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RICERCHE SUI CASTELLI DEL FRIULI

Fabio Piuzzi

É stato già sottolineato come i processi di inca- nati risultati disponibili raggiunti con le indagini stellamento in Friuli si distinguano da quelli della eseguite nei siti fortificati del Friuli, databili fra gran parte dei siti del nord Italia e, ancor più, da IV e il VII secolo. quelli del centro sud1. Se è vero che il Friuli-Venezia Giulia è una regione ricca di castelli, è altrettanto vero che Evidenze archeologiche dei castra friulani manca un approfondito e corretto censimento dei luoghi che possono aver ospitato fortificazioni tardo Dal III secolo, la spinta delle popolazioni bar- antiche e altomedievali; inoltre sono piuttosto rare bariche verso i confini orientali dell’Impero, ma indagini archeologiche esaurienti finalizzate all’in- anche gli scontri per la contesa della corona impe- terpretazione delle preesistenze alle strutture tar- riale3, devono aver certamente accelerato i proces- dofeudali che ancora si conservano sul territorio. si di fortificazione degli insediamenti già esistenti In Friuli, se escludiamo la ricerca presso Invil- e favorito la creazione di nuove strutture, anche lino, l’interesse scientifico per i castelli medievali, recuperando siti d’epoca protostorica ormai con l’applicazione di una moderna metodologia di abbandonati4. Un nuovo impulso alla fortificazio- indagine archeologica, si manifesta nella prima ne si ebbe probabilmente in epoca dioclezianea e metà degli anni Ottanta2. costantiniana (Claustra Alpium Iuliarum). Dal V Tuttavia, ancor oggi la ricerca, anche se secolo, lo sfaldamento del sistema fortificatorio approfondita, viene comunque condotta in modo romano ha indotto le popolazioni locali ad autodi- disorganico e non coordinato (soprattutto quando fendersi anche con l’ausilio dei militari, creando le si prevedono interventi di consolidamento - o “rico- ben note difficoltà di classificazione funzionale struzione” - delle strutture murarie dei siti fortifi- (stazioni militari, insediamenti civili fortificati o cati) e, molto spesso, tende piuttosto al recupero e ambedue). Dopo l’invasione attilana (452), Aqui- allo studio di “prestigiosi” oggetti della vita quoti- leia, sede giurisdizionale considerata non più effi- diana, sottovalutando o addirittura ignorando la ciente, venne sostituita con Forum Iulii (Cividale) lettura stratigrafica. che si trasformò in forte centro del limes di periodo Per quanto riguarda le fortificazioni pre-feuda- gotico, bizantino e longobardo; limes che, in linea li della cosiddetta “prima generazione”, presenti in di principio, sfruttava, per quanto possibile, i luo- Friuli, ad eccezione del sito di Invillino e per certi ghi fortificati di epoca tardo romana. aspetti di quello di Castelraimondo, rimangono In Friuli, sono state eseguite indagini sistema- ancora da chiarire le origini e lo sviluppo degli tiche in un lungo arco di tempo solo in un castrum insediamenti, i committenti, le caratteristiche (Invillino). Alcuni siti, definiti c a s t r a, sono stati spaziali e funzionali degli edifici, gli aspetti della oggetto di ricerche archeologiche approfondite ma vita quotidiana, i rapporti economici e sociali. più limitate, sia nel tempo sia nello spazio (Osop- Con questo mio breve contributo mi pongo l’o- po, Colle Mazeit presso , Castelraimon- biettivo di raccogliere e presentare, nei limiti del d o di Forgaria, , Monte Zuccon presso possibile, i dati più significativi in merito alle suc- ). Inoltre, alcune ricerche sono state condot- citate problematiche, senza avere ovviamente la te in castelli feudali e hanno offerto evidenza di pretesa di risolverle, avvalendomi dei più aggior- preesistenze tardo antiche-altomedievali (,

1 CAMMAROSANO 1984, p. 21: “Zona di intenso insediamento 2 Ricordiamo le ricerche nei castelli di San Giovanni a Flago- aristocratico, ricca di castelli e di motte, il Friuli offre l’imma- gna (UD)(1982), Montereale Valcellina (PN)(1983), Castelrai- gine di una dissimetria vistosa tra la rete dei villaggi (il tipo mondo di Forgaria (UD)(1985). prevalente di insediamento rurale) e le sedi di castello. La si 3 ZACCARIA 1981, pp. 80, 81. potrebbe considerare una eccezione dovuta all’assetto politico- 4 sociale...”. ZACCARIA 1981, p. 77. 156 LE FORTIFICAZIONI DEL GARDA E I SISTEMI DI DIFESA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE TRA TARDO ANTICO E ALTO MEDIOEVO

presso i siti di Pinzano e Ragogna (il punto più stretto dell’intero corso fluviale), dopo aver attraversato un guado sul fiume, la strada metteva in comunicazione i due c a s t r a di Ragogna (R e ù - n i a) e Osoppo. Qui, poi, la strada doveva raccordarsi alla più grossa arteria Aqui- leia-Norico, la cosiddetta “Iulia Augusta”. L’utilizzo di questo percor- so è testimoniato da Venanzio Fortunato nel VI secolo6 (Vita Sancti Martini, 4, 643-645). Questo importantissimo sito archeologico fortificato del Friuli (Fig. 2), soprattutto nella seconda metà degli anni ’70, è stato oggetto di affretta- ti scavi eseguiti dai membri del locale “Gruppo Archeolo- gico”, così come testimoniato con rara onestà e, credo, con una certa dose di rischio, da Fig 1 - Cartina coorografica del Friuli - V.G. con localizzazione dei siti citati loro stessi in una pubblicazio- nel testo. ne: “...nell’intento di ricostrui - re la storia del castello... si continuò ad effettuare saggi M o n t e r e a l e , Caneva). Infine si segnala il caso di all’interno del complesso senza la dovuta prepara - un sito, oggetto di scavi occasionali, in cui se in zione tecnica...”7. Senza la “dovuta preparazione futuro venissero avviate indagini sistematiche tecnica” e soprattutto senza documentazione, ven- potrebbe fornire dati interessanti (Colle Budin nero scavati ampi settori presso la torre-mastio presso ) (Fig. 1). settentrionale (rinvenendo strutture murarie, un Allo stato attuale, una classificazione funzio- “pozzo”, un “forno”, ecc.) e presso la chiesetta nale di questi insediamenti non è proponibile, in castellana di San Pietro8. quanto essa sarebbe condizionata dalla diversità Solo tra il 1993 e il 1995, in occasione dei lavori della quantità e qualità dei dati offerti dalle ricer- di restauro della chiesa plebanale, si eseguono che eseguite e dalle analisi effettuate. delle indagini stratigrafiche, purtroppo limitate Ho pensato, quindi, di suddividere e presenta- all’area dell’edificio cultuale9. re le fortificazioni, come suggerito altrove5, sulla Ciò nonostante queste ricerche, per la prima base della loro ubicazione: volta, hanno confermato una sequenza insediativa a - per controllo di una strettoia fluviale sul colle che data dal periodo romano imperiale, b - lungo grandi arterie stradali che portavano quando forse già si manifesta la necessità di fortifi- a valichi carlo in funzione del controllo stradale e del guado. c - all’imboccatura di sistemi fluviali prealpini Prove della presenza insediativa sui rilievi di d - sulla sommità di colli o monti questa zona (gli ardua castella submontana d i e - in pianura su rilievi. Venanzio Fortunato) le abbiamo da un saggio ese- guito presso il pianoro del “borgo medievale”, sul Per controllo di una strettoia fluviale colle castellano di Pinzano, posto proprio di fronte a quello di Ragogna, sull’altra sponda del fiume Ragogna (Fig. 3). Frammenti di anfore di produzione itali- ca, di embrici e di tegoloni attestano una frequen- Un percorso stradale proveniente da Concordia tazione fra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.10. lambiva la sponda destra del fiume Tagliamento e, I ricercatori che hanno operato presso la chiesa

5 BROGIOLO GELICHI 1996, pp. 12-14. 8 REÙNIA s.d., p. 11. 6 ...per rupes, Osope, tuas qua lambitur undis et super instat 9 NEGRI 1996. aquis Reùnia Tilimenti. 10 ANASTASIA et alii 1994, p. 24. 7 REÙNIA s.d., p. 9. Fabio Piuzzi 157

di San Pietro di Ragogna registrano, tra la fine del IV e la seconda metà del V secolo, una fase, proba- bilmente insediativa, caratterizzata da s t r u t t u r e in legno con muri o soffitti rivestiti di a r g i l l a e fosse di scarico di rifiuti. Le strutture vengono distrutte da un incendio prima della costruzione della chiesa “paleocristiana”. Questa, eretta fra la fine del V e l’inizio del VI secolo, era formata da una semplice aula rettango- lare munita di presbiterio, soprelevato di un gradi- no, e di vasca battesimale (dimensioni 2 x 1.60 m). La chiesa potrebbe provare l’esistenza, alla fine del V secolo, di un castrum organizzato e fre- quentato, forse già importante; il che giustifiche- Fig. 2 - Una rara immagine del castello di Ragogna, rebbe la citazione di Venanzio Fortunato (il colle prima del crollo in seguito al terremoto del 1976. A sini- ha uno sviluppo verso sud, dove affiorano tracce di stra la chiesetta di San Pietro. occupazione antica ma, dove non si è mai scavato approfonditamente). La ristrutturazione altomedievale della chiesa si data alla seconda metà del VIII secolo (all’alto- medioevo viene attribuito anche il tratto di muro retrostante l’abside). Nel suo ambito è stata individuata una sepoltu- ra di epoca longobarda, parzialmente asportata da scassi successivi, databile al terzo decennio del VII secolo e appartenente ad un personaggio di rango elevato. Ciò è stato dedotto dalla presenza di alcuni oggetti preziosi nello strato di riempimento della tomba: un p u n t a l e terminale e una g u a r n i z i o n e d’oro di cintura, un frammento di fi b b i a d’ a r g e n t o dorato decorata in Stile animalistico II, una gu a r n i - z i o n e di cintura in ferro e due b o r c h i e di bronzo Fig. 3 - Il colle del castello di Pinzano visto dal sito di dorato relative all’um b o n e dello scudo11 . É verosi- Ragogna. mile formulare l’ipotesi che si tratti di un membro dell’aristocrazia guerriera del presidio militare? Senz’altro la scoperta fa riflettere sulla presenza longobarda nel ca s t r u m . Che fosse difeso da Longo- bardi ce lo ricorda Paolo Diacono quando lo elenca fra i c a s t r a rinforzati in occasione dell’incursione avarica del 610. Tuttavia, il prezioso corredo ritro- vato rafforza l’ipotesi della presenza di un’aristo- crazia militare all’interno delle mura castellane. Exercitales con molto potere, o quanto meno presuntuosi se, come testimoniato ancora da Paolo Diacono, Ansfrit de Reùnia, probabile comandante militare, tenta perfino di usurpare il regno del duca Rodoaldo verso la fine del VII secolo (H i s t . Lang., VI, 3). Solo alla fine del XII secolo o agli inizi del suc- Fig. 4 - Castello di Ragogna. Ricostruzione “post-sismi- cessivo l’edificio sacro subisce un’ulteriore trasfor- ca” di tratti murari della zona del mastio. mazione. Nondimeno la sua presenza nel lasso fra VII e XII secolo non prova la continuità insediati- va (ricordiamo che è documentato come p l e b s n e l Rincresce che non si sia potuto approfittare 1247). dell’occasione dei lavori di ricostruzione post- Nel complesso, l’indagine archeologica, impor- sismica del mastio per realizzare un’indagine tante per chiarire le vicende della chiesa, non offre archeologica in questa zona (Fig. 4). Speriamo dati sostanziali sull’evoluzione del castrum dall’al- possa attuarsi in futuro anche in quelle parti del to al basso medioevo. Rimane quindi lo “iato” fra colle non troppo manomesse dagli interventi periodo franco e inizio del periodo feudale. moderni, soprattutto nel settore meridionale.

11 NEGRI 1996, coll. 277, 278. 158 LE FORTIFICAZIONI DEL GARDA E I SISTEMI DI DIFESA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE TRA TARDO ANTICO E ALTO MEDIOEVO

Fig. 5 - Ubicazione dei siti di Invillino e di Colle Mazeit, Fig. 6 - Colle Mazeit, Verzegnis. I resti della torre- in rapporto allo sbocco della valle del But. mastio di q. 492 al termine della prima campagna di scavi (1989).

Lungo grandi arterie stradali che portavano a Nel 373, in occasione del ripristino, voluto da valichi Valentiniano I, del tracciato viario che conduceva, lungo la valle del torrente But, al passo di Monte Colle Mazeit Croce Carnico (Ammiano 28,2, 1; 29, 6, 2), si ipo- tizza la creazione di nuovi luoghi fortificati strate- Ancor meglio del sito del castrum Ibligo, scavato g i c i1 4 fra i quali si potrebbe includere anche il e pubblicato dal prof. V. Bierbrauer12 , il fortilizio del castrum di Verzegnis. colle Mazeit, i cui resti sono emersi presso la frazio- La fine della torre, e forse dell’insediamento, ne di Valle di Verzegnis (UD), controllava l’antica avviene repentinamente quando le sue strutture strada che scendeva dal passo di Monte Croce Car- lignee sono distrutte da un violento incendio e i muri nico, proveniente dal Norico (proprio di sono sistematicamente demoliti. fronte ). Il sito di Invillino, ubi- Le dimensioni della torre sono tali cato troppo ad ovest rispetto allo sbocco da poter ipotizzare un utilizzo di tipo della valle del But, era più adatto alla “residenziale”, intendendo con ciò la sorveglianza della strada proveniente fruizione di un ambiente accogliente dalla val Degano (Fig. 5). da parte di abitatori che dimoravano Il colle Mazeit, con i suoi 495 m di stabilmente nel fortilizio. Anche i quota, si erge lungo il margine nord est reperti confermerebbero tale ipotesi: dell’altopiano di Verzegnis, strapiom- accanto a quelli con funzione “milita- bando sulle ghiaie del fiume Taglia- re” (come ad esempio la cuspide di mento: il sito, sul lato verso il corso d’ac- freccia in ferro “ad alette” [Fig. 7], ferri qua, è praticamente inaccessibile e pos- per equini) vi sono quelli che presup- siede un’ampia visuale. Le indagini pongono attività economiche di auto- archeologiche del 1989 e del 1990 sostentamento (macina), fra cui alcuni hanno rivelato, sulla cima, l’esistenza propri di attività femminili (fusarola, di una massiccia torre di fortificazione pettine per cardare), e per uso dome- di forma planimetrica quasi quadrata, Fig. 7 - Colle Mazeit, stico (stoviglie, qualche utensile); con muratura di pietra p u d d i n g a, con Verzegnis. Cuspide quindi si può supporre una struttura elementi parzialmente lavorati e legati di frecciain ferro “ad sociale non esclusivamente di tipo da malta. Forse la struttura era munita alette” (V-VII sec.). militare15. di copertura in tegole13 (Fig. 6). Lo stesso tipo di struttura è stata La torre, a sud ovest, controllava riscontrata nel corso dello scavo pres- anche un pianoro, posto a quota inferiore, dove, so il Castello della Motta di Savorgnano al Torre con alcuni saggi di scavo, sono state accertate ulte- vicino Udine. Qui, nella zona signorile della parte riori strutture insediative. sommitale del rilievo castellano, al di sotto di

12 BIERBRAUER 1987, 1988. epoca tardo antica, arrivando sino ai 15 m e oltre (STAEHELIN 1948), quando i fortilizi necessitavano di soldati, ma anche di civili, 13 PIUZZI 1996. stabilmente residenti all’interno dei ca s t r a o lungo illi m e s . Verso la 14 ZACCARIA 1981, p. 85. fine del IV secolo la strategia militare tende a concentrare 15 È noto che le dimensioni delle torri aumentano, soprattutto in Fabio Piuzzi 159

Fig. 9 - Panoramica dei ruderi del castello di Monterea- le Valcellina.

Fig. 8 - Tavola che raffronta le dimensioni di alcune torri-mastio di castelli friulani. Quella di Colle Mazeit (Verzegnis - UD), di epoca tardoantica, è dimensional- mente simile agli edifici del Castello della Motta (Povo- letto - UD) e del castello di Partistagno ( - UD), assegnabili (in base alle attuali conoscenze) intorno al X sec.; molto diversa la struttura dei masti del castello di Soffumbergo ( - UD) e Solimbergo (Sequals - PN), di epoca bassomedievale e non certamente con funzione Fig. 10 - Castello di Montereale. Tratto di muro (presu- residenziale. Anche il mastio del castello di Montereale mibilmente di epoca tardorepubblicana-protoimperiale) (XIII sec.?) possiede notevoli dimensioni. di ambiente che precede la torre feudale. strutture basso medievali databili dal XII secolo in area geografica, quello delle funzioni delle torri in poi, sono emersi i resti di una torre, di epoca alto- rapporto alla struttura giurisdizionale dei castelli medievale16, la quale si caratterizza per possedere proto-feudali, sia un ambito di ricerca senz’altro dimensioni sufficienti a garantire una “confortevo- da approfondire. le” residenza del feudatario (o giurisdicente) all’in- terno del castello. Le sue dimensioni di 8 x 8 m (interno 6 x 6 m) sono molto vicine a quella della All’imboccatura di sistemi fluviali prealpini torre di colle Mazeit: qui di 9 x 8.40 m (interno 6.25 x 5.45 m). Montereale Valcellina Il periodo di fruizione di quest’ultima oscilla fra IV e VII, forse VIII, secolo, mentre quello della In Friuli uno dei primi castelli feudali indagati torre del castello della Motta fra X (almeno) e XII con metodo stratigrafico è stato Castrum Montis secolo. Potremmo trovarci di fronte alla testimo- Regalis (il castello di Montereale), posto sulla som- nianza di continuità della tradizione costruttiva? mità di un alto crinale, a q. 503, allo sbocco della Si fa strada, quindi, l’ipotesi - da verificare con Valcellina, presso l’abitato di Montereale (PN). l’approfondimento delle ricerche - che questa Dal 1983 al 1990 sono state condotte cinque cam- struttura possa riferirsi ad una tipologia residen- pagne di scavo all’interno dell’area castellana, ziale p e c u l i a r e della fase di “incastellamento” dei nella torre-mastio e lungo l’ampia cinta muraria fortilizi friulani: una sorta di dimora feudale delle che, con i suoi 215 m di lunghezza, abbraccia una origini (Fig. 8). superficie di 2800 mq1 7 (Fig. 9). L’attuale confor- Ritengo, comunque, che, almeno nella nostra mazione offre un esempio di struttura feudale “d’a-

16 Un documento del X secolo cita il nome di Pietro, il quale nel- tificare il castello cum merulis, propugnaculis, bertistis atque l’anno 921 viene autorizzato dall’Imperatore Berengario a for- fossatis (SCHIAPARELLI 1903, doc. 137, pp. 351-3547). 17 ANDREWS et alii 1987. 160 LE FORTIFICAZIONI DEL GARDA E I SISTEMI DI DIFESA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE TRA TARDO ANTICO E ALTO MEDIOEVO

Fig. 11 - Panoramica del sito di Castelraimondo (indica- Fig. 12 - Il colle del forte di Osoppo. to dalla freccia) presso (UD). bitanza” (nel 1203 il Vescovo di Concordia ne ottie- un’area abitata nell’età del Bronzo Finale-inizio ne l’abitanza impegnandosi a farsi rappresentare Età del Ferro (1100-800 a.C.) come prova il mate- da un suo miles18): lungo la non molto spessa cinta, riale ceramico rinvenuto in alcuni strati all’inter- al suo interno, una serie di edifici ne rafforzava no della torre-mastio. l’efficacia difensiva; l’ampia superficie centrale, Le numerose ricerche condotte in questi ultimi tra l’altro in pendenza, forse veniva utilizzata a anni dalla Soprintendenza regionale ai piedi del scopo silvo-pastorale; su tutto predominava la colle castellano, presso l’abitato, hanno conferma- t o r r e - m a s t i o di forma planimetrica quadrata e di to che la Montereale “paleoveneta”, e della prima ampie dimensioni. età della romanizzazione, fu un punto nodale ed Con la ricerca abbiamo compreso che le strut- estremamente vivace (luogo di culto alle acque) ture medievali sono state precedute da un insedia- per le relazioni commerciali nella regione19. mento di epoca tardo repubblicana-protoimperiale É quindi verosimile che sulla cima del colle, in di cui sono emerse evidenti tracce presso l’angolo posizione isolata, sorgesse, in luogo del villaggio nord est della torre (Fig. 10). Si tratta di una parte protostorico, un’iniziale postazione di tipo pretta- di ambiente delimitato da un muro (US 111), par- mente militare, almeno sino al I sec. d.C.: ambito zialmente addossato alla roccia naturale, che cronologico in cui, sulla sommità così come anche angola verso nord est. É costituito da elementi di nel piano, è documentato un declino dell’abitato. pietra calcarea, rozzamente sbozzata, di varie A differenza di quest’ultimo, però, sulla som- dimensioni, legati da malta, messi in opera in fila- mità si registra, successivamente, una ripresa. ri irregolari. Questo ambiente possiede almeno L’epoca e il carattere della seconda fase insedia- due fasi di vita: tiva della costruzione sulla cima del colle verrebbe- 1 - fase in cui il piano d’uso dell’ambiente è ro suggeriti da pochi indizi. Negli strati di oblitera- costituito dalla roccia naturale (forse ricoperta in zione della struttura muraria succitata sono stati qualche modo); rinvenuti oggetti che testimoniano attività metal- 2 - fase che segue una distruzione o abbandono lurgiche (scorie di fusione, carbone, scarti di lavora- dell’ambiente con creazione, al suo interno, di uno zione), inoltre frammenti di ceramica acroma grez- strato (US 117) su cui si forma un nuovo piano za, riferibili a contenitori d’uso , e una d’uso (US 116) (successivamente la struttura moneta di IV secolo (forse dell’imperatore Teodo- viene distrutta e definitivamente obliterata). sio). Non si può escludere che la postazione difensi- La radiodatazione dei campioni di carbone dello va militare della prima fase, dopo il declino dell’abi- strato US 117 all’anno 48 a.C. (+-70) fornisce un tato ai piedi del colle, si trasformi in un più articola- termine post quem per il piano d’uso della seconda to ca s t r u m di epoca tardo-romana. fase dell’ambiente (in questo strato, tra l’altro, si Rimane lo “iato” dal IV secolo all’epoca feudale, rinvengono frammenti di tegolone romano). non colmabile dai vicini toponimi cosiddetti “lon- L’idea complessiva che emerge da questa ricer- gobardi” come Monte della Guardia o Bosco Fara e ca è che il castello feudale di Montereale viene dai ritrovamenti di una necropoli altomedievale a costruito un certo periodo di tempo (non facilmen- valle, presso l’abitato di Grizzo. te definibile) dopo la distruzione di un insedia- mento, presumibilmente con funzioni di controllo Castelraimondo di Forgaria militare, di origini romane (I sec. a.C.-I sec. d.C.). L’insediamento romano, a sua volta, ha occupato Sorto su un rilievo sopra l’abitato di Forgaria

18 MOR 1974, p. 7. 19 BANDELLI et alii 1990. Fabio Piuzzi 161

nel Friuli (UD), non lontano da Ragogna, l’insedia- mento di Castelraimondo controllava lo sbocco di una valle percorsa dal torrente Arzino, il quale poco dopo confluisce nel fiume Tagliamento. La valle sin da epoca protostorica era attraversata da una strada di interesse commerciale e, in seguito, militare che conduceva verso il Norico (Fig. 11). Castelraimondo è citato dalle fonti medievali come luogo munito voluto dal patriarca Raimondo della Torre (fine XIII sec.)20. Nel 1985, il recupero di materiale d’epoca romana effettuato in seguito a scavi clandestini, ha indotto ad eseguire una prima campagna di saggi stratigrafici21 a cui sono seguite tre campagne di scavo dal 1988 al 1990 (a cura dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Bologna). I risultati hanno permesso di stabilire che l’in- sediamento, sorto in epoca protostorica (IV sec. a.C.) forse come villaggio d’altura, venne certa- mente fortificato in epoca repubblicana (II-I sec. a.C.). Il villaggio, posto sull’espansione orografica di un promontorio, era difeso da murus gallicus (tecnica muraria in uso nel II e I sec. a.C. che pre- vedeva l’abbinamento di pietrame e pali lignei) lungo il quale, verso la fine del I sec. a.C., vennero costruite torrette in muratura di pietrame, a pian- ta quadrata (6 x 6 m). Due sono state scavate men- tre altre sono state individuate lungo il percorso del muro di cinta. La torre più occidentale, di tipo “augusteo”22, fungeva da ingresso alla fortificazio- ne, mentre la seconda, posta in sommità al centro Fig. 13 - Antica mappa del colle di Osoppo con, al centro, dell’insediamento, sovrastava il settore abitativo. la chiesa di San Pietro (pianta dello Zuccarelli, 1606, Constatata la precocità nel fortificare il villag- Archivio di Stato, Venezia). gio, parrebbe che, dalla fine del I secolo a.C. alme- no sino alla fine del III secolo d.C., al suo interno convivesse popolazione sia civile (dedita anche ad Osoppo attività artigianali legate alla metallurgia) sia militare. Su un rilievo emergente dalle ghiaie del fiume Dati archeometrici hanno stabilito che il Tagliamento, ben difeso dalla natura, era arrocca- castrum venne “attaccato e distrutto violentemen- to il Castrum Osopum (Osoppo); le cronache ce te ed integralmente intorno al 430 d.C.”2 3. Il sito l’hanno tramandato come rifugio dei Longobardi, venne in seguito abbandonato e solo successiv- minacciati, nel 610, dall’incursione avarica (H i s t . mente (VI sec.?) rioccupato da una popolazione con Lang., IV, 37) (Fig. 12). basso tenore di vita, che si adattò a vivere alla Le indagini archeologiche seguite sul campo meglio all’interno degli edifici ripristinati. dallo scrivente, avviate nel 1986 e proseguite sino Da c a s t r u m a r e f u g i u m, quindi, ma non per al 1991, in occasione del recupero della chiesa di molto se alla fine del VII secolo esso venne nuova- San Pietro, hanno acquisito interessanti dati sul- mente abbandonato. l’insediamento tardo antico e altomedievale che Sempre con l’ausilio della radiodatazione, si è proverò a sintetizzare25. stabilito che fra l’inizio dell’VIII e il X secolo un Una notevole persistenza insediativa militare, edificio del settore abitativo venne ricostruito com- praticamente ininterrotta, dall’epoca veneta a pletamente in legno, ma con maggiori dimensioni quella italiana della prima e seconda Guerra, ha (le sue tracce erano costituite dall’impronta in profondamente modificato l’orografia del colle, negativo dell’appoggio delle pareti). Si ritiene che intaccando e spesso cancellando gli strati più anti- questo edificio fosse stato costruito nell’ambito di chi. Fa eccezione l’area della chiesa dove, per la una rioccupazione tardo altomedievale, probabil- presenza stessa dell’edificio sacro, si è conservata mente a carattere silvo-pastorale24. evidenza archeologica stratificata (Fig. 13).

20 BIASUTTI 1977, p. 226. 23 SANTORO 1997, P. 272. 21 PIUZZI 1987. 24 SANTORO 1997, p. 273. 22 SANTORO 1997, p. 272. 25 PIUZZI, VOUK 1989; VILLA 1995. 162 LE FORTIFICAZIONI DEL GARDA E I SISTEMI DI DIFESA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE TRA TARDO ANTICO E ALTO MEDIOEVO

Le indagini hanno interessato l’interno della chiesa e degli ambienti dell’annessa sacrestia (ambiente A e B). L’antica via di accesso al colle, sul versante ovest, oggi come in passato conduce al piazzale della chiesa; da qui un’ulteriore viabilità si dirama sia a nord che a sud del rilievo. La som- mità del colle ha una superficie piuttosto vasta, al centro della quale c’è l’edificio sacro che, quindi, svolge il ruolo di “fulcro” rispetto alle altre zone. Se escludiamo la zona nord del colle, troppo esposta, e quella sud con il “castello d’epoca veneta”, notevol- mente sconvolta anche in tempi recenti, rimane la zona centrale, più riparata e nascosta, quella mag- giormente favorevole all’insediamento. La ricostruzione della chiesa, nel 1695, che vede ruotare l’asse centrale dell’edificio da est Fig. 14 - Osoppo, chiesa di San Pietro. Particolare dei ovest a nord sud, è preceduta da almeno 6 fasi edi- gradini della pedana presbiteriale (US 197) della chiesa lizie. paleocristiana; successivamente, la pedana viene sopre- La prima fase, come a Ragogna di epoca paleo - levata e in seguito ampliata, munendola di una nuova c r i s t i a n a (V secolo), riguarda la costruzione e la gradinata (v. riempimento e gradini a destra). vita di un edificio tipologicamente ben documenta- to nell’area adriatica e alpina26. L’edificio sacro di Osoppo presenta maggiori dimensioni di quello di Ragogna: aula unica di forma rettangolare di 8.25 x 17.15 m, preceduta da un a t r i o antistante con vani annessi a est, munita di ampia pedana pre- sbiteriale dotata di gradini (Fig. 14). La fase suc- cessiva, che prevede una ristrutturazione della zona presbiteriale, si colloca, anche se con diffi- coltà, fra VIII e X secolo. Ad Osoppo, come anche a Ragogna, l’edificio di culto viene costruito sui resti più antichi di strut- ture edilizie in muratura di pietrame, modesti tratti delle quali sono emersi sotto la pavimenta- zione dell’atrio della chiesa paleocristiana. Nei locali della “sagrestia”, annessi alla chiesa settecentesca, vengono alla luce resti murari di ambienti di epoca tardo antica. Il VI secolo rappre- senta il termine ante quem per la cessazione della loro fruizione. Difficile dire se esiste un rapporto di Fig. 15 - Osoppo, sagrestia della chiesa di San Pietro. contemporaneità fra queste strutture e quelle Sepoltura 1. individuate sotto la chiesa. Nell’ambito della prima metà del VII secolo, si registra un’occupazione dei resti (ripristinati?) degli ambienti individuati nella “sagrestia”; lo testimoniano due fornetti (uno forse per la lavora- zione dei metalli?) costituiti da frammenti di tego- lone posti fra filari di pietre (il maggiore misura 85 x 80 cm), e due sepolture, prive di corredo, orienta- te nord sud (Fig. 15). Fornetti, sepolture e lacerti murari vengono successivamente obliterati da strati di deposito. Osservando il colle di Osoppo, ampio, isolato, ben protetto da scoscesi dirupi, accanto ad un fiume, si può capire perchè esso, sin da epoche remote, abbia attratto l’uomo e favorito il suo inse- diamento (Fig. 16). La presenza di importanti arte- Fig. 16 - Osoppo, chiesa di San Pietro. Dracma venetica rie stradali transitanti nei suoi pressi ne hanno (II sec. a.C.).

26 MENIS 1976. Fabio Piuzzi 163

epoca anteriore al V secolo, ritengo che l’erezione della chiesa di San Pietro avvenga molto probabil- mente nell’ambito di una ristrutturazione com- plessiva dell’insediamento che lo vede caratteriz- zarsi come castrum: analogamente a quanto accer- tato in altri luoghi sia in Friuli (cito Iulium Carni - cum, Ibligo, Reùnia) sia in altre regioni. Un inse- diamento forse popolato, come ci suggerirebbero le dimensioni della chiesa, e accentrato attorno ad essa, con la possibile presenza di strutture di con- trollo e avvistamento a nord e a sud dell’ampia sommità del rilievo. Pare comunque che, nell’ambito del VII secolo (in ogni caso non anteriormente alla prima metà del VI secolo), le strutture tardo romane, dopo Fig. 17 - Osoppo, chiesa Fig. 18 - Osoppo, chiesa essere state abbandonate e parzialmente asporta- di San Pietro. Fibula di di San Pietro. Orecchino te, vengano rioccupate da popolazioni a u t o c t o n e, tipo goto (V-VI sec.). a lunula (VII-VIII sec.). con basso tenore di vita, dedite ad attività artigia- nali, le quali seppelliscono i loro morti presso le strutture residenziali-produttive29. In questo caso accresciuto l’importanza (come testimoniano Ve n e - l’orecchino a lunula (VII-VIII sec.), rinvenuto negli zio Fortunato e Paolo Diacono). La viabilità, e quin- strati successivi all’abbandono definitivo degli di il rapporto commerciale con centri della pianura ambienti della sacrestia (A), rappresenta un signi- veneta orientale, spiegherebbero la presenza di ficativo indizio cronologico per la durata dell’occu- materiale d’età tardorepubblicana sul colle 2 7. pazione (Fig. 18). Anche in epoca tardorepubblicana e durante tutto La ristrutturazione, anche se parziale, della il periodo romano imperiale, la sommità del colle (a chiesa datata fra VIII e X secolo potrebbe signifi- sud e al centro) è stata interessata da un insedia- care una continuazione, per tutto l’altomedioevo, mento le cui caratteristiche sono per ora ignote. della fase insediativa e del ruolo di “fulcro” assun- Considerando ciò che è stato detto sull’eviden- to dall’edificio di culto. za riscontrata nell’area della chiesa e delle sacre- stie, possiamo dire che nel V secolo sul colle di Osoppo avviene una trasformazione strutturale In pianura su rilievi dell’insediamento con la presenza di ampio luogo di culto, così come verificato in casi sloveni noti Udine (Rifnik, Vranje, Kucar). La lapide di Santa Colomba “virgo sacrata Il colle “del castello” presenta un’intensa fre- D e i”, del 524, relativa alla sua sepoltura posta quentazione sin da epoca protostorica. Sulla sua all’interno dell’insediamento, ma in una presunta sommità e sulle pendici a sud e ad ovest si registra cappella localizzata a sud del colle28, testimonia la la presenza di un insediamento di IV secolo. Di vitalità di culto in questo luogo agli inizi del VI questo è stata indagata parte di una casetta, vani secolo. della quale erano adibiti ad uso residenziale e pro- Anche oggetti come la fibula a staffa d’argento duttivo. Il materiale ivi rinvenuto indica un’inin- di tipo goto (V-VI sec.) rafforzano questa ipotesi terrotta frequentazione dell’edificio dal IV al VI (Fig. 17). secolo30. La presenza della chiesa di Santa Maria, Senza escludere la fortificazione del colle in entro le mura del castello, attribuita al VI secolo,

27 Oltre a manufatti di epoca protostorica, alcuni reperti signi- in una modesta asperità del conglomerato roccioso ed è perfetta- ficativi attestano una discreta frequentazione del sito nel II e I mente or i e n t a t a est ovest con teschio ad occidente. Non si esclu- sec. a. C.: ad es. i due esemplari di dracma venetica, il fr. di de la presenza, in origine, di altre sepolture (frammenti ossei coppa in ceramica a vernice nera, Campana C, con iscrizione in umani sono stati rinvenuti fra le fenditure della roccia). Nei caratteri venetici e vari fr. di manufatti in ceramica “ad impa- pressi della T.1. è comparsa anche una traccia, visibile sulla roc- sto cinerognolo” (VILLA 1995, pp. 25-29). cia, corrispondente a due allineamenti ortogonali fra loro, lunghi rispettivamente 3.5 e 3.3 m circa, i quali definiscono i limiti, a 28 FONTANINI 1726. L’ubicazione della chiesa di Santa Colom - livello di fondazione, di un va n o definito A. Si ipotizza una corre- ba è testimoniata all’interno del Castel Nuovo nel settore meri- lazione fra l’inumato T. 1 e il vano A, da cui dista circa 4.5 m, che dionale del rilievo. Ciò farebbe pensare ad un secondo luogo di presupporrebbe la funzione originariamente “cultuale” dell’am- culto paleocristiano sul colle. L’ipotesi potrebbe trovare riscontro biente, con relativo ambito “cimiteriale”. Purtroppo la mancanza archeologico nel rinvenimento (inedito) di significativi elementi di sicuri rapporti stratigrafici e di ulteriori dati non ci permette in una zona fra il castello e il “forte corazzato” a sud. Si tratta di di andare al di là di questa semplice supposizione. tracce di una st r u t t u r a ricavata nella roccia e ciò che rimane di una sepoltura in connessione denominata T. 1 . Il resto scheletri- 29 Caso analogo registrato nel sito della chiesa di San Daniele in co si è conservato per soli 47 cm ed è privo di corredo o di oggetti Ca s t e l l o (-UD) (AA. VV. 1993, pp. 60-63). di vestiario. Originariamente era collocato in una fossa ricavata 30 Lo scavo risale al 1987 (BUORA 1990, pp. 88-96). 164 LE FORTIFICAZIONI DEL GARDA E I SISTEMI DI DIFESA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE TRA TARDO ANTICO E ALTO MEDIOEVO

Fig. 19 - Mappa del territorio di Raveo (UD): A) monte Sorantri (q 896 s.l.m.), B) colle Budin (q. 601 s.l.m.), C) colle Tarond (q. 610 s.l.m.) e D) colle Nuvolae (q. 639) (I.G.M. Fo 13 II N.E. , sc. 1:25.000) richiama alla mente la situazione dei siti di Osop- (PN), iniziati nel 1996, sono tutt’ora in corso. Si po e Ragogna. segnala in questo luogo, contraddistinto dalla pre- Nel corso del VII secolo l’area della casetta, “da senza dei resti di un castello feudale e da relativo tempo abbandonata”, viene occupata da una necro- borgo murato, il rinvenimento di una ne c r o p o l i , da t a - poli che verrà ampliata durante il basso medioevo. ta ad epoca “tardo antica-altomedievale”, che prece- Il colle del castello di Udine, nel periodo storico de alcune non ben identificate strutture insediative. considerato, vedrebbe lo svilupparsi di un insedia- Queste ultime sono testimoniate “in negativo”, nella mento, della cui fortificazione però non abbiamo roccia di base, da buche di palo e alloggiamenti di prove certe, sorto accanto al percorso viario che travi, e da un livello di crollo con tegole, coppi e fram- conduceva da Forum Iulii a e quello da menti lignei carbonizzati, associato ad un fossato. al Norico: un nodo stradale importante L’ipotesi è che le strutture insediative si riferi- della pianura friulana. scano ad un complesso munito precedente alla costruzione del castello di XII secolo e “apparte- nente quindi ad una prima fase di incastellamento Sulla sommità di colli o monti della fascia pedemontana”31. La necropoli potrebbe essere associata ad un Caneva luogo di culto presente dove oggi sorge la chiesa di San Salvatore, ma non si può ancora dire se fosse o Gli scavi nel castello di Caneva, presso Sacile meno all’interno di una struttura fortificata.

31 RIGONI, VENTURINI 1997. Fabio Piuzzi 165

Monte Zuccon

Nel 1987 le ricerche svolte a Nimis (UD) e fina- lizzate all’individuazione del castrum Nemas non hanno dato esito positivo. Solo con i saggi effettua- ti sulla vetta del Monte Zuccon (m 469 s.l.m.) si è identificato un insediamento fortificato, cinto da muro di sassi legati da malta, la cui datazione è compresa fra la tarda Età del Bronzo e il medioevo. Fra i reperti si segnala una punta di freccia indi- cata, anche se dubitativamente, come “tipo àvaro”32. Purtroppo la ricerca è ancora inedita, per cui non è possibile essere più precisi in merito ai caratteri delle fasi tardo antiche e altomedievali del sito. Fig. 20 - Raveo, Colle Budin. Tratto superstite del muro di cinta del castrum. Colle Budin presso Raveo

Concludo la rassegna di località citando quello presenza, sulla cima del colle, dei resti di una cinta che, a mio avviso, potrebbe diventare l’importante muraria, a tratti ben distinguibile anche se coper- e promettente oggetto di una ricerca archeologica ta da strati di crollo e humus. Un circuito ampio, di che arricchisca le conoscenze sugli insediamenti forma allungata vagamente ovoidale che delimita fortificati tardo antichi del Friuli. un’area lunga oltre un centinaio di metri e larga Lungo la valle del torrente Degano, parallela a una quarantina (le misure sono solo stimate), è quella del But, attraversata da una strada il cui ancora rilevabile su tutti i lati, ad eccezione di un sbocco meridionale è controllato dal c a s t r u m d i tratto ad ovest. Il muro a sacco è in blocchi spacca- Invillino, sono stati identificati luoghi fortificati ti, dello stesso tipo della roccia naturale di base genericamente datati ad epoca tardo romana: (Fig. 2O). La struttura, che in alcuni punti misura Luincis, Luint, Agròns, Raveo. Presso quest’ulti- alla base 1.30 m di larghezza e sembra restringer- ma località sarebbero presenti ben quattro luoghi si leggermente in altezza, si distingue per presen- muniti, su altrettanti colli quasi allineati; da nord: tare una peculiare tecnica costruttiva: gli elemen- A) monte Sorantri (q 896 s.l.m.), B) colle Budin (q. ti del paramento esterno sono messi in opera in 601 s.l.m.), C) colle Tarond (q. 610 s.l.m.) e D) colle modo irregolare, quasi casuale, senza corsi e sono Nuvolae (q. 639) (Fig. 19). legati da abbondante malta di calce di colore bian- Se escludiamo la prima località (dal significati- castro. vo toponimo Chiastellat di Plan)3 3, dove paiono Sulla superficie interna si distinguono depres- accertati ritrovamenti relativi ad un insediamento sioni e irregolarità che fanno intuire la presenza di di epoca preromana (notizia orale), le altre tre basi di strutture; all’estremo sud si percepisce un cime avrebbero ospitato opere munite, tra le quali rilievo che sembra celare una struttura più mas- si distingue per ampiezza e complessità quella siccia (torre ?). Sul lato occidentale, clandestini situata sul colle Budin (lett. B). hanno messo malamente in luce i resti di due vani Qui, nel 1996, un abitante del luogo, ha raccol- adiacenti (uno misura 4.5 x 5 m circa), addossati to in superficie una certa quantità di materiale alla roccia naturale (parzialmente lavorata), deli- costituito da 280 frammenti ceramici, una punta mitati da muratura di pietra legata da malta. di freccia e scorie ferrose di fusione. Il materiale Evidentemente tutto fa pensare che il fortilizio trova un puntuale riscontro con quello del castrum di colle Budin di Raveo sia un insediamento fortifi- di Invillino ed è datato fra IV e VI secolo34. Inoltre, cato tardo antico con l’assetto originario ancora nella vallata, ai piedi del colle, alla fine dell’800 ben leggibile, ubicato lungo una valle alpina popo- vengono ritrovate “urne cinerarie e lucerne di lata, del quale un’approfondita e costante ricerca terra cotta”35. archeologica ci consentirebbe di decifrare la strut- Mi sono recato sul posto. Posso confermare la tura e il complesso iter dalle origini alla fine.

32 MENIS 1987. retto” di numerose monete d’argento di epoca preromana, con- tenute in un vaso di bronzo. Tutto il materiale, inedito, è stato 33 LAZZARINI 1899. In questa località sono in corso (novembre consegnato al Museo Archeologico Nazionale di Cividale. 1998) sondaggi a cura della Soprintendenza ai Beni A.A.A.A.S. del Friuli-V.G.; inoltre è stata recentemente diffusa la notizia 34 RUPEL 1996. del rinvenimento, sempre nei pressi di questo sito, di un “teso- 35 LAZZARINI 1899. 166 LE FORTIFICAZIONI DEL GARDA E I SISTEMI DI DIFESA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE TRA TARDO ANTICO E ALTO MEDIOEVO

Conclusioni I dati archeologici evidenziano che, verso la fine del VI e nel corso del VII secolo, si verifica un Allo stato attuale delle ricerche sui ca s t r a ta r d o certo degrado strutturale e un abbassamento del antichi-altomedievali del Friuli, rimangono ancora tenore di vita all’interno delle presunte fortifica- insolute le fondamentali domande inerenti le pro- zioni ad Osoppo, Udine e Castelraimondo (in que- blematiche di interconnessione fra insediamenti st’ultimo caso la fortificazione è accertata); il fatto civili fortificati e stazioni militari e rimangono da potrebbe essere messo in relazione ad una “milita- studiare nel dettaglio le fonti archeologiche che rizzazione” degli insediamenti successivamente favoriscono una più puntuale scansione cronologica. all’occupazione longobarda del Friuli38. Ad eccezione dello scavo nel sito del c a s t r u m Sul colle Budin di Raveo e sul colle Mazeit di I b l i g o (Invillino) e di Castelraimondo, quest’ulti- Verzegnis (zona alpina), dopo il VI-VII secolo ha mo indagato dal 1985 al 90 e interamente pubbli- termine la fase insediativa (a Verzegnis in modo cato, le altre indagini sono state condotte per traumatico) con conseguente abbandono definitivo periodi brevi e, in alcuni casi, pubblicate prelimi- del luogo; sul colle di Castelraimondo (zona preal- narmente. pina), dall’VIII secolo si registra una rioccupazio- Qualche passo in avanti è stato comunque fatto ne povera caratterizzata dalla ricostruzione di edi- dalla conclusione delle ricerche nel castrum Ibligo, fici di legno (il castello medievale, edificato ad punto di riferimento regionale per questo tipo di ovest del colle, non ha alcun rapporto con questa studi, ad oggi. Piccoli passi che permettono di fase). affermare che il “modello” verificato ad Invillino36 In tutti gli altri luoghi si registra la successiva e nella vicina Slovenia3 7 potrebbe essere confer- presenza di un castello di epoca feudale. mato per alcuni dei luoghi fortificati indagati con Un ambito di ricerca nuovo, che vorremmo svi- più meticolosità in Friuli negli ultimi 10 anni. luppare in alcuni castelli friulani, riguarda il pro- La presenza, cioè, dal V secolo, di comunità cesso di feudalizzazione del territorio, dal periodo autoctone di tradizione romana che, per far fronte carolingio in poi. In altre parole un’indagine sull’e- alle minacce di invasione germanica, spesso si videnza che segna il passaggio dalle fortificazioni organizzano attorno ad un luogo di culto (Osoppo, della cosiddetta “prima generazione” alla “s e c o n - Ragogna, Udine, forse Caneva); in tutti i siti, tut- da” e di cui autori locali spesso non hanno colto la tavia, non è possibile stabilire quale fosse l’entità e reale portata, enfatizzando in modo generico l’ori- l’influenza della presenza militare. gine (e il rapporto strutturale) delle seconde dalle Indizi certi di strutture di fortificazione (torri e prime o, viceversa, ingiustificatamente negandola mura) dall’epoca tardo-repubblicana li abbiamo quasi in assoluto39. solo sul colle di Castelraimondo e dall’epoca tardo La speranza è che per il futuro prossimo anche antica sul colle Mazeit di Verzegnis e sul colle in Friuli si possa avere a disposizione molti più Budin di Raveo. luoghi fortificati indagati correttamente.

36 BIERBRAUER 1987, 1988. 38 V. anche il caso del sito di San Daniele in Castello (AA.VV. 1983). 37 CIGLENECKI 1979, 1987. 39 MIOTTI 1981; ULMER 1997. Fabio Piuzzi 167

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