Licia Beretta Segàboi I prati magri della Val Dossana

IL MODULO RE.MA.S. Recupero e manutenzione dei sentieri Direzione Generale all’interno del Parco Parco delle Sistemi Verdi e Paesaggio delle Orobie Bergamasche Orobie Bergamasche INDICE

Uomo e natura, alla scoperta dei piccoli tesori del Parco ...... 1

Paesaggi perduti tra natura e cultura ...... 2

La storia dei segàboi ...... 4

La distribuzione dei segàboi ...... 12

Nei luoghi dei segàboi ...... 18

Note ...... 30

Didascalie ...... 31

Riferimenti bibliografi ci e sitografi a ...... 32

Progetto Editoriale: Renato Ferlinghetti Fotografi e: Licia Beretta (LB), Renato Ferlinghetti (RF) Redazione e rilettura testi: Renato Ferlinghetti, Moris Lorenzi Grafi ca: Gierre srl - Via Corti, 51 - Stampa: Castelletti Grafi ca Immagine - Via Frua, 27 - (BG) Finito di stampare: settembre 2011 Archivio di Stato di Bergamo: Autorizzazione n. 132 del 28 giugno 2011 Archivio Storico di (Bg): Autorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Sovrintendenza Archivistica per la Lombardia, Milano, 1 luglio 2011 Abbreviazioni: ASBg = Archivio di Stato di Bergamo ACP = Archivio Comunale di Premolo (Bg) ACV = Archivio Comunale di (Bg) In copertina, per gentile concessione dell’autore: Il taglio del fi eno - Acquarello - 32 x 40 cm - Cat. 06/74 - Marzo 2010 - Marzia Mellano www.marziamellano.com Ringraziamenti: Si ringrazia Ruggero Bassanelli per la preziosa collaborazione sia per l’analisi di campo che per il reperimento delle fonti e per gli utili confronti sul tema che ci appassiona. Viva gratitudine anche agli Enti e alle persone che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione del presente lavoro.

Parco delle Orobie Bergamasche, via Camozzi 111 - Bergamo www.parcorobie.it - [email protected] - Tel. 035.224249 - Fax 035.219333 Uomo e natura, alla scoperta dei piccoli tesori del Parco

randi rilievi che svettano fi n oltre i 3.000 metri, profonde inci- sioni vallive che alimentano i principali fi umi della Bergamasca, faggete secolari, pascoli d’alta quota, un centinaio di laghi, poi cascate, ruscelli e una presenza completa di tutte le specie che Gcaratterizzano la fauna alpina. Questo è il Parco delle Orobie Bergamasche, uno scrigno di preziosi tesori, alcuni ben conosciuti, altri poco trattati o ancora da scoprire. Molto è stato detto e scritto sui grandi fenomeni naturali e artifi ciali che caratterizzano il Parco, dalle Cascate del Serio di Valbondione alle torbiere alpine, dal carsismo della Presolana agli orridi della Val Taleggio e della Via Mala, ma meno è stato raccontato delle piccole meraviglie che quoti- dianamente possiamo incontrare percorrendo l’estesissima rete dei sentieri presente nell’area protetta. All’interno del modulo Re.Ma.S. (Recupero e Manutenzione dei Sentieri) del progetto Se.Bi.O. (Sentiero della Biodiversità per le Orobie) è stata prevista una piccola collana di studi per guidare i fruitori dei numerosi percorsi di montagna alla scoperta di quanto di più sorprendente e inaspettato si possa incontrare durante una normale escursione e per evidenziare i profondi le- gami tra la natura e l’uomo. Dopo i volumi dedicati agli anfi bi, alle orchidee e alla via Geoalpina, ecco altre cinque pubblicazioni che aiutano a non solo a cogliere quanto sia stato importante nel passato l’azione dell’uomo nei confronti della natura ma quanto ancor’oggi risulti essenziale per favorire i giusti equilibri e incre- mentare la biodiversità. Qui si parlerà di piccoli fi ori: Campanula elatinoi- des, Sassifraga presolanensis, Sanguisorba dodecandra, di un vero e proprio “gioiellino” della malacofauna italiana quale Cochlostoma canestrinii, inse- rito nella lista rossa dei molluschi italiani e di un’attività ormai scomparsa, quella dei “segàbolér”, contadini ai quali era dato in concessione l’uso del fi eno selvatico e dell’erba da essiccare e che per molti secoli contribuirono alla conservazione di signifi cative porzioni di habitat alpini. Questi temi, ai quali non sempre viene riservata adeguata attenzione, rap- presentano un importante momento di rifl essione e di insegnamento in un’e- poca in cui le trasformazioni diventano sempre più intense. A tutti l’augurio di una piacevole lettura. Il Presidente del Parco delle Orobie Bergamasche Franco Grassi Paesaggi perduti tra natura e cultura Paesaggi perduti tra natura e cultura 3

utelare il paesaggio signifi ca chi ne conserva la memoria. Me- proteggere la memoria di un moria che ferma il senso di ciò che territorio, di una città, di un siamo stati, fatta di sintesi di vissuti modo di vivere, di uno spa- diversi, ma uguali, che permette di Tzio, in maniera singolare o in com- portare il passato al presente e acco- pagnia, percorrendo sentieri antichi starlo al futuro. o nuovi, guardando gli elementi del- Perché se un paesaggio è perduto la natura, della storia e della cultura e non si ritrova … con gli stessi occhi di chi li ha guar- è perduto per sempre. dati prima di noi, compiendo quei gesti che fanno parte della natura Nell’ormai piena consapevolezza umana come lo stare, l’ascoltare, il che la storia dell’uomo non sia solo passeggiare e il correre. storia di testi, ma anche di contesti, Esistono diversi tipi di paesaggio: di luoghi fi sici, le memorie indivi- il paesaggio della montagna, del- duali e collettive, nelle quali si sono la pianura, della collina, il pae- sedimentate testimonianze mate- saggio della storia passata e della riali e immateriali, legate alla vita storia moderna, i paesaggi della quotidiana e al mondo del lavoro, memoria, i paesaggi eccezionali, i si possono comporre in un insieme paesaggi degradati, i paesaggi natura- di narrazioni di singole storie da li, i paesaggi “organizzati dall’uomo”, raccontare alle generazioni che ci ma anche quelli “organizzati per succederanno. Tra i paesaggi per- l’uomo”, i paesaggi rurali, i paesaggi duti del territorio bergamasco tro- agricoli, i paesaggi urbani, i paesag- viamo quelli dei segàboli, contesti gi materiali e immateriali, i paesaggi oggi completamente scomparsi ma percepiti, i paesaggi sonori, i paesaggi che, in tempi non troppo lontani, mancati, i paesaggi minimi, i paesag- caratterizzavano molti luoghi delle gi invisibili, i paesaggi dell’acqua, i nostre vallate, come l’Orrido del- paesaggi del turismo e per il turismo, la Val Taleggio, gli scoscesi pendii i paesaggi sostenibili, il Terzo paesag- della Val Parina, le pendici dell’Alta gio, il paesaggio terzo e via via. Val Seriana(1), la Val Brembana(2), ed Nella molteplicità dei paesaggi altri ancora. I segàboli erano parti- rientrano anche i Paesaggi Perduti, colarmente diffusi in Val Dossana, ambiti che hanno caratterizzato i nei comuni di Premolo e di , in luoghi, sostenuto l’economia locale, provincia di Bergamo. Lo sfalcio dei ma oggi, per motivi diversi (trasfor- segàboli non si pratica più; i prati mazioni naturali e antropiche), sono magri, elemento costitutivo dei luo- quasi o completamente distrutti e ghi, sono però ancora vivo nei ricor- scomparsi e resistono solo attraverso di degli uomini e delle donne che fonti iconografi che e bibliografi che lo hanno generato e nella memoria o grazie alle testimonianze orali di collettiva della comunità locale. La storia dei segàboi La storia dei segàboi 5

L’agronomo latino Catone, interrogato qual fosse la coltura che più di ogni altra riuscisse profi ttevole, rispose il buon prato, e quale ne venisse dipoi, soggiunse un prato mediocre, e quale in terzo luogo, replicò ancora, un cattivo prato.

ra le balze e i dirupi della Val- Il taglio dei segàboi, attivo fi no al dossana, dove volano le cotur- secondo dopoguerra, è uno dei se- nici e le poiane e pascolano i gni della fatica e della povertà del- camosci e i caprioli, un tempo le comunità. Il prodotto ottenuto, il Fsi estendevano i segàboi, praterie se- cosiddetto fé màgher, un foraggio minaturali che davano il fi eno ma- di qualità scadente, mescolato con gro. A metà luglio i segabolér parti- fi eno di migliore qualità, consenti- vano all’alba per andare su in tanta va di mantenere una mucca in più, malora. salvando così il bilancio familiare. Su una spalla, la giacca, con una Inoltre il fi eno magro permetteva di manica legata all’estremità e dentro destinare una maggiore superfi cie la polenta fredda e del pane raffer- dei terreni vicino a casa alla coltiva- mo, ai piedi, a volte, un paio di zoc- zione delle patate, degli ortaggi, del coli con i cinturini incrociati di stof- mais e del frumento. fa dura. Dopo aver recitato il Pater A testimonianza dell’importanza dei ad alta voce, s’incamminavano per segàboi, nel 1812 il Sindaco di Par- il sentiero con falcetto, falce, incu- re presentava istanza, presso il Vice dine, martello e rastrello, assonnati e Prefetto di , di poter conti- silenziosi, scortati dal cinguettio de- nuare a pascolare, stramizzare, a fi e- gli uccelli e dal suono veloce e ripe- ni magri e legna da fuoco sui fondi tuto del picchio. Giunti sul posto ri- comunali […] necessarj a questa Po- ponevano l’acqua in un cespuglio di polazione(3). timo o di ginepro e si affrettavano a Oggi, in quei luoghi dove l’uomo un preparare il capanno sullo spiazzo o tempo ha faticato, queste pennellate a falciare il fi eno, approfi ttando del- di storia locale si perdono tra le pie- la rugiada che rendeva più morbido ghe della memoria. il taglio. Il rumore provocato dai col- Segàbol è il termine dialettale che pi dei martelli sulle falci risuonava defi nisce i prati asciutti di limitata nella valle, seguito da quello dello superfi cie e di proprietà comuna- strisciare della pietra cote sul fi lo le, oggi in gran parte scomparsi per della falce. Sotto il brusco, rabbioso l’avanzata del bosco, posti spesso correre del torrente il ritmo dei col- molto lontani dai nuclei abitati e pi di martello, simile a una danza, situati su pendii piuttosto acclivi e echeggiava nei tardi pomeriggi di poco accessibili, con una pendenza luglio in Val Dossana. tale (45°-50°) da rendere diffi cilissi-

La storia dei segàboi 7 mo l’uso della falce. Le aree prative Le soste, chiamate pose, venivano si raggiungevano seguendo i larghi effettuate sempre negli stessi posti, sentieri utilizzati dai ”carbunér” (co- soprattutto in prossimità di rigagno- loro che facevano il carbone) o per- li o fontane, che permettevano di correndo quelli più stretti e disage- riempire i fi aschi, come ai Funtanèi, voli creati dai “segabolér”, che si oc- una piccola sorgente, ora scompar- cupavano anche della manutenzio- sa, all’inizio della Valle Dossana, ne degli stessi (taglio della legna sui sotto una piccola grotta, o al Funta- lati ed eliminazione dei sassi grossi nì di Gran Mercacc (la sorgiva dei dal sentiero). Il rapporto quantità di Grandi Mercati), antico punto di fi eno/superfi cie del terreno era di passaggio e di conta per le pecore, gran lunga inferiore rispetto alle al- posto in una stretta gola, luogo di tre aree prative ed inoltre era possi- contrattazione del bestiame prima bile un solo “taglio” del fi eno, data della partenza per la transumanza in la limitata produzione dovuta in Svizzera, effettuata attraverso la val particolare alla qualità del terreno, Nossana (Sentèr di castrù), Valmora, spesso scosceso e sassoso. , Passo di Cà San Marco, Chiavenna, lo Spluga e Coira. Quando si andava a segàboi La nascita dell’attività del falciare i Il trasporto del fi eno magro prati magri, si perde nella notte dei Per trasportare il fi eno, i più fortuna- tempi. Nella memoria degli ultimi ti utilizzavano l’asino, lo caricavano segabolér di Premolo è ancora vivo facendo il bolbàt: si disponevano il ricordo di quando, come e dove a terra due corde parallele, distan- tagliavano i segàboi: Si faceva dal 10 ti circa 120 centimetri, di traverso alla fi ne di luglio. Avevamo tagliato si mettevano alcune frasche e si il frumento, avevamo già fatto il se- stendeva sopra il fi eno compatto condo taglio del fi eno; non avevamo (brasöi), sopra ancora frasche; poi più niente da fare e allora andavamo stringendo forte, si otteneva un ci- a tagliare i segàboi. E partivamo […] lindro del diametro di 70 centimetri … il segàbol più lontano era il Canàl e una lunghezza di circa un paio di balòch, vicino al Cascinetto (Pre- di metri, secondo l’estensione del- molo); era insieme al Mezül (altro le frasche e un peso superiore a 50 segàbolo, ndr). Da Bratte ci voleva chili. un’ora e mezza per uno che cammi- I segabolér più esperti adoperavano nava spedito e senza carico. Quan- la fraschèra, un attrezzo di legno do tornavamo qui [a Bratte] con un rettangolare dove si mettevano i carico sulle spalle, ci voleva mezza brasöi (fi eno compatto), si stringeva giornata […]. con forza la corda, poi un cordiolo Quando si era carichi, dieci minuti di traverso e il carico era pronto per si camminava e cinque si riposava. essere trasportato a casa. 8 La storia dei segàboi

Chi non poteva portare il fi eno gior- si comunicava: “Questo segàbol lo nalmente preparava la bèrla: nel prendo io”, lì veniva registrato e, se mezzo dell’aràl, uno spiazzo di po- nessuno l’aveva già preso, potevi chi metri quadrati, si disegnava un andare a tagliare il fi eno; se invece, cerchio di sassi con sopra delle fra- era già stato richiesto, ne chiedevi sche, al centro un palo alto circa 5 un altro. Poi, siccome succedevano metri, con diametro alla base di cir- le liti, il Comune ha organizzato l’in- ca 2 metri e poi a bracciate si face- canto. va roteare il fi eno intorno al palo in Quello dell’incanto era un momento modo circolare, così da fare un bel importante per tutto il paese e quin- cono con peso totale dagli 8 ai 10 di molto partecipato. L’asta si teneva quintali a seconda del quantitativo in una grande sala, nel mese di mag- ottenuto o preparato. gio, dove erano presenti il Sindaco, gli Assessori, il Segretario e facevano Come venivano assegnati i segàboi l’incanto dei segàboli con i “cerini”. I segàboi, nei secoli scorsi, veniva- C’era un pezzo di stucco, quello per no assegnati al migliore offerente i vetri, ci infi lavano dentro i cerini, li attraverso un’asta. Nel periodo in accendevano e si iniziava l’incanto: cui non si faceva l’asta, succedeva il segàbol andava a chi aveva offer- che alcuni begassero o si trovasse- to di più prima che si spegnesse il ro in due sullo stesso segàbol […]. cerino. Solitamente si andava al Comune e Secondo gli avvisi d’asta dei comu- La storia dei segàboi 9 ni di Premolo del 1922 e di Nossa(4) corni alti in Frollo(6). L’avviso d’asta del 1945 l’esperimento d’asta “a stabiliva che l’affi ttanza aveva la du- candela vergine” per l’affi ttanza dei rata di un anno e rimaneva vietato segàboli aveva luogo nei municipi di il taglio del fi eno dopo il 15 settem- Premolo e di Nossa o nel salone del bre, rimanendo dopo tale periodo di teatrino Asilo Infantile di Premolo. tempo, liberi i contribuenti di recarsi In particolare per il Comune di Pre- nei segàboli a fare stramaglie. Il ta- molo vengono citati i segàboli Ca- glio dell’erba doveva essere effettua- nale del Fò, Zucco sozzo inferiore, to con falcetto a mano, rimanendo Sponda nuda inferiore, Sponda nuda vietato l’uso della falce. L’asta dura- superiore, Sesini grandi, Foppella, va a volte un quarto d’ora e anche Sesini piccoli, Costiolini della rinata, mezz’ora: […] capitava che una Costone, Crappa o Crapa e Medil. volta riuscivi ad avere un segàbol e Per il Comune di Nossa: Vall’ac- invece un’altra volta andava a qual- qua, Canali Canglera, Canali sozzi, cun altro che offriva di più […]. Nel Carnosa, Fenarolo, Bedoler, Pale di 1922 un segàbolo è stato assegnato Pila, Paiaroli, Canali Rabbiosi, Cornel per 50 lire. Guzzo, Canalino Fontanina, Maros, Canal del Cul, Vandul piano inferio- Il lavoro dei segabolér re, Canale Bellotti, Mezzullo, Costio- Il lavoro del taglio del fi eno magro lini del Cul, Vaghetti, Corna del Ca- era molto faticoso, per tanti moti- stel, Zucchetti dei roveti, Spazzati, vi, uno dei quali era la necessità di con una produzione media annua di portare a termine il taglio nel minor quintali 391. tempo possibile, sperando nella cle- Per il Comune di Nossa-Frollo(5): menza delle condizioni meteorolo- Corna Cavalletti, Canale del Fò, Test giche. Dai segàboi più vicini si po- solivo, Zucco sozzo inferiore, Spon- teva rientrare a casa la sera; quelli da nuda inferiore, Sponda nuda più lontani costringevano i falciatori superiore, Sesini grandi, Foppella, a fermarsi più giorni. A tale scopo, Sesini piccoli, Costiolini della rinata, per proteggersi dal freddo, dall’u- Costone, Crappa o Crapa Costiolini, midità e dalle eventuali precipita- con una produzione media annua di zioni, utilizzavano i ripari naturali quintali 299,50. (sotto la roccia), oppure costruivano Per l’ex comune di Ponte Nossa: il calècc, costruzioni somiglianti a Vago di val del Riso, Solivo in Frol- muri in rovina, in realtà muri a sec- lo, Tirapet in Frollo, Sponda nuda co sprovvisti di tetto; la “copertura”, sotto strada, Sponda nuda in Frollo, formata da teloni, veniva trasportata Valmuslone o Valmusone (vago e volta per volta. canalino della pala dei corni alti), La pendenza del terreno su cui si Valmuslone (vago in Frollo), Valle collocavano i segàboi era tale che della calchera in Frollo, Pala dei non consentiva di ammucchiare 10 La storia dei segàboi

il fi eno tagliato; era necessario un nisse affi dato il compito di trasporta- piccolo pianoro, l’aràl(7), spesso già re il fi eno a casa, di ripulire il prato, esistente. Fare il mucchio del fi eno di procurare l’acqua o di raccoglie- richiedeva una certa abilità. Quan- re la legna sparsa, mentre le donne do il sole era alto e il canalone tutto adulte svolgevano lo stesso lavoro illuminato si stendeva il fi eno, alla dei segabolér. sera lo si riuniva in mucchi (alti circa A partire dalla metà degli anni Cin- un metro, detti muntù), perché non quanta del secolo scorso i segàboi si bagnasse troppo durante la notte, furono progressivamente abbando- quando si depositava la rugiada. La nati e anche l’incanto, che solo po- mattina seguente si ripeteva il ritua- chissimi anni prima era frequentatis- le. Il taglio del segàbol poteva offrire simo, non si svolse più. anche l’occasione per sfalciare un In quegli anni le radicali trasforma- po’ di magnüda, l’erba magra con zioni del tessuto sociale ed economi- la quale realizzare il giaciglio per co resero superfl ua anche la dispo- il bestiame, che si recuperava nelle nibilità del fi eno magro. L’esigenza panisèle, piccolissimi fazzoletti di di manodopera nelle grandi fabbri- prato inseriti nel bosco. che del fondo valle, il richiamo di Nel taglio del fi eno magro, le don- uno stipendio sicuro, il venir meno ne, occupavano ruoli diversi, a se- graduale dell’isolamento grazie alla conda della situazione o necessità: diffusione dei mezzi e dei sistemi di le bambine erano spesso adibite al comunicazione, furono alcuni degli trasporto del pranzo ai segabolér, elementi che determinarono questo ma capitava anche che ad esse ve- cambiamento.

La distribuzione dei segàboi La distribuzione dei segàboi 13

n Val Dossana tra Parre e Pre- tocento per classifi care i differenti molo, i luoghi del taglio del fi e- terreni, erano annotati, per i terri- no magro sono collocati, sia sul tori di Parre e Premolo, le seguenti versante sinistro che destro della tipologie: aratorio, aratorio in colle, valle, in un ambiente con vertigi- aratorio in monte, orto, prato, prato Inosi canaloni e pareti verticali, pun- adacquatorio, bosco resinoso dolce, teggiato da torrioni e pinnacoli di bosco ceduo misto, pascolo, zerbo, roccia che si innalzano come canne sasso nudo o ghiaia nuda e ceppo d’organo e guglie di pietra sopra i nudo(9). pendii rivestiti di pascoli e boschi. I terreni più pregiati erano gli “ara- Il termine Dossana, che ricorre in tori in colle” suddivisi in quattro più pergamene, sembra derivare dal classi. Secondo una rotazione di profi lo sinuoso e tortuoso della valle tre anni, si alternavano le colture di stessa. Attestato dai documenti anti- frumento (con semenza) - trifoglio - chi e dal linguaggio corrente è rife- granoturco, mentre per gli “aratori in rito alla valle che sta alle spalle del- monte” (2 classi), l’alternanza era: le sorgenti, mentre il toponimo Val 1° anno frumento (con semenza), 2° Nossana, sarebbe dato al solo breve anno trifoglio, 3° anno fi eno. I prati tratto a valle della sorgente di tipo “più grassi” si falciavano due volte carsico (Dolomia di Esino) denomi- l’anno (e si concimavano), gli altri nata Nossa(8), in comune di Ponte solo una volta. Riguardo ai boschi, Nossa, da cui viene captata l’acqua per il “resinoso dolce”, classe unica, che alimenta parte della valle e la si provvedeva al taglio ogni 24 anni, città di Bergamo. mentre per i boschi cedui misti (sud- Le due unità territoriali di Parre e divisi in quattro classi) per la parte Premolo si attestano nella porzione “dominicale”, ossia padronale, il ta- mediana della Valle Seriana, com- glio era previsto ogni 24-27 anni(10). I presa tra la chiusa del Ponte del pascoli comprendevano i “segàboi” Costone e l’Alta Valle Seriana, l’alto- e le “sponde”, per meglio dire, pa- piano di Clusone con la Conca della scoli posti su pendici assai ripide: Presolana e l’Alta Valle Borlezza. c’erano quelli di prima classe, de- Terre di contadini, allevatori e mi- nominati “montagne da malghese” natori. Oltre alla pastorizia, la gente che si “pascolano nella sola stagione era dedita anche alla escavazione estiva del bestiame cornuto e qual- dei minerali calamina e blenda. Nei che poco nell’autunno dal gregge documenti d’archivio della metà canuto” e quelli dello “zerbo” che del XIX secolo erano registrati due costituiva la qualità infi ma di pasco- magli da ferro ad acqua, un torchio lo e veniva lasciato “a gratuito godi- da olio, una fornace da mattoni e mento comune”. quattro molini da grano ad acqua. Nel territorio premolese le zone Secondo il criterio adottato nell’Ot- interessate dal godimento comune 14 La distribuzione dei segàboi

erano una parte delle pendici del Il sentiero dei segàboi Belloro, sul lato che dà verso la nella toponomastica valle del Riso e i due versanti della In val Dossana, a Premolo, a quo- Val Dossana (sulla sponda sinistra ta 800 m c’è la Còrna d’Cà Lòa (1) la proprietà appartiene al comune ove si alza un sentiero verso alcu- di Parre). Citiamo anche Grömel ni segàboi che giungono fi no alla larc: in Guazza, terreno triangola- zona di Vall’Acqua: i spassàcc, i pa- re sopra Ramel; Pianetti del solivo eröi, ol fenaröl, bedolér, canài sòss, sopra i corni della Lum; Mesül, a canài canglèra, ol lischèt, ol söchèt nord dell’Albara (che guarda Par- di roécc, ol canalì d’la funtanina, ol re). segàbol de la all’Aqua, la carnusa,

i aghècc i paeröi ol bedolèr i pàle de pissa de ólt i canài sòss i rabiùs i canài canglèra i rinàcc ol canàl do la funtanìna ol segàbol de còsta brüsàda ol canàl dol cul ol segàbol de la crópa la carnùsa ol segàbol de la rinàda ol còren zambù ol segaàbol de la spónda ol cornèl göss ol segàbol de vall’aqua i cos-ciöi dol cùl i serinì pissègn ol custù d’fròl i serinì grancc ol fenaröl ol söch sòss ol fopèt ol söchèt di roécc ol lischèt i spassàcc i marós i sülìv de còsta brüsàda ol medìl i vach dè còsta brüsàda ol mezül ol vandül pià i cos-ciöi di serinì Segàboi nel comune di Premolo ol canàl de l’ömbréa la pendésa ol canàl de spinèt i plassö ol canàl dol fé ol prat del gógia i canalècc sóta la strada d’vachèr ol prim de borlèsa ol canalù ol prim di cantù ol chignöl de achèr ol rendenì ol chignöl de leten i scale do la forsèla ol chignöl de a pendeésa ol segàbol cürt ol còren de mès ol segàbol de cavradga ol còren de tór ol segàbol di teàde la còrna bianca ol segàboldi vach la còrna de la salinì ol segónd de borlèsa i cornèi göss ol segónd di cantù ol crap di vòt la spónda dol lacc ol culì de la römena ol spundù dol fòp ol masneröl la tàca di ach ol mezül bas i vach de còrna bianca ol mezü ólt Segàboi nel comune di Parre La distribuzione dei segàboi 15 i pale de pissa de òlt (2). Dalla Cà to per le soste, tradizionale luogo di Lòa, (sulle mappe del 1845 si legge “merende” (soprattutto da parte dei “casa Lova”, mentre la mulattiera carbònai), incontriamo ol canalì di è detta “Strada di Calova”), verso aghècc, altro segàbolo (5), ol canalì monte (3), parte un secondo sentie- di lömàch (il canale delle lumache), ro, che porta ad un altro gruppo di che permette di raggiungere una “segàboli” posti in direzione N-O, profonda spaccatura rocciosa detta fi n sotto la quota di 1670 di Còrna ol vandül pià (la valanga piana) e d’Gòlla: i rabiùs, ol cornèl göss, i ma- conduce a Piazza Manzone (6). ròs, i cos-ciöi dol cül (piccole coste), Salendo sulla destra orografi ca di ol canàl dol cül. (4) Proseguendo Piazza Manzone, caratterizzata dal sempre lungo la mulattiera (la zona grande abbeveratoio detto la asca a monte della stessa viene generica- de la plassa (la vasca della Piazza), mente detta sö’n di segàboi), oltre a circa 200 m a monte della Còsta Cà Lòa, oltrepassando il cucuzzolo brüsada, in prossimità del fontanì de con praticello detto ol cüs- ciülì de chegarara, unica sorgiva della zona, la marènda, chiamato così poiché si incontra ol canalì di póle (area di rappresentava un punto di riferimen- caccia della beccaccia) e un sentie- 16 La distribuzione dei segàboi

ro che sale ripidissimo, in direzione su substrato calcareo - Festuco-Bro- della Còrna de Còsta brüsada, in metalia), a dominanza di Bromus un’altra zona di segàboli del comu- erectus(11) e Sesleria varia. ne di Premolo: ol segàbol de Còsta I seslerieti asciutti sono praterie brüsada, i vach de Còsta brüsada, i montane eliofi le a dominanza di sulìv del Còsta brüsada (7). Ripren- Sesleria varia (in subordine Bromus dendo la sinistra orografi ca della al erectus, Carex humilis, Globularia dol Cassinèt, troviamo, di fronte alla nudicaulis, Erica carnea) con ele- baita di Costa Bruciata, ol segàbol menti basifi li di Seslerietalia e di dol mesül (segàbolo di mezzo) (8) Caricion austroalpinae. e ol canàl di balòch, un lungo cana- In tale habitat si segnala l’abbon- lone pieno di grossi sassi (9). danza di specie rare e a diffusione ristretta che giustifi ca la classifi ca- Descrizione zione dei prati magri come habitat fl oristico-vegetazionale prioritario. Tra le specie di maggior Le zone destinate al fi eno magro pregio naturalistico si segnalano le della Val Dossana (comune di Par- orchidee (Gymnadenia conopsea, re e Premolo) rientrano nel SIC Val G. odoratissima, Plathanthera bi- Nossana-Cima di Grem, designato folia, Orchis pallens, Orchis ma- nel giugno del 1995 e confermato scula), e un consistente gruppo di nel marzo 2004. L’area, con una specie aridofi le. Eccezionale è la superfi cie di 3368,77 ha, è loca- produzione di biomassa di alcune lizzata nel più ampio bacino della ombrellifere, soprattutto negli stadi Valle Seriana appena oltre il centro dinamici che preludono all’espan- di Ponte Nossa, sul versante idro- sione delle boscaglie (Laserpitium grafi co destro del fi ume Serio. Il siler, L. nitidum, L. Krapfi i subsp. perimetro tocca, a Nord, le pendici gaudini, Peucedanum austriacum, del Pizzo Arera e a Sud le Cime del P. schotti). Belloro, lambendo i centri abitati di Bromus erectus diviene dominante Parre e Premolo. In senso trasver- nelle praterie aridofi le (brometi) su sale il SIC si estende dalla Cima di rocce carbonatiche in condizioni di Grem a Ovest fi no alla Cima di Vac- massima aridità, dove viene meno caro a Est. I comuni che ricadono il ruolo primario di Sesleria varia. nel SIC sono: Parre, Premolo, Gor- I brometi e seslerieti asciutti dei no, , e Oneta. piani submontano e montano han- I segàboi sono praterie del calcare no una ridotta diffusione all’interno (brometi e seslerieti), classifi cate del SIC Val Nossana-Cima di Grem, come habitat prioritari nella Di- ma il loro valore naturalistico è ec- rettiva Habitat 92/42/CEE (6210* cezionale per la ricchezza fl oristica Formazioni erbose secche semina- che è la più elevata nell’ambito di turali e facies coperte da cespugli tutte le vegetazioni calcofi le. 9 8

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2 1 Nei luoghi dei segàboi Nei luoghi dei segàboi 19

Verso i segàboi: di un lungo fi lamento terminante in percorsi per conoscerli un ciuffo di setole ramifi cate simili ad ombrelli che, tutti insieme, com- na volta arrivati a Premo- pongono palle pelose biancastre. lo, in prossimità del qua- Superato il piccolo bacino d’acqua, drivio che vede sulla de- il tracciato piega a destra a 90 gra- stra il monumento di Don di e attraversa un bosco colpito dal UAntonio Seghezzi, si prosegue diritti (14) bostrico (Ips thypographus) per seguendo le indicazioni Belloro- sbucare in una splendida radura che Gaen (freccia bianco-rossa) fi no ad ospita la pozza del Cornello, colo- arrivare in via Sonfaet, dove in loca- nizzata dalla tifa (Typha latifolia), lità Sisterna è possibile parcheggiare pianta dalle caratteristiche infi ore- l’automobile. Da lì inizia la strada scenze cilindriche. Dopodiché sale agro-silvo-pastorale (circa 5 km) alla sinistra del prato fi no ad incro- asfaltata che conduce fi no alla baita ciare lo sterrato, che, in direzione (12) Palazzo . est, raggiunge la strada asfaltata L’escursione a piedi inizia pren- agro-silvo-pastorale. dendo la stradina a sinistra, se- Dopo aver superato anche il secon- guendo l’indicazione “Luogo della do roccolo (posto poco più in bas- Speranza”. Dopo circa 15 minuti so della strada) si incontra Palazzo di cammino si raggiunge il Luogo Caino (oggi Baita Palazzo) che sorge della Speranza, dove troneggia un in prossimità di un ciliegio tra i più cerro (Quercus cerris) monumenta- grandi della Bergamasca. (13) le che si erge alto, con il monte La leggenda legata al Palazzo, si tra- Alben sullo sfondo, dove un tempo manda tra e Premolo: Caino c’era probabilmente un casello per pare fosse un terribile tiranno, sfrut- l’uccellagione, attività venatoria te- tatore e assassino, di cui rimasero stimoniata dalla presenza di due vittime soprattutto le ragazze del roccoli, landmarker e hot-spot della posto. Morì avvelenato dopo aver biodiversità specifi ca e ambientale, mangiato una gran quantità di rospi che incontriamo poi lungo la strada. velenosi che gli erano stati apposi- Proseguendo, sulla sinistra, affi ora- tamente cucinati. Mentre moriva no rocce stratifi cate della Formazio- lanciò una maledizione e il castello ne di Gorno con conchiglie fossili di dove abitava fu polverizzato da un brachiopodi. Poco dopo, percorren- fulmine. do la strada cementata che volge a In prossimità della Baita Palazzo si sinistra, si raggiunge la Cascina Pe- possono osservare parecchie stazio- drò circondata da un tappeto bian- ni di ortica, cibo preferito del bru- co di soffi oni, i frutti del tarassaco o co che poi si trasforma nella grande dente di leone (Taraxacum offi cinale farfalla Vanessa atalanta Linnaeus - Famiglia delle Asteraceae), dotati (1758), nota anche come Vulcano, 20 Nei luoghi dei segàboi

della famiglia delle Ninfalidi, dal di- segno color marrone scuro, bianco e rosso delle sue ali. Appena dopo Palazzo Caino, in lo- calità Forsei, inizia il “Sentiero di Belloro”, itinerario nella natura di Premolo, di circa 3 km, corredato da 10 pannelli didattico-descrittivi, realizzato con la collaborazione dell’Orto Botanico di Bergamo “Lo- renzo Rota”. Dopo aver superato un affi oramento di rocce del Calcare Metallifero Ber- gamasco costituito da calcari nera- stri ben stratifi cati con “macchie” di calcite bianca e dolomite ferrifera, si segue lo sterrato denominato “Stra- da di Forsei” in leggera discesa, tra prati circondati da abeti. Lo sterrato tocca un tratto pianeggiante costi- tuito da una grande conca erbosa, una dolina, depressione delle roc- ce carbonatiche sciolte lentamente dalle acque rese acide dai processi organici nel suolo; lo stesso mecca- nismo che forma grotte e inghiottitoi carsici. Sul lato Nord della dolina sono visibili gli scarichi di miniera, attività secolare della zona del Bel- loro e resti di strutture antiche, la cui funzione potrebbe essere legata alle fornaci da calce, le calchere, forni all’aria aperta, per lo sfruttamento dei detriti calcarei o a forni di arro- stimento per materiale piombifero. In leggera discesa, raggiungiamo un bosco di faggi (Fagus sylvatica L.), di proprietà comunale dove sono pre- senti alcuni aràl o aie carbonili. Tali piazzole erano utilizzate in passato per allestire il poiàt, un accumulo Nei luoghi dei segàboi 21 ordinato di legni di faggio, di diffe- rente spessore e lunghezza che ve- niva ricoperto di terra, mantenendo punti di sfi ato, e poi bruciato, per ot- tenere carbone, tramite il principio della combustione parziale in assen- za di ossigeno. Il carbone di legna prodotto veniva utilizzato nei forni fusori delle miniere tra Ponte Nossa e la valle del Riso. All’inizio del bosco si trova un bivio: a destra una scorciatoia porta diret- tamente a valle della Baita Vall’A- qua. Proseguendo invece a sinistra (seguendo i segni gialli), dopo un tratto in salita, si giunge alla radura di Piazza Golla (1245 m), che, tra maggio e giugno, appare come una grande macchia dorata, una distesa di tarassaco, fi ore all’apparenza di un’unica infi orescenza color giallo intenso, ma in realtà è un insieme di circa duecento fi ori. L’abbondante presenza del tarassaco è dovuta alla discreta disponibilità di composti azotati e di acqua (sebbene il fi ore sopporti anche fasi asciutte), rintrac- ciabili nel terreno limoso e profondo in cui cresce. Il signifi cato del nome del fi ore non è chiaro, tuttavia il termine sembra derivare da una parola araba, (nel- la letteratura locale compare fi n dal X e XI secolo), legata alle proprietà diuretiche della pianta. Nella cristia- nità medievale era abitudine per le fanciulle soffi are sul fi ore del taras- saco per indovinare il proprio futu- ro: il numero di semi rimasti diceva quanti anni dovevano aspettare per il matrimonio. Inoltre, se il capolino 22 Nei luoghi dei segàboi

della pianta era bianco sarebbero tra le “specie prioritarie”. Tra aprile andate in Paradiso, se era di colore e settembre le attività in acqua e i più scuro, erano destinate all’Infer- richiami (uh..uh..uh - da qui il nome no. La prima testimonianza dell’uso ululone) sono più frequenti la sera, del tarassaco come erba offi cinale mentre durante il giorno gran parte risale al Rinascimento. Nel XVI se- della popolazione preferisce na- colo le lozioni a base di tarassaco scondersi fuori dall’acqua. Quando venivano infatti usate dalle donne si sente in pericolo l’ululone inarca per schiarire la pelle e attenuare le il dorso fi no a girarsi completamen- lentiggini. te per mostrare il ventre colorato di Continuando, tenendo il margine si- giallo brillante: è un avvertimento nistro della radura, tramite un sentie- per i predatori, è come se dices- rino tra l’erba, si raggiunge una poz- se guai se mi toccate o mangiate!! za dove abita l’ululone dal ventre Sono irritante e ripugnante! giallo (Bombina variegata), anfi bio Nella pozza si possono trovare altri minacciato di estinzione, incluso inquilini come la biscia dal collare nella Direttiva Habitat (allegato II) e (Natrix natrix), serpente tipico delle nella Dgr 20 aprile 2001 n. 7/4345, zone umide, così chiamato per il Nei luoghi dei segàboi 23 collare bianco bordato di nero po- Portandosi invece al centro della sto dietro la testa, l’acillus, coleot- radura, si percorre un sentiero con tero nuotatore che usa come remi maggiore pendenza, caratterizza- l’ultimo paio di zampe provviste di to, più avanti, dalla presenza di un spesse setole, i gerridi, insetti che esemplare di madreselva alpina (Lo- sfruttando la proprietà fi sica del- nicera alpigena), cresciuto in cima la tensione superfi ciale, riescono a ad un masso fessurato. Il sentiero “pattinare” sul pelo dell’acqua e i conduce, successivamente, al gran- tubifex, vermicelli dalla colorazione de faggio secolare vicino alla baita rossa, per la presenza di emoglobi- Casera (1372 m) e alla malga Golla, na, con la “testa” dentro il fango e il che prende il nome dall’altura che corpo libero in acqua. la sovrasta a quota 1982 m. Il monte Si segue il margine destro della ra- veniva caricato tra giugno e settem- dura fi no alla vecchia baita di Piaz- bre da mandrie e greggi (vacche, pe- za Golla (1259 m), edifi cio a pianta core e capre). A Piazza Golla, ogni regolare, con muri di pietre legate giorno, alle 5 e mezza e alle 17, le da calce o malta, con copertura di vacche venivano munte dal malgaro coppi a doppio spiovente. per la produzione di formaggio(15). 24 Nei luoghi dei segàboi

Le praterie costituiscono un paesag- malghe dall’uomo, ma utili alle gio aperto prodotto e salvaguardato specie vegetali ed animali, come il dall’attività di pascolamento, carat- capriolo o la volpe che qui si dis- terizzato da numerose specie forag- setano o si difendono dai parassiti. gere come le leguminose trifoglio Lungo i pendii di questi boschi, è alpino (Trifolium alpinum), dai fi ori possibile scorgere alcuni corridoi o rosa e ginestrino (Lotus alpinus) dai stanze scavate nel terreno dal tasso fi ori gialli, dalle graminacee nardo (Meles meles), imbottite con mu- (Nardus stricta) e erba sonaglini (Bri- schio, erba e foglie secche, dove za media). il mammifero (specie protetta dal- Diffusi sono anche l’aconito (Aco- la legge 11 febbraio 1992 n. 157 e nitum napellus), in dialetto Rusa, dalla Convenzione di Berna - L. 5 ranuncolacea molto tossica evitata agosto 1981, n. 503) alleva i piccoli, dagli animali, il romice alpino (Ru- dorme e supera l’inverno in letargo, mex alpinus), in dialetto Römes, po- svegliandosi solo per nutrirsi. ligonacea che forma popolamenti Nel bosco, accanto alla pozza, ini- densi in corrispondenza dei riposi zia la zona detta dei segàboi, segna- delle mandrie e delle greggi, per il lata tramite una lettera “S” dipinta forte accumulo di sostanze azotate. sulla corteccia di un faggio, e da Tornando indietro e passando ac- “Omini di pietra”, costruzioni rea- canto alla Baita di Piazza Golla, se- lizzate da alcuni abitanti con pie- guendo sempre i segni gialli, con in- tre di varie forme e grandezze che, dicazione Vall’Aqua, ci incamminia- composte a forma di piramide, assu- mo lungo il sentiero che si addentra mono proprio la sagoma di ometti. nel bosco di faggi. Il sentiero dei segàboi, oggi percor- Dopo pochi passi in discesa, si pro- ribile solo da escursionisti esperti, segue quasi in piano, aggirando un è caratterizzato dal biancospino ansa della montagna, e poi di nuo- (Crataegus monogyna Jacq., 1775) vo in lieve discesa. Continuando spinosissimo e, a volte, contorto, a sinistra si arriva al margine set- perché sagomato dalla brucatura e tentrionale di una radura dove è nocciolo (Corylus avellana) con le posta la Baita Vall’Aqua (1270 m), infi orescenze maschili giallastre e fabbricato a due piani in muratura, pendule in pieno inverno. con intonaco rustico e con tetto a Possiamo trovare anche il lino delle doppio spiovente, fornito di cister- Alpi (Linum alpinum), pianta tipica na per la raccolta di acqua piovana, dei luoghi erbosi e sassosi, dalla con annessa una piccola stalla, e, elegante fi oritura di colore celeste poco distante, una pozza d’abbe- con foglie strette e lanceolate, la gi- verata, oggi recintata e in secca. Le nestra stellata (Genista radiata), spe- pozze d’abbeverata sono piccole cie dalla vistosa fi oritura gialla che aree umide realizzate intorno alle colonizza i versanti secchi, sassosi

26 Nei luoghi dei segàboi

e ben assolati, dove spesso forma scorgere i resti di aràl per le opera- estese ed intricate macchie con i zioni di esbosco, i calèc e i ripari caratteristici “frutti” (coccole) di co- nelle rocce che servivano per acco- lore bluastro e aromatici, la linaiola gliere temporaneamente i segabolér alpina (Thesium alpinum L.), il citiso durante la notte. insubrico (Cytisus emerifl orus), enti- Poco dopo aver superato un monu- tà endemica delle prealpi calcaree mentale pino silvestre, purtroppo meridionali, il mughetto (Convalla- sradicato dal vento, ci si abbassa di ria majalis), l’orniello (Fraxinus or- quota (il sentiero dei segabòli prose- nus), il maggiociondolo (Laburnum guirebbe per altre ore) in direzione anagyroides), il Polygonatum Odo- prato di Cà Loa, che rappresenta la ratum, conosciuto come il sigillo di prima possibilità di discesa e di rien- Salomone, che segna i prati asciutti, tro in paese. ecc. Nelle zone dove una volta si Si imbocca il sentiero di ritorno, de- falciava il fi eno magro, è possibile nominato “Strada di Val Dossana”, Nei luoghi dei segàboi 27 lungo il quale, poco dopo, incon- de Par (Costume di Parre), che ogni triamo una vecchia casera(16), oggi anno organizzano spettacoli, in ge- abbandonata, con una ghiacciaia mellaggio con gruppi di altre regioni naturale, nei pressi del rudere si tro- e nazioni. Gli eventi valorizzano il va la Possa de Cà Loa (recuperata da folklore locale e i cibi tradizionali. un gruppo di volontari negli anni ‘90 Il caratteristico costume Parrese ha al fi ne di favorire il ripopolamento origini antichissime ed è documen- degli anfi bi) e il funtanì de Cà Loa tato già alla fi ne del ’600. (Casa della volpe). Si narra che, nel XVIII secolo, i de- Proseguendo, dopo aver superato le voti alla Madonna compirono un indicazioni per il sito archeologico voto per debellare la peste, promi- di Canàl d’Andruna, raggiungiamo sero infatti di indossare quello che il luogo della frana dell’11 giugno oggi è il costume tipico in segno di 2007, a seguito dell’eccezionale ringraziamento al gesto di clemenza pioggia che interessò la Bergama- della Vergine Maria. sca, creando diversi danni in alcuni Antonio Tiraboschi, storico berga- paesi (come Gorno, Premolo, Parre, masco, nel 1864 defi niva così l’ab- Ponte Nossa) e in città. Il sentiero bigliamento parrese: “il vestiario si termina a Bratte o Bracc, o “Bratto” compone di tela, di mezza lana, di come da mappa del 1845, una delle nastri e di merletti; tutte cose comu- contrade di Premolo (716 m), luogo ni, ma addosso a un parresco hanno dove si può raccogliere legna minu- un signifi cato che non hanno indos- ta. so ad altri”. Ciò che appartiene alla tradizione Una valle per tre comunità: ma la cui pratica non è mai stata tradizioni e curiosità abbandonata, sono i famosi Scarpi- Il paese di Parre è caratterizzato da nocc, peculiarità del paese di Parre, numerose tradizioni ancora vive. Gli piatto molto antico. Di guandos, abitanti, dediti alla pastorizia fi no guanti ripieni, cioè ravioli, si parla in alla seconda metà del XX secolo, si una ricetta ricopiata a Bergamo nel sono sempre differenziati da quelli 1481(17), ma della novità di “cason- del resto della valle per i costumi celli” si ha notizia già nel celebre che indossavano e per via del loro Diario di Castello Castelli, il quale idioma molto particolare, detto gaì, riferisce di un pranzo fatto a Berga- una lingua furbesca utilizzata solo mo verso la fi ne del Trecento. dai pastori, nel periodo della tran- Si tratta di ravioli con ripieno “ma- sumanza. Le tradizioni sono riprese gro”, cioè composto da pane grat- in numerose iniziative e feste locali tugiato, formaggio e spezie, condi- e tenute in vita dai gruppi folklori- ti con formaggio e burro fuso. Per stici Lampiusa (che nel gergo dei secoli i ravioli “magri” sono stati il pastori, signifi ca “Luna”) e Costom cibo di “lusso” riservato alle grandi 28 Nei luoghi dei segàboi

occasioni: al past dè spuse (pranzo ne prima ripiegato in modo da for- di nozze) innanzitutto, e alle gran- mare una mezza luna, poi vengono di feste religiose, come il Patrono chiusi i bordi premendoli con le dita o altre ricorrenze speciali. Ogni in modo da evitare la fuoriuscita del anno nel mese di agosto si volge ripieno e infi ne schiacciato al centro la sagra degli Scarpinocc, chiama- con l’indice, in modo da ricavarne ti anche betòi - “Orecchi”, nome una forma che somigli a quella di che si riferisce alla loro forma che una caramella. richiama vagamente quella delle Altri riti meritevoli di citazione sono omonime calzature artigianali in- quelli sacri: a Premolo, nel periodo dossate nei tempi antichi dagli abi- natalizio, il Gruppo “Don Antonio tanti del paese di Parre, ottenute Seghezzi” organizza un “Presepio cucendo pezze di panno modella- vivente”. La rappresentazione, con te sul piede. circa centocinquanta comparse e numerosi animali, si svolge in un an- golo del paese ancora intatto e il vi- Ricetta Scarpinocc de Par(18) sitatore si immerge a sua volta nella Ingredienti per 1 kg di pasta: rappresentazione divenendone par- 800g farina di grano tenero tipo 00 te attiva. I vicoli, i portici, le stalle 200g semola di grano duro e i celtri (locali con volta a botte) si da 2 a 4 uova intere animano attraverso un percorso”che 40g burro a temperatura ambiente si sviluppa fra case databili dal XII Latte o acqua q.b. al XVIII secolo, in un’ambientazio- ne a cavallo fra ‘800 e ‘900 e dove Ingredienti per il ripieno: 700g Grana Padano grattugiato i costumi e le attività che si svolgo- 350g pane grattugiato o grissini privi di no, fanno riferimento alla tradizione sale ed ogni altro elemento aggiuntivo rurale. 40g prezzemolo A Ponte Nossa, in primavera, si ripe- 30g burro te la tradizionale “Festa del Mazzo” 5g sale fi no che si rifà agli antichi riti di Calen- 4 uova intere dimaggio. Il protagonista della festa 1 spicchio d’aglio Spezie (semi di coriandolo, cannella, è un albero (detto Maggio, da cui noce moscata, chiodi di garofano, macis, probabilmente il Mas o Mazzo di anice stellato) q.b. Ponte Nossa) che viene posto nel- Latte q.b. la piazza del paese. La tradizione è antichissima e, data la sua pericolo- Preparazione del prodotto fi nale: sità, sembrerebbe tesa a dimostrare La sfoglia ottenuta viene sezionata il coraggio e la forza dei giovani del in dischi di diametro di 6-8 cm, al paese. La festa si divide in tre fasi: centro dei quali viene collocato il ri- la prima corrisponde al 25 aprile pieno. Il disco di pasta riempito vie- o all’ultima domenica del mese. Il Nei luoghi dei segàboi 29

“Mazzo”, un grande abete, viene tagliato nelle ore mattutine con una speciale scure, privato dei rami più bassi e decorato con festoni multi- colori. Caricato su un carro percor- re, in corteo, preceduto dal Corpo musicale, le vie del paese, tra gli applausi della gente, condotto sul sagrato della chiesa e benedetto dal sacerdote. La seconda fase si realizza a Ca- lendimaggio, cioè il 1° maggio. Un gruppo di giovani prelevano l’abete dalla vallata dove era stato deposto dopo la benedizione e lo trasporta- no sulle spalle, su per un ripido sen- tiero, fi no al Pizzo Falò (ol Pés)-Cor- no Guazza, piantandolo, tra spari di mortaretti, su un ripido cocuzzolo roccioso, nei pressi della Madonna degli Alpini: e lì rimane per tutto il mese. La terza e ultima fase della mani- festazione ha luogo il 1° giugno, vigilia della festa patronale della Madonna delle Lacrime (secondo la tradizione, sarebbe apparsa a Cam- polongo il 2 giugno 1511, a una pa- storella, mentre piangeva lacrime di sangue) che si svolge nel Santuario di Ponte Nossa. L’abete viene fatto a pezzi e i diversi pezzi sono poi av- volti in stracci imbevuti di gasolio e accatastati. Al calar delle ombre della notte si appicca il fuoco alla catasta dei legni del “Mas” che pro- duce uno spettacolare falò. Solita- mente l’ di dare alle fi amme il Mazzo è riservato al bambino più piccolo che si trova sul “Pés” la sera del 1° giugno. 30

Note

1 Si raccoglieva fi eno nei segaboli […] denominati Monte Ceppi (zona chiamata Predòlc) nel ter- ritorio di questo comune (ACV, fald. 30, Fiumenero, 31 marzo 1831). Nel comune di Gorno i luoghi più frequentati per lo sfalcio, erano i Sponcc, la valle dell’Orso e Rondenì. A Lizzola si praticava l’attività del fi eno magro sui pendii del Pradel, nella zona di Boca d’ora, nei Canài dol Ris, a Marifont, nel Canalì ‘lla Strècia, nel Canalì ‘lla Maroda (sopra le valli del Ris), sopra i pascoli di Pasevvra, al Mandrù. 2 A Carona alcune zone interessate dal taglio del fi eno magro sono Spondone di Corno Stella, Terre Rosse di Carisole, Monte Chierico, adiacenze del Lago del Diavolo, alta valle Sambussa-Pizzo del Vescovo-Peders. 3 ASBg, Dipartimento del Serio, Agricoltura, busta 78-D, fasc. Parre, 1 aprile 1812. 4 Nel 1928, sino al 1947, il comune di Premolo viene unito al comune di Ponte Nossa nel comune denominativo di Nossa. 5 Nel 1840 i segàboli presenti sul monte Frollo posto in Nossa di ragione del comune di Premolo erano sedici e si affi ttavano ogni cinque anni, e di questi si potevano affi ttare solo uno per famiglia (ACP, Sezione Atti dal 1797 al 1987, cartella n. 14, fasc. 7, Beni comunali, 24 marzo 1840). 6 ACP, cartella “Affi tti e alpi pascolive e comunicazioni varie”, Avvisi d’asta: 10 luglio 1922, comu- ne di Premolo, 12 giugno 1945, comune di Nossa. 7 […] la strada che parte da Piazza Manzone in Valle Nossana sbocca nell’alpe pascoliva Costa Brusada con Vandul Piano Superiore e Corno Zambone all’aràl Urtigoni e indi procede fi no all’aràl Balansa […] (ACP, Cartella “Affi tti e alpi pascolive e comunicazioni varie”, Processo verbale di consegna delle alpi pascolive, Comune di Premolo, s.d.. 8 Sorgenti oggetto di interesse e di ripetuti studi sin dall’antichità; le loro acque provengono da un vasto bacino sotterraneo rappresentato dalla dorsale calcarea Arera-Monte Secco, esteso oltre 40 kmq. Lo sbarramento impermeabile offerto dalla faglia di Clusone e dalla Val Fontagnone causa l’emergenza della falda acquifera. 9 ASBg, Catasto Lombardo-Veneto, Registro di Catasto, 1853, comuni censuari di Premolo e Parre. 10 Nel 1810 in questo comune [Parre ndr] vi è la maggior parte piante di pagere, faggio, carpino, nissola, frassino selvatico (ASBg, Dipartimento del Serio, Agricoltura, Boschi, Clusone-Parre, 71-B, prot. 42, 14 maggio 1810). 11 La nomenclatura scientifi ca è conforme a S. Pignatti, Flora d’Italia (1982). 12 Per percorrere la strada agro-silvo-pastorale serve il permesso giornaliero che si può acquistare presso i bar del posto o in municipio. 13 cfr 2.10 m di diametro, 20 m di altezza, albero che fi gura nel volume “I Grandi Alberi. Monu- menti vegetali della terra bergamasca”, indicativo della capacità di penetrazione della specie nei solchi vallivi. 14 Insetto parassita dell’ordine dei coleotteri, chiamato anche “Bostrico tipografo”, nome legato alle simmetriche gallerie che scava all’interno dei tronchi degli alberi. 15 Con 10 litri di latte si otteneva circa 9 etti di formaggio. 16 La struttura è stata ricavata sfruttando una grotta naturale, utilizzata fi no alla prima metà del 1900. 17 Nel numero di Archivio Storico Lombardo del 1905 si riferisce di un codice manoscritto carta- ceo (n. 319) di 80 pagine riguardanti ricette di cucina del 1436, ricopiato a Bergamo nel 1481 e conservato presso la Biblioteca Civica di Châlons su Marne in Francia. 18 Ricetta riportata nel disciplinare di produzione degli Scarpinocc de Parr, CCIAA di Bergamo, art. 3 “Descrizione del prodotto”, p. 1 (www.bg.camcom.gov.it/disciplinare_scarpinocc.pdf). 31

Didascalie

Pag. 2 Pag. 15 In alto: prati da sfalcio a Valpiana nel comune di Premolo (Bg) - Val Dossana: antico segàbolo in Serina (Bg) (foto RF). via di colonizzazione da parte della vegetazione In basso a sinistra: antica casera a Premolo - Val arboreo-arbustiva (foto RF). Dossana (foto LB). In basso a destra: tra i paesaggi perduti vi sono i Pag. 17 roccoli, landmarker e hot-spot della biodiversità “Il sentiero dei segàboi nella toponomastica”, ambientale. Oggi restano alcune tracce dell’ar- elaborazione dell’autore su base cartografi ca trat- chitettura vegetale chiamata “tondo” o resti del ta da S. CASTELLETTI - R. BASSANELLI, Premolo, il ter- “casello” a torretta (foto RF). ritorio, i percorsi, Comune di Premolo, Castelletti Grafi ca Immagine, 2001. Pag. 4 In alto: ASBg, Dipartimento del Serio, Agricoltura, Pag. 18 busta 78-D, fasc. Parre, 1 aprile 1812 (foto LB). In alto: il tronco del monumentale cerro di Pre- In basso a sinistra: Genista radiata in una radura molo (foto RF). di un antico segàbolo (foto RF). In basso a sinistra: affi oramento di fossili nella In basso a destra: faggete e prati in Val Parina (foto Formazione di Gorno (foto RF). RF). In basso a destra: portamento del cerro monu- mentale (foto RF). Pag. 6 Disposizione per l’affi ttanza dei segàboli in lo- Pagg. 20-21 calità Frollo, ACP, Sezione Atti dal 1797 al 1987, Premolo (Bg): cascina Pedrò lungo l’itinerario che cartella n. 14, Elezioni, strade, censimento circo- conduce a cascina Palazzo (foto RF). lari, fasc. 5, Beni comunali, 24 marzo 1841, part. (foto LB). Pag. 22 Sesleria (Sesleria varia), graminacea comune nei Pag. 8 segàboi (foto RF). Prati da sfalcio (arrenatereti) nel Parco delle Oro- bie Bergamasche (foto RF). Pag. 23 Fontana di Cà Lóa (foto LB). Pag. 10 Stato attivo dei beni acquisiti dal comune di Pre- Pag. 25 molo in località Frollo e in Valdossana, ACP, car- Premolo (Bg) - fi ori della Val Dossana. Dall’alto tella n. 14 “Beni Comunali”, fasc. 1 “Libro degli verso il basso, in senso orario: ginestra dei tintori originari”, 1803-1837, p. 1, part. (foto LB). (Genista tinctoria), carice del Monte Baldo (Ca- rex baldensis), centaurea di Trionfetti (Centaurea Pag. 11 triumfettii), mughetto (Convalleria majalis) (foto Fioriture in un prato da sfalcio montano. Ambien- RF). te di rilevante importanza paesaggistica e natura- listica per le numerose specie presenti (foto RF). Pag. 26 Preparazione degli Scarpinocc de Par (da CARISSO- Pag. 12 NI COSSALI R., In loco de Par, Novecento Grafi co, In alto: Premolo (Bg) - Val Dossana: fi oritura di Bergamo, p. 221). tarassaco (Taraxacum offi cinale) in località Piazza Golla (foto RF). Pag. 29 In basso a destra: “Elenco piante presenti nell’al- I tipici costumi parresi (da CARISSONI COSSALI R., In pe pascoliva Vall’Aqua”, in Relazione di stima, loco de Par, Novecento Grafi co, Bergamo, p. 215 Clusone, 30 aprile 1890, ACP, cartella Affi tti e alpi e 217). pascolive e comunicazioni varie, part. (foto LB). In basso a sinistra: ortofoto CGR IT2000, con il Terza di copertina perimetro del SIC Val Nossana - Cima di Grem. Immagini di contesto delle Prealpi Bergamasche Identifi cabile il solco della Val Dossana. (foto RF). 32

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Uomo e natura, alla scoperta dei piccoli tesori del Parco ...... 1

Paesaggi perduti tra natura e cultura ...... 2

La storia dei segàboi ...... 4

La distribuzione dei segàboi ...... 12

Nei luoghi dei segàboi ...... 18

Note ...... 30

Didascalie ...... 31

Riferimenti bibliografi ci e sitografi a ...... 32

Progetto Editoriale: Renato Ferlinghetti Fotografi e: Licia Beretta (LB), Renato Ferlinghetti (RF) Redazione e rilettura testi: Renato Ferlinghetti, Moris Lorenzi Grafi ca: Gierre srl - Via Corti, 51 - Bergamo Stampa: Castelletti Grafi ca Immagine - Via Frua, 27 - Ponte Nossa (BG) Finito di stampare: settembre 2011 Archivio di Stato di Bergamo: Autorizzazione n. 132 del 28 giugno 2011 Archivio Storico Comune di Premolo (Bg): Autorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Sovrintendenza Archivistica per la Lombardia, Milano, 1 luglio 2011 Abbreviazioni: ASBg = Archivio di Stato di Bergamo ACP = Archivio Comunale di Premolo (Bg) ACV = Archivio Comunale di Valbondione (Bg) In copertina, per gentile concessione dell’autore: Il taglio del fi eno - Acquarello - 32 x 40 cm - Cat. 06/74 - Marzo 2010 - Marzia Mellano www.marziamellano.com Ringraziamenti: Si ringrazia Ruggero Bassanelli per la preziosa collaborazione sia per l’analisi di campo che per il reperimento delle fonti e per gli utili confronti sul tema che ci appassiona. Viva gratitudine anche agli Enti e alle persone che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione del presente lavoro.

Parco delle Orobie Bergamasche, via Camozzi 111 - Bergamo www.parcorobie.it - [email protected] - Tel. 035.224249 - Fax 035.219333 Licia Beretta Segàboi I prati magri della Val Dossana

IL MODULO RE.MA.S. Recupero e manutenzione dei sentieri Direzione Generale all’interno del Parco Parco delle Sistemi Verdi e Paesaggio delle Orobie Bergamasche Orobie Bergamasche