COMUNE DI DI SANTA PONTE MARGHERITA NIZZA PV) DI STAFFORA PGTP.G.T. Piano Piano Governo Governo del del Territorio Territorio DOCUMENTO DI DI PIANO PIANO COMPONENTE GEOLOGICA, GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA IDROGEOLOGICA E SISMICAE SISMICA RELAZIONE ILLUSTRATIVA

I N D I C E

1. METODOLOGIA E CONTENUTI DELLO STUDIO Pag. 1

2. ASPETTI FISICI E AMBIENTALI Pag. 4

3. GEOLOGIA Pag. 5

4. CARATTERISTICHE LITOLOGICHE/GEOMECCANICHE DELLE UNITA’ ROCCIOSE Pag. 7

5. CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE GENERALI Pag. 12 ED EMERGENZE SORGENTIZIE

6. ANALISI DELLA DINAMICA DI VERSANTE Pag. 15

7. CLASSIFICAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO E ASPETTI NORMATIVI Pag. 20

8. PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE Pag. 22

9. LIMITAZIONI D’USO DEL TERRITORIO DERIVANTI DA NORMATIVE E PIANI Pag. 30 SOVRAORDINATI DI CONTENUTO IDRAULICO, GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO

10. FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO Pag. 34

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1. METODOLOGIA E CONTENUTI DELLO STUDIO

La presente relazione illustra e commenta i risultati delle indagini geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e sismiche condotte nel territorio comunale di Santa Margherita di Staffora ai fini della predisposizione del Piano di Governo del Territorio PGT secondo quanto previsto dall’art.57 della Legge Regionale 11 marzo n°12. Lo studio fa esplicito riferimento ai criteri e agli indirizzi della DGR IX/2616 del 30 novembre 2011, “Aggiornamento dei Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art.57, comma 1, della L.R. 11 marzo 2005, n°12, approvati con d.g.r. 22 dicembre 2005, n°8/1566 e successivamente modificati con d.g.r. 28 maggio 2008 n°8/7374. In particolare è stato seguito lo schema metodologico indicato nella suddetta delibera regionale che individua tre fasi successive: fase di analisi, fase di sintesi/valutazione e fase di proposta. Tali fasi sono state eseguite preliminarmente allo sviluppo del progetto urbanistico.

Fase di analisi: ricerca storico/bibliografica, inquadramento e analisi delle caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, idrauliche e sismiche del territorio comunale con realizzazione dei sotto elencati elaborati cartografici. La dinamica di versante del territorio è stata definita utilizzando come basi di riferimento i dati riportati nel Geoportale del SIT (Sistema Informatico Territoriale) della Regione Lombardia “Dissesto idrogeologico Inventario dei fenomeni franosi” nella Carta della valutazione del rischio della Provincia di Pavia elaborata dall’Amministrazione Provinciale e dall'Università degli Studi di Pavia recepita nel 2001 dalla Regione Lombardia, nel Progetto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia) elaborato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e nel geoportale del CNR-IRPI (Istituto per la Protezione Idrogeologica nel Bacino Padano). Per quanto riguarda la dinamica di versante pregressa, si è fatto riferimento oltre che al portale del CNR-IRPI, allo studio per il riassetto idrogeologico dell'Oltrepo Pavese realizzato dalla società AQUATER negli anni 80, allo studio geologico del territorio comunale di Santa Margherita di Staffora eseguito dallo scrivente e dal compianto ed amico Dr. Geol. Ugo Piazzardi nel 1998 e alla pubblicazione "Eventi alluvionali e frane nell'Italia Settentrionale periodo 1975-1981 - Eventi meteorologici nel periodo 1976- primavera 1977 - Le frane nell'Oltrepo Pavese", 1999 a cura dello scrivente e di altri Autori. Le aree di esondazione del torrente Staffora sono state definite con lo studio del Prof. Ing. Luigi Natale dell’Università degli Studi di Pavia “Studio idraulico e progettazione preliminare delle opere di sistemazione idraulica del torrente Staffora da Casanova a Rivanazzano” e per quanto riguarda l’area in posta in destra idrografica all’altezza dell’abitato di di Bersanino, con un rilievo topografico specifico fornito dall’Amministrazione comunale nel mese di maggio 2012.

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La pericolosità sismica locale è stata valutata utilizzando la metodologia dell’All.5 della DGR IX/2616/2011 e quindi, considerando che il comune di Santa Margherita di Staffora ricade in zona sismica 3, è stata eseguita un’analisi del 1° livello, individuando gli scenari di pericolosità sismica locale PSL, e un’analisi di 2° livello di tipo preliminare, per gli scenari PSL Z3 e Z4 interferenti con l’urbanizzato ad esclusione delle aree inedificabili (Classe di fattibilità geologica IV).

Tav. DP.G.01 - Carta geologica e lineamenti strutturali scala 1:10.000 Tav. DP.G.02 - Carta geomorfologica scala 1:10.000 Tav. DP.G.03 - Carta idrogeologica scala 1:10.000 Tav. DP.G.04 - Carta della pericolosità sismica locale PSL - zona nord scala 1:5.000 Tav. DP.G.05 - Carta della pericolosità sismica locale PSL - zona centrale scala 1:5.000 Tav. DP.G.06 - Carta della pericolosità sismica locale PSL - zona sud scala 1:5.000

Fase di sintesi/valutazione: la fase di sintesi/valutazione è definita tramite la carta dei vincoli, che individua le limitazioni d’uso del territorio derivanti da normative in vigore di contenuto prettamente geologico e la carta di sintesi che propone una zonazione del territorio in funzione dello stato di pericolosità geomorfologica e della vulnerabilità idraulica e idrogeologica. In merito ai vincoli sovraordinati di difesa del suolo definiti nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico PAI attuato dall’Autorità di Bacino del fiume ai sensi della Legge 183/89, riportati nell’Atlante dei Rischi idraulici e Idrogeologi, il territorio comunale di Santa Margherita di Staffora ricade nei Fogli 196 sez. I Brallo di Pregola e 196 Sez.II-Goreto. Nel foglio 196 Sez.I Brallo di Pregola sono presenti due aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato PS/276 indicata con il codice 081-LO-PV Bersanino versante Sala e 082-LO-PV Cignolo. Nel comune sono inoltre individuati un’area a pericolosità molto elevata per esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio Ee in corrispondenza del torrente Staffora nel tratto Bersanino-Fego e diverse frane attiva Fa e aree di frana attiva non perimetrate cartografate con un punto. Essendo il comune di Santa Margherita di Staffora inserito nell’allegato 13 - Tabella 1 – alla DGR XI/2616/2011 tra i comuni che non hanno ancora avviato la verifica di compatibilità di cui all’art.18, comma 2 delle N.d.A. del PAI, nell’ambito dello studio geologico per il PGT è stato aggiornato il quadro del dissesto originario indicato nei fogli 196 sez. I Brallo di Pregola e Sez.II Goreto ad esclusione delle aree PS267, con il nuovo riportato nella tavola DP.G.13 dal titolo “Carta del dissesto con legenda uniformata a quella del PAI”.

Tav. DP.G.07 - Carta dei vincoli - zona nord scala 1:5.000 Tav. DP.G.08 - Carta dei vincoli - zona centrale scala 1:5.000 Tav. DP.G.09 - Carta dei vincoli - zona sud scala 1:5.000 Tav. DP.G.10 - Carta di sintesi - zona nord scala 1:5.000

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Tav. DP.G.11 - Carta di sintesi - zona centrale scala 1:5.000 Tav. DP.G.12 - Carta di sintesi - zona sud scala 1:5.000 Tav. DP.G.13 - Carta del dissesto con legenda uniformata a quella del PAI scala 1:10.000

Fase di proposta è definita attraverso la redazione della carta della fattibilità geologica delle azioni di piano e delle norme geologiche di piano. Al fine di garantire omogeneità e obbiettività nelle valutazioni di merito tecnico tale fase prevede modalità standardizzate di assegnazione della classe di fattibilità agli ambiti omogenei per pericolosità geologica e geotecnica e vulnerabilità idraulica e idrogeologica individuati nella fase di sintesi. Alle classi di fattibilità individuate sono stati sovrapposti gli ambiti soggetti ad amplificazione sismica locale (cfr Cap.8) che non concorrono a definire la classe di fattibilità, ma ai quali è associata una specifica normativa che si concretizza nelle fasi attuative delle previsioni del PGT. Per la stesura della carta di fattibilità geologica delle azioni di piano si sono utilizzate le classi di fattibilità indicate al paragrafo 3.1 della n°XI/2616/2011. In relazione al rischio geomorfologico/idraulico/idrogeologico il territorio comunale risulta abbastanza penalizzato e di conseguenza non è stata utilizzata la classe di fattibilità I “Fattibilità senza particolari limitazioni” e la classe II “Fattibilità con modeste limitazioni” è stata limitata solo a poche aree. Per l’azzonamento geologico della quasi totalità del territorio comunale sono state quindi utilizzate solo le classi di fattibilità geologica III “Fattibilità con consistenti limitazioni” e IV “Fattibilità con gravi limitazioni”. La classe III è stata suddivisa in 5sottoclassi e la classe IV in 9 sottoclassi come specificato al Cap. 10 a cui si rimanda. Come previsto al punto 3.1 della DGR XI/2616/2011 la cartografia di fattibilità è stata prodotta anche in scala 1:10.000 utilizzando come base la Carta Tecnica Regionale (Tav. DP.G.29) al fine di consentire l’aggiornamento del mosaico della fattibilità contenuto nel SIT. A completamento della fase di proposta sono state redatte le Norme geologiche di Piano.

Tav. DP.G.14 - Fattibilità geologica per le azioni di piano - zona nord scala 1:5.000 Tav. DP.G.15 - Fattibilità geologica per le azioni di piano - zona centrale scala 1:5.000 Tav. DP.G.16 - Fattibilità geologica per le azioni di piano – sud scala 1:5.000 Tav. DP.G.17 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Bersanino scala 1:2.000 Tav. DP.G.18 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Vallechiara (Moiassi) scala 1:2.000 Tav. DP.G.19 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Sala - Vendemiassi scala 1:2.000 Tav. DP.G.20 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Massinigo scala 1:2.000 Tav. DP.G.21 - Fattibilità geologica per le azioni di piano scala 1:2.000 Cignolo – Casanova di destra (capoluogo) e di sinistra Tav. DP.G.22- Fattibilità geologica per le azioni di piano Santa Margherita scala 1:2.000

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Tav. DP.G.23 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Cegni scala 1:2.000 Tav. DP.G.24 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Fego scala 1:2.000 Tav. DP.G.25 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Negruzzo scala 1:2.000 Tav. DP.G.26 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Pianostano scala 1:2.000 Tav. DP.G.27 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Casale Staffora scala 1:2.000 Tav. DP.G.28 - Fattibilità geologica per le azioni di piano Pian del Poggio scala 1:2.000 Tav. DP.G.29 - Fattibilità geologica per le azioni di piano su CTR scala 1:10.000

2. ASPETTI FISICI ED AMBIENTALI

Il territorio comunale di S.Margherita di Staffora occupa la porzione più meridionale dell'Oltrepo Pavese (alta valle del torrente Staffora), caratterizzata da una configurazione morfologica prevalentemente montuosa, dove si riscontrano i rilievi più elevati dell'intero comprensorio oltrepadano, con vette aventi altitudine comprese tra i 1400 ed i 1700 m s.l.m. L'aspetto morfologico risulta collegato alle caratteristiche litologiche delle formazioni geologiche affioranti e all'evoluzione strutturale da queste subita durante la storia geologica dell'intera regione. La zona settentrionale, modellata quasi esclusivamente in rocce marnose-argillose intensamente tettonizzate (Arenarie di Scabiazza in letteratura geologica) e quindi facilmente erodibili, ha infatti forme morfologiche meno accentuate rispetto a quelle aspre e con versanti molto acclivi, spesso dirupati, che caratterizzano la zona meridionale in cui affiorano litotipi calcareo-marnosi ben stratificati (Calcari di M.Antola in letteratura geologica). La fascia settentrionale si sviluppa a partire dal nucleo abitato di Bersanino (limite settentrionale del comune) fino all'incirca alla linea congiungente gli abitati di Casanova Staffora e di Fego, mentre quella meridionale interessa la restante parte del territorio e cioè il versante sinistro del torrente Staffora fino al M.Chiappo, limite sud. L'uso del suolo predominante nella fascia settentrionale al di sotto dei 600÷700 m di quota è rappresentato da seminativi e da vigneti con locali zone incolte o adibite a pascolo; nella zona meridionale e nella porzione più elevata di quella settentrionale la vegetazione è costituita quasi totalmente da bosco, ad esclusione di limitati coltivi nelle vicinanze dei nuclei abitativi e di aree prative nella zona di Pian del Poggio-Pian dell'Armà e nell'intorno dell'abitato di Negruzzo. Il corso d'acqua principale è il torrente Staffora che nasce nel settore sud-occidentale presso quota 1350 m s.l.m. e si sviluppa in direzione Nord seguendo un andamento pressoché rettilineo, attraversando l'abitato di Casanova Staffora per poi proseguire con tale direzione fino alla confluenza con il torrente Aronchio in località Carro (comune di ). Il reticolato idrografico secondario, costituita da rii tributari del torrente Staffora, risulta profondamente inciso soprattutto nella zona meridionale, con vallecole caratterizzate da aspri e ripidi versanti quali ad esempio quelli sottesi dal fosso di Cegni , dal fosso del Campo e dal fosso dei Cogni.

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3. GEOLOGIA

Nella carta geologica DP.G.01 ricavata mediante controlli diretti sul terreno e usando come base le Carte Geologiche d’Italia F°196 Cabella Ligure 1:50.000 e F°71 1:100.000, è riportata con sufficiente approssimazione, la distribuzione areale delle successioni litologiche affioranti nel territorio comunale di Santa Margherita di Staffora rappresentate, in ordine decrescente di età, dalle formazioni o unità geologiche sotto riportate

 «Ofioliti e altre rocce ignee» (ridotte masse incluse nelle "Argille a Palombini di Barberino");  «Argille a Palombini di Barberino»;  «Arenarie di Scabiazza» con locali lenti di "Argille Varicolori";  «Calcari di M.Cassio»;  «Calcari di M.Antola»;  «Alluvioni attuali e recenti»

I «Calcari di M.Antola» e le «Arenarie di Scabiazza» interessano la quasi totalità del territorio comunale, mentre le formazioni dei «Calcari di M.Cassio» e delle « Argille a Palombini» con inglobanti masse ofiolitiche, affiorano solo marginalmente nella zona nord-orientale del comprensorio e precisamente in prossimità degli abitati di Sala, Vendemiassi, Massinigo e Santa Margherita.. I principali centri abitati risultano impostati nella formazione delle «Arenarie di Scabiazza » ed in quella dei «Calcari di M.Antola»; in particolare la prima formazione affiora esclusivamente nella zona settentrionale del territorio in corrispondenza degli abitati di Bersanino, Moiassi, Sala, Vendemiassi, Massinigo, Cignolo e Casanova Staffora; la seconda interessa la parte meridionale dove sono ubicate le frazioni Cegni, Fego, Negruzzo, Casale Staffora, Pian del Poggio.

Le «Arenarie di Scabiazza» sono costituite litologicamente da arenarie micacee alternate a straterelli marnosi e marno-argillosi a cui sono frequentemente associate lenti di argille varicolori; risultano in contatto tettonico con i soprastanti «Calcari di M.Cassio» nella zona di Sala e con i «Calcari di M.Antola» nei pressi di Cignolo e in prossimità della confluenza del Montagnola nel torrente Staffora (zona di Fego). Le condizioni di giacitura, essendo la suddetta formazione ricoperta in continuità da una coltre eluvio/colluviale, possono essere definite solo dai ridotti affioramenti presenti, nei quali esse risultano molto variabili sia in immersione che in inclinazione, a causa soprattutto dell'evoluzione tettonica subita; si evidenzia comunque, in generale, una direzione preferenziale orientata NW-SE.

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I «Calcari di M.Antola» sono costituiti essenzialmente da alternanze ritmiche di strati e banchi calcareo marnosi, calcarenitici e arenacei con intercalazioni di marne argillose. Gli affioramenti presenti sono caratterizzati da continue alternanze di grosse bancate (dello spessore talvolta superiore ai 4÷5 metri) di calcareniti sfumanti in marne calcaree molto compatte. L'ammasso roccioso è caratterizzato per la quasi totalità da una struttura di tipo monoclinale, con successione di strati aventi immersione compresa tra 25°N÷35°N e soltanto nel settore meridionale la monotonia degli strati immergenti a NNE è interrotta da blandi piegamenti che determinano la comparsa di locali immersioni a SSO. Queste connotazioni litologico-strutturali sono particolarmente evidenti nelle successioni affioranti nel fondovalle lungo la SP N°48 nei tratti compresi tra Fego e Ca’ del Lago e tra Pianostano e Casale Staffora. Sono inoltre presenti, sebbene in misura minore, sequenze litologiche diverse, caratterizzate da una consistente diminuzione delle calcareniti e delle marne calcaree, con un conseguente aumento delle marne e delle argilliti. Tale situazione litologica, particolarmente evidente nei dintorni di Negruzzo e di Pian dell' Armà - Pian del Poggio, nonché sull'intero versante orientale del crinale congiungente i monti Bagnolo, Garave e Rotondo, è evidenziata anche da una morfologia più blanda, che si discosta da quella più accidentata dei settori settentrionali. Su gran parte degli affioramenti si rinvengono accumuli di detriti di falda, costituiti da clasti a spigoli vivi con pezzatura prevalentemente grossolana e con grado di coesione variabile. Falde di detrito più estese si trovano alla base dei versanti e generalmente sormontano coltri detritiche più antiche o porzioni di roccia fratturata e disarticolata.

La formazione delle «Argille a Palombini di Barberino» interessa solo l'abitato di Santa Margherita (impostato quasi totalmente su un olistolita ofiolitico) e le zone limitrofe; litologicamente è costituita da alternanze di argille scure e calcari silicei con assetto generalmente disordinato, inglobante, oltre a masse ofiolitiche, brecce poligeniche e graniti cataclastici. I «Calcari di M.Cassio» affiorano a monte degli abitati di Sala e Vendemiassi nonché lungo una fascia, orientata NW-SE, posta tra Massinigo e Santa Margherita. La suddetta formazione geologica è rappresentata da placche soprastanti alle «Arenarie di Scabiazza» ed è litologicamente costituita da alternanze di calcari marnosi e calcareniti con intercalazioni di marne argillose. Il contatto fra le due unità litologiche è di natura tettonica (sovrascorrimento) ed è marcato da un netto passaggio morfologico con un evidente stato di tettonizzazione della fascia di contatto. In tale zona di contatto e in particolare tra gli abitati di Sala e Vendemiassi, il «Flysch di M.Cassio» è stato parzialmente coinvolto da fenomeni di instabilità, dovuti essenzialmente all'arretramento degli estesi movimenti gravitativi che interessano la formazione sottostante delle «Arenarie di Scabiazza».

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Le condizioni geostatiche dei «Calcari di M.Cassio» sono inoltre condizionate, sempre al margine delle placche, dall'assetto geostrutturale dell'ammasso roccioso (frequenza ed orientazione dei giunti di stratificazione e dei sistemi di fratture principali), con la possibilità di innesco di locali frane di crollo o di scivolamento. Le «Alluvioni attuali e recenti» sono localizzate in corrispondenza del fondovalle del torrente Staffora e interessano gli abitati di Casanova Destra e di Pianostano, quest'ultimo interamente impostato su una conoide di deiezione inattiva. I terreni che costituiscono tali depositi provengono essenzialmente da rocce delle unità geologiche presenti nel bacino; si riscontrano infatti limi e/o limi-argillosi provenienti dal dilavamento di suoli e dalla disgregazione di argille e marne, sabbie sciolte provenienti dal disfacimento di arenarie e calcareniti, ghiaie sciolte con ciottoli eminentemente calcarei ed arenacei nonché, soprattutto nei depositi di conoide, blocchi e frammenti rocciosi eterometrici.

4. CARATTERISTICHE LITOLOGICHE/GEOMECCANICHE DELLE UNITA' ROCCIOSE

Le cause che influiscono sulla stabilità dei versanti di un territorio sono molteplici; tra i fattori predisponenti, la natura e le caratteristiche geomeccaniche dei terreni di copertura e del substrato occupano sicuramente una posizione preminente. Pertanto le varie formazioni/unità geologiche definite nel Capitolo 3 sono state classificate in base a criteri strettamente litologici, senza considerare la loro età e la loro posizione stratigrafica specifica. Per ogni litotipo vengono di seguito brevemente descritte le caratteristiche fisico-meccaniche e la natura dei terreni di copertura e del substrato roccioso, nonché l'ubicazione rispetto ai centri abitati. L’analisi geolitologica e geomeccanica ha costituito, insieme all’assetto geomorfologico e all'analisi retrospettiva degli eventi di piena e frana (cfr. Cap.6), la necessaria premessa all'elaborazione della carta della fattibilità geologica.

Depositi alluvionali recenti ed attuali

Sono rappresentati dai terreni incoerenti eterogenei localizzati sia in corrispondenza all'alveo attuale del torrente Staffora e del torrente Vendemiassi (Alluvioni Attuali) che lungo una fascia perimetrale leggermente sopraelevata rispetto ad esso e sulla quale è impostato buona parte dell'abitato di Casanova di Destra (Alluvioni Recenti). Sono inoltre compresi in tale unità litologica i depositi di conoide che interessano la zona edificata di Pianostano. Si tratta essenzialmente, per i primi, di depositi clastici di natura estremamente varia sia per caratteristiche granulometriche che per la provenienza dei clasti; in generale sono costituiti da ghiaie, ciottoli e blocchi poligenici non gradati, con frazione fine irregolare potenti fino a 8÷10 m.

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Tali coltri sono caratterizzate da una buona permeabilità ed ospitano una falda freatica collegata a quella di subalveo con forti escursioni stagionali. Le caratteristiche geotecniche sono variabili in funzione soprattutto della granulometria, del grado di addensamento e della percentuale di fino presente, ma comunque risultano complessivamente discrete. I depositi di conoide (Pianostano) sono invece litologicamente costituiti da frammenti e blocchi lapidei eterometrici immersi in una matrice prevalentemente limosa-argillosa, spesso preponderante rispetto alla componente grossolana. Potendo considerare in prima approssimazione gli elementi detritici ininfluenti sul comportamento geotecnico complessivo, tali depositi risultano caratterizzati da parametri fisico- meccanici tipici di terreni coesivi rimaneggiati ed alterati e pertanto definiti da valori generalmente scadenti e solo localmente mediocri.

Complesso marnoso-argilloso-arenaceo

E' costituito da alternanze di arenarie grigie, marne e argille marnose grigio-scuro in straterelli decimetrici, con intercalazioni lentiformi di argilliti rosso-vinate e di conglomerati poligenici («Arenarie di Scabiazza»). Tale complesso litologico costituisce il substrato degli abitati e delle aree limitrofe di Bersanino, Moiassi, Sala (esclusa una fascia di versante a monte dell'abitato), Vendemiassi, Massinigo, Casanova di Sinistra e di Destra (zona a monte dell'abitato) e Cignolo. I terreni di copertura, distribuiti in modo pressoché continuo, sono rappresentati da una coltre detritica eluvio/colluviale prevalentemente argillosa caotica di colore grigio-nocciola e/o grigio scuro, con spessore medio variabile da 3÷6 m (localmente 8÷9 m), inglobante numerosi frammenti e blocchi litoidi di natura arenacea e calcareo-marnosa della formazione originaria. Le proprietà geotecniche sono scadenti con alta plasticità, ridotta resistenza al taglio e permeabilità bassa o molto variabile per l'influenza del grado di fessurazione e/o della percentuale di detrito presente. Tali terreni argillosi possono assorbire una certa quantità d'acqua meteorica, specialmente dopo un periodo secco, anche per l'intensa fessurazione da ritiro prodottasi nel primo strato (0.8÷1 m), con parziale o totale saturazione, quindi incremento delle pressioni neutre e conseguente riduzione della resistenza al taglio. Il passaggio sulla verticale con il substrato è in generale marcato da una strato di transizione talora mancante o poco evidente, di spessore 2÷ 3m circa, che rappresenta l'orizzonte parzialmente alterato della formazione in posto ed è costituito da alternanze di marne argillose e marne di colore grigio scuro, con intercalazioni calcaree-marnose e arenacee molto spesso disarticolate. Le caratteristiche fisiche e meccaniche di tale livello sono molto variabili, soprattutto in rapporto al grado di alterazione della massa ed alla litologia predominante, comunque tendono a migliorare dalla sommità alla base dello strato e risultano superiori a quelle dei terreni soprastanti.

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La permeabilità di massa è estremamente variabile a causa dell'eterogeneità litologica e strutturale dei terreni; si passa cioè da valori praticamente nulli nelle zone prevalentemente argillose a valori abbastanza elevati in corrispondenza di interstrati calcareo-arenacei fratturati. In ogni caso la quantità d'acqua percolante è modesta e concentrata soprattutto nel primo strato più rimaneggiato e decompresso rispetto al substrato, come indicato dal rapido innalzarsi del livello piezometrico dopo una precipitazione intensa.

Il substrato vero e proprio si sviluppa a diversa profondità dal piano campagna (5÷8 m circa) con morfologia irregolare generalmente ondulata ed è costituito essenzialmente da marne grigio-scure a struttura scagliosa fratturate con intercalazioni calcare-marnose e arenacee, localmente prevalenti. La coltre di alterazione è quella interessata dai movimenti di scivolamento più attivi; lo strato intermedio, per le sue caratteristiche geotecniche e strutturali, può essere considerato potenzialmente instabile, mentre il substrato è da ritenersi stabile, anche se non si possono escludere movimenti gravitativi antichi profondi e attualmente stabilizzati che hanno coinvolto la porzione più superficiale del substrato stesso.

Le numerose prospezioni geognostiche (sondaggi e trincee esplorative) unitamente ai risultati delle indagini geofisiche (sismica a rifrazione) e delle prove di laboratorio eseguite in questi ultimi venti anni (in particolare nell'ambito del programma di interventi di consolidamento del territorio comunale da parte della Comunità Montana Oltrepo Pavese), hanno evidenziato che la successione litologica e stratimetrica descritta è praticamente presente, salvo locali variazioni di spessore, in tutte le aree di affioramento del complesso marnoso-argilloso-arenaceo.

Complesso essenzialmente argilloso con interstrati litoidi

Il complesso litologico, presente esclusivamente in prossimità dell'abitato di Santa Margherita, è costituito da alternanze di argilliti scure e calcari silicei chiari, in rapporto percentuale variabile da zona a zona, spesso disarticolate e con passaggio a strutture di tipo caotico («Argille a Palombini di Barberino» in letteratura geologica). Data la significativa eterogeneità litologica e la presenza della componente argillosa spesso preponderante, le proprietà geotecniche di massa sono caratterizzate in prevalenza da valori scadenti in corrispondenza all'orizzonte superficiale e mediocri nei livelli più profondi. I terreni che costituiscono tale unità litologica possono pertanto essere considerati, ai fini della stabilità, come una roccia sciolta a matrice argillosa in grado di fornire solo resistenza residua. Tale situazione spiega la propensione al dissesto di questo complesso, evidenziata da estese aree franose delle quali la più prossima al centro abitato è posta in località Le Fracce.

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Nella suddetta unità litologica, oltre a graniti cataclastici e miloniti granitiche, è inglobato un ammasso roccioso litologicamente rappresentato da peridotiti lherzolitiche e serpentiniti (Ofioliti), che costituisce un aspro rilievo in netta evidenza morfologica rispetto al paesaggio circostante. Nell'ammasso ofiolitico sono presenti vari sistemi di discontinuità, difficilmente raggruppabili in famiglie, che lo suddividono in blocchi unitari di svariatissime dimensioni. I versanti che delimitano tale blocco roccioso possono essere considerati essenzialmente stabili salvo locali e generalmente circoscritti fenomeni di instabilità (frane di crollo) dove il grado di fratturazione è molto accentuato.

Complesso calcareo marnoso

Nell'ambito di tale complesso è possibile distinguere due sottounità, litologicamente simili ma con caratteristiche geomeccaniche per il " rock mass" a volte molto diverse: Complesso A («Calcari di M.Antola» in letteratura geologica): è l' unità rocciosa maggiormente estesa nel territorio in studio ed è costituita da alternanze di calcareniti e marne calcaree a cui si associano sequenze marnose-argillose. I centri abitati impostati in tale complesso litologico sono: Fego, Casale Staffora, Pian del Poggio, Pian dell'Armà, Negruzzo e Cegni. Esso è caratterizzato, in tutta la sua estensione di affioramento, da una frequente disomogeneità sia alla scala della matrice rocciosa che dell'ammasso roccioso. Per il "rock material" ciò è dovuto alla continua alternanza di differenti tipi litologici ed alle conseguenti variazioni del grado di compattezza (che inducono inoltre ad una marcata anisotropia); per il "rock mass", all'assetto discontinuo a causa di numerose superfici di discontinuità variamente orientate. L'ammasso roccioso è suddiviso, oltre che dalle strutture primarie (stratificazione e laminazioni) da due sistemi di discontinuità principali pressoché ortogonali e da un sistema secondario che rappresenta, generalmente, una variazione in immersione di una delle famiglie di giunti principali. La spaziatura media tra i giunti appartenenti ai sistemi di discontinuità principali è compresa tra 20 e 40 cm mentre nel sistema secondario è generalmente pari a 60÷70 cm. Le aperture,solitamente delle dimensioni di 1 mm nelle calcareniti e nelle marne calcaree, raggiungono valori di 4÷5 mm nelle marne e in quest'ultimo caso si presentano sovente riempite da materiale argilloso. Nonostante i sistemi di discontinuità conferiscano ai litotipi calcarenitici e marnoso calcarei, di natura molto compatti e poco permeabili, un' elevata permeabilità per fessurazione, la circolazione idrica sotterranea è contrastata dalla presenza degli interstrati argillosi impermeabili, che riducono la permeabilità complessiva dell'ammasso roccioso. Riguardo alle proprietà geomeccaniche, i dati a disposizione si riferiscono a prove geotecniche effettuate su affioramenti ubicati nel territorio oggetto del presente studio, nell'ambito di una ricerca condotta sulle principali unità litostratigrafiche dell'Appennino Settentrionale, tra cui l'Unità di M.Antola (Barla, Gelati, Sfondrini, 1979).

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In base ai valori riportati in tale studio, le rocce in questione presentano una resistenza medio-alta alla compressione uniassiale, una resistenza da media a molto alta al carico di punta (point load test),valori di coesione ed attrito che possono essere considerati buoni e un indice di qualità RQD (Rock Quality Designation ) per il quale l'ammasso roccioso risulta sostanzialmente buono e localmente molto buono. I risultati di indagini geofisiche effettuate con il metodo sismico a rifrazione hanno evidenziato che lo spessore del suolo vegetale e della coltre di alterazione non supera in generale i 3.5 m. Lo sviluppo verticale di tale coltre è tuttavia alquanto discontinuo, essendo condizionato dalle situazioni geomorfologiche e dall'azione delle acque dilavanti. Ne consegue che tale coltre raggiunge un certo spessore e una discreta consolidazione in quelle zone caratterizzate, oltre che da una minore acclività dei versanti, dall'aumento percentuale dei litotipi marnosi ed argillosi, mentre è soggetta ad una continua asportazione nei settori in cui le elevate pendenze non favoriscono la stabilità, conferendo per contro una notevole energia alle acque di scorrimento superficiale. Nel primo caso la coltre si presenta costituita in prevalenza da frammenti litoidi marnoso-calcarei e marnosi di dimensioni centimetriche e decimetriche, immersi in una fine matrice argillosa; nel secondo caso è costituita da frammenti litici più grossolani di composizione calcarenitica e marnoso calcarea, con una netta diminuzione della matrice argillosa più facilmente asportabile per dilavamento. Anche lo sviluppo del suolo vegetale al di sopra del mantello detritico è ostacolato oppure favorito dai fattori sopracitati; dove predominano i frammenti più grossolani e tenaci e dove le pendenze sono maggiormente elevate ed il dilavamento è costante, raramente il suolo raggiunge spessori superiori ad alcuni centimetri, anche in presenza di copertura vegetale. Nei settori più elevati la predominanza di litofacies marnoso-argillose nel "bed rock", la minore acclività dei pendii e la copertura vegetale favoriscono invece un maggior sviluppo del suolo.

Complesso B («Calcari di M.Cassio» in letteratura geologica): è costituito anch'esso da alternanze di strati calcareo-marnosi, arenacei e calcarenitici con subordinati straterelli marnoso-argillosi ma con assetto geostrutturale, soprattutto nell'area di diretto interesse (zona Sala-Vendemiassi), differenziato rispetto a quello presente nel complesso sopra descritto. Le proprietà geomeccaniche del "rock material" sono essenzialmente simili a quelle dell'unità precedente, mentre la qualità dell'ammasso roccioso, definito dal valore di RQD, risulta generalmente inferiore e in alcune zone scadente, come riscontrato durante i rilievi di campagna ed evidenziato anche da Barla, Gelati, Sfondrini,1979. L'intenso grado di fratturazione presente è da collegare all'evoluzione tettonico- strutturale subita dalla formazione geologica dei «Calcari di M.Cassio» e in particolare alla coincidenza di tale area con la zona di sovrascorrimento (allineamento Sala - Massinigo - S.Margherita) tra la suddetta formazione e i complessi essenzialmente marnoso-argillosi. In linea di massima la natura e le caratteristiche fisico- meccaniche della coltre eluvio/colluviale sono analoghe a quelle descritte per l'unità rocciosa precedente.

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In generale le fasce di versante limitrofe ai centri abitati sopra menzionati, modellati in tale complesso litologico possono essere considerate comunque mediamente stabili e solo localmente potenzialmente instabili o a stabilità precaria, in quanto le cause di instabilità sono spesso circoscritte e di norma si attenuano rapidamente in breve spazio.

5. CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE GENERALI ED EMERGENZE SORGENTIZIE

Lo schema idrogeologico dell' area settentrionale è collegato alle caratteristiche geostrutturali descritte e comprende una zona di alimentazione, corrispondente ai calcari-marnosi fratturati («Calcari di M.Cassio» e «Calcari di M. Antola») ed una zona di dispersione relativa al complesso marnoso-argilloso sottostante («Arenarie di Scabiazza»). Negli ammassi rocciosi sono presenti corpi idrici di incerta entità ma sicuramente importanti, che alimentano le numerose sorgenti poste nelle fasce di contatto litologico, in parte captate per usi potabili e in parte disperse lungo i versanti. Nell'ambito del complesso marnoso-argilloso è possibile la formazione di una modesta falda acquifera di pendio alla base della coltre eluvio/colluviale, alimentata dalle acque superficiali e quindi a carattere stagionale, ma determinante per l'evoluzione dei fenomeni di instabilità. Nella porzione meridionale dove affiora il «Flysch dell'Antola», costituito da alternanze litologiche quasi esclusivamente impermeabili, la circolazione idrica sotterranea è legata all' intensità ed all'orientazione dei sistemi di fratture e dei giunti di stratificazione. Sono inoltre presenti zone di trattenimento idrico temporaneo, corrispondenti alle aree topograficamente più elevate, caratterizzate da una blanda morfologia e da una notevole vegetazione essenzialmente prativa, ed altre di rapida dispersione delle acque, rappresentate da aree soggette a movimenti gravitativi con scarsa copertura vegetale e con acclività medio-alta. Le condizioni e le modalità idrogeologiche per cui le acque sotterranee vengono a giorno sono molteplici, nella fascia meridionale del territorio comunale si sono riscontrati essenzialmente tre motivi idrogeologici che concorrono all'attivazione delle principali manifestazioni sorgentizie:

1. variazioni di litofacies 2. faglie e/o fratture 3. variazioni morfologiche

Nel primo caso la struttura idrogeologica è composta da un complesso roccioso permeabile essenzialmente per fessurazione (calcarareniti) poggiante su una porzione di roccia con permeabilità minore (argilliti o marne argillose).

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Tra queste meritano una particolare attenzione, per i quantitativi di acqua erogati, la sorgente presso quota 1200 m s.l.m. del rio Cognassa e quella a quota 1210 m s.l.m. del rio Vesera. Nel secondo caso l'acquifero viene invece limitato lateralmente da faglie normali che determinano la giustapposizione di livelli permeabili ed orizzonti impermeabili. Le sorgenti di Costa Margaion (ad est dell'abitato di Negruzzo a quota 1025 m s.l.m.), del fosso del Segasso a quota 800 m s.l.m. e del fosso della Selva (a sud-est dell'abitato di Pianostano a quota 1073 m s.l.m.) individuano chiaramente tale struttura idrogeologica. L'ultimo caso, in cui la manifestazione sorgentizia è causata da una variazione morfologica definita da una netta rottura del pendio, è particolarmente evidente nei settori dove la coltre eluviale e colluviale è più sviluppata. Tra quelle rilevate, tutte caratterizzate da portate limitate, sono da segnalare la fontana del Campo (a monte dell'abitato di Negruzzo a quota 1300 m s.l.m.), la Fontana posta a quota 1383 m s.l.m. (a sud della Costa della Vesera) e la sorgente localizzata sul versante orientale del M. te Garave presso quota 1475 m s.l.m. Nella zona settentrionale il motivo idrogeologico principale delle emergenze sorgentizie più importanti è per soglia di permeabilità cioè al contatto tra formazioni rocciose con diversa permeabilità in corrispondenza di contatti tettonici dove, per la presenza di fasce cataclasate e milonitizzate, è più agevole la circolazione delle acque. Riconducibili al suddetto motivo sono le sorgenti presenti nella zona di contatto tra il complesso calcareo marnoso e il complesso marnoso- argilloso-arenaceo nei pressi dell'abitato di Sala e a monte dell'abitato di Cignolo. L'approvvigionamento idrico a scopo idropotabile di tutti i centri abitati è assicurato da oltre 30 sorgenti e da un pozzo nella frazione Sala. L'ubicazione delle sorgenti e del pozzo fornita da Pavia Acque S.p.A. e da ASM Voghera S.p.A., rispettivamente ente gestore ed ente erogatore del servizio idrico, è riportata nella tavola DP.G.03. Le sorgenti e li pozzo con le relative zone di tutela assoluta ZTA e di rispetto ZR, sono inoltre indicate nelle carta dei vincoli e nelle carta della fattibilità geologica. Per condurre l’acqua dai punti di prelievo a quelli di consumo esiste una rete abbastanza complessa e frammentata vista anche l’articolata orografia del territorio, che comprende serbatoi di accumulo, tutti di ridotte dimensioni e alcune stazioni di rilancio. In particolare le sorgenti che alimentano gli acquedotti delle varie frazioni sono le seguenti:

Bersanino : una sorgente detta Stroga posta sul versante sinistro del torrente Staffora appena a valle della strada comunale Cignolo-Castellaro intorno a quota 750 m s.l.m.; Casale Staffora : tre sorgenti vicine poste in destra del fosso della Vesera tra quota 1240 e 1220 m s.l.m.; Casanova sinistra e destra : due sorgenti una detta fontana di Tuii a quota 800 m s.l.m. e l'altra più a valle detta Rumpise intorno a quota 650 m s.l.m., entrambe poste a monte dell'abitato di Casanova Sinistra.

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Cegni : tre sorgenti vicine ubicate in destra del fosso del Segasso (Costa di Boscaglia) a quote comprese fra 1350 e 1300 m s.l.m. e altre tre sorgenti di cui due vicine poste intorno a quota 1040 m s.l.m. e una a quota 900 m s.l.m., tutte ubicate ad ovest dell'abitato; Cignolo : una sorgente parzialmente captata, detta fontana di Nusii a quota 874 m s.l.m. ubicata entro l’incisione di un ramo del rio Cignolo; Fego : due sorgenti poste a sud-est del paese a quota 764 m s.l.m.; Massinigo : tre sorgenti vicine situate sul versante nord del Monte Valle Scura ad una quota di circa 820 m s.l.m. più altre sette ad est dell’abitato lungo il fosso di Massinigo e di Vallescura; Vallechiara (Moiassi): l'acquedotto della frazione è alimentato da sorgenti ubicate nel comune di Menconico in località Montemartino e Costa di Montemartino; Negruzzo : tre sorgenti a quota 1350÷1280m s.l.m. ubicate ad ovest del paese; Pian dell'Armà : una sorgente ubicata a valle della Strada Provinciale n°90 all'incirca a quota 1470 m s.l.m. nel pressi dell'albergo Pian dell'Armà. Pian del Poggio : una sorgente posta appena a monte dell'abitato intorno a quota 1330 m s.l.m. con portata media di 2÷3 l/sec. Pianostano : una sorgente posta sul versante destro del torrente Staffora nel comune di Brallo di Pregola. Sala : quattro sorgenti a nord-est della frazione: fontana Gonza a quota 864 m s.l.m.; in località Pian del Lago in prossimità dell'uscita verso il pianoro di un incisione; a valle della precedente sul versante destro dell'incisione. L'acquedotto di Sala è inoltre alimentato da un pozzo Santa Margherita: sei sorgenti ravvicinate poste ad est dell'abitato a quota 850 m s.l.m. e una a sud-est di Pareto a quota 820 m s.l.m. Vendemiassi : due sorgenti: una posta ad est del paese a valle della Strada Provinciale (quota 730 m s.l.m.) e l'altra a nord-est della frazione intorno a quota 682 m s.l.m..

Sulla base di quanto rilevato e di quanto indicato in studi e pubblicazioni di carattere idrogeologico consentono di ritenere il territorio di Santa Margherita di Staffora fornito di risorse idriche sicuramente sufficienti a soddisfare il fabbisogno annuo degli abitanti residenti e fluttuanti nelle varie frazioni. Le carenze idriche lamentate in alcune frazioni del territorio sono sicuramente da imputare alle precarie condizioni delle opere di presa e delle condotte adduttrici e distributrici. Vista la potenzialità idrica del territorio, sarebbe auspicabile uno studio idrogeologico di dettaglio per giungere ad una valutazione più precisa delle risorse presenti e per definire i limiti di una loro razionale utilizzazione.

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6. ANALISI DELLA DINAMICA DI VERSANTE

La dinamica di versante del territorio è stata definita utilizzando come basi di riferimento i dati riportati nel Geoportale del SIT (Sistema Informatico Territoriale) della Regione Lombardia “Dissesto idrogeologico Inventario dei fenomeni franosi, nella Carta della valutazione del rischio della Provincia di Pavia elaborata dall’Amministrazione Provinciale e dall'Università degli Studi di Pavia recepita nel 2001 dalla Regione Lombardia, nel Progetto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia) elaborato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e nel geoportale del CNR-IRPI (Istituto per la Protezione Idrogeologica nel Bacino Padano). Il quadro del dissesto di riferimento definito con i suddetti studi è stato quindi verificato e aggiornato con rilievi diretti in sito. L’analisi retrospettiva dei fenomeni franosi e degli eventi alluvionali avvenuti nel territorio comunale, è stata valutata utilizzando lo studio AQUATER, lo studio geologico eseguito dallo scrivente e dal compianto ed amico Geol. Ugo Piazzardi e i dati riportati da Giorgio Negrini e Domenico Tropeano in "Eventi alluvionali e frane nell'Italia Settentrionale periodo 1975-1981 - Eventi meteorologici nel periodo 1976-primavera 1977 - Le frane nell'Oltrepo Pavese", 1999. Tale analisi ha consentito di individuare le aree dove attualmente i fenomeni di dissesto idrogeologico sono più accentuati e la loro attività, e ha consentito inoltre di definire le zone dove più frequentemente si sono manifestati fenomeni di instabilità per processi di vario tipo. L’elenco cronologico degli eventi di frana e piena avvenuti nel territorio oltrepadano prima del 1976, riportato da Negrini e Tropeano evidenzia che molte aree interessate da frana nel periodo 1976-79 corrispondono a zone già note in passato per la loro forte instabilità: spesso alcune frane non sono altro che riattivazioni di antichi fenomeni franosi che in seguito alle eccezionali precipitazioni si sono notevolmente ampliate coinvolgendo aree limitrofe. In particolare, nell'elenco cronologico degli eventi di frana e piena avvenuti nel territorio oltrepadano prima del 1976, riportato da Negrini e Tropeano è documentata per il comune di Santa Margherita di Staffora, limitatamente ai centri abitati, la seguente sequenza di eventi principali:

1903 nel mese di novembre una frana in località Negruzzo danneggiò alcune abitazioni e si riattivò nel 1904; 1903-1904 si riattiva un' antica frana in località Vendemiassi; 1935-1936 una frana in località Negruzzo arreca danni ad alcune abitazioni; 1951 frana in località Fego in direzione del torrente Montagnola e a Casale Staffora nella parte bassa dell'abitato, principalmente a causa dell'attività erosiva del torrente Staffora; 1953 lo Staffora in piena (mese di Settembre) danneggia alcuni fabbricati dell'abitato di Casanova Sinistra

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1957 una frana interrompe la strada Casanova Staffora-Negruzzo; 1960 nei giorni 5 e 6 novembre una frana con superficie di circa 2 ettari si manifesta sul versante destro del rio Campo circa 800 m a monte dell'abitato di Negruzzo; 1964 frane lesionano fabbricati rurali e abitazioni nelle località Vendemiassi, Casa Dezza e Massinigo; 1966 una frana interessa la strada comunale Sala-Vendemiassi e nel periodo ottobre- novembre il torrente Staffora esonda in località Casanova di Destra; 1968 frana in località Cignolo; 1969 frana in località Casale Staffora. il censimento dei dissesti svolto dalla società AQUATER evidenzia la seguente evoluzione dei fenomeni franosi dal 1954-55 al 1979

Periodo N° frane Superficie totale % sulla superficie N° frane non e aree franose in ha complessiva cartografabili 1954-55 7 71 1.93 % 10 1976-77 8 24 0.65 % 27 1979 59 225 6.13 % 47

Il censimento dei dissesti AQUATER evidenzia come l’eccezionale quantità di pioggia caduta, soprattutto nel mese di ottobre 1976, in buona parte del territorio dell’Oltrepo Pavese, innescò la ripresa di parecchie frane e diede l’avvio a nuovi fenomeni di dissesto, che a più riprese e diffusamente si replicarono nei tre anni successivi. Da quanto riportato da Negrini-Tropeano e da Piazzardi, nel periodo 1976-79 i dissesti furono maggiormente significativi e diffusi nella fascia settentrionale del comprensorio comunale modellata nel complesso marnoso-argilloso-arenaceo («Arenarie di Scabiazza»). Le aree maggiormente colpiti furono le seguenti:

a valle della strada comunale Sala-Vendemiassi si riattivò in modo accentuato un'ampia frana la cui progressiva evoluzione coinvolse in parte la strada e i primi rustici dell'abitato di Vendemiassi producendone la caduta o lesionandoli in modo grave; a valle della S.P. del Brallo in località Moiassi tutti i fabbricati presenti furono lesionati in modo grave. Tale nucleo abitato fu realizzato a partire dagli anni 60 in un'area dove la stessa denominazione «moiassa» nell'interpretazione locale è usata per indicare una zona interessata continuamente da ristagni d'acqua e da frane; in località Bersanino una frana localizzata appena a monte dell'abitato, pur essendo stata di limitate dimensioni, si sviluppò a ridosso di alcuni fabbricati rurali, uno dei quali fu danneggiato;

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nella zona occidentale dell'abitato di Cignolo in prossimità del bivio della vecchia strada per Castellaro si riattivò una vecchia frana in parte risanata e forestata; frana appena a valle dell'abitato di Casale Staffora in corrispondenza del rio Fontana; frana superficiale in località Casanova di sinistra a monte del cimitero sul versante del fosso di Cignolo, che interessò la vecchia strada interpoderale Cignolo-Casanova di sinistra; frana superficiale in località Casanova di sinistra a monte del cimitero sul versante del fosso di Cignolo, che interessò la vecchia strada interpoderale Cignolo-Casanova di sinistra; a monte dell'abitato di Negruzzo in direzione del fosso che scende sulla sinistra del paese, si verificò una frana che lesionò in modo grave un'abitazione ed alcuni rustici. in località Casanova Staffora nell'ottobre 1976 la piena del torrente Staffora provocò il crollo della spalla destra e di un'arcata del ponte sul torrente omonimo e furono distrutte per decine di metri le difese spondali poste a protezione dell'abitato. Danni simili si ebbero anche in corrispondenza del fosso Vendemiassi.

La dinamica di versante è marcata in tutto il territorio comunale soprattutto in relazione alla costituzione litologica delle formazioni affioranti e al loro assetto strutturale. Movimenti di massa sono diffusi su gran parte dei versanti e interessano talora antichi corpi di frana, che risultano spesso interessati da parziali riattivazioni del movimento. Gli accumuli presentano spesso dimensioni considerevoli (ciò in particolare per quanto riguarda i corpi di frana antichi) e le tipologie di movimento più frequenti sono per colata e per scorrimento. I movimenti gravitativi sono particolarmente diffusi nei versanti modellati nelle «Arenarie di Scabiazza» dove il generale dissesto presente è stato favorito, oltre che dalla naturale predisposizione di tale formazione essenzialmente argillosa e con assetto strutturale molto caotico, dalla presenza a monte delle unità calcareo-marnose («Calcari di M.Cassio» e «Calcari di M.Antola») stratificate e fratturate e quindi permeabili per fessurazione. In particolare poco a nord di Cignolo è presente un' estesa frana che si sviluppa per circa 800 m fino all'alveo del torrente Staffora e la cui origine è sicuramente da collegare al suddetto assetto geostrutturale; la nicchia di distacco è infatti posta all'incirca nella zona di contatto tra la formazione dei «Calcari di M.Antola» e la sottostante formazione delle «Arenarie di Scabiazza». Tra i dissesti più prossimi ai centri abitati sono da ricordare, per la loro estensione: la frana di tipo traslazionale a direzione NW-SE che si sviluppa all'incirca dalla strada comunale Sala-Vendemiassi fino all'alveo del torrente Staffora; il generale dissesto presente a valle della SP N°186 tra gli abitati di Sala e Moiassi (versante destro del torrente Staffora) e al perimetro del nucleo abitato di Cignolo (versante sinistro del torrente Staffora). Zone particolarmente instabili sono presenti inoltre tra gli abitati di Massinigo e Santa Margherita (versante destro del torrente Staffora).

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Nella zona meridionale del territorio, cioè dove affiorano esclusivamente i «Calcari di M.Antola», i dissesti franosi sia antichi che recenti (questi ultimi il più delle volte attivi o quiescenti) sono in gran parte collegati a elementi tettonici ed alle più recenti fasi di ringiovanimento dell'attività erosiva dei corsi d'acqua. In particolare le superfici di dislocazione tettonica sembrano aver espletato in passato, e presumibilmente anche in tempi recenti, una non trascurabile influenza su alcuni importanti movimenti di versante dell'area; a tale proposito, vista la relativa vicinanza al territorio in studio di strutture tettoniche sismogenetiche, come si dirà nel capitolo successivo, non si può escludere che eventi sismici abbiano in passato influito sull'evoluzione di alcune estese frane. I movimenti di versante che presentano evidenti connessioni con lineamenti strutturali sono le frane che coinvolgono parte del versante nordoccidentale di Costa Bagnolo, la più importante delle quali è responsabile della deviazione del Fosso del Segasso. In particolare è da segnalare, essendo prossima al complesso residenziale di Pian del Poggio, un' estesa paleofrana, il cui accumulo si estende per una lunghezza di circa 800 m, su un fronte di 400 m, fino al torrente Staffora dove è stato successivamente tagliato da quest'ultimo. Si tratta di una frana roto- traslazionale, la cui nicchia di distacco è evidenziata dalla parete sub-verticale posta immediatamente ad Est del punto di arrivo della seggiovia che da Pian del Poggio conduce alla vetta del M.Chiappo. Le zone boscate del corpo franoso si presentano attualmente stabili, mentre le aree prevalentemente adibite a pascolo e utilizzate nella stagione invernale come piste sciistiche sono interessate da locali riattivazioni della coltre superficiale. Inoltre il versante che dalla suddetta località scende sino a Casale Staffora rappresenta una delle aree maggiormente dissestate dell'intero settore meridionale, sia a causa del deflusso incontrollato delle acque sia per la presenza di diffusi movimenti di versante (colate di detrito e fenomeni di creep).

Nel quadro dei dissesti franosi che caratterizzano il margine meridionale del territorio sono da segnalare quelli che coinvolgono i versanti orientali di Pian dell'Armà e del M.Rotondo che presentano i caratteri di frane miste, in quanto i lineamenti geomorfologici indicano che il meccanismo originario è stato del tipo rototraslazionale, successivamente evolutosi in deformazione superficiale tipo creep. L'intero versante posto a nord-est del Passo del Giovà presenta le stesse problematiche, essendo interessato da alcune estese frane miste originatesi come scorrimenti rotazionali nella coltre di alterazione ed evolutesi successivamente come colate di materiali eluviali relativamente fini («earth flow»). Tali movimenti presentano generalmente delle riattivazioni stagionali, in concomitanza a intense precipitazioni e allo scioglimento delle nevi, che si manifestano sia sotto forma di lenti movimenti sia di rapide, ma limitate, colate di detrito. I versanti in sinistra orografica del torrente Staffora, soprattutto nel tratto a mezzacosta compreso tra Cegni e Negruzzo, presentano molteplici forme di dissesto.

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I movimenti gravitativi per lo più attivi presenti nei bacini del Fosso del Segasso e del Rio Maresassa sono in generale caratterizzati da scorrimenti traslativi di detrito, che coinvolgono esclusivamente la roccia alterata e decompressa superficiale, la cui causa innescante è da collegare allo scalzamento al piede provocato da fenomeni di ringiovanimento dei corsi d'acqua. I bacini dei Fossi dell'Isola, della Fontanella e di Cegni situati sul versante orientale del M.Boglelio sono invece essenzialmente caratterizzati da fenomeni di trasporto in massa tipo « debris flow », tipici dei versanti impostati su terreni a prevalente natura detritica grossolana e soggetti ad intensa erosione. In concomitanza di intense precipitazioni con conseguente rapida saturazione della coltre allentata e talora congiuntamente a scorrimenti traslativi di detrito («debris slides»), si innescano processi dotati di estrema rapidità e di elevata energia. Il risultato di queste periodiche colate di detrito misto ad acqua è la formazione di importanti coni di deiezione a superficie molto inclinata e privi di qualunque selezione del materiale. Particolare evidente date le dimensioni e la degradazione del bacino alimentatore è la conoide del Fosso dell'Isola che è stato responsabile in tempi storici del temporaneo sbarramento del torrente Staffora, con conseguente formazione di un bacino lacustre naturale. Tale lago ha influito sulla toponomastica locale (Ca’ del Lago e Mulino del Lago) e la sua esistenza è tuttora evidenziata da tracce morfologiche e litologiche rappresentate da piccoli lembi terrazzati di limi lacustri affioranti nelle località menzionate. A completamento della disamina dei dissesti sono da menzionare quelli che si riscontrano lungo l'alveo del torrente Staffora tra Fego e Pianostano, rappresentati in generale da modesti scorrimenti traslativi di detrito («debris slides») riconducibili alle colate tipo «debris flows» e da locali fenomeni di scivolamento di blocchi lapidei («rock slide») lungo gli interstrati argillosi. Molte aree interessate da dissesti nel periodo 1976-79 corrispondono a zone già note in passato per la loro forte instabilità; spesso alcune frane non sono altro che riattivazioni di antichi fenomeni franosi che in seguito alle eccezionali precipitazioni si sono notevolmente ampliate coinvolgendo aree limitrofe. Il confronto fra lo stato del dissesto precedente e quello attuale, caratterizzato da movimenti franosi che si presentano in condizioni di prevalente quiescenza, mostra una generale tendenza alla stabilizzazione dei fenomeni; in realtà tale situazione è da ritenersi temporanea legata principalmente alle condizioni climatiche degli ultimi anni (decisamente più favorevoli rispetto a quelle del periodo 1976-80) e per alcune aree all’effetto degli interventi di consolidazione eseguiti a partire dagli anni ottanta dalla Comunità Montana Oltrepo Pavese e dall'Amministrazione Provinciale. Le opere di bonifica eseguite hanno portato ad un indubbio miglioramento delle condizioni di stabilità anche se, allo stato attuale, non si può escludere un'instabilità potenziale ancora significativa soprattutto in rapporto alla "sicurezza urbanistica".

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7. CLASSIFICAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO E ASPETTI NORMATIVI

Il panorama legislativo in materia sismica è Zona 1 ag475 ≥ 0.25g stato profondamente trasformato dalle Zona 2 0.25 < ag475 ≤ 0.15g normative nazionali ovvero dall’ Ordinanza Zona 3 0.15 < ag475 ≤ 0.05g PCM n°3274/2003 che è entrata in vigore dal Zona 4 ag475 < 0.05g 25 ottobre 2005 data coincidente con la pubblicazione della prima stesura delle norme tecniche per le costruzioni. La riclassificazione sismica del territorio nazionale prevede che tutto il territorio sia classificato sismico definendo la Mappa di Pericolosità Sismica del Territorio Nazionale espressa in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi. In relazione alla pericolosità sismica, il territorio nazionale è stato suddiviso in quattro classi con livelli decrescenti di pericolosità in funzione a quattro differenti valori di accelerazione orizzontale massima al suolo ag475, ossia quella riferita al 50esimo percentile, ad una vita di riferimento di 50 anni e ad una probabilità di superamento del 10% riferiti a suoli rigidi con Vs30 > 800 m/s.

Nella Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n°3274 del 20 marzo 2003 e nella Delibera Regione Lombardia n°14964 del 7 novembre 2003 di recepimento della classificazione sismica riportata nella suddetta ordinanza, il comune di Santa Margherita di Staffora è inserito in zona sismica 3 (sismicità bassa). Per quanto riguarda la massima intensità macrosismica Imax (che rappresenta una misura degli effetti che il terremoto ha prodotto sull’uomo, sugli edifici e sull’ambiente) si fa riferimento alla classificazione del Gruppo Nazionale per la Difesa dei Terremoti GNDT. Per la Lombardia i valori dell’intensità macrosismica MCS sono indicati nella figura sottostante nonché elencati per ogni singolo comune nel database del GNDT.

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La pericolosità, la classificazione sismica e la una zona sismica territorialmente prefissata magnitudo di riferimento sono le seguenti (cioè alle zone sismiche 1, 2, 3, 4,) ma è Zona sismica zona 3 (sismicità bassa) definita sito per sito sulla base delle sue

0.15 < ag475 ≤ 0.05g coordinate e costruzione per costruzione.

Intensità macrosismica Imax = 7 Magnitudo M = 5

Si rammenta infine che la suddivisione del territorio nazionale in zone sismiche 1, 2, 3, 4 ai sensi della OPCM/3274/03 individua unicamente l’ambito di applicazione dei vari livelli di approfondimento in fase di pianificazione urbanistica/edilizia. Infatti secondo quanto prescritto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. 14 gennaio 2008 la determinazione delle azioni sismiche non è più valutata riferendosi ad

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8. PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE

La pericolosità sismica locale è stata valutata sulla base della metodologia indicata nell’allegato 5 della DGR/9/2616/2011. Tale metodologia prevede tre livelli di approfondimento in funzione della zona sismica di appartenenza e degli scenari di pericolosità sismica locale PSL. Considerando che il comune di Santa Margherira di Staffora ricade in zona sismica 3 in fase di pianificazione urbanistica è obbligatorio eseguire un’analisi di 1° livello su tutto il territorio comunale e di 2° livello negli scenari PSL Z3 e Z4 interferenti con l’urbanizzato e l’urbanizzabile ad esclusione delle aree inedificabili (Classe di fattibilità geologica IV).

8.1 Analisi di Primo Livello PSL

L’analisi di primo livello consiste in un approccio di tipo qualitativo, costituisce lo studio propedeutico ai successivi livelli di approfondimento ed è finalizzato alla definizione della pericolosità sismica locale PSL utilizzando la Tab.1 “Scenari di pericolosità sismica locale” dell’All.5 sotto riportata. In tal senso sul territorio comunale sono stati individuati i seguenti scenari di pericolosità sismica locale PSL (cfr. Tav. DP.G.04, DP.G.05 e DP.G.06).

Sigla SCENARIO PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE EFFETTI

Z1a Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi

Z1b Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti Instabilità

Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di frana

Zone con terreni di fondazione saturi particolarmente scadenti (riporti poco Z2 Cedimenti addensati, depositi altamente compressibili, ecc)

Z2b Zone con depositi granulari fini saturi Liquefazioni

Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete subverticale, bordo di cava, nicchia Z3a di distacco, orlo di terrazzo fluviale o di natura antropica) Amplificazioni topografiche Z3b Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo: appuntite - arrotondate

Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali e/o fluvio-glaciali granulari Z4a e/o coesivi

Zona pedemontana di falda di detrito, conoide alluvionale e conoide deltizio- Z4b Amplificazioni lacustre litologiche e Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o coesivi (compresi le coltri geometriche Z4c loessiche)

Z4d Zone con presenza di argille residuali e terre rosse di origine eluvio-colluviale

Zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi con caratteristiche fisico- Comportamenti Z5 meccaniche molto diverse differenziali

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Z1a zona caratterizzata da movimenti franosi attivi Z1b zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti Z1c zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di frana Z3a zona di ciglio H > 10 m Z3b zona di cresta rocciosa e/o cucuzzolo, appuntita o arrotondata Z4a zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali granulari e coesivi Z4b zona di conoide alluvionale Z4d zona di versante con presenza di prevalenti depositi argillosi di origine eluvio-colluviale

8.2 Analisi di Secondo Livello

Negli scenari PSL Z3 e Z4 interferenti con i principali centri abitati è stata effettuata una verifica di 2° livello utilizzando la procedura descritta al paragrafo 2.2 dell’Allegato 5 alla DGR/9/2616/2011. Tale procedura in relazione alle caratteristiche litologiche, morfologiche, geotecniche e sismiche permette una valutazione semiquantitativa degli effetti di amplificazione sismica attesi attraverso la definizione del fattore di amplificazione Fa, valutando il grado di protezione raggiunto dalla normativa vigente nel tenere in considerazione gli effetti sismici. Gli effetti di amplificazione sismica locale sono rappresentati dall’insieme delle modifiche in ampiezza, durata e contenuto in frequenza che un moto sismico può subire durante l’attraversamento degli strati di terreno sovrastanti la formazione rocciosa di base (bedrock) a causa dell’interazione delle onde sismiche con le particolari condizioni locali. Gli effetti di amplificazione sono di due tipi, topografico e litologico e possono essere contemporaneamente presenti nello stesso sito. In corrispondenza dei centri abitati del comune di Santa Margherita di Staffora i possibili effetti di amplificazione sismico sono solo di tipo litologico. Gli effetti di amplificazione litologica: si verificano quando le condizioni locali sono rappresentate da morfologie sepolte (bacini sedimentari, chiusure laterali, corpi lenticolari, eteropie ed interdigitazioni, gradini di faglie ecc.) e da particolari profili stratigrafici costituiti da litologie con determinate proprietà meccaniche. Gli effetti di amplificazione sismica locale che consistono come detto precedentemente nella valutazione del fattore di amplificazione sismica Fa sono stati definiti negli scenari PSL Z4a Z4b e Z4d. La metodologia utilizzata ed i risultati conseguiti sono sinteticamente illustrati nei successivi paragrafi.

8.2.1 Amplificazione litologica (Z4a, Z4b e Z4d)

La valutazione del fattore di amplificazione dovuto agli effetti litologici è stata eseguita per gli abitati ricadenti negli scenari Z4 ricostruendo quello che potrebbe essere il più probabile andamento della velocità delle onde di taglio VS con la profondità e confrontandolo con quello riportato nelle schede litologiche fornite dalla Regione Lombardia.

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L’andamento della velocità delle onde di taglio VS è stato definito essenzialmente sulla base delle caratteristiche litostratigrafiche del sottosuolo utilizzando i dati esistenti. In particolare sono stati utilizzati sondaggi a carotaggio continuo, trincee esplorative, e indagini sismiche a rifrazione. In funzione della litologia prevalente presente nel sito, del gradiente di velocità VS delle onde di taglio e del gradiente del peso di volume naturale con la profondità si è scelto l'abaco di riferimento e sulla base dello spessore e della velocità VS dello strato superficiale si sceglie la curva più appropriata per la valutazione del valore di Fa nell’intervallo 0.1 - 0.5 s. Nel caso il valore di VS dello strato superficiale risulti pari o superiore ad 800 m/s non si applica la procedura semplificata per la valutazione del Fa in quanto l'amplificazione litologica attesa è nulla (Fa = 1). Il periodo proprio del sito necessario per l’utilizzo dell'abaco di correlazione è stato calcolato considerando tutta la stratigrafia fino alla profondità in cui il valore della velocità VS è uguale o superiore a 800 m/s utilizzando la seguente equazione dove hi e vsi sono rispettivamente lo spessore e la velocità dello strato i-esimo del modello.

4 hi i 1,N T vsi hi i 1,N hi i 1,N

Come per l’amplificazione topografica, i valori di Fa così ottenuti sono utilizzati per valutare il grado di protezione raggiunto al sito dall’applicazione della normativa sismica vigente. La valutazione del grado di protezione viene effettuata in termini di contenuti energetici, confrontando il valore di Fa ottenuto dalle schede di valutazione con un parametro di analogo significato definito come “valore soglia” calcolato per ciascun comune della Lombardia dal Politecnico di Milano. Per il comune di Santa Margherita di Staffora i valori soglia del fattore di amplificazione Fa indicati dalla Regione Lombardia per edifici bassi, regolari e rigidi (periodo 0.1÷0.5 sec) e per edifici alti e flessibili (periodo 0.5÷1.5 sec) considerando diverse categorie di sottosuolo, sono indicati nella tabella sottostante.

Valori soglia Fa per il periodo compreso 0.1÷0.5 sec Suolo B Suolo C Suolo D Suolo E 1.4 1.9 2.2 2.0 Valori soglia Fa per il periodo compreso 0.5÷1.5 sec Suolo B Suolo C Suolo D Suolo E 1.7 2.4 4.2 3.1

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La procedura prevede di calcolare Fa con le schede di valutazione e di confrontarlo con il corrispondente valore di soglia, considerando una variabilità di +0.1 che tiene conto della variabilità del valore di Fa ottenuto. Si possono presentare due situazioni:

1. il valore di Fa determinato tramite scheda è inferiore al valore soglia corrispondente: la normativa è da considerarsi sufficiente a tenere in considerazione anche i possibili effetti di amplificazione litologica del sito e quindi si applica lo spettro previsto dalla normativa.

2. il valore di Fa determinato tramite scheda è superiore al valore soglia corrispondente: la normativa è insufficiente a tenere in considerazione i possibili effetti di amplificazione litologica e quindi è necessario in fase di progettazione edilizia, o effettuare analisi più approfondite oppure utilizzare lo spettro di norma caratteristico della categoria di suolo superiore.

Nei paragrafi successivi vengono indicate le analisi eseguite ed i risultati ottenuti per i principali abitati ricadenti negli scenari Z4.

8.2.2. Casanova di destra (Z4a) e Pianostano (Z4b)

L’abitato di Casanova di destra è interamente impostato, ad esclusione dei fabbricati di recente costruzione, sui depositi alluvionali del torrente Staffora costituiti da ghiaie, ciottoli e blocchi poligenici non gradati, con frazione fine irregolare potenti fino a 8÷10 m. Tali coltri sono caratterizzate da una buona permeabilità ed ospitano una falda freatica collegata a quella di subalveo con forti escursioni stagionali. Le caratteristiche geotecniche sono variabili in funzione soprattutto della granulometria, del grado di addensamento e della percentuale di fino presente, ma comunque risultano complessivamente discrete. I suddetti terreni ricoprono il substrato roccioso appartenente alla formazione geologica delle “Arenarie di Scabiazza”. Considerando che lo spessore dei terreni di copertura non è superiore a 20 m, sulla base di quanto indicato nelle NTC/2008 al suddetto assetto litostratigrafico si può attribuire la categoria di sottosuolo E (Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, giacenti su di un substrato di materiale più rigido con Vs30 > 800 m/s). Il nucleo abitato di Pianostano è modellato nei depositi di conoide interdigitali con quelli alluvionali del torrente Staffora. I depositi di conoide sono litologicamente costituiti da frammenti e blocchi lapidei eterometrici immersi in una matrice prevalentemente limosa-argillosa, spesso preponderante rispetto alla componente grossolana. Potendo considerare in prima approssimazione gli elementi detritici ininfluenti sul comportamento geotecnico complessivo, tali depositi risultano caratterizzati da parametri fisico-meccanici tipici di terreni coesivi rimaneggiati ed alterati e pertanto definiti da valori generalmente scadenti e solo localmente mediocri.

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Il substrato roccioso su cui si appoggiano i suddetti depositi alluvionali è rappresentato dalla formazione geologica dei ”Calcari di M.Antola”. Considerando anche per questi depositi uno spessore non è superiore a 20 m, al suddetto assetto litostratigrafico si può attribuire la categoria di sottosuolo E. In relazione alle caratteristiche litologiche sopra descritte e considerando una velocità media delle onde di taglio VS di 200 m/s sino a 4÷5 m di profondità di 300 m/s da 5 a 10 m e di 800 m/s oltre 10 m si è utilizzato come scheda di riferimento la Litologia limoso-argillosa tipo 1 (cfr. Fig. 1).

Fig.1 Scheda litologia limoso argillosa tipo 1

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Successivamente dopo aver riportato i valori delle onde di taglio VS nell’apposito diagramma per verificarne la congruità con il campo di validità della scheda di riferimento, in funzione della velocità

VS dello strato superficiale e del suo spessore, è stata selezionata la curva più appropriata per la valutazione del fattore di amplificazione Fa nell’intervallo 0.1s-0.5s attraverso la matrice di Fig. 2.

Utilizzando il grafico T-Fa 0.1-0.5 riportato nelle figura 1 il periodo proprio di vibrazione del sito T, calcolato fino alla profondità in cui il valore della velocità VS è uguale o superiore a 800 m/s, è pari a 0.17 s. Dopo aver determinato il valore del periodo proprio di vibrazione del sito T, il valore di Fa relativo all’intervallo 0.1s < T < 0.5s è stato calcolato con la seguente relazione:

2 Fa0.1-0.5 = -18.7T + 11.5T + 0.39 = 1.8

Fa0.1-0.5 (1.8) < Fa normativa (2)

Il valore di Fa calcolato risulta pertanto inferiore al valore di soglia fornito dalla Regione Lombardia, quindi la normativa nazionale risulta sufficientemente cautelativa nei confronti dei fenomeni di amplificazione sismica locale.

Fig.2 Litologia limoso-argillosa tipo 1

Matrice per individuare, in base al colore, la curva di riferimento per il calcolo di Fa

sulla base della profondità del primo strato e della relativa VS

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8.2.3 Bersanino, Sala, Vendemiassi, Massinigo, Santa Margherita, Casanova di sinistra, Fego, Cegni, Negruzzo, Casale, Pian del Poggio (Z4d)

Gli abitati di Bersanino, Sala, Vendemiassi, Massinigo, Santa Margherita, Casanova di sinistra, Fego, Cegni, Negruzzo, sono modellati su una coltre detritica eluvio/colluviale prevalentemente argillosa caotica di colore grigio-nocciola e/o grigio scuro, con spessore medio variabile da 3÷6 m (localmente 8÷9 m), inglobante numerosi frammenti e blocchi litoidi di natura arenacea e calcareo- marnosa della formazione originaria. Le proprietà geotecniche sono scadenti con alta plasticità, ridotta resistenza al taglio e permeabilità bassa o molto variabile per l'influenza del grado di fessurazione e/o della percentuale di detrito presente. Il substrato roccioso è rappresentato per gli abitati di Vendemiassi, Massinigo, Casanova di sinistra e dalle Arenarie di Scabiazza ovvero da un complesso marnoso-argilloso-arenacea e per gli abitati di Fego, Casale Staffora, Pian del Poggio, Negruzzo e Cegni dalla formazione geologica dei calcari di M.Antola. Al suddetto assetto litostratigrafico si può attribuire cautelativamente la categoria di sottosuolo E (Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, giacenti su di un substrato di materiale più rigido con Vs30 > 800 m/s). Il “valore soglia” del fattore di amplificazione Fa per il periodo 0.1÷0.5 sec è quindi pari a 2. Alla coltre eluvio-colluviale si può attribuire una velocità media delle onde di taglio

VS dell’ordine di 200 m/s. Come scheda di riferimento si può fare riferimento a quella per le litologie prevalentemente limose-argillose tipo 1. Utilizzando la metodologia descritta al paragrafo precedente si ottiene un periodo proprio del sito T = 0.1 s e il seguente valore del fattore di amplificazione:

2 Fa0.1-0.5 = - 18.7T + 11.5T + 0.39 = 1.35

Fa0.1-0.5 (1.35) < Fa normativa (2)

Per le aree urbanizzate sopra descritte gli scenari di pericolosità sismica locale PSL, la categoria di sottosuolo considerato, i valori Fa di soglia comunale forniti dalla Regione Lombardia (che considera gli effetti dovuti alle amplificazioni litologiche) e del coefficiente di amplificazione topografica ST (che considera gli effetti di amplificazione topografica) indicato nelle NTC/2008 e la risposta sismica dei terreni espressa dal fattore di amplificazione Fa (Fa calcolato per il periodo 0.1÷0.5 sec), sono riassunti nella tabella sottostante. In conclusione per gli abitati Bersanino, Sala, Casanova destra, Vendemiassi, Massinigo, Santa Margherita, Casanova sinistra, Cegni, Fego, Pianostano, Negruzzo, Casale Staffora e Pian del Poggio in fase progettuale non sarà necessario eseguire l’approfondimento del 3° livello ma solo una verifica del superamento del valore soglia Fa riapplicando il metodo del 2° livello utilizzando un modello litologico/geofisico del sottosuolo di maggior dettaglio.

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Area urbanizzata PSL Categoria sottosuolo Fa 0.1-0.5s Casanova destra Z4a E 1.8

Pianostano Z4b E 1.8

Sala E 1.35

Bersanino E 1.35

Vendemiassi E 1.35

Massinigo E 1.35

Santa Margherita E 1.35

Casanova sinistra Z4d E 1.35

Cegni E 1.35

Fego E 1.35

Negruzzo E 1.35

Casale Staffora E 1.35

Pian del Poggio E 1.35

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9. LIMITAZIONI D’USO DEL TERRITORIO DERIVANTI DA NORMATIVE E PIANI SOVRAORDINATI DI CONTENUTO IDROGEOLOGICO, IDRAULICO E GEOLOGICO

Nel territorio comunale sono presenti i vincoli di difesa del suolo, idrogeologi, idraulici e geologici derivanti dai seguenti piani sovraordinati e normative regionali e nazionali (cfr. Tav. DP.G.07, DP.G.08, DP.G:09).

Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Bacino del F. Po PAI (D.P.C.M. 24 maggio 2001) attuato dall’Autorità di Bacino del fiume Po ai sensi della Legge 183/89. Nell’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici il territorio comunale di Santa Margherita di Staffora ricade nei Fogli 196 sez. I Brallo di Pregola e 196 Sez.II-Goreto. Nel foglio 196 Sez.I Brallo di Pregola sono presenti due aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato PS/276 indicata con il codice 081-LO-PV Bersanino versante Sala e 082-LO-PV Cignolo. Nel comune sono inoltre individuati un’area a pericolosità molto elevata per esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio Ee in corrispondenza del torrente Staffora nel tratto Bersanino-Fego e diverse frane attiva Fa e aree di frana attiva non perimetrate cartografate con un punto. Essendo il comune di Santa Margherita di Staffora inserito nell’allegato 13 - Tabella 1 – alla DGR XI/2616/2011 tra i comuni che non hanno ancora avviato la verifica di compatibilità di cui all’art.18, comma 2 delle N.d.A. del PAI, nell’ambito dello studio geologico per il PGT è stato aggiornato il quadro del dissesto originario indicato nei fogli 196 sez. I Brallo di Pregola e Sez.II Goreto ad esclusione delle aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato PS267 (che sono rimaste invariate) con il nuovo riportato nella Tav. DP.G.13 dal titolo “Carta del dissesto con legenda uniformata a quella del PAI”. individuando frane attive Fa, quiescenti Fq e stabilizzate Fs e aree di esondazione e dissesto morfologico di carattere torrentizio con pericolosità molto elevata Ee, elevata Eb e moderata Em. In merito alle limitazioni d’uso le aree Fq e Eb sono state inserite in classe quattro di fattibilità geologica con norma più restrittiva di quella dell’art.9 comma 6 delle N.d.A. del PAI.

Salvaguardia della qualità delle acque sotterranee destinate al consumo umano. Per le sorgenti e il pozzo (frazione Sala) ad uso idropotabile presenti nel territorio comunale, data l’assenza di una individuazione più precisa con i metodi idrogeologico o temporale, ai sensi del comma 6 dell’art. 94 del D.lgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale” la zona di rispetto ZR è stata definita il “criterio geometrico”ed è costituita, per le sorgenti da una porzione di cerchio di raggio pari a 200 m con centro nel punto di captazione che si estende idrogeologicamente a monte dell’opera di presa ed è delimitata verso valle dall’isoipsa passante per la captazione e per il pozzo, da un cerchio di raggio pari a 200 m con centro nel punto di captazione.

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PS/267 - 081-LO-PV Bersanino versante Sala

Nella zona di rispetto ZR sono vietati l'insediamento dei centri di pericolo e lo svolgimento delle attività ritenute pericolose per la possibile contaminazione delle acque sotterranee riportati al comma 4 dell’art.94.

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PS/267 - 082-LO-PV Cignolo

Per quanto riguarda la zona di tutela assoluta ZTA si adotta quanto prescritto dal comma 3 dell’art.94 ovvero si assume come ZTA l'area immediatamente circostante l'opera di captazione avente raggio pari a 10 m dal punto di captazione la quale deve essere adeguatamente protetta nonché adibita esclusivamente a opere di captazione e ad infrastrutture di servizio, quindi all’interno della ZTA è vietata ogni attività di qualsiasi genere. Nelle zone di rispetto ZR e ZTR ai sensi del comma 5 dell’art.96 per gli insediamenti e le attività preesistenti di cui al comma 4 ove possibile, ad eccezione delle aree cimiteriali, devono essere adottate le misure per il loro allontanamento e in ogni caso deve essere garantita la loro messa in sicurezza. Nella zona di rispetto ZR ai sensi del comma 5 dell’art.94, le fognature, l’edilizia residenziale e le relative opere di urbanizzazione, le opere viarie, ferroviarie e in genere le infrastrutture di servizio, le pratiche agronomiche e i piani di utilizzo di cui alla lettera c) del comma 4, sono normati dalla DGR/VII/12693/2003 “D.lgs. 11 maggio 1999, n°152 e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano”.

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Polizia Idraulica Reticolo Idrico Principale Regio Decreto n°523 del 1904 “Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie” Per il torrente Staffora, il fosso Vendemiassi e il torrente Montagnola valgono le prescrizioni e i vincoli imposti dagli artt. 59, 96, 97, 98. nonché le successive disposizioni regionali in materia indicate nella DGR/VII/7868/2002 “Determinazione del reticolo idrico principale. Trasferimento delle funzioni relative alla polizia idraulica concernenti il reticolo idrico minore come indicato dall’art.3 comma 114 della L.R. 1/2000 – Determinazione dei canoni di polizia idraulica”, nella DGR/VII/13950/2003 “Modifica della DGR 25 gennaio 2002 n°7/7868” e nel DDG/8943/2007 “Linee guida di Polizia Idraulica”. In particolare ai sensi dall’art. 96 comma f) è imposta una fascia di rispetto idraulico di ampiezza 10 m. Il limite di 10 m è misurato, sulla base della giurisprudenza moderna, a partire dal piede arginale esterno o in assenza di argini, dalla sommità della sponda incisa superiore. All’interno della fascia di 10 m è vietata qualsiasi forma di edificazione anche di tipo temporaneo e qualsiasi attività di trasformazione dello stato dei luoghi che modifichi l’assetto morfologico, idraulico, idrogeologico ed ambientale.

Geositi Pianto Territoriale Regionale PTR approvato con DGR n°8/6447 del 16 gennaio 2008 I geositi sono ambiti di natura geologica in senso generale per la tutela e la valorizzazione del territorio individuati nella tavola D del PTR e nell’elenco dell’allegato 14 della DGR/IX/2616/2011. Nel comune di Santa Margherita di Staffora è stato individuato un geosito identificato con il numero 182 al confine con il comune di Bobbio (PC) lungo la S.P. n°89.

Nome Valore di interesse scientifico Livello territoriale di interesse

Deformazioni polifasiche geologia strutturale regionale (Passo Scaparina)

Per questo sito ai sensi del comma 3 dell’art.22 delle Norme del PTR sono da escludere tutti gli interventi che possano alterarne o compromettere l’integrità e la riconoscibilità causando sbancamenti o movimenti terra significativi, introduzione di elementi di interferenza visuale, cancellazione dei caratteri specifici.

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10. FATTIBILITA GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO

La Carta della Fattibilità Geologica delle azioni di piano (DP.G.14÷DP.G.28) facente parte sia del documento di piano che del piano delle regole, riporta una zonizzazione del territorio secondo aree omogenee per pericolosità geologica, idrogeologica e idraulica e rappresenta insieme alle Norme Geologiche di Piano il quadro di riferimento per le scelte di natura urbanistica a scala comunale e sovracomunale. La carta della fattibilità geologica delle azioni di piano è stata redatta alla stessa scala dello strumento urbanistico ovvero a scala 1:5.000 per l’intero territorio comunale e a scala 1:2.000 per le principali frazioni. Come previsto dal punto 3.1 della DGR/IX/2616/2011 la cartografia di fattibilità è stata prodotta anche in scala 1:10.000 utilizzando come base cartografica la Carta Tecnica Regionale CTR al fine di consentire l’aggiornamento del mosaico della fattibilità contenuto nel SIT (Tav.DP.G.29).

Al fine di garantire omogeneità e obiettività nelle valutazioni di merito tecnico per la realizzazione della cartografia di fattibilità sono previste modalità standardizzate di assegnazione della classe agli ambiti omogenei per pericolosità. La carta di fattibilità viene desunta dalla carta di sintesi e dalla carta dei vincoli attribuendo un valore di classe di fattibilità a ciascun poligono. Al mosaico della fattibilità sono state sovrapposte con apposito retino trasparente gli scenari di pericolosità sismica locale PSL individuati secondo le modalità descritte al Cap.6. Nell’ambito dell’azzonamento sono state recepite “tal quale” le aree a Rischio Idrogeologico Molto Elevato indicata nel PAI - Atlante dei rischi idraulici e idrogeologi con la sigla 081-LO-PV Bersanino versante Sala e 082-LO-PV Cignolo suddivise in Zona 1 e Zona 2.

Non avendo il comune di Santa Margherita di Staffora avviato l’iter previsto dall’Art.18 comma 4 delle N.d.A. del PAI (vedi Tab.1 All. 13 della DGR/IX/2616/2011 “Individuazione dei comuni compresi nella DGR 11 dicembre 2001 n°7/7365 e nella DGR 22 dicembre 2005, n°8/1566 che non risulta concluso l’iter di cui all’art. 18 delle N.d.A. del PAI) è stato aggiornato ad esclusione dell’area PS/267, il quadro del dissesto originario indicato nei Fogli 196 sez. I Brallo di Pregola e 196 Sez.II-Goreto con il nuovo riportato nella Tav. DP.G.13 dal titolo “Carta del dissesto con legenda uniformata a quella del PAI” individuando frane attive Fa, quiescenti Fq, stabilizzate Fs, aree di esondazione e dissesto morfologico di carattere torrentizio con pericolosità molto elevata Ee, elevata Eb, moderata Em e aree di conoide. Cn. Per l’attribuzione della classe di fattibilità alle suddette tipologie di dissesto sono state utilizzate le correlazioni indicate nelle tabelle 2 e 3 della DGR/IX/2616/2011 come riportato nella tabella sottostante.

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Voci legenda PAI Classe di fattibilità geologica

Fa Classe IV

Fq Classe IV

Fs Classe III/IV

Ee Classe IV

Eb Classe IV

Em Classe III

Cn Classe III

PS/267 zona 1 Classe IV

PS/267 zona 2 Classe III

Per la stesura della carta di fattibilità geologica delle azioni di piano si sono utilizzate le classi di fattibilità indicate al paragrafo 3.1 della DGR/IX/2616/2011. In relazione al rischio geomorfologico/idraulico/idrogeologico il territorio comunale risulta abbastanza penalizzato e di conseguenza non è stata utilizzata la classe di fattibilità I “Fattibilità senza particolari limitazioni” e la classe II “Fattibilità con modeste limitazioni” è stata limitata solo a poche aree. Per l’azzonamento geologico della quasi totalità del territorio comunale sono state quindi utilizzate solo le classi di fattibilità geologica III “Fattibilità con consistenti limitazioni” e IV “Fattibilità con gravi limitazioni”. La classe IV rappresenta le condizioni di rischio più elevato mentre la classe III esprime situazioni di rischio controllabile con prescrizioni ed adeguati criteri tecnico-costruttivi. Per le classi III e IV sono state individuate le seguenti sottoclassi:

SOTTOCLASSE IIIA aree non urbanizzate e aree edificate con pendenza minore di 15°÷20° impostate in coltri eluvio-colluviali a componente argillosa prevalente e con assetto geomorfologico e idrogeologico che limita e vincolano la trasformazione d’uso del suolo in senso edificatorio e infrastrutturale. Nelle aree urbanizzate l’edificazione dei lotti interclusi richiede una dettagliata valutazione delle condizioni geomorfologiche circostanti e delle caratteristiche geotecniche/idrogeologiche dei terreni di fondazione SOTTOCLASSE IIIB aree non urbanizzate con pendenza compresa tra 20° e 30° e solo localmente maggiore di 30° dove il substrato roccioso è sub-afforante o è ricoperto da una coltre detritica-argillosa di non eccessivo spessore SOTTOCLASSE IIIC fascia di rispetto, di conservazione e di tutela idrogeologica, idraulica e ambientale dell’area alluvionale in sinistra del torrente Staffora tra il ponte di Casanova e quello di Fego esterna all’area a rischio idraulico Ee e/o Eb

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SOTTOCLASSE IIID area coinvolgibile da fenomeni di esondazione e/o di dissesto di carattere

torrentizio con pericolosità media o moderata (Em) e caratterizzata da bassa soggiacenza della falda acquifera posta in destra del torrente Staffora in corrispondenza dell’abitato di Bersanino. SOTTOCLASSE IIIE Zona 2 area a Rischio Idrogeologico Molto Elevato 081-LO-PV Bersanino versante Sala e 082-LO-PV Cignolo dove sono esclusivamente consentiti gli interventi previsti dall’Art.50 comma 3 delle N.d.A. del PAI. SOTTOCLASSE IVA aree individuate come frane attive Fa dove sono esclusivamente consentiti gli interventi indicati al comma 2 dell’Art.9 delle N.d.A. del PAI SOTTOCLASSE IVB aree individuate come frane quiescenti Fq dove sono si dovranno applicare norme più restrittive di quelle dell’Art.9 comma 3 delle N.d.A. del PAI SOTTOCLASSE IVC Zona 1 area a Rischio Idrogeologico Molto Elevato 081-LO-PV Bersanino versante Sala e 082-LO-PV Cignolo, dove sono esclusivamente consentiti gli interventi previsti dall’Art.50 comma 1 e 2 delle N.d.A. del PAI SOTTOCLASSE IVD aree non incluse nella perimetrazione PAI (cioè non identificate come Fa, Fq, Ee, Eb) in alcuni casi anche boscate, caratterizzate da una elevata pericolosità a causa delle particolari condizioni geomorfologiche, reostatiche attuali e/o pregresse, idrogeologiche e idrauliche dell’area stessa e della zona circostante SOTTOCLASSE IVE aree coinvolgibili da esondazioni e fenomeni di dissesto idraulico di carattere torrentizio con pericolosità molto elevata Ee dove sono elusivamente consentiti gli interventi previsti al comma 5 dell’Art.9 delle N.d.A. del PAI SOTTOCLASSE IVF area coinvolgibile da esondazioni e fenomeni di dissesto idraulico di carattere torrentizio con pericolosità elevata Eb con norma più restrittiva di quella dell’Art.9 comma 6 delle N.d.A. del PAI. SOTTOCLASSE IVG fascia di rispetto idraulico di ampiezza 10 m del torrente Staffora, (codice PV026), fosso di Vendemiassi (codice PV 034) e torrente Montagnola (codice PV 035) appartenenti al reticolo idrografico principale RIP, ai sensi dall’art. 96 comma f) del Regio Decreto n°523 del 1904 “Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie” SOTTOCLASSE IVH fascia di rispetto idraulico di ampiezza 10 m dei corsi d’acqua appartenenti al reticolo idrografico minore RIM di competenza comunale SOTTOCLASSE IVI fascia di rispetto idraulico di ampiezza 6 m dei corsi d’acqua secondari non appartenenti al reticolo idrografico minore RIM

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Le prescrizioni per ogni singola classe di fattibilità e gli approfondimenti da prevedere sia per la richiesta del titolo abilitativo edilizio comunale che per le successive fasi progettuali sono riportate nelle “Norme Geologiche di Piano” a cui si rimanda. Le carte della fattibilità geologica per le azioni di piano DP.G.14, DP.G.15, DP.G.16, DP.G.17, DP.G.18, DP.G.19, DP.G.20, DP.G.21, DP.G.22 e DP.G.23, DP.G.24, DP.G.25, DP.G.26, DP.G.27, DP.G28 e le Norme Geologiche di Piano sono parti integranti del PGT in quanto costituiscono i documenti di base e di riferimento delle scelte progettuali dello stesso Piano di Governo del Territorio; per la loro modifica sarà sempre necessario adottare la procedura tecnico-amministrativa prevista per le varianti urbanistiche. Senza apposita variante urbanistica, l’amministrazione comunale, dopo aver eseguito adeguate verifiche geologiche/geotecniche/idrauliche puntuali su basi cartografiche di maggior dettaglio, potrà effettuare, con delibera di giunta o di consiglio o con altro atto pubblico che la stessa stabilirà, solo eventuali piccole rettifiche del limite che definisce il perimetro delle classi di fattibilità geologica II, III e IV sopra elencate. Tali eventuali piccole rettifiche non costituiscono difformità con l’azzonamento, ma anzi un miglioramento dello stesso in quanto i limiti tra le diverse classi indicati nelle carta della fattibilità geologica, oltre che essere stati tracciati direttamente nel corso di rilevamenti di campagna e di esami fotointerpretativi sulla base delle curve di livello e di riferimenti visivi, sono da ritenersi non assoluti e non devono essere considerati come un confine fisico netto, bensì come una fascia di transizione tra zone con diverso rischio geomorfologico/idraulico. Per qualsiasi intervento edilizio, urbanistico o infrastrutturale da realizzarsi nel comune di Santa Margherita di Staffora si dovranno pertanto rispettare le prescrizioni per ogni singola classe di fattibilità geologica indicate nelle Norme Geologiche di Piano. Lo studio specialistico previsto dalle Norme geologiche di Piano per ogni singola classe di fattibilità geologica, non rappresenta e non sostituisce, anche se può comprendere, la relazione geologica e la relazione geotecnica prescritta dal D.M. 14 gennaio 2008 “Norme tecniche per le costruzioni” (indicato per brevità nelle presenti norme con la sigla NTC/2008) sia per gli interventi pubblici che per quelli privati (§ 6.1.1 e 6.1.2) a supporto di progetti inerenti:

opere di fondazione opere di sostegno opere in sotterraneo opere e manufatti di materiali sciolti naturali fronti di scavo miglioramento e rinforzo dei terreni e degli ammassi rocciosi opere finalizzate al consolidamento dei terreni interessati opere esistenti stabilità dei pendii discariche controllate e depositi inerti

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la fattibilità di opere che hanno riflessi su grandi aree (comprendenti: nuovi insediamenti urbani civili o industriali; ristrutturazione di insediamenti esistenti, reti idriche e fognature urbane e reti di sottoservizi di qualsiasi tipo, strade. ferrovie ed idrovie, aeroporti bacini idrici artificiali e sistemi di derivazione da corsi d’acqua, sistemi di impianti per l’estrazione di liquidi o gas dal sottosuolo, bonifiche e sistemazione del territorio)

Gli aspetti applicativi delle indagini geologiche/geotecniche previste ai § 6.1.1 e 6.1.2 delle NTC/2008, sono riportati nella Circolare 2 febbraio 2009 n°617 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “Istruzioni per l’applicazione delle NTC/2008” (indicata nel seguito con la sigla CIRC/2009) la quale prevede le seguenti relazioni specialistiche (§ C 10.1, punto 5.1):

1. relazione geologica sulle indagini, caratterizzazione e modellazione geologica del sito (§6.2.1 delle NTC/2008 e § C6.2.1 della CIRC/2009) 2. relazione geotecnica sulle indagini, caratterizzazione e modellazione del volume significativo di terreno (§6.2.2 delle NTC/2008 e §6.2.2 della CIRC/2009) 3. relazione sulla modellazione sismica riguardante la “pericolosità sismica di base” del sito di costruzione (§3.2 delle NTC/2008 e §C3.2 della CIRC/2009).

La pericolosità sismica di base e la definizione delle categorie sismiche di sottosuolo (relazione sulla modellazione sismica) in casi in cui non sono previsti specifici studi di risposta sismica locale, potranno essere eventualmente contenuti all’interno della relazione geologica. I contenuti delle relazioni specialistiche sono rapportate alle tre fasi distinte in cui si articola un progetto di ingegneria secondo la normativa nazionale: preliminare, definitivo ed esecutivo. In tutte le tre fasi progettuali dovranno essere presenti una relazione geologica e una relazione geotecnica. Nel caso di lavori privati le tre fasi possono eventualmente essere compendiate in una fase unica.

Voghera, maggio 2012

Dr. Geol. Giorgio NEGRINI Iscrizione Ordine Geologi della Lombardia n°585

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