m_amte.DVA.REGISTRO UFFICIALE.I.0005718.06-03-2019

Spett.le Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare Direzione Generale per le valutazioni e le autorizzazioni

Piazza della Repubblica, 8 ambientali 34074 (GO) PEC: [email protected] tel. 0481 494474 fax 0481 45889 PEC: [email protected] c. f. e p. iva 00123030314 Commissione Istruttoria IPPC PEC: [email protected]

ISPRA PEC: protocollo.ispra@ispra legalmail.it

Per conoscenza: Regione Autonoma Direzione Centrale Ambiente ed Energia Servizio tutela dall’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico PEC: [email protected]

Monfalcone, 05/03/2019

Oggetto: Riesame complessivo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) – Centrale termoelettrica A2A Energiefuture SpA sita in Comune di Monfalcone. Osservazioni Comune Monfalcone.

Con riferimento al procedimento di riesame complessivo dell’AIA della centrale termoelettrica A2A Energiefuture S.p.A. si riportano fin d’ora alcune osservazioni di carattere generale relative alla presenza dell’impianto in Comune di Monfalcone e quello che la sua permanenza può comportare.

Si ritiene doveroso premettere che la posizione del Comune di Monfalcone è ferma nel sostenere che il territorio comunale non sia più in grado di subire pressioni da fattori inquinanti in relazione alla fragilità della popolazione esposta e del rischio di peggioramento dello stato della salute pubblica.

Sul tema della centrale termoelettrica il Consiglio Comunale, con propria deliberazione n. 58 del 29 settembre 2013, aderendo alle politiche europee della strategia 20-20-20, si è già dichiarato “…contrario all’utilizzo del carbone come delle altre fonti fossili inquinanti” (carbone, metano, biomasse…ecc).

Inoltre l’attuale Amministrazione comunale ha ribadito in più occasioni la propria contrarietà anche alla combustione di rifiuti sia in toto che in co-combustione.

Peraltro con deliberazione sia della giunta comunale n. 95 del 04/04/2018 sia del consiglio comunale con atto n. 35 del 21/05/2018 è stato deciso di chiedere la modifica del Piano Energetico Regionale, tenuto conto della fragilità della popolazione di Monfalcone pluriesposta a fattori inquinanti di diversa natura, prevedendo che il Comune di Monfalcone non venga in futuro più considerato un Polo Energetico né a livello regionale né a livello nazionale anche i considerazione dell’incompatibilità dello stesso con lo sviluppo dell’attività portuale.

Inoltre con deliberazione n. 74 del 28/11/2018 il consiglio comunale ha approvato le direttive e gli indirizzi per il Piano Regolatore del Porto di Monfalcone, secondo cui, nell’ambito dell’ampliamento delle banchine e soppressione della darsena prevista

dall’attuale Piano Regolatore del Porto si prevede quanto segue: “Definizione del confine e del contorno del PRP che va ridisegnato e rivisto rispetto all’ipotesi per cui sono state raggiunte le intese nel 2005, con mantenimento al di fuori del confine portuale le aree industriale. Andrà valutata la possibilità d’inserire nel perimetro l’area attualmente occupata dalla centrale termoelettrica, prevedendo un’adeguata zona di filtro verso il centro abitato”.

I documenti allegati (Allegato 1, 2, 3) hanno lo scopo di illustrare i risultati di studi ambientali ed epidemiologici realizzati negli anni da rinomati studiosi universitari, dall’ARPA e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche sul territorio limitrofo alla centrale termoelettrica e sulle persone ivi residenti che destano preoccupazione per lo stato di salute dei cittadini e sulla base del quale si fondano le richieste che il Comune auspica vengano accolte nel procedimento di riesame complessivo dell’impianto industriale al fine di ridurre o eliminare l’impatto ambientale e sanitario negativo ad esso collegato che si elencano di seguito.

Richieste avanzate dal Comune di Monfalcone:

1. stante la fragilità dello stato di salute dei cittadini di Monfalcone si evidenzia l’assoluta necessità della dismissione dell’utilizzo del carbone prima del 2025, e auspicabilmente entro l’anno 2021, con conseguente completo smantellamento degli impianto e bonifica/ripristino dello stato dei luoghi; 2. per il medesimo motivo si chiede di applicare quali limiti massimi per l’emissione di tutti gli inquinanti, sia in aria che in acqua, i limiti inferiori degli intervalli indicati dalle nuove BAT; 3. considerati i possibili versamenti in mare del carbone nelle fasi di carico e scarico dalle navi e la dispersione dello stesso in aria si chiede la copertura integrale del parco carbone e una bonifica dei fondali marini prospicienti la banchina della centrale; 4. tenuto conto che l’impianto della centrale a carbone è obsoleto si chiede la completa sostituzione delle tubature della parte di impianto da cui si è verificata la fuoriuscita documentata dal video allegato (Allegato 2); 5. si chiede altresì di applicare, nella valutazione dell’attività della centrale termoelettrica, la direttiva europea n. 2013/59/EURATOM al fine di una appropriata quantificazione degli impatti di sostanze radioattive per la tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori dell’impianto industriale.

Distinti saluti.

Il Sindaco Anna Maria Cisint Documento informatico firmato digitalmente ai sensi del D.Lgs.82/2005 e s.m.i e norme correlate

Piazza della Repubblica, 8 34074 Monfalcone (GO) tel. 0481 494474 fax 0481 45889 PEC: [email protected] c. f. e p. iva 00123030314

Monfalcone, 05/03/2019

Oggetto: ALLEGATO 1 - Riesame complessivo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) – Centrale termoelettrica A2A Energiefuture SpA sita in Comune di Monfalcone, Osservazioni Comune di Monfalcone.

Il presente allegato ha lo scopo di illustrare i risultati di studi ambientali ed epidemiologici realizzati negli anni da rinomati studiosi universitari, dall’ARPA e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche sul territorio limitrofo alla centrale termoelettrica e sulle persone ivi residenti che destano preoccupazione per lo stato di salute dei cittadini e su cui si basano le richieste che il Comune di Monfalcone auspica vengano accolte nel procedimento di riesame complessivo dell’impianto industriale al fine di ridurre o eliminare l’impatto negativo ad esso collegato.

Un primo studio realizzato di biomonitoraggio tramite uso di licheni e altri bioindicatori vegetali intitolato “Centrale termoelettrica di Monfalcone. Realizzazione di una rete di biomonitoraggio del territorio circostante l’area della centrale di Monfalcone (GO)”, protocollata dal Comune in data 19/02/2001 e riferita alla Relazione finale del I anno, realizzata da Strategie Ambientali Srl per conto di Elettrogen SpA - gruppo Enel, scaturita dalle prescrizioni del decreto autorizzativo del Ministero dell’Industria (29/10/96) relativo al risanamento ambientale del suddetto comparto energetico, ha riguardato i seguenti Comuni: Torviscosa (Comune è localizzato un importante complesso chimico e attualmente uno dei Siti Inquinati di rilevanza Nazionale), San Giorgio di Nogaro (comune sede di importanti industriali tra cui le acciaierie), Bagnaria Arsa, Cervignano del Friuli, Terzo d’Aquileia, Ruda, Villa Vicentina, Fiumicello, Aquileia, Grado, San Pier d’Isonzo, , San Canzian d’Isonzo, , , Gradisca d’Isonzo, Doberdò del Lago, Duino-Aurisina e Monfalcone (in 4 siti). Detto studio riportava un elevato inquinamento da Vanadio come risulta dalla seguente figura:

Si fa notare che la cella L6, localizzata a Monfalcone risultava essere in assoluta la più inquinata di tutte quelle esaminate tramite licheni con valori di Vanadio di 15,3 mg/kg. In generale lo studio con i licheni ha permesso di mettere in luce le seguenti correlazioni positive delle concentrazioni di Vanadio con quelle di altri metalli statisticamente significative: Alluminio, Bario, Cadmio, Ferro, Manganese, Piombo, Titanio e Zinco. Per quanto riguarda i valori di Cromo l’area di alterazione più vasta è risultata ricadere nei dintorni dell’abitato di Monfalcone. Lo studio ha valutato l’Indice di Biodiversità Lichenica (IAP), a questo riguardo a Monfalcone è stata trovata la stazione con IAP più basso di tutto lo studio in assoluto, quindi anche rispetto alla zona SIN di Torviscosa. Nelle conclusioni lo studio riporta: “lo studio di bioaccumulo, sia lichenico che delle foglie di Tiglio, ha evidenziato un andamento simile a quello osservato con la bioindicazione, relativamente ai picchi indicanti bassa qualità dell’aria. Infatti, la zona parsa, mediamente più interessata è stata quella orientale, in particolare nei pressi di Monfalcone”.

Un altro studio, eseguito da ARPA FVG dal titolo “Biomonitoraggio dell’inquinamento da gas fitotossici nella regione Friuli Venezia Giulia tramite licheni come bioindicatori- relazione finale 2013” , ha avuto ad oggetto una serie di campionamenti eseguiti in 72 stazioni distribuite in tutta la regione Friuli Venezia Giulia, tra Marzo 2011 e Ottobre 2012. Tra i bioindicatori degli effetti dell’inquinamento atmosferico, i licheni epifiti occupano sicuramente il primo posto in assoluto e vengono impiegati sia come bioindicatori che come bioaccumulatori. La metodologia per il rilevamento dell'inquinamento atmosferico con i licheni epifiti (cioè che vivono su tronchi d’albero ) è basata su una misura della biodiversità, ossia sull’abbondanza delle specie licheniche . I valori di biodiversità lichenina (BL) vengono interpretati in termini di allontanamento rispetto alla naturalità attesa. Tale allontanamento è causato dagli inquinanti (principalmente gas fitotossici: ossidi di zolfo e di azoto, nonché da microinquinanti) che causano alle comunità licheniche una diminuzione nel numero di specie e una diminuzione della loro copertura/frequenza. I licheni rispondono infatti con relativa velocità alla diminuzione della qualità dell’aria, tuttavia possono ricolonizzare in pochi anni ambienti urbani e industriali qualora si verifichino dei miglioramenti delle condizioni ambientali, come evidenziato in molte parti d’Europa. La misura della Biodiversità Lichenica viene intesa come somma delle frequenze delle specie licheni che in un reticolo di rilevamento di dimensioni fisse. Per una più facile interpretazione dei dati, a ciascun valore di Biodiversità Lichenica è possibile associare il grado di deviazione da condizioni naturali tramite una scala . Inoltre al fine di una migliore visualizzazione dei risultati può essere effettuata una

elaborazione cartografica che mostri una suddivisione del territorio in esame in aree con biodiversità lichenica diverse: ad ogni classe di naturalità/alterazione viene associato un colore.

Nella seguente tabella è riportata la scala di interpretazione dei valori di BL proposta da Castello & Skert (2005) e valida solo per la regione bioclimatica sub-mediterraneo Nord Adriatica.

Il valore peggiore registrato tra tutte le stazioni è a Monfalcone (BL=2), valore molto prossimo alla assenza assoluta di specie lichenica, in prossimità della centrale termoelettrica a carbone.

Si riportano nel seguito i risultati dell’elaborazione cartografica dei BL riferiti alle 72 stazioni di rilevamento. La prima mappa suddivide il territorio in fasce di deviazione di naturalità per specifici valori di BL.

La seguente figura rappresenta invece la suddivisione cromatica delle UCP (Unità di Campionamento Primarie che corrispondono a porzioni di territorio quadrate di lato 1 km) secondo le classi di deviazione dalla naturalità per specifici valori di BL, come si può notare solo la zona della Centrale a Carbone di Monfalcone viene indicata con bollino rosso.

Nelle Conclusioni la relazione riporta: “I minori valori di BL di tutta la Regione si concentrano in prossimità della centrale termoelettrica di Monfalcone….”

Uno studio successivo, realizzato nel 2014, è stato condotto dal Prof. Mauro Tretiach dell’Università di in collaborazione con ARPA FVG, analizzando i licheni presenti sul territorio del monfalconese dal titolo: “Confronto della capacità di accumulo di due specie di licheni epifiti per la verifica di eventuali scostamenti dai valori di naturalità riconducibili all’attività della centrale termoelettrica di Monfalcone”. Lo studio è stato condotto su una superficie di 176 km 2 comprendente 81 campioni di licheni autoctoni analizzando 16 diversi metalli in 44 unità di campionamento principali (UCP) di 2 km di lato, con l’obiettivo di valutare con maggiore approfondimento le anomalie ambientali riscontrate in una precedente indagine, condotta nel luglio 2013 sempre con licheni. Gli esiti hanno permesso di identificare 6 UCP (designate E5, G5, D6, E6, F6 e G6) più inquinate considerando le concentrazioni di 12 metalli rispetto a tutte le altre aree. Da notare che lo studio prevedeva 3 campionamenti in ciascuna unità ma nella unità E5 (tra le più vicine alla centrale termoelettrica) si sono potuti effettuare solo due campionamenti a causa della mancanza di licheni epifiti e ciò a conferma della scarsità della specie lichenica nella zona prospiciente la centrale. Inoltre nessun campione esaminato si trovava nelle vicinanze della centrale a carbone.

Mediante un’analisi più particolareggiata operata attraverso un confronto tra le UCP E5 (Monfalcone centro), E6 (Panzano) e G6 (Zona Cartiera San Giovanni) con le 34 UCP risultate meno inquinate, è emerso che nelle prime erano riscontrabili valori più elevati di Arsenico (1,6 volte), Bario (2,3 volte), Berillio (1,8 volte), Cromo (2,8 volte), Rame (1,3 volte), Ferro (1,9 volte), Mercurio (1,2 volte), Manganese (1,5 volte), Vanadio (1,7 volte). Il professor Tretiach ipotizzava che la più probabile fonte emittente causa di una maggiore concentrazione di Arsenico, Rame, Manganese, Mercurio e Zinco era individuabile proprio nella centrale termoelettrica A2A in quanto “non si conoscono sul territorio altre attività, definite in base alla tipologia produttiva, che possano rilasciare in quantità significative questi elementi, alcuni dei quali sono stati evidenziati anche da precedenti studi di biomonitoraggio in alcuni siti dell’area di studio” . L’importanza di questo studio deriva dal fatto che l’Arsenico è un metallo cancerogeno di classe I, responsabile secondo lo IARC di tumore polmonare e tumore della vescica, con anche alcune evidenze per il tumore al rene.

Uno studio epidemiologico, svolto sulla popolazione femminile della Provincia di , conclusosi nel luglio 2015 e realizzato dall’Università di Udine in collaborazione con l’IRCC (Centro di Riferimento Oncologico di Aviano) e il Registro Tumori Regionale FVG, è intitolato “Studio epidemiologico sull’incidenza dei tumori nelle donne isontine” . Lo studio ha analizzato, nel periodo da 1995 al 2009, l’incidenza di tre principali tumori (al polmone, alla mammella e alla vescica) nella popolazione femminile residente nella provincia di Gorizia, confrontando i Tassi di incidenza Standardizzati (TSE) per età (popolazione europea per 100.000 donne-anno) e stimando anche l’effetto di potenziali fattori di confondimento o modificatori di effetto. Lo studio ha suddiviso il territorio della Provincia di Gorizia nei due distretti sanitari del Basso Isontino (comprendente i Comuni di: Doberdò del Lago; Grado; Fogliano- Redipuglia; Monfalcone ; Ronchi dei Legionari; San Canzian d’Isonzo; San Pier d’Isonzo; Staranzano; Turriaco) e dell’Alto Isontino (comprendente i Comuni di: ; ; Dolegna del Collio; Farra d’Isonzo; Gorizia; Gradisca d’Isonzo; ; Medea; ; Moraro; Mossa; Romans d’Isonzo; ; ; ; Savogna d’Isonzo; ), utilizzando poi come confronto il resto della Regione FVG e l’area ad ovest della Slovenia (Goriska e Gorenijska). Le analisi hanno evidenziato che tra le donne del Basso Isontino (ove è ricompreso anche il Comune di Monfalcone) vi era un’incidenza (TSE) di tumore alla vescica di 13,3 contro 9,3 nell’Alto Isontino e una incidenza di tumore al polmone di 22,2 contro 19,8. Restringendo l’analisi al periodo 2005-2009, l’incidenza (TSE) di tumore alla vescica nel Basso Isontino è risultata poi essere di 15,2 contro 8,1 nell’Alto Isontino. Le differenze tra il Basso e Alto Isontino sono risultate essere significative anche dopo analisi di diversi agenti confondenti quali ad esempio il fumo.

A tal riguardo di seguito viene riportato un estratto dei dati del Rapporto intitolato “Sistema di sorveglianza Passi - Guadagnare salute 2010 ” utile per l’analisi delle abitudini al fumo delle donne isontine. Come si evince dalla figura sottostante, le donne residenti nella ASS2 (Azienda comprendente Basso e Alto Isontino, senza l’area di Palmanova e Latisana) hanno una abitudine al fumo inferiore alla media regionale, penultima in graduatoria. Evidente quindi che l’abitudine al fumo non può essere causa di aumento di patologie tumorali e cardio-cerebrovascolari nelle donne residenti nell’isontino.

Figura 1 - Sistema di sorveglianza PASSI - guadagnare salute 2010 - Friuli Venezia Giulia

Un ulteriore studio georeferenziato, suddiviso in tre parti, è stato poi realizzato dall’Osservatorio Ambiente e Salute FVG e presentato alla Giunta Regionale. Nel 2016 è stata presentata la prima parte intitolata “Indagine epidemiologica ambientale nell’area Monfalconese. Parte prima: inquinamento atmosferico e tumori, 1995 – 2009” ; nel 2017 la seconda parte concernente gli “Effetti a lungo e a breve termine degli inquinanti atmosferici sull’infarto del miocardio nel monfalconese” e nel 2019 la terza parte sugli “Effetti a lungo termine degli inquinanti atmosferici sull’aborto spontaneo nel monfalconese” . La prima parte è stata posta in essere al fine di verificare una possibile relazione tra esposizione residenziale all’inquinamento atmosferico, presente in quindici anni dal 1995 al 2009, e patologie che sono state rilevate tramite la lettura e l’elaborazione dei dati contenuti nel registro tumori FVG. I risultati hanno portato ad evidenziare un eccesso di tumori alla vescica nelle donne, ossia 153 vs 123 previsti (eccesso di 30 casi), un eccesso di tumori alla vescica negli uomini, ossia 495 vs 459 (eccesso di 36 casi), un eccesso di tumori al polmone nelle donne, ossia 270 vs 261 (eccesso di 9 casi) e un eccesso del 25% dei tumori infantili (da 0 a 12 anni di età) con 25 casi osservati vs 20 casi attesi, nei 14 Comuni esaminati (Aquileia; Fiumicello; Doberdò del Lago; Fogliano-Redipuglia; Grado; Monfalcone; Ronchi dei Legionari; Sagrado; San Canzian d’Isonzo; San Pier d’Isonzo; Savogna d’Isonzo; Staranzano; Turriaco; Duino-Aurisina) specificatamente scelti in quanto siti di ricaduta delle emissioni della Centrale a Carbone 1. Di grande interesse è stata l’analisi georeferenziata in base alla distanza dalla centrale a carbone A2A che ha permesso di evidenziare tassi d’incidenza standardizzati per età nel periodo 1995 – 2009 maggiori nelle donne residenti entro 1 km dalla centrale rispetto alle residenti a più di 2,2 km di IRR 2,1 (1,2-3,4) per tumore alla vescica, IRR 1,6 (1,1-2,5) per tumore al polmone, IRR 1,8 (1,0-3,4) per tumore al rene e IRR 1,2 (0,7-2,4) per il linfoma non-Hodgkin. Come si evince dall’immagine sottostante l’area entro un raggio di 1 km dalla centrale lambisce solo marginalmente il quartiere di Panzano, invece la zona compresa tra 1 km e 2,2 km, dove non si osservano eccessi di tumori nelle donne, comprende in pieno il quartiere di Panzano, dove sono collocate importanti realtà industriali. Risulta per tanto improbabile che siano tali realtà industriali presenti a Panzano a determinare l’eccesso di tumori che invece è centrato in una zona immediatamente circostante il camino della centrale a carbone.

1 Si noti che rispetto allo studio precedente condotto sulle donne isontine, il presente studio comprendeva tutti i Comuni del Basso Isontino con aggiunta di Aquileia, Fiumicello, Duino, Savogna e Sagrado.

Si precisa che, la relazione regionale nelle conclusioni ipotizza che il traffico veicolare, responsabile di buona parte dei macroinquinanti presenti in atmosfera, abbia avuto un ruolo preminente tra i rischi ambientali che possono aver generato l’eccesso di 30 tumori della vescica nelle donne del Monfalconese tra il 1995 ed il 2009. Ciononostante si mette in evidenza che uno studio successivo condotto dal CNR nel periodo luglio 2014 – settembre 2016 e intitolato “Analisi conoscitiva – Indagine ambientale alle emissioni ed immissioni”. ha per la prima volta misurato nel territorio del monfalconese il carbonio elementare definitio come OC e considerato rappresentativo dell’inquinamento veicolare, in particolare da motori Diesel. Esaminando 7 punti, tra cui uno collocato nella zona sotto il camino della centrale designato come “Mensa A2A”, lo studio realizzato dal CNR non rilevava alcun eccesso di inquinamento da traffico veicolare nelle centraline collocate ad 1 km di raggio dalla centrale rispetto a quelle collocate a maggiore distanza tra cui Ronchi dei Legionari, Doberdò, Fossalon e Papariano. Come riportato nella tabella sottostante in cui il carbonio elementare viene indicato con OC:

La relazione del CNR inoltre, nelle conclusioni, riporta in modo esplicito che le concentrazioni di carbonio elementare in aria ambiente “mostrano una sostanziale assenza di chiari gradienti spaziali” . In altri termini, non si rilevano differenze significative di inquinanti da traffico veicolare tra i sette siti esaminati. Lo studio CNR dimostra che l’inquinamento da traffico costituisce una componente assolutamente minore nella composizione delle PM10, come mostrato nella figura sottostante, che si aggira intorno al 5% (emissione veicoli in colore nero).

Dalla “Relazione Sulla Qualità Dell’aria Nella Regione Friuli Venezia Giulia Anno 2017” si evince che rispetto al resto della Regione FVG in valori di Ossidi di Azoto (NOx) (e in altri termini l’inquinamento da traffico essendo il traffico il maggiore contribuente ai valori di ossidi di azoto in aria ambiente) a Monfalcone (MON) è stato sempre inferiore all’inquinamento riscontrato a Brugnera (BRU) e grossomodo in linea con l’inquinamento medio regionale.

Dalla “Relazione sulla qualità dell’aria nel monfalconese anno 2017” si evince che la concentrazione media annuale di Ossidi di Azoto a Monfalcone rilevata tramite 2 centraline (MON e MNF) è stata sempre inferiore negli anni 2011-2017 a quella misurata a Gorizia città (AOS) e confrontabile con i valori misurati a Ronchi dei Legionari.

Infine dalla relazione intitolata: “Indagine epidemiologica ambientale nell’area Monfalconese. Parte prima: inquinamento atmosferico e tumori, 1995 – 2009”, ed in particolare nell’ambito dello studio di distribuzione di inquinanti in celle di 400 m x 400 m, si evince che l’inquinamento da Ossidi di Azoto a Monfalcone è confrontabile con quello riscontrato a Ronchi dei Legionari considerando il tertile maggiore. Inoltre il quintile più alto di Ossidi di Azoto segue chiaramente il tracciato dell’autostrada A4 e non è presente nella zona ad un raggio di 1 km dalla Centrale a Carbone dove sono stati riscontrati eccessi di tumori nelle donne.

La seconda parte dello studio epidemiologico promossa dall’Osservatorio Ambiente e Salute della Regione Friuli Venezia Giulia, intitolato: “Effetti a lungo e a breve termine degli inquinanti atmosferici sull’infarto del miocardio nel monfalconese” , riporta dati che destano particolare preoccupazione in relazione all'Infarto Miocardico Acuto (IMA). Lo studio ha avuto come obiettivo la stima dell’incidenza e mortalità dell’infarto miocardio acuto (IMA) (periodo 2004-2013) e la stima relativa di rischio ad avere un IMA (periodo 2009-2013) misurata in funzione di un aumento dei casi entro 0-5 giorni dalla concentrazione atmosferica di NO 2, O 3, PM10, SO 2 nell’area dei 14 comuni del Monfalconese. I risultati evidenziano nella popolazione residente nell’area in studio, confrontata con soggetti residenti nelle provincie di Udine, Pordenone e Gorizia (con l’esclusione dei Comuni in studio), un notevole aumento statisticamente significativo dei tassi di incidenza e mortalità di infarto acuto del miocardio standardizzati per età sia nei maschi, sia nelle femmine, ma con particolare riguardo a queste ultime.

Dal menzionato studio è infatti emerso che nel monfalconese i casi incidenti di IMA risultano essere superiori del 30% nelle donne (852 casi osservati rispetto 653 casi attesi) e del 10% in più negli uomini (869 casi osservati rispetto a 791 casi attesi).

In aggiunta l’analisi dei decessi per IMA mette in luce un impressionante eccesso di mortalità per infarto del miocardio , e precisamente + 48% nelle donne (973 casi osservati rispetto a 659 casi attesi) e + 18% negli uomini (725 casi osservati rispetto a 615 casi attesi).

Complessivamente, nel corso di 10 anni di osservazioni dal 2004 al 2013, nel monfalconese, comprendente 14 comuni, scelti in quanto ritenuti soggetti alla ricaduta delle emissioni della centrale a carbone, si sono verificati in totale 277 casi in eccesso di IMA incidenti e 424 casi in eccesso di decesso per IMA.

In un’analisi più approfondita (dati analizzati nel periodo 2009-2013) è risultato che le donne residenti entro il raggio di 3 km dalla centrale a carbone, che all’incirca coincide con i confini territoriali del Comune di Monfalcone, se esposte a valori di PM10 superiori ai 50 µg per m 3, hanno un rischio dalle 3 alle 4 volte maggiore di avere un episodio di infarto miocardico acuto entro alcuni giorni dall’esposizione, anche dall’esito dell’analisi multivariata aggiustata per i fattori di confondimento. Analoga valutazione sulle donne residenti oltre i 3 km dalla centrale a carbone non ha mostrato dati statisticamente significativi. Ciò fa ritenere che la composizione di microinquinanti nelle PM10 del Monfalconese sia diversa da quella a maggiore distanza e specificatamente che tali microinquinanti siano in grado di indurre patologie cardiovascolari.

Proprio con riferimento ai casi di infarto al miocardio acuto e di ictus nella popolazione residente nel Comune di Monfalcone, si riportato qui di seguito i seguenti dati statistici forniti al Comune di Monfalcone dal dott. Loris Zanier, dirigente dell’Ente Regionale ENAS (Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi): Con riferimento al confronto tra i casi di Infarto Miocardico Acuto verificatisi nel Comune di Monfalcone rispetto al resto della Regione, i dati riportati nella tabella sottostante evidenziano che la media dei valori tra il 2010 e il 2013 di tasso standardizzato per infarto del miocardio a Monfalcone è del 17% più elevato rispetto al resto del territorio regionale: 2,63, contro il 2,20.

COMUNE MONFALCONE REGIONE FVG Casi incidenti Tasso std INTERVALLO DI CONFIDENZA Casi incidenti Tasso std INTERVALLO DI CONFIDENZA ANNO INCIDENZA di infarto *1.000 Inf IC 95% Sup IC 95%di infarto *1.000 Inf IC 95% Sup IC 95% 2010 105 3,1 2,5 3,69 3.121 2,27 2,19 2,35 2011 88 2,47 1,95 2,99 3.114 2,22 2,15 2,3 2012 91 2,59 2,05 3,12 3.127 2,22 2,15 2,3 2013 80 2,35 1,82 2,87 2.936 2,07 2 2,15 Fonte dati: SISSR- Repository Epidemiologico Regionale, Registro IMA Popolazione standard utilizzata: Popolazione Italiana Istat Censimento 2011 Dati estratti il 01.02.2018

Con riferimento all’ictus i dati riportati nella tabella sottostante evidenziano che la media dei valori tra il 2010 e il 2015 di tasso standardizzato per ictus a Monfalcone è del 7% più elevato rispetto al resto del territorio regionale: 1,66 contro il 1,54.

COMUNE MONFALCONE REGIONE FVG Casi incidenti Tasso std INTERVALLO DI CONFIDENZA Casi incidenti Tasso std INTERVALLO DI CONFIDENZA ANNO INCIDENZA di ictus *1.000 Inf IC 95% Sup IC 95%di ictus *1.000 Inf IC 95% Sup IC 95% 2010 61 1,73 1,3 2,17 2.242 1,64 1,57 1,7 2011 65 1,85 1,4 2,3 2.191 1,58 1,51 1,64 2012 58 1,77 1,31 2,28 2.153 1,55 1,48 1,61 2013 52 1,47 1,06 1,87 2.185 1,55 1,49 1,62 2014 59 1,69 1,25 2,18 2.085 1,45 1,39 1,52 2015 53 1,44 1,05 1,83 2.120 1,46 1,4 1,52 Fonte dati: SISSR- Repository Epidemiologico Regionale, Registro ICTUS Popolazione standard utilizzata: Popolazione Italiana Istat Censimento 2011 Dati estratti il 01.02.2018

Sempre in relazione all’infarto miocardico acuto si riportano anche i dati statistici del Rapporto 2016 intitolato “Epidemiologia dell’Infarto Miocardico Acuto in Friuli Venezia Giulia” della Regione Friuli Venezia Giulia, Direzione Centrale Salute, integrazione sociosanitaria, politiche sociali e famiglia. Mediante l’analisi di confronto tra le 5 aziende sanitarie presenti in Regione è risultato che l’AAS2 “Bassa Friulana-Isontina” (comprendente il territorio del monfalconese) risultava avere i tassi standardizzati di incidenza di infarto miocardico più alti rispetto a tutte le altre singole Aziende Sanitarie nell’anno 2006 e dal 2008 al 2013, ossia per 7 anni degli 8 anni esaminati, e comunque sempre maggiore ai valori medi regionali. Come riportato nella tabella sottostante:

TASSI DI INCIDENZA STANDARDIZZATI *1.000 2006 2008 2009 2010 2011 2012 2013 AAS2 3,29 2,84 2,79 2,62 2,38 2,48 2,27 FVG 2,94 2,56 2,48 2,27 2,23 2,23 2,13

Per quanto riguarda la prevalenza standardizzata di infarto miocardico la AAS2 risulta avere i tassi più elevati rispetto a tutte le altre singole Aziende Sanitarie e, rispetto alle medie regionali, per tutti gli 8 anni esaminati, dal 2006 al 2013. Come riportato nella tabella sottostante:

PREVALENZA STANDARDIZZATA *1.000 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 AAS2 13,09 13,25 13,94 14,27 14,49 14,72 15,12 15,16 FVG 11,84 12,23 12,67 13,03 13,19 13,41 13,81 13,91

Desta particolare preoccupazione il fatto che il numero assoluto di deceduti per infarto del miocardio senza ospedalizzazione nel 2010, con età fino ai 74 anni, è stato il più alto sia in numero assoluto che in tasso specifico per età nella AAS2 rispetto a tutte le altre singole Aziende del Friuli Venezia Giulia.

Alle medesime conclusioni si giunge peraltro anche con riferimento ai dati regionali statistici relativi all’ ictus nella AAS2. Nel Rapporto 2016 intitolato “Epidemiologia di ictus e TIA in Friuli Venezia Giulia” l’analisi di confronto tra le 5 aziende sanitarie presenti in Regione ha messo in evidenza che l’AAS2 “Bassa Friulana-Isontina” risulta avere i tassi standardizzati di incidenza di ictus più alti rispetto a tutte le altre singole Aziende Sanitarie nell’anno 2010 e dal 2012 al 2014, ossia per 4 anni dei 6 anni esaminati, e comunque sempre maggiore ai valori medi regionali. Come riportato nella tabella sottostante:

TASSI DI INCIDENZA STANDARDIZZATI *1.000 2010 2012 2013 2014 AAS2 1,81 1,70 1,69 1,49 FVG 1,65 1,56 1,58 1,43

Per quanto riguarda la prevalenza standardizzata di ictus totali la AAS2 risulta avere i tassi più elevati rispetto a tutte le altre singole Aziende Sanitarie e, rispetto alle medie regionali, per tutti i 6 anni esaminati, dal 2010 al 2015. Come riportato nella tabella sottostante:

PREVALENZA STANDARDIZZATA *1.000 2010 2011 2012 2013 2014 2015 AAS2 11,00 11,32 11,73 11,94 11,98 12,08 FVG 9,65 9,96 10,37 10,55 10,62 10,84

La terza parte denominata “Effetti a lungo termine degli inquinanti atmosferici sull’aborto spontaneo nel monfalconese” , già validato dal Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Ambiente e Salute della Regione FVG di data 20/08/2018, reso ufficiale dalla Regione in data 18/02/2019. Lo studio ha permesso di mettere in evidenza che in corrispondenza “ ad un incremento della concentrazione di SO 2 è presente anche un aumento del rischio di aborto spontaneo nel periodo temporale 0-60 giorni ristretto alle donne di età superiore ai 34 anni ”. Con riferimento alle emissioni di SO 2 prodotte dalla Centrale, si rileva il fatto che dal catalogo delle emissioni reperibili sul sito di ARPA FVG, relativo all’anno 2013, per il Comune di Monfalcone l’emissione di SO 2 derivante dalla produzione di energia e trasformazione di combustibili era pari a 931,7 tonnellate/anno , mentre la produzione di SO 2, causato da trasporto su strada è risultato essere solo di 0,19 tonnellate/anno . È rilevante notare che un importante studio internazionale ha messo in evidenza come il Vanadio, che è un tipico marcatore del carbone, è associato a complicanze della gravidanza (“ Urinary vanadium concentration in relation to premature rupture of membrane. A birth cohort study. Chemosphere 2018” - Jin S et al, 2018).

Si evidenzia peraltro che nel corso del 2002 la centrale termoelettrica di Monfalcone, allora Endesa Italia Srl, aveva chiesto e ottenuto l’autorizzazione alla sospensione, per un periodo di sei mesi a far data dal 27/09/2002, dall’obbligo di osservanza dei valori limite di emissione (di cui al Decreto del Ministero dell’Industria e dell’Artigianato del 29/10/96) per il biossido di zolfo, con l’utilizzo di olio combustibile BTZ (Basso Tenore

di Zolfo) per le sezioni 3 e 4, a causa dell’indisponibilità sul mercato di olio STZ (Senza Tenore di Zolfo) e della necessità di funzionamento dei gruppi in questione per soddisfare il fabbisogno della rete nazionale di energia elettrica. Successivamente sono state concesse ulteriori autorizzazioni alla sospensione dall’obbligo di osservanza dei limiti di emissione di biossido di zolfo, e precisamente una autorizzazione di 4 mesi con Decreto del Ministero delle Attività Produttive di concerto con il Ministero dell’Ambiente n. 005/2003 del 03/07/2003, di un mese dal 03/10/2003 al 03/11/2003 con DM del 29/08/2003 e infine una proroga con termine ultimo il 02/01/2004 comunicata con nota ministeriale prot. n. 263259 dd. 31/10/2003. Rimane pertanto da determinare quali effetti su ambiente e salute umana abbiano avuto le emissioni di biossido di zolfo superiori ai limiti allora imposti con il DM 29/10/96.

Con riferimento al biomonitoraggio del 2001 sopra citato il Vanadio è un metallo presente ad elevati livelli nel territorio di Monfalcone. Anche lo studio del CNR, già citato, ha rilevato Vanadio delle PM10, come riportato nella tabella sottostante:

Uno studio riguardante una ulteriore valutazione epidemiologica è stato poi intrapreso mediante un’attività di analisi tramite Monitoraggio Biologico Umano (MBU). L’obiettivo era quello di eseguire uno studio pilota volto a verificare se nelle popolazioni residenti in prossimità della centrale (quartiere Enel e Panzano), esistono le premesse per l’effettuazione di un monitoraggio biologico ad ampia scala anche attraverso una prima valutazione delle effettive incidenze di particolari microinquinanti – metalli e metalloidi – in particolare emessi dalle sorgenti di inquinamento presenti nel territorio. In contemporanea sono state avviate delle attività di campionamento ambientale per l’area di Monfalcone da ARPA FVG a fine 2016 tramite posizionamento di appositi strumenti mobili per la lettura della componente metallica, IPA e COV nell’aria ambiente dei quartieri indagati. I dati dei valori delle concentrazioni di metalli nelle urine di 50 abitanti di Monfalcone arruolati per questo studio non sono ancora stati relazionati dalla Regione.

Sotto quest’ultimo profilo, l’Unione Europea, proprio a tutela dei lavoratori delle centrali a carbone e della popolazione che vive nelle immediate vicinanze, ha emanato la Direttiva europea n. 2013/59/EURATOM, che non è stata ancora recepita dall’Italia sebbene il termine era il 6 febbraio 2018, volta a misurare gli effetti dell’accumulo dei radionuclidi naturali. Con riferimento a queste misure, da una nota di ARPA FVG risulta che, a seguito della combustione di carbone della centrale, vengono rilasciati una serie di composti radioattivi inalabili e che si possono accumulare nel corpo umano, tra i quali: Uranio 234, 235, 238, Torio 228, 230, 232, Palladio 231, Radio 226, 228, Attinio 227, Radon

220, 222, Piombo 210, Polonio 210 (quest’ultimo associato al tumore al polmone oltre che ad altre severe patologie).

Nel 2014 è stata condotta una campagna di monitoraggio della qualità dell’aria in Comune di Monfalcone, i cui risultati sono riportati nel “ Rapporto annuale sulla qualità dell’aria nel comune di Monfalcone” , elaborato da ARPA FVG – dipartimento provinciale di Gorizia, a firma del direttore del dipartimento Ettore Salvagni. La campagna di misurazione si è svolta tra il 9 aprile e il 5 maggio 2014, periodo rientrante tra i 42 giorni di fermo della centrale a carbone (24 marzo-04 maggio 2014) e tra il 7 maggio e il 4 luglio, periodo in cui la centrale risultava accesa (riavvio dal 07 maggio 2014). Si riportano nel seguito dei grafici che riassumono il confronto tra centrale accesa e spenta per metalli presenti nelle polveri PM10 per le due stazioni di rilevamento di Monfalcone, ossia presso il giardino della scuola elementare via Duca d’Aosta e presso il campo sportivo di via Boito. Nella figura sottostante si riportano in ng/m 3 i risultati delle 10 misure su filtro PM10 a centrale spenta e 25 misure a Centrale accesa effettuate presso la Scuola elementare via Duca d’Aosta:

10 misure su filtro PM10 a Centrale Spenta e 25 misure a Centrale Accesa ng/m 3 50 3.5 x A2A spenta 40 A2A accesa

30

20

1.9 x 10 1.5 x

0 Nichel Piombo Cromo Manganese Rame Vanadio Zinco

Nella figura sottostante si riportano in ng/m 3 i risultati delle 11 misure su filtro PM10 a centrale spenta e 42 misure a Centrale accesa effettuate presso il campo sportivo di via Boito:

11 misure su filtro PM10 a Centrale Spenta e 42 misure a Centrale Accesa ng/m 3 1.3 x 100 90 A2A spenta 80 A2A accesa 70 60 50 5.7 x 40 1.4 x 30 20 10 1.2 x 0 Nichel Piombo Cromo Manganese Rame Vanadio Zinco

La metodica condotta dall’ARPA FVG non consentiva di quantificare Arsenico e Cadmio, misurati invece dallo studio CNR “Analisi conoscitiva – Indagine ambientale alle emissioni ed immissioni” sopra richiamato. Lo studio aveva evidenziato un picco molto elevato di Cadmio rispetto ai valori medi riscontrati, di 1,8 ng/m 3, nella stazione di rilevamento presso la mensa della centrale A2A il giorno 20 settembre 2016, al quale tuttavia non corrispondeva un picco di PM10, che si attestavano intorno ai 10 µg/Nm 3.

La scheda sottostante illustra le proprietà del Cadmio che è un metallo cancerogeno di classe I per IARC, ed è associato anche a malattie cardiovascolari quali infarto e ictus .

È importante notare che il Cadmio come anche altri metalli tossici cancerogeni è in grado di produrre modificazioni epigenetiche (come attestato da diverse pubblicazioni scientifiche tra cui: Environ Health Perspect. 2018 “Effects of Cadmium Exposure on DNA Methylation at Imprinting Control Regions and Genome-Wide in Mothers and Newborn Children” , Cowley M. et al.; Cancer Manage Res 2019 “ Chronic cadmium exposure aggravates malignant phenotypes of nasopharyngeal carcinoma by activating the Wnt/ β-catenin signaling pathway via hypermethylation of the casein kinase 1 α promoter”, Peng L. et al.; Semin Cancer Bio 2019 “ Metal carcinogen exposure induces cancer stem cell-like property through epigenetic reprograming: A novel mechanism of metal carcinogenesis”, Wang Z. et al.; Curr Hypertens Rep, 2018 “ Environmental

Toxicant Exposure and Hypertensive Disorders of Pregnancy: Recent Findings”, Kahn LG and Trasande L). Si sottolinea che modificazioni epigenetiche indotte dall’esposizione ambientale sono considerate contribuire ai fattori che causano cancro infantile ed in generale ad esiti avversi in gravidanza, come riportato in pubblicazioni scientifiche tra cui Epidemiol Prev, 2013 “Notes on the epigenetics origin od childhood cancer” , Burgio et al; Epidemiol Prev, 2013 “Biomarkers of genome instability and cancer epigenetics. Causes and risk factors for childhood cancer” , Pisani et al, Tumour Biol, 2016, “Biomarkers of genome instability and cancer epigenetics” , Reis AH et al; Epigenetics, 2018, “Air pollution-induced placental epigenetic alterations in early life: a candidate miRNA approach”, Maria Tsamou et al.

E’ ormai accertata dalla letteratura scientifica internazionale l’associazione tra inquinamento dell’aria e patologie cardiovascolari includenti patologie ischemiche del cuore, insufficienza cardiaca, ictus ischemico/trombotico. Come ad esempio indicato dall’articolo pubblicato in Frontiers in Endocrinology, del 2018, “Particulate Matter Air Pollution: Effects on the Cardiovascular System” (con autori Robert. B. Hamanaka and Gokhan M. Mutlu) e dall’importante studio pubblicato sul British Medical Journal 2018 “Environmental toxic metal contaminants and risk of cardiovascular disease: systematic review and meta-analysis” (con autori Chowdhury R, ramond A, O’Keeffe LM, et al.) condotto su quasi 350.000 persone che ha dimostrato come l’inquinamento ambientale da metalli tossici Arsenico, Piombo, Cadmio e Rame sia associato a malattie cardiovascolari sia del cuore che ictus. Da notare che i metalli Cadmio, Rame e Piombo sono risultati essere misurabili nel biosensore arboreo passivo Tilia sp. con data di campionamento dal 30 settembre al 5 ottobre 1999, e gli stessi tre metalli risultavano essere presenti e misurabili in foglie di olivo e licheni, come riportato nello studio di biomonitoraggio del 2001. Nel medesimo studio sono stati riscontrati nelle foglie di Tiglio anche valori misurabili di ulteriori metalli quali Alluminio, Bario, Ferro, Mercurio, Manganese, Titanio, Vanadio e Zinco.

Inoltre si sottolinea che l’associazione tra l’inquinamento dell’aria e modificazioni epigenetiche implica effetti trans-generazionali. In altri termini l’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico dei soggetti non solo comporta modificazioni permanenti nel DNA delle persone direttamente esposte, ma si trasmette ai figli e anche ai nipoti, creando un danno permanente non solo ai soggetti direttamente esposti ma anche alle generazioni future, aumentando il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, respiratorie, cerebrovascolari, diabete, malattie del sistema riproduttivo (aborto spontaneo ed infertilità) e cancro (Science of the Total Environment, 2019,“Air pollution associated epigenetic modifications: Transgenerational inheritance and underlying molecular mechanisms” – Anushi Shukla, et al. e Environ Sci Pollut Res Int. 2016 “Environmental pollutants: genetic damage and epigenetic changes in male germ cells ” – Vecoli C., Montano L., Andreassi MG).

In conclusione gli studi e le ricerche riassunte descrivono una preoccupante situazione dello stato di salute della popolazione monfalconese, che presenta analogie con quanto riscontrato dagli studi epidemiologici realizzati a Vado Ligure che riportano un eccesso di tumori e malattie cardiovascolari in relazione agli effetti della centrale a carbone e che hanno avuto conseguenze giudiziarie nei confronti dei gestori.

La drammatica situazione ambientale del monfalconese è chiaramente il risultato di uno specifico ed importante inquinamento ambientale, poiché né lo stile di vita della popolazione né il traffico veicolare sono significativamente diversi dal resto della Regione Friuli Venezia Giulia. Risulta plausibile che solo un insediamento industriale di grande portata in termini di quantità di emissioni e di dispersione degli inquinanti a diversi chilometri di distanza possa essere in gran parte responsabile dell’aver creato attraverso un’esposizione di basso grado ma cronica e prolungata per decenni un tale effetto sulla salute.

La fragilità sanitaria del monfalconese richiedono pertanto azioni immediate per ottenere una drastica riduzione delle emissioni di inquinanti ambientali.

Inoltre i cittadini lamentano disturbi dovuti a rumori forti e prolungati, dichiarate al corpo di Polizia Municipale.

Si evidenzia che si sono verificate fumate anomale emesse dal camino ma anche da altre parti dell’impianto, come ad esempio la fuoriuscita di fumo nero del 23 maggio 2016 documentata dal video allegato (Allegato 2) di cui si riporta un’immagine.

Si allegano (Allegato 3) alla presente anche le segnalazioni dei cittadini relative a ceneri e /o polveri di carbone rinvenute su terrazze e portici di casa (vedi figura sottostante). Inoltre i cittadini lamentano disturbi dovuti a rumori forti e prolungati, dichiarate al corpo di Polizia Municipale.

Si fa presente inoltre che il 14 ottobre 2015 vi è stato uno sversamento di acqua contenente polvere di carbone nel Canale Valentinis, che è stato attribuito agli effetti di una pioggia intensa, che poteva causare un danno ambientale e che evidenzia una gestione non ottimale del parco carbone scoperto che risulta esposto agli eventi atmosferici, anche eccezionali (temporali, “bombe d’acqua”, bora forte, ecc.).

Figura 2 - foto del 2014

Figura 3 - parco carbone centrale 2018

Il Sindaco Anna Maria Cisint Documento informatico firmato digitalmente ai sensi del D.Lgs.82/2005 e s.m.i e norme correlate

Notifica invio comunicazione tramite pec:

• Il documento è stato inviato ai seguenti destinatari: • MINISTERO AMBIENTE ROMA / [email protected] • Data invio: 06/03/2019 • Amministrazione mittente: COMUNE DI MONFALCONE - Comune di Monfalcone (comune/c_f356) • Protocollo in uscita: comune/2019/0011497 • Oggetto: Riesame complessivo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) - Centrale termoelettrica A2A Energiefuture SpA sita in Comune di Monfalcone. Osservazioni Comune Monfalcone. • Documenti interni: • ALLEGATO 1 - OSSERVAZIONI MONFALCONE RIESAME AIA A2A.PDF.P7M null • OSSERVAZIONI COMUNE MONFALCONE RIESAME AIA A2A.PDF.P7M null • ALLEGATO 2 - VIDEO EVENTO 23 MAGGIO 2016.MP4 null • ALLEGATO 3 - DICHIARAZIONI CITTADINI.PDF null