà della scarpata stessa ed una inclinazione massima di 30° sessagesimali, verificando il mantenimento di un coefficiente di sicurezza di 1,1. Le simulazioni sono state eseguite assumendo la presenza di sovraccarichi in prossimità del ciglio della scarpata esercitati dai mezzi d’opera, intesi come carichi ripartiti equivalenti ed assunti pari a 2,5 t/m 2 secondo le consuete procedure di calcolo in uso per l’analisi di stabilità di rilevati, ed assumendo la presenza di falda freatica, in configurazione di minima soggiacenza, a 10,0 m dal piano di campagna. Le verifiche sono state condotte ai sensi del D.M. 14 gennaio 2008 (NTC 2008) che stabilisce per la stabilità dei fronti di scavo, nelle verifiche nei confronti degli stati limite ultimi (SLU), deve essere rispettata la condizione: Ed ≤ Rd dove Ed = valore di progetto dell’azione o dell’effetto dell’azione Rd = valore di progetto della resistenza del sistema geotecnico (terreno) e la verifica di stabilità globale deve essere effettuata tenendo conto dei coefficienti parziali delle azioni (A), dei parametri geotecnici (M) e della resistenza (R), secondo l’Approccio 1 – Combinazione 2: (A2 + M2 + R2)

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Inoltre sono state definite le accelerazioni sismiche di progetto, mediante l’ausilio dell’applicativo SpettriNTC ver. 1.0.3 realizzato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che fornisce gli spettri di risposta rappresentativi delle componenti (orizzontali e verticale) delle azioni sismiche di progetto per il generico sito del territorio nazionale, definendo così i seguenti valori di coefficienti sismici di dettaglio da utilizzare nella verifica:

KH = 0,022 KV = 0,011

Dal punto di vista sismico, il territorio comunale di Ferrera Erbognone risultava non classificato sia secondo la classificazione precedente al 1988, sia secondo la proposta elaborata nel 1998 del Gruppo di Lavoro Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti Servizio Sismico Nazionale Istituto Nazionale di Geofisica; esso è stati recente inserito dalla normativa nazionale 2 nella zona sismica 4.

Le modalità con cui sono state eseguite le suddette analisi hanno avuto come punto di partenza l’utilizzo di un metodo analitico, il cosiddetto “ metodo dell’equilibrio limite ”; basato sulla suddivisione della sezione da verificare in conci, a ciascuno dei quali vengono assegnate forze interne (peso proprio del concio) ed esterne (sovraccarichi, spinte idrauliche, resistenza a taglio lungo la superficie di scivolamento). Nello specifico è stato adottato il codici di calcolo noto come “ metodo di Sarma ” che permette di determinare l'accelerazione sismica orizzontale richiesta affinché l’ammasso di terreno, delimitato dalla superficie di scivolamento e dal profilo topografico, raggiunga lo stato di equilibrio limite (accelerazione critica K c) e, nello stesso tempo, consente di ricavare l’usuale fattore di sicurezza ottenuto come per gli altri metodi più comuni della geotecnica. Nella ricerca della superficie di scivolamento critica, trattandosi di una successione sedimentaria omogenea, non si hanno a disposizione metodi per la sua individuazione ed occorre esaminarne un numero elevato di potenziali superfici. Nelle verifiche condotte vengono pertanto ipotizzate superfici di forma circolare, posizionando una maglia dei centri costituita da m righe e n colonne esaminando tutte le superfici aventi per centro il generico nodo della maglia mxn e raggio variabile in un determinato range di valori, tale da esaminare superfici cinematicamente ammissibili.

Le verifiche condotte sulla scarpate di coltivazione in configurazione di massima criticità hanno permesso di definire un fattore di sicurezza compatibile con il valore minimo di 1,1 richiesto dalla normativa vigente (D.M. 14/01/2008).

2 Ordinanza del P.C.M. 20 marzo 2003 n. 3274 - Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica.

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S.2.7.3 Rischio idrogeologico Lo studio idrogeologico è stato condotto per valutare e quantificare l’interazione tra l’intervento in oggetto con le dinamiche ed i processi del reticolo idrografico superficiale e con le acque di falda sotterranea.

Reticolo idrografico Il reticolo idrografico naturale nell’immediato intorno dell’area di intervento è rappresentato dal Torrente Agogna che scorre con andamento meandriforme da N verso S, a circa 100 m ad O dell’area di intervento, incassato di circa 12÷15 m rispetto al piano di campagna dell’area di intervento. Il reticolo idrografico artificiale è invece costituito, oltre che dalla Roggia Cavallero (detta anche Roggia Cascinassa), che scorre in direzione NO÷SE, delimitando il margine sudoccidentale dell’area, da una fitta rete di fossi afferenti alla locale rete irrigua che delimitano i singoli appezzamenti coltivi. Il rischio idrogeologico riconducibile al reticolo idrografico è legato a fenomeni di potenziale esondazione del Torrente Agogna con conseguente allagamento dell’area di intervento. In particolare l’area di intervento risulta esterna alle fasce fluviali del PAI, ed in particolare la fascia C coincide con la base della scarpata di terrazzo alluvionale; inoltre al termine dei lavori di coltivazione, l’area risulterà delimitata a SO dal setto di 50÷60 m di ampiezza che la separerà dall’ATE g21. Tutto ciò consente di escludere che l’area possa essere in interessata da fenomeni alluvionali riconducibili al Torrente Agogna.

Falda superficiale L’intervento in progetto comporterà la realizzazione di una cava sopra falda, con una profondità di scavo massima di 9,0 m dal piano di campagna; sulla base della ricostruzione idrogeologica condotta (All. 3) ciò garantirà il mantenimento di un franco minimo di circa 1,0 m nel settore sudoccidentale, che diventerà 1,5 m al termine dei lavori di ripristino ambientale, in conformità all’art. 30 del Piano Cave provinciale.

Il rischio idrogeologico riconducibile alla falda superficiale è legato sostanzialmente all’incremento del grado di vulnerabilità intrinseca, parametro che definisce la facilità con cui un acquifero può essere raggiunto da un inquinante introdotto sulla superficie del suolo; maggiore è la vulnerabilità di un acquifero, più facilmente esso potrà essere contaminato da un carico inquinante rilasciato dalla superficie; la vulnerabilità intrinseca, in particolare, considera essenzialmente le caratteristiche litostrutturali, idrogeologiche e idrodinamiche del sottosuolo e degli acquiferi. I possibili effetti negativi dell’intervento sulla qualità della falda possono essere valutati mediante un’analisi della vulnerabilità intrinseca della stessa,

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale applicando il metodo G.O.D. (Foster et alii, 2002),. 3 un metodo di valutazione di tipo parametrico, cioè un metodo di tipo semiquantitativo basato sulla determinazione del valore numerico di alcuni parametri che influiscono sul grado di vulnerabilità di un acquifero. Il metodo G.O.D. è un metodo a punteggio semplice che si basa sulla assegnazione, ai parametri prescelti, di un intervallo di punteggio, in genere fisso, che viene suddiviso opportunamente in funzione del campo di variazione del parametro. I metodi a punteggio semplice si distinguono dai metodi a punteggio pesato (es. DRASTIC) che prevedono, invece, che l’influenza di ciascun parametro venga attenuata o esaltata in relazione ad un coefficiente numerico o “peso”, che può variare in relazione alla tipologia d’utilizzo del territorio o alle caratteristiche idrogeologiche dell’acquifero. Il metodo GOD si basa sull’analisi di tre fattori: • G (Groundwater confinement)= tipologia della falda (libera, confinata, semiconfinata); • O (Overlaying strata)= tipo di acquifero, ed in particolare caratteristiche litologiche e grado di consolidazione delle rocce della zona non satura (per gli acquiferi non confinati) e dei livelli confinanti a tetto (per gli acquiferi confinati); • D (Depth to groundwater table)= soggiacenza della falda a superficie libera nel caso di acquifero non confinato o tetto dell’acquifero per gli acquiferi confinati. L’Indice GOD può essere compreso tra 0 e 1 e corrisponde a cinque gradi di vulnerabilità individuati dagli autori, a cui si aggiunge la classe vulnerabilità inesistente o nulla in caso si sia in mancanza di acquifero: • 0÷0,1: vulnerabilità trascurabile; • 0,1÷0,3: vulnerabilità bassa; • 0,3÷0,5: vulnerabilità moderata; • 0,5÷0,7: vulnerabilità alta; • 0,7÷1: vulnerabilità elevata.

Relativamente alla vulnerabilità della falda superficiale è possibile affermare che la condizione di soggiacenza che caratterizzano l’area (10,0 m dal piano di campagna) consentono di definire un grado di vulnerabilità attuale dell’acquifero superficiale moderatoalto (Iv=0,5):

3 Foster S., Hirata R., Gomes D., D’Elia M., Paris M. (2002). Groundwater Quality Protection: a Guide for Water Utilities, Municipal Authorities and Environment Agencies . World Bank Publication: Washington D.C., USA, pp.103.

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Vulnerabilità della falda libera – stato attuale G Tipo di acquifero libero 1,0 O Litologia acquifero superficiale Sabbiaghiaia 0,7 D Profondità livello piezometrico 10,0 m 0,7

Iv Indice di vulnerabilità ModeratoAlto 0,5

In configurazione finale, la soggiacenza si attesterà a circa 1,5 m dal nuovo piano di campagna, determinando una riduzione dell’indice di vulnerabilità che passerà a altoelevato (Iv=0,7):

Vulnerabilità della falda libera – stato massimo scavo G Tipo di acquifero libero 1,0 O Litologia acquifero superficiale Sabbiaghiaia 0,7 D Profondità livello piezometrico 1,5 m 1,0

Iv Indice di vulnerabilità AltoElevato 0,7

Tale valutazione puntuale deve tuttavia essere inserita in un contesto più ampio, caratterizzato dalla presenza delle attività estrattive degli ATE g20 e g21 che già attualmente hanno determinato un incremento dell’indice di vulnerabilità locale, oltre alla presenza del Torrente Agogna che risulta in diretto equilibrio idraulico con la risorsa idrica sotterranea. In conclusione, pur determinando un incremento puntuale della vulnerabilità intrinseca della falda, l’intervento in progetto si inserisce in un settore di territorio pavese già caratterizzato, sia per motivi naturali che per motivi antropici, da un elevato indice di vulnerabilità.

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S.3 QUADRO AMBIENTALE

PREMESSA METODOLOGICA Il quadro ambientale del presente studio di impatto ambientale si compone, per ciascuna componente ambientale esaminata, dei seguenti elementi: A. l’analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti dell’ambiente potenzialmente soggette ad un impatto importante del progetto proposto; B. la descrizione dei prevedibili effetti positivi e negativi, diretti e indiretti, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, che la realizzazione del progetto comporta sull’ambiente; C. la descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e compensare dal punto di vista ambientale gli effetti negativi del progetto sull’ambiente. I riferimenti fondamentali per la definizione dell’ambiente da considerare in uno Studio di Impatto Ambientale sono indicati nella Direttiva 97/11/CE, nel DPCM del 27/12/1988 e nel D.lgs. n. 152/2006. Per ciò che concerne l’intervento proposto, in base alla normativa vigente, alla bibliografia esistente e alla situazione di progetto, sono state individuate le principali componenti ambientali che devono essere analizzate. Ne deriva il seguente elenco:

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COMPONENTE AMBIENTALE TARGET

Clima ATMOSFERA Qualità aria

Suolo LITOSFERA Sottosuolo

Idrografia di superficie IDROSFERA Idrogeologia

Vegetazione e flora

BIOSFERA Fauna

Ecosistemi

Rumore e vibrazioni AMBIENTE FISICO Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti

Paesaggio e beni culturali AMBIENTE ANTROPICO Assetto del territorio

Ovviamente il SIA non tratterà in modo equivalente tutte le componenti ambientali, poiché il livello di approfondimento deriva dalla natura particolare delle pressioni dell’intervento in progetto e, ovviamente, dalle specifiche sensibilità degli elementi coinvolti.

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S.3.1 - ATMOSFERA

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE L’obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell’aria e delle condizioni meteoclimatiche è quello di stabilire la compatibilità ambientale sia di eventuali emissioni, sia di eventuali cause di perturbazioni meteoclimatiche con le condizioni naturali. L’analisi è stata suddivisa in due parti: la prima è riferita al clima dell’area oggetto di studio, mentre la seconda alla qualità dell’aria rispetto alle emissioni inquinanti.

A.1 Analisi climatica Il clima viene definito come l'insieme delle condizioni atmosferiche (temperatura, umidità, pressione, venti, ecc.) medie che caratterizzano una determinata regione geografica ottenute da rilevazioni omogenee dei dati atmosferici per lunghi periodi di tempo. L'Organizzazione Meteorologica Mondiale (World Meteorological Organization WMO) ha stabilito che la durata minima delle serie temporali di dati continui per poter individuare le caratteristiche climatiche di una località è 30 anni. La penisola italiana, secondo la classificazione di Köppen, rientra completamente nell’area del clima mediterraneo, che appartiene ai climi mesotermici e più precisamente al clima subtropicale con estate asciutta. In realtà, a causa di numerosi fattori quali, ad esempio, l’ubicazione del territorio rispetto ai mari e al continente europeo, la struttura orografica e l’influenza della latitudine, accanto al tipico clima mediterraneo si inseriscono aree con climi mesotermici o con situazioni di clima microtermico di altitudine. Occorre, quindi, approfondire lo studio dell’area di interesse attraverso l’analisi dei dati generali 4, che permettono di definire le condizioni climatiche relative all’area in oggetto (Tab. 3.1.1), con, in evidenza, i valori massimi e minimi di temperature e precipitazioni. Il Comune di Ferrera Erbognone (PV), nel quale si trova il sito oggetto di intervento, è posto in un’area caratterizzata da precipitazioni di mediabassa intensità, che si aggirano intorno agli 875 mm annui. L’area oggetto dello studio è caratterizzata da un CLIMA DI TIPO TEMPERATO CONTINENTALE. Secondo la classificazione del Köppen risponde infatti ai seguenti parametri: - media annua compresa tra 9,5°C e 15°C; - media del mese più freddo tra 1,5°C e 3°C; - tre mesi con media >20°C;

4 Per illustrare la situazione climatica dell’area sono stati utilizzati i dati ricavati dal progetto Foralps (Istituto per le Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) del CNR in collaborazione con ARPA) che ha raccolto dati pluviometrici e termometrici per la costruzione di climatologie mensili ad alta risoluzione (1 km x 1 km) sull’area compresa tra 44° e 47° Nord e tra 7° e 12° Est, detta “Great Area” (GLA), comprendente la Regione Lombardia, per il trentennio 196190.

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- escursione annua >19°C. Tale situazione si riscontra in tutta la pianura padana e parte di quella veneta. Il REGIME PLUVIOMETRICO (distribuzione stagionale) è di tipo MEDITERRANEO essendo caratterizzato da un minimo principale in estate. La tabella 3.1.1 mostra i dati termopluviometrici calcolati per l’area.

Temperature Precipitazioni °C mm gen 1,5 55,0 feb 3,5 55,0 mar 8,5 65,0 apr 12,5 65,0 mag 17,5 65,0 giu 21,5 45,0 lug 23,5 45,0 ago 22,5 65,0 set 18,5 55,0 ott 13,5 95,0 nov 6,5 75,0 dic 2,5 55,0 Tab. 3.1.1

I diagrammi ombrotermici (dal greco ombros , pioggia), definiti anche diagrammi pluviotermici, sono interessanti schematizzazioni che mettono in relazione i valori delle temperature con quelli delle precipitazioni. Sullo stesso diagramma, infatti, si possono paragonare le due curve che uniscono tutti i dati mensili espressi in millimetri per le precipitazioni e in gradi centigradi per le temperature medie. Per ottenere un diagramma graficamente significativo occorre assegnare un adeguato rapporto alle scale: il “Climatogramma di BagnoulsGaussen” (Fig. 3.1.1), più comunemente usato, è costruito in modo da rendere doppia la scala delle temperature rispetto a quella delle precipitazioni (T=2P), in modo da far risaltare i mesi considerati aridi, ovvero quelli in cui la curva delle precipitazioni sta al di sotto della curva delle temperature. Nel grafico relativo alla zona presa in considerazione si evidenzia un periodo di siccità solo durante il mese di luglio , corrispondente al periodo durante il quale le due curve si intersecano evidenziando una diminuzione delle riserve idriche accumulate.

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70,0 140,0

60,0 120,0

50,0 100,0

40,0 80,0

30,0 60,0 temperature precipitazioni 20,0 40,0

10,0 20,0

0,0 0,0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

mesi

Temperature °C Precipitazioni mm

Fig. 3.1.1 Climatogramma di BagnoulsGaussen

TEMPERATURE La temperatura media annua calcolata per la zona considerata è di 12,7°C. La temperatura media massima si rileva nel mese di luglio, ed è di 23,5°C mentre quella media minima, registrata nel mese di gennaio, è di 1,5°C. Il trimestre estivo (giugno, luglio e agosto) presenta una temperatura media pari a 22,5°C mentre la temperatura media del trimestre invernale (dicembre, gennaio, febbraio) è di 2,5°C.

PRECIPITAZIONI La piovosità media annua calcolata per la zona considerata risulta pari a 875 mm. La distribuzione annuale delle precipitazioni presenta un minimo principale in estate nei mesi di giugno e luglio (compresa tra 40 e 50 mm), un massimo principale in autunno nel mese di ottobre (90÷100 mm).

EVAPOTRASPIRAZIONE POTENZIALE L’evapotraspirazione potenziale è la quantità d’acqua (espressa in mm) traspirata ed evaporata da un terreno con fitta ed uniforme copertura erbacea (prato polifita stabile) nel periodo di massimo sviluppo, in condizioni di buona disponibilità idrica. In relazione ai dati di temperatura è stata calcolata, tramite la formula di Thornthwaite, l’evapotraspirazione potenziale (ETP) media mensile, che, messa in relazione con la pluviometria, può fornire informazioni sui potenziali stress idrici per la vegetazione.

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L’evapotraspirazione potenziale presenta un totale annuo medio di 756,75 mm e raggiunge, come è normale, i massimi valori nel trimestre estivo, mentre la piovosità raggiunge il suo minimo assoluto (luglio); questa concomitanza determina, come è possibile osservare nel grafico in fig. 3.1.3 un deficit idrico che potrebbe rivelarsi di una certa importanza per la realizzazione degli interventi di recupero a verde, in considerazione della lunghezza del periodo di deficit (dalla prima metà di maggio alla metà di ottobre). La tabella 3.1.2 mostra i dati relativi all’ETP media m ensile calcolata per la zona considerata, mentre la figura 3.1.2 mostra l’andamento dell’ETP nel corso dell’anno.

Mesi ETP (mm) Gennaio 2,05 Febbraio 6,78 Marzo 28,68 Aprile 54,11 Maggio 97,53 Giugno 131,61 Luglio 149,95 Agosto 130,44 Settembre 85,57 Ottobre 50,59 Novembre 15,53 Dicembre 3,89 Tab. 3.1.2

160,00 140,00 120,00 100,00 80,00 ETP 60,00 40,00 20,00 0,00 gen feb mar apr mag giu lug ago mesi set ott nov dic

Fig. 3.1.2 – Curva dell’andamento dell’ETP

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160,00 140,00 120,00 100,00 80,00 60,00 40,00 ETP 20,00 Prec. 0,00 Deficit 20,00 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic 40,00 60,00 80,00 100,00 120,00

Fig. 3.1.3 – Grafico del deficit idrico

A.2 Qualità dell’aria allo stato attuale Allo stato attuale il grado di qualità dell’aria del sito in esame è legato, senza considerare la vicina raffineria di Sannazzaro , ad un unico fattore principale: l’esercizio dell’attività agricola. I mezzi a motore, anche quelli utilizzati in agricoltura, producono l’emissione di sostanze inquinanti primarie , cioè sostanza derivanti direttamente dalle sorgenti (la combustione interna) che sono corresponsabili alla produzione dei cosiddetti inquinanti secondari , che si formano nell’atmosfera in seguito a reazioni chimicofisiche. I principali prodotti derivanti da tali processi sono rappresentati da: • composti gassosi dello zolfo, in particolar modo dall’anidride solforosa (SO 2) ed altri ossidi (SO x) derivanti dall’ossidazione dello zolfo presente nei combustibili fossili;

• ossidi di azoto (NO x), sempre presenti nei gas di scarico degli automezzi; • monossido di carbonio (CO) derivante dall’incompleta combustione degli idrocarburi; • particolato sospeso (PST), costituito da particelle aeriformi di dimensioni maggiori di quella molecolare (0,0015 m) e minori di 500 m, comprendente anche il PM 10 (Particulate matter, ovvero polveri con diametro inferiore a 10 m); • composti organici volatili non metanici (COVNM), tutte le sostanze organiche (ad esempio benzene e clorofluorocarburi) che si presentano allo stato gassoso a temperatura ambiente; le principali fonti antropiche sono rappresentate dal trasporto su strada, in particolare alle emissioni

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dei veicoli a benzina. I COV rilasciati dai veicoli derivano o dalle frazioni di carburante incombusto nei gas di scarico o da processi evaporativi dal carburatore o dal serbatoio dei veicoli. L’attività agricola influisce sulla qualità dell’atmosfera in due modi: sollevamento di polveri; emissione di gas derivante dalla combustione del carburante delle macchine agricole. Queste due sorgenti di inquinamento atmosferico sono comunque limitate al periodo in cui si svolgono le principali operazioni colturali legate alle attività agricole del sito in esame, e dunque non arrecano un consistente degrado alla componente ambientale presa in esame.

La qualità della presente componente ambientale può dunque essere definita MEDIO/BASSA

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QUADRO RIASSUNTIVO

Temperatura Regime termico Temperato continentale (classificazione di Köppen) Temperatura media annua 12,7°C Mese più caldo Luglio: media mensile di 23,5°C Mese più freddo Gennaio: media mensile di 1,5°C

Precipitazioni Precipitazione media annuale 875 mm Regime pluviometrico Mediterraneo

Picco principale di precipitazioni 95 mm ad ottobre Periodi siccitosi in base al climatogramma di Bagnouls luglio Gaussen

ETP ETP 756,75 mm Deficit idrico dalla prima metà di maggio alla metà di ottobre

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE

Si precisa che la presente analisi non ha considerato le emissioni prodotte dalla vicina raffineria di Sannazzaro, ma è stata effettuata esclusivamente sull’area puntuale.

B.1 Azioni di progetto influenti sul clima Gli impatti che riguardano le modifiche al microclima locale sono generalmente riscontrabili quando si tratta di variare in maniera significativa il bilancio idrico o la distribuzione dei venti in determinate zone. Anche l’eliminazione di estese superfici arboree potrebbe essere una premessa per le modifiche in esame, attraverso l’aumento dell’escursione termica. Tuttavia nel caso oggetto di studio non verranno asportate superfici arboree tali da far variare i citati parametri. Un lieve impatto negativo sul clima in senso lato deriva invece dalle emissioni dei gas di scarico dei mezzi impiegati in cava (cfr paragrafo successivo) e dalla connessa produzione di sostanze acidificanti, eutrofizzanti e legate al global warming.

Andando a considerare, quindi, la qualità del clima dell’area allo stato attuale e le variazioni dovute alle attività progettuali, è possibile definire l’impatto IMPATTO NEGATIVO NULLO / TRASCURABILE

B.2 Azioni di progetto influenti sulla qualità dell’aria Tutte le azioni di progetto mostrano una, seppur ridotta, rilevanza nei confronti della qualità dell’aria, andando dalla fase di scotico a quella di scavo. I potenziali impatti del progetto sulla componente ambientale in esame sono connessi soprattutto alle produzioni più o meno significative di inquinamento atmosferico dovute all’impiego di mezzi pesanti che producono gas di scarico e che, muovendosi su superfici sterrate, possono portare al sollevamento di polveri. Tali attività, oltre a rappresentare una fonte di inquinamento atmosferico, possono portare un contributo all’inquinamento atmosferico locale. La produzione di polveri sarà determinata dal sollevamento delle stesse durante le fasi di escavazione. Per ciò che concerne l’emissione di gas di scarico si prendono, invece, in considerazione i dati ricavati da un rilievo effettuato durante una simulazione di escavazione in un caso simile a quello del presente studio. Lo studio prevedeva l’individuazione delle emissioni di un escavatore in funzione a 10 e a 50 m dal rilevatore, previo rilievo delle condizioni di inquinamento di fondo nelle due postazioni individuate.

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Di seguito si riportano i parametri fondamentali rilevati tramite detto studio.

Caratteristiche e metodi di misura utilizzati: Finalità dell’analisi Misura concentrazione inquinanti aerodispersi Tipo di campionamento Ambientale Metodi di campionamento e Polveri totali Niosh n. 0500 analisi Polveri PM 10 – Niosh n. 0500 Gas di combustione – analizzatore chimico Idrocarburi alifatici e aromatici – Niosh n. 1022 Posizione dispositivo di 1,5 m di altezza dal suolo captazione Tab. 3.1.4

Dati relativi al punto posto a 10 m dall’escavatore: RILIEVO PRIMA DELLA SIMULAZIONE Inquinanti Flusso di Durata Volume Concentrazione prelievo rilievo campionat misurata (litri/min) (min) o (litri) CO 30 n.r. <1 [ppm] Ossidi di azoto 30 n.r. <0,1 [ppm] Idrocarburi tot 0,6 115 69 n.r.>0,002 [mg/m 3] RILIEVO DURANTE LA SIMULAZIONE CO 30 n.r. <1 [ppm] Ossidi di azoto 30 n.r. <0,1 [ppm] Idrocarburi tot 0,6 110 66 n.r.>0,002 [mg/m 3] Tab. 3.1.5

Dati relativi al punto posto a 50 m dall’escavatore: RILIEVO PRIMA DELLA SIMULAZIONE Inquinanti Flusso di Durata Volume Concentrazione prelievo rilievo campionat misurata (litri/min) (min) o (litri) CO 30 n.r. <1 [ppm] Ossidi di azoto 30 n.r. <0,1 [ppm] Idrocarburi tot 0,6 120 72 n.r.>0,002 [mg/m 3] RILIEVO DURANTE LA SIMULAZIONE CO 30 n.r. <1 [ppm] Ossidi di azoto 30 n.r. <0,1 [ppm] Idrocarburi tot 0,6 110 66 n.r.>0,002 [mg/m 3] Tab. 3.1.6

Dalla lettura delle tabelle e, soprattutto, dal confronto tra lo stato della qualità dell’aria antecedente all’intervento e quello durante l’intervento stesso, emerge che già a 10 metri l’inquinamento ambientale dovuto a monossido di carbonio, ossidi di azoto e idrocarburi totali determinato dall’attività estrattiva, non produce incrementi dell’inquinamento ambientale preesistente.

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La distanza dai centri abitati più vicini, inoltre, è tale da consentire la dispersione e la ricaduta al suolo delle polveri prodotte durante il caricamento degli autocarri adibiti al trasporto.

Il consumo di risorse che non sono state finora prese in considerazione, è limitato a quello energetico. Esso è rappresentato dal gasolio necessario al funzionamento dei mezzi meccanici utilizzati per l’escavazione, per il trasporto e per la movimentazione del materiale estratto. I mezzi impiegati contemporaneamente saranno i seguenti: 3 escavatori cingolati con benna rovescia; 1 pala cingolata (dozer); autocarri. Tali mezzi si stima che avranno i seguenti consumi di carburante: escavatori: 448.800 litri; dozer: 149.600 litri; autocarri: 5.984.000 litri. Complessivamente, nell’arco dei 5 anni di coltivazione e recupero previsti, utilizzando i mezzi appena descritti, si determinerà un consumo totale di carburante pari a circa 6.582.400 litri . Partendo dal dato relativo al consumo totale di gasolio appena determinato, si è effettuata una stima delle emissioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Tale stima è stata realizzata utilizzando i dati contenuti nella pubblicazione “Stato dell’ambiente n. 12/2000” dell’Agenzia Nazionale Protezione Ambiente (ANPA), che riporta, per i vari composti, i fattori medi di emissione espressi in g per ogni kg di carburante consumato. Le emissioni prese in considerazione sono quelle relative a ossidi di azoto (NO x), composti organici volatili diversi dal metano (COVNM), monossido di carbonio (CO), particolato fine (PM) e anidride carbonica (CO 2); la progressiva riduzione della quantità di zolfo contenuta nei carburanti, ed in particolare nel gasolio, in seguito al DPCM 14 novembre 1995, ha invece reso marginale l’importanza delle emissioni di ossidi di zolfo (SOx), come si evince anche dai dati forniti dall’ENI che indicano come le emissioni di SO 2 dal 1996 al 2000 si siano più che dimezzate.

Nel caso oggetto di studio le emissioni totali stimate sono dunque le seguenti: Emissioni kg

NO x 61.882 COVNM 9.855 CO 17.109 PM 4.202

CO 2 15.696.433

Infine da tali valori, mediante l’ausilio delle tabelle di conversione proposte dalla U.S. Environmental Protection Agency (EPA) (Tab. 3.1.7), si è effettuata una standardizzazione dei dati, arrivando ad ottenere un quadro dei principali effetti ambientali, suddivisibili in acidificazione, eutrofizzazione, fotosmog ed effetto serra. Successivamente è stato calcolato il carico ambientale determinando il

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale quantitativo di emissione prodotta in rapporto alle tonnellate di materiale estratto (cfr Tab. 3.1.8).

kg CO × 2 = kg CO 2 equiv. kg CO × 0,04 = kg C 2H4 equiv. kg NO x × 1,35 = kg NO 3 equiv. kg NO x × 0,7 = kg SO 2 equiv. kg NO x × 2,7 = kg CO 2 equiv. Tab. 3.1.7

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Tab. 3.1.8 BILANCIO EMISSIONI

Effetti ambientali Emissioni TOTALE Carico ambientale

NO x CO CO 2

ACIDIFICAZIONE (kg SO 2 equiv.) 43.318 / / 43.318 0,0090 kg SO 2 equiv./t

EUTROFIZZAZIONE (kg NO 3 equiv.) 83.541 / / 83.541 0,0173 kg NO 3 equiv./t

FOTOSMOG (kg C 2H4 equiv.) / 684 / 684 0,0001 kg C 2H4 equiv./t

EFFETTO SERRA (kg CO 2 equiv.) 167.083 34.218 15.696.433 15.897.734 3,2995 kg CO 2 equiv./t

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In definitiva, alla componente “Atmosfera” per il bersaglio rappresentato dalla “qualità dell’aria” gli impatti possono essere così definiti: • scotico e accantonamento del terreno vegetale: impatto negativo nullo / trascurabile ; • operazioni di scavo: impatto negativo lieve ; • trasporto: impatto negativo medio (legato soprattutto alla polvere prodotta dal passaggio dei mezzi sulle piste sterrate esclusivamente nei pressi dell’area di cava).

Pertanto l’impatto negativo sulla qualità dell’aria, dovuto alle attività progettuali, è definibile IMPATTO NEGATIVO MEDIO

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE

C.1 Clima L’impatto delle attività in progetto sul clima è praticamente nullo. Anche l’attuazione del progetto di recupero ambientale non porterà significativi effetti positivi sul microclima locale.

Andando a considerare, quindi, la qualità del clima dell’area e le variazioni dovute agli interventi di recupero ambientale, è possibile definire l’impatto

IMPATTO POSITIVO NULLO / TRASCURABILE

C.2 Qualità dell’aria In considerazione delle caratteristiche dell’intervento, come mitigazioni sono previste: • realizzazione fin dal primo anno della siepe campestre lungo la SP28; • impiego di mezzi meccanici a norma riguardo alle emissioni (gas di scarico), che saranno periodicamente sottoposti a manutenzione al fine di garantire il corretto funzionamento dei sistemi per l’abbattimento delle emissioni; • impiego di autocarri telonati al fine di evitare l’emissione di polveri durante il trasporto; • bagnatura periodica delle piste usate dai mezzi di cantiere e dei materiali trasportati. In questo caso gli interventi di mitigazione descritti comporteranno un

IMPATTO POSITIVO LIEVE

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S.3.2 - LITOSFERA Il suolo è lo strato superficiale della crosta terrestre in cui le radici delle piante penetrano e trovano nutrimento, ossigeno e sostegno; il sottosuolo corrisponde alla porzione di crosta e al complesso di rocce che si trovano al di sotto della superficie del suolo, in cui non sono contenuti apparati radicali ed è scarsa la presenza di ossigeno e sostanze nutritive. Suolo e sottosuolo sono delle componenti ambientali di primaria importanza che vanno considerate come una risorsa difficilmente rinnovabile, se non nel lungo periodo e che necessariamente, proprio per il fine dell’attività estrattiva, sono direttamente influenzate dalle operazioni di escavazione. Gli impatti che possono insistere sulle componenti suolo e sottosuolo sono legati al parziale o totale danneggiamento di singolarità geologiche (geotipi) o alla modifica degli equilibri di stabilità della componente stessa nel suo insieme (rischio idrogeologico).

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S.3.2.1 - SUOLO

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE Con l’espressione “capacità d’uso dei suoli” (dall’inglese land capability ) si intende il “sistema di classificazione delle Terre basato sulle principali limitazioni d’uso messo a punto dal Soil Conservation Service degli Stati Uniti (Klingebiel e Montgomery, 1961). Con questo approccio, si classificano migliori quelle Terre che possiedono un ventaglio colturale più ampio” 5; esso non coincide con l’uso attuale dei suoli, né dipende in relazione univoca dal tipo di suolo. Adottando questa definizione i suoli “vengono classificati in funzione di proprietà che ne permettono l’utilizzazione in campo agricolo e forestale mediante valutazione dei principali fattori che ne possono limitare, più o meno severamente, l’uso da parte dell’uomo” 6.

Dall’analisi della Tav. 3.2.1 - Carta della capacità d’uso dei suoli , emerge che i suoli presenti nell'area sono ascrivibili a differenti classi di capacità d’uso: 1. i suoli posti a NE appartengono alla seconda classe di capacità d’uso : con “limitazioni moderate che riducono parzialmente la produttività o richiedono alcune pratiche conservative”. Più in dettaglio il suolo in oggetto è classificato 2ws , cioè appartenente alla classe seconda, con le seguenti limitazioni: w suoli in cui il drenaggio del suolo è scarso e l’elevata saturazione idrica o la falda superficiale sono i principali fattori limitanti; s limitazioni nella zona di approfondimento degli apparati radicali, come la scarsa profondità utile, pietrosità eccessiva o bassa fertilità difficile da correggere. 2. i suoli posti a S appartengono in parte alla terza classe di capacità d’uso : “suoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative” ed in parte alla quarta classe di capacità d’uso : con “limitazioni molto evidenti che restringono la scelta delle colture e richiedono una gestione molto attenta per contenere la degradazione”. Più in dettaglio il suolo in oggetto è classificato 3w/4s , cioè appartenente alle classi sopra citate, con le seguenti limitazioni: w suoli in cui il drenaggio del suolo è scarso e l’elevata saturazione idrica o la falda superficiale sono i principali fattori limitanti; s limitazioni nella zona di approfondimento degli apparati radicali, come la scarsa profondità utile, pietrosità eccessiva o bassa fertilità difficile da correggere.

5 I.P.L.A. (2005), Glossario pedologico 6 vedi nota precedente

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CLASSIFICAZIONE SUOLO Dall’esame della già citata Carta pedologica , riportata alle pagine seguenti alla Tav. 3.2.2, emerge che i suoli presenti nell’area sono classificati (WRB World Reference Base for Soil Resources della FAO) “ luvisols ”, così definiti: “suoli che hanno un orizzonte argico, il cui limite superiore inizia o entro 100 cm dalla superficie del suolo, o entro 200 cm se è sovrastato da orizzonti che, per tutto il loro spessore, sono costituiti da sabbia franca o da tessiture più grossolane”.

Per quanto riguarda le Unità di pedopaesaggio l’area di intervento ricade nel • Sistema V: Valli alluvionali corrispondenti ai piani di divagazione dei corsi d'acqua attivi o fossili, rappresentanti il reticolo idrografico olocenico; • Sottosistema VT : Superfici terrazzate costituite da "alluvioni antiche o medie", delimitate da scarpate di erosione e variamente rilevate sulle piane alluvionali (Olocene antico); • Unità di paesaggio VT1 : Terrazzi fluviali stabili, delimitati da scarpate erosive evidenti, a morfologia pianeggiante o ondulata, comprendenti antiche linee di drenaggio (paleoalvei) lievemente ribassate ed affrancate dall'idromorfia; • Suolo : Typic Ustorthents sandyskeletal, mixed (non acid), mesic. Tali suoli appartengono agli Entisuoli , così definiti: suoli caratterizzati da una limitata espressione dei processi pedogenetici e, in genere, da un orizzonte superficiale povero di sostanza organica, chiaro e sottile posto al di sopra di substrati litoidi compatti o di depositi alluvionali recenti. L’assenza di orizzonti può essere dovuta alla mancanza di un tempo sufficientemente lungo per la loro formazione o al tipo di roccia madre .

La potenza del suolo nell’area di intervento ammonta mediamente a circa 40 cm .

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Ferrera E. (PV) STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Località C.na Rivolta TAV. Scala 1:10.000 CARTA DELLA CAPACITA' D'USO DEI SUOLI 3.2.1 Ferrera E. (PV) STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Località C.na Rivolta TAV. Scala 1:10.000 CARTA PEDOLOGICA 3.2.2

Legenda Area di intervento

Tipologia dei suoli Arenosols Fluvisols Luvisols AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale

QUADRO RIASSUNTIVO Classe di capacità d’uso seconda, terza e quarta classe Tipo di suolo luvisols (WRB FAO) Typic Ustorthents (Soil Taxonomy USDA) Potenza 40 cm Regime di temperatura del suolo (Newhall) Mesic

La qualità della presente componente ambientale può dunque essere definita MEDIA

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE Il principale impatto che si può riscontrare sulla componente ambientale in esame può essere valutato in termini di disturbo temporaneo della risorsa: lo scotico del terreno vegetale, infatti, non deve essere considerato come una sottrazione definitiva o distruzione dello stesso, in quanto dopo essere asportato sarà accantonato e conservato per poi essere utilizzato nel recupero ambientale. In particolare, su tutta l’area effettivamente interessata dagli interventi di escavazione sarà asportato uno strato medio di 0,40 m di terreno vegetale per un totale pari a circa 146.920 m 3, che saranno totalmente reimpiegati negli interventi di recupero ambientale. Durante le operazioni di movimentazione per lo scotico, il suolo subirà un parziale rimescolamento, con conseguente, seppur ridotta, destrutturazione. Nel periodo relativo allo stoccaggio potrà, inoltre, essere soggetto a un parziale peggioramento delle caratteristiche chimicofisiche e biotiche in relazione alla permanenza in cumuli: detti impatti saranno però limitati con le opere di mitigazione previste. Una volta terminata l’attività estrattiva si procederà al recupero ambientale che prevede la ridistribuzione in modo omogeneo del terreno vegetale su tutta la superficie: detto materiale sarà successivamente compattato e livellato allo scopo di ripristinare le condizioni originarie di permeabilità del terreno e anche di migliorarle, in modo da essere in grado di sostenere le successive fasi del recupero previste in progetto. Gli effetti delle attività in progetto influenti sulla componente ambientale “pedologia” derivano esclusivamente dallo scotico e dall’accantonamento del terreno vegetale (lo scavo ed il trasporto non interferiscono). L’impatto sulle caratteristiche chimicofisiche e biotiche del suolo, che rappresentano quindi unico bersaglio della componente in esame, vista la temporaneità dell’intervento, si può definire

IMPATTO NEGATIVO LIEVE

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE Al fine di limitare significativamente gli impatti negativi che insistono sulla componente in esame, si dovrà procedere con l’accantonamento e lo stoccaggio del terreno vegetale in cumuli con altezza non superiore a tre metri. Allo scopo di migliorare la dotazione in sostanza organica e quindi la struttura stessa del terreno si consiglia di eseguire una semina con miscuglio a rilevante percentuale di leguminose, in grado di arricchire il terreno in azoto. Il miscuglio potrà avere la seguente composizione: Lotus corniculatus 30% Medicago lupulina 30% Vicia sativa 20% Festuca varia 10% Festuca rubra 10% La copertura vegetale temporanea del terreno accumulato avrà inoltre l’importante funzione di mitigare l’effetto battente ed erosivo delle piogge.

A fronte di quanto sopra esposto, l’impatto negativo descritto in precedenza sarà recuperato e si ritornerà alla condizione iniziale; pertanto l’impatto del fattore “interventi di recupero ambientale” sarà

IMPATTO POSITIVO LIEVE

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S.3.2.2 – SOTTOSUOLO

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE Il sottosuolo della pianura pavese (come in generale di quasi tutta la Pianura Padana) è formato da una successione di sedimenti pliopleistocenici di notevole interesse per la consistenza delle risorse idriche immagazzinate. I sedimenti della parte basale, di origine marina, sono prevalentemente limi e argille (PliocenePleistocene inf.) mentre quelli sommitali, di origine alluvionale e fluvioglaciale, sono formati da alternanze di ghiaie e sabbie, con subordinati livelli di limi e talora argille (Pleistocene mediosup.Olocene). Il sito in esame, sotto l’aspetto litologico risulta impostato in corrispondenza di depositi incoerenti di origine di origine fluvioglaciale costituti nella quasi totalità da orizzonti permeabili (per lo più sabbiosi) e rari livelli limosi, appartenenti alle alluvioni fluvioglaciali Wurmiane (Fgl W), aventi le seguenti caratteristiche:

Fgl W = Depositi fluvioglaciali appartenenti al ciclo wurmiano, ricoperti da suoli prevalentemente argillosi ricoprenti terreni a componente prevalentemente sabbiosolimosa – Pleistocene medio superiore.

Ubicazione area di interesse

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In sintesi, al di sotto dei livelli vegetati interessati dalle pratiche agricole, i terreni indagati presentano caratteristiche relativamente uniformi per quanto riguarda il settore orientale e mediano dell’area, avendo componente prevalentemente sabbiosa; spostandosi invece in direzione Ovest, emergono cambiamenti in quanto compaiono livelli sabbiosi associati a limi, ghiaie e ciottoli. In considerazione del fatto che i depositi caratterizzanti il sito di intervento sono quelli originari e che non sono mai stati soggetti a scavi e/o ritombamenti la loro qualità di tipo ambientale può essere considerata media.

Allo stato attuale la qualità della presente componente ambientale può essere definita MEDIA

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE L’intervento estrattivo comporterà l’asportazione di parte del materiale sabbioso e sabbiosoghiaioso costituente il giacimento sfruttabile, determinando così il consumo di un bene naturale non rinnovabile. Ciò comporterà inevitabilmente un elevato impatto negativo sulla componente ambientale geologica.

IMPATTO NEGATIVO ELEVATO

C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE L’asportazione di parte del materiale sabbioso e sabbiosoghiaioso costituente il giacimento sfruttabile, non potrà essere compensato in alcun modo, proprio perché trattasi di una risorsa naturale non rinnovabile.

IMPATTO POSITIVO NULLO

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S.3.3 – IDROSFERA

PREMESSA Al fine di una razionale valutazione e gestione dell’acqua direttamente utile all’uomo, si fa riferimento ai corpi idrici, intendendo con tale denominazione “qualsiasi massa d’acqua che, indipendentemente dalla sua entità, presenti caratteristiche idrogeologiche, fisiche, chimiche e biologiche proprie e che sia o possa essere suscettibile di uno o più impieghi” ; i corpi idrici soggetti alla normativa italiana sono stati definiti come segue: • laghi o serbatoi artificiali; • corsi d’acqua naturali ed artificiali (singoli o intesi come reticolo idrografico); • acque di transizione (estuari, lagune); • acque costiere marine; • falde acquifere sotterranee. Deve essere altresì considerata l’acqua che scorre sulla superficie terrestre come “ ruscellante ” e defluisce attraverso i sistemi di drenaggio artificiali. L’ambiente idrico si costituisce quindi come una delle componenti ambientali sulle quali vengono valutate le possibili interferenze indotte dall’attività di escavazione. Il sistema idrologico di un’area è determinato dall’insieme dei fattori meteorologici, geologici, orografici, vegetazionali ed antropici che ne caratterizzano il bacino imbrifero. In esso rientrano le acque sotterranee e quelle superficiali (dolci, salmastre, marine), che vengono considerate come componenti , ambienti e come risorse. Le acque si dividono in acque interne e in acque sotterranee; le prime sono caratterizzate da acque correnti superficiali (fiumi, torrenti, rii, fossi) e da quelle ferme (laghi, bacini di raccolta, stagni), mentre le acque sotterranee sono quelle che si trovano a profondità variabile negli strati superficiali della litosfera e che derivano dall’infiltrazione nel sottosuolo di acque di precipitazione meteorica o di acque superficiali. Nell’ambito delle acque superficiali (o acque interne) vengono presi in considerazione il reticolo idrico superficiale (nello specifico le sua estensione, la localizzazione del medesimo, l’importanza che tale componente riveste nel quadro ambientale), il bacino imbrifero, le eventuali relazioni tra le acque superficiali e sotterranee ed anche la qualità delle acque (sulla base di parametri fisici e chimici). Per quanto riguarda le acque sotterranee è necessario valutare l’assetto idrogeologico (estensione del corpo acquifero e tipologia del medesimo): presenza di sorgenti, pozzi e piezometrie, anche in questo caso, la qualità delle acque profonde.

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Il ruolo svolto da queste acque dunque ha la funzione ecologica di mantenere gli equilibri ecosistemici, in quanto esse rappresentano in primo luogo una fonte primaria per l’uomo il quale la utilizza per fini energetici, industriali, irrigui, idropotabili e ricreativi. Proprio in virtù di questi utilizzi, gli effetti che un’opera antropica può determinare sull’ambiente idrico possono essere ricondotti principalmente a due aspetti riportati in tabella insieme alle principali cause: riduzione delle risorse idriche disponibili causate da prelievi idrici; alterazione dei sistemi di distribuzione ed ALTERAZIONE utilizzo dell’acqua a causa delle possibili DELLA interferenze con eventuali opere in progetto; DISPONIBILITÀ QUANTITATIVA alterazione nei bilanci delle risorse idriche a livello di vasta area; alterazione dell’assetto idraulico dei corsi d’acqua; ALTERAZIONE depauperamento delle proprietà fisico chimiche DELLA delle acque; DISPONIBILITÀ QUALITATIVA inquinamento di acque superficiali da scarichi.

Nel primo caso rientrano, quindi, tutte quelle azioni che possono causare una riduzione delle risorse idriche disponibili a causa di prelievi incontrollati, oppure per effetto di un’alterazione dei sistemi di distribuzione e di utilizzo della risorsa stessa a causa di possibili interferenze con eventuali opere in progetto; non soltanto, l’alterazione della disponibilità idrica può anche avvenire a causa delle modificazione dell’assetto idraulico dei corsi d’acqua. Nel secondo caso il fenomeno che sta alla base del verificarsi di una siffatta eventualità è rappresentato dall’inquinamento, di qualunque natura esso sia, che comporta un’alterazione delle naturali proprietà fisicochimiche delle acque. Facendo riferimento al sito oggetto del presente studio di impatto ambientale la stima degli effetti prodotti sulla componente idrica dall’attività estrattiva è stata effettuata considerando separatamente l’ambito dell’idrografia di superficie e l’idrogeologia della zona di intervento, di seguito esposte.

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S.3.3.1 – IDROGRAFIA SUPERFICIALE

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE Il reticolo idrografico naturale nell’immediato intorno dell’area di intervento è rappresentato dal Torrente Agogna che scorre con andamento meandriforme da N verso S, a circa 100 m ad O dell’area di intervento, incassato di circa 12÷15 m rispetto al piano di campagna dell’area di intervento. Il reticolo idrografico artificiale è invece costituito, oltre che dalla Roggia Cavallero (detta anche Roggia Cascinassa), che scorre in direzione NO÷SE, delimitando il margine sudoccidentale dell’area, da una fitta rete di fossi afferenti alla locale rete irrigua che delimitano i singoli appezzamenti coltivi. In conclusione è possibile affermare che la scarsa naturalità del reticolo idrografico che insiste sull’area di intervento, fa si che la qualità dello stesso possa essere considerata media, all’interno di un contesto di pianura agricola come quello analizzato.

La qualità della presente componente ambientale può essere definita MEDIA

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DI PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE L’intervento in progetto non comporterà alcuna interferenza e/o modifica al reticolo idrografico principale precedentemente descritto, e pertanto l’impatto negativo sulla componente ambientale analizzata sarà nullo. L’intervento comporterà esclusivamente la deviazione di alcuni fossi colatori secondari, senza tuttavia pregiudicare la funzionalità del sistema irriguo a valle dell’intervento.

IMPATTO NEGATIVO NULLO

C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE In assenza di impatti negativi sulla componente ambientale analizzata, non sono previsti interventi di mitigazione e/o compensativi.

IMPATTO POSITIVO NULLO

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S.3.3.2 - IDROGEOLOGIA

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE Gli acquiferi della pianura lomellina risultano composti da depositi pliocenici e pleistocenici di origine continentale che ricoprono la sequenza deposizionale marina. Tali sedimenti sono separati da orizzonti impermeabili (aquiclude) aventi una notevole continuità areale tale da impedire l’interazione tra i corpi idrici costituenti le differenti falde. In particolare i depositi pliocenici e pleistocenici possono essere suddivisi in due formazioni distinte: 1. la sequenza superiore alluvionale costituita da ghiaie e sabbie con intercalazioni argillose (acquifero non confinato); 2. la sequenza lacustropalustre del “ Villafranchiano ” inferiore, costituita da argille intercalate a sabbie (acquiferi confinati). La formazione superiore raggiunge una profondità di 150200m, creando un sistema acquifero multistrato con una falda libera avente una soggiacenza di pochi metri. Esso rappresenta un acquifero importante per estensione laterale e trasmissività (10 2 m/s).

Per quanto riguarda l’idrogeologia di dettaglio, nel settore meridionale del comune di Ferrera Erbognone l’idrogeologia risulta vincolata alla presenza del Torrente Agogna e della scarpata di terrazzo del Fiume Po; il senso di deflusso della falda idrica, che ha direttrice NOSE, denota una limitata influenza per quanto riguarda l’azione di drenaggio dell’Agogna. Il pelo libero della stessa, compatibilmente con i periodi di irrigazione delle colture, ha una quota compresa tra i 71 e 72 metri sul livello del mare, e si rinviene alla profondità di 10 metri circa dal piano campagna attuale.

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Allo stato attuale la qualità della presente componente ambientale può dunque essere definita MEDIA

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DI PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE L’intervento in progetto non interferirà con la falda freatica, garantendo il mantenimento di un franco di circa 1,0 m dal piano di fondo scavo in corso d’opera, che diventerà di 1,5 m al termine dei lavori di ripristino. Procedendo inoltre da SO verso NE la quota del piano di campagna finale tenderà a crescere, aumentando di fatto il suddetto franco di sicurezza. La riduzione dello spessore dell’acquifero insaturo sovrastante la superficie piezometrica determinerà, un incremento dell’indice di vulnerabilità che passerà dall’attuale 0,5 (indice di vulnerabilità moderatoalto) a 0,7 (indice di vulnerabilità altoelevato); tuttavia l’intervento si inserisce in un contesto in cui tale indice di vulnerabilità risulta già elevato sia per cause naturali (Torrente Agogna in equilibrio idraulico con la falda freatica) sia antropiche (scavi degli ATE g20 e g21).

Tale impatto, seppur permanente, risulterà lieve proprio a seguito dell’elevata vulnerabilità che già attualmente caratterizza l’intorno significativo.

IMPATTO NEGATIVO LIEVE

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE Non sono previsti interventi di mitigazione dell’impatto sulla componente ambientale fatta eccezione per la stesura dello strato di 0,5 m di terreno vegetale sul piano di fondo scavo. Tale intervento di mitigazione può tuttavia essere considerato trascurabile, dato lo spessore di giacimento insaturo asportato.

IMPATTO POSITIVO NULLO

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S.3.4 - BIOSFERA

S.3.4.1 – VEGETAZIONE E FLORA

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE Nell’ambito del Piano di Indirizzo Forestale della Provincia di Pavia è stata redatta la Carta dei Tipi Forestali . Essa rappresenta alla scala 1:25.000 i tipi forestali rilevati, proposti dalla Regione Lombardia, opportunamente dettagliati per tenere conto di varianti e specificità locali. L’identificazione del tipo forestale costituisce un passaggio fondamentale per la definizione degli interventi selvicolturali applicabili. Per l’area in oggetto la carta (All. 10.7 della quale si riporta uno stralcio di seguito) evidenzia l’assenza di aree boscate ; risultano assenti anche gli elementi boscati minori ed in particolare le formazioni longitudinali lungo fossi e canali irrigui:

Al di fuori dell’area di intervento sono presenti un’area a robinieto puro ed una generica fascia boscata , entrambe lungo la Roggia Cavallero, a S del sito.

L' area di intervento è completamente destinata a seminativo (risaia), con una estremamente ridotta presenza di vegetazione arboreoarbustiva, limitata esclusivamente a brevi tratti di filari arborei lungo i canali irrigui e la locale

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale viabilità. Tali filari comprendono latifoglie autoctone ed alloctone quali in primo luogo la robinia ( Robinia pseudoacacia ). All’interno del sito di intervento prevalgono dunque le specie infestanti delle colture agrarie (ed in particolare delle risaie), cui si affiancano le specie tipiche di aree incolte come ripe, scarpate e bordi dei fossi. Nella tabella 3.4.1 è riportato l’elenco delle specie infestanti più frequentemente riscontrate nell’area, suddivise nelle principali tipologie. Dette specie sono condizionate nella loro affermazione e nella loro capacità di competizione dalle tecniche colturali adottate e, in particolare, dalle elevate fertilizzazioni e dal diserbo chimico selettivo.

Tab. 3.4.1 Specie erbacee infestanti delle risaie. FAMIGLIA SPECIE ALISMATACEAE Alisma gramineum Alisma lanceolatum Sagittaria sagittifolia AZOLLACEAE Azolla caroliniana BUTOMACEAE Butomus umbellatus CARYOPHYLLACEAE Gypsophila muralis COMMELINACEAE Murdannia keisak CYPERACEAE Cyperus difformis Cyperus glaber Cyperus glomeratus Cyperus microiria Cyperus serotinus Eleocharis acicularis Eleocharis flavescens Eleocharis obtusa Eleocharis ovata Schoenoplectus mucronatus ELATINACEAE Elatine ambigua Elatine triandra ERIOCAULACEAE Eriocaulon cinereum GRAMINACEAE Alopecurus aequalis Digitaria ciliaris Echinochloa crus-pavonis Echinochloa erecta Echinochloa hostii Echinochloa crus-galli Leersia oryzoides HYDROCHARITACEAE Blyxa japonica Ottelia alismoides LEMNACEAE Lemna gibba Lemna minor Lemna paucicostata Spirodela polyrrhiza Wolffia arrhiza LENTIBULARIACEAE Utricularia australis LYTHRACEAE Ammania auriculata

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Ammania coccinea Ammania verticillata Rotala densiflora Rotala filiformis Rotala indica Rotala ramosior MARSILEACEAE Marsilea quadrifolia NAJADACEAE Najas gracillima Najas graminea SALVINIACEAE Salvinia natans SCROPHULARIACEAE Lindernia anagallidea Lindernia dubia

La realizzazione del progetto non comporterà l'abbattimento di vegetazione rientrante nella definizione di bosco ex D.Lgs. n. 227/2001. La vegetazione arborea presente lungo i confini dell’area, ed in particolare lungo la Roggia Cavallero, non sarà interessata dall'intervento in progetto.

VEGETAZIONE POTENZIALE La vegetazione naturale potenziale è definibile come “la vegetazione che si instaurerebbe in una zona ecologica o in un determinato ambiente a partire da condizioni attuali di flora e di fauna, se l’azione esercitata dall’uomo sul manto vegetale venisse a cessare e fino a quando il clima attuale non si modifichi di molto” (TOMASELLI (1970), Note illustrative della carta della vegetazione potenziale d’Italia, M.A.F. Roma).

La Regione Lombardia è stata suddivisa in 8 distretti (o regioni) forestali, aree omogenee da un punto di vista geolitologico, climatico e fitogeografico. L’area in esame ricade all’interno del distretto forestale della pianura.

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In Italia sono distinguibili due zone bioclimatiche: la Zona Medioeuropea (Alpi, Padania, versante settentrionale Appenninico dalla Liguria alla Romagna) e la Zona Mediterranea (Penisola, Isole e Liguria a Sud del crinale Appenninico e delle Alpi Marittime) 7. Si riporta di seguito una carta di sintesi delle fasce vegetazionali d’Italia.

7 Pignatti, 1979

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Come si può notare l’area di intervento ricade nella Fascia della Farnia, del Carpino e del Frassino . La cenosi vegetale che costituisce lo stadio climax nella zona oggetto di studio è quindi rappresentata dal Querco-carpineto , tipico bosco planiziale diffuso un tempo in tutta la Pianura Padana ed ora molto ridotto in seguito alla messa a coltura di ampie superfici di terreno. Fitosociologicamente esso appartiene alla: Classe Querco-Fagetea, comprendente le formazioni boschive mesofile dell’orizzonte montano inferiore e dell’orizzonte basale; Ordine Fagetalia sylvaticae, che comprende boschi mesofili di caducifoglie a prevalente diffusione medio europea;

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Alleanza Fraxino-Carpinion, in cui rientrano i boschi mesofili di terreni alluvionali a Farnia, Carpino bianco, Rovere, Tiglio cordato, Frassino, Olmo campestre (in pianura e nei fondivalle prealpini). È individuata da Aegopodium podagraria, Circaea lutetiana, Galium sylvaticum, Rosa arvensis, Vinca minor .

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QUADRO RIASSUNTIVO

Vegetazione attuale dell’area di intervento Vegetazione naturale Presenza di fasce boscate (latifoglie miste) lungo i arborea ed arbustiva canali irrigui e le sponde del T. Agogna, esterne all’area di intervento. Vegetazione erbacea Specie infestanti delle risaie.

Vegetazione potenziale Carta della La vegetazione naturale potenziale prevede per questa vegetazione zona formazioni con dominanza di farnia ( Quercus potenziale d’Italia robur ): il quercocarpineto.

La qualità della presente componente ambientale può dunque essere definita BASSA

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE L’aspetto più importante della vegetazione è quello legato al suo significato biologico, costituito principalmente dalla sua biodiversità e dal suo valore naturale . La forma esteriore delle varie formazioni vegetali costituisce l’aspetto fisionomico della vegetazione che influenza in modo determinante il paesaggio. Allo stato attuale, i parametri della vegetazione fisionomia, diversità, rarità, valore naturale della vegetazione e valore ecologico delle associazioni, vulnerabilità ed infine valore esteticopaesaggistico in base ai quali viene eseguita la valutazione degli impatti ed il confronto con la qualità attuale, risultano essere, come visto, qualitativamente bassi. La realizzazione del progetto non comporterà l'abbattimento di vegetazione rientrante nella definizione di bosco ex D.lgs. n. 227/2001. La vegetazione arboreaarbustiva presente lungo i confini dell’area, non sarà interessata dall'intervento in progetto. Il progetto legato all’attività estrattiva avrà effetti negativi sulla vegetazione esterna prossima al sito di intervento (lungo la Roggia Cavallero), in relazione alla temporanea presenza di un sottile strato di polveri sulle foglie e sulla cotica erbacea che ostruisce le aperture stomatiche che garantiscono gli scambi gassosi con l’atmosfera e limita l’accesso della radiazione fotosintetica nei fotosistemi fogliari; ciò comporta uno stato di stress per le piante interessate, dato che ne vengono rallentati sia i processi di traspirazione che di fotosintesi, principali meccanismi fisiologici di tutti gli organismi vegetali. Tale impatto risulta difficilmente quantificabile per la stretta interdipendenza con diversi fattori: • densità del popolamento arboreo: tanto più la densità, numero di soggetti all’ettaro, è elevata, tanto più ristretta è la profondità della fascia di vegetazione coinvolta; • dimensione del particolato: più il particolato è fine, tanto più ampia sarà la sua dispersione; • numero di spostamenti: il volume di particolato diffuso nell’ambiente aumenta col numero di spostamenti dei mezzi al giorno (tenendo conto, in tale calcolo, del numero dei mezzi presenti); • velocità dei mezzi: la quantità e la dimensione del particolato mosso e l’area di propagazione dello stesso è direttamente proporzionale alla velocità di percorrenza dei mezzi; • regime anemometrico locale: la direzione e l’intensità del vento stabilisce direzione e diffusione delle polveri; • regime pluviometrico: la presenza di eventi piovosi ha il duplice effetto positivo di annullamento dell’impatto, legando tra loro le particelle di terra impedendone la dispersione al passaggio dei mezzi e inoltre, qualora le

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polveri si siano già deposte sugli apparati fogliari, a seconda dell’intensità e durata del fenomeno, opera anche una graduale scomparsa di tale fattore. Nei confronti della vegetazione, tutti questi fattori concorrono in modo sinergico a stabilire l’entità di tale impatto. Si tratterebbe di un effetto permanente solo per quanto concerne l'abbattimento di vegetazione, come detto non previsto; per quanto riguarda invece il sollevamento delle polveri si tratta di un effetto temporaneo che agisce in modo indiretto e che, data la sua reversibilità, non comporta particolari danni alla vegetazione coinvolta esterna all’area di escavazione.

L’impatto sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO NEGATIVO NULLO / TRASCURABILE

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE In considerazione di quanto sopra esposto, il progetto di recupero ambientale costituisce il primo e più importante intervento di compensazione degli impatti negativi; tutta l’area verrà completamente recuperata e sarà ripristinato il preesistente uso agrario. Il progetto di recupero ambientale prevede, infatti, il riporto del terreno vegetale sulle aree oggetto di escavazione seguito, per le aree pianeggianti, dalle pratiche agricole di preparazione del terreno (inerbimento finalizzato al sovescio), e dall’inerbimento delle scarpate.

Per quanto riguarda invece le misure di mitigazione, verranno attuate le seguenti modalità operative: • verrà evitato il taglio degli esemplari arborei ed arbustivi non direttamente coinvolti dall’intervento; • varranno periodicamente (nei periodi più secchi) effettuate operazioni di bagnatura delle piste che ridurranno il sollevamento di polveri; • saranno impiegati autocarri telonati che contribuiranno a limitare l’impatto legato al sollevamento delle polveri per la vegetazione posta a ridosso della viabilità utilizzata.

L’impatto degli interventi di recupero sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO POSITIVO LIEVE

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S.3.4.2 - FAUNA

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE L’analisi faunistica è stata svolta totalmente tramite dati bibliografici. Tali dati si riferiscono spesso ad aree molto più estese rispetto all’area oggetto di studio e sono quindi da considerare soltanto indicativi della possibile fauna presente. I dati relativi a mammiferi ed avifauna sono tratti da La fauna selvatica in Lombardia - Rapporto 2008 su distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e mammiferi edito dalla Regione Lombardia.

Mammiferi Alla tabella 3.4.2 si riporta un elenco delle specie di mammiferi presenti, realizzata sulla base di mappe di idoneità ambientale potenziale che esprimono l’idoneità del territorio per una specie sulla base delle caratteristiche ambientali, topografiche, geologiche e idrologiche. Queste carte, a seconda dei casi, definiscono: 1) l’idoneità ambientale potenziale del territorio per l’intera area di studio (utile per le specie più comuni e ad ampia distribuzione); 2) l’idoneità ambientale potenziale del territorio limitatamente all’area di presenza della specie quando è possibile identificare oggettivamente i limiti del suo areale (utile per le specie più comuni ma con distribuzione limitata a un’area ristretta); 3) l’idoneità ambientale potenziale del territorio per l’intera area di studio o per una parte di esso a cui viene aggiunta l’indicazione dei siti o delle aree note di presenza della specie (utile per le specie più rare la cui distribuzione risulta limitata per motivi ecologici che non possono essere inclusi nel modello). Ne risulta la presenza di 43 specie (di cui 2 introdotte, nutria e minilepre) appartenenti a 5 Ordini diversi ed a 13 Famiglie: le specie più appariscenti, rappresentate dagli ungulati, sono del tutto assenti. Si riscontrano soprattutto Leporidi e micromammiferi, appartenenti alle Famiglie Mustelidi, Erinaceidi, Soricidi, Talpidi, Muridi, e pipistrelli appartenenti all’Ordine dei Chirotteri. In totale si osservano: 6 specie con idoneità ambientale alta (tra le quali le specie introdotte minilepre e nutria); 5 specie con idoneità ambientale media; 32 specie con idoneità ambientale bassa.

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Tab. 3.4.2 - Mammiferi

Ordine Famiglia Nome comune Nome scientifico Idoneità ambientale Carnivori Canidi Volpe Vulpes vulpes bassa Carnivori Mustelidi Faina Martes foina bassa Carnivori Mustelidi Tasso Meles meles bassa Carnivori Mustelidi Donnola Mustela nivalis bassa Carnivori Mustelidi Puzzola Mustela putorius alta Chirotteri Molossidi Molosso di Cestoni Tadarida teniotis bassa Chirotteri Rinolofidi Rinolofo euriale Rhinolophus euryale bassa Chirotteri Rinolofidi Rinolofo maggiore Rhinoluphus ferrumequinum bassa Chirotteri Rinolofidi Rinolofo minore Rhinoluphus hipposideros bassa Chirotteri Vespertilionidi Serotino comune Eptesicus serotinus bassa Chirotteri Vespertilionidi Pipistrello di Savi Hypsugo savii media Chirotteri Vespertilionidi Vespertilio di Bechstein Myotis bechsteinii bassa Chirotteri Vespertilionidi Vespertilio di Blyth Myotis blythii bassa Chirotteri Vespertilionidi Vespertilio di Daubenton Myotis daubentonii bassa Chirotteri Vespertilionidi Vespertilio maggiore Myotis myotis bassa Chirotteri Vespertilionidi Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii alta Chirotteri Vespertilionidi Pipistrello di Nathusius Pipistrellus nathusii media Chirotteri Vespertilionidi Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus bassa Chirotteri Vespertilionidi Pipistrello pigmeo Pipistrellus pygmaeus bassa Chirotteri Vespertilionidi Serotino bicolore Vespertilio murinus bassa Insettivori Erinaceidi Riccio occidentale Erinaceus europaeus bassa Insettivori Soricidi Crocidura a ventre bianco Crocidura leucodon bassa Insettivori Soricidi Crocidura minore Crocidura suaveolens media Insettivori Soricidi Toporagno d'acqua Neomys fodiens bassa Insettivori Soricidi Toporagno nano Sorex minutus bassa Insettivori Soricidi Toporagno appenninico Sorex samniticus bassa Insettivori Talpidi Talpa europea Talpa europea bassa Lagomorfi Leporidi Lepre comune Lepus europaeus bassa Lagomorfi Leporidi Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus alta Lagomorfi Leporidi Minilepre* Sylvilagus floridanus alta Roditori Istricidi Istrice Hystrix cristata bassa Roditori Miocastoridi Nutria* Myocastor coypus alta Roditori Muridi Topo selvatico dorso striato Apodemus agrarius bassa Roditori Muridi Topo selvatico collo giallo Apodemus flavicollis bassa Roditori Muridi Topo selvatico Apodemus sylvaticus bassa Roditori Muridi Arvicola terrestre Arvicola terrestris bassa Roditori Muridi Arvicola rossastra Clethrionomys glareolus bassa Roditori Muridi Topolino delle risaie Micromys minutus alta Roditori Muridi Arvicola campestre Microtus arvalis bassa Roditori Muridi Topolino domestico Mus domesticus bassa Roditori Muridi Ratto grigio Rattus norvegicus media Roditori Muridi Ratto nero Rattus rattus media Roditori Sciuridi Scoiattolo rosso Sciurus vulgaris bassa AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale

Uccelli Rispetto ai Mammiferi, oltre alle mappe di idoneità ambientale potenziale già descritte, per l’avifauna esistono anche le mappe quantitative , realizzate per 61 specie di uccelli nidificanti, le quali esprimono il numero di coppie nidificanti per km 2; derivando da un modello statistico, esse esprimono il numero medio di coppie per unità di superficie nell’arco temporale coperto dal monitoraggio. In totale si osservano 93 specie appartenenti a 15 Ordini diversi ed a 40 Famiglie: 23 specie con idoneità ambientale alta; 22 specie con idoneità ambientale media; 48 specie con idoneità ambientale bassa. Le Famiglie più rappresentate sono gli Anatidi e gli Ardeidi (9 specie). Tra i rapaci diurni si segnalano sparviere, poiana, falco di palude, falco pecchiaiolo, lodolaio e gheppio, mentre tra i rapaci notturni si segnalano barbagianni, gufo comune, civetta e allocco. Abbondanti i passeriformi (35 specie) tra i quali si segnalano 2 specie di corvidi (cornacchia grigia e gazza).

L'elenco delle specie nidificanti viene riportato nella tabella alla pagina seguente (Tab. 3.4.3).

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Tabella 3.4.3 - Uccelli

Ordine Famiglia Nome comune Nome scientifico Idoneità ambientale Anseriformi Anatidi Mestolone Anas clypeata bassa Anseriformi Anatidi Alzavola Anas crecca bassa Anseriformi Anatidi Germano reale Anas platyrhynchos alta Anseriformi Anatidi Marzaiola Anas querquedula bassa Anseriformi Anatidi Canapiglia Anas strepera bassa Anseriformi Anatidi Moriglione Aythya ferina bassa Anseriformi Anatidi Moretta Aythya fuligula bassa Anseriformi Anatidi Moretta tabaccata Aythya nyroca bassa Anseriformi Anatidi Fistione turco Netta rufina bassa Apodiformi Apodidi Rondone Apus apus media Apodiformi Apodidi Rondone pallido Apus pallidus bassa Caradriformi Caradridi Corriere piccolo Charadrius dubius bassa Caradriformi Caradridi Cavaliere d'Italia Himantopus himantopus alta Caradriformi Caradridi Pavoncella Vanellus vanellus alta Caradriformi Laridi Mignattino Chlidonias niger bassa Caradriformi Laridi Gabbiano comune Larus ridibundus bassa Caradriformi Laridi Fraticello Sterna albifrons bassa Caradriformi Laridi Sterna comune Sterna hirundo bassa Caradriformi Scolopacidi Piro piro piccolo Actitis hypoleucos bassa Ciconiformi Ardeidi Airone cinerino Ardea cinerea alta Ciconiformi Ardeidi Airone rosso Ardea purpurea alta Ciconiformi Ardeidi Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides alta Ciconiformi Ardeidi Tarabuso Botaurus stellaris media Ciconiformi Ardeidi Airone guardabuoi Bubulcus ibis alta Ciconiformi Ardeidi Airone bianco maggiore Egretta alba alta Ciconiformi Ardeidi Garzetta Egretta garzetta alta Ciconiformi Ardeidi Tarabusino Ixobrychus minutus media Ciconiformi Ardeidi Nitticora Nycticorax nycticorax alta Ciconiformi Ciconidi Cicogna bianca Ciconia ciconia alta Ciconiformi Treschiornitidi Mignattaio Plegadis falcinellus bassa Ciconiformi Treschiornitidi Ibis sacro* Threskiornis aethiopicus alta Columbiformi Columbidi Piccione torraiolo Columba livia alta Columbiformi Columbidi Colombaccio Columba palumbus media Columbiformi Columbidi Tortora dal collare Streptopelia decaocto media Columbiformi Columbidi Tortora Streptopelia turtur bassa Coraciformi Alcedinidi Martin pescatore Alcedo atthis media Coraciformi Meropidi Gruccione Merops apiaster media Coraciformi Upupidi Upupa Upupa epops media Cuculiformi Cuculidi Cuculo Cuculus canorus media Falconiformi Accipitridi Sparviero Accipiter nisus bassa Falconiformi Accipitridi Poiana Buteo buteo bassa Falconiformi Accipitridi Falco di palude Circus aeruginosus alta Falconiformi Accipitridi Falco pecchiaiolo Pernis apivorus bassa Falconiformi Falconidi Lodolaio Falco subbuteo media Falconiformi Falconidi Gheppio Falco tinnunculus bassa Galliformi Fasianidi Fagiano Phasianus colchicus media Gruiformi Orthocnemidi Gallinella d'acqua Gallinula chloropus alta Gruiformi Rallidi Folaga Fulica atra bassa Gruiformi Rallidi Porciglione Rallus aquaticus alta Passeriformi Acrocefalidi Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris alta Passeriformi Acrocefalidi Cannaiola Acrocephalus scirpaceus bassa Passeriformi Acrocefalidi Canapino Hippolais polyglotta bassa Passeriformi Alaudidi Allodola Alauda arvensis media Passeriformi Alaudidi Calandrella Calandrella brachydactyla bassa Passeriformi Corvidi Cornacchia grigia Corvus corone cornix alta Passeriformi Corvidi Gazza Pica pica bassa Passeriformi Egitalidi Codibugnolo Aegithalos caudatus bassa Passeriformi Emberizidi Strillozzo Miliaria calandra bassa Passeriformi Fringillidi Cardellino Carduelis carduelis media Passeriformi Fringillidi Verdone Carduelis chloris bassa Passeriformi Fringillidi Frosone Coccothraustes coccothraustes bassa Passeriformi Fringillidi Fringuello Fringilla coelebs bassa Tabella 3.4.3 - Uccelli

Passeriformi Irundinidi Balestruccio Delichon urbica bassa Passeriformi Irundinidi Rondine Hirundo rustica media Passeriformi Irundinidi Topino Riparia riparia alta Passeriformi Lanidi Averla cenerina Lanius minor bassa Passeriformi Lanidi Averla capirossa Lanius senator bassa Passeriformi Motacillidi Cutrettola Motacilla flava bassa Passeriformi Muscicapidi Pigliamosche Muscicapa striata bassa Passeriformi Oriolidi Rigogolo Oriolus oriolus bassa Passeriformi Paridi Cinciallegra Parus major media Passeriformi Passeridi Passero d'Italia Passer italiae media Passeriformi Passeridi Passera mattugia Passer montanus alta Passeriformi Remizidi Pendolino Remiz pendulinus bassa Passeriformi Silvidi Cannareccione Acrocephalus arundinaceus media Passeriformi Silvidi Usignolo di fiume Cettia cetti alta Passeriformi Silvidi Beccamoschino Cisticola juncidis bassa Passeriformi Silvidi Capinera Sylvia atricapilla media Passeriformi Silvidi Sterpazzola Sylvia communis bassa Passeriformi Silvidi Bigia padovana Sylvia nisoria bassa Passeriformi Sturnidi Storno Sturnus vulgaris media Passeriformi Turdidi Usignolo Luscinia megarhynchos alta Passeriformi Turdidi Saltimpalo Saxicola torquata bassa Passeriformi Turdidi Merlo Turdus merula bassa Piciformi Picidi Picchio rosso minore Dendrocopos minor bassa Piciformi Picidi Picchio rosso maggiore Picoides major media Piciformi Picidi Picchio verde Picus viridis bassa Podicipediformi Podicepedidi Tuffetto Tachybaptus ruficollis bassa Strigiformi Protostrigidi Barbagianni Tyto alba media Strigiformi Strigidi Gufo comune Asio otus media Strigiformi Strigidi Civetta Athene noctua alta Strigiformi Strigidi Allocco Strix aluco bassa Suliformi Falacrocoracidi Cormorano Phalacrocorax carbo bassa AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale

Erpetofauna L’elenco delle specie riscontrabili all’interno dell’area in esame è tratto dal Progetto atlante erpetologico lombardo della Societas Herpetologica Italica sezione Lombardia Università di Pavia. Il reticolo delle carte di distribuzione ha un lato di 10 km ed è basato sulla cartografia U.T.M. I dati sono relativi ad osservazioni fatte nel periodo 19852000. Detto elenco individua per questo settore del territorio lombardo, la presenza di 5 specie di anfibi e di 5 specie di rettili . In particolare, tra gli anfibi è segnalata la presenza del tritone crestato italiano (Triturus carnifex ), del rospo comune ( Bufo bufo ), del rospo smeraldino ( Bufo viridis ), della raganella italiana ( Hyla intermedia ) e della rana verde ( Rana esculenta ). Tra i rettili , sono invece segnalati il ramarro occidentale ( Lacerta bilineata ), il biacco ( Coluber viridiflavus ), il saettone ( Elaphe longissima ), la biscia dal collare ( Natrix natrix ) e la diffusissima lucertola muraiola ( Podarcis muralis ).

Entomofauna Gli insetti presenti nell’area in esame sono i più disparati, in quanto tale popolazione animale è in grado di colonizzare vari territori. L’esistenza di diversi ecosistemi permette la sopravvivenza di diverse specie di insetti adattati in ognuna di queste tipologie, comprendendo anche quelle tipiche degli ecotoni, ovvero quelle che popolano zone di transizione da un ecosistema all’altro. La maggior parte degli insetti presenti nell’area è prevalentemente collegata alle coltivazioni: la forte pressione antropica ha portato ad una selezione e conseguente affermazione proprio della popolazione entomologica con parassiti, iperparassiti e predatori strettamente legati alla specializzazione colturale. A questa si aggiunge la popolazione tipica degli ambienti boscati che presenta un maggior grado di equilibrio grazie al ridotto intervento umano.

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La valutazione del livello di qualità ambientale della fauna presente viene generalmente effettuata concentrando l’attenzione sull’avifauna, che rappresenta la componente più ricca di documentazione e di studi. Inoltre gli uccelli sono da tempo riconosciuti come validi indicatori biologici, soprattutto in periodo riproduttivo 8. In relazione a quanto sopra descritto, poiché il numero e la varietà delle specie animali sono proporzionali al numero ed alla varietà delle specie vegetali, laddove il grado di disturbo antropico non è ancora elevato, la presenza faunistica è ancora di un certo rilievo. La pressione antropica influenza quindi in misura determinante la fauna, che risente notevolmente dei cambiamenti ambientali e soprattutto della riduzione degli habitat idonei. Dopo aver stabilito il numero e la tipologia di specie presenti, è stato possibile determinare il Valore ornitico (VO) dell’area, utilizzando il metodo proposto da Brichetti e Gariboldi e dall’ARPA Piemonte 9, sintetizzato dalla seguente formula: VO vo N 3 = ∑( st × ÷ ) dove: vo st = valore totale standard della specie; N = valore attribuito al tipo di nidificazione (vedi tabella 3.4.4). Il valore totale standard della specie viene ottenuto combinando tre parametri che definiscono per ciascuna specie il valore intrinseco 10 , il livello di vulnerabilità 11 ed il valore antropico 12 . Tale metodo è stato adattato alla situazione lombarda, facendo corrispondere il tipo di nidificazione descritto nell’ Atlante degli uccelli nidificanti in Piemonte e Val d’Aosta con l’ idoneità ambientale del testo La fauna selvatica in Lombardia - Rapporto 2008 su distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e mammiferi edito dalla Regione Lombardia. La seguente tabella riporta quindi i valori attribuiti ai diversi livelli di idoneità ambientale:

8 T. Mingozzi e G. Boano. 9 “Sostenibilità ambientale dello sviluppo, tecniche e procedure di valutazione di impatto ambientale”, AAVV, Torino, 2002. 10 Il valore intrinseco di una specie deriva dalla combinazione dei seguenti parametri: valore biogeografico (ottenuto utilizzando la classificazione corologica proposta da Boano e Brichetti, 1989, con le specie endemiche che ottengono il valore più elevato e quelle cosmopolite il più basso); valore di distribuzione nazionale (risultato della combinazione del numero di regioni occupate, e quindi della distribuzione regionale, e la percentuale di tavolette TGM 1:5000 occupate); trend dell’areale (esprime l’attuale tendenza all’espansione o contrazione dell’area di distribuzione; attribuisce il valore più elevato alle specie in regresso); livello di territorialità (esprime il grado di legame della specie con il territorio circostante in relazione all’habitat frequentato e agli ambienti legati alle attività troficoriproduttive); rarità ecologica (legata alla disponibilità sul territorio nazionale di ambienti considerati come preferenziali per la riproduzione della specie; i punteggi più bassi sono stati dati agli ambienti antropizzati); consistenza (espressa in numero di coppie nidificanti, divise in 5 classi, con i punteggi più elevati assegnati alle specie nidificanti con meno di 50 coppie); trend della popolazione (valutato in un periodo di 1015 anni, vengono privilegiate le specie in diminuzione); importanza della popolazione dell’areale (si considera l’importanza dell’areale italiano in rapporto a quello paleartico, la regolarità della nidificazione, la presenza di sottospecie accertate e di endemismi); livello trofico (esprime la composizione prevalente della dieta e la posizione della specie nell’ambito della piramide alimentare). 11 Il livello della vulnerabilità è ottenuto sulla base dell’inserimento delle varie specie nelle liste rosse degli uccelli minacciati, nonché nelle normative comunitarie e nazionali. Sono favorite le specie in pericolo o minacciate. 12 Il valore antropico è definito dalla combinazione dei seguenti parametri: valore naturalisticoricreativo (esprime l’interesse che un pubblico non specialistico ma interessato ha per la specie in esame); valore scientifico (esprime l’interesse che la comunità tecnicoscientifica ha per la specie in esame); valore di fruibilità (ottenuto dalla somma del valore venatorio con il valore allevabilità); grado di antropofilia (indica la sensibilità della specie alla presenza e ad interventi antropici, nonché l’adattabilità a nidificare in ambienti modificati e/o antropizzati).

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Idoneità ambientale Valore (N) Alta 3 Media 2 Bassa 1 Tabella 3.4.4

Le specie nidificanti aventi maggior valore, appartengono secondo Brichetti e Gariboldi, ai nonPasseriformi e sono risultate quelle a minor valenza ecologica; le loro popolazioni sono di consistenza molto ridotta ed in diminuzione, risultando di grande utilità come indicatori capaci di evidenziare la vulnerabilità di alcuni ambienti.

Il Valore ornitico che si va ad ottenere si colloca entro un certo livello di qualità, secondo quanto previsto dalla seguente tabella:

Valore Classe Qualità > 2800 I molto alta 2100 2800 II alta 1400 2100 III media 700 1400 IV bassa < 700 V molto bassa Tabella 3.4.5

Il limite del metodo è rappresentato essenzialmente dall’origine dei dati di partenza, derivanti dalla bibliografia e non da rilievi effettuati in campo; per questo motivo non è possibile esercitare un’azione di monitoraggio continua nel tempo. È tuttavia possibile valutare indirettamente le modifiche che avvengono nell’avifauna osservando le variazioni che ci sono state nell’habitat.

Successivamente è stato preso in considerazione un secondo indicatore volto a determinare la vulnerabilità dell’area analizzata: il numero di specie ornitiche nidificanti presenti in Lista Rossa e nella Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli) 13 . Le diverse classi di vulnerabilità sono riportate alla tabella seguente:

Valore Classe Vulnerabilità > 61 I molto alta 31 60 II alta 11 30 III media 4 10 IV bassa 0 3 V molto bassa Tabella 3.4.6

13 La Direttiva 79/409/CEE riguarda la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo. Essa si prefigge la protezione, la gestione e la regolazione di tali specie e ne disciplina lo sfruttamento.

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Il limite di questo indicatore è quello di prendere in considerazione solamente le specie con alta idoneità ambientale, escludendo quelle a nidificazione incerta e quelle svernanti.

Il valore ornitico di questa zona è risultato pari a 2.154,50 , dato che colloca l’area nella II classe (qualità alta).

Per quanto riguarda il numero di specie vulnerabili i dati ottenuti sono i seguenti: specie incluse nella Lista Rossa: 6 specie incluse nella Direttiva Uccelli: 14 Pertanto, con un valore pari a 20 , l’area rientra nella III classe (vulnerabilità media ).

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QUADRO RIASSUNTIVO Mammalofauna 43 specie di cui: 6 specie con idoneità ambientale alta (tra le quali le specie introdotte minilepre e nutria); 5 specie con idoneità ambientale media; 32 specie con idoneità ambientale bassa. Erpetofauna 5 specie di anfibi 5 specie di rettili Avifauna 93 specie di cui: 23 specie con idoneità ambientale alta; 22 specie con idoneità ambientale media; 48 specie con idoneità ambientale bassa. VALORE ORNITICO: classe II – Qualità alta (2.154,50) VULNERABILITÀ: classe III – Vulnerabilità media (20)

La qualità della presente componente ambientale può dunque essere definita MEDIA/ALTA

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE Le pressioni esercitate dalle attività antropiche su di una componente ambientale possono provocare impatti sia diretti sia indiretti a causa del sistema complesso di interazioni tra le componenti stesse e possono produrre effetti di vario ordine: caso tipico è quello della fauna, a causa dello strettissimo rapporto tra questa componente e tutte le altre matrici ambientali. Le principali pressioni che possono influenzare la componente faunistica sono rappresentate, per quanto riguarda l’attività estrattiva, da: • immissioni di inquinanti; • aumento del traffico veicolare; • emissioni sonore; • vibrazioni. Tra gli impatti diretti che derivano dai fattori sopra citati si ricordano principalmente: • danni o disturbi a specie animali in fase di cantiere, fino a raggiungere la mortalità da collisione; • bioaccumulo di inquinanti: apporto di sostanze contaminanti nell’aria, nell’acqua o nel suolo, influendo così sulla biologia della fauna che insiste sull’area soggetta a tali incrementi. Gli impatti secondari, che sono legati a diverse tipologie di modificazioni dell’habitat e che possono variamente influenzare la matrice faunistica, sono: • perdita o distruzione di habitat (riduzione delle superfici degli habitat di elezione di comunità ornitiche e di mammiferi); • frammentazione dell’habitat (suddivisione dell’habitat in unità più piccole) o alterazione dell’habitat; • effetto barriera: infrastrutture che creano ostacoli o interruzioni di percorsi critici al movimento delle specie nell’ambiente. Sicuramente gli impatti più rappresentativi che si possono ripercuotere sulla fauna a seguito dell’attività estrattiva sono costituiti principalmente dall’effetto barriera e di frammentazione dell’ecosistema costituito dalla presenza fisica dell’area di intervento: tale impatto sarà del tutto temporaneo e tamponato comunque dalla presenza di altri corridoi ecologici che potranno garantire la normale frequentazione faunistica del territorio senza causare nette interruzioni. La perdita, comunque temporanea, di porzioni di habitat a causa dell’occupazione di superfici legata all’attività estrattiva influirà in maniera tutto sommato ridotta sulle popolazioni animali esistenti, in quanto trattasi, allo stato attuale, di aree esclusivamente agricole, caratterizzate da una frequentazione da parte della fauna limitata agli uccelli che utilizzano tali aree come luoghi di alimentazione. In conclusione, rispetto alla componente ambientale in esame, le possibili interferenze degli interventi in progetto sono classificabili tra le seguenti:

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale disturbo acustico : si tratta di un impatto di natura temporanea generato dai mezzi meccanici impiegati nelle operazioni di escavazione e dagli autocarri per il trasporto dei materiali. I pochi studi esistenti sull’argomento sostengono, comunque, che la fauna si adatta ai rumori di fondo costanti, quale quello in oggetto. Riprova di tale affermazione è il caso tipico delle cave che prevedono estrazione di materiale sotto falda: il lago di neoformazione quasi sempre è già colonizzato dall’avifauna quando l’attività estrattiva è ancora in pieno svolgimento. Si ritiene quindi che le attività di scotico e accantonamento del terreno vegetale e di scavo portino ad un impatto negativo di tipo lieve ; interferenza con gli spostamenti della fauna : durante l’esecuzione dei lavori sarà presente una recinzione intorno al cantiere di lavoro che impedirà gli eventuali spostamenti della fauna nella zona; tale barriera sarà presente esclusivamente per la durata delle operazioni di coltivazione e pertanto avrà impatto di tipo esclusivamente temporaneo; interferenza con siti riproduttivi : all’interno dell’area di intervento non risulta la presenza di siti riproduttivi di specie rare o protette (incluse nella Lista Rossa o nelle già citate Direttive dell’Unione Europea); interferenza con siti di alimentazione : come detto le aree agricole costituiscono un luogo di alimentazione soprattutto per l’avifauna; tuttavia l’area interessata dall’intervento risulta modesta rispetto all’estensione dei campi coltivati presenti nel contesto circostante, andando a costituire un impatto negativo di tipo lieve . Per quanto riguarda gli impatti derivanti dalle vibrazioni causati alla comunità animale si considera un impatto di tipo negativo lieve per le operazioni di scotico e quelle di scavo . Per ciò che concerne invece la mortalità della fauna , dovuta agli urti e alla possibile mortalità che le azioni di progetto possono causare, è possibile affermare che durante la fase di scotico, trattandosi di aree agricole, l’ impatto sia trascurabile , così come in fase di scavo, in quanto gli eventuali animali si sono già allontanati. Gli impatti relativi all’effetto barriera e alla perdita di habitat derivanti dalle operazioni di scotico sono anch’essi di tipo negativo lieve , in quanto non risultano siti riproduttivi interni all’area di intervento, né l’attività condurrà all’interruzione di corridoi ecologici. Infine, gli impatti relativi al trasporto sono considerabili di livello trascurabile , in quanto la viabilità che verrà utilizzata sarà costituita dalla viabilità ordinaria fino al cantiere autostradale.

L’impatto sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO NEGATIVO LIEVE

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE Le uniche mitigazioni possibili che possono essere prese in considerazione durante le attività di coltivazione sono rappresentate dalla possibilità di utilizzare mezzi meccanici in condizioni manutentive ottimali e a norma riguardo alla produzione di rumore e vibrazione per ridurre il disturbo alla fauna. Gli interventi di recupero ambientale costituiranno, invece, un’importante misura di compensazione, che andrà a ricreare la quantità e la qualità di habitat utilizzabili per l’alimentazione in maniera analoga alla situazione preesistente. Attraverso le opere previste nel progetto di recupero ambientale, infatti, si andranno a ricostituire le precedenti aree agricole. L’effetto barriera e la perdita degli habitat che potranno interessare la componente ambientale nel periodo relativo alle attività di coltivazione saranno del tutto azzerati una volta terminate le operazioni; a queste osservazioni occorre, inoltre, aggiungere, che con le metodologie di recupero previste, si verranno a ricreare gli habitat preesistenti. Pertanto, sotto la componente habitat, con le azioni di recupero ambientale, si prevedono impatti positivi lievi, con reversibilità a medio lungo termine, a raggio esteso, in quanto tale funzione non deve essere esclusivamente considerata per l’area in esame, ma anche per i collegamenti con tutto il territorio circostante. Per quanto riguarda la mortalità della componente in esame e per il disturbo da rumore, venendo a cessare gli elementi di disturbo, cesseranno anche i potenziali effetti, che comunque sono stati reputati trascurabili o di ridotta entità.

L’impatto degli interventi di recupero sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO POSITIVO LIEVE

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S.3.4.3 - ECOSISTEMI

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE Un ecosistema è dato dall’insieme delle comunità di esseri viventi animali e vegetali (biocenosi) e dal luogo in cui questi vivono (biotopo). Nel presente paragrafo sono trattati gli aspetti principali relativi agli ecosistemi che si possono individuare sul territorio oggetto di studio. Per ognuno di questi ecosistemi saranno esaminate le componenti biotiche e le componenti abiotiche in modo da poter definire la caratterizzazione ecosistemica dell’area in esame.

Nell’area compresa nell’intorno di 200 m dal perimetro del sito in esame si distinguono quattro ecosistemi (evidenziati alla Tav. 3.4.1): ecosistema agrario , largamente dominante, è costituito da seminativi; ecosistema antropico , costituito dall’area della raffineria, dalle attività estrattive e dalla C.na Rivolta; ecosistema seminaturale , rappresentato da aree boscate residuali; ecosistema acquatico , rappresentato dal T. Agogna e dalla Roggia Cavallero.

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Ferrera E. (PV) STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Località C.na Rivolta TAV. Scala 1:15.000 CARTA DEGLI ECOSISTEMI 3.4.1 AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale

ECOSISTEMA AGRARIO L’ecosistema agrario è fondato sull’utilizzo di risorse naturali (suolo, acqua, clima, organismi nativi) e non naturali o manipolate (colture selezionate, aziende agricole, prodotti chimici, animali in allevamento, sistemi di gestione), organizzate secondo un fine produttivo (produzione di biomassa destinata alla commercializzazione e produzione di servizi, quali conservazione della fertilità del suolo e delle risorse naturali fisiche e rigenerazione delle componenti biotiche quali microflora, piante, fauna nativa e così via). L’agroecosistema, o ecosistema agrario, comprende diverse tipologie colturali: i seminativi, ovvero sistemi a carattere arativo, le colture orticole, che presentano generalmente bassi valori di complessità strutturale e di variabilità specifica, gli incolti, che costituiscono in realtà una via di mezzo tra ecosistema agrario ed ecosistema seminaturale, e gli impianti di arboricoltura da legno o industriale.

Gran parte della superficie totale analizzata è occupata da seminativi . Si tratta di colture monospecifiche in cui la sola componente che va a interrompere l’omogeneità di tali formazioni è rappresentata dalle specie infestanti, per la cui gestione si applica intervenendo attraverso l’apporto di erbicidi di tipo sintetico in grado di colpire anche microrganismi e microfauna del suolo, con conseguente modificazione delle catene trofiche naturali. La competizione interspecifica, infatti, è fortemente condizionata dai trattamenti con prodotti di sintesi volti a contenere lo sviluppo delle infestanti (diserbo selettivo), delle crittogame (concia del seme), degli insetti terricoli (geodisinfestazione) ed eventualmente dell’avifauna granivora (repellenti). Nell’ecosistema agrario composto da seminativi (e coltivazioni ortofrutticole), le risorse naturali che lo compongono hanno subìto, nel corso del tempo, tali modificazioni che lo hanno reso non più autonomo dall’intervento antropico. Un esempio è rappresentato dalla componente suolo: questo, infatti, non è più in grado di mantenere la propria fertilità perché la biomassa prodotta viene quasi totalmente asportata limitando fortemente il riciclo della sostanza organica, alterando il normale ciclo del carbonio. Tale processo porta ad un generale impoverimento del terreno che altera, al contempo, le condizioni chimiche e fisiche. Per ripristinare le condizioni ideali atte ad ospitare nuove colture occorre quindi un forte input antropico, consistente in concimazioni e strutturanti. In sintesi, si tratta di un ecosistema poco strutturato e notevolmente semplificato, caratterizzato, come anticipato, da un ridotto numero di specie vegetali e, generalmente, da condizioni ambientali che poco si prestano a costituire zona di rifugio per la fauna. La flora e la fauna, difatti, sono completamente condizionate dall’utilizzo del territorio. La vegetazione banalizzata e la scarsa presenza di specie animali determina un basso livello di naturalità ambientale, che non può essere neppur modificata dalla occasionale e fugace presenza di uccelli e mammiferi di origine esterna.

Parte della superficie analizzata è invece coperta da pioppeti . Anche nell’arboricoltura industriale è presente l’impronta antropica, riconducibile a

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale sporadiche operazioni di gestione (trattamenti, tagli, lavorazioni, raccolta) o d’eliminazione periodica (come negli incolti, periodicamente reinseriti negli agroecosistemi erbacei). Questo ecosistema consente, a differenza di quelli sopra descritti e tipici dell’agricoltura, un minore sfruttamento della risorsa suolo, in quanto una maggiore quantità di biomassa viene restituita al ciclo del carbonio tutti gli anni. Tale ecosistema porta ad una netta diminuzione delle lavorazioni e degli apporti esterni necessari rispetto a quelli richiesti dalle altre attività agricole. Infine, riveste una determinata importanza dal punto di vista paesaggistico, interrompendo la successione dei seminativi, e dal punto di vista naturalistico, concorrendo al mantenimento della biodiversità.

ECOSISTEMA ANTROPICO L’ecosistema antropico è caratterizzato dalla forte pressione esercitata dall’uomo che impedisce ad ogni componente naturale la normale evoluzione, poiché arreca continuamente opera di disturbo. La più radicale azione di alterazione antropica è rappresentata dall’irreversibile eliminazione della possibilità di destinare dei terreni all’agricoltura, quando costruisce insediamenti abitativi permanenti, industrie ed infrastrutture viarie di modo da causare una perdita secca di bene irriproducibile quale è il suolo. Tanto maggiore è la pressione antropica esercitata, tanto minore è l’equilibrio dell’ecosistema considerato. Nell’area in esame possono essere ascritti a questa categoria la raffineria, le vicine aree estrattive e gli edifici della C.na Rivolta.

ECOSISTEMA SEMINATURALE È definito seminaturale un ecosistema che, pur essendo in gran parte composto da elementi ambientali spontanei, risulta modificato in misura sensibile dall’uomo con utilizzazioni estensive, che risultano determinanti anche per la sua conservazione (Di Fidio, 1990). Nell’area considerata sono ascrivibili a questa categoria esclusivamente le fasce arboreoarbustive presenti lungo l’Agogna e la Roggia Cavallero. Nelle formazioni naturali in opposizione a quanto avviene nell’ecosistema agrario si rinviene una maggiore capacità di autoregolazione del sistema che presenta una stabilità più elastica; questo significa che tale ecosistema è in grado di porre rimedio alle alterazioni, ripristinando la situazione originaria. L’abbondanza di vegetazione e la sua relativa diversità, favoriscono l’instaurazione di catene trofiche complesse accentuando la componente naturale di questo ecosistema. È altresì favorita la presenza di buone condizioni per lo sviluppo di anellidi ed entomofauna in genere, oltre che di animali terricoli superiori. La “pedofauna” infatti costituisce un importante fonte alimentare per la fauna superiore che dispone in questo modo sia di un ambiente adatto per il rifugio e/o la nidificazione, sia di una buona riserva alimentare.

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ECOSISTEMA ACQUATICO L’ecosistema acquatico può essere distinto in due ecosistemi principali: • l’ecosistema fluviale; • l’ecosistema delle acque ferme o lacustre.

L’ecosistema fluviale, altrimenti definito ecosistema lotico, essendo caratterizzato dalla presenza di acque correnti, non costituisce un sistema stabile, ma si modifica lungo il suo percorso dalla sorgente alla foce. Nei corsi d’acqua naturali durante questa sequenza longitudinale, definita “continuum”, essi variano le proprie dimensioni e la propria portata ed in esso cambiano le specie presenti ed il metabolismo dell’intera comunità. Cambia dunque anche il rapporto tra produzione e respirazione che risulta inferiore all’unità a monte (corsi d’acqua eterotrofi) e uguale o superiore ad uno a valle (corsi d’acqua autotrofi). Nel caso di canali irrigui questo discorso viene meno in quanto si tratta di corsi d’acqua di dimensioni e portata pressoché costanti nel tempo, o con un’alternanza di tipo stagionale. Tuttavia, alla pari di fiumi e torrenti di origine naturale, è possibile distinguere due tipi di sottoecosistemi, molto spesso compresenti nello stesso corso d’acqua: quello in cui il fondo dell’alveo viene eroso e quello sul cui fondo vengono depositati sedimenti non compatti. Appartengono a questo ecosistema il Torrente Agogna e la Roggia Cavallero.

All’interno dell’area di intervento non sono presenti ecosistemi che rientrano nell’allegato I (tipi di habitat naturali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione) della Direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

La stima della qualità ecosistemica è espressione di un giudizio complessivo sull’ambiente in esame, basato sulla qualità dei suoi elementi costitutivi, intesi come “indicatori ecologici” ed analizzati nelle loro interazioni oltre che singolarmente. Allo scopo di valutare la qualità degli ecosistemi attualmente presenti nell’area che sarà oggetto di intervento, si prende in considerazione l’analisi della BTC. A tal fine si rimanda alla tavola riportante gli ecosistemi, effettuando lo studio nell’ambito più ristretto relativo esclusivamente all’area interessata dalla cava, in quanto al di fuori di essa non è prevedibile la futura evoluzione. La BTC (Biological Territorial Capacity) è un indice che permette di valutare gli impatti che un’attività può provocare sull’area soggetta a modifiche e sul territorio circostante. In particolar modo può essere adottata per fornire una descrizione dell’ambiente fisico, biologico ed antropico, permettendo di analizzarne i processi di evoluzione dinamici nel tempo e nello spazio. Il risultato che ne deriva è la descrizione del paesaggio o ecotessuto, che, secondo la definizione di V. Ingegnoli è “un sistema di ecosistemi ecologicamente diversi tra loro, ma interagenti e correlati”.

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L’indice di BTC (espresso in Mcal/m 2/anno) definisce l’energia presente in un ecosistema per unità di spazio e di tempo. La BTC è analizzata in diversi momenti significativi, fornendo così le tendenze evolutive dell’ecosistema ed informazioni circa la capacità di resistenza alle alterazioni e la capacità di ritorno alla situazione originaria (resilienza). La BTC, per il caso in esame, viene calcolata allo stato attuale e per alcune fasi significative delle operazioni di coltivazione. La BTC viene quindi calcolata nei seguenti momenti: Stato attuale . L’area in disponibilità è completamente occupata dall’ecosistema agricolo (risaia). Per rapportare i singoli valori ed ottenere uno studio del paesaggio come sistema di ecosistemi è necessario riferirsi all’indice di biopotenzialità media (BTCm). Si stabilisce la frequenza relativa per ogni ecosistema come il rapporto tra la superficie occupata dall’ecosistema e la superficie totale considerata, quindi il calcolo della BTC media risulta dalla somma dei prodotti della frequenza relativa per la BTC calcolata per ogni ecosistema. Allo stato attuale si può considerare una BTC media su tutta la superficie pari a 1,500 Mcal/m 2/anno . Alla fine di ciascuna fase di recupero . Alla fine del 10° anno (5 anni dopo la fine del recupero ambientale). Alla fine del 15° anno (10 anni dopo la fine del recupero ambientale). (analizzati successivamente al paragrafo B)

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QUADRO RIASSUNTIVO Ecosistema seminaturale Le principali caratteristiche di questo ecosistema sono: produttività netta: buona catene trofiche: presenti diversità delle specie: molto buona cicli minerali: presenti stabilità: presente controllo umano: scarso durate temporale: indeterminata eterogeneità degli ambienti: buona Agroecosistema Le principali caratteristiche di questo ecosistema sono: produttività netta: alta catene trofiche: semplici e lineari diversità delle specie: bassa cicli minerali: aperti stabilità: bassa controllo umano: definito durata temporale: breve eterogeneità degli ambienti: ridotta Ecosistema antropico Le principali caratteristiche di questo ecosistema sono: produttività netta: catene trofiche: assenti diversità delle specie: trascurabile cicli minerali: stabilità: instabile durata temporale: indeterminata eterogeneità degli ambienti: nulla Ecosistema acquatico Le principali caratteristiche di questo ecosistema sono: produttività netta: buona catene trofiche: presenti diversità delle specie: molto buona cicli minerali: presenti stabilità: presente controllo umano: scarso durata temporale: indeterminata eterogeneità degli ambienti: buona

La qualità della presente componente ambientale può dunque essere definita MEDIA

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE Andando ad analizzare nel dettaglio gli impatti negativi che possono interessare un ecosistema a seguito delle pressioni antropiche, si possono individuare: • alterazione nella struttura spaziale degli ecomosaici esistenti, alterazione nel livello e/o nella qualità della biodiversità esistente e conseguenti perdite di funzionalità;

• perdita complessiva di naturalità;

• frammentazione della continuità ecologica nell’ambiente coinvolto.

Alterazioni della struttura spaziale sono dovute alle attività preparatorie agli scavi con le operazioni di scotico. Inoltre, andando ad effettuare tali operazioni si assisterà anche ad una riduzione, seppur temporanea, della diversità di ecosistemi presenti, riducendo la superficie interessata dagli scavi ad un ecosistema antropico, caratterizzato da una scarsa, se non nulla, naturalità.

Per ciò che concerne la frammentazione della continuità ecologica dell’ambiente coinvolto è possibile effettuare le medesime considerazioni riportate per la perdita degli habitat faunistici e la contemporanea presenza di corridoi ecologici. Ne consegue, quindi, che le attività di scotico e scavo, che possono essere considerate come un’unica azione di progetto, portano ad impatti negativi sulla componente ecosistemica riferibili alla alterazione degli ecomosaici e alla frammentazione degli stessi. L’andamento degli impatti sugli ecosistemi è, inoltre, visibile anche in base all’andamento della BTC che infatti è in grado di dare un’indicazione, in termini numerici, degli stessi nel corso del tempo.

Con l’avanzare delle operazioni di scotico, di coltivazione e di recupero si assisterà ad un continuo modificarsi della tipologia degli ecosistemi e della localizzazione degli stessi. Per tutte le fasi si assisterà quindi, in tempi diversi, al passaggio dall’ecosistema agrario all’ecosistema antropico nel momento di inizio delle operazioni di scotico dello strato di terreno vegetale. Successiva trasformazione sarà dovuta, una volta terminate le operazioni di coltivazione, alle operazioni di recupero ambientale, che porteranno nuovamente alla formazione dell’agroecosistema. L’andamento della BTC sarà dunque il seguente: Stato attuale . È presente solo l’ecosistema agrario. A tale situazione corrisponde un valore medio di 1,500 Mcal/m 2/anno . Alla fine della 1 a fase di recupero . Alla fine del 1° anno e mezzo saranno presenti l’ecosistema agricolo (comprendente le aree che non saranno ancora

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale state oggetto di escavazione e quelle già oggetto di recupero, corrispondenti al lotto 1) e quello antropico (relativo alle aree estrattive ed alle sue pertinenze). A tale situazione corrisponde un valore medio di 1,284 Mcal/m 2/anno. Alla fine della 2 a fase di recupero . Alla fine del 2° anno e mezzo saranno presenti gli ecosistemi già descritti con alcune variazioni di superficie. A tale situazione corrisponde un valore medio di 1,167 Mcal/m 2/anno. Alla fine della 3 a fase di recupero . Alla fine del 3° anno e mezzo saranno presenti gli ecosistemi già descritti con alcune variazioni di superficie. A tale situazione corrisponde un valore medio di 1,020 Mcal/m 2/anno. Alla fine della 4 a fase di recupero . Alla fine del 4° anno e mezzo saranno presenti gli ecosistemi già descritti con alcune variazioni di superficie. A tale situazione corrisponde un valore medio di 1,275 Mcal/m 2/anno. Alla fine della 5 a fase di recupero . Alla fine del 5° anno e mezzo saranno stati completati gli interventi di recupero ambientale e sarà presente solo più l’ecosistema agrario. A tale situazione corrisponde un valore medio di 1,500 Mcal/m 2/anno. Alla fine del 10° e del 15° anno . A 5 e 10 anni dal completamento del recupero ambientale dell'area non varierà nemmeno il valore di BTC unitaria delle aree recuperate. A tale situazione corrisponde un valore medio di 1,500 Mcal/m 2/anno.

Nella tabella 3.4.7 sono riportati i risultati dell’analisi della BTC nel sito oggetto di intervento per le principali fasi elencate precedentemente.

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Tab. 3.4.7 - CALCOLO DELLA BTC DELL'AREA

Stato attuale Elementi Superficie Frequenza Btc unitaria Btc media relativa per elemento (ha) (Mcal/m2/anno) (Mcal/m2/anno) Ecosistema agrario seminativi 46,9 100% 1,5 1,500 TOTALE 46,9 100% 1,500

Situazione alla fine della 1 a fase di recupero Elementi Superficie Frequenza Btc unitaria Btc media relativa per elemento (ha) (Mcal/m2/anno) (Mcal/m2/anno) Ecosistema agrario seminativi e aree inerbite 39,1 83% 1,5 1,251 Ecosistema antropico attività estrattiva e pertinenze 7,8 17% 0,2 0,033 TOTALE 46,9 100% 1,284

Situazione alla fine della 2 a fase di recupero Elementi Superficie Frequenza Btc unitaria Btc media relativa per elemento (ha) (Mcal/m2/anno) (Mcal/m2/anno) Ecosistema agrario seminativi e aree inerbite 34,9 74% 1,5 1,116 Ecosistema antropico attività estrattiva e pertinenze 12,0 26% 0,2 0,051 TOTALE 46,9 100% 1,167

Situazione alla fine della 3 a fase di recupero Elementi Superficie Frequenza Btc unitaria Btc media relativa per elemento (ha) (Mcal/m2/anno) (Mcal/m2/anno) Ecosistema agrario seminativi e aree inerbite 29,6 63% 1,5 0,947 Ecosistema antropico attività estrattiva e pertinenze 17,3 37% 0,2 0,074 TOTALE 46,9 100% 1,020

Situazione alla fine della 4 a fase di recupero Elementi Superficie Frequenza Btc unitaria Btc media relativa per elemento (ha) (Mcal/m2/anno) (Mcal/m2/anno) Ecosistema agrario seminativi e aree inerbite 38,8 83% 1,5 1,241 Ecosistema antropico attività estrattiva e pertinenze 8,1 17% 0,2 0,035 TOTALE 46,9 100% 1,275

Situazione alla fine della 5 a fase di recupero (recupero completato) Elementi Superficie Frequenza Btc unitaria Btc media relativa per elemento (ha) (Mcal/m2/anno) (Mcal/m2/anno) Ecosistema agrario seminativi e aree inerbite 46,9 100% 1,5 1,500 TOTALE 46,9 100% 1,500 Situazione alla fine del 10° anno Elementi Superficie Frequenza Btc unitaria Btc media relativa per elemento (ha) (Mcal/m2/anno) (Mcal/m2/anno) Ecosistema agrario seminativi e aree inerbite 46,9 100% 1,5 1,500 TOTALE 46,9 100% 1,500

Situazione alla fine del 15° anno Elementi Superficie Frequenza Btc unitaria Btc media relativa per elemento (ha) (Mcal/m2/anno) (Mcal/m2/anno) Ecosistema agrario seminativi e aree inerbite 46,9 100% 1,5 1,500 TOTALE 46,9 100% 1,500 AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale

Il valore della BTC per l’area in esame assumerà, quindi, il seguente andamento:

2,000

1,750

1,500

1,250 Andamento Valore attuale

1,000

0,750 stato fine 1 fase fine 2 fase fine 3 fase fine 4 fase fine 5 fase fine 10° fine 15° attuale anno anno

Fig. 3.4.1 Grafico dell’andamento della BTC

Come visibile dalla figura, rispetto alla situazione attuale, si assisterà ad una diminuzione del valore della BTC in funzione delle superfici occupate dall’attività estrattiva, ma che aumenterà decisamente solo con la conclusione dei lavori (rimanendo costante negli anni successivi) con l’evoluzione delle superfici oggetto di recupero ambientale, fino a tornare al livello iniziale.

Escludendo la fase del recupero ambientale (che verrà presa in considerazione successivamente, nel paragrafo relativo alle misure di mitigazione e compensazione), gli impatti relativi alla presente componente ambientale vengono considerati di tipo negativo medio. Tali impatti, inoltre, sono considerati sia a livello di scotico e accantonamento del terreno vegetale che di scavo per entrambi i targets analizzati. L’impatto sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO NEGATIVO MEDIO

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE Le azioni di progetto relative al recupero ambientale, che ripristineranno l’uso agrario dell'area, rappresentano la mitigazione a tutti gli impatti dotati di carattere temporaneo che interferiscono con la componente in esame.

Il progetto di recupero ambientale prevede, infatti, il riporto del terreno vegetale sulle aree oggetto di escavazione seguito, per le aree pianeggianti, dalle pratiche agricole di preparazione del terreno (inerbimento finalizzato al sovescio), e dall’inerbimento delle scarpate.

Andando, quindi, a valutare il valore ecosistemico e la frammentazione degli ecosistemi si può individuare, con le operazioni di recupero ambientale, un impatto di tipo positivo medio . L’impatto degli interventi di recupero sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO POSITIVO MEDIO

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S.3.5 - AMBIENTE FISICO

S.3.5.1 - RUMORE E VIBRAZIONI

A) CARATTERISTICHE DELLA COMPONENTE AMBIENTALE I fattori di impatto ambientale considerati nel presente studio saranno valutati in termini di emissioni sonore connesse alle operazioni di escavazione ed al movimento di automezzi di trasporto all’interno dell’area. Il rumore è definito come “qualunque emissione sonora che provochi sull’uomo effetti indesiderati, disturbanti o dannosi o che determini un qualsiasi deterioramento qualitativo dell’ambiente” 14 . Le onde sonore sono una perturbazione meccanica che si propaga in un mezzo come ad esempio l’aria. Tale perturbazione meccanica dà origine ai fenomeni caratteristici delle onde quali la riflessione, la rifrazione e l’interferenza. La propagazione del suono attraverso l’atmosfera avviene mediante una successione di piccole e rapide variazioni della pressione dell’aria ( pressione acustica P) le quali mettono in vibrazione le sue particelle con un’alternanza di compressioni e depressioni. La distanza tra due massimi successivi di compressione o depressione è definita lunghezza d’onda. L’ampiezza e la frequenza sono le caratteristiche più importanti per la valutazione oggettiva di un suono. La prima grandezza è legata all’entità delle variazioni di pressione, la seconda alla rapidità di tali variazioni. Quest’ultima è definita come 1/T, dove T è il periodo di oscillazione che rappresenta il numero di oscillazioni al secondo; la sua unità di misura è l’Hertz (Hz). La relazione tra la frequenza f, la lunghezza d’onda λ e la velocità di propagazione c di un suono è data dalla relazione: λf = c, dalla quale si deduce che, in un dato mezzo di trasmissione, quanto più grande è la frequenza, tanto più piccola è la lunghezza d’onda. La velocità media dell’onda sonora nell’aria è di circa 344 m/s alla temperatura di 20°C ed alla pressione barometrica di 760 mm. Quando un’onda sonora arriva all’orecchio umano con frequenze comprese tra 20 e 20.000 Hz, viene percepita come suono. Una misura oggettiva del rumore è quella che prende in considerazione l’intensità acustica emessa dalla sorgente sonora. L’intensità sonora I è una grandezza fisica definita in termini di flusso di energia al secondo, come ad esempio il numero di watt al m 2 trasmessi attraverso una superficie 2 perpendicolare al fronte d’onda. Il valore di soglia I 0 = 1012 watt/m (intensità relativa = 1) costituisce la soglia al di sotto della quale l’orecchio umano non percepisce alcun suono. Un’idea delle varie sorgenti sonore è data nella tabella riportata di seguito.

14 Definizione adottata dal D.P.C.M. 01/03/1991.

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Tab. 3.5.1 Sorgenti di rumore e situazioni tipiche di rumorosità (dati tratti dal Centro di ricerca interuniversitario in monitoraggio ambientale, Università di Genova e della Basilicata). 0 dB Soglia uditiva 10 dB Calma 20 dB Camera molto silenziosa 30/40 dB Interferenza sonno e conversazione 50 dB Interno abitazione su strada animata (finestre chiuse) DISTURBO SONNO E CONVERSAZIONE 60 dB Interno abitazione su strada animata (finestre aperte). 70 dB Aspirapolvere RISCHIO PER L'UDITO 80 dB Crocevia con vivace circolazione INSOPPORTABILE 90 dB Camion,Autobus,Motociclo in accelerazione 100 dB Reparto di Tessitura 110 dB Martello pneumatico, Motore a scoppio al banco SOGLIA DEL DOLORE 120 dB Discoteca, Reattori al banco 130 dB Aereo a reazione al decollo

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Come è possibile osservare dalla tabella il campo delle intensità è molto esteso; pertanto è stato introdotto l’uso di una scala logaritmica, detta dei decibel (dB), la quale esprime appunto il logaritmo in base 10 del rapporto tra l’intensità acustica ascoltata e quella corrispondente alla soglia di udibilità dell’orecchio umano. Poiché con tale scala i decibel aumentano in proporzione logaritmica invece che aritmetica, un incremento di 3 dB per il livello di intensità significa un raddoppio dell’intensità di rumore. La misurazione di un’emissione sonora che presenti una composizione spettrale distribuita nel campo delle frequenze udibili (20 – 20.000 Hz) viene rilevata impiegando strumenti muniti di filtri che approssimano le risposte dello strumento alla sensibilità dell’orecchio umano alle varie frequenze. Quando il livello di pressione sonora viene misurato utilizzando questo procedimento di pesatura, si dice che il livello stesso viene ponderato secondo la curva A ed esso viene numericamente espresso in decibel A [dB(A)] . Tale unità di misura è ormai universalmente usata per la misura fisica del rumore ed è preferibile al semplice decibel poiché risulta altamente correlata con le reazioni al rumore degli individui. Lo strumento comunemente usato per la misura del rumore in decibel è il “fonometro”, o misuratore del livello sonoro, il quale è anche munito di un filtro di ponderazione A per la misura diretta del rumore in dB(A). La seguente tabella 3.5.2 riporta indicazioni sul disturbo provocato all’uomo dai diversi livelli di rumore:

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Tab. 3.5.2 (dati tratti dal Centro di ricerca interuniversitario in monitoraggio ambientale, Università di Genova e della Basilicata) <35 dBA non fastidioso tra 35 e 65 dBA fastidioso tra 66 e 85 dBA produce disturbo ed affaticamento produce danno psichico e psicosomatico, tra 86 e 115 dBA danni all'udito tra 116 e 130 dBA pericoloso danni all'udito impossibile da sopportare senza protezioni > 130 dBA danno immediato

In relazione alla variazione del livello di pressione sonora nel tempo i rumori si distinguono in: • stazionari (o continui);

• variabili (fluttuanti o intermittenti);

• impulsivi.

I rumori stazionari non danno origine a fluttuazioni apprezzabili del livello di pressione sonora; pertanto la loro misurazione può essere effettuata mediante un normale fonometro a lettura diretta. Per la valutazione del livello sonoro dei rumori variabili o fluttuanti nel tempo é stato introdotto il concetto di livello sonoro equivalente (Leq) , rappresentante un indice globale che esprime l’energia sonora media ricevuta durante il periodo di tempo di misura. Tale indice sostituisce quindi ad una sequenza di valori in dB(A), corrispondenti ai reali valori fluttuanti del livello di pressione sonora, un equivalente valore in dB(A) di un rumore virtuale, continuo avente lo stesso contenuto energetico medio dell’evento sonoro considerato, nello stesso periodo di tempo. Per la misura diretta del Leq si ricorre all’uso dei fonometri integratori, strumenti capaci di elaborare il segnale mediandolo nel tempo. Riguardo infine ai rumori impulsivi, caratterizzati da brusche variazioni della pressione sonora, con salti anche di 40 dB(A) e di breve durata, le misurazioni vengono eseguite impiegando un fonometro dotato di risposta impulse o peak . Per quanto riguarda l’attenuazione dell’onda sonora, in assenza di ostacoli e trascurando l’assorbimento dovuto all’aria ed alla vegetazione, la legge di variazione dell’intensità sonora dipende soltanto da fattori generici. La potenza acustica emessa dalla sorgente si ripartisce su superfici sempre maggiori allontanandosi dalla sorgente stessa, per cui l’ intensità sonora e il livello sonoro diminuiscono all’aumentare della distanza.

Importanti nel presente studio risultano essere le seguenti definizioni stabilite dalla vigente legislazione:

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale valori limite di emissione : valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa; valori limite di immissione : valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori.

Si riporta di seguito uno stralcio dell’All. 3 Studio previsionale di impatto acustico a cura del Tecnico Competente in Acustica Ambientale, a cui si rimanda per maggiori dettagli.

Il Comune di Ferrera Erbognone (PV) ha approvato e adottato il Piano di Zonizzazione Acustico di cui alla Legge 447/95 “ Legge Quadro sull’inquinamento acustico ” e l.r. 13/2001 “ Norme in materia di inquinamento acustico ”. Dall’analisi del Piano, il cui estratto è di seguito riportato, si evince come l’intervento ricada interamente all’interno di aree ascritte alla Classe III. I ricettori individuati ricadono tutti nel territorio del Comune di Ferrera, in aree definite in classi acustiche III. Nell’intorno dell’area sono anche presenti porzioni di territorio ricadenti in classi acustiche III e IV. I valori corrispondenti a ciascuna classe ed in particolare per quella in esame sono riportati di seguito.

Regime Regime Classe Destinazione d’uso del territorio diurno notturno dB(A) dB(A) I Aree particolarmente protette 50 40 II Aree prevalentemente residenziali 55 45 III Aree di tipo misto 60 50 IV Aree di intensa attività umana 65 55 V Aree prevalentemente industriali 70 60 VI Aree esclusivamente industriali 70 70

Classe II: aree prevalentemente residenziali; rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali. Classe III : aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.

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Classe IV : Aree di intensa attività umana; rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie.

È stato condotto un rilievo fonometrico preso a riferimento per la caratterizzazione acustica dell’area:

L% Punto n° durata LAeq 10.0 L L di MAX min Note misura [min] [dB] 50.0 [dB] [dB] misura 90.0 51.8 Misura rumore ambientale 130117 A 5.06 50.5 42.5 70.9 36.8 in prossimità del Ricettore 016 39.0 1, C.na Rivolta 45.8 Misura rumore ambientale 130117 A 5.04 45.6 41.9 71.2 36.3 in prossimità del Ricettore 017 39.7 1, C.na Rivolta 45.7 Misura rumore ambientale 130117 B 5.06 43.2 41.1 56.1 38.2 in prossimità del Ricettore 018 39.7 2, C.na Gallona 58.6 Misura rumore ambientale 130117 C 5.05 55.0 44.2 71.1 38.0 in prossimità del Ricettore 019 40.9 3, C.na Corradina

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE

Per il calcolo dei livelli sonori attesi sia nell’area circostante sia presso i ricettori si è ricorsi ad una modellazione tramite il software dedicato IMMI 5.3.1 . Tale software, previa ricostruzione della situazione presente nell’area di studio, effettua una simulazione della propagazione del rumore nell’ambiente in relazione sia alle caratteristiche areali dell’ambiente e geometriche dei ricettori, nonché in funzione dei possibili scenari progettuali che si vogliono analizzare. Il programma, una volta inserite le informazioni relative alla geometria dell’ambiente, alla posizione e tipologia delle sorgenti e dei ricettori presenti, procede al calcolo della simulazione. L’obiettivo di questo programma, al di là del metodo di calcolo applicato, è quello di prevedere in che modo l’energia acustica emessa dalla sorgente sonora, si distribuisce nell’ambiente studiato, subendo nel suo percorso gli effetti legati alla geometria dell’ambiente stesso ed alle caratteristiche delle superfici incontrate.

I risultati del calcolo della modellazione sono restituiti sia in forma numerica (per ogni punto all’interno dell’area di studio) sia sottoforma grafica tramite mappe cromatiche per una più facile lettura. La mappa cromatica ottenuta alla fine del calcolo indica i livelli di pressione sonora simulati nell’ambiente indagato. Tale mappa viene resa per ogni piano di indagine definito ed identificabile, a seconda dell’informazione che si vuole conoscere, con il piano contenente o i ricettori o le sorgenti o comunque di interesse. Il programma permette di rappresentare la stessa informazione di distribuzione dei livelli anche per mezzo di curve di isolivello, con visualizzazione a due oppure tre dimensioni. Altra caratteristica fondamentale è la possibilità di ottenere agevolmente la medesima informazione per ogni quota richiesta, rispetto al piano di riferimento. Nel presente studio la simulazione è stata condotta facendo variare la posizione della/e sorgente/i mobile/i di rumore lungo il perimetro di scavo individuando così le condizioni più cautelative. I mezzi sono stati considerati in funzione per tutto il turno di lavoro (8h/giorno) ubicandoli secondo quanto previsto dagli elaborati progettuali.

Nelle tabelle seguenti si riportano i risultati ottenuti dalla simulazione sopra descritta e una tabella dei valori di rumore previsti presso i ricettori, suddivisi in base agli scenari valutati all’interno dello studio condotto.

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SCENARIO 1: coltivazione presso il settore Sud Ovest dell’area di intervento. Valore Classe Valore Valore di Ante Ricettore acustica Limite calcolo Operam dell’area dB(A) (MAX) dB dB(A) Ricettore 1 III 60 45.6 32.9 Ricettore 2 III 60 43.2 29.7 Ricettore 3 III 60 55.0 31.7

SCENARIO 2: coltivazione presso il settore Nord dell’area di intervento. Valore Classe Valore Valore di Ante Ricettore acustica Limite calcolo Operam dell’area dB(A) (MAX) dB dB(A) Ricettore 1 III 60 45.6 38.7 Ricettore 2 III 60 43.2 33.2 Ricettore 3 III 60 55.0 34.8

SCENARIO 3: coltivazione presso il settore Est dell’area di intervento. Valore Classe Valore Valore di Ante Ricettore acustica Limite calcolo Operam dell’area dB(A) (MAX) dB dB(A) Ricettore 1 III 60 45.6 45.8 Ricettore 2 III 60 43.2 50.7 Ricettore 3 III 60 55.0 27.6

SCENARIO 4: coltivazione presso il settore centrale dell’area di intervento. Valore Classe Valore Valore di Ante Ricettore acustica Limite calcolo Operam dell’area dB(A) (MAX) dB dB(A) Ricettore 1 III 60 45.6 63 Ricettore 2 III 60 43.2 43.5 Ricettore 3 III 60 55.0 29.0

Dai risultati ottenuti dalla simulazione, prima presentati, sono emerse delle criticità per quanto riguarda il Ricettore 1 – C.na Rivolta. Nello scenario 4 della simulazione condotta infatti presso questo ricettore non vengono rispettati i limiti assoluti previsti dalla normativa vigente. Per maggiori dettagli si faccia riferimento all’allegato 3 Studio previsionale di impatto acustico a cura del Tecnico Competente in Acustica Ambientale.

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE

I risultati dell’elaborazione prima descritta hanno rilevato una criticità per lo Scenario 4, in corrispondenza del Ricettore 1, ovvero la C.na Rivolta, che si trova in prossimità dell’area di intervento. In questo caso si evidenzia il non rispetto dei valori limite assoluti di immissione, definiti all'art. 2, comma 1 lettera f) e comma 3 lettera a) della Legge n. 447 del 26/10/1995, e il non rispetto del criterio differenziale in questo caso applicabile.

Poiché non risultano fattibili interventi di mitigazione tali da abbattere l’impatto previsto, è stata condotta un’ulteriore analisi per capire in quale porzione dell’area di intervento, e quindi per quanto tempo, i lavori di coltivazione portassero ad avere valori di rumore non accettabili.

Da semplici calcoli, basati sui dati di progetto, si è potuto verificare che la durata del superamento del livello di rumore/differenziale potrà verificarsi per un tempo massimo di circa 90 giorni lavorativi, nel caso in cui non venissero realizzati interventi di mitigazione. In considerazione della limitata durata della “criticità” rispetto alla durata dell’intero progetto, si consiglia di richiedere al Comune il rilascio della deroga all’emissione del rumore.

In considerazione dell’evoluzione dei lavori e dell’ubicazione dei ricettori si prevede di operare tramite un programma di rilevamenti di verifica dei livelli di rumore come segue: • Monitoraggio presso i ricettori individuati prima dell’inizio dei lavori di coltivazione; • Monitoraggio presso i medesimi punti stazione di cui al punto precedente per ciascuna fase realizzativa prevista; • Ripetizione delle misure qualora vi siano mutamenti nei mezzi e/o tecniche di scavo, con le stesse modalità sopra descritte.

Per maggiori dettagli si faccia riferimento all’allegato 3 Studio previsionale di impatto acustico a cura del Tecnico Competente in Acustica Ambientale.

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S.3.5.2 - RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI L’insieme di granuli o di quanti di energia emesso da un sistema fisico e suscettibile di essere parzialmente o totalmente assorbito, riflesso o diffuso da parte di un altro sistema fisico è definito “radiazione”. In particolare sono radiazioni elettromagnetiche quelle emissioni contraddistinte dal dualismo onda – corpuscolo, dovute al carattere corpuscolare dei fenomeni di emissione e assorbimento unitamente alla natura ondulatoria dei fenomeni di diffrazione, interferenza e così via. L’insieme delle onde elettromagnetiche, caratterizzate ognuna da lunghezza d’onda e frequenza di oscillazione, costituiscono lo spettro elettromagnetico. Tale spettro di frequenze è suddiviso in due regioni a seconda che l’energia trasportata dalle onde elettromagnetiche sia o meno sufficiente a dare origine ad uno ione positivo, provocando cioè la liberazione di un elettrone da un atomo (fenomeno che prende il nome di ionizzazione). Si possono individuare, pertanto, le radiazioni non ionizzanti (NIR – Non Ionizing Radiations) che comprendono le frequenze fino alla luce visibile, e le radiazioni ionizzanti (IR – Ionizing Radiations) che comprendono le frequenza tra la luce ultravioletta e i raggi gamma. Allo stato attuale, le interazioni tra salute e campi elettromagnetici sono ancora oggetto di studi ed approfondimenti, tuttavia è noto che un campo elettromagnetico, che si genera sempre in presenza di una corrente elettrica, emette radiazioni (= onde elettromagnetiche) le quali, in funzione della loro potenza (= frequenza), interagiscono con gli organismi con effetti di tipo termico, identificabili con un riscaldamento dei tessuti, e non termico, certa/eventuale cancerogenicità. Le onde generate da un campo elettromagnetico sono così classificate in base alla loro caratteristiche fisiche principali ed in base al loro utilizzo:

Banda Frequenza Lunghezza Energia Applicazioni d’onda NON IONIZZANTI Elettrodotti, 12 ELF 0 300 Hz > 1.000 Km 1,2 x 10 eV cabine di trasformazione, elettrodomestici 12 300 Hz 300 Da 1,2 x 10 Trasmissioni televisive, RF e MO 1.000 Km – 1 mm GHz a 1,2 x 10 3 eV telefonia cellulare, radar

3 Riscaldamento, illuminazione, Radiazione 300 GHz 30 Da 1,2 x 10 1 mm – 10 nm sterilizzazione, applicazioni Ottica PHz a 120 eV abbronzanti IONIZZANTI Radiografie, radioterapie, Raggi x e γ > 300 PHz < 10 nm > 120 eV medicina nucleare

In generale vale la regola secondo la quale all’aumentare della frequenza della radiazione aumenta l’energia della medesima e, quindi, anche la pericolosità della stessa nei confronti della salute umana.

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Stante quanto riportato, le radiazioni che possono ordinariamente interessare gli ambienti di vita e di lavoro sono del tipo non ionizzante e vengono generate principalmente da sorgenti legate all’utilizzo dell’energia elettrica, elettrodotti, e alle telecomunicazioni, antenne per telecomunicazione. Nel caso in esame non sono presenti linee elettriche prossime all’area di intervento.

Per quanto concerne la generazione di onde elettromagnetiche da strutture implicate nella produzione e nell’utilizzo dell’energia elettrica, la normativa (Legge Quadro n. 36 del 22/02/2001, DPCM 08/07/2003, L.R. n. 19 del 05/08/2004 e sua DGR attuativa n. 16757 del 05/09/05) prevede, ai fini della prevenzione dell’esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dai medesimi elettrodotti, la determinazione di “fasce di rispetto” degli elettrodotti, da vincolare all’uso, in ragione dell’intensità dei campi magnetici. In altri termini, dette fasce individueranno le aree in cui possono verificarsi superamenti del valore limite di induzione magnetica, fissato a 3 T (DPCM 08/07/2003) inteso come portata di corrente dell’impianto, ovvero portata di corrente in servizio normale dichiarato dal gestore, e presso le quali, per tale motivo, non possono avere luogo attività antropiche. Allo stato attuale le fasce di rispetto sono state individuate solo in maniera provvisoria e solo per alcuni tratti della rete elettrica regionale, in ordine a quanto riportato in una circolare del Ministero dell'Ambiente (DSA/2004/25291 del 15/11/2004) e di una guida, CEI 10611, redatta nel 2005 (“Guida per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti secondo le disposizioni del DPCM 8 luglio 2003 (art. 6). Parte 1: Linee elettriche aeree e in cavo”).

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE Anche per quanto concerne le radiazioni occorre considerare sia il grado di antropizzazione dell'ambiente nel quale si inserisce l’opera in progetto, sia gli effetti dell’intervento stesso. In relazione all’intervento oggetto di studio, si può escludere la presenza di possibili sorgenti di radiazioni non ionizzanti. Pertanto non si ritengono necessarie attività di monitoraggio volte a definire il livello di radiazioni allo stato attuale.

L’impatto sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO NEGATIVO NULLO / TRASCURABILE

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE Non si prevedono misure di mitigazione e/o compensazione.

L’impatto sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO POSITIVO NULLO / TRASCURABILE

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S.3.6 - AMBIENTE ANTROPICO

S.3.6.1 - PAESAGGIO E BENI CULTURALI

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE Il Piano Territoriale Paesistico Regionale, approvato dalla Regione Lombardia con DGR n. 6447 del 16 gennaio 2008, ha come obiettivi — la definizione del sistema di pianificazione per il perseguimento delle finalità proprie della pianificazione paesistica, entro il quale si colloca il Piano Territoriale Paesistico Regionale; — l’implementazione del sistema stesso per quanto riguarda il Piano Territoriale Paesistico Regionale. La Tav. A Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio colloca l’area di intervento all’interno dell’Ambito geografico Lomellina e dell’Unità tipologica di paesaggio Fascia bassa pianura - i paesaggi delle fasce fluviali . Sono ambiti della pianura determinati dalle antiche divagazioni dei fiumi, il disegno di queste segue ancor oggi il corso del fiume. Si tratta, generalmente, di aree poco urbanizzate oggi incluse nei grandi parchi fluviali lombardi. Indirizzi di tutela : Delle fasce fluviali vanno tutelati, innanzitutto, i caratteri di naturalità dei corsi d'acqua, i meandri dei piani golenali, gli argini e i terrazzi di scorrimento. Particolare attenzione va assegnata al tema del rafforzamento e della costruzione di nuovi sistemi di arginatura o convogliamento delle acque, constatando la generale indifferenza degli interventi più recenti al dialogo con i caratteri naturalistici e ambientali. Valgono in tal senso le disposizioni dell’art. 20 della Normativa del PPR.

Valutazione della qualità paesistico-visiva dell’area La valutazione delle qualità paesistiche di un dato territorio è basata sull’analisi di diversi parametri: a) presenza di peculiarità ecologiche; b) presenze storicoculturali; c) qualità estetica (visiva) del tessuto. Le peculiarità ecologiche sono già state diffusamente analizzate nella valutazione qualitativa degli aspetti naturalisticoecologici descritti nei punti precedenti, restano quindi da valutare i due ultimi aspetti. Il SIBA - Sistema Informativo Beni e Ambiti paesaggistici della Regione Lombardia, include le seguenti tipologie: bellezze d’insieme; bellezze individue; aree montane; corsi d’acqua; ghiacciai; laghi; parchi; riserve e zone umide;

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ambiti di elevata naturalità. Nei dintorni dell’area (nel raggio di 1 km), si segnala esclusivamente la fascia di 150 m dal T. Agogna , comunque non interessata dall’intervento, mentre non si segnalano elementi appartenenti ai beni culturali . L’area è inoltre interessata in minima parte dalla zona di rispetto di aree ad interesse archeologico tratte dal P.T.C.P. della Provincia di Pavia, che non sarà oggetto di scavo. Nei dintorni dell’area di intervento non si segnalano infine punti o percorsi panoramici, luoghi storici.

I metodi di valutazione della qualità visiva del paesaggio hanno un limite implicito, rappresentato dalla soggettività di colui che effettua l’interpretazione. Esistono diversi metodi che permettono di assegnare un valore alla qualità visiva del paesaggio in un dato momento: tra tutti è stato adottato quello proposto dal Bureau of Land Management (USA) perché di facile applicazione e di immediata comprensione. Il “Metodo di valutazione della qualità visiva del Bureau of Land Management” 15 permette di definire il valore complessivo di un paesaggio addizionando i punteggi assegnati alle sue singole componenti (Tab. 3.6.1).

ne di tali specie e ne disciplina lo sfruttamento. 15 Di Fidio (1990)

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Metodo di valutazione della qualità visiva del Bureau of Land Management (USA): punteggi assegnati alle componenti del paesaggio Componenti Criteri di classificazione e punteggi assegnati considerate

Rilievo molto verticale, quali Burroni ripidi, mesas, Colline basse o lievi scogliere prominenti, guglie colline isolate, piccoli coni ondulazioni; piedi di o rocce massicce; nette vulcanici, morene glaciali, colline o fondovalli variazioni del rilievo; esempi interessanti di pianeggianti; singoli fattori formazioni altamente erose, erosione; varietà in interessanti scarsi o Morfologia del rilievo inclusi sistemi dunosi; singoli dimensioni e tipo di rilievo; assenti fattori dominanti eccezionali singoli fattori interessanti, o straordinari quali ad ma non dominanti o esempio i ghiacciai eccezionali 5 3 1 Una grande varietà di tipi di Alcune varietà di Poche varietà o nessuna vegetazione, interessanti per vegetazione, ma solo uno Vegetazione forma, tessitura o modello o due tipi 5 3 1 Acqua in condizioni di Acqua in tranquillità o in Acqua assente o non purezza e limpidezza, in lento deflusso, non percepibile tranquillità o movimento dominante Acqua tumultuoso, purché in ambedue i casi fattore dominante del paesaggio 5 3 1 Ricca combinazione di Poche varietà di colore, Sottili variazioni di colore, colori, varietà e intensità; scarso contrasto tra suolo, contrasto limitato, contrasto piacevole tra colori rocce o vegetazione, generalmente toni Colore del suolo, rocce, senza costituire elemento smorzati vegetazione, acqua o campi scenico determinante di neve 5 3 1 Lo scenario adiacente Lo scenario adiacente Lo scenario adiacente ha Influenza della qualità aumenta grandemente la aumenta moderatamente poca o nessuna influenza visiva nelle unità qualità visiva la qualità visiva sulla qualità visiva adiacenti 5 3 0 Paesaggio memorabile o Paesaggio notevole ma Paesaggio di per sé molto raro nella regione; simile ad altri nella regione interessante ma molto buona possibilità di comune nella regione Rarità/Unicità osservare ambienti eccezionali dal punto di vista naturalistico 6 2 1 Le modificazioni aumentano Le modificazioni Le modificazioni sono così positivamente la qualità del aggiungono poco o nulla estese che la qualità Modificazioni paesaggio e quindi la sua alla varietà del paesaggio visiva è sostanzialmente antropiche qualità visiva e quindi alla sua qualità ridotta visiva 2 0 4 Fonte: Itami, 1985 Tab. 3.6.1

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Per l’area vasta in esame, considerando le diverse componenti visive del paesaggio allo stato attuale, si ottengono i seguenti valori (Tab. 3.6.2):

Valutazione della qualità visiva secondo il metodo del Bureau of Land Management (USA): punteggi assegnati alle componenti del paesaggio Situazione ante operam Componente Punteggio assegnato considerata Colline basse o lievi ondulazioni; piedi di colline o fondovalli Morfologia del pianeggianti; singoli fattori interessanti scarsi o assenti rilievo 1 Poche varietà o nessuna Vegetazione 1 Acqua in tranquillità o in lento deflusso, non dominante Acqua 3 Sottili variazioni di colore, contrasto limitato, generalmente toni Colore smorzati 1 Lo scenario adiacente ha poca o nessuna influenza sulla qualità Influenza della visiva qualità visiva nelle unità adiacenti 0 Paesaggio di per sé interessante ma molto comune nella regione Rarità/Unicità 1 Le modificazioni sono così estese che la qualità visiva è Modificazioni sostanzialmente ridotta antropiche 4 Totale 3 Tab. 3.6.2 Punteggio dell’area in esame

Il valore complessivo del paesaggio in esame, pari a 3, risulta estremamente basso, se si considera che la scala è compresa tra 0 e 33 punti, soprattutto in virtù della vicina presenza dell’ampia area occupata dalla raffineria di Sannazzaro.

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QUADRO RIASSUNTIVO Ambito geografico Lomellina Unità tipologica di paesaggio Fascia bassa pianura i paesaggi delle fasce fluviali Beni storicoarchitettonici interni all’area / Qualità visiva 3

La qualità della presente componente ambientale può dunque essere definita BASSA

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE In linea di massima gli impatti che può provocare l’attività estrattiva sono rappresentati da: • attività con dimensione e/o localizzazione potenzialmente intrusiva e con elevato grado di visibilità;

• attività che determinano alterazione dei caratteri connotativi del paesaggio (attraverso la modificazione di singoli elementi o della loro composizione);

• attività che alterano profondamente la morfologia del territorio.

Sicuramente gli elementi sopra citati, nel caso dell’attività estrattiva in esame, producono effetti negativi relativamente significativi, anche in relazione all’ampiezza dell’area, e non indifferenti rispetto alla qualità visiva del paesaggio. Per effettuare una valutazione corretta e comprensiva di tutti gli elementi, si rende perciò necessario effettuare le dovute considerazioni comprendendo le opere di compensazione e mitigazione proposte: non è possibile, infatti, fornire una stima completa relativa esclusivamente alle azioni di progetto quali scotico e scavo. In effetti, gli interventi previsti nell’ambito del progetto di recupero ambientale avranno una qualche influenza sul paesaggio circostante, con il ripristino dell’uso agrario preesistente e l’inerbimento di tutte le aree.

Applicando, quindi, la medesima tipologia adottata per la valutazione del paesaggio anteoperam, anche per la valutazione del paesaggio modificato a seguito dell’intervento di escavazione in progetto (postoperam), si ottengono tuttavia valori assolutamente confrontabili con quelli attuali, anche in virtù del fatto che verrà ricostituito il preesistente uso agrario dell’area.

Il progetto di recupero ambientale non varierà quindi la destinazione d’uso attuale (agricola) prevedendo, infatti, il riporto del terreno vegetale sulle aree oggetto di escavazione seguito, per le aree pianeggianti, dalle pratiche agricole di preparazione del terreno (inerbimento finalizzato al sovescio), e dall’inerbimento delle scarpate, oltre che dalla messa a dimora di una siepe campestre lungo la SP28 e di un filare arboreo.

La qualità del paesaggio durante i lavori sarà lievemente peggiorata dalla presenza di elementi di degrado quali superfici prive di vegetazione, presenza dei mezzi in movimento e dei cumuli di terreno accantonato e di materiali estratti.

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Tale alterazione negativa non appare peraltro rilevante in relazione alla temporaneità che la contraddistingue ed alla realizzazione di interventi di mitigazioni, descritti in seguito. Unico impatto permanente sarà costituito dal ribassamento dell’area oggetto di intervento, al termine del recupero, pari a 79 m rispetto al piano campagna circostante. Ad ogni modo, una volta raggiunta la quota finale e la morfologia indicata in progetto, in ciascuna area verranno, il più rapidamente possibile, eseguite tutte le operazioni necessarie al recupero ambientale. Per quanto riguarda il trasporto degli inerti estratti, saranno destinati interamente alla realizzazione del rilevato autostradale della BroniPavia Mortara e pertanto verranno trasportati ai siti di conferimento dislocati lungo il tracciato autostradale, utilizzando la viabilità ordinaria (SP28, SP193bis, SP206) con l’attraversamento del solo centro abitato di . Per quanto riguarda i beni storicoarchitettonici, si sottolinea come l’intervento in progetto non interesserà assolutamente alcun edificio classificabile in tale categoria. Si può quindi affermare che, visto il contesto in cui si colloca l’intervento proposto, non saranno presenti effetti negativi di particolare impatto rispetto alla situazione esistente, anche in virtù della vicina presenza di altri due siti estrattivi e della raffineria di Sannazzaro. Per ciò che concerne, invece, la proposta di recupero ambientale, si può affermare che produrrà effetti positivi sulla componente ambientale interessata dall’escavazione, per le motivazioni sopra esposte. In conclusione, si può affermare che sulla componente “paesaggio” le attività in progetto quali lo scotico e lo scavo porteranno a degli effetti negativi di tipo lieve, così come il trasporto:

L’impatto sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO NEGATIVO LIEVE

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE Le mitigazioni previste, che riguarderanno solamente il periodo necessario all’esecuzione dei lavori, quello in cui saranno presenti i principali effetti negativi, consisteranno in primo luogo nella realizzazione fin da subito della siepe campestre lungo la SP28, che sarà in grado di nascondere l’area a chi transita su tale infrastruttura viaria. Ulteriore intervento di mitigazione degli impatti consisterà nella realizzazione di cumuli di terreno vegetale aventi altezza massima pari a circa 3 m. Come già descritto, essi verranno inerbiti al fine anche di limitarne l’impatto paesaggistico. Il progetto di recupero ambientale prevede il ripristino del riuso agrario preesistente e l’inerbimento delle scarpate di neoformazione. L’impatto temporaneo sarà dunque compensato e recuperato dagli interventi di recupero ambientale.

L’impatto degli interventi di recupero sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO POSITIVO LIEVE

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S.3.6.2 - ASSETTO TERRITORIALE: USO DEL SUOLO E TRAFFICO INDOTTO

A) ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE Per assetto territoriale si intende l’analisi delle modalità con cui l’uomo ha interagito e interagisce con l’ambiente, in particolar modo facendo attenzione a come il territorio stesso viene utilizzato e suddiviso. In questo modo è possibile verificare quale sia l’uso attuale del suolo e la destinazione d’uso dello stesso, oltre alle interferenze con esso generate dalle attività in progetto.

Lo studio dell’uso attuale dei suoli ha rivelato le principali categorie d’uso presenti nell’area vasta circostante il limite dell’area d’intervento (cfr All. 4).

L’area si inserisce in un territorio pianeggiante fortemente antropizzato avente principale destinazione agricola (seminativi irrigui risaie), caratterizzato dalla presenza di campi coltivati, fossi e canali irrigui, cascine, e della grande raffineria di Sannazzaro, a N del sito.

L’area oggetto di intervento è ubicata a Sud degli abitati di Ferrera Erbognone e Sannazzaro de’Burgondi ad una distanza superiore ai 2,5 km.

Le aree boscate sono estremamente limitate e disposte in strette fasce boscate residue lungo i principali corsi d’acqua e canali irrigui.

In questo settore di pianura sono piuttosto diffusi corsi d’acqua di origine antropica quali fossi e canali irrigui: nell’area analizzata si segnalano la Roggia Cavallero, che corre poco a S dell’area di intervento. Per quanto riguarda i corsi d’acqua naturali, si segnala esclusivamente il Torrente Agogna che scorre a SO dell’area.

Il centro abitato più prossimo all’area di intervento è costituito da Casoni Borroni, frazione di , che si trova circa 1,5 km in linea d’aria a S. Nelle immediate vicinanze sono presenti due attività estrattive: l’ATEg20 a SO e l’ATEg21 a S.

La rete viaria compresa nell’intorno analizzato è caratterizzata dalla SP28 che costituisce il limite N dell’area.

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QUADRO RIASSUNTIVO Area di intervento Uso attuale del suolo Area agricola: risaia.

Area vasta Uso del suolo Prevalentemente agricolo con aree boscate poste esclusivamente nelle aree interstiziali lungo corsi d’acqua e canali irrigui. Presenza raffineria di Sannazzaro. Alcune aree estrattive in adiacenza all’area.

La qualità della presente componente ambientale può dunque essere definita MEDIA

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B) VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO SULLA COMPONENTE AMBIENTALE Tra i potenziali effetti negativi possono essere citati i seguenti: 1. consumi di aree per le quali sono previste finalità diverse da quelle precedenti il progetto; 2. impegno temporaneo di viabilità locale da parte del traffico indotto in fase di cantiere. 1. I principali effetti che le azioni di progetto possono causare all’assetto territoriale attuale, ad eccezione degli interventi di recupero ambientale che saranno nel dettaglio analizzati nell’ambito delle misure di compensazione e/o mitigazione, consistono negli impatti dovuti al consumo di superficie. Una volta terminato il recupero ambientale dell’area verrà completamente eliminata la parte attribuibile all’attività estrattiva lasciando nuovamente spazio ad un’area agricola. In conclusione, non considerando al momento gli interventi di recupero ambientale descritti al paragrafo C), al fattore “attività agricole” viene attribuito un impatto negativo lieve, per la sua reversibilità, connesso alle attività di progetto relative allo scotico; al fattore “attività naturalistiche, turistiche e ricreative” un impatto nullo in quanto area non interessata da tale tipo di attività.

L’impatto sulla presente componente ambientale si può pertanto definire IMPATTO NEGATIVO LIEVE

2. Per quanto concerne la valutazione del traffico indotto, l’analisi di questa componente è rivolta ad individuare eventuali interferenze che si possano creare con i flussi di traffico generati dal trasporto del materiale estratto dall’area di escavazione al cantiere nel quale esso verrà utilizzato. Relativamente all’attività di coltivazione , che avrà una durata di 5 anni, considerando un’attività operativa media pari a circa 220 giorni/anno, nel corso dell’attività estrattiva in oggetto saranno mobilizzati in media 2.430 m 3/giorno di inerti. Considerando che il cassone di un autocarro ha una capacità di circa 15 m3, in una giornata lavorativa media di 8 ore, è possibile prevedere 20 viaggi all’ora degli automezzi dalla cava al cantiere autostradale.

Il materiale estratto sarà destinato interamente alla realizzazione del rilevato autostradale della S.A.Bro.M. e pertanto verrà trasportato ai siti di conferimento dislocati lungo il tracciato autostradale, utilizzando in parte la viabilità ordinaria ed in parte la viabilità del cantiere autostradale stesso. All’ allegato 12 – Carta della viabilità alla scala 1:20.000 è riportata la viabilità utilizzata dai mezzi di trasporto di seguito descritta: • i mezzi in uscita dalla cava imboccheranno la Strada Provinciale n. 28 in

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direzione Sannazzaro (verso NE), percorrendola per circa 3,0 km costeggiando gli impianti della raffineria e raggiungendo la circonvallazione di Sannazzaro, appena prima del concentrico comunale; • dallo svincolo della circonvallazione i mezzi imboccheranno per un breve tratto la S.P.193bis in direzione di Ferrera Erbognone (verso NO) e dopo appena 300 m svolteranno verso NE sulla S.P. 206 in direzione di Scaldasole; • i mezzi percorreranno la S.P. 206 per circa 12,5 km, attraversando il concentrico di Scaldasole, raggiungendo il Comune di Dorno ed oltrepassandolo per mezzo della medesima S.P. che qui funge da circonvallazione; • poco prima di raggiungere il concentrico di gli automezzi raggiungeranno l’ingresso alla costruenda autostrada, da dove proseguiranno il trasporto sfrutteranno la pista di cantiere che correrà parallela al tracciato autostradale. L’intero percorso sulla viabilità ordinaria (provinciale e comunale) è di circa 16 km.

Tale viabilità prevede l’attraversamento del solo centro abitato di Scaldasole, ma visto il rilevante numero di passaggi l’impatto sulla presente componente ambientale si può definire IMPATTO NEGATIVO ELEVATO

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C) MISURE DI MITIGAZIONE/COMPENSAZIONE I lavori di recupero ambientale prevedono il ripristino della destinazione agricola preesistente. Al termine della realizzazione del presente progetto non verrà dunque eliminato l’attuale uso agricolo.

L’impatto degli interventi di recupero sulla presente componente ambientale si può pertanto definire

IMPATTO POSITIVO LIEVE

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S.3.7 - MONITORAGGIO AMBIENTALE Per “ monitoraggio ” si intende l’insieme dei controlli periodici da effettuarsi nel corso dell’esecuzione dei lavori di scavo finalizzati alla verifica degli impatti effettivamente prodotti sull’ambiente e delle modalità di esercizio previste dal progetto.

Si provvede a sviluppare un piano di monitoraggio delle acque sotterranee attraverso un sistema di controllo costituito dai piezometri già installati all’interno dell’area di intervento e indicati negli allegati tecnici di progetto. I piezometri interessati dal Piano di monitoraggio saranno PZFER01 (monte idrologico) e PZFER02 e PZFER03 (valle idrologico). Il proponente controllerà il buono stato ed efficienza dei piezometri esistenti e provvederà al loro ripristino laddove non fossero utilizzabili.

Definizione della dinamica locale della falda Durante il periodo di attività della cava saranno effettuate misurazioni freatimetriche con cadenza mensile.

Monitoraggio dello stato di avanzamento dei lavori Durante il periodo di attività della cava saranno effettuato annualmente il rilievo topografico di dettaglio dello stato dei luoghi.

Monitoraggio del recupero ambientale Con cadenza annuale verrà presentata una relazione che illustri l’assetto e lo sviluppo delle unità ecosistemiche e vegetazionali nel corso delle fasi di recupero ambientale.

Trasmissione dei dati Il proponente trasmetterà ufficialmente la documentazione alle Autorità competenti su supporto cartaceo in un’unica soluzione a fine anno, entro il 31 dicembre, allegando alla stessa una Relazione illustrativa a commento dei risultati ottenuti.

Conclusioni Il presente piano di monitoraggio potrà essere integrato ed ottimizzato in seguito all’aggiornamento del quadro analitico chimicofisico progressivamente delineato, alla evoluzione delle conoscenze, e qualora fossero rinvenute sostanze inquinanti da dati di origine diversa.

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S.3.7.1 GESTIONE E BONIFICA DI EVENTUALI SVERSAMENTI DI SOSTANZE CONTAMINANTI NELL’AREA DI INTERVENTO

Le possibili fonti di inquinamento da sostanze contaminanti che si potrebbero riscontrare nell’area di cava durante l’attività estrattiva in progetto sono rappresentate dagli sversamenti sul suolo di idrocarburi o sostanze oleose in genere. Le cause innescanti potrebbero derivare esclusivamente da incidenti subiti dai mezzi di cava (autocarri e pale meccaniche) o da eventuali sversamenti durante le fasi di rifornimento. Nel presente paragrafo sarà pertanto trattata la gestione delle misure di prevenzione, riparazione, messa in sicurezza d’emergenza e bonifica in caso di svasamenti accidentali di sostanze inquinanti durante le fasi di scavo.

Riferimenti normativi • Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152: “Norme in materia ambientale ”; con particolare riferimento alla PARTE QUARTA “ Norme in materia di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati ”, TITOLO V “ Bonifica dei siti contaminati ”, che disciplina “ gli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati e definisce le procedure, i criteri e le modalità per lo svolgimento delle operazioni necessarie per l’eliminazione delle sorgenti dell’inquinamento e comunque per la riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti ” (art. 239). • D.G:R. 2838 del 27 giugno 2006 che approva le modalità applicative del Titolo V "Bonifica di siti contaminati" della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale" • Legge regionale 7 aprile 2000, n. 42: “ Bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati ” (articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, da ultimo modificato dalla legge 9 dicembre 1998, n. 426). • Decreto Ministeriale 25 ottobre 1999, n. 471: “ Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, bonifica ed il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (Decreto Ronchi) e successive modificazioni ed integrazioni ”. Gli interventi sono finalizzati al raggiungimento delle concentrazioni limite previste dal D.M. 471/99 per aree industriali, conformemente all’attuale destinazione d’uso e ad D. Lgs. n. 22/97 di recepimento della Direttiva Europea n. 379/88.

Caratteristiche chimico - fisiche delle possibili sostanze inquinanti Il gasolio per autotrazione è costituito da una miscela di idrocarburi paraffinici e aromatici che distillano tra 150°C e 400°C, viscosità a 40°C tra 2,0 e 4,5 mm 2/s. E’ caratterizzato da un alto numero di cetano e basso tenore di zolfo (0,05%) e, in particolare, da un intervallo di distillazione che prevede anche un limite al 95%; risulta tossico per gli organismi acquatici in quantità di 10100 mg/l e può

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale provocare, a lungo termine, effetti negativi per l’ambiente acquatico in quanto scarsamente biodegradabile. Gli oli lubrificanti sono a base di paraffina, insolubili in acqua, scarsamente biodegradabili; contengono additivi detergentidisperdenti, antiruggine, antiusura e polimeri idrocarburici, senza ingredienti pericolosi (art. n. 3, Direttiva CEE 379/88). Non è specificata la presenza di policlorobifenili, mentre è indicata l’assenza del benzene e delle ammine aromatiche. Dunque, non risulta presente alcuna sostanza in concentrazione tale da costituire un elemento pericoloso.

Procedure amministrative Al verificarsi dell’evento di cui al primo comma dell’ art. 242 del D.Lgs.152/2006, il responsabile dell’inquinamento trasmette la comunicazione di cui all’art. 304, comma 2 del d.Lgs 152/2006 alla Provincia, al Comune, al dipartimento regionale dell’ARPA competente per territorio e al Prefetto. In caso di superamento della concentrazione di soglia di contaminazione (CSC), accertata dall’indagine preliminare condotta sull’area, il responsabile dell’inquinamento trasmette la descrizione delle misure di prevenzione e di messa in sicurezza di emergenza adottate, al Comune, alla Provincia, al dipartimento dell’ARPA regionale competente per territorio. In tal caso, il responsabile dell’inquinamento trasmette entro 30 giorni al Comune, alla Provincia ed al Dipartimento ARPA regionale, competente per territorio, il piano della caratterizzazione, che viene trasmesso anche all’Unità Organizzativa competente della Regione. La stessa procedura si applica per i siti di ridotte dimensioni, per i quali viene applicata la procedura semplificata. Nel caso, invece, di non superamento della CSC, il responsabile dell’inquinamento trasmette al Comune, alla Provincia e al dipartimento regionale dell’ARPA competente per territorio, l’autocertificazione, relativa al ripristino della zona contaminata, con allegata la relazione tecnica contenente la descrizione delle misure di prevenzione adottate e delle indagini preliminari effettuate, corredata dai relativi referti chimicoanalitici. Ai fini dello snellimento delle procedure di verifica e di controllo da parte della Provincia e dell’ARPA regionale competente per territorio, le analisi sulle matrici ambientali interessate dall’evento, nell’ambito delle indagini preliminari, possono essere effettuate in contradditorio con il dipartimento dell’ARPA, anche in accordo con il Comune territorialmente competente. Ai fini dell’esecuzione delle attività di verifica e di controllo da parte della Provincia e dell’ARPA regionale competente per territorio, il termine di 15 gg. prescritto dalla norma statale può essere sospeso dagli Enti di controllo, qualora gli stessi ravvisino la necessità di disporre di ulteriori riscontri chimico analitici o per effettuare accertamenti in campo per le predette attività di controllo.

Interventi di messa in sicurezza d’emergenza E’ definito “ messa in sicurezza d’emergenza ” ogni intervento immediato o comunque a breve termine, da eseguire nelle condizioni di emergenza in caso

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale di eventi di contaminazione repentini di qualsiasi natura, atto a contenere la diffusione delle sorgenti primarie di contaminazione, impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e a rimuoverle, in attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o messa in sicurezza operativa o permanente (art. 240, D. Lgs. 152/2006). Al fine di evitare possibili inquinamenti del sito a causa di eventuali sversamenti, ci si doterà di un piano di gestione e di interventi di messa in sicurezza e di un piano di gestione di immediata bonifica. In particolare sarà considerato un unico scenario consistente in sversamenti di sostanze inquinanti sul terreno:

Sversamenti sul terreno Le procedure di recupero e messa in sicurezza da operarsi sono di seguito elencate: 1) immediata comunicazione da parte del responsabile dell’inquinamento al comune e alla provincia competenti per il territorio; 2) allontanamento e messa in sicurezza dei mezzi interessati; 3) perimetrazione dell’area inquinata; 4) aspirazione del liquido in sospensione nel substrato mediante autospurghi; scavo e rimozione, da parte degli stessi mezzi operanti in cantiere, e successivo riempimento dell’escavazione con materiale pulito. Nel caso di fuoriuscita d’inquinanti ricadenti nella categoria L.N.A.P.L. (Light Non Acqueos Phase Liquids), ossia di inquinanti che presentano una densità minore dell’acqua (benzine, gasoli, oli e così via), si procederà repentinamente a cospargere l’area interessata con sostanze oleoassorbenti. La polvere oleoassorbente impregnata d’olio, verrà immediatamente raccolta e allontanata dal sito per essere poi trasportata ad un impianto certificato che provvederà ad attuare il trattamento decontaminante. Considerando che mediamente i serbatoi di carburante presenti nei mezzi d’opera ne contengono 200 lt, si prevede di tenere a disposizione, per sopperire a tali necessità, prodotti oleoassorbenti in polveri/e o granuli pari all’incirca a 70 kg.

Una volta attuate le suddette misure, il responsabile dell’inquinamento è tenuto a svolgere, nelle zone interessate dalla contaminazione, un’indagine preliminare sui parametri oggetto dell’inquinamento (art. 242 D. Lgs. 152/2006): una volta accertato che il livello delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) non sia stato superato, dovrà provvedere al ripristino della zona contaminata, dandone notizia, con apposita autocertificazione, al comune e alla provincia entro 48 ore dalla precedente comunicazione. Quest’ultima comunicazione conclude, secondo quanto previsto dal II comma dell’art. 242 del Decreto Legislativo 152/2006, il procedimento di notifica.

Interventi di bonifica La bonifica di un sito consiste “ nell’insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo [...] ad un livello uguale o inferiore ai

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale valori delle concentrazioni soglia di rischio” (art. 240, lettera p, D.Lgs. 152/2006).

Bonifica di sversamenti sul terreno Nel caso di sversamenti accidentali delle sostanze inquinanti prese in considerazione (idrocarburi e oli) si procederà con intervento di bonifica, rappresentato da scavo e rimozione da parte degli stessi mezzi operanti in cantiere, del terreno impregnato e successivo riempimento dell’escavazione con materiale pulito. Il terreno contaminato dovrà essere quindi stoccato in sito mediante teli impermeabili in un rilevato di forma trapezoidale, in vista di un successivo smaltimento ad idoneo sito (impianto di trattamento o discarica) tramite le tecniche on/offsite. Le modalità di scavo, trasporto e smaltimento di suoli contaminati dipendono dalla profondità di contaminazione, dalla natura e dallo stato dei contaminanti e dalla loro pericolosità dal punto di vista sanitario e ambientale. Gli interventi di bonifica dei terreni contaminati, come sopra accennato, sono classificabili in due principali categorie: 1) Trattamenti ON-SITE: consistono nell’estrazione del terreno inquinato e nel trattamento dello stesso in un impianto mobile o semimobile trasportabile in loco; 2) Trattamenti OFF-SITE: consistono nell’estrazione del terreno inquinato e nel trattamento dello stesso in un impianto autorizzato altrove; A queste categoria si aggiungono i Trattamenti IN-SITU attuati nel caso in cui il terreno inquinato venga trattato direttamente sul posto, senza cioè essere scavato. Questo tipo di trattamento si addice a tutti quei casi in cui l’escavazione comporti grosse difficoltà tecniche e/o economiche. Si ritiene opportuno sottolineare come anche altri trattamenti sarebbero indicati in caso di bonifica del suolo da idrocarburi: la degradazione microbiologica dell’inquinante, infatti comporterebbe buoni risultati ed un bassissimo impatto sull’ambiente e sull’uomo. Tuttavia, i lunghi tempi di attesa affinché il processo di degradazione sia compiuto ad opera dei microorganismi autoctoni (da alcuni mesi ad un anno) rende questa tecnica difficilmente applicabile in una situazione del genere in cui è opportuno, invece, rimuovere lo strato di terreno contaminato il più presto possibile per poter riprendere i lavori altrettanto velocemente.

Tipologia dei materiali oleoassorbenti utilizzati I prodotti oleoassorbenti sono generalmente costituiti da polveri, granuli e fibre. In commercio ve ne sono di varia natura: composti naturali opportunamente trattati sia di tipo vegetale che di tipo minerale e composti sintetici. Tra le caratteristiche fondamentali che devono avere per essere definiti tali, si ricorda che devono essere idrorepellenti, presentare ottimo galleggiamento sulle superfici acquose ed elevate capacità di assorbimento dell’idrocarburo presente. I prodotti oleoassorbenti minerali sono costituiti da granuli di rocce espanse, opportunamente trattate per ottenere elevato grado di idrorepellenza e

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AUTOSTRADA REGIONALE BRONI -PAVIA -MORTARA Parte Generale Cave e discariche Cava di Ferrera Erbognone – località Cascina Rivolta Studio di impatto ambientale oleoassorbenza. Presentano generalmente buona porosità e si trovano di colore bianco. I materiali derivanti da prodotti vegetali sono ricavata da organi delle piante (in prevalenza da corteccia) che vengono sminuzzati fino ad essere ridotti in granuli e/o fibre, e successivamente trattati in maniera tale da conferire idrorepellenza e maggiore oleoassorbenza. Generalmente presentano una colorazione molto simile al materiale da cui sono state ottenute, quindi, varie gradazioni di marrone. I prodotti sintetici, reperibili sotto forma di fiocchi, sono invece costituiti da fibre in polipropilene. I prodotti esausti contaminati devono avere la capacità di trattenere l’olio e di non rilasciarlo anche una volta recuperati dal sito contaminato, insacchettati e trasportati al luogo dello smaltimento.

Rigenerazione dei prodotti oleoassorbenti esausti La rigenerazione dei prodotti oleoassorbenti consiste nella raccolta dei materiali esausti impregnati di idrocarburo e la loro sostituzione con nuovo materiale assorbente. I metodi impiegati per rigenerare tali prodotti sono diversi: la scelta di una metodologia è conseguente all’analisi di diversi fattori quali la quantità e la densità dell’olio sversato, la facilità di recupero e lo smaltimento, influenzati in larga misura anche da fattori di ordine economico. Il prodotto oleoassorbente una volta utilizzato nel sito inquinato deve essere raccolto e separato da frazione terrosa, quindi insaccato in bags e/o messo in containers a tenuta stagna fino al momento dello smaltimento vero e proprio. Conclusioni Gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica, benché trattati separatamente, dovranno essere eseguiti tempestivamente e in stretta successione, permettendo così un’efficace circoscrizione dell’elemento inquinante ed una effettiva limitazione degli effetti negativi sull’ambiente.

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S.3.8 - CONCLUSIONI

In conclusione dallo studio di compatibilità ambientale effettuato, è emerso che:  durante la coltivazione della cava si verificheranno alcuni impatti negativi temporanei che gli interventi di mitigazione possono solo ridurre in intensità ma non eliminare e che, comunque, cesseranno al termine delle operazioni;  in particolare si rileva un impatto negativo significativo, ancorché temporaneo, per quanto riguarda il traffico indotto connesso al trasporto degli inerti estratti verso il cantiere autostradale;  gli unici impatti negativi permanenti sono quelli legati alla natura stessa dell’intervento che comporta l’asportazione del substrato sabbioso ghiaioso (fonte naturale non rinnovabile), il ribassamento di un’ampia area ed al limitato incremento della vulnerabilità intrinseca dell’acquifero superficiale, peraltro già attualmente alta nell’area in esame;  gli interventi di recupero ambientale saranno realizzati contestualmente alle operazioni di escavazione e si concluderanno entro i 6 mesi successivi alla scadenza dell’autorizzazione; la siepe campestre lungo la SP28 verrà messa a dimora fin da subito in modo da costituire elemento di mitigazione degli impatti negativi;  gli interventi di recupero ambientale determineranno effetti positivi sulle componenti ambientali che verranno ricondotte alla situazione di partenza in tempi ridotti.

Sulla base delle analisi eseguite e delle considerazioni sopra esposte è, quindi, possibile esprimere un giudizio positivo circa la compatibilità dell’intervento con le esigenze di salvaguardia dell’ambiente: l’intervento proposto risulta compatibile con le risultanze ambientaliterritoriali.

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