Lo strappo del Meeting Cl non invita i Cinquestelle “Rifiutano il dialogo” di Paolo Rodari in “la Repubblica” del 12 agosto 2018 Il Meeting di Rimini si apre domenica 19 agosto con un dato politico che non ha precedenti: l’assenza di esponenti della fetta maggioritaria del governo in carica. Non c’è nessuno dei 5 Stelle, il Movimento che è uscito dalle scorse politiche come primo partito italiano. Alla kermesse dove il trasversalismo è sempre stato di casa non c’è posto per coloro che hanno fatta propria la migliore performance elettorale. Fu nel 1980 che il Meeting infranse un tabù, quello secondo cui la cultura e l’arte devono avere luoghi e tempi diversi da quelli della politica. Da quel momento i ciellini, anche accettando il rischio d’essere tacciati d’opportunismo, diedero parola a esponenti di estrazione differente: i presidenti Francesco Cossiga (nel 1991) e Oscar Luigi Scalfaro (nel 1993), prima di loro i vari Andreotti, Forlani, Fanfani, De Michelis, Spadolini, Martelli, Sbardella. Più recentemente, l’apertura di credito a Berlusconi, senza omettere di invitare Prodi, D’Alema, Veltroni e Bersani. Così fino all’anno scorso quando il Meeting si aprì con un messaggio di Sergio Mattarella e in fiera arrivarono il premier Gentiloni e diversi ministri del suo governo, espressione dei due vecchi poli. E oggi? Qualcosa è cambiato. Per Eugenio Andreatta, portavoce del Meeting, la scelta di non invitare nessuno dei 5 Stelle è stata inevitabile. Dice: «Il Meeting dialoga con tutti, purché al dialogo si sia interessati. Il blitz di Mattia Fantinati di tre anni fa, invece, non fu l’atteggiamento di chi vuole il dialogo. Le sue parole furono la presa di posizione ufficiale dei 5 Stelle, perché nessuno del loro Movimento disse che Fantinati parlava a titolo personale. Per ora le cose stanno così, nella speranza che il futuro sia diverso. Non abbiamo pregiudizi verso nessuno, qui le porte sono aperte per tutti». Agosto 2015. Sul palco di Rimini salì Fantinati, forte di una frequentazione dell’Intergruppo per la Sussidiarietà, l’iniziativa bipartisan voluta nel 2003, su sollecitazione di Giorgio Vittadini, da sette deputati e una senatrice (fra loro Lupi, Alfano, e Bersani) uniti dalla volontà di creare occasioni di confronto sul tema della sussidiarietà. Per Fantinati, oltre a una amicizia con Raffaello Vignali, ex tesoriere di Ncd vicino a Cl, parlavano alcuni paragrafi del suo libro Onestà! Onesta! (Este Edition) non distanti dalla sensibilità dello stesso Intergruppo. Nessuno si aspettava le parole di fuoco che una volta sul palco l’ingegnere veronese dedicò a Cl: «Sono qui onestamente – disse – per denunciare come Comunione e liberazione, la più potente delle lobby italiane, abbia trasformato l’esperienza spirituale e morale in un paravento di interessi personali, finalizzati sempre e comunque a denaro e potere». Un giudizio che piombò come una doccia fredda fra i padiglioni della fiera riminese. Dopo un iniziale imbarazzo, arrivarono i fischi della platea, coi leader del Meeting in attesa di smentite mai pervenute. Del resto Fantinati, sentito da Repubblica in queste ore, non ritratta. Dice: «La posizione che ho espresso allora, con coraggio, era semplicemente la constatazione di un pensiero condiviso da molti, direi un dato di fatto. Cl, almeno allora, annoverava fra le sue fila esponenti politici rivelatesi lontani da quanto gli ideali del cattolicesimo dicono ed esigono. Per questo usai quelle espressioni, senza pentimento». Insomma, una frattura insanabile. Tanto che se non fosse per la presenza della Lega al governo il popolo del Meeting sarebbe idealmente del tutto posizionato, per la prima volta dopo anni, all’opposizione. Dice il sociologo Franco Garelli, autore di Piccoli atei crescono (Il Mulino): «Cl è sempre stata una realtà multipla, abituata a lavorare nel sociale con più interlocutori. È inevitabile che abbia rapporti trasversali. Sono le cosiddette opere della religione da portare avanti confrontandosi con tutti. Ciò che resta singolare non è questo trasversalismo, per me positivo, ma il fatto che nonostante la capacità di dialogo chi organizza il Meeting non abbia trovato la quadra coi 5 Stelle. Evidentemente si ragiona ancora con categorie da seconda Repubblica, mentre servirebbe altro. I 5 Stelle sono una diversità. E anche se il loro riferimento religioso non è per nulla chiaro un contatto occorre trovarlo». Cinque Stelle a parte, il panorama a cui il Meeting ha deciso di guardare pare ben definito. A Rimini c’è il ministro dell’Istruzione, , dal quale gli organizzatori si augurano politiche mirate per le scuole paritarie. Ci sono il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e quello dell’Agricoltura . Poi interlocutori più istituzionali: il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani (alla decima presenza), il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e l’ex premier Romano Prodi, oltre all’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti. E, ancora, i presidenti di Regione Attilio Fontana, Nello Musumeci e Giovanni Toti. Uno spazio speciale è dedicato anche a Gianni Letta per un’intervista a tutto campo, una rarità nel suo ampio curriculum. Sono presenti parlamentari di Forza Italia: , Mariastella Gelmini, Giorgio Mulè e Alessandro Cattaneo. E poi il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, quello del Pd alla Camera, , Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, la deputata leghista Barbara Saltamartini, il sindaco Dario Nardella e Luigi Marattin del Pd.